Il Calderone di Severus

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view post Posted on 13/11/2018, 17:53
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Buca-calderoni

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E finalmente, la versione italiana:

Reincantation
di Alison Venugoban

Potrebbero Harry Potter e Severus Snape mai essere amici? Neanche in cento milioni di anni? AU dopo I Doni della Morte.

Rating: Fiction K+ - Inglese - Angoscia/Horror - Harry P., Severus S. - Parole: 2,428 - Recensioni: 41 - Favoriti: 86 - Follower: 14 - Pubblicata: 13-10-2007 - Status: Completa

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Reincantation (Reincantesimo)
di Alison Venugoban

Harry Potter giaceva al suolo, ancora troppo ansimante per riuscire a muoversi. Si sentiva disorientato; aveva forse perso conoscenza per qualche minuto?

Senza aprire gli occhi, cercò di chiarirsi le idee, ritornando al suo ultimo ricordo definito: il duello con Voldemort a Godric’s Hollow. Quella zona era un cimitero adesso, ma in qualche modo era appropriato che la battaglia finale venisse combattuta lì – per Harry, la guerra era iniziata lì. Era giusto che venisse anche conclusa lì.

Perché adesso sapeva che era stata la battaglia finale. Ricordava Voldemort torreggiare sopra di lui, la luce di vittoria nei suoi occhi rossi, la bacchetta alzata come una spada e le parole dell’Anatema Che Uccide pronunciate dalla sua bocca. Una maligna luce verde che aveva colpito Harry in pieno petto…

Ma… questo significava che era morto, quindi? Harry aprì gli occhi. Non era più steso sull’erba calpestata del cimitero. Invece, le sue dita erano immerse in una sabbia granulosa. C’era il brontolio cupo di un tuono in alto nel cielo. E una strana luce arancio pervadeva l’atmosfera.

Lentamente, dolorosamente, Harry si mise seduto sulla sabbia. Non era più a Godric’s Hollow. In effetti, non era nemmeno sicuro di essere ancora in questo mondo. La luce angosciosa veniva da un enorme, sproporzionato sole rosso, la cui parte inferiore quasi toccava l’orizzonte. La pianura di sabbia si allungava fino a quell’orizzonte, monotona a parte alcune pietre frastagliate che proiettavano lunghe ombre nere dietro di loro. In alto, i lampi vibravano nelle torbide nuvole viola, e il tuono continuava basso e rugliante come il ringhio di avvertimento di un cane.

Proteggendosi gli occhi contro la luce di quell’orribile sole, cercando di capire dove diavolo si trovasse, Harry si rimise in piedi a fatica.

“Signor Potter. Di nuovo tra noi.”

Harry si girò di scatto, annaspando alla ricerca della sua bacchetta ma senza trovarla. Conosceva quella voce odiosa.

Severus Snape sedeva pigramente su una grande roccia. Dietro di lui si ergeva un muro a strapiombo, una montagna la cui sommità si perdeva tra le nuvole viola sopra le loro teste. Harry lasciò cadere le mani ai suoi fianchi.

“Ecco. Snape,” disse Harry quietamente. “Bene, almeno adesso so dove sono. Questo è l’Inferno, suppongo.”

Snape sogghignò. “Continuo a sperare in un cambiamento nelle tue reazioni. Almeno una volta. Sarebbe così rinfrescante. Ma no, ogni volta te ne esci con lo stesso arrogante presupposto.” Poi sospirò, mentre il suo atteggiamento sarcastico svaniva, trasformandosi in stanchezza. “Ma anche io non sto meglio di te. Abbiamo scavato un solco così profondo che non c’è modo di venirne fuori. Vorrei che tu avessi ragione, Potter. Sospetto che l’Inferno sarebbe una vista più piacevole di questa. No, io chiamo questo posto Limbo. Non siamo morti, vedi. Ma non siamo neanche effettivamente vivi…

“Ricordo di averti ucciso un mese fa, Snape,” replicò seccamente Harry. “Quindi se adesso ti sto parlando, devo essere morto anche io.”

Snape si limitò ad alzare le spalle. “Pensa quello che vuoi, Potter. Perché dovrebbe importarmi ancora?”

