Il Calderone di Severus

The English Corner - Storie del fandom internazionale con traduzione, Storie del fandom internazionale con traduzione

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view post Posted on 4/11/2017, 12:21
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (Lady Memory @ 4/11/2017, 08:36) 
Vedete, subito dopo che siamo stati Smistati, il Professor Scrimgeour ci ha detto che c’erano quindici ragazzi con Albus come primo nome, e metà di loro erano nel solo Grifondoro. E con così tanti Weasley e due Potter, a questo punto c’era qualche problema.

L'idea è semplicemente deliziosa! :D
 
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view post Posted on 5/11/2017, 18:07
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Buca-calderoni

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Sono contenta che ti sia piaciuta.

E' un peccato poter presentare solo storie brevi. Alcuni autori meriterebbero il tempo di tradurre le loro creazioni più lunghe... ma il tempo è una merce preziosissima da queste parti. :(
 
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view post Posted on 5/11/2017, 18:46
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Grazie Mariaemilia!
Jane mi è istintivamente simpatica, non solo prchè ama Severus, ma anche per questioni anagrafiche :lol: :lol:

La brevissima storia è una piccola perla.
Scalda il cuore e rende onore a Severus che a quanto pare è il nome che usano ad Hogwarts per appellare il piccolo Potter.

CITAZIONE
Papà, tu mi hai detto che mi hai dato il nome dell’uomo più coraggioso che hai mai conosciuto, perciò spero che non ti importi.

Ebbene sì, piccolo Severus, porta con orgoglio quel nome, Harry potrà soltanto esserne felice!
Mi è piaciuto molto questo breve spaccato di vita, seguito dei diciannove anni dopo di JKR, troppo breve quel capitolo e tante le fantasie nate intorno a quei ragazzini.
Qui qualche dubbio si scioglie.
Grazie Jane!
 
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view post Posted on 6/11/2017, 06:09
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Buca-calderoni

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Grazie a te anche da parte di Jean, che è venuta a visitare il Forum e questa pagina, e mi ha scritto per dirmi quanto sia onorata di essere ospite nostra :)
 
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view post Posted on 8/11/2017, 11:17
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I ♥ Severus


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A dire il vero, siamo noi che dovremmo ringraziare te che traduci e le autrici che accettano di essere tradotte!
 
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view post Posted on 8/11/2017, 15:15
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Buca-calderoni

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E' uno scambio gioioso ;)
 
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view post Posted on 24/12/2017, 15:22

Buca-calderoni

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Ecco qua il mio primo contributo!

A dog in winter
By Story Please
Sirius B., Severus S., Albus D., Crookshanks - Words: 1,842 - Published: Nov 23, 2015
Link versione originale: www.fanfiction.net/s/11629488/1/A-Dog-in-Winter

Per qualche motivo non posso copiare e incollare. Comunque se aprite il link potete leggere la versione inglese.

Versione Italiana

Un cane in inverno


Autrice: Story Please
Tipologia: One Shot
Personaggi: Severus Piton, Sirius Black, Albus Silente, Grattastinchi
Avvertimenti: nessuno
Pairing: nessuno
Genere: introspettivo
Epoca: Hogwarts 3° anno
Data: 23 novembre 2015.
Scritta rispondendo a una sfida di Tumblr, che chiedeva di scrivere una storia in cui un ignaro Severus accarezza Sirius trasformato in cane.

