Il Calderone di Severus

Ida59 - Sfumature di sorriso, Genere: Introspettivo, drammatico, suspense, commedia - Avvertimenti: Nessuno - Epoca: Post 7 anno - Pairing: Nessuno - Personaggi: Pers. Originale - Altri Personaggi: Silente

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Ida59
view post Posted on 4/4/2017, 11:20 by: Ida59
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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8 – Dubbi assillanti

 Mentre vola su Zerbino, finalmente docile ai suoi comandi, Lys ripercorre gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Dopo quell’indimenticabile udienza, il processo era continuato solo per avviarsi ad una rapida e ben diversa conclusione: la veridicità dei ricordi di Silente era stata inconfutabilmente confermata e, come diretta conseguenza, l’oscuro imputato, che si era di nuovo rinchiuso nel suo ostinato mutismo, era stato infine, e nonostante tutto, giudicato innocente, niente affatto traditore e, seppure a malincuore, perfino decisivo artefice della vittoria finale.  
La testimonianza di Harry Potter, giovane eroe indiscusso, accompagnata da quella circostanziata e rivelatrice della sua amica Granger, era stata risolutiva: l’imputato aveva individuato i residui Horcrux ed i luoghi dove erano nascosti, quindi aveva fornito anonimamente loro tutte le necessarie informazioni tramite la fenice Fanny, oltre a provvedere accuratamente a sgombrare loro la strada, eliminando tutte le protezioni che Voldemort aveva messo a difesa delle preziose parti della sua anima.
Il momento in cui il magnifico uccello era entrato nell’aula era stato straordinario: nel silenzio dei respiri sospesi, si udiva solo il battere d’ali di Fanny che, dopo aver fatto un lento giro sopra la folla, era dolcemente planata nell’ampia gabbia in cui Severus Piton era sempre rinchiuso come se fosse un feroce criminale.
Per un attimo era apparsa alle sue spalle, le larghe ali rosse spalancate dietro la figura nera del mago, in quella che pareva essere la consueta attesa che lui le porgesse il braccio su cui appollaiarsi.
Ma Severus Piton era rimasto fermo, il viso come una maschera impassibile, e la fenice, con un leggero grido di disappunto, aveva dovuto accontentarsi di appoggiarsi sulla sua spalla rimanendovi quindi immobile, muta testimone dell’innocenza e del sacrificio.
Dapprima il mago si era irrigidito, poi Fanny aveva cominciato a cantare e lui aveva lentamente chiuso gli occhi in un lungo sospiro e i suoi lineamenti si erano finalmente distesi: sembrava quasi sognare!
L’arrivo della fenice che, fra tutti, aveva scelto di posarsi proprio sull’assassino di Silente e di cantare soavemente per lui, sembrò fugare ogni residuo dubbio e la sentenza determinò la scarcerazione dell’imputato, che avvenne però quasi di nascosto, prevalentemente accompagnata da mormorii delusi ed inappagati, anche se non erano mancati riservati consensi.
Quindi, Severus Piton era letteralmente scomparso nel nulla, senza che lei, Lys, avesse potuto neppure provare a rivolgergli la parola. Ricordava solo quel suo lungo, ultimo sguardo, un languido velluto nero e intenso, avvolgente e protettivo come un rispettoso abbraccio.
Poi, sulle labbra sottili era apparso quel sorriso strano, amaro e triste, eppure incomprensibilmente felice, che gli aveva illuminato per un istante il volto pallido.
Infine, quel lungo sospiro che aveva inghiottito ogni parola, congelandogliele sulle labbra, quasi negandogliele e strappandogliele dal cuore.
Rinuncia.
In quel momento la sensazione di Lys era stata fortissima: quell’uomo si stava imponendo un’implacabile rinuncia.
Perché?
Dopo la sua scomparsa, Lys aveva preso contatto con la Preside McGranitt, come avrebbe dovuto fare fin dall’inizio, secondo le istruzioni della missiva di Silente. L’anziana insegnante, ancora profondamente scossa e commossa, le aveva raccontato moltissime cose interessanti sullo sconosciuto mondo magico e poi aveva sistemato ogni cosa con i due Babbani che aveva sempre creduto fossero i suoi genitori e che, ad ogni modo, sarebbero sempre rimasti nel suo cuore, benché forzatamente separati da lei a causa della magia.
Aveva dovuto scegliere, infatti, tra l’amore per loro ed il suo vero mondo, quello magico, cui sentiva intimamente di appartenere da sempre. Una scelta penosa, ma assolutamente necessaria per poter ritrovare se stessa.
Ora, però, voleva sapere, aveva un assoluto bisogno di conoscere tutta la verità sui suoi reali genitori e scoprire chi era Severus Piton per lei e perché l’aveva portata via dal suo mondo togliendole la magia. Aveva bisogno di ritrovare le sue radici in quel mondo e di ricostruire i suoi affetti.