Harry lo fissò. L’ultima volta che aveva visto quell’uomo, era un morto dagli occhi spenti, vittima dell’Anatema Che Uccide di Harry. Eppure eccolo lì, reale e con un aspetto solido come sempre - Harry cercò di controllare l’incipiente sensazione di panico che stava minacciando di sopraffarlo. Si concentrò su quello che aveva detto Snape.

“Allora,” disse Harry lentamente. “Siamo nel Limbo. Non siamo morti, ma neanche vivi. Le spiacerebbe spiegare?”

Snape sospirò. “Lo faccio sempre,” rispose quietamente. “Abbiamo sconfitto Voldemort. Era uno schema di Dumbledore che evocava una magia antica, una magia che richiede un triplice sacrificio per poter funzionare. L’aveva chiamata Reincantesimo. Dumbledore è stato il primo a sacrificare sé stesso…”

“L’ha assassinato, voleva dire!” Harry esplose, facendo un passo avanti e stringendo i pugni.

Snape non si mosse, si limitò a guardarlo con un sopracciglio leggermente alzato, le braccia incrociate con nonchalance. “Mi hai già ucciso una volta, Potter. Se ripetere quell’azione ti può far sentire meglio, sentiti libero di andare avanti. Come dicevo, sarei felice di un cambiamento. Anche se non credo che si possa morire qui. Merlino sa che ho provato fin troppe volte a suicidarmi. Non funziona niente, mi sveglio sempre di nuovo intero subito dopo, e tutto è ancora più triste.”

Harry lasciò uscire lentamente un respiro, costringendo le sue mani ad aprirsi. Snape sembrava essere la sua unica fonte di informazioni per il momento. Annuì. “Vada avanti.”

Snape gli rivolse un sorriso storto. “Molte grazie per il tuo gentile permesso,” disse sarcasticamente. “Sì, ho ucciso Dumbledore. Era una sua idea. Mi ha spiegato che non avremmo mai potuto sperare di uccidere il Signore Oscuro. Era diventato troppo potente; era troppo imbevuto di Magia Nera per poter essere distrutto fisicamente. Ma potevamo… intrappolarlo, per così dire.”

“In che senso?”

“In un anello temporale. L’incantesimo, come mi fu spiegato da Dumbledore, richiedeva tre sacrifici, come ti ho detto.” Il viso di Snape si alterò in un’espressione sgradevole. “Mi aveva promesso che se lo avessi fatto, la mia morte fisica non sarebbe stata permanente. Sarei rinato dopo il mio sacrificio, e il Signore Oscuro sarebbe stato impossibilitato a far del male a qualcuno nei secoli dei secoli. Ma in realtà, ha mentito. Perché tu e io, Potter, siamo i carcerieri di Voldemort. E questo significa che dobbiamo condividere la sua prigione.”

Harry si guardò intorno inquieto. “Mi sta dicendo che Voldemort è qui da qualche parte?”

Snape sospirò. “Il Reincantesimo, Potter! Usa le orecchie, metti in moto il cervello e per una volta ascoltami, ragazzo! Durante il tuo sesto anno a Hogwarts, hai mai notato la mano di Dumbledore?”

“Sì, certo! Se l’era ferita distruggendo uno degli Horcrux di Voldemort.”

“Questo è quello che ti ha raccontato lui. In realtà, stava impegnando tutta la sua potenza magica nella creazione di questo incantesimo, di questo anello temporale. Ecco cosa lo stava uccidendo; una Magia Oscura di quella sorta richiede un prezzo altissimo! E poi, quando è arrivato il momento, ho completato la mia parte di incantesimo, immolandolo – su sua richiesta. Infine, la mia uccisione compiuta da te un anno dopo ha portato l’incantesimo ad essere pronto, a preparare la trappola, per così dire. Solo che io non ero morto, non tecnicamente. Ero qui, in attesa. E finalmente, Voldemort ti ha ucciso, o ha pensato di averlo fatto. Questo ha fatto scattare la trappola. Il terzo sacrificio era stato compiuto, l’anello temporale si è chiuso, e il Signore Oscuro adesso è intrappolato in un arco di tempo lungo diciotto anni.”