Severus Piton camminava avanti e indietro davanti al Preside.
"Non riesco a credere che tu abbia davvero accettato la presenza dei Dissennatori qui ad Hogwarts!" ringhiò, finalmente. "Quei cosi sono mortali! Abbiamo già avuto due studenti in infermeria per colpa dei Dissennatori!"
"Oh, Severus," replicò Silente, masticando rumorosamente una caramella dura. "Non ho mai pensato che ti piacessero le chiacchiere".
"Hai dimenticato chi si occupa di rifornire le scorte dell'infermeria?" rispose Severus in tono rabbioso. "Ero là a lasciare una scorta fresca di Dittamo, quando sono stati portati lì! So che sei riuscito a tenerlo nascosto, ma non potrai farlo per sempre. Cosa farai se uno degli studenti che ha i genitori che lavorano al Ministero capisce tutto, o, che non voglia Merlino, viene attaccato?"
"Abbiamo delle regole, Severus," rispose Silente. "Coprifuoco in anticipo. Ronde extra. Se gli studenti infrangono le regole, ne pagheranno le conseguenze".
"Sono ragazzini, Albus!" urlò Severus, piegandosi sulla scrivania del Preside e guardandolo negli occhi. "Non ascoltano, specialmente il tuo prezioso ragazzo, il signor Potter, e i suoi fastidiosi amichetti!"
"Anche se è così, Severus, non c'è niente che posso fare. Ho le mani legate. Finché Black è ricercato, non possiamo fare molto, a parte ripetere le regole e cercare di scoprire i piantagrane prima che si arrivi a quelle conseguenze".
"Ma signore..."
"Questa conversazione è finita, Severus".
"Bene!" Severus si voltò con un ringhio e se ne andò a grandi passi dall'ufficio del Preside, lasciando Silente dietro di sé, con un'espressione leggermente divertita.
Severus camminò a grandi passi fino all'entrata del castello, sul volto un'espressione distorta dalla rabbia e dalla frustrazione. Come faceva quell'uomo a essere così calmo quando c'erano in giro quelle disgustose creature? Quando aveva scelto l'insegnamento alla possibilità di finire ad Azkaban, Severus era stato contento di poter evitare i Dissennatori. Ma adesso, Hogwarts era circondata da quelle orribili creature, il cui pensiero era quasi tanto terrificante quanto quello del possibile ritorno del Signore Oscuro.
Stando in piedi all'esterno, l'alito che formava una nuvoletta nell'aria fredda, vide un morbido gatto arancione che si aggirava furtivo lungo una delle recinzioni nel giardino. Anche se era sicuramente una bella serata grazie alla luce della luna, l'aria fredda gli morse le dita rabbiosamente. Un Incantesimo Riscaldante si prese cura del senso di fastidio, ma Severus avvertiva che la cima del naso gli diventava rossa.
Si sedette sugli scalini, guardandosi intorno per accertarsi di essere solo, ed estrasse un involucro dalla veste. I pasticci di carne che aveva avvolto in un tovagliolo di stoffa avevano un incantesimo conservante, quindi erano ancora molto caldi, e il sapore sembrava scoppiargli in bocca con ogni morso. Il primo era a base di funghi e bistecca, con salsa e verdure. Severus quasi gemette di delizia quando il sapore gli colpì la lingua. Aveva perso la cena a causa delle sue ronde, quindi era passato dalla cucina. Ovviamente, aveva incontrato Madama Chips, che gli aveva ricordato di portare su il Dittamo; e quindi aveva messo via il cibo per mangiarlo più tardi, il che lo aveva portato a vedere gli studenti, che lo aveva portato a vedere Silente...
"Ugh," brontolò, la bocca piena a metà di cibo. "Meglio non pensare a quel vecchiaccio, o mi rovinerò l'appetito".
Proprio in quel momento, venne sorpreso dal rumore delle foglie ghiacciate che si muovevano in uno dei cespugli e si alzò il piedi, la bacchetta in mano, e il cibo di nuovo nascosto nella veste.
"Mostrati!" disse con rabbia, quasi sperando che si trattasse di un Dissennatore, in modo da poter cacciare quella cosa ripugnante.
Invece, quello che saltò fuori dal cespuglio era un cane nero emaciato, con il muso incrostato di terra e foglie. Era grande, quasi della taglia di un lupo, ma le orecchie e gli occhi appartenevano chiaramente a un cane domestico. Severus sapeva che Hagrid non aveva preso un altro cane; e comunque, ogni cane di Hagrid sarebbe stato ben tenuto, non come questo patetico bastardo.
Il cane mugolò, guardandolo con i grandi e profondi occhi marroni. Era chiaro che l'animale era affamato, specialmente visto che il castello era distante da Hogsmeade ed era molto buio e freddo.
"Va bene!" sbottò, anche se l'animale non gli aveva chiesto niente.
Estrasse dalla veste lì'involucro fatto con il tovagliolo e marciò di nuovo verso gli scalini, sedendosi con più forza di quella che avrebbe voluto usare. Prese il pasticcio non ancora morso, e lo tese verso il cane.
"Ecco qua, piccolo infelice, " disse, con il tono di voce che si faceva più gentile, come gli succedeva sempre quando parlava con un animale. Durante la sua infanzia a Spinner's End, aveva nutrito un bel numero di randagi. Gli ricordavano se stesso, quindi li aiutava quando poteva.
Il cane avanzò con cautela verso di lui, la coda rigida, che mostrava prudenza. La testa era bassa, ma gli occhi erano rivolti verso l'alto, fissi in quelli di Severus. C'era qualcosa in quello sguardo che lo colpì: era umile e orgoglioso allo stesso tempo. Dietro quegli occhi c'era un'intelligenza che sembrava superiore a quella di un semplice animale. Mentre si avvicinava, il cane mugolava e muoveva lentamente la coda avanti e indietro, spostando lo sguardo dal pasticcio di carne a Severus e di nuovo al pasticcio.
