Il Calderone di Severus

Severus Ikari (Aprile)

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view post Posted on 13/3/2014, 21:13
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Una piuma che vola verso il futuro - long fic media - 12.994 parole - 40 punti
(mi sa che 6 parole le aggiungo qua e là, così arrivo a 13.000 tondi tondi :lol:)


Capitolo 1 - 1547 parole
Capitolo 2 - 1550 parole
Capitolo 3 - 1561 parole
Capitolo 4 - 1603 parole
Capitolo 5 - 1617 parole
Capitolo 6 - 1659 parole
Capitolo 7 - 1637 parole
Capitolo 8 - 1820 parole


Voci dei passi nudi - mini raccolta di 4 poesie di 30 versi ciascuna - 20 punti


Ballata per una Vestale - raccolta di 8 ballate di 14 versi ciascuna - 20 punti (3 non conteggiate)
____________________
TOTALE = 60 punti





Edited by Severus Ikari - 29/3/2014, 16:45
 
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Abbiate un po' di pietà, è una storia strana, il mio modo semplice di vedere il Tempio e ciò che è, l'idea mi è venuta spolverando (il che è tutto dire XD) quindi è polverosa, dovrebbe essere un modo per mostrare al Signore del Tempio cos'è per noi e che cosa ha creato e che deve finalmente lasciarsi andare alla vita perché c'è speranza per tutti :D
Se c'è qualcosa che non va con la mia visione di voi vestali (soprattutto alcune) ditemelo pure che sistemo ;)
Se trovate errori non è un problema, devo ancora sistemarli come si deve, ma mi serviva prima sapere se possono andare.



Capitolo 1



Sotto una grossa luna che colorava d’argento la superficie del mare, una piuma graffiava una pergamena sporcata d’inchiostro, un rumore sgraziato che spezzava l’armonia della natura e il leggero chiacchiericcio di alcune donne poco lontane; la giovane strega che teneva la piuma sbuffava ripetutamente, aumentando il suo stesso fastidio.
«Posso disturbarti?» La sua voce era velluto.
La sua voce era una piuma che si posava leggiadra su un pezzo di carta e con dolcezza vergava parole eleganti, parole che come musica sarebbero arrivate agli angoli del mondo, nel cuore delle persone.
La giovane dagli scuri capelli, annuì e sorrise, mentre la lunga veste di un rosso cupo si muoveva appena, spostata dalla leggera brezza che veniva dal mare scintillante per quella luce che ne sfumava l’oscurità.
«Cosa scrivi?» le chiese in un sussurro.
«Provo a lasciarmi andare alla poesia.»
«Ed è difficile?» continuò il mago mentre fissava i suoi occhi neri alle pergamene già scritte che giacevano ai suoi piedi, spostate un poco dal lieve vento che accarezzava la lunga scalinata di marmo.
«La poesia no. Lo è scrivere con questa… questa cosa!» e lo sentì ridere appena, al buio e alla luna mentre le altre donne con i loro molteplici colori si voltarono incuriosite: non per la risata spontanea del mago alla quale ormai erano tutte abituate e tutte artefici per un motivo o per l’altro; ma per vedere quale fosse la ragione di quella gioia improvvisa poiché durante la cena erano stati entrambi silenziosi, persi nei loro pensieri, come spesso gli capitava di essere.
«Ilya ha provato ad insegnarmi ad usarla, ma rimango una frana. Una frana coperta d’inchiostro! E lei, invece, ci riesce benissimo!» voltarono entrambi lo sguardo verso la donna anch’essa vestita di rosso che si era sentita quell'improvviso brivido lungo la schiena di quando si è nominati da qualcuno.
Anche se in quel momento la voce della ragazza era talmente alta che sarebbe stato difficile non accorgersene.
«Nel mio paese usavamo direttamente la bacchetta per scrivere e la mia famiglia non mi ha mai incoraggiata a sporcarmi le mani. Su certe cose.» un lungo sospiro interruppe le sue parole, mentre il mago continuava ad osservarla con curiosità.
Quella stessa curiosità che lo assaliva ogni volta che vedeva tutte loro camminare una di fianco all’altra a passi nudi per le stanze del Tempio, loro così diverse sotto tanti aspetti, eppure spesso gli sembravano una sola persona che procedeva in una lenta processione.
Più volte gli avevano ripetuto che era lui stesso ciò che le accomunava tutte, non c’erano età, paesi, interessi e vissuti che tenevano di fronte ai suoi occhi di tenebra.
E continuavano a ripeterglielo perché lui sembrava non voler credere alle loro parole: era del tutto impossibile che una qualsiasi persona sana di mente avesse potuto provare affetto nei suoi confronti e aprirgli tutto il suo perdono e tutta la sua comprensione.
“E allora siamo tutte pazze!” gli aveva urlato quella stessa giovane donna seduta accanto a lui. “L’affetto e l’amore sono pur sempre una forma di pazzia, no?” aveva aggiunto come fossero le più semplici della parole, con quel suo sorriso sereno al quale era seguito il sorriso di ognuna di loro, diverso ma così simile nel profondo.
«È meglio se la poso, prima che la rompo. Ed è un regalo e non voglio romperlo» parlò mentre si alzava dal bianco gradino del Tempio, volgendo lo sguardo a quel mare che spesso l’aveva portata lontana nel tempo, lì dove c’erano i suoi ricordi e i suoi sentimenti più profondi.
«Tu perché sei qui?» le domandò all’improvviso interrompendo i suoi pensieri che sapeva le avrebbero di nuovo fatto male da un momento all’altro; scosse la testa e inspirò a fondò l’aroma salmastro del mare e tornò a guardarlo, a guardare quegli occhi che inconsapevolmente l’avevano strappata dalle tenebre in cui era caduta lei stessa, da quel buio che l’aveva inghiottita facendole tremare il cuore al solo volger la mente.
«Perché mi sono aggrappata a lei.» Faceva sempre fatica a parlare di se stessa, di ciò che era stata la sua vita; forse, là dentro, erano poche le persone che potevano affermare di conoscerla perfettamente, e si voltò appena ad osservare il volto sereno e felice di Ki che conversava con le altre; poteva dire con assoluta certezza che una di loro la conoscesse meglio di quanto potesse conoscersi essa stessa, e si perse nella risata cristallina di Kendra e nei suoi capelli turchesi sfumati del blu profondo del mare.
«Perché nella sua forza ho cercato di trovare la mia.»
«Cercato?» la interrogò ancora, curioso. Era sempre curioso quando si trattava della vita di quelle donne prima che giungessero lì solamente per lui, ma non era perché voleva impicciarsi, voleva soltanto sapere chi erano al di là dei loro veli colorati e dei passi silenziosi tra la fredda pietra.
Loro sembravano sapere ogni cosa di lui, ogni sfaccettatura del suo essere, e a lui sembrava quantomeno equo conoscere qualcosa di loro, sempre se fossero ben disposte a parlarne personalmente, non le avrebbe mai forzate a fare qualcosa contro la loro volontà.
E non sarebbe nemmeno entrato nella loro mente per sondarne ogni angolo buio, seppure sarebbe stato così semplice per lui.
«Beh… ci sto lavorando» e gli sorrise serenamente sfregandosi la nuca come se fosse una bambina appena beccata a rubare dei biscotti da uno scaffale della cucina.
«Io non sono un bell’esempio da cui prendere ispirazione» parlò ad un tratto, guardando una ad una quelle donne così diverse per età e per aspetto, guardando quelle donne che lo amavano senza porre alcuna condizione, che si prendevano cura di lui e che sembravano aver cancellato ogni oscura traccia del suo passato.
Lui, però, sapeva che era ancora lì, sotto quel Marchio ormai sbiadito, c’erano diverse e molteplici macchie che gli sporcavano l’anima stessa, e le sentiva, le sentiva giorno dopo giorno e notte dopo notte, e anche se quelle donne facevano di tutto per portare i suoi pensieri altrove, sapeva che loro erano lì.
E non poteva di certo biasimare quelle sensazioni perché erano solamente ciò che meritava, patimenti che avrebbe dovuto sopportare in eterno, anche se, doveva ammetterlo, era difficile non lasciarsi contagiare dalla loro serenità e dai loro volti felici che spesso lo facevano sorridere.
«Non è vero!» ma il mago aveva abbassato il volto, sospirando rassegnato a quella verità che cercavano di infondergli, alla quale non credeva affatto. «Ci osservi. Osservi ognuna di noi ed entri nelle nostre menti, se vuole, e vedrà quella realtà che ancora si ostina a non volersi imprimere nella sua, di mente. Sa che non le mentiremmo mai, nessuna di noi lo farebbe.»
«Voi siete molto gentili con me, ma io ho ucciso, persone sono morte per colpa mia, e questo non è proprio un modello da seguire.»
«Le sue sono state scelte sbagliate e azioni compiute perché non poteva fare altrimenti. L'intera esistenza di ogni persona è costellata da errori, io potrei fare dei trattati, ma questo non significa che lei sia una persona malvagia da evitare e che non può essere amata.»
Stasja gli sorrise, di nuovo, e mentre lo guardava con sguardo dolce colmo d'affetto, tornò a sedersi sugli scalini del Tempio, in quello stesso punto dove si era fermata a scrivere alla luce della luna che imponente la osservava, osservava tutti loro illuminando i loro sguardi dei molteplici colori che avevano addosso.
«Perché sei venuta qui, con loro?» ancora quella curiosità, quella voglia di conoscere quelle donne che lo stavano spingendo fuori dall'oscurità passo dopo passo – se mai fosse stato possibile. «Probabilmente non sono affari miei, quindi se non ne vuoi parlare va bene lo stesso.»
La giovane strega per un attimo fissò il mare poco distante, come se tra le sue acque potesse trovare le risposte che cercava, come se in quel profondo nero sporcato d'argento avesse potuto trovare il coraggio per dirgli quello che aveva chiesto.
La sua voce era sempre una piuma leggera, una delicata carezza che dissipava la più densa delle oscurità, e sorrise la strega mentre lo osservava appena, e sorrise ancora e ancora, amaramente e dolcemente.
«Non sono venuta qui con loro. Mi ero smarrita in quel bosco dove sono finita non so come, spinta da una forza che non conoscevo e da una voce. Da un nome. Mi sono persa e mi sono ritrovata qui.» La serenità sul suo volto scemò pian piano, come un vecchio maglione di lana impigliato ad un pezzo di legno rotto, che si sfilacciava pezzo dopo pezzo, centimetri che si perdevano sul terreno coperto di fango.
«Se vuole può vedere lei stesso. »
Gli stava davvero dando il permesso di entrarle nella mente? Di scoprire tutto ciò che si celava nella sua anima?
Si fidava di lui fino a quel punto?
“Osservi ognuna di noi ed entri nelle nostre menti, se vuole”, gli aveva detto poco prima: davvero avevano così tanta fiducia in lui? Nel mago che aveva ucciso e le cui mani erano sporche di sangue?
«Avanti, io sono qui e non mi muovo.»
«Però non darmi del “lei” che mi fai sentire vecchio e imbarazzato per tanta cortesia che mi riservate.»
A Stasja venne da ridere per quelle parole, e ad un tratto le si figurò il suo volto appena sfumato da un lieve rossore, e un sorriso ampio continuò a piegarle le labbra, mentre il mago la guardava con un misto di curiosità e contrarietà.
Poi, però, si fece di nuovo seria e
rimase immobile a guardarlo mentre lui entrava silenzioso e delicato come una bianca piuma nel suo io più profondo e intimo, per guardare ciò che tanto desiderava mostrargli.
Le labbra di Stasja si piegarono verso la luna quando la bacchetta si mosse leggera.

Edited by Severus Ikari - 31/3/2014, 19:21
 
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Finisco la mia storia (spero entro sabato) e poi leggo subito il tuo capitolo così ti so dire.

Edited by Ida59 - 1/12/2015, 22:09
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 13/3/2014, 22:42) 
Finisco la mia storia (spero entro sabato) e poi leggo subito il tuo capitolo così ti so dire.

Non ti preoccupare, in tutta tranquillità, prima pensa alla tua storia ;)

Io intanto inserisco il secondo capitolo perché da qui si cambia un pochetto, come dire, "stile"?! Bah.



Capitolo 2



C'è il sole ad illuminare le vetrate di quella casa, ad illuminare il suo viso che sorride ad un punto lontano che fai fatica a scorgere, a delle sagome indistinte che non conosci e che ti sembrano appartenere ad un mondo così distante e diverso dal tuo.
Senti il suo sorriso come se fosse il tuo, come se ti appartenesse, ma all'improvviso tutto si fa nebbia e l'immagine che hai davanti agli occhi sbiadisce fino a scomparire.
Adesso vedi la pioggia, vedi due persone strette l'una nell'altra che ridono e si muovono creando cerchi, felici come se l'acqua non li sfiorasse; senti le loro voci e ne riconosci una, quella stessa risata che spesso hai sentito tra le altre, colorate dei loro stessi colori.
Vedi un anello scintillare sulla mano dell'uomo, una fede nuziale oseresti dire, e stringi lo sguardo per osservare meglio, ma sulle dita di lei non vedi nient'altro che pelle e carne, nient'altro che una spada con un rubino sull'elsa, sulla quale si stringono due dragoni argentati.
E senti il dolore, senti il dolore e la felicità che danzano insieme, allegri, che lottano e combattono in una battaglia eterna che non avrà mai fine e lo sai, sai perfettamente cosa si prova.
Sai che c'è un velo sottile che ti separa da lei e dal suo ricordo, da tutto ciò che è stata e da tutte le immagini che ti fanno male nel petto e potresti urlare a quei coltelli che ti si piantano sul cuore ogni volta che il suo viso si fa nitido davanti ai tuoi occhi e la osservi morente su un pavimento.
Poi, però, senti il suono di un'altalena, quel cigolio che ti pregava ogni volta di eliminare e tu sempre ti rifiutavi con una scusa diversa, perché in fondo ti piaceva quel rumore, ti piaceva perché quando lo sentivi, sapevi che lei c'era e ti aspettava.
Alla fine arrivò solamente il vento a muovere quelle catene, e quel cigolio si fece sofferenza.
Ed è lo stesso suono stridulo che senti nei pensieri di quella giovane donna al ricordo di quel volto in cui un po' di grigio sporcava il nero dei capelli e gli occhi erano di un blu intenso come il mare che guardi ogni giorno protetto da quell'abbraccio di marmo dove le ombre si confondono l'un l'altra.
Tutto svanisce di nuovo e senti due cuori battere veloci e vuoi uscire da quella testa, da quelle immagini così personali che non vorresti vedere, ma una mano ti trattiene e sai che quella è fuori dalla tua mente, senti la stretta reale su quelle dita che ancora tengono la bacchetta.
Vedi una strana veste, nero che si confonde col rosso, e quello stesso stemma che c'era sull'anello che lei portava al dito, quel piccolo insignificante oggetto che lei non voleva e che come un enorme peso era costretta a portare giorno dopo giorno, mentre sulla mano sinistra desiderava qualcos'altro.
Ritorna la pioggia e con essa le lacrime che scendono veloci e poi lente, e poi ancora veloci, come catene che ti ancorano a terra, ti legano alla disperazione che non puoi non sentire tua quando ti sembra per un attimo di tornare in quella casa dove ormai dimorava soltanto il respiro della morte.
Me l'avevano ucciso. Mio padre l'aveva ucciso perché si era innamorato di me ed era sposato.
Ed io non avevo più niente. Avevo il vuoto dentro di me.

E tutto così irreale quello che stai vedendo, e non capisci il motivo che l'ha spinta a mostrarti tutto quello, a mostrarti la sua vita, e lasceresti stare se solo non sentissi la pressione della sua mano sulla tua.
Le immagini scorrono una dopo l'altra e come il tempo passano senza sosta mentre quella sagoma immobile all'angolo di una stanza rimane al buio, a piangere per ore senza nemmeno avere la forza di alzarsi da terra o uscire da quella casa che ormai non è più sua, e anche se vuole andarsene lontano, il terrore è completamente padrone del suo corpo, e osservi ogni sua prova che finisce nel nulla, nel ricordo di un corpo senza vita.
Nella paura che la blocca tra quelle mura che non le appartengono più.
Poi è venuta la rabbia.
E con quella la paura è sparita.