Ma la Professoressa McGranitt non aveva queste essenziali risposte: sembrava proprio non sapere chi fossero i suoi veri genitori, né conoscere il legame esistente tra lei e l’oscuro mago al quale aveva appena salvato la vita.
Però, sapeva dove si era rifugiato e, sebbene a malincuore, si era infine decisa a darle l’indirizzo: Spinner’s End.
Così ora Lys era lì, nella calda serata estiva, davanti a quella casa dimessa e dall’intonaco scrostato, anonima e uguale a tutte le altre della lunga fila, la porta malconcia a malapena illuminata dalla fioca luce del lampione. Sembrava disabitata: nonostante la calura della giornata, il suo proprietario non aveva neppure aperto un poco le finestre alla ricerca della prima brezza della sera.
Di Severus Piton aveva ormai scoperto tutto: il passato lontano e quello recente, le sue colpe, i rimorsi e la solitudine, la sgradevole essenza di rigoroso professore e le coraggiose azioni di spia. Parlando con Minerva ed altre persone si era fatta un’idea ben precisa sul mago e sulla maschera che aveva indossato per tutta la vita, finanche nel corso del processo.
Solo una cosa, ancora, non era riuscita a capire: qual era il legame che lo univa a lei.
Sembrava, infatti, che nessuno nel mondo magico, oltre a Silente, sapesse dell’esistenza di Lys Piton e in quale relazione fosse con Severus Piton.
Era solo un lontano parente, o qualcosa di più?
Quella era la domanda che l’aveva spinta, una volta scese le prime ombre della sera, a ricorrere ancora a Zerbino, che ora fluttuava tranquillo vicino ai suoi polpacci: però, uno strano batticuore si era improvvisamente impossessato di lei e la sua mano, adesso, sembrava incapace di appoggiarsi al legno scolorito della porta per bussare.
In fondo, aveva anche un’ottima scusa: doveva consegnargli una lettera di Silente che il vecchio mago aveva inserito nella borsa rossa insieme al resto. Eppure, ancora temporeggiava, e nemmeno lei sapeva bene perché, ma una strana tensione le vorticava nello stomaco, mentre una breve parola le tormentava con insistenza la mente.
Papà.
Severus Piton poteva veramente essere suo padre?
La McGranitt, così come tutti gli altri con cui aveva parlato, aveva recisamente scartato quell’ipotesi, ritenendola completamente inattendibile. In modo molto evidente, nessuno di loro sembrava credere che Severus Piton potesse mai aver amato ed essere stato riamato.
Solo le parole di Silente, in quella sua stupefacente lettera, rivelavano una ben diversa essenza interiore di quel mago pallido e dallo sguardo intenso, così come i ricordi del vecchio Preside avevano svelato a tutti quanto il mago era invece perfettamente in grado di provare profondo affetto e sacrificarsi senza alcuna pietà per se stesso.
Eppure, Albus Silente non le aveva scritto chi era Piton, non si era minimamente soffermato su quel cognome che avevano in comune: solo, le aveva detto che Severus Piton le voleva molto bene e che si era sacrificato portandola via dal suo mondo.
Si era sacrificato rinunciando a lei?
Allo stesso modo in cui, dopo l’assoluzione, non le aveva rivolto neppure una parola ed era scomparso dalla sua vita, ancora una volta rinunciando a lei?
Per quale motivo un ragazzo di poco più di venti anni vuole bene ad una bimba in fasce e si sacrifica per lei, fino a commettere un crimine così grave come privare un mago della sua magia?
Per quale motivo un uomo di quasi quaranta anni neppure la ringrazia per avergli salvato la vita e decide di scomparire nel nulla?
Tutte quelle domande l’assillano da giorni e Lys sa che le risposte sono dietro a quella porta: deve solo decidersi a bussare, prima che qualcuno la noti, anche in quel fatiscente quartiere che sembra disabitato.
All’improvviso, percepisce dei rumori dietro l’uscio e trattiene il fiato: uno scatto secco della serratura e la porta si apre.
Nell’ombra della sera un’alta figura nera appare sulla soglia: il viso pallido, incorniciato da lunghi capelli corvini e segnato da due leggere cicatrici, è appena rischiarato dalla luce di una candela che gli fluttua accanto.
La guarda calmo, senza sorpresa, come se fosse del tutto normale la sua presenza lì, e i suoi occhi neri brillano più delle stelle che, tremule, stanno cominciando a spuntare nel cielo terso che sfuma nell’indaco.
Poi si tira di lato e sussurra con voce roca, mentre un inatteso sorriso gli illumina d’improvviso il volto pallido:
- Entra pure, Lys: sapevo che saresti venuta.
 