"Devi essere molto affamato. Ecco, se ti fa sentire meglio, lo metto qui". Severus si alzò, sistemando il tovagliolo di stoffa a qualche piede di distanza, mettendoci sopra il pasticcio. Puntò la bacchetta a terra, facendo apparire una ciotola che riempì d'acqua. Non c'era motivo di lasciare che la povera creatura bevesse acqua salmastra brulicante di batteri. Poi, Severus si voltò e tornò a sedersi, masticando il resto del suo pasticcio e osservando il cane che si avvicinava al cibo e tornava a guardarlo con un guaito.
"Avanti, puoi mangiare," disse Severus alzando le spalle, e prendendo da un'altra tasca della veste una caraffa sigillata piena di succo di zucca. Mentre ne beveva un sorso, poteva sentire il cane che divorava il pasticcio. Presto ne rimasero solo le briciole; briciole che il povero animale stava leccando affamato, fino a che il tovagliolo fu zuppo di saliva. Poi bevve dalla ciotola come se fosse stata la prima volta che beveva in vita sua. Poi, il cane lo guardò di nuovo, uno sguardo di attesa negli occhi.
"Non mi dire, senti anche l'odore di questi," gemette Severus, appoggiando la caraffa di succo di zucca e prendendo dalla veste un altro involucro. "Non volevo dividerli, ma se è per una buona causa immagino di poter fare a meno di alcuni".
Il cane corse da lui con un piccolo "wuff", spingendo il muso sporco e la testa sotto la sua mano, la coda che si muoveva rapidamente da destra a sinistra.
"Molto bene," disse Severus, con un sorriso che gli faceva alzare un angolo della bocca. "Se insisti in modo così adorabile".
Accarezzò il povero animale, mentre le dita dell'altra mano lavoravano sul pacchetto di cibo ancora chiuso: riusciva a sentire ogni osso sotto la pelliccia della povera bestia. Una zona indurita sul fianco si rivelò essere incrostata di sangue vecchio, e Severus si trovò a provare pietà per la creatura trascurata.
Prendendo del Dittamo da un'altra tasca della giacca, appoggiò a terra il pacchetto con il cibo e guardò il cane, parlandogli come se si trattasse di una persona. Sapeva che il cane non avrebbe capito le sue parole, ma aveva scoperto che parlare in tono calmo e ripetitivo aiutava gli animali a fidarsi di lui; e quest'animale si sarebbe fidato abbastanza da lasciargli fare ciò che sperava.
"So che sei un ragazzo intelligente," iniziò, "ma sembra che ti sia procurato una piccola ferita qui sul fianco. Ho della medicina, e non ti farà male neanche un po'. So che dovrebbe essere usata sugli umani, ma ho scoperto che funziona un po' anche sugli animali".
Si coprì le dita con la sostanza, e tese la mano verso il cane, perché la annusasse. Il cane non la leccò, come invece si era aspettato; ma scodinzolò e rimase fermo mentre Severus si spostava per spalmare l'unguento sulla ferita. Poteva sentire il taglio che guariva sotto le sue dita. Era profondo, e molto probabilmente si sarebbe infettato, se fosse stato lasciato in quel modo. Per precauzione, Severus usò l'incantesimo Gratta e Netta sul pelo incrostato, e fu piuttosto sorpreso quando il cane si limitò a rimanere seduto e gli permise di farlo.
"Ecco, bene, adesso che è sistemato, immagino tu voglia un po' di questi," disse, ridacchiando appena quando il cane abbaiò e scodinzolò, come rispondendo in maniera affermativa.
Severus aprì il pacchetto con i dolcetti e i biscotti assortiti. C'erano biscotti con la marmellata e con le gocce di cioccolato e alcuni cupcake all'uvetta e spezie che erano semplicemente divini.
"Io tengo quelli alla cioccolata, sai, che fa male ai cani; ma tu puoi avere questi," disse Severus, appoggiando a terra alcuni biscotti e due cupcake.
Il cane trangugiò felicemente i dolci, scodinzolando tutto il tempo, e Severus si trovò a sorridere quasi con affetto quando il cane finì di mangiare e rotolò sulla schiena, come aspettandosi di essere accarezzato sulla pancia.
"Ora, non dovresti mangiare tutti quei dolci, o ti faranno marcire i denti," disse Severus in tono gentile, il volto che sembrava completamente diverso dalla sua solita espressione acida e amara, come se finalmente si potesse permettere di sorridere.
Il cane lasciò che Severus gli accarezzasse la pancia, che era incredibilmente soffice, anche se Severus avvertì una fitta di tristezza sentendo le ossa che sporgevano dalla pelliccia sulla cassa toracica. E poi, come se un incantesimo fosse stato rotto, il cane rotolò leggermente e girò la testa dall'altra parte, fissando il gatto arancione, che adesso era più vicino, la coda alzata come un morbido punto interrogativo.
Il cane abbaiò alcune volte, scodinzolando, per poi correre dietro al gatto, che scappò lontano alla vista. Il cane scomparve un momento dopo.
Severus alzò le spalle, e inghiottì l'ultimo boccone con un sorso di succo di zucca. C'erano ancora alcuni biscotti ripieni di marmellata, ma scoprì di aver perso l'appetito. Appoggiò a terra i dolci rimanenti sul tovagliolo di stoffa e salì gli scalini diretto verso il castello, le mani in tasca.
Si stava facendo più freddo e l'Incantesimo Riscaldante stava svanendo, ma si permise di guardare un'ultima volta i giardini dietro di sé, gli occhi che si spalancavano mentre piccoli fiocchi di neve iniziavano a cadere lentamente dal cielo; prima di scuotere la testa, riprendendo la sua solita espressione corrucciata, ed entrare attraverso le porte del castello.
 