Vedi le risate isteriche di un cuore vuoto, di un'anima disciolta in un veleno di malvagità e odio che cade dalle sue mani in incantesimi mortali.
E ti ritrovi in lei, ti ritrovi soggetto di quei quadri oscuri come un fantasma entrato nel suo corpo posseduto da una vita che non era la sua.
Dopo anni in cui le mie mani erano nient'altro che sangue, ho scoperto che non era morto, mio padre non lo aveva ucciso, ma me lo aveva fatto credere perché gli servivo, come dire... “assassina” è la parola giusta.
E lì mi è crollato nuovamente tutto il mondo addosso.
Non sapevo quale sorte gli fosse toccata, non sapevo che ne fosse stato di lui, probabilmente nemmeno si ricordava di me e non ha mai cercato di ritrovarmi.
Ero una persona buona e altruista, poi mi sono ritrovata ad essere niente.
Il vuoto è cresciuto e mi ha divorata, mi ha trascinata all'inferno.
E una piccola stanza nascosta da qualche parte in Europa si è trasformata nel mio tutto, nel mio guscio protettivo dal quale, nuovamente, non riuscivo ad uscire.

E di nuovo guardi ogni cosa, attentamente, come se stessi lì tu stesso, un invisibile e silenzioso osservatore che non poteva fare nient'altro che osservare e rimanere muto.
Ogni giorno osservavo la mia bacchetta e pensavo al modo migliore per farla finita, poi, però, per un motivo o per l'altro lasciavo perdere, forse semplicemente ero troppo codarda per farlo.
Sgrani gli occhi e lo vedi, vedi il suo volere e sai che è reale.
Sai che è un desiderio che l'ha afferrata davvero, e quante volte tu stesso avevi chiesto e sperato che la tua vita finisse, che il dolore cessasse e le tue colpe in un attimo sparissero come un incantesimo che cancella ogni minima traccia di qualsiasi cosa.
Avresti voluto che il destino si fosse preso te, inutile pezzo di legno, invece che le persone cui volevi bene e che si erano avvicinate troppo al mostro che eri; lo desideravi con forza, ma avevi quel dannato dovere da portare a termine.
I tuoi maledetti compiti.
E invece la sorte aveva deciso altro per te: ti eri salvato, eri rinato e adesso vivevi tra quelle donne che dicevano di amarti e che sembravano aver perdonato e cancellato ogni azione bieca che avevi commesso.
Forse potevi davvero essere finalmente felice.
Poi ho sentito una voce.
Un nome.

Forse c'era davvero speranza per te.
Sapevo chi fossi e la tua storia è giunta a me, il tuo passato colmo di luci e ombre.
Ed è stato questo a farmi alzare pian piano da terra.
Sono stati i tuoi occhi a farmi aprire le finestre alla vita.
Il tuo cuore e la tua anima a farmi spalancare la porta di casa e posare quei passi sul prato illuminato dal sole come se fossero i primi della mia vita.

Vorresti chiudere gli occhi, ma non ci riesci, non riesci a non guardare tutto il bello nascosto in quelle immagini e dentro di te senti che non può essere per merito di uno come te se lei è tornata a vivere e a sorridere.
Semplicemente non può essere.
Hai svegliato il sonno in cui era caduta la mia esistenza.
Non riesci a crederci, vero?
Perché ancora non credi a queste donne e ai loro sentimenti verso di te, al quel perdono che meriti sopra ogni cosa?
Così sono tornata ad essere una donna dedita alla bontà e all'altruismo, cercando di espiare anche solo in minima parte ciò che ho fatto, ma l'ho fatto con gioia, anche se questo mi è costato parecchie delusioni.
E te le mostra tutte, una dietro l'altra, ma non c'è dolore in lei, c'è una profonda tenerezza che diventa anche la tua in modo del tutto imprevedibile.
E senti che quelle delusioni sono ormai siepi da scavalcare che la rendono più forte, più padrona della sua vita e del suo essere, anche se osservi ancora molti ostacoli sul suo cammino, ancora molte ombre.
“Beh... ci sto lavorando”, ti ricordi quelle parole che ti ha detto appena pochi minuti prima e le sue labbra che si erano piegate all'insù.
Ho visto la speranza nei suoi occhi, l'abbiamo vista tutte noi.
Come una piuma leggera si è posata sui nostri volti, per questo ognuna di noi è legata a lei.
Per questo la amiamo.

Ognuna a suo modo, certo, ma pur sempre una forma d'amore.
Non lo vedi, ma senti il suo sorriso scaldarti l'anima, il sorriso di tutte loro: colori diversi di uno stesso tessuto.
E se c'è stata speranza per me, dopo quello che ho fatto e ciò che sono stata, allora di sicuro c'è anche per lei.
Scuoti la testa perdendo il contatto per un attimo, mentre la brezza si è fatta più insistente, ma Stasja ti afferra di nuovo le dita, con decisione, non con la delicatezza con la quale solitamente si prende cura delle tue mani, e ti stringe, in una muta richiesta di continuare a guardare.
E tu, silenzioso, continui ad osservare.

Edited by Ida59 - 1/12/2015, 22:10
 
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Intanto inserisco il 3° capitolo, ma prima ci tengo a dire una cosa che vale per quello che ho già inserito e quello che inserirò.

Nel descrivere alcune di voi (Cla, Ida e Monica su tutte) sono andata a quella che è la mia conoscenza (di Cla e Monica è decisamente ben maggiore) e la mia sensazione nel tratteggiarvi, quindi, se mai avessi scritto qualcosa che pensate non vi descriva bene, che vi offenda in qualche modo o che io abbia toppato sui vari aspetti, prima di tutto non è una cosa assolutamente voluta, di certo non era mia intenzione, quindi non prendetevela e anzi, ditemi cos'è che non va e io sistemo il tutto ;)



Capitolo 3



La pioggia è leggera e si insinua tra le foglie attaccate con decisione agli alberi da cui succhiano la vita, in quella foresta che ti sembra stranamente familiare, in quel sentiero dove ricordi di aver camminato spesso anche nelle notti senza luna ad illuminarti la strada che col tempo hai imparato a conoscere come fossero quei bui corridoi in cui ti perdevi nei pensieri e nei ricordi, solo nell'oscurità.
Senti un leggero fruscio e cerchi un qualcosa al di là delle gocce d'acqua, ma non sai con esattezza cosa cerchi; poi vedi dei passi, un'ombra, una veste lunga, scura, e vedi scintillare quello stesso anello mai desiderato che hai visto nelle immagini di prima, in quell'abbraccio che non avevi alcun diritto di osservare.
La giovane strega se lo sfila e lo getta lontano, oltre una piccola discesa dove una sera hai colto delle splendide rose bianche sfumate d'azzurro.
La foresta è silenziosa, la natura è quasi completamente addormentata mentre un piccolo barbagianni ti osserva da un basso ramo, senza paura, come se foste creature simili di una stessa notte.
Ti sembra di camminarle vicino, ma sai che tu non sei lì, non eri lì, non sapevi neppure di quel luogo così incantato perso tra il bosco e il mare che insieme creano mura di natura a protezione di quel candido e scintillante marmo.
Lei era lì.
Non fisicamente, ma era dentro di me, era dentro la mia anima.
Nel profondo del mio cuore.
Nel cuore di tutte noi.

Continui ad avanzare a passi lenti, schiacciando sotto i tuoi piedi alcuni rami caduti, ma tu non sei lì, e trovi assurdo che i tuoi passi producano quei rumori.
Sono i miei rumori, ma li sente come suoi, perché la sua esistenza è entrata in me, per questo motivo io sono giunta in questo posto, senza saperne nulla, come attratta da una magia che non riuscivo a spiegarmi, tantomeno a controllare.
Senti una voce, un sussurro. Un nome.
Cerchi di prestare attenzione ad ogni sfumatura e ti sembra che quella voce provenga dalla tua gola, ma le tue labbra non si muovono e ti sembra così assurdo, così diversa da quello che credi che sia.
Rialzati.
Rialzati.
Rialzati e reagisci.
Questo mi diceva la sua voce nella mia testa, ma io avevo ancora paura, e ancora ne ho su molte cose, ma quel suono continuava ed io non potevo non ascoltarlo, era come se dovessi ubbidirgli.
Era come guardare una piuma bianca che si librava davanti ai miei occhi che dovevo assolutamente afferrare e stringere al petto.

Arrivi ai piedi di una scalinata, bianchissima e luminosa anche se il sole è coperto dalle nuvole e la pioggia le scivola addosso rendendola umida, procedi come se la tenessi per mano e sali con lei ogni singolo gradino, fino a quando non ti fermi e lei con te.
Vi bloccate davanti ad un gruppo di donne che si voltano, incuriosite e guardano la giovane strega, ma non te, perché?
Tu sei lì con lei, eppure non ti vedono. Perché?
Perché lei era dentro di me, era la voce nella mia testa, la felicità nella mia anima e la forza nel mio cuore.
Era in tutte loro già da allora e ancora prima, e non avevano bisogno di voltare lo sguardo per vederla, lei è sempre dentro di loro, le accompagna costantemente nelle loro giornate e veglia in silenzio i loro sogni.
Lo faceva già allora e ancora prima di conoscerle.

Ti scosti appena da lei e rimani ad osservare quelle donne così diverse e così simili che adesso conosci, ma una strana incertezza ti assale e sai che non è la tua, ma è lei a provarla nel guardare quelle persone così distanti dal suo mondo.
Qualcosa, però, mi diceva che avevamo delle ragioni in comune, vissuti ed esperienze differenti, ma c'era qualcosa che ci legava nonostante non ci conoscessimo neppure, e non avevo bisogno di spiegare il perché mi trovassi lì, loro avevano già capito.
Una donna si stacca dalle altre, ha dei lunghi capelli castani, raccolti dietro la nuca con una splendida spilla di corallo, e un abito rosso che colora di porpora il marmo sotto i suoi piedi nudi, e si avvicina a Stasja, la giovane strega che ti sta mostrando quelle immagini.
«Ciao, io sono Ilya, benvenuta nel Tempio» e una ad una le presenta le altre, con un sorriso sulle labbra che sembra rassicurarla.
Una di loro ha uno sguardo più timido, sta indietro, come se volesse rimanere in disparte ed osservare in silenzio qualcosa che non le appartiene e che le sembra irreale, come se far parte di tutto quello non fosse per lei.
Percepisci l'affetto sincero di Stasja per quella donna e non riesci a non sorridere al pensiero che quei sentimenti così profondi, possono davvero essere nati grazie a te.
Ha creato molte cose belle.
Molti legami, affetti e amicizie sono nati e sono cresciuti grazie a lei, grazie al racconto della sua vita e grazie alla sua vita stessa.
Ognuna di noi ha visto il bello dentro di lei e l'ha fatto suo, legandolo a sé, e legandosi le une con le altre.

Inizi a crederci?
Cerchi di allontanare i dubbi che ti assalgono e torni ad osservare, spettatore non pagante di un qualcosa che ti sembra una magia inspiegabile, difficile da cogliere.
La magia è la sua, quella che lei ha creato con le sue stesse mani che non sono soltanto sofferenze e colpe come lei crede. C'è molto altro in loro, c'è molto altro in lei, e le basta solamente sconfiggere quell'assurda cecità che la affligge.
Le tue mani che non sono soltanto macchiate di sangue e di dolori, ma hanno felicità tra le dita, ed è un profumo che riesci ad assaporare ogni volta che si prende cura di esse in carezze che leniscono ogni tua sofferenza.
E lo inspiri quando ti sorridono senza chiederti null'altro in cambio che il tuo, di sorriso e la tua serenità.
La osservi mentre fissa i suoi occhi alle sue mani che come le tue nascondono orrori e lamenti, la vedi mentre a fatica riesce ad alzare lo sguardo verso quelle donne che le parlano, anche se le risulta difficile ascoltare le loro parole, poi Ilya le sfiora una spalla in un gesto quasi materno, cercando di rassicurarla.
«Qui conta soltanto ciò che sei veramente, non conta ciò che hai fatto. Il Signore del Tempio ci insegna proprio questo.»
È uno dei tanti inconsapevoli insegnamenti che ha dato ad ognuna di noi.
Solo che lei ancora non ci crede ed è per questo che le mostro tutto questo.
Magari riesce ad aprire finalmente gli occhi.

E senti di nuovo il suo sorriso scaldarti il volto, il loro sorriso scaldarti la nuca, le spalle, fin nel profondo del cuore, e ne senti tutto il calore pervaderti l'anima stessa.
«Coraggio, entra. Tutto ciò che ti chiediamo, è l'amore e il rispetto per lui» e ti indica come se tu stessi lì, col tuo corpo, eppure non ci sei, te l'ha appena detto Stasja.
“Era in tutte loro già da allora e ancora prima, e non avevano bisogno di voltare lo sguardo per vederla, lei è sempre dentro di loro” ti ha detto la giovane strega, e tutte loro non volgono il loro viso verso di te, ma hai la sensazione che si osservino l'anima, si guardino dentro, come se tu davvero stessi dentro ognuna di loro.
E qualcosa comincia ad agitarsi dentro di te.
«Non mi mancano nessuno dei due, sono qui proprio per lui, se sono così lontana dal mio nulla, è perché una strana magia mi ha attirato proprio in questo luogo senza saperne alcunché» e le loro labbra si piegano, una ad una le donano il loro sorriso e il loro calore e la accolgono tra di loro come se fosse una persona conosciuta da sempre e non un'estranea che si era persa per caso nella foresta.
Non esiste il caso.
Se sono qui, è perché lei mi ha spinto a reagire, mi ha spinto qui, dove ho trovato altre persone che come me avevano bisogno di una mano che le aiutasse ad alzarsi da terra, di qualcosa che le facesse sognare.
E lei è stato quella mano che ha aiutato ognuna di noi a volgere di nuovo il viso al cielo, a quelle stelle che ogni notte proteggevano e osservavano le sofferenze che ognuna di noi si porta dentro.
Se siamo qui, è perché abbiamo bisogno di lei e lei ha bisogno di noi, del nostro perdono, dei nostri occhi per riuscire a scorgere tutto ciò che di bello c'è in lei e che noi vediamo come fossero farfalle che volano davanti al nostro volto.

«Ki ti mostrerà il Tempio» le parla Ilya e vedi Stasja sorridere a quella donna che lentamente avanza tra le altre, timida e quasi timorosa, e senti in lei un senso di familiarità, senti in lei una sensazione di conoscenza, come se la conoscesse da sempre e non da appena pochi minuti. «Poi potrai andare un po' a riposare e domani parleremo con maggiore tranquillità di quello che sarà il tuo compito qui», aggiunge la strega dal lungo abito rosso che tinge le gocce di pioggia che adagio cadono su quel luogo immerso nell'incanto.
Immerso in lei.
Insieme a lei – con lei – seguite Ki, passi verdi che si perdono nell'ombra.
 
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Capitolo 4



L'acqua si muove piano sulla spiaggia carezzando il bagnasciuga, mentre alcuni gabbiani volano sul mare illuminato dai forti e luminosi raggi del sole che scaldano tutta la natura che circonda quel luogo e ognuna di quelle donne perse nel suo calore, in quella sensazione di tepore che gli scalda la pelle, e poi ancora più in profondità, fino a bruciare le loro stesse anime.
È un fuoco che non fa male, però, è la percezione del loro buio che pian piano si dissipa.
Se ne stanno lì, sedute, sdraiate, in piedi, tranquille a conversare, di cosa non riesci a determinarlo, ma diversi brividi ti percorrono la schiena.
Hai una sensazione diversa in quel frangente, guardando con gli occhi di Stasja ti sembra di essere davvero non solo in lei, ma anche in ogni loro sguardo o battito di palpebra, è una sensazione strana che non riesci a spiegarti, sai solo che nei loro pensieri c'è sempre il tuo viso e le tue iridi così oscure che non temono, ma amano senza alcuna esitazione.
Non dovrebbe più essere stupito di suscitare tali emozioni in ognuna di noi.
Le ho già detto che fa ormai parte di noi, di tutte noi. Delle nostre vite.

E ancora quel suo sorriso che ti dona in silenzio, quei loro sorrisi che ti sembrano così preziosi, seppure ancora non ritieni di meritare tali affetti o gesti.
Vorrei urlarle di smetterla di pensare di non essere degno più a nulla, e lo farei se poi non dovessi sentirmi la sgridata di Ilya, quindi faccia come se lo avessi urlato nella sua mente, d'accordo?
Ti viene quasi da ridere e lo faresti se solo non rischieresti di perdere ogni contatto con ciò che ti sta mostrando, e allora sorridi, cercando di far forza sulle tue labbra per mantenerle serrate, e senti la stretta delle dita sulla tua mano farsi più forte.
Continui ad osservare mentre avanzi insieme a lei in un angolo lontano della spiaggia, una piccola parte in disparte dove l'hai vista spesso perdersi nei suoi pensieri che adesso conosci un po' di più.
E si ferma di nuovo lì e lentamente si siede a terra, a guardare il mare in silenzio e nella solitudine di cui ogni tanto ama circondarsi, ormai lo hai imparato.
Ti ricordi quando anche tu ti chiudevi nel buio dei Sotterranei, lì dove il camino rimaneva costantemente spento perché ciò che meritavi era nient'altro che gelo, nient'altro che quel freddo che aveva abbracciato il tuo cuore rendendolo un inutile pezzo di ghiaccio.
Oppure quando ti rintanavi come un ragno impaurito in quella casa che hai amato e odiato, dove le urla e le lacrime erano i colori che ne dipingevano le pareti, e tu non facevi altro che portare il tuo dolore tra quelle mura, il peso del tuo vero essere che rovinava a terra insieme a quei cristalli salati che osservavi a lungo, finché l'aria non se li portava via.
Ad un tratto si volta e vedi una donna avvicinarsi alla giovane strega, sai chi è, ormai la conosci perfettamente, conosci il suo viso, il suo timido sorriso e la dolcezza con la quale si prende cura di te, di quel semplice pezzo di stoffa che ti stringe la gola nascondendo quella ferita che ti sussurra che ciò che stai guardando è reale, così come quel luogo e ciò che stai vivendo lì, con loro.
Sai che lei è una semplice Babbana, e ancora non riesci a credere che lei possa conoscerti e amarti in quel modo, comprenderti e perdonarti per ogni azione infame che hai compiuto e per ogni scelta sbagliata.
«Ciao» le dice, un sussurro timido appena accennato mentre si siede vicino a lei a guardare il mare, a sentire quel caldo che tanto le piace e la fa sentire bene. «Come ti trovi qui?»
«Bene. Siete tutte molto gentili e disponibili con me» la vedi sorridere, di nuovo, come non ha mai fatto nelle prime immagini che ti ha mostrato.
«Trovi difficile portare a termine i tuoi compiti?»
«No, affatto, Ilya mi ha insegnato molte cose. E poi ho riscoperto l'amore per molte cose che avevo perso.»
«E quali sarebbero, se posso saperlo? Se sconfino troppo nel tuo privato, dimmelo senza problemi, d'accordo?»
«No, tranquilla, è tutto a posto» e le sorride, nuovamente, con calore, con quel viso che tra quella natura e quelle persone iniziava a tingersi di serenità. «Ho ritrovato la gioia di scrivere e disegnare, passioni che avevo sotterrato per anni a scapito di altre azioni... molto meno nobili.»
È anche grazie a lei se ho ritrovato queste mie passioni.
È grazie a lei se molte di noi hanno scoperto di averle delle passioni e dei sogni.

Poi all'improvviso cambia di nuovo tutto, eppure ti sembra la stessa scena, ma questa volta è notte, un piccolo tratto di luna scintilla appena nel cielo, mentre le due donne sono ancora lì, a ridere e scherzare come se si conoscessero da una vita, eppure non devono essere passati che pochi giorni da quella prima immagine.
E le senti parlare di loro, delle loro vite, e ti senti un patetico impiccione che non fa altro che spiare persone che non conosce, e in quell'attimo ritorni a tanti anni prima, a quando eri poco più di un bambino e ti nascondevi dietro una siepe per osservare due donne, due sorelle che parlavano tranquillamente incuranti del pallido e sporco Severus che era lì solo per lei.
Torni a guardare Stasja e Ki, e la loro serenità ti contagia rendendoti un po' più quieto anche quando i pensieri tornano a lei, e non puoi far a meno di domandarti se tu e Lily avreste mai avuto quella serenità nel parlare e stare insieme come due amici – se non ti fossi innamorato di lei –, la serenità che vedi sul volto di tutte loro ogni volta che stanno insieme anche solo in silenzio.
Lo so a cosa sta pensando.
So che pensa a cosa sarebbe successo se foste rimasti amici, legati per sempre come quando eravate bambini e lei le spiegava tutto il bello della magia.

Hai un fremito e il tuo corpo si muove appena, ma lei lo percepisce, sente quel breve turbamento perché le sue dita ti stringono ancora la mano.
Non ho bisogno di leggerle dentro, conosco la sua storia e so ciò che prova, e immagino perfettamente quali emozioni le suscitino tali “rappresentazioni”, vale lo stesso per me, per tutti, quando osservo certe cose.
Lily, però, ha chiuso un pesante portone davanti ai tuoi occhi, cancellandoti per sempre dalla sua vita.
Su certi aspetti mi sono comportata anche in modo peggiore della sua Lily che tanto ho biasimato.
Ti muovi appena, come se volessi chiederle spiegazioni per quelle parole, anche se sai che non dovresti spingerti così in là: se avesse voluto mostrartele, lo avrebbe di sicuro fatto.
E allora ti senti uno stupido, ma lei ti sorride di nuovo e ti mostra ogni cosa, ogni singolo frammento, e per un istante ti sembra di vedere di nuovo Lily davanti ai tuoi occhi sparire dietro ad un ritratto.
Sono cose che capitano.
Ancora quella serenità a riempirle il cuore.
Se si vuole, si può sempre tornare sui propri passi, no? Io l'ho fatto.
Lei l'ha fatto più di chiunque altro.


***



«Perché mi stai mostrando queste cose?» le chiese all'improvviso il mago, interrompendo il contatto con i ricordi e le immagini che Stasja le stava mostrando con tanta semplicità e leggerezza, come se anche lui fosse stato un vecchio amico che non si vede da tempo con il quale chiacchierare di ciò che si è fatto negli anni.
“Lei è sempre dentro di loro, le accompagna costantemente nelle loro giornate e veglia in silenzio i loro sogni”, gli aveva detto mentre disegnava nella sua stessa mente le immagini della sua vita.
«Perché ha bisogno di capire che c'è una seconda occasione per tutti, e che lei è una persona buona che ha fatto tante cose buone per molte persone. Che ha il diritto al perdono e che deve perdonarsi lei stesso. E che può davvero essere felice e amato. E amare, se lo vuole. Perché lei merita tutto quello che di bello c'è in questo nostro mondo.»
Severus sospirò appena e per un attimo si perse a guardare di nuovo la natura intorno a sé, quella che ormai aveva imparato a conoscere palmo dopo palmo, a respirarne e distinguerne ogni inebriante profumo.
Scosse la testa e guardò quelle donne, streghe e Babbane, che parlavano in totale armonia e allegria, le osservò mentre le mani, come stanche, caddero sul candido marmo rinfrescato dalla notte.
I loro colori scintillavano sotto i bagliori argentei della luna che alta e imponente illuminava il morbido prato sul quale amava camminare a pieni nudi, e quella spiaggia che accoglieva cristalli dalle innumerevoli tinte e che aveva accolto persino i suoi cristalli salati nelle notti in cui da solo si ritrovava a percorrere quei luoghi, assaporandoli con la sua stessa pelle.
Il mago si alzò dalla scalinata, di scatto, come se lo sconforto per quelle parole lo avesse afferrato per un braccio e strattonato con violenza.
Non poteva credere a quelle parole, non voleva credere che per un uomo come lui ci fosse del bello ad aspettarlo, i mostri e i malvagi non avevano alcun diritto ad una seconda possibilità.
Lui doveva essere solamente un corpo inerme su un polveroso pavimento.
«La prego.»
Inspirò a fondo, riempiendosi i polmoni di tutta l'aria pura che c'era in quel luogo, e tornò a guardarla, a sedersi di fronte a lei e a guardare i suoi ricordi e i suoi pensieri.
 
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Ho stampato i tuoi 4 capitoli ed anche le storie di Elly e di Cla: leggerò al più presto.

Edited by Ida59 - 1/12/2015, 22:10
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 17/3/2014, 15:06) 
Ho stampato i tuoi 4 capitoli ed anche le storie di Elly e di Cla: leggerò al più presto.

Don't worry, con calma ;)

Intanto mi porto avanti col lavoro visto che tra dolci che mi hanno distratta e alcune cose mandate e nipotina, non ho avuto modo di mettere il punto finale a questa storia.



Capitolo 5



C'è il vento forte che si abbatte sulla spiaggia e si agita furioso sibilando tra le alte colonne di marmo, mentre le ampie tende si muovono così velocemente che hai la sensazione che da un momento all’altro si possano staccare e volare lontano, magari proprio a toccare quel blu del mare diventato una scura macchia di alte onde.
Stasja se ne sta immobile ad osservare l’orizzonte battuto dalla tempesta, una spalla poggiata su una fredda colonna, mentre le altre si muovono frenetiche perse nelle loro attività.
Ti sembra ancora tutto strano, anche se ormai dovresti essere abituato a vedere quelle immagini, quella vita agitarsi furiosa come quella burrasca, in quel luogo perso al di là di un tempo e di uno spazio che chiunque farebbe fatica persino a sfiorare.
La guardi mentre se ne sta in silenzio, come se fosse mentalmente lontana da tutte loro, poi, all’improvviso, la vedi guardare un punto lontano, incastonato dentro la foresta come una gemma preziosa protetta da intricate tele, rese impenetrabili da una moltitudine di incantesimi.
Volge i suoi passi verso quel luogo dove anche tu spesso ti sei perso nei tuoi pensieri, lì, dove indisturbato lasci scorrere ogni tua sofferenza in gocce salate che vanno a contaminare la dolcezza di quello specchio d’acqua.
La segui, non potendo fare altrimenti: sei nella sua testa e puoi solo guardare ciò che lei vuole farti guardare.
Quell'angolo d'incanto è silenzioso e avvolto dall'oscurità come lo ricordi, ma fa freddo, osservi il suo corpo scosso dai brividi; quel vento ti penetra le ossa e lo senti anche tu, eppure non sei lì veramente, la tua è solo una presenza parassitaria dei suoi ricordi, della sua vita.
Insieme a lei osservi un'ombra farsi più scura della superficie del lago, un'ombra che già hai visto altre volte e che non hai mai ben compreso cosa fosse, ma sul volto della giovane Stasja vedi curiosità, e capisci che lei, invece, non ha mai scorto nulla del genere prima di allora, in nessuno dei giorni passati dal suo arrivo in quel luogo.
Ho avuto una strana sensazione in quel momento, come se in quel preciso istante io mi dovessi trovare proprio lì, sulla sponda erbosa del lago.
Quell'ombra continua a muoversi, ma rimane nascosta sotto la linea dell'acqua, è indistinta, quasi incorporea, ti sembra tutto e niente e sul volto della strega scorgi il tuo stesso interesse.
È un attimo, e qualcosa fuoriesce dall'oscuro liquido, una cascata scintillante sfumata di turchese ti sorprende e Stasja si avvicina di alcuni passi per osservare meglio quella creatura, ma in un istante torna a nascondersi nell'acqua.
«Non avere paura» le dice in un sussurro mentre il vento sembra aumentare d'intensità, ma l'ombra rimane celata. «Non voglio farti del male.»
Qui è dove vieni a piangere, lontano da loro, dove puoi lasciarti andare al dolore, ma in quelle notti non vedi nient'altro che lacrime che increspano il lago e delle ombre scivolare lente nell'acqua, non hai mai visto nessuno se non il tuo triste e pallido riflesso.
«Io sono Stasja, tu chi sei?»
All'improvviso dall'acqua esce qualcosa, qualcuno.
Una donna dai lunghi capelli turchesi, come le sfumature di quel mare sotto il sole d'estate; l'acqua le scivola addosso. No, l'acqua le sale lungo la pelle, risale il suo corpo fino a trasformarsi in una lunga veste del colore verde di un tenue mare.
«Io sono Kendra» la sua voce è dolce come l'acqua in cui vive.
«Non ti ho mai vista qui.»
«Non appaio mai, solitamente.»
«E perché hai deciso di apparire proprio a me?»
«Non lo so. Ho sentito che di te mi potevo fidare.»
Sul volto di Stasja si apre un sorriso sereno, lo puoi vedere chiaramente e lo senti persino nella realtà, sul tuo stesso corpo immobile sui gradini del Tempio. Ti sembra di scorgere le sensazioni che sta provando in quel momento e puoi affermare con assoluta certezza che il suo cuore le sta dicendo esattamente quelle parole, che può anche lei fidarsi di quella strana creatura fattasi donna.
«Come mai sei qui?» le domanda.
«Io qui ci vivo da sempre, ma non esco mai dal lago, lo faccio poche volte e soltanto da quando ho sentito uno strano richiamo, una voce bellissima, un dolore che cadeva in frammenti leggeri nell'acqua. Ed io ne ascoltavo ogni sfumatura, l'ho fatto per parecchio prima di capire che dovevo fare qualcosa per lenire quella sofferenza.»
«Era la voce del Signore del Tempio, quella che ascoltavi. Era il suo dolore. Le sue lacrime.»
Allora c'era davvero qualcosa sotto quell'acqua, non erano soltanto ombre che si muovevano in silenzio, come se non volessero disturbare la tua angoscia tramutata in sale.
«Perché non vieni con me?»
«Io... non credo che sia il caso, non...» sul suo viso c'è una timidezza che la fa di nuovo sorridere, quietamente e con calore.
«Sei tra persone di cui ti puoi fidare, te l'assicuro, ma non ti obbligo a fare ciò che non vuoi. Pensaci. Io, però, ne sarei molto felice.»
La prima volta che incontrai Kendra, ebbi la netta sensazione di conoscerla da tempo, un po' come mi è successo con Ki, provavo un affetto verso di lei già da allora, e lei per me adesso è un'amica e una sorella.
Ricordi perfettamente la tenerezza che le era nata e che aveva con quella donna, ed è la stessa che percepisci in quel frangente, sul suo viso sorridente.
Il suo richiamo è stato lei. Quella voce era la sua.
Se Kendra è qui, è grazie a lei.
Se io ho trovato una persona – delle persone – così speciale che per me è diventata importante, un punto fondamentale della mia vita, è solo grazie a lei.
Questi legami così forti che si sono creati in questo luogo magico, sono nati tutti per merito suo.
Lei è stato capace di creare amicizie, molte di noi sono davvero come sorelle.
E non ci sarebbe stato niente senza la sua vita.

E ti mostra una ad una le immagini di quella creatura diventata donna per te, quella donna che raccoglie le tue lacrime come fossero preziosi doni da custodire, le immagini di quell'affetto nato per caso in un luogo creato solo e soltanto per te.
Sei davvero tu l'inconsapevole artefice di tutto quello?
Non riesci ancora a crederci, vero?
Non riesci ancora a credere che dalla tua vita è nato qualcosa di buono, che sei capace anche di irradiare molteplici luci?
In un attimo cambia tutto, è come un quadro che si discioglie e poi si ricompone diverso da prima, e la vedi piangere in un angolo buio della foresta mentre Kendra le stringe le spalle e ti sembra che quel dolore abbracci anche te, e vorresti darle conforto, ma sei solo un intruso in un ricordo e non puoi fare nient'altro che guardare.
Kendra la stringe di più a sé, le sorride e le parla di te, della tua esistenza.
È come se prendesse a modello la tua vita per infondere coraggio a quella giovane strega, ma è una cosa che non riesci a credere, come puoi essere un esempio da seguire, proprio tu che hai fatto così tanto male? Che hai ucciso così tante persone.
«Lui non si è arreso, si è rialzato e ha combattuto. E puoi farlo anche tu» le parla dolcemente, abbracciandola con forza. «Sii forte come lo è stato lui e non lasciarti abbattere dalle difficoltà.»
«A volte vorrei semplicemente chiudere gli occhi e non riaprirli più. Vivere a metà, non è vivere.»
Ancora quel desiderio oscuro di lasciarsi andare, no, non puoi crederci e vorresti urlare di smetterla perché non c'è buio che valga quell'infausta fantasia.
«No!» le urla Kendra, e quel grido per un attimo si fa anche il tuo. «Smettila! Lui sì è ucciso? Ha scelto la strada più semplice e bieca? Se dici di amarlo così tanto, non puoi non farti abbracciare da ciò che lui è stato, dalla sua forza d'animo!»
Stasja continua a piangere forte, i suoi singhiozzi si fanno canto stonato nella notte, poi, però, ha come un brivido, e pian piano la sua angoscia si quieta e le lacrime scompaiono lentamente.
Quando tutto si faceva buio, lei è stata la mia unica luce.
Lei e le persone che grazie alla sua esistenza sono entrate nella mia vita.
Quando la paura prendeva il sopravvento, mi bastava pensare al suo coraggio e alle sue battaglie che giorno dopo giorno portava avanti, incurante di tutto, della solitudine, dell'odio che le si riversava addosso come fitta pioggia. Mi bastava pensare ad esse per ritrovare la forza.
Chiudevo e chiudo gli occhi e il suo viso mi appare nitido, come se l'avessi davanti.
Tutti i suoi gesti e i suoi pensieri si fanno trasparente vetro davanti al mio sguardo, e sono per me una stella polare da seguire quando il mio cammino si smarrisce, quando mi perdo in mezzo ad una tempesta con la mia piccola barca, rischiando di essere inghiottita dalle alte onde.

Puoi davvero essere una guida per le loro vite? Un’ancora alla quale aggrapparsi per poter tornare in superficie e respirare di nuovo quell'aria pulita che ognuna di loro merita?
Anche lei merita di respirare finalmente dell'aria limpida.
E senti di nuovo il suo sorriso scaldarti la pelle come un alto e luminoso sole, il loro sorriso che si fa terso soffio intorno a te, lasciandoti respirare come mai hai respirato nella tua vita.
Lei è la luce nelle nostre vite.
Come puoi tu, uomo d'ombra, esser chiarore per queste donne così diverse e così simili?
Sospiri, ancora incredulo, e non puoi far altro che lasciarti ancora trasportare da quelle immagini, dalle loro vite e dalla serenità che le abbraccia ogni volta che i loro pensieri volano verso di te.

Edited by Ida59 - 1/12/2015, 22:10
 
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Io, davvero, sono stupefatta e quasi in imbarazzo di fronte a questa tua storia, commossa dalla disarmante sincerità che la pervade e, come Severus nei ricordi di Stasja, mi sento quasi un'intrusa, sebbene da te invitata alla lettura che, per altro, ho davvero gradito, fino in fondo ai 5 capitoli che ho letto, anche se per adesso sono riuscita a trascrivere solo i commenti ai primi due.
Posso confessare che ho un pochino invidiato Ki e, soprattutto, ho tanto invidiato Kendra? E che vorrei poterti conoscere meglio? Lo so, lo so, tutto questo non c'entra nulla col commento della storia, ma per me era molto importante dirlo. La cosa più importante a dire il vero.
Poi segue che la storia é perfetta nello spirito del Tempio e mi é molto piaciuta.

Cap. 1
Posso cominciare a ridacchiare per la metafora di Ilya che ti insegna a usare la piuma, che non vuoi rompere perché é un regalo? Mancava solo che dicessi il colore...
Parlando più seriamente: se io ho scritto della nascita del Tempio, tu hai scritto dei suoi primi tempi. É davvero bella l'atmosfera di "famiglia" che hai descritto e di amore nei confronti di Severus, con lui ancora incredulo d'essere così incondizionatamente amato!
Stupendo il momento in cui Severus capisce che Stasja gli sta dando il permesso di entrargli nella mente, rivelandogli la sua stessa anima, perché si fida di lui! E, col senno di poi della lettura completata, ti fidi anche di tutte noi... e da qui il mio, come dire, imbarazzo e lo stupore per il grande regalo.

Cap. 2
Ho l'impressione che in questo capitolo ci siano molte cose personali, certo, romanzate, e anche molto bene... (E ancora non avevo letto i capitoli successivi!!!)
CITAZIONE
Vedi le risate isteriche di un cuore vuoto, di un'anima disciolta in un veleno di malvagità e odio che cade dalle sue mani in incantesimi mortali.

Una frase bellissima, densa e potente, che dà i letteralmente i brividi!
CITAZIONE
Dopo anni in cui le mie mani erano nient'altro che sangue, ho scoperto che non era morto, mio padre non lo aveva ucciso, ma me lo aveva fatto credere perché gli servivo, come dire... “assassina” è la parola giusta.

Tremendo, assolutamente tremendo!
Bellissima, alla fine, quando parli delle donne “colori diversi di uno stesso tessuto”, la sensazione di unione, di coesione nel credere in un sogno, che riesci a dare di loro... di noi!


Edited by Ida59 - 1/12/2015, 22:11
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 19/3/2014, 23:10) 
Io, davvero, sono stupefatta e quasi in imbarazzo di fronte a questa tua storia, commossa dalla disarmante sincerità che la pervade e, come Severus nei ricordi di Stasja, mi sento quasi un'intrusa, sebbene da te invitata alla lettura che, per altro, ho davvero gradito, fino in fondo ai 5 capitoli che ho letto, anche se per adesso sono riuscita a trascrivere solo i commenti ai primi due.
Posso confessare che ho un pochino invidiato Ki e, soprattutto, ho tanto invidiato Kendra? E che vorrei poterti conoscere meglio? Lo so, lo so, tutto questo non c'entra nulla col commento della storia, ma per me era molto importante dirlo. La cosa più importante a dire il vero.
Poi segue che la storia é perfetta nello spirito del Tempio e mi é molto piaciuta.

È vero, c'è molta disarmante sincerità nella storia, ma è perché è l'unico input che mi è venuto per scriverla, altrimenti per il Tempio non avrei davvero saputo che pesci pigliare, non avevo alcuna idea in merito, questa era l'unica e sapevo che sarebbe venuta così, ma quel che c'è da vedere "di vero" lo vede solamente chi mi conosce almeno un po', per il resto sarà soltanto una semplice storia che ha preso spunto dalla mia iscrizione qui e dagli "incontri" che qui ho fatto.
Ki e Kendra mi conoscono meglio di chiunque altro perché con loro ho avuto e ho (e ripreso) un rapporto ben più radicato e profondo che con altri, fatto di rotture di palle quotidiane, discussioni, litigate, cazzate, risate e pianti, e affetto profondo.
Con questo non voglio assolutamente dire che non c'è spazio per nessun altro, anzi, tutt'altro, io sono semplicemente qui, sono sempre stata qui :D ;)

CITAZIONE
Cap. 1
Posso cominciare a ridacchiare per la metafora di Ilya che ti insegna a usare la piuma, che non vuoi rompere perché é un regalo? Mancava solo che dicessi il colore...

:lol: :lol: :lol:
L'ispirazione della storia è nata da lì, stavo spolverando e la piuma stava lì, sul comò, poi mi sono voltata verso la porta che mamma mi ha chiamata, e c'era l'autografo di Rickman che mi ha regalato Cla, e allora mi è venuto il lampo di genio :P :D

CITAZIONE
Parlando più seriamente: se io ho scritto della nascita del Tempio, tu hai scritto dei suoi primi tempi. É davvero bella l'atmosfera di "famiglia" che hai descritto e di amore nei confronti di Severus, con lui ancora incredulo d'essere così incondizionatamente amato!
Stupendo il momento in cui Severus capisce che Stasja gli sta dando il permesso di entrargli nella mente, rivelandogli la sua stessa anima, perché si fida di lui! E, col senno di poi della lettura completata, ti fidi anche di tutte noi... e da qui il mio, come dire, imbarazzo e lo stupore per il grande regalo
.

Bene, sono contenta che si respiri quell'atmosfera, era proprio quello che volevo, dimostrare quanto tante persone diverse possono stare insieme e avere cose in comune, come qui ^_^
E Severus ha bisogno di capire che non c'è solo ombra, ma anche tanta luce, per questo era necessario aprirgli la mia mente e fargli vedere con i suoi occhi quante persone lo amano incondizionatamente :D

CITAZIONE
Cap. 2
Ho l'impressione che in questo capitolo ci siano molte cose personali, certo, romanzate, e anche molto bene... (E ancora non avevo letto i capitoli successivi!!!)
CITAZIONE
Vedi le risate isteriche di un cuore vuoto, di un'anima disciolta in un veleno di malvagità e odio che cade dalle sue mani in incantesimi mortali.

Una frase bellissima, densa e potente, che dà i letteralmente i brividi!
CITAZIONE
Dopo anni in cui le mie mani erano nient'altro che sangue, ho scoperto che non era morto, mio padre non lo aveva ucciso, ma me lo aveva fatto credere perché gli servivo, come dire... “assassina” è la parola giusta.

Tremendo, assolutamente tremendo!
Bellissima, alla fine, quando parli delle donne “colori diversi di uno stesso tessuto”, la sensazione di unione, di coesione nel credere in un sogno, che riesci a dare di loro... di noi!

Come ho detto sopra, comprende certe cose solo chi mi conosce almeno un po', altre chi mi conosce bene :D

Sono felice che traspaiano certe sensazioni e che la storia ti sia piaciuta, avevo qualche timore proprio perché ho preso troppo da me e perché fondamentalmente non avevo mai scritto nel Tempio, quindi questo mi fa felice ^^

Passato il compleanno, ricopio e sistemo gli ultimi due capitoli così li posto insieme al 6° e chiudo la storia.


Edited by Ida59 - 1/12/2015, 22:11
 
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halfbloodprincess78
view post Posted on 20/3/2014, 19:04




A me piacerebbe poter dire che piango solo se mi pesto un dito col martello e invece ho letto questo capitolo e ho pianto e ancora ora sono qui come una povera scema con le lacrime agli occhi. In questo capitolo c'è tanto di me, di noi e vederlo nero su bianco mi fa commuovere. (Non mi dire che è perché sono tenerella perché ti mangio)
Ti voglio bene Anastasia, lo sai che te ne voglio tantissimo. :wub: Non so cos'altro dire...
 
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view post Posted on 21/3/2014, 12:12
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CITAZIONE (halfbloodprincess78 @ 20/3/2014, 19:04) 
A me piacerebbe poter dire che piango solo se mi pesto un dito col martello e invece ho letto questo capitolo e ho pianto e ancora ora sono qui come una povera scema con le lacrime agli occhi. In questo capitolo c'è tanto di me, di noi e vederlo nero su bianco mi fa commuovere. (Non mi dire che è perché sono tenerella perché ti mangio)
Ti voglio bene Anastasia, lo sai che te ne voglio tantissimo. :wub: Non so cos'altro dire...

Vado un po' di fretta, ma qui non posso non risponderti :P

Ma Lellazza!!! :D :wub:
No, non ti dico che è perché sei tenerella, però se mi mangi un po' di ciccia non mi dispiacerebbe :P
A parte scherzi, ho solo scritto la verità, ciò che realmente rappresenti per me, sei la mia Lellazza no, e non mi piangere, su :drunk:
Quando vieni da muà ti do un bell'abbraccione coccoloso! :lol: :hug:
Ti voglio tanto bene pure io, tanto tanto! :wub:

E mo basta sentimentalismi :lol: :P vado a mangiare che c'è ancora una marea di roba :sick:


Edited by Ida59 - 1/12/2015, 22:12
 
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Ooooh ma tutte state scrivendo storie lunghe!
Io ho le mie storielle pidocchiose... -_- -_- -_- -_-
 
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view post Posted on 21/3/2014, 21:34
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CITAZIONE (ellyson @ 21/3/2014, 12:39) 
Ooooh ma tutte state scrivendo storie lunghe!
Io ho le mie storielle pidocchiose... -_- -_- -_- -_-

Ma quali storielle pidocchiose!!! :angry:
Sei pensi che nemmeno dovevi scrivere e invece hai così tanta ispirazione, non c'è niente di pidocchioso! :angry: ;)
 
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view post Posted on 22/3/2014, 18:51
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Dunque, una piccola specifica: se vi state chiedendo il perché nei dialoghi tra tutte le donne, nei ricordi, non specifico mai chi è che parla, sappiate che è voluto, non specifico perché potrebbe essere chiunque di loro a dire quelle cose (salvo un rarissimo caso), perché credo che questo rappresenti meglio i pensieri comuni su Severus.
Almeno per me è così :D



Capitolo 6



Il fuoco è ancora acceso quella sera e il sole è ormai quasi del tutto scomparso dietro all'orizzonte, tuffandosi come ogni giorno in quel mare incontaminato, meravigliosamente sfumato di blu e oro, mentre gli ultimi tratti di rosso vanno sbiadendo.
C'è un buon profumo nell'aria, lo senti persino tu che sei soltanto un osservatore estraneo e distante.
Quella sera tu non c'eri, forse eri tornato al di là delle acque per guardare con i tuoi occhi ciò che ne era stato del mondo che avevi abbandonato e in cui facevi così tanta fatica a ritornare.
Sono tutte sedute intorno a quelle fiamme che le illuminano e le riscaldano, facendo brillare gli innumerevoli colori che compongono le loro vesti, una grande tavolozza di sorrisi e voci serene che si levano verso quelle stelle coperte da alcune nuvole.
«Lo so, ma pensate a quella che deve essere stata la sua infanzia, il suo vissuto. Quando sei solo e in cerca soltanto di un po' d'affetto o anche solo di un abbraccio, è facile cadere nell'oscurità. È facile aggrapparsi a quell'unica ancora di salvezza che la vita ti aveva messo davanti» parla una di loro, poco lontana da Stasja che ti sta mostrando quelle immagini.
Anche io lo so bene cosa significa.
In casa mia non c'erano urla o lacrime, c'erano la falsità e l'odio. C'erano persone disposte a sacrificare qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che volevano.
C'erano persone che volevano vederti come loro volevano che fossi, e non c'era modo di uscire dai binari che loro stessi ti avevano costruito, e poco importava se tu eri una persona diversa che voleva una vita diversa.
Non c'erano scelte.
Se, però, ne realizzavi una discorde, allora ti cucivano sul petto la parola “delusione” – e spesso “morte” – e tu non potevi far altro che portartela dietro giorno dopo giorno.

«Io, però, non credo che entrare nei Mangiamorte fosse stata la sua unica alternativa» un'altra voce.
«E cosa gli rimaneva? Aveva perso tutto, era solo ed escluso, e la sua unica opportunità di rivalsa era rappresentata da quel lato della barricata. Non si è perso d'animo, non si è arreso ai suoi patimenti, ma si è rialzato e ha cercato di sistemare la sua vita, in un modo giusto o sbagliato che fosse, questo possiamo soltanto dirlo adesso che conosciamo la sua storia» ancora un'altra donna a parlare, e a lei fanno seguito molte altre, solisti di un unico grande coro che sta cantando quella che è stata la tua vita.
«Ci vuole molto coraggio a compiere certe scelte, e ancora di più ce ne vuole nel tornare sui propri passi e cercare di rimediare ai propri errori. Vivere nel rimorso è tremendo, è avere una spada costantemente conficcata nel petto, e se non sei una persona forte e coraggiosa, non resisti per più di qualche ora.»
«Lui è stato l'uomo più coraggioso! Lo ha detto persino Harry e di certo ancora starà continuando ad urlarlo a tutti quanti» si sentono delle risate, allegre e spensierate al ricordo di un giovane Potter che corre per tutto il Mondo Magico a gridare tutto quello che hai fatto per lui e per tutti loro.
Senti un po' d’irritazione crescerti dentro, vero?
È un bravo ragazzo, non deve biasimarlo, ne ha passate tante e lei è stato come un padre silenzioso per lui, quindi è normale che adesso la voglia difendere a tutti i costi.
Per vivere la sua vita c'è voluto davvero tutto il coraggio di questo mondo.
Lei è stