Il Calderone di Severus

Ida59 - Sfumature di sorriso, Genere: Introspettivo, drammatico, suspense, commedia - Avvertimenti: Nessuno - Epoca: Post 7 anno - Pairing: Nessuno - Personaggi: Pers. Originale - Altri Personaggi: Silente

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Ida59
view post Posted on 4/4/2017, 11:14 by: Ida59
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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4 – Tra la vita e la morte

Un urlo acuto lacera l’aria, perforando il boato esaltato del pubblico:
- Noo!
Una ragazza ha scavalcato il cancello dorato che chiude il fondo della sala e si fa strada a gomitate in mezzo alla folla. Le parole le sono sfuggite di bocca ed ora in suoi vicini la guardano, lì, in mezzo al corridoio, impotente e ridicola nei suoi abiti Babbani, tra le panche gremite da maghi e streghe: risa di scherno cominciano ad intrecciarsi nell’aria.
- No! – grida ancora Lys, pregando tra sé che il coraggio infusole dal ricordo del suo amico immaginario, nel quale ha sempre avuto un’illimitata fiducia, non l’abbandoni proprio all’ultimo momento – Ho una cosa importante da dire: Severus Piton è innocente e io posso provarlo oltre ogni ragionevole dubbio.
Ogni viso, nella grande aula, si volge ora verso la ragazza, mentre un mormorio crescente intasa l’aria, pregno di rifiuto e stupore. Intorno a lei si crea uno spazio vuoto e Lys può finalmente vedere, là in fondo, il mago condannato alla peggiore delle sorti.
Severus Piton ha un sussulto e dilata gli occhi, enormi e neri nel viso pallido incorniciato dai lunghi capelli.
Poi rimane immobile, la bocca leggermente aperta e le dita sottili che stringono spasmodicamente le sbarre della gabbia.
I suoi occhi scintillano, improvvisamente pieni di vita, e nere fiamme tumultuose riempiono l’oscuro nulla che vi albergava fino a quel momento: il suo cuore riprende lentamente a battere, ancora incerto, dopo quasi diciassette anni, da quando si era fermato in quella tremenda notte di Halloween, quando aveva perso ogni motivo per vivere.
Davanti a lui c’è la sua Lys, non la sua amata Lys, ormai perduta per sempre, ma la piccola Lys, la figlia cui ha rinunciato, la bambina cui ha strappato la magia per salvarla da Voldemort.
Somiglia a sua madre come una goccia d’acqua: gli stessi occhi verdi, profondi e trasparenti, gli stessi capelli dai riflessi di seta, gli stessi lineamenti delicati nel viso ovale.
Severus Pitonfatica a respirare, incapace di controllare l’agitazione che lo pervade; strizza gli occhi per vedere meglio, incredulo davanti all’impossibile: una lieve aura magica contorna la figuretta della ragazza denotando l’esistenza di un potere magico che era certo di avere distrutto per sempre, diciassette anni prima.
E’ sua figlia, è una strega ed è davanti a lui.
Ma è troppo tardi!
E’ arrivata in tempo solo per vederlo morire.
Tutto sembra fermarsi e cristallizzarsi sulle labbra tremanti di un padre:
- Lys! 
Solo un sussurro disperato che nessuno può udire, mentre tutti guardano la giovane donna e il Giudice, rigidamente e nervosamente, ripete che la sentenza è ormai stata emessa e che nulla più la può cambiare, che anche l’imputato si è sempre dichiarato colpevole e che la giustizia deve fare il suo corso.
Lys si è guadagnata ostinatamente la strada fino ad arrivare alla parte riservata alla Corte, affascinata dallo sguardo nero dell’uomo del quale è determinata a salvare la vita, perché questo vuole Albus Silente: non più solo l’amico immaginario di una ingenua bambina, ma un potente stregone, anche se ancora lei non ha capito come sia potuto accadere.
Ma lui era un mago, già, ogni cosa era in suo potere, anche rendere finzione la realtà!
Estrae la pergamena dalla borsa rossa e oro e ne divulga in modo chiaro e preciso il contenuto, accompagnata all’inizio dalle risate della sala, poi da un rumoreggiare incredulo, mentre l’interesse si concentra su di lei.
Severus Piton, lo sguardo scintillante fisso sulla sua bambina, è l’unica persona veramente in grado di comprendere fino in fondo le parole vergate su quella pergamena, è l’unico che sa, anche se solo adesso l’ha compreso, quale particolare sacrificio d’amore si è realizzato quella notte sulla torre d’astronomia, quando Albus Silente lo ha pregato di ucciderlo e, di nuovo, l’ha condannato a vivere, proprio come il figlio dei Potter aveva involontariamente fatto in quella notte di Halloween, grazie al sacrificio d’amore di sua madre.
Albus, però, gli aveva promesso che ne sarebbe valsa la pena, che doveva avere fiducia, che doveva caparbiamente lottare per la salvezza dell’anima di Draco, che solo così, anche per lui, un giorno sarebbe arrivata la felicità.
Severus Pitonscrolla con fatalismo il capo, mentre stringe ancora le sbarre scure e fredde; avrebbe dovuto capire subito il significato di quella promessa, non era poi così difficile: un volontario sacrificio d’amore, l’unico capace di annullare gli effetti di un altro, simile e parallelo sacrificio.
Silente aveva rinunciato alla propria vita per l’anima di Draco e per la vita dell’amico in cui riponeva la più incondizionata fiducia. Allo stesso modo lui, Severus, aveva rinunciato a sua figlia, più preziosa della sua stessa vita, pur di permetterle di vivere, ma aveva dovuto strapparle via la sua anima magica. In entrambi i casi lui, Severus, aveva suggellato la magia con il suo sacrificio di dolore, subendo rassegnatamente la condanna a vivere, quando invece aveva solo motivi per morire.
Solo ora, quando l’anima di Draco era stata finalmente restituita alla purezza, l’incantesimo di Albus aveva potuto restituire la magia alla sua Lys: era tutto così chiaro ed evidente, e così maledettamente semplice!
Ecco perché era passato quasi un anno dalla morte di Albus prima che il suo sacrificio potesse annullare gli effetti del sortilegio oscuro che aveva operato tanti anni prima su sua figlia: aveva dovuto restare al fianco di Draco, sostenerlo e convincerlo di quale fosse l’unica scelta veramente giusta, anche se dannatamente difficile.
All’inizio il ragazzo aveva ceduto e si era lasciato marchiare dall’Oscuro Signore, per paura, perché era troppo giovane per morire. Ma non gli aveva permesso di sbagliare oltre, di seguire le orme del giovane Severus e di macchiare irrimediabilmente la propria anima: l’aveva promesso ad Albus, in quella notte tremenda sulla torre, senza sapere che in quel modo, con il proprio sacrificio di dolore, ancora una volta suggellava un incantesimo antico come il mondo.
Così aveva protetto Draco ed era riuscito a renderlo sempre più forte, sicuro e deciso, fino a sottrarlo del tutto all’influenza di Voldemort. Era stato proprio Draco che, nell’ultima battaglia, si era distinto a fianco di Potter ed aveva combattuto a testa alta, di fronte a tutti, contro il Signore dell’Oscurità, come a lui, invece, non era mai stato concesso di fare.
Anche se, senza di lui, Voldemort non sarebbe mai stato sconfitto: lui aveva individuato quali erano i residui Horcrux, lui aveva scoperto i loro nascondigli, lui aveva fatto giungere le necessarie informazioni a Potter, lui aveva eliminato le trappole che li proteggevano, permettendo quindi al Ragazzo Sopravvissuto di distruggerli eroicamente!
Quando Voldemort era stato sconfitto, si era spontaneamente consegnato agli Auror e nessuno aveva mai scoperto l’essenziale ruolo che aveva avuto anche nella vittoria finale, con quella che a tutti era sembrata la fortunosa distruzione di Nagini.
No, nessuno aveva mai saputo nulla, perché Severus Piton era figlio dell’oscurità, un’ombra destinata a vivere nell’ombra, dopo aver irrimediabilmente perduto tutte le sue luci.
Una luce, invece, brilla ancora per lui: sua figlia illumina, fulgida, quella malinconica aula, mentre combatte ostinatamente per salvarlo.
Severus Pitonchiude gli occhi, sempre dolorosamente aggrappato alle sbarre, mentre il cuore gli batte forte: la felicità è arrivata anche per lui, ma troppo tardi per poterne finalmente godere.
Può assaporarla solamente per alcuni fuggevoli istanti, perché, dopo un’esistenza vissuta desiderando solo di poter morire, ora, che finalmente vuole vivere, è appena stato condannato a perire della peggiore morte.
Un sorriso amaro gli incurva le labbra sottili, mentre solleva infine il volto pallido e stanco per posare lo sguardo sulla sua piccola e combattiva Lys.
 
 
 
 

5 - Fili d’argento

 Lys avanza a fatica tra la folla che rumoreggia e consegna la pergamena al Giudice, che la soppesa a lungo tra le mani, gli occhi ridotti a fessure, sospettoso e indagatore.
Quindi Lys estrae le due piccole ampolle dalla borsa di pesante velluto rosso e le tende con cura al vecchio mago dicendo, titubante:
- Contengono solo dei soffici fili d’argento arrotolati: non ho idea di cosa siano, ma nella lettera c’è scritto che costituiscono prove inoppugnabili a favore dell’innocenza dell’imputato.
Il Giudice solleva le ampolle e le osserva in controluce: gli è subito evidente che si tratta di ricordi, evidentemente di cruciali ricordi di Silente. Ma perché li ha consegnati a quella ragazzina Babbana che solo ora, e con così grave ritardo, li presenta alla Corte?
Dopo un breve conciliabolo con il Cancelliere e con il rappresentante della Giuria, il magistrato fa portare un pensatoio e versa con attenzione il primo ricordo; quindi inserisce la bacchetta nell’apposita scanalatura posta sul bordo del bacile di pietra, avendo cura che tutta l’impugnatura vi si incastri perfettamente: quando la bacchetta è in piedi, con la punta rivolta verso l’alto, l’avvolge con la mano destra e china piano il volto sulla superficie argentea. Il Cancelliere estrae a sua volta la bacchetta, borbotta alcune parole e poi ne sovrappone la punta a quella del Giudice, che comincia a vibrare: dopo pochi secondi un fascio di luce esce dalle punte congiunte e, allargandosi ad imbuto, comincia a proiettare, tremolanti nell’aria, le stesse immagini che il mago sta osservando nel pensatoio.
Il pubblico ammutolisce all’istante e si concentra sulle visioni. Lys, più stupita di tutti, rimane con il naso levato per aria ad osservare l’eterea apparizione tridimensionale del suo amico Silente che sta animatamente discutendo con l’imputato: l’oscurità della sera è completa alle loro spalle e i due maghi sembrano inoltrarsi in una fitta foresta.
Severus Pitonimpallidisce e stringe convulsamente le mani attorno alle sbarre fino a farsi sbiancare le nocche: sa bene che quella è la volta in cui Albus gli ha definitivamente ordinato di ucciderlo.
E’ la notte in cui lui, ancora una volta, caparbio, ha recisamente rifiutato di uccidere il suo unico amico.
Spalanca gli occhi, neri di tormentate tenebre, e si prepara a rivivere quel doloroso ricordo.
 
- Non andare Severus, è inutile e anche questa volta sarà un completo fallimento: non puoi trovare ciò che non esiste ed è ormai evidente che non sussiste più alcuna traccia di quell’antico sortilegio, ammesso mai che sia veramente esistito. – esclamò il Preside allargando stancamente le braccia.
- No Albus, non intendo ancora arrendermi: una soluzione per salvarti la vita deve pur esserci! – sibilò Piton.
Silente sollevò lentamente la mano annerita sussurrando:
- Se anche ci fosse… costerebbe la tua vita!
- Lo sai che non m’importa nulla! - sbuffò Piton alzando la mano con uno scatto, quasi volesse gettare al vento un’esistenza che da troppi anni era condannato a vivere.
- A me importa. – sussurrò dolcemente il vecchio.
- No, non voglio: la tua vita è troppo importante! – ringhiò ancora Piton voltandogli le spalle, ben deciso ad inoltrarsi nel buio della foresta.
- Mi spiace Severus, ma sai bene che le cose non stanno più così da parecchio tempo. – affermò con decisione l’anziano mago, alzando il tono della voce per fermare i passi dell’altro. – Dopo il ritorno di Voldemort sei riuscito a convincerlo della tua immutata fedeltà nei suoi confronti e questo fa di te una risorsa infinitamente preziosa nella nostra guerra.
Piton si fermò e scosse il capo senza replicare né voltarsi, mentre Silente continuò con decisione:
- Ora devi solo riuscire a tenermi in vita ancora un po’ con quella tua orribile pozione. Una volta che avrò raccontato a Harry tutte le informazioni che ho raccolto su Tom Riddle, e gli avrò spiegato le mie circostanziate supposizioni sugli Horcrux, la mia esistenza diventerà perfettamente inutile: non potrò aiutarlo nello scontro finale, non potrò fare più nulla per lui.
- Questo non è assolutamente vero! - esclamò Piton girandosi di scatto verso il castello.
- Invece, sai bene che le cose stanno così: solo tu, adesso, puoi aiutare veramente Harry scoprendo quali sono gli Horcrux, dove sono nascosti e da quali mortali incantesimi sono protetti. Tu sei la persona che meglio può scoprire queste vitali informazioni e lo puoi fare proprio rimanendo al fianco di Voldemort. – Silente sorrise, - Vivo, naturalmente!
Gli occhi del giovane mago dai capelli corvini mandarono tempestosi bagliori, mentre si ribellava e contestava con cupa ira le parole dell’altro:
- Finora sei stato tu che hai scoperto ogni cosa, tramite le tue precise osservazioni dei fatti e le tue acute deduzioni: io devo solo trovare un modo per fermare definitivamente quella maledizione, così tu potrai continuare le tue ricerche.
- Non c’è più tempo, Severus, lo sai: da quando Voldemort è tornato ad avere di nuovo un corpo, la situazione è precipitata. Ora devi essere tu a portare avanti le ricerche, perché hai migliori probabilità di me di riuscirci, in tempi brevi, soprattutto. 
- Non è vero: sai bene che lui non si fida per nulla di me. – replicò nervosamente Piton.
- Ma lo farà, si fiderà eccome di te, dopo che mi avrai ucciso!
- Io non ho nessuna intenzione di ucciderti! – urlò Piton, gli occhi fiammeggianti nella notte.
- Eppure… lo hai giurato Severus, a pena della tua vita. – rispose Silente con voce ferma.
- Sono stato un idiota, lo so: l’ho fatto solo per scoprire quel era la missione di Draco e sono rimasto incastrato. Come potevo immaginare che quel pazzo gli avesse assegnato una missione assolutamente impossibile? Come potevo immaginare che Narcissa mi avrebbe chiesto di compierla al posto di suo figlio? - sospirò Piton scuotendo il capo. - Ho maledettamente bleffato cercando di vedere le informazioni nella sua mente, ma lei era troppo sconvolta e una cappa di terrore copriva ogni suo pensiero, mentre i suoi occhi affogavano in lacrime di disperazione! 
Piton rimase in silenzio per un attimo, lo sguardo desolatamente fisso a terra:
- Quando, finalmente, sono riuscito a vedere nella sua mente, era tardi, troppo tardi ormai: il Voto era già in corso, avevo già promesso di vegliare su Draco e proteggerlo da ogni pericolo…
Piton si bloccò, mordendosi le labbra.
- E non hai potuto sottrarti al terzo giuramento, senza che Bellatrix sospettasse di nuovo della tua fedeltà a Voldemort. – proseguì il Preside al posto suo. - Lo so Severus, so bene quanto ti è costato pronunciare ugualmente quelle parole pur conoscendo il loro terribile significato, e so che lo hai fatto pensando deliberatamente di non tenervi mai fede. – mormorò Silente posando la mano sana sulla spalla dell’amico che aveva chiuso gli occhi, serrato le mandibole e stretto i pugni, abbandonati lungo i fianchi. – Ma so anche che, invece, lo farai: perché è la cosa giusta da fare, perché è il tuo dovere!  – terminò il Preside con estrema decisione, alzando la voce.
- Tu dai tutto per scontato Albus, ma io… io non intendo farlo, non voglio farlo! - rispose Piton con uno scatto d’ira, poi aggiunse sconfortato, quasi in un sussurro – Non m’importa nulla di morire, ma io non…
- Lo farai, invece. – lo interruppe duramente Silente alzando la voce e modulandola in un ordine secco che non accettava repliche. – Hai promesso di farlo ed ora lo farai perché sai benissimo anche tu che è la cosa più giusta da fare. Quindi, stai alle costole di Draco e cerca di scoprire le sue intenzioni. Stagli vicino, Severus: lui ha bisogno di te!  
Silente afferrò per un braccio Piton che, irriducibile davanti alle parole dell’altro, stava per tornare verso la Foresta Proibita e lo strattonò spingendolo invece verso il castello:
- Sai bene che, vista la particolare formulazione del Voto, esiste una possibilità per aggirarlo: dobbiamo convincere il giovane Malfoy a rinunciare spontaneamente alla sua missione.  – spiegò il vecchio mago. – Hai promesso a Narcissa di portare a termine il compito di Draco, ma solo se risulterà necessario, solo se lui dovesse fallire.  Ma se il ragazzo, invece, si rifiutasse di fare qualcosa che lo ripugna, se decidesse di non sporcarsi le mani di sangue e di mantenere ancora integra la sua anima, questo sarebbe ancora un fallimento? No, non sarebbe per niente una sconfitta per Draco, bensì la sua coraggiosa vittoria contro Voldemort! – esclamò Silente sorridendo soddisfatto. - Il Voto lo hai fatto a favore del giovane Malfoy, non certo di Voldemort, quindi quel potente incantesimo giudicherà l’esistenza o meno del “fallimento” con gli occhi della persona nel cui interesse il Voto è stato fatto: se Draco non ritiene di aver mancato la missione, se Draco rifiuta volontariamente di uccidermi e di lacerarsi l'anima, lui non avrà fallito e tu, quindi, non sarai costretto a compiere la missione al posto suo per rispettare il Voto.
Piton scosse nuovamente il capo:
- Lo sai che è mi è quasi impossibileparlare con Draco: mi evita attentamente e continua a non presentarsi quando lo convoco nel mio studio, sfidandomi apertamente. Da un lato, è tutto esaltato dai discorsi di sua zia, e teme che io gli rubi la gloria. – sbuffò stizzosamente Piton. - Dall’altro lato, è sempre più disperato per quello che è costretto a fare, terrorizzato dall’idea che lui e tutta la sua famiglia saranno uccisi se non gli obbedisce.
Il giovane mago s’interruppe un attimo stringendo i pugni, sentendosi impotente nell’aiutare il suo pupillo; poi continuò:
- Sa occludere la mente quanto basta per nascondermi le sue intenzioni ed io non voglio forzarla per non danneggiarlo: ma l’Oscuro Signore non è altrettanto “premuroso” e se sospetterà qualcosa non esiterà a devastare la sua mente; del resto, Draco non ha il coraggio di nascondergli i suoi pensieri, come invece fa con me, quindi cerca di auto-convincersi che deve a tutti i costi concludere la missione.
- Certo, dobbiamo soprattutto salvaguardare la vita del ragazzo: Voldemort non deve assolutamente capire che sono informato della missione di Draco, altrimenti per il giovane Malfoy sarà la fine! – esclamò Silente. - Tu, però, puoi provare a guadagnarti la sua fiducia, sei amico dei suoi genitori da tanto tempo… 
- No, Albus, al momento ho le mani legate: Bellatrix lo sta istigando contro di me, affermando che non sono degno di fiducia e che il mio non è il comportamento di un Mangiamorte veramente leale nei confronti del suo Padrone. – sospirò Piton. - Non posso rischiare di espormi troppo con lui finché non sarò abbastanza sicuro che passerà dalla nostra parte: sono costretto a mantenere l’ambiguità del mio comportamento altrimenti l’Oscuro Signore potrà tranquillamente leggere il mio tradimento nella mente del ragazzo e tutto sarà stato inutile.
– E’ vero, stiamo conducendo un gioco molto rischioso, ma, se riusciremo a convincere Draco a rinunciare alla sua missione e se tu, testardo come sei, avrai miracolosamente trovato una soluzione per la mia mano, – concluse Silente, permettendosi finalmente un sorriso, - allora, forse, potremo di nuovo chiacchierare nel mio studio bevendo tranquillamente un bicchiere di quell’ottimo idromele barricato di Madama Rosmerta!
 
L’imputato Severus Piton scuote dolorosamente il capo, esattamente come sta facendo anche il Piton del ricordo: non aveva mai condiviso l’ottimismo del vecchio Preside, ma, in quella notte ormai lontana, aveva ancora la speranza, in caso disperato, di potersi sacrificare al posto di Albus.
Era solo per quel motivo che, nonostante tutto, sulle labbra sottili del Piton del ricordo si era rassegnatamente adagiato un cupo sorriso.
Poi, anche quella residua illusione era miseramente crollata.
 
 
 
 
 

6 – L’incantesimo

Le immagini tremolanti del ricordo sfumano velocemente nell’aria, mentre un sottofondo di sommessi sussurri sorpresi si sparge per l’aula: le parole di Silente sembrano ancora risuonare tonanti a tardiva difesa di un imputato ormai condannato.
Lys cerca con lo sguardo il mago che è venuta a salvare: lui la osserva, rigido e silenzioso da dietro le sbarre, spaventosamente pallido, con i lunghi capelli neri che gli coprono parte del viso e gli occhi pieni d’un fuoco che la ragazza non ha mai visto prima in vita sua.
Il cuore le batte forte: non è difficile comprendere che quel mago ha dovuto, alla fine, uccidere un uomo al quale, come il ricordo ha appena mostrato in modo evidente, voleva molto bene; allo stesso modo in cui avuto dovuto rubarle la magia e portala lontano dal suo mondo per salvarle la vita, quando era appena nata.
Lys rabbrividisce a questo pensiero, quasi avvertendo un incomprensibile legame di sangue che la collega a Piton e Silente: un sacrificio che si è ripetuto dopo quasi sedici anni, sempre suggellato dal tormento dell’uomo che la guarda con quelle fiamme nere negli occhi, da cui è così ammaliata al punto da non riuscire a staccare lo sguardo.
Il Giudice rialza lentamente il volto dal pensatoio e, senza una sola parola, cambia il contenuto versandovi l’altro ricordo: un silenzio di piombo scende nuovamente intorno a lui, mentre l’incantesimo è ripetuto e nuove immagini si librano ondeggianti nell’aria.
Severus Pitonsospira angosciosamente e quasi vacilla per un istante, malfermo sulle gambe: sa che quel ricordo è ben peggiore del precedente perché, questa volta, sarà costretto a rivivere, davanti a tutti in quell’aula, il momento tremendo in cui ha dovuto acconsentire ad uccidere l’unica persona che avesse mai creduto in lui e gli avesse dato fiducia, il terribile istante in cui la sua fredda maschera d’indifferenza si è miseramente frantumata davanti all’uomo cui aveva imparato a volere bene come ad un padre.
Socchiude gli occhi mordendosi piano le labbra, mentre abbassa stancamente il capo, quasi svuotato d’ogni residua forza: da troppi anni non piange e ha dimenticato come si fa, ma ora sente mille spilli premergli nelle pupille, acuti e brucianti.
Sbatte rapidamente gli occhi più volte, ricacciando indietro lacrime che non può accettare e deglutisce a fatica: non può cedere, non deve, non davanti a tutte quelle persone che non hanno mai capito nulla di lui e che lo credono solo un essere insensibile e crudele, incapace di provare umani sentimenti, mentre lui, invece, non ha mai realmente cessato di portare orgogliosamente il proprio cuore sul bavero.
Ha passato gli ultimi venti anni della sua difficile esistenza a far credere d’essere chi non è mai stato, glaciale statua indifferente a ogni umana emozione: ha inciso il disprezzo per gli altri in ogni suo sgradevole lineamento solo per tenere tutti a distanza e preordinare la pericolosa recita che avrebbe inscenato al ritorno dell’Oscuro Signore.
A nessuno importa se, per riuscirci, ha dovuto implacabilmente soffocare il fuoco ardente della passione negli occhi e nel cuore, negando la sua stessa umanità.
Ed ora, proprio a due passi dall’agognata fine delle sue sofferenze, quando le attraenti braccia della morte finalmente si tendono cupide verso di lui, tutta la sua atroce finzione si dimostra vana e, per la prima volta, tutti potranno capire chi è veramente Severus Piton, quale straziante sofferenza ha dovuto affrontare per pronunciare quelle due maledette parole, acuminati rostri a squarciargli la gola, condanna perpetua e insopportabile nella sua memoria.
Ma, nonostante tutto, s’impone ancora, spietatamente, di riprendere il più completo controllo di sé, come sempre nella sua vita: deve farlo, deve riuscirci, pena un rovinoso crollo.
E’ un uomo, debole e fragile, proprio come ogni altro essere, distrutto da troppo possenti emozioni, ma non intende rassegnarsi né piegarsi, né, soprattutto, accettare l’altrui pietà.
Molto meglio l’incomprensione ed il disprezzo che, negli anni, ha imparato ad affrontare magistralmente con il suo tagliente sarcasmo.
Raddrizza ancora una volta dignitosamente le spalle, seppure con infinito sforzo, stringe i denti e fissa Silente, la più completa indifferenza di nuovo dipinta sul viso e lo strazio nel cuore a rivederlo davanti a sé, ancora vivo, comodamente seduto sulla sua poltrona nello studio circolare nella torre.
 
- Non ho altre informazioni dirette sugli Horcrux, ma ti ho raccontato ogni singolo particolare che, nel corso degli anni, ho scoperto sulla vita di Tom Riddle e che ti può essere utile. Ora tocca a te fare il resto.
Piton annuì cupamente:
- Sono certo che ne ha consegnato almeno uno in custodia a Bellatrix: si è più volte vantata che Voldemort le avesse a suo tempo affidato i suoi più preziosi tesori!
- Sembra che la pista che stavo seguendo sul medaglione di Serpeverde si sia finalmente riaperta: potrei essere vicino al traguardo e, se tutto va bene, ne avremo già distrutti tre.
Piton sospirò, preoccupato:
- Spero che non vorrai essere così testardo da andarci ancora da solo!
Silente sorrise, disarmante:
- A dir la verità, vorrei portare Harry con me!
Piton aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse di scatto: i suoi occhi parlavano per lui, raccontando furiosamente il suo disaccordo.
- Se la mia tesi è corretta, e solo Harry è in grado di distruggere gli Horcrux senza subire danni, è necessario che impari a riconoscere i trucchi usati da Voldemort. – aggiunse il Preside, condiscendente.
- Non è per nulla necessario: ci penserò io a sgombrare il cammino a Potter eliminando ogni barriera magica messa a protezione degli Horcrux. – intervenne Piton duramente. - L’importante è che Fanny consegni i miei anonimi messaggi al ragazzo: solo in questo modo potrò ancora passargli informazioni, quando tutti mi crederanno – il Professore prese fiato e il suo volto s’irrigidì ulteriormente prima di finire la frase sibilando, - un traditore e un assassino!
Silente sospirò e accarezzò dolcemente la Fenice che rispose con un lieve fischio modulato.
- Fanny sarà al tuo servizio, Severus, non temere.
 
Hermione Granger fissa le immagini del ricordo a bocca aperta; poi dà di gomito a Potter, sussurrando eccitata:
- Accidenti, Harry, come ho fatto a non capirlo prima? Ecco chi era il misterioso amico di Fanny che c’inviava tutte quelle preziose informazioni! Come ho potuto essere così immensamente stupida? L’ombra nera che mi pareva di aver intravisto, più di una volta, quando abbiamo recuperato e distrutto gli Horcrux, era proprio il Professor Piton che ci spianava la strada liberandola da ogni ostacolo! Ecco perché non abbiamo mai avuto difficoltà a recuperarli: te l’avevo detto che c’era qualcosa di molto strano!
 
- Sarà la tua unica amica… - sussurrò piano il Preside.
Piton strinse le labbra e distolse lo sguardo da Silente, che continuò, esitante:
- Ce la farai a sopportare il loro odio e le loro offensive accuse?
Piton emise un lungo sospiro, mentre un sorriso amaro gli incurvava le labbra sottili:
- Non che ora mi amino! – sussurrò ironicamente, sollevando un sopracciglio. – Stai tranquillo Albus: mi sarà molto più difficile sopportare l’amicizia dei Mangiamorte, che non il disprezzo dei tuoi amici.
- Mi dispiace Severus, ma a questo punto non sono rimaste altre scelte valide. – mormorò Silente ponendo la mano malata sulla spalla dell’altro che, in un primo momento, sembrò volersi sottrarre bruscamente all’inatteso contatto.
Poi, invece, adagiò lentamente la propria mano, pallida e sottile, su quella bruciata e rinsecchita dell’altro e chiuse gli occhi sospirando e scrollando lievemente il capo. Infine gli prese delicatamente la mano tra le sue, in un gesto di tenero e rispettoso affetto, e mormorò desolato, la voce roca incrinata dal dolore:
- Non ci sono riuscito, Albus: perdonami, ma non sono stato capace di trovare una soluzione per fermarla!
- Non esiste alcuna soluzione per vincere la Maledizione dell’Anello, ragazzo mio: non è colpa tua! – cercò di rincuorarlo Silente. - L’hai contrastata con la tua pozione finché hai potuto, regalandomi questi preziosi mesi di vita che mi hanno permesso di sistemare tutto quello che avevo in sospeso. Ora sono pronto a morire.
Tra i due maghi scese un silenzio impotente: la luce azzurra dello sguardo di Silente accarezzava, con rassegnata tranquillità, il tormentato fuoco nero che, indomito, continuava a divampare negli occhi dell’altro.
- Sarebbe del tutto inutile morire entrambi, ma è quello che accadrà se tu non mi ucciderai, quando verrà il momento. Senza la tua pozione che mi tiene in vita, non potrò sopravvivere che pochi giorni, dopo la tua morte.
Piton scosse ancora il capo, forsennatamente, disperatamente, mentre i lunghi capelli neri gli coprivano il viso. Poi strinse i pugni e implorò, in un sussurro tremante, le parole spezzate e soffocate tra i singulti, gli occhi neri spalancati sull’orrore di tenebre già troppo profondamente conosciute:
- No… no… per favore… non posso… non ce la faccio… no… ti prego, non costringermi…
Silente rimase in silenzio, attendendo con gravità che l’angosciato sfogo dell’altro si calmasse lentamente.
Infine disse, scandendo piano le parole:
- Ora, l’importante è salvare l’anima di Draco. La mia vita per la tua e il tuo straziante sacrificio per rendere a Draco l’anima che Voldemort ha cercato di rubargli. Guardami negli occhi, Severus! – esclamò con pressante decisone il Preside. – Rendi ancora integra e pura la sua anima e la magia tornerà, là dove sembrava per sempre perduta.
Silente sorrise, il volto quasi trasfigurato dalla luce che emanava dai suoi occhi:
- Non posso dirti altro, Severus, ma quando la magia tornerà, tu potrai finalmente stringere tra le braccia la tua felicità!
 
Le immagini sfumano nell’aria e Severus Piton è ben conscio che tutti quei maghi, rigorosamente prevenuti contro di lui, o indifferenti, nella migliore delle ipotesi, l’hanno appena visto in quel ricordo, desolatamente spogliato da ogni sua protettiva maschera, esposto ai loro occhi in tutta la sua tormentata fragilità di uomo, a invocare il perdono di Albus, padre e amico, stringendone con delicata premura la povera mano malata che non aveva saputo guarire, a supplicarlo disperato, senza alcuna vergogna,  di non obbligarlo ad ucciderlo.
Eppure, sebbene impietosamente messo a nudo di fronte ai suoi detrattori, Severus Piton, il mago ingiustamente accusato d’essere un Mangiamorte, traditore ed assassino, non pensa più alla vergogna d’essersi trovato a rivelare davanti a tutti la sua intima e debole essenza umana: ora riesce solo a guardare attonito il Severus sgomento del ricordo, chiedendosi come ha fatto a non capire, come ha potuto essere stato cieco e sordo davanti alle parole di Silente che ora gli paiono così chiare!
Quel giorno il suo vecchio mentore gli aveva rivelato l’esistenza di un arcano incantesimo di Magia Bianca che si sarebbe attivato con il sacrificio della propria vita, disinteressatamente immolata proprio per lui, per un caro amico, congiunto al suo stesso sacrificio di dolore nel portare a compimento quel terribile atto.
Ma c’era ancora una cosa importante da fare, essenziale, affinché l’antico incanto manifestasse il desiderato effetto: l’anima di Draco, sulla quale Voldemort aveva allungato l’ombra velenosa delle sue avide mani, doveva essere liberata dall’inganno e riportata alla purezza dell’innocenza.
Solo così la forza trascinante di un’anima recuperata alla luce avrebbe potuto rendere, ad un’altra anima, all’anima di sua figlia, della sua piccola Lys, la magia che lui stesso le aveva un tempo sottratto con un oscuro sortilegio di Magia Nera.
La morte è il prezzo della vita e la sofferenza regala la felicità.
Severus Piton ora sorride: un triste sorriso che si scioglie lento in quello che ancora brilla sul volto sereno di Silente.
Il grande mago aveva creduto profondamente in lui, aveva avuto fiducia fino al punto di affidargli la sua morte; il potente mago sapeva, con assoluta certezza, che lui non lo avrebbe mai deluso, che non si sarebbe tirato indietro e che, al momento giusto, avrebbe adempiuto il suo dovere, a qualunque costo, nonostante il tormento che lo straziava ed il rimorso che lo avrebbe per sempre torturato.
Così, senza neppure sapere qual era l’enorme posta in palio, Severus Piton aveva compiuto il suo dovere fino in fondo, esaudendo completamente ogni singola richiesta di Silente: anche quella di riportare nell’anima di Draco la luminosa purezza dell’innocenza.
Senza minimamente immaginare che stava lottando per la propria felicità.
L’ombra di un sorriso rassegnato aleggia appena sul suo volto pallido e stanco: non era nato per essere felice, lui!
 
 
 

7 – Colpevole o innocente?

 Quando l’eco del ricordo si spegne definitivamente, nell’aula scoppia improvviso un tremendo baccano, mentre la confusione e l’incertezza si dipingono sui volti stupefatti del pubblico.
Il terribile Mangiamorte, il crudele assassino, il pericoloso traditore, ora non sembra loro più così indubitabilmente tale.
La vittima ha appena inopinatamente scagionato il proprio carnefice, trasformandolo da esecrabile criminale in semplice uomo, fragile nella sua sofferente umanità, ma coraggioso nell’invitta determinazione a compiere il suo dovere.
Ma se i ricordi fossero stati contraffatti con magistrale perizia?
Se ancora ci fosse stato un terribile inganno?
Perché l’imputato non ha mai cercato di difendersi?
Il Giudice discute concitatamente con il Cancelliere e gli altri funzionari del Wizengamot, mentre grossi gufi s’involano veloci con importanti missive; i Giurati si scambiano sguardi preoccupati: la sentenza può essere modificata? Sono ancora sicuri di voler condannare quel mago al Bacio dei Dissennatori? Oppure quella condanna graverà per sempre sulle loro coscienze?
Il Cancelliere batte violentemente il martello per richiamare l’aula al silenzio e il Giudice si asside nuovamente sul suo alto scranno: tutti gli sguardi si fissano, tesi e pieni della sottile vergogna del pregiudizio, su Severus Piton che, mortalmente pallido, li sostiene con dignitoso orgoglio.
Le tenebrose fiamme dei suoi occhi vedono una sola persona nella grande sala, l’unica persona al mondo per la quale, ora, vuole ardentemente vivere!
Anche Lys lo guarda, sorridendogli appena, incoraggiante: sa di aver svolto nel migliore dei modi tutti i compiti che Silente le ha affidato e ora si aggrappa alla speranza che la terribile sentenza possa ancora essere revocata; che lui, il mago che la fissa con quegli occhi che sembrano contenere l’Inferno e il Paradiso insieme, possa ancora vivere.
Il Giudice attende che il silenzio sia completo, quindi enuncia:
- Questa Corte verificherà, fino a prova contraria, l’autenticità dei due ricordi che sono stati portati alla sua attenzione in così anomalo modo e, se la veridicità degli stessi, come sembra, sarà confermata dagli approfonditi controlli, la sentenza di condanna al Bacio dei Dissennatori sarà annullata. 
Di nuovo, mille bisbigli invadono la sala e paura ed eccitazione impregnano l’aria.
- Silenzio! Silenzio! – grida nervosamente il Cancelliere.
Il Giudice si volge lentamente verso l’imputato facendo segno che gli sia portato innanzi.
Il tintinnio degli anelli di ferro accompagna i movimenti del mago, mentre le pesanti catene intralciano le volute del logoro mantello: Severus Piton è al cospetto del Giudice e sul suo volto scavato, con le labbra esangui, gli occhi neri brillano d’una incomprensibile felicità.
- Supponendo che i ricordi che abbiamo appena visto rappresentino l’inequivocabile verità ed attestino quindi la sua fondamentale innocenza, perché l’imputato non ha mai cercato di difendersi esponendo a questa Corte la propria versione dei fatti?
Un ironico sorriso stira obliquamente le labbra di Severus Piton che, con studiata indifferenza, risponde laconicamente:
- Perché nessuno mi avrebbe mai creduto.
Gli risponde solo il momentaneo silenzio indispettito di un’autorità irrisa, accompagnato da indignati borbottii e consenzienti assensi.
- L’imputato sapeva bene quale sarebbe stata l’attesa condanna: non ha ritenuto che valesse forse la pena di battersi per provare a sostenere la propria innocenza? – incalza il Giudice aggrottando le sopracciglia.
Severus Pitonsospira profondamente, guardando fisso davanti a sé, di nuovo verso il nulla, verso un futuro privo di speranze, schiacciato dai troppi rimorsi del proprio passato, bloccato in un eterno presente che lo opprime pesantemente, tormentandolo con gli insopportabili ricordi dei suoi sbagli e delle sue colpe.
Innocente?
Era mai stato veramente innocente?
Lo era forse stato, quando, ingenuo ragazzo, aveva abbracciato la causa dell’Oscuro Signore, cercando una personale rivincita sul mondo che lo aveva sempre reputato indegno di attenzione, di stima e di rispetto?
Quanto era stato orrendamente colpevole, mentre serrava gli occhi e si tappava le orecchie, davanti alle vittime innocenti che imploravano una misericordia che la sua sete di sapere non poteva concedere?
Quanto era stato, ancora, profondamente colpevole, mentre la paura lo attanagliava e il suo pugnale regalava veloci morti pietose a vittime che ogni notte tornavano a tormentarlo con i loro occhi sbarrati, colmi di spaventoso nulla?
Era l’intensa sofferenza dei suoi laceranti rimorsi che gli era valsa l’amore generoso della sua dolce Lys?
Era stata la cupa disperazione che albergava nei suoi occhi, ancora pieni di tenebre, che aveva spinto Silente a credere fermamente in un ragazzo che aveva distrutto il proprio futuro, insieme a troppe vite innocenti?
Rischiare ogni giorno la vita, che era finalmente tornata a sorridergli, solo per cercare di ripagare le sue colpe passate, quale peso poteva mai avere sulla bilancia dell’umana giustizia?
Era la sua colpevolezza che l’aveva portato a perdere tutto in una sola notte, la donna che amava e la sua piccola bimba, e ad essere condannato a vivere in un incubo di rimpianti e di rimorsi?
Quanto erano valsi quasi quattordici anni di instancabile preparazione nell’attesa del ritorno del Signore dell’Oscurità, di implacabile repressione e controllo di ogni umana emozione, di crudele rinuncia alla vita, alla luce, al calore dei sentimenti?
Quanto gli era costato imporsi la tremenda condanna di non rivedere mai più sua figlia?
Quante vecchie, imperdonabili colpe aveva espiato sotto le lunghe e crudeli Cruciatus dell’Oscuro Signore, dopo il previsto ritorno, quando la sua mente rimaneva costantemente vigile e impenetrabile e le sue menzogne salvavano ora vite innocenti?
Quale baratro si era aperto davanti a lui, in quella notte tremenda, quando quel lampo verde aveva messo fine alla sua umanità per ricacciarlo spietatamente all’Inferno?
Cosa era rimasto della sua anima lacerata dopo quasi un anno passato tra feroci assassini, cercando di salvare l’anima di un ragazzo impaurito e indeciso, mentre le sue mani erano inesorabilmente costrette, contro ogni sua volontà, a immergersi nuovamente in sangue innocente?
Quanto contava il suo disperato dolore, il desiderio di morire al posto loro, le lacrime di sangue che sentiva stillare dai propri occhi, le urla angosciate del suo cuore?
Quale speranza cercava di riaccendere, anche per se stesso, ogni volta che segnava un punto contro il male, scoprendo un Horcrux ed aiutando il giovane Potter, ovviamente a completa insaputa dello stesso, a distruggerlo?
- Allora, l’imputato vuole finalmente degnarsi di rispondere alla Corte? 
La voce irritata del Giudice lo riscuote dai pensieri: la sua vita sembra composta solo da una serie infinita di domande senza risposte.
Ma il Giudice, astratta personificazione bendata della verità, esige una decisione precisa da lui: colpevole o innocente?
E lui, Severus Piton, non ha mai avuto alcun dubbio sulla corretta sentenza.
- Perché l’imputato non ha mai fatto valere la propria innocenza? – incalza insistente il Giudice.
Se solo Lys non esistesse, come sarebbe piacevole abbandonarsi al freddo oblio della morte!
Stringe i denti, serra i pugni sotto il mantello facendo vibrare le catene ed alza il viso, pronto ad impersonare il più crudele avvocato dell’Accusa che mai sia entrato in quell’aula.
Con voce stentorea, Severus Piton comincia l’arringa contro se stesso.
- Perché io sono profondamente colpevole. Perché ho ucciso il solo amico che avevo, l’unica persona che mi voleva bene, l’unico che aveva sempre creduto in me e mi aveva offerto stima e rispetto.
Una breve interruzione, solo per cercare il respiro in mezzo a troppo recente sofferenza, poi la sua voce decisa si leva ancora nell’aria:
- Perché io non merito alcun perdono, ma solo la condanna di tutti voi, gente retta e rispettosa, per questo e per gli altri atroci crimini che ho commesso, e che ora non intendo minimamente negare, quando ero ancora troppo giovane per comprendere a pieno l’orrore delle mie azioni.
Ancora un lungo e doloroso sospiro.
- Non voglio, né posso, essere perdonato. La vostra irrevocabile condanna è l’unico corretto giudizio che ho realmente meritato con le mie azioni: una punizione totale e senza pietà, che possa brutalmente strapparmi via il soffio vitale, in cambio di tutte le povere anime di cui sono stato causa di orrida distruzione.
Negli occhi neri scorrono le ardenti fiamme della sua infelice esistenza: le colpe si susseguono solo alle colpe e non c’è alcuna pietà per le sue scelte sbagliate, nessuna misericordia per i suoi errori, neppure il minimo valore è assegnato alla sua vita, ogni giorno messa a rischio per riparare al passato.
La sentenza è definitiva e inappellabile.
- Non mi sono mai difeso perché io, per primo, mi sono condannato, perché io voglio solo…
La voce gli trema, si spezza un istante: le emozioni troppo a lungo represse irrompono sul suo volto, pallido più che mai.
- … io volevo solo morire!
Deglutisce a fatica, le labbra riarse, la voce roca:
- Perché pensavo che nulla più mi legasse a quest’esistenza alla quale, tanti anni fa, ero stato impietosamente condannato a vivere, dopo aver perduto tutto ciò che amavo!
Alza il viso scarno e dirige lo sguardo scuro sulla folla, fino a trovare lei, la sua piccola Lys, la sua bambina, e sussurra piano, in un ultimo sospiro tremante:
- Ma mi sbagliavo, tremendamente!
Fiamme disperate e tumultuose ardono in quegli occhi di tenebra, rivolti solo a guardare intensamente sua figlia, mentre la luce di un sorriso d’amore si accende sulle sue labbra sottili, appena dischiuse.
 
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