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view post Posted on 24/12/2017, 17:04
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I ♥ Severus


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Certo, Severus che accarezza Sirus-cane sulla pancia, dopo averlo curato e sfamato, fa proprio sorridere... Il pensiero che Sirius, invece, ben conscio di chi sia Severus, faccia di tutto per farsi accarezzare, invece, mi fa spalancare gli occhi!
Una piccola, deliziosa storiella, Stella: grazie per averla tradotta e fa i miei complimenti all'autrice.
 
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view post Posted on 24/12/2017, 17:13

Buca-calderoni

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Forse sperava di farselo amico per tornare in forma di cane a chiedergli altro 😅
 
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view post Posted on 7/4/2018, 21:41

Buca-calderoni

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Silence
By Pepe200
Severus Piton, Harry Potter.
Parole: 916 - Pubblicata: 2 settembre 2012
Riassunto: Un ragazzo siede con l'uomo in una silenziosa stanza d'ospedale. Non parlano, ma riescono comunque a comunicare.
Link versione originale: www.fanfiction.net/s/8489601/1/Silence

Per qualche motivo non posso copiare e incollare. Comunque se aprite il link potete leggere la versione inglese.

Versione Italiana

Silenzio

Erano seduti in quella stanza insieme, un uomo e un ragazzo. L'uomo non era ancora anziano, eppure sembrava molto più vecchio dei suoi anni. Il ragazzo non era ancora adulto, eppure aveva già vissuto più cose di quelle che molti uomini attraversano in tutta la vita.
La prima settimana non ci furono parole. Non potevano esserci. L'uomo era steso a letto, il petto che si alzava lentamente era l'unico indizio che fosse ancora vivo. Il ragazzo era seduto su uno sgabello vicino al letto, i piedi appoggiati sui pioli della seggiola, la schiena dritta. Non parlava e non si muoveva, limitandosi a guardare il petto dell'uomo che si alzava e si abbassava.
Ci furono dei visitatori, quella settimana. Un ragazzo e una ragazza, lei con i capelli castani, lui con i capelli rossi. Vennero due volte a sedersi accanto al ragazzo sullo sgabello. Alcune parole vennero scambiate, sempre sussurrate, come se avessero avuto paura di svegliare l'uomo nel letto. Le parole erano concise e brevi, e poi gli altri due se ne andarono, lasciando il ragazzo da solo.
Sembrava che gli piacesse stare da solo. Sembrava che preferisse il silenzio.
L'uomo si svegliò a metà della seconda settimana. Riprese coscienza lentamente, e poi si rimise a dormire, come chi si sveglia nel mezzo della notte da un lungo sogno. Quando si mosse e aprì gli occhi il ragazzo sobbalzò, il piede scivolò sul pavimento per mantenere l'equilibrio mentre lui si alzava dallo sgabello. Ma non cercò di parlare, di chiamare i Medimaghi, niente. Guardava e basta, seduto vicino a lui, proteggendolo. Si rimise a sedere, una sentinella solitaria in attesa dell'alba.
L'alba arrivò, e al suo arrivo l'uomo si svegliò del tutto. Si guardò intorno e vide il ragazzo, gli occhi verdi spalancati con un'espressione preoccupata e speranzosa. Anche se l'uomo non parlò e non mosse la bocca, i suoi occhi riconobbero il ragazzo. Gli occhi verdi e quelli neri si scambiarono un accordo, come avevano già fatto un'altra volta. L'uomo sapeva perché il ragazzo era lì. Il ragazzo sapeva che all'uomo non dispiaceva.
I Medimaghi dissero che forse l'uomo non avrebbe più parlato. Una volta, questo lo avrebbe disturbato. Adesso, si rese conto di non avere comunque niente da dire.
Il ragazzo non riuscì a restare con la stessa frequenza, nelle settimane che seguirono. Fu obbligato ad allontanarsi da quella stanza silenziosa per tornare nel mondo, dove le macchine fotografiche scattavano e le persone urlavano. Volevano che il ragazzo parlasse, volevano che li confortasse, che li consigliasse. Ma lui tornò sempre in quella stanza silenziosa, dove trovava sicurezza nella semplice fiducia. Iniziò a scrivere in quella stanza, su un piccolo taccuino con una penna Babbana, a scrivere lunghe storie di pericolo e avventure e coraggio. Storie che l'uomo sapeva che erano vere.
Scrisse di un matrimonio e di funerali, di figli e genitori, di elfi domestici e medaglioni e tazze. Raccontò storie di fame e amicizia e rabbia. Una notte scrisse la storia di una cerva d'argento che faceva la guardia a un lago ghiacciato. Quando il ragazzo tornò il giorno dopo averla scritta, vide che gli occhi dell'uomo erano pieni di lacrime. Sorrise appena, e giurò di averne versata una piccola anche lui.
Ogni sera, quando il ragazzo chiudeva la pesante porta dietro di sé, lasciava il taccuino sul comodino, dove l'uomo poteva prenderlo e leggerlo. In cambio, l'uomo prese la penna Babbana, e lentamente, con enorme attenzione, iniziò a scrivere le sue storie, sotto a quelle che il ragazzo aveva scritto durante il giorno. Scrisse della sua infanzia, sulle rive di un fiume fangoso, al seguito di una chioma di brillanti capelli rossi che saltellava e correva e giocava.
Scrisse dei suoi anni a Hogwarts. Delle alleanze Serpevede, e di amore e odio;m ma più di tutto, di scelte.
Scrisse di Mangiamorte e di spionaggio e di insegnamento, di amore e paura e dolore e coraggio. Durante una notte della quarta settimana, l'uomo si rese conto di aver quasi raggiunto l'ultima pagina del taccuino. Quando arrivò la sera successiva, il ragazzo mise sul comodino un taccuino nuovo e una piccola confezione da sei penne. Le prime cinque pagine erano già piene, di una storia che descriveva una rapina a una banca magica. L'uomo sorrise. Aveva già sentito qualcosa di quella storia. Era impaziente di sapere cosa fosse successo per davvero.
L'uomo non poteva parlare e il ragazzo non voleva farlo. Non scrivevano lettere; non stavano comunicando l'uno con l'altro. Era come se stessero parlando a turno, raccontando sue parti della stessa storia, unendole a formare un tutt'uno senza interruzioni. Forse speravano che insieme, la storia avrebbe avuto un significato.
Si capivano a vicenda, quell'uomo e quel ragazzo. Sapevano di essere due agnelli sacrificali per la salvezza del loro mondo. Erano due cuori che adesso battevano dopo lo scadere del loro tempo, due anime che avrebbero dovuto dipartire da tempo.
Eppure erano entrambi sopravvissuti.
Forse in questo c'era del significato.
 
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view post Posted on 8/4/2018, 07:19
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Buca-calderoni

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Bravissima Stella, e molto bella la storia! :)
Secondo me, se posso dirlo, tipica del fandom straniero. Mi hai riportato indietro nel tempo. :wub:

Grazie per continuare questa discussione sulle opere degli autori di lingua inglese! Come ben sai, ci sono tantissime perle disseminate in giro su Fanfiction, e sono molto felice che chi non ha pratica possa apprezzarle.

PS: Un avviso: non è più possibile copiare direttamente da Fanfiction, proprio per protezione degli autori. Io però ho trovato un sistema, magari te lo spiego a parte ;)
 
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view post Posted on 8/4/2018, 17:16
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CITAZIONE
Silenzio

Prima di tutto: grazie Stella.
Poichè per me sarebbe impossibile (Mep lo sa) leggere dall'inglese se non con google che è terribile.

Questa storia, se pur breve, è intensa e mi ha colpito e commosso.
Quella piccola lacrima del ragazzo e le storie scritte di seguito a comporre un racconto unico.
L'unione di due anime che non si possono separare perchè hanno troppo in comune.
Mentre leggevo ho percepito pace e silenzio.
A volte le parole sono di troppo.
L'autore è molto, molto bravo a rendere l'atmosfera ovattata e sospesa.
Mi è molto piaciuta fino alle ultime conclusive esaustive parole.

Se vuoi puoi tradurgli il commento, stella.
 
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view post Posted on 9/4/2018, 13:34
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I ♥ Severus


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CITAZIONE
Guardava e basta, seduto vicino a lui, proteggendolo. Si rimise a sedere, una sentinella solitaria in attesa dell'alba.

Una frase stupenda, commovente, da brivi e nodo alla gola.
CITAZIONE
L'alba arrivò, e al suo arrivo l'uomo si svegliò del tutto. Si guardò intorno e vide il ragazzo, gli occhi verdi spalancati con un'espressione preoccupata e speranzosa. Anche se l'uomo non parlò e non mosse la bocca, i suoi occhi riconobbero il ragazzo. Gli occhi verdi e quelli neri si scambiarono un accordo, come avevano già fatto un'altra volta. L'uomo sapeva perché il ragazzo era lì. Il ragazzo sapeva che all'uomo non dispiaceva.
I Medimaghi dissero che forse l'uomo non avrebbe più parlato. Una volta, questo lo avrebbe disturbato. Adesso, si rese conto di non avere comunque niente da dire.