 

 
 

9 – Pensieri di un padre

 Sì, Lys, sapevo che saresti venuta a cercarmi ed ho subito percepito la presenza della tua magia, bambina mia, così chiara ed evidente, qui, in mezzo a tutti questi Babbani.
Nascosto dietro le polverose imposte socchiuse, ho notato la tua lunga esitazione, prima di bussare, ed anche senza guardarti negli occhi mi è facile percepire i tuoi pensieri, leggere le mute domande del tuo cuore generoso e comprendere ogni tuo dubbio.
Ma non ammetterò di essere tuo padre: non posso, ho troppo paura della tua reazione.
Non voglio perderti, ora che ti ho ritrovato dopo così tanto tempo, ma temo che fuggiresti via, di nuovo lontana ed irraggiungibile per me, se ti raccontassi che è solo colpa mia se tua madre, la donna che  amavo immensamente, è morta; solo mia è la responsabilità se hai dovuto vivere fuori dal mondo magico che ti spettava di diritto.
No, temo di non avere la forza per confessarti anche queste mie tremende colpe; non ho il coraggio per affrontare il tuo giudizio, l’unico che conti veramente per me; so di non aver diritto ad implorare neppure il tuo perdono, figuriamoci se posso sperare nel tuo affetto di figlia!
No, meglio una pietosa bugia che mi permetta di restarti vicino, di respirare la tua stessa aria, di rivedere ancora quegli occhi che tanto profondamente amo.
Ero sicuro che, alla fine, saresti venuta da me: se solo assomigli minimamente a tua madre, od anche a me stesso, certo non puoi lasciare intentata alcuna strada pur di sapere chi sei veramente.
Io solo ho le risposte che tu cerchi: l’hai capito ed ecco perché sei qui.
Che effetto mi fa pronunciare ad alta voce il tuo nome, il “suo” nome: da togliermi il fiato, mentre il cuore mi salta in gola. Sono passati diciassette anni da quella notte tremenda in cui mille volte ho pianto il suo nome nell’oscurità, e da allora, sulle mie labbra, questo dolce suono non era mai più tornato, né avevo speranza che potesse tornare.
Sei terribilmente a disagio davanti a me, bambina mia, e non sai che dire mentre entri in questa squallida stanza: ti guardi intorno, turbata, chiedendoti come posso vivere qui dentro, immerso in quest’ombra afosa, sommerso da libri polverosi.
Ti faccio accomodare sul divano liso e tu, con parole d’imbarazzo, mi porgi una lettera di Albus, ancora sigillata, a me indirizzata.
La apro e leggo in silenzio, mentre tu mi osservi attenta, cercando di capire qualcosa dal mio imperscrutabile volto.
Poi rinunci e i tuoi occhi seguono il profilo del mio corpo magro, la lunga fila di piccoli e ordinati bottoni che chiudono la mia severa giacca nera: sono irragionevolmente affezionato a questi rigorosi abiti che, per sedici anni, mi hanno accompagnato ogni giorno nella mia solitaria vita di Professore.  Il mantello è là, negligentemente buttato sulla vecchia poltrona: in questa piccola casa è del tutto inutile ed io, del resto, non ho mai messo piede fuori di qua da quando mi ci sono seppellito.
Prima c’era stata anche la prigionia ad Azkaban: il mio viso dev’essere mortalmente pallido, bimba mia. Chissà che effetto posso fare ai tuoi bellissimi occhi verdi che, curiosi, sono tornati a scrutare la mia marmorea maschera d’impassibilità.
Mi concentro sulla lettera, lasciando che il tuo sguardo studi attentamente il mio volto, nell’ansiosa ricerca di una anche minima reazione da parte mia: non ti hanno spiegato che sono un mago capace di cancellare ogni emozione dal cuore?
Eppure, davanti a te, mia piccola Lys, mi sento immensamente fragile e l’unica cosa che vorrei veramente fare è stringerti forte a me, facendoti capire tutto il mio infinito amore di padre.
Ma non posso.
Non devo.
Non ne ho più il diritto.
Ti ho perduto in quella notte lontana, insieme a tua madre, la mia unica donna.
Brividi gelati di disperazione mi scendono lenti lungo la schiena, mentre stringo la lettera fra le dita e mi sforzo di tornare a leggere la tonda ed ordinata calligrafia di Albus che mi spiega come ha fatto a restituirti la magia: era il più gran mago dei nostri tempi, io l’ho ucciso… e mi hanno assolto!
Quale assurda follia!
Ormai ho capito bene quale arcano incantesimo hai ripescato dalla notte dei tempi, Albus! Certo, è stato il grandioso effetto del volontario sacrificio di Lily che ti ha messo sulla buona strada, ma poi sei riuscito a capire quale era il legame tra le anime di Draco e Lys che occorreva esaltare, il gioco d’ombre e di luci essenziale a riportare l’equilibrio naturale e hai conferito a me, ombra definita solo dalla luce, l’arduo compito di raggiungere lo scopo, mentre il sacrificio della tua vita fungeva da potente catalizzatore.
Non mi hai detto nulla, non potevi farlo: il mio agire doveva essere totalmente disinteressato affinché l’incantesimo potesse avere pieno effetto; non dovevo sapere che stavo combattendo per la mia felicità, che la luce che avrei riportato nell’anima di Draco avrebbe di nuovo illuminato di magia mia figlia.
“L’ho fatto anche per te, Severus, per darti di nuovo un motivo per vivere e per sorridere. Non avercela con me, ragazzo mio: mi hai raccontato di non saper più piangere ed io voglio, semplicemente, regalarti di nuovo la capacità di sorridere.”
Vorrei abbracciarti stretto, dannato vecchio, dirti quanto bene ti ho sempre voluto, quanto immensamente sento la tua mancanza.