Harry prese un respiro profondo, controllando una nuova sferzata di rabbia e paura. “D’accordo. Quindi adesso cosa succede? Voldemort è intrappolato. Potrebbe riuscire a liberarsi?”

Gli occhi scuri di Snape luccicarono nella luce vivida. “Neanche per sogno. Vedi, non sa di essere qui. Quando ti ha ucciso, è stato scagliato indietro di diciotto anni nel passato, nel momento esatto in cui ha provato ad ucciderti per la prima volta quando eri bambino a Godric’s Hollow. Lui rivive quel momento ancora ed ancora, senza mai rendersi conto che è sempre lo stesso. Ecco come funziona l’incantesimo. È un Ourobourus, un serpente che mangia la sua stessa coda. Questi diciotto anni sono fuori dal tempo ormai, sono un ciclo infinito.” Snape sorrise amaramente. “E tu e io, Potter, siamo chiusi nello stesso anello temporale. Riviviamo i diciotto anni dal momento in cui i tuoi genitori sono morti fino a adesso. Ancora, e ancora, e dannatamente ancora.” Il mago fece scorrere la mano sui suoi capelli untuosi in un gesto di frustrazione. “E non posso fare un accidente di niente per cambiare tutto questo, perché è impossibile cambiare una qualunque cosa dopo che l’incantesimo è stato attivato. Solo qui, nel Limbo, in quell’unico mese in cui aspetto il tuo arrivo, posso ricordare il piano nella sua interezza e cambiare qualcosa. Guardati attorno, Potter.” Fece un ampio gesto verso il piatto paesaggio desertico, spoglio di alberi, piante o animali. La sua voce era sarcastica. “Come puoi vedere, c’è parecchio con cui divertirsi. Quindi, ripulisco bene il posto prima che tu arrivi. Sai, do una spolverata, metto le lenzuola pulite sui letti…”

Harry si leccò le labbra secche. “Che… che cosa è successo agli altri?” sussurrò. “Ron, Hermione, Ginny? Tutti quelli che sono morti combattendo Voldemort?”

“Quelli sono i fortunati. Non facendo parte dell’incantesimo, sono morti un’unica volta. Quando l’anello riparte, sembrano reali, ma sono solamente degli echi, come i ricordi in un Pensatoio. Ci sono solo tre “persone reali” nel nostro piccolo anello temporale, Potter. Tu, io e il Signore Oscuro.”

“Ma… ma lei ha detto… che Dumbledore ha sacrificato se stesso…?”

Snape alzò le spalle. “Ho il vago sospetto che lui sapesse cosa sarebbe accaduto quando l’anello si fosse attivato. Credo che si sia lasciato uccidere e sia morto come qualunque altro mago. O forse sono ingiusto con lui. Magari è solo in un’altra parte del Limbo, forse appena sopra l’orizzonte. L’ho cercato tempo fa, lo ammetto, ma non ho mai trovato alcun segno di lui. No, siamo sempre stati tu e io qui, Potter, nella coda dell’anello temporale. Tra poco perderemo conoscenza, e i diciotto anni ricominceranno ancora una volta…”

“Noi non ci ricordiamo… niente?” sussurrò Harry.

“Ho notato, nel corso degli anni, una leggera sensazione di déjà vu,” rispose Snape. “Un certo affaticamento, suppongo. Tante grazie all’immortalità. A cosa ti serve quando desideri solo la morte, la libertà? Ho scoperto che non ho bisogno di mangiare o di bere, qui. Ho provato a lanciarmi dai picchi più alti; ho fatto corde coi miei abiti e ho cercato di impiccarmi. E sempre, la magia di questo posto mi ha mantenuto in vita, così io riprendo conoscenza senza danni, in questo posto, aspettando il tuo arrivo.” Sospirò stancamente, poi si girò ed indicò la rupe dietro di lui. “Vedi?”

Esitando, Harry si fece avanti. Inciso nella pietra c’era un piccolo numero “18”. L’intera roccia, allungandosi su ogni lato, aveva lo stesso numero scolpito sulla sua superficie, su tutto lo spazio che riusciva a vedere.

Snape si avvicinò e toccò uno dei 18 alla base della rupe. “Ne incido uno nuovo nella roccia,” disse in tono meditativo, “alla fine di ogni ciclo di diciotto anni. Posso controllare la magia qui fino ad un certo punto.”

Facendo scorrere una mano sulla liscia superficie della rupe, trovò uno spazio ancora libero. Alzò il suo indice, e senza neanche toccare la roccia, cominciò a disegnare. Un piccolo arco, come una scintilla elettrica, bruciò un incavo nella roccia, lo approfondì, e nel giro di un minuto, un altro numero 18 era stato aggiunto alla miriade che ricopriva la rupe.

Harry sentì i peli rizzarglisi dietro il collo. Alzò selvaggiamente lo sguardo verso il cielo. No, di sicuro quello era uno scherzo della luce! L’intera montagna NON poteva essere ricoperta di glifi butterati. Non poteva…

Si girò e scoprì che Snape lo stava osservando. Per una volta, il viso dell’uomo non aveva il solito sogghigno familiare. Adesso, i suoi occhi scuri sembravano quasi esprimere… compassione.

“Per quanto tempo?” sussurrò Harry con voce piena di terrore. “Per quanto tempo siamo venuti qui? Quanti anni?”

Snape annuì. “Te lo mostrerò,” disse quietamente. “Prendi il mio braccio – posso levitare due persone.”

Goffamente, Harry si aggrappò al suo braccio, sentendosi ancora assurdamente come un mago minorenne che si preparava ad un’Apparizione Congiunta con un adulto.

Lentamente si sollevarono, guadagnando velocità mentre guadagnavano altezza. La montagna divenne sempre più alta, e sui suoi fianchi strisciava il numero 18, ripetuto ancora ed ancora, in sciami come di formiche che si arrampicano su un formicaio.

“La prima volta che ho inciso quel numero,” disse in tono colloquiale Snape, “la roccia era alta solo quanto me. È cresciuta quando mi mancava lo spazio, vedi. Ma suppongo che ci sia un limite all’altezza che si può raggiungere, persino qui.”

Stavano arrivando alla sommità adesso, e i 18 continuavano con la loro spaventosa, agghiacciante regolarità.

“La cosa buffa,” disse cupamente Snape, mentre cominciavano a rallentare, “ è che io non penso che ci sia ancora necessità di questo incantesimo, a questo punto. Gli umani hanno lasciato la terra tanto tempo fa. Il Signore Oscuro non sarebbe più una minaccia per loro, ora, anche se venisse liberato. L’umanità sarebbe molto probabilmente in grado di prendersi cura di se stessa adesso.”

“Se ne sono… andati?” Harry sentì agghiacciarsi le viscere. “Perché?”

Snape gli lanciò un’occhiata. “Li ho visto andarsene, tanto tempo fa, nelle loro astronavi. Hanno dovuto migrare, vedi, davanti ad un pericolo ben più grande di quello rappresentato dal Signore Oscuro.” Lentamente, piroettarono a mezz’aria, finché si trovarono a fronteggiare il mostruoso sole rosso, ancora fermo appena sopra l’orizzonte. “Quello è il nostro sole,” spiegò Snape. “Sta arrivando alla fine della sua vita. È diventato una stella gigante rossa e si è mangiato la terra… qualche tempo fa.”

“Professore,” supplicò Harry, dimenticandosi per un momento di sé e ritrovando quel titolo che datava dalla sua infanzia, “la prego, per favore, mi dica che non siamo venuti qui per tutto questo tempo!”

Si girarono di nuovo a mezz’aria, per fronteggiare la montagna. Erano ormai ben oltre la sommità.

“Mi dispiace, Harry,” disse Snape con una voce stranamente gentile, “ma temo che sia proprio quello che abbiamo fatto.”

Harry guardò, pieno di orrore. La montagna era coperta di numeri. Ma non finiva lì, perché la montagna era solo la prima di molte altre. Una grande catena di alture che si allungavano verso il cielo stava apparendo dietro di lei, ed ognuna di loro era ricoperta da minute, antiche incisioni del numero 18.

“NO!” Harry stava urlando adesso, mentre un terrore cieco lo invadeva. Una nebbia bianca gli oscurò i sensi… forme grandi e sfuocate si stavano muovendo attorno a lui… e poi arrivò una nuova voce, la voce di un uomo che gridava, in preda al panico…

“Lily, prendi Harry e scappa! È lui! Scappa! Corri! Io lo trattengo – “

Il suono di qualcuno che cadeva a terra fuori dalla stanza – una porta che si spalancava - il risuonare di una risata dai toni innaturalmente striduli -

The End

Edited by Lady Memory - 13/11/2018, 18:57
 
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view post Posted on 13/11/2018, 17:58
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Buca-calderoni

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Prego coloro che atterrino su questa pagina di leggere quello che ho scritto nei due messaggi precedenti, quantomeno nel primo dei due. Grazie!
 
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Fondi-calderoni

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Sull'Ouroboros mi sento chiamata in causa... ^_^

Grazie per la traduzione e per aver segnalato questa storia pre-DH immagino...

Moooooolto angosciante, ma perfetta nella spirale con cui costruisce questo crono-paesaggio di pura inquietudine...

Ancora, dopo migliaia di anni, Snape non ha vinto la fiducia di Harry! E chissà quante ere dovranno passare prima che si possa meritare un po' di credito, seppur nella forma del déja vu...

non voglio spoilerare per le altre lettrici...

Certo che Albus non ne esce tanto bene, anche con il beneficio del dubbio: l'autrice aveva visto lungo sulla necessità del sacrificio (altrui) e sulla fratellanza tra Severus ed Harry in questo destino

e anche sulla triade dei "fratelli Peverell" (S. H. e V. nella teoria del fandom sui doni) ha indovinato una consonanza

Originale e ottimamente costruita: anche il riferimento al Sole Rosso lo amo profondamente (per me è un leit motiv personale che viene da lontano): speriamo che la morte di una stella possa produrre un quantum di energia tale da scuotere anche la prigione magica e da lasciarli andare via
 
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view post Posted on 13/11/2018, 18:59
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Buca-calderoni

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Grazie per il tuo commento, Marina.
Come avrai notato, io vado spesso in cerca di storie che esulano dai classici schemi del racconto canon. Questa storia era davvero particolare e molto molto angosciosa. Erano anni che volevo condividerla...
Sono contenta che ti sia piaciuta :)
 
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view post Posted on 15/11/2018, 14:49
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I ♥ Severus


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Davvero angosciante e opprimente in quella ossessività di 18.
Molto bella!
Grazie, Mariaemila, per le tue scelte sempre molto originali e per la tua traduzione che ci permette di guastare fino in fondo queste piccole storie preziose.
I miei complimenti all'autrice.
 
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view post Posted on 15/11/2018, 15:09
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Buca-calderoni

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You welcome ;)
 
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view post Posted on 15/11/2018, 19:28
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GabrixSnape

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Ecco, mi viene voglia di urlare come ha fatto Harry. Davvero un racconto agghiacciante. Dolorosamente claustrofobico. Dopo aver invocato la morte per trovare la pace, Severus DEVE ancora fare la cosa giusta e sopportare di rivivere 18 terribili anni di sofferenza, consapevole (anche se per un breve lasso di tempo) di doverli rivivere e rivivere ancora. Che quella enorme stella rossa esploda perché Severus possa riposare lontano dal dolore. E' il mio unico desiderio, dopo la lettura di questo racconto.

Sciolto il nodo che mi serrava la gola, ringrazio te, Mariaemilia, per aver proposto questo racconto particolarissimo.
 
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view post Posted on 16/11/2018, 07:51
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Buca-calderoni

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Vero che stringe il cuore?
La sola idea della ripetizione infinita di questo orrore fa veramente agghiacciare.
A parte questo, la storia è molto originale, un tipico esempio del fandom internazionale dell'epoca, molto variegato e ricco di cross-over con altri generi.
Grazie per aver lasciato un commento. :)
 
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