Nessuna parola, davvero, può commentare questa frase. Solo il silenzio, totale e rispettoso, può farlo. E le lacrime.
CITAZIONE
L'uomo non poteva parlare e il ragazzo non voleva farlo. Non scrivevano lettere; non stavano comunicando l'uno con l'altro. Era come se stessero parlando a turno, raccontando sue parti della stessa storia, unendole a formare un tutt'uno senza interruzioni. Forse speravano che insieme, la storia avrebbe avuto un significato.
Si capivano a vicenda, quell'uomo e quel ragazzo. Sapevano di essere due agnelli sacrificali per la salvezza del loro mondo. Erano due cuori che adesso battevano dopo lo scadere del loro tempo, due anime che avrebbero dovuto dipartire da tempo.
Eppure erano entrambi sopravvissuti.
Forse in questo c'era del significato.

Bello, bello e bello.
Questa storia piacerebbe molto ad Ania, ne sono certa. Devo segnalargliela.

Grazie, Stella, per averla tradotta: merita davvero di essere letta.
Ho lasciato all'autore tre parole tre di commento.
 
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view post Posted on 13/11/2018, 17:37
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Buca-calderoni

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Buonasera, ricompaio in questa discussione dopo tanto tempo perchè ho incredibilmente qualche momento libero, e perchè Ida mi ha detto che con le dovute precauzioni, si può pubblicare una storia tradotta senza avere il consenso dell'autore.

Mi spiego: ho letto questa storia nel lontano 2007, quando è stata pubblicata su Sycophant Hex. Mi ha colpito tantissimo e ho lasciato una review all'autrice per complimentarmi.

Dopo tutti questi anni, volevo condividere con i lettori italiani, ma nonostante reiterati tentativi di contattare l'autrice, non sono riuscita a raggiungerla con nessuno degli indirizzi mail messi a disposizione dai siti (ben tre) su cui ho trovato la sua storia.

E quindi, dietro suggerimento di Ida, la posto comunque, dando tutti i dati per leggere l'originale, anzi riproducendolo proprio, e assicurando l'autrice che siamo pronti a cancellare questi post qualora la cosa le desse fastidio.

Tradurrò tutto questo nel messaggio qui sotto, dove copierò la versione originale.
 
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view post Posted on 13/11/2018, 17:48
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Buca-calderoni

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Questa storia si chiama Reincantation, e l'autrice è una scrittrice australiana, di nome Alison Venugoban, nome che ha mantenuto in alcuni dei siti su cui ha pubblicato.

Da quel che mi ricordo dell'epoca, Alison amava molto la fantascienza con un tocco horror. La storia che leggerete è una visione davvero particolare del mondo magico dopo l'ultima battaglia.

Buona lettura!

La versione originale inglese si può trovare qui:

Fanfiction:
www.fanfiction.net/s/3833846/1/Reincantation

SycophantHex:
http://occlumency.sycophanthex.com/viewstory.php?sid=4516

The Petulant Poetess:
www.thepetulantpoetess.com/viewstory.php?sid=3071

Message for the author:
Dear Alison, I read your story many years ago and, as you can see, it hit me powerfully, pushing me to translate it in order to share its beauty with my fellows Italian readers.

I have tried to contact you many times, but you never answered my mails. Please be assured that we are ready to delete the story from this site as soon as you should let us know that you deny your permission.

Thank you very much!
Cordially, Lady Memory
(you can find me in Fanfiction with this nick - and simply Memory in SH and TPP).



Reincantation
By Alison Venugoban

Could Harry Potter and Severus Snape ever be friends? Never in a hundred million years. AU since Deathly Hallows.

Rated: Fiction K+ - English - Angst/Horror - Harry P., Severus S. - Words: 2,457 - Reviews: 41 - Favs: 86 - Follows: 14 - Published: Oct 13, 2007 - Status: Complete

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Harry Potter lay on the ground, too winded to move. He felt disoriented; had he lost consciousness for a moment?

Without opening his eyes, he tried to gather his wits, thinking back to his last clear memory: dueling Voldemort at Godric’s Hollow. The area was a graveyard now, but it was somehow fitting that the final battle be fought out here – for Harry, the war had started here. It was appropriate to have it end here as well.

For he knew now that it had been the final battle. He remembered Voldemort towering above him, the light of victory in his red eyes, his wand raised like a sword and the words of the killing curse coming from his mouth. A poisonous green light striking Harry full in the chest…

But…that meant he was dead, didn’t it? Harry opened his eyes. He was no longer lying on the trodden grass of the graveyard. Instead, his fingers were dug into gritty sand. There was a dull rumble of thunder in the sky above. An odd orange light suffused the atmosphere.

Slowly, painfully, Harry pushed himself into a sitting position in the sand. He was no longer at Godric’s Hollow. In fact, he wasn’t even sure he was still in this world. The eerie light came from a huge, bloated red sun whose bottom edge nearly touched the horizon. The plain of sand stretched to that horizon, featureless apart from a few jagged stones that cast long black shadows behind them. Lightning writhed in the roiling purple clouds above, and the thunder continued low and rumbling like a dog’s warning growl.

Shading his eyes against the light of that horrible sun, trying to work out where on earth he was, Harry stood unsteadily.

“Mr. Potter. Back with us again.”

Harry spun around, his hand searching for but not finding his wand. He knew that hateful voice.

Severus Snape sat idly on a large rock. Behind him rose a sheer wall, a mountain, its summit lost in the purple clouds overhead. Harry’s hands dropped to his side.

“So. Snape,” Harry said quietly. “Well, at least I know where I am now. This is Hell, I presume.”

Snape sneered. “I keep hoping for a change in your reaction. Just once. It would be so refreshing. But no, every time you come out with the same arrogant assumption.” Then he sighed, the attitude fading abruptly into weariness. “But I’m as bad. We’ve dug a rut so deep there’s no way to climb out of it. I wish you were right, Potter. I suspect Hell would be a sight more pleasant than here. No, I call this place Limbo. We’re not dead, you see. But we’re not properly alive either...”

“I remember killing you one month ago, Snape,” Harry snapped. “So if I’m talking to you now, I must be dead as well.”

Snape just shrugged. “Think what you will, Potter. Why should I care anymore?”

Harry stared at him. The last time he’d seen this man, he’d been dead and empty-eyed, a victim of Harry’s killing curse. Yet here he was, as real and solid-looking as ever. Harry tried to force down the incipient feeling of panic that was threatening to overwhelm him. He concentrated on what Snape had said.

“So,” Harry stated slowly. “We’re in Limbo. Not dead, but not alive. Would you care to explain?”

Snape sighed. “I always do,” he answered quietly. “We’ve defeated Voldemort. It was a scheme of Dumbledore’s, invoking ancient magic, magic which demanded a triple-fold sacrifice in order to work. He called it the Reincantation. Dumbledore was the first to sacrifice himself…”

“You murdered him, you mean!” Harry flared, taking a step forward, his fists clenched.

Snape didn’t move, merely regarded him with one eyebrow slightly raised, his arms crossed nonchalantly. “You’ve already killed me once, Potter. If repeating the action would make you feel any better, please feel free to go ahead. As I said, I’d welcome a change. Although I don’t believe death can happen here. Merlin knows I’ve tried often enough to kill myself. Nothing works, I always wake up in one piece afterwards, more’s the pity.”

Harry let out his breath slowly, forcing his hands to unclench. Snape appeared to be his only source of information for now. He nodded. “Go on.”

Snape sneered at him. “Thank you so much for your kind permission,” he said sarcastically. “Yes, I killed Dumbledore. It was his idea. He explained to me that we could never hope to kill the Dark Lord. He was just too powerful; he’d dabbled in too much Dark Magic to ever be physically destroyed. But we could … trap him, as it were.”

“What do you mean?”

“In a time loop. The spell as Dumbledore explained it to me would call for three sacrifices, as I’ve said.” Snape’s face twisted into an unpleasant expression. “He told me that if I did this, my physical death would not be permanent. I would be reborn after my sacrifice, and the Dark Lord would be unable to harm anybody ever again. But in essence, he lied. For you and I, Potter, are Voldemort’s jailers. And that means we get to share his prison.”

Harry stared about warily. “Are you saying Voldemort’s somewhere here?”

Snape sighed. “The Reincantation spell, Potter! Use your ears, put your brain into gear and listen for once, boy! During your sixth year at Hogwarts, did you never notice Dumbledore’s hand?”

“Yes, of course! He’d injured it destroying one of Voldemort’s Horcruxes.”

“That’s what he told you. In reality, he was expending all of his magical energy in creating this spell, this loop in time. That’s what was killing him; Dark Magic of that sort demands a high price! And then, when the time came, I completed my part of the spell by sacrificing him – at his request. Then your killing me one year later led to the spell becoming ready, the trap being set, as it were. Only I wasn’t dead, not technically. I was here, waiting. And finally, Voldemort killed you, or thought he had. That sprung the trap. The third sacrifice had been made, the time loop closed, and the Dark Lord is trapped in a loop of time eighteen years long.”

Harry drew a deep breath, controlling his renewed stab of anger and fear. “All right. So what happens now? Voldemort is trapped. Can he possibly break free?”

Snape’s black eyes glittered in the lurid light. “Not a hope. You see, he doesn’t know he’s there. When he killed you, he got flung right back to eighteen years in the past, to the time when he first attempted to kill you as a baby in Godric’s Hollow. He relives that time again and again, never knowing that it’s the same. That’s how the spell works. It’s an Ourobourus, a snake swallowing its own tail. Those eighteen years are outside of time now, they’re looped endlessly.” Snape smiled bitterly. “And you and I, Potter, are caught in the same loop of time. We relive the eighteen years from the time your parents were murdered, up to now. Over and over and bloody over again.” He ran a hand through his greasy hair in frustration. “And I can’t do a bloody thing to change it, for change is impossible once the spell has been activated. Only here, in Limbo, in the one month while I wait for your arrival, can I remember the plan in its entirety and change anything. Look around you Potter.” He gestured expansively at the flat desert landscape, devoid of tree or plant or animal life. His voice was sarcastic. “You can see I have a lot of scope for amusement. So I tidy up the place before you get here. Dust a little, you know, put fresh sheets on the beds…”

Harry licked his dry lips. “What…what happens to the others?” he whispered. “Ron, Hermione, Ginny? All those who died fighting Voldemort?”

“They’re the lucky ones. Not being part of the spell, they only die once. When the loop restarts, they feel real, but they are merely echoes, like memories in a Pensieve. There are only three 'real' people in our little time-loop, Potter. You, myself, and the Dark Lord.”

“But…but you said…Dumbledore sacrificed himself…?”

Snape shrugged. “I have the sneaking suspicion that he knew what would happen to us once the loop activated. I believe he let himself be killed and passed away like any other wizard. Or perhaps I’m doing him an injustice. Maybe he’s just on another part of Limbo, maybe just over the horizon. I searched for him early on, I admit, but never found any sign of him. No, it’s always just been you and I here, Potter, at the tail-end of the time-loop. In a short time, we’ll lose consciousness, and the eighteen years will start all over again…”

“We don’t remember…anything?” Harry whispered.

“I’ve noticed, over the years, a faint feeling of déjà vu,” Snape answered. “A weariness, perhaps. So much for immortality. What good is it when you wish only for death, for freedom? I find I don’t need to eat here, or drink. I’ve tried throwing myself off the high peaks; I’ve made ropes from my robes and attempted to hang myself. Always, the magic in this place keeps me alive, and I come back to consciousness unharmed, in this spot, waiting for your arrival.” He sighed tiredly, then turned and indicated the cliff face behind him. “See here?”

Hesitantly, Harry moved forward. Carved into the cliff face was a small number “18”. The whole of the rock, stretching away on each side, as far as he could see, had the same number carved into its face.

Snape reached down and touched one of the 18's at the base of the cliff. “I carve a new one in the cliff,” he said musingly, “at the end of each eighteen year cycle. I can control the magic here to a certain extent.”

Running a hand over the smooth expanse of the cliff-face, he found a spot without a carving. He reached out with his index finger, and without actually touching the rock, began to trace. A tiny arc, like a spark of electricity, burnt a notch into the rock, deepened it, and within a minute another figure 18 had been added to the myriad.

Harry felt the hairs rise on the back of his neck. He stared wildly up. No, surely that was some trick of the light? The whole mountainside was NOT covered in pockmarked glyphs. It couldn’t be…

He turned to find Snape watching him. For once, the man’s face did not wear its familiar sneer. Now, his dark eyes almost seemed to hold … sympathy.

“How long?” Harry whispered in terror. “How long have we been coming here? How many years?”

Snape nodded. “I’ll show you,” he said quietly. “Take my arm – I can levitate two.”

Harry awkwardly gripped his arm, feeling absurdly as if he were an under-age wizard about to use Side-Along-Apparition with an adult.

Slowly they rose, gaining in speed as they gained in height. The mountain rose up and up, and crawling along its flanks was the number 18, repeated over and over, crowding together like ants climbing an anthill.

“The first time I carved that number,” Snape said conversationally, “the rock was only as tall as me. It grew when I ran out of space, you see. But I suppose there’s an upper limit to size, even here.”

They were nearing the summit now, and the 18s continued in their awful, appalling regularity.

“The funny thing is,” Snape said grimly, as they began to slow down, “I don’t think there’s any need for this spell anymore. The human race left the earth a long time ago. The Dark Lord would be no threat now, if he were freed. Humanity could most likely look after itself now.”

“They … left?” Harry felt as if his insides were freezing. “Why?”

Snape glanced at him. “I watched them leave, a long time ago, in their starships. They had to flee, you see, before a greater danger than the Dark Lord ever posed.” Slowly, they pirouetted in mid-air, until they were facing the great bloated red sun, still sitting just above the horizon. “That’s our sun,” he explained. “It’s coming to the end of its life. It became a red giant and swallowed up the earth…some time ago.”

“Professor,” Harry pleaded now, for the moment forgetting himself and returning to the childhood title, “please, please tell me we haven’t been coming here that long?”

They turned again in mid-air, to face the mountain. They were well above the summit now.

“I’m sorry, Harry,” Snape said, in an oddly gentle voice, “but I’m afraid we have been.”

Harry stared in horror. The mountain was covered in symbols. But it was more than that. For the mountain was just the first of many. A huge range of mountains spread out behind this one, stretching away to the far horizon and each and every one of them was covered with tiny, ancient carvings of the number 18.

“NO!” Harry was screaming, now, as the full terror of it hit him. White fog obscured his senses … big, blurred shapes were moving around him … and then came a new voice, a man’s voice, shouting, panicking –

“Lily, take Harry and go! It’s him! Go! Run! I’ll hold him off – ”

The sounds of someone stumbling from a room – a door bursting open – a cackle of high-pitched laughter –

The End
 
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