Non ce la faccio più e chiudo un attimo gli occhi, avvertendo il leggero tremore delle mie mani, mentre ripiego accuratamente la lettera e la infilo in tasca: non le hai rivelato chi sono perché vuoi che sia solo mio il momento radioso in cui mia figlia mi sorriderà per la prima volta.
Ma come fai ad essere così sicuro che lei sarà felice di sapere che sono suo padre?
Riapro gli occhi e ti guardo: sei sempre sul divano, sempre più impacciata, in attesa di una mia reazione che non arriva.
Resto rigidamente ad osservati, in piedi a pochi passi da te, totalmente incapace di affrontarti.
All’improvviso, le mille domande che vorticano nella tua mente eruttano sulle tue labbra, a volte quasi incomprensibili nel fluire tumultuoso delle parole, se non fosse che già le conosco molto bene per averle involontariamente lette nei tuoi pensieri.
Vuoi sapere chi sono i tuoi genitori, cosa gli è successo, perché ho dovuto nasconderti proprio tra i Babbani per salvarti la vita e perché ti ho anche portato via la magia.
Vuoi sapere chi diavolo sono io e che legame c’è tra noi!
Adoro la tua ardente irruenza, la stessa passione che mi conquistò in tua madre.
Ma, ugualmente, ti mentirò: è la cosa che so far meglio in vita mia e con te non devo neppure occludere la mente.
Ti parlo di tua madre, e c’è un amore sincero e profondo nel sussurro delle mie parole, mentre te la descrivo così somigliante a te: lunghi capelli di seta nera, trasparenti occhi verdi, sorriso radioso nel viso.
Com’è difficile controllare le mie emozioni, mentre parlo della mia adorata Lys: mi pare di vederla di nuovo davanti a me, incarnata in te, e vagheggio impotente le sue labbra da baciare, così infinitamente dolci nei miei ricordi, ed il suo corpo da accarezzare, così caldo nei miei amari rimpianti.
Tu bevi con trepidazione ogni mia parola, spalancando gli occhi davanti all’intensità di emozioni che sono incontrollabili perfino per me.
- Ma Lei parla di mia madre come… come se ne fosse ancora profondamente innamorato! – esclami infine, incapace di frenarti oltre.
Hai letto la verità nei miei scintillanti occhi neri, eppure io la negherò ancora, pur straziandomi il cuore.
- Volevo molto bene a tua madre: anche lei si chiamava Lys ed era… la moglie di mio fratello. – sussurro a fatica, riducendoti da figlia a nipote.
Poi continuo caoticamente a raccontare, confondendo realtà e bugie, la mia disperazione in quella notte tremenda, quando ho scoperto la morte delle uniche persone cui volevo bene.
 - Poi, un tenue vagito: tu eri viva, ultimo, piccolo e prezioso frammento che mi era rimasto di loro. – sento la mia voce roca sussurrare. - Eppure, se tenevo alla tua vita, dovevo saper rinunciare a te, portarti lontana, - ondate di nuovo dolore mi sommergono, ricordo straziante ravvivato dalle mie parole. – per sottrarti alla rovinosa ira dell’Oscuro Signore che tuo padre coraggiosamente combatteva.
Non distinguo più la verità dalla menzogna nelle mie parole, sono ormai inscindibilmente congiunte: peccato e virtù in un tutt’uno che è la mia perdizione.
Invento il mio pentimento di giovane Mangiamorte in quella notte maledetta, davanti a quegli efferati crimini, sfuggendo così alla terribile responsabilità della morte della mia donna, crimine che non riesco a sostenere davanti ai tuoi occhi… i “suoi” occhi.
Asserisco che è quella la ragione di ferro per cui Silente, l’unico mago al corrente della tua esistenza, accuratamente tenuta nascosta a tutti, ha sempre creduto in me.
Infine ti racconto il mio reale tormento nel portarti via, per sempre separata da me, da lontani parenti Babbani; ti narro il mio strazio quando ho compiuto su di te l’imperdonabile crimine di privarti della tua forza magica, unico modo per impedire con assoluta certezza che il mio crudele Padrone d’un tempo potesse individuarti in mezzo ai Babbani.
La sofferenza è così viva sul mio volto pallido, che pietose lacrime di comprensione scivolano lente sulle tue gote e, senza più alcun residuo dubbio, credi pienamente alle mie parole.
Ti alzi di slancio dal divano, esclamando:
- Ma allora sei mio zio!
Vedo sciogliersi nella tua mente ogni dubbio sulla mia identità.
Eppure, incredibilmente, intuisco vibrante il rammarico d’aver scoperto che non sono io tuo padre.
Sono profondamente turbato davanti a questa tua imprevista reazione e tu, in un attimo, mi sei addosso, abbracciandomi stretto fra sorrisi che si mischiano a singhiozzi.
E’ incredibile, ma mi stai ringraziando: stai ringraziando proprio me, unica causa della morte di tua madre e fonte della tua vita avulsa dalla magia.
Non posso accettare questo tuo riconoscente abbraccio, che non merito per nulla, così rimango rigido e cerco di sottrarmi al tuo spontaneo gesto d’affetto allontanandoti delicatamente da me.
Una scusa assurda mi sale alle labbra e ti offro un tè.
Ti sorrido imbarazzato, mentre mi rifugio precipitosamente in cucina a cercare di riprendere il controllo di me stesso, irrimediabilmente perduto davanti alle tue lacrime.
So bene, però, che insieme al mio sorriso, hai perfettamente notato anche quella lacrima che, dopo quasi diciassette anni, è di nuovo scesa a solcarmi la guancia segnata dalle cicatrici.
 
 
 
 

 10 - L’immagine della verità

Lys si chiede, titubante, in quale complicato modo i maghi preparano il tè: Piton non torna più!
Così si alza dal divano e curiosa in giro, in quella stanza illuminata solo da candele, dove si soffoca dal caldo. Si avvicina alla finestra e la spalanca, aprendo un poco anche le imposte: un filo d’aria entra a portare il refrigerio della sera.
Suo zio: Severus Piton è il fratello di suo padre.
Strano: Minerva le ha raccontato tutto di lui, ma non le ha detto nulla di questo fratello che combatteva Voldemort ed è stato ucciso per tale motivo.
Inoltre, è ancora stupita dal modo appassionato in cui Severus Piton le ha parlato di sua madre: sembrava un altro uomo, il viso quasi trasfigurato da quell’incredibile luce che gli illuminava gli occhi nerissimi!
Zio.
Lys non riesce a capire cosa diavolo le succede: non dovrebbe essere contenta di aver ritrovato un parente così stretto e che le vuole tanto bene?
Invece, una strana amarezza la pervade, un senso di mancanza, come se…
Avanti Lys, non essere stupida, è tuo zio: cosa vuoi di più?
Un nodo alla gola, duro e doloroso, che le impedisce quasi di deglutire.
Sa benissimo cosa vorrebbe di più.
Si guarda in giro per non pensare: che polveroso disordine!
Ci sono libri ovunque, stipati nelle librerie che ricoprono ogni parete: ma non ci sono porte nella stanza? Da dove è entrata? Da dove è uscito Severus Piton?
Volge lo sguardo intorno: volumi d’ogni misura sul tavolino traballante, antichi testi sul divano e sulle poltrone. Perfino per terra.
E poi alambicchi e provette accatastati su un ripiano e, su un altro, parecchi rotoli di pergamena strettamente ammucchiati.
Dietro il divano c’è un piccolo baule, aperto: una liscia maschera d’argento, senz’alcuna espressione, luccica su un mantello nero. Un affilato pugnale, sembra anch’esso d’argento, s’intravede tra le pieghe della stoffa.
Lys rabbrividisce: ha capito di cosa si tratta.
Arretra veloce e si siede di nuovo sul divano: dalla cucina non giunge alcun rumore. Cosa diavolo starà facendo Severus Piton? Cioè, lo zio…
Perché, perché sente che c’è qualcosa che non va, perché pretende sempre qualcosa di più, perché non sa accontentarsi di quello che ha?
Un libricino attira la sua attenzione: è appoggiato sopra a tutti gli altri sul tavolino e probabilmente è quello che il mago stava leggendo prima del suo arrivo.
Lo apre e lo stupore si diffonde sul viso.
Sono poesie, scritte a mano con un’ordinata e minuta calligrafia, leggermente spigolosa.
Appassionate poesie d’amore, pervase da un’intensa tristezza e dolcemente struggenti, dedicate ad un amore per sempre perduto e ad un sogno mai nato.
L’ultima è ancora incompleta, solo poche parole, a descrivere un amore intenso e un ansito di speranza, un raggio di luce che, improvviso, ha squarciato le tenebre.
Che uomo strano!
Sembra di ghiaccio, apparentemente incapace di provare emozioni e sentimenti, e poi scrive quelle toccanti poesie. Del resto, è difficile scordare l’ardente intensità dello sguardo quando la fissa con quei suoi incredibili occhi neri, oppure la travolgente passione che traboccava dalle sue parole, e la profonda dolcezza della voce, quando le ha parlato di sua madre. O il lancinante dolore, disperato e coraggioso, che ha chiaramente visto nei due ricordi di Silente.
Lys è ormai conscia di ammirare profondamente quell’uomo così controverso. E’ coraggioso e dedito al dovere fino al punto di saper straziare a fondo la propria anima, pur di portare a compimento la missione che gli è stata affidata; eppure è così gelidamente rinchiuso in quella sua orgogliosa solitudine, piena di angoscianti rimorsi, alla quale si è condannato a vivere accompagnato dal biasimo altrui.
Qualcosa scivola fuori dalle pagine del libro: una piccola, vecchia fotografia sbiadita. Una foto magica, come le ha spiegato Minerva.
Lys rimane a bocca aperta, mentre osserva se stessa che, leggiadra e sorridente, invia un bacio sulla punta delle dita.
E’ la sua mamma… la sua mamma!
Gli occhi si riempiono di lacrime, mentre osserva quel viso a lei così conosciuto, eppure mai visto: chissà che voce aveva…
Com’è consumata la foto: sembra vecchia di secoli!
La mamma continua a inviarle baci, ma è evidente che, con quella malizia negli occhi sorridenti e immensamente felici, i baci della Lys della foto non sono certo per una figlia: sono indubbiamente per l’uomo amato.
Una piccola foto consumata dalle mille appassionate carezze di un uomo perdutamente innamorato, probabilmente anche bagnata dalle sue lacrime.
Lys rabbrividisce e volta il sottile cartoncino.
“A Severus, mio unico amore, con tutto il mio cuore, per annunciargli che presto sarà papà!”
Il respiro le manca, le lacrime le offuscano la vista e non può trattenersi dall’esclamare:
- Papà!
E lui è lì, davanti alla porta della cucina magicamente apparsa in un varco della libreria, improbabile ospite con il vassoio in mano, carico di dolcetti e due tazze di tè fumante.
- Papà! – esclama ancora, raggiante di felicità in mezzo alle lacrime, schizzando dal divano e correndo verso di lui. – Sei tu il mio papà!
Il vassoio cade a terra di schianto, mentre il mago vacilla e i suoi occhi neri diventano enormi nel volto pallido. Non ha alcun bisogno di leggerle nella mente la felicità di scoprirsi sua figlia, eppure non può credere a quello che sta accadendo: un sogno che non aveva mai osato sognare.
Rimane immobile, rigido, senza respirare, senza neppure riuscire a pensare.
Lys ferma la sua corsa, incerta, bloccata dall’imprevista reazione, sorriso e lacrime congelati sul viso. Poi gli allunga la foto, senza una parola.
Il mago abbassa lo sguardo e un gemito sfugge dalle sue labbra sottili: vorrebbe controllarsi, ma non ci riesce più, non davanti alla sua bambina che gli porge l’immagine della donna che ha sempre amato e che continuerà ad amare per il resto della sua esistenza.
Con delicatezza prende la fotografia tra le dita tremanti, come se fosse la cosa più preziosa al mondo, l’accarezza piano, con infinito amore, e la porta alle labbra chiudendo gli occhi.
- Lys… unico amore mio, Lys!
Un sussurro intenso e vibrante, mentre una lacrima brilla tra le ciglia nere, poi scende lenta a lambire la sottile cicatrice che gli taglia obliquamente la guancia.
Lys sorride e con la mano, dolcemente, gli sfiora appena la gota.
Il mago sospira piano e riapre gli occhi, neri d’amore e di dolore, lucidi di lacrime e gonfi d’una irrazionale paura: sa che Lys è felice, in quel preciso istante, d’aver scoperto d’essere sua figlia, eppure teme il momento in cui lei capirà che solo lui è innegabilmente colpevole dell’infelicità di tutti.
- Perdonami Lys, perdonami! – implora con voce soffocata. – E’ stata tutta colpa mia, solo colpa mia, se lei è morta e tu…  
S’interrompe, lotta con le lacrime scuotendo il capo.
- Papà, papà! – esclama ancora Lys, guardandolo in profondità negli occhi. – Smettila, ti prego!  Lascia che…
Il mago la guarda così intensamente che la ragazza non riesce più a continuare.
Poi, con mano tremante, le sfiora appena la fronte, nell’accenno di una dolce carezza che non ritiene suo diritto darle. Ha visto nascere nella sua mente un sentimento che non è fatto per lui, che nessuno gli ha più donato dopo la morte della sua amata Lys, di cui sa bene di non essere degno.
- Non merito il tuo amore di figlia, - sussurra con voce roca. - Non merito nulla dopo ciò che ho fatto. Io ho…
Con decisione Lys gli pone la mano sulla bocca, impedendogli di parlare oltre e di condannarsi ancora, come ha già spietatamente fatto in tribunale, davanti a tutti.
- Lascia che sia io a decidere a chi volere bene. – mormora sorridendo soave. – Ed un papà è molto meglio di uno zio, non credi?
Il mago scrolla il capo, sconsolato ed allo stesso tempo incredulo, ancora incapace d’essere felice e di lasciare da parte, almeno per un momento, i suoi errori e le scelte sbagliate.
Sua figlia è lì, di fronte a lui, ostinatamente felice d’essere tale e piena d’entusiasmo per la scoperta, ma forse ancora ignara dell’abisso di colpe in cui lui si è dibattuto per l’intera esistenza. Eppure, così giovane, sa perfettamente ragionare ed è già arrivata al punto dolente, a quella notte lontana, al vero motivo per il quale la sua amata Lys è morta.
Alla sua imperdonabile responsabilità.
Il mago sa che il ragionamento si è ormai formato compiutamente nella giovane mente, che Lys ne ha tratto le dovute conseguenze ed ora la prevista domanda sorge sulle sue labbra.
Il mago attende, mentre la sua bocca sottile si piega in un amaro sorriso rassegnato: presto sua figlia saprà ogni cosa e, a quel punto, lui l’avrà nuovamente e per sempre perduta.
 
 
 
 

11 – Dalle lacrime al sorriso

- Tu non hai voltato le spalle a Voldemort quella notte, vero?  Lavoravi per Silente già da qualche tempo? – chiede, in una domanda cui non serve alcuna risposta.
Piton annuisce.
- Si è vendicato di te? E’ stata la sua terribile punizione?
Il mago scuote il capo.
- No, non ha mai scoperto che l’avevo tradito. Però quella notte avevo la reale possibilità di frappormi tra lui e la vittoria e… - un lungo sospiro tremulo, atroce sofferenza nella voce, – uno dei pochi Mangiamorte che sapeva di Lys e del nostro amore… - si morde le labbra, - ha capito qual’era l’unico modo possibile per fermarmi!
- Maledetto! Chi è?
-No! – esclama angosciato Piton. – Era mio amico, sapeva che li stavo tradendo, ma non voleva denunciarmi. Così ha deciso di …
- Uccidere la mia mamma! – grida Lys, sconvolta.
Piton sospira dolorosamente, i terribili ricordi di quella notte di nuovo vividi nei suoi occhi, tenebre senza alcuna speranza di luce:
- Ma ha risparmiato te. – sussurra piano, con voce incrinata, – Nessuno sapeva della tua esistenza e lui stesso l’ha scoperto solo quella notte: in nome della nostra amicizia mi ha permesso di salvarti e portati via prima che gli altri arrivassero.[1]
Piton si appoggia con le spalle alla libreria e chiude gli occhi: respira a fatica, ormai sopraffatto da emozioni potenti, incontrollabili. Quasi venti anni di gelido autocontrollo ed ora è fragilmente in balia di sentimenti che riteneva d’aver cancellato definitivamente.
Quella notte l’aveva salvata, ma solo per perderla per sempre: così aveva creduto, allora.
Invece la vita ora torna a presentargli il conto, cercando di illuderlo ancora una volta che la felicità può essere a portata di mano.
Ma non è così, non per lui.
Quando Lys avrà capito tutto, fino in fondo, fuggirà inorridita da lui.
- Non c’è uomo al mondo che io odi più intensamente di Lucius Malfoy. – mormora con voce roca. - Eppure, allo stesso tempo, non c’è persona cui devo così tanto. – sospira il mago, guardando dolcemente la figlia.
- Ma è tutta colpa sua se…
Se… se non avesse fatto una scelta errata, se non avesse rovinato la sua vita e quella delle persone che amava. Se solo potesse mentirle…
- No, Lys: è colpa mia. – sospira amaramente. - Io ho scelto di diventare Mangiamorte e quel giorno ho distrutto la mia vita… e quella di tutti coloro che amavo.
- Ma eri solo un ragazzino quando…
Gli occhi di Piton la fulminano.
Non vuole pietose giustificazioni, non può accettare attenuanti alle sue scelte sbagliate: era giovane, è vero, ma ha consapevolmente scelto il male, illuso di poter ottenere conoscenza e stima. Li ha ottenuti entrambi, il sapere che conferisce potere ed il rispetto dettato dalla paura, solo che non sa che farsene: li regalerebbe subito volentieri in cambio di una sola notte di sonno tranquillo, senza il tormento straziante dei suoi incubi che, rimorsi dalle sembianze evanescenti delle sue vittime, lo torturano all’infinito quando le tenebre esterne calano, a congiungersi con quelle del suo cuore, a diventare un tutt’uno con la sua anima ormai lacerata e distrutta.
- Ormai sai benissimo chi sono e che cosa ho fatto. – afferma con spietata durezza. – Sono solo un assassino e non voglio che tu…
- Insomma smettila! Queste cose le hai già dette al processo. – lo interrompe Lys, con enfasi. – E’ vero, hai fatto delle cose orribili, lo so. Ma hai anche passato tutto il resto della vita a cercare di riparare quelle colpe. Hai perso la donna che amavi ed hai dovuto rinunciare a me; anzi, sei stato costretto a farmi una cosa terribile, ma solo per salvarmi, solo perché mi amavi! Non ti sembra di aver pagato abbastanza? Vuoi continuare a punirti finché avrai vita?
Piton sorride tristemente davanti all’ostinata insistenza di sua figlia nel volerlo ad ogni costo assolvere da qualsiasi colpa:
- Infatti, io volevo solo morire.
- Non puoi morire: ora ci sono io! – esclama ardentemente Lys. – Ed io voglio essere felice con il mio papà! Abbiamo già perso così tanto tempo, non credi?
Per un attimo Severus Piton rivede davanti agli occhi la sua adorata moglie, la donna, immensamente amata, che era riuscita a fargli credere ancora nel futuro, che l’aveva costretto di nuovo a sperare. L’essere meraviglioso che gli aveva regalato quasi due anni d’immensa felicità, coronata dalla nascita di quella figlia così attesa, così desiderata, così intensamente amata!
Quella figlia che ora, come già sua madre prima di lei, lotta per la felicità di un uomo che non la merita.
La ragazza gli prende le mani fra le sue e gliele stringe.
- Ma perché, perché m’hai portato via e mi hai tolto la magia? Voldemort è scomparso proprio quella notte! Perché non hai avuto il coraggio di tenermi con te?
Ecco, il temuto momento è infine arrivato: è da quando l’ha vista nell’aula di Tribunale che sa di dover rispondere a questa terribile domanda, di dover spiegare, anche a se stesso, il motivo di quella tremenda scelta.
Sorride amaramente: il momento del giudizio e della condanna è infine arrivato. Inutile cercare ancora di sfuggirlo.
- Io non lo sapevo, non potevo certo immaginare cosa sarebbe incredibilmente accaduto in quella che sarebbe dovuta essere la notte del suo trionfo. Sapevo solo che, dopo, una volta scoperto il mio tradimento, lui ti avrebbe crudelmente uccisa, davanti ai miei occhi, usando la tua sofferenza per distruggermi.  
La guarda fissa, lo sguardo nero di tenebra e colmo di disperazione.
- Ti amavo Lys, quanto amavo tua madre. Ti abbiamo desiderato insieme, ti abbiamo sognato ed immaginato a lungo, ti ho accarezzato attraverso la pelle tesa della mia donna, ti ho baciato sul suo ventre, ti ho cantato ninne nanne soavi prima ancora che tu nascessi. – sussurra con voce soffocata. - Poi, quando ho finalmente potuto stringerti tra le braccia, le mie colpe, i miei errori ed i miei crimini mi hanno d’un colpo strappato via la felicità. E’ stata una decisione tremenda: lasciarti vivere, vicina a me, sarebbe stata la mia consolazione e la felicità più intensa, ma solo per brevi, idilliaci istanti. Poi, solo la condanna alla più atroce sofferenza, sapendo d’essere stato io il tuo carnefice, con la mia egoistica decisione.
Un lungo, angosciato sospiro spezza le sue parole:
- Per lasciarti vivere, veramente, potevo solo rinunciare completamente a te, all’unico sogno che mi era rimasto dopo aver perduto la mia dolce Lys. Ma per farlo dovevo uccidere la tua parte magica. Ti ho ucciso, Lys, affinché tu potessi vivere, felice, lontana da me, in un altro mondo, senza neppure sapere che io esistevo… e che ti amavo immensamente.
Ecco, era stata quella la sua più grave colpa: averla amata come un sogno meraviglioso ma non aver poi avuto il coraggio di credere fino in fondo in quella dolce chimera.
Deglutisce a fatica, un nodo alla gola che lotta ferocemente per impedirglielo, mentre amare lacrime di sconsolata rassegnazione colmano i suoi occhi. Poi continua, la voce ridotta ad un sussurro incrinato:
- Ad ogni modo, hai ragione Lys: rinunciare a te e farti… ciò che ho fatto, mi è costato un coraggio infinito. Ma non ho avuto cuore di tenerti con me per vederti, poi, soffrire e morire un giorno davanti ai miei occhi.  
Ancora un istante di penoso silenzio, il cuore sul punto di spezzarsi:
- No, non ho avuto il coraggio di vivere il mio sogno… perché ti amavo troppo!
Il mago cade infine in ginocchio, stremato, il viso rivolto in alto verso la sua bambina:
- Perdonami Lys, ma non ho saputo fare altro: volevo solo che tu fossi felice, che non soffrissi, che potessi vivere! E l’unica cosa che potevo fare… era rinunciare a te e lasciarmi poi morire!
Un lungo sguardo di comprensione, mentre Severus Piton vede nella mente di Lys la conferma che il reale coraggio è stato la rinuncia a lei, dettata solo dal suo vero e non egoistico amore.
Lys s’inginocchia al suo fianco, il viso rigato dalle lacrime, ma con un soave sorriso sulle labbra:
- Meno male che ci ha pensato Silente, a sistemare tutto e restituirti i tuoi sogni! – mormora abbracciandolo.
- Albus! – geme il mago, ripiegandosi ancor di più su se stesso, mentre dolore si assomma a dolore, stravolgendogli il volto pallido e lui rimane fermo, incapace di rispondere a quel gesto d’affetto che ancora non può accettare, davanti a quel sogno che torna vivo per lui che da troppi anni l’aveva ucciso.
- Papà, per favore, abbracciami!
Il mago solleva solo il viso, pieno d’angosciata sofferenza, senza fare altri movimenti.
- Dimostrami il tuo amore, papà… e permettimi di amarti! – lo implora.
Il mago la guarda, incapace di respirare, la bocca dischiusa in un gemito incontrollabile e, infine, la stringe a sé, forte, con l’immenso amore che non ha mai potuto darle in tutti quegli anni ma che ha sempre serbato nascosto nel cuore, il tesoro più prezioso che avesse mai posseduto, sogno mai nato, eppure mai dimenticato, sempre intensamente rimpianto.
- Lys, piccola mia… - sussurra con passione, – ti voglio tanto bene… tanto…
Le lacrime scorrono sul suo volto, a ridare vita ad un sogno, a lavare via il dolore e ad aprire la strada al sorriso.
Solo un sorriso.
Muto e felice.
Un lungo ed infinito abbraccio, cuore contro cuore, finalmente ritrovati, le mani tremanti ad accarezzare i capelli della sua bambina, le labbra a sfiorarle appena la fronte sussurrandole, ancora ed ancora, il suo paterno amore.
Infine Lys si scioglie lentamente dall’abbraccio e si rialza, trascinando in piedi con sé anche il mago.
E’ confusa, provata dall’intensità emotiva delle ultime scoperte che hanno completamente sconvolto la sua esistenza, anche lievemente imbarazzata di essere chiusa nell’abbraccio, protettivo e rispettoso, di quello sconosciuto che è suo padre, del quale sente prepotentemente l’intensità d’amore.
Tante parole sono state dette, importanti spiegazioni sono state fornite, gravi questioni sono state superate e lei, in quei lunghi ed interminabili minuti, ha compreso della vita e dell’amore molto più di quanto ha mai imparato in tutti i suoi diciassette anni.
C’è solo un ultimo nodo da sciogliere.
- Allora, io adesso sono veramente una strega?
- Sì, lo sei… perché lo eri: ho distrutto la tua magia per permetterti di vivere e lui… Albus, è morto per ridartela!
Lys è molto turbata: ci sono mille cose che ancora non conosce di quel mondo, così nuovo per lei, ma che ha scelto perché sente che è quello più consono alla sua vera natura; ci sono infinite domande che premono per avere risposta in questa sua nuova esistenza. Ma nei suoi pensieri c’è anche la piacevole e importante consapevolezza d’aver finalmente trovato le proprie vere radici, con un nuovo, essenziale rapporto d’affetto da costruire con suo padre.
Sa bene che non sarà una cosa molto facile, con un uomo così chiuso e controllato e che ha passato troppi anni in solitudine senza più avere la speranza di vivere veramente e d’essere ancora felice, ma è più che certa del suo profondo amore: è come se glielo avesse sempre letto negli occhi neri, fin dalla prima volta che ha incontrato il suo sguardo nell’aula del Tribunale.
Lo ammira e lo rispetta, nonostante le sue colpe, anzi, forse proprio per quelle stesse colpe che ha saputo riscattare con la propria sofferenza, consacrando l’intera vita ad una causa giusta, senza mai minimamente cercare alcuna scusante per i suoi errori passati, né approvazione o apprezzamento per le sue nuove e positive azioni.
E’ sicura che imparerà a volergli profondamente bene, sapendo che dietro a quella fredda e rigida apparenza, che già va sgretolandosi davanti a lei, batte un cuore squisitamente sensibile, capace di appassionati slanci, che ha un infinito bisogno di dare e ricevere amore.
Per vincere quel momento di reciproco imbarazzo, Lys raccoglie da terra, sbarazzina, la bacchetta che è caduta con il resto del contenuto del vassoio e la punta ridendo sul padre: una scia di scintille multicolori erutta dalla punta e avvolge il mago che fa un rapido salto in avanti e le afferra saldamente il polso.
- Ferma! – esclama sorridendo – Sei proprio come tua madre: si divertiva a portarmela via e, ogni volta, rischiava di farmi arrosto!
- Ooh papà! Ormai sono grande e non so nulla di magia! – si cruccia Lys. - Come faccio?
Il mago la guarda con dolce intensità, mentre per un istante l’immagine di un’altra, amata Lys, si sovrappone all’esile figura della ragazza, e di nuovo le sfiora appena il viso con una delicata carezza.
- Avevo promesso a tua madre che ti avrei insegnato tutto io, personalmente, e che saresti diventata la migliore strega del mondo, rendendoci pienamente orgogliosi di te! – risponde, subito interrotto da un breve sospiro. - Invece, per tutta la vita ho fatto il Professore, odiando i miei allievi perché sapevo che tra loro non avrei mai potuto vedere mia figlia. – continua con rassegnata amarezza. – Ora, non ho nient’altro da fare che prendermi cura di te e, se me lo permetterai, avrò tutto il tempo del mondo per insegnarti ogni cosa… e mantenere finalmente la promessa che avevo fatto alla mia Lys! – un ultimo, breve sospiro, dedicato ad un amore che non dimenticherà mai. - E credo proprio che, per la prima volta in vita mia, amerò moltissimo l’insegnamento! - sorride infine, più rilassato, togliendole la bacchetta di mano, mentre gioca a minacciarla con divertita dolcezza, puntandole il dito contro.  - Ma severo ed esigente ero, e tale rimango: ti avverto fin d’ora, Signorina Lys Piton, che dovrai darti parecchio da fare per soddisfare le elevate aspettative del tuo insegnante!
Tuo padre, invece, è già pienamente orgoglioso di te, anche se ancora non ha trovato le parole per dirtelo: ci vorrà un po’ di tempo, mia piccola Lys, prima che io impari ad aprirti completamente il mio cuore, dopo tutti questi anni di dolorosa solitudine. Ma sei come tua madre, hai la stessa sua capacità di farmi sognare e, molto presto, saprò dimostrarti tutto il mio amore, l’unica cosa che mi ha tenuto in vita in questi anni e che mi ha spinto a lottare contro Voldemort per regalarti un vero futuro!
Severus Piton sorride e c’è una sfumatura diversa, finalmente serena, sul suo volto: un sorriso soave, con le labbra morbidamente dischiuse e gli occhi pieni di vellutata luce nera.
Attira ancora delicatamente a sé la figlia, per cullarla in un altro lungo abbraccio paterno, per un momento dimentico di tutto, passato e presente, di nuovo capace di sognare.
E finalmente sorride, dopo tanto tempo, scoprendosi ancora felice di vivere!
 
 

FINE




[1] Vedi la prima storia della trilogia: “L’ultima lacrima”.
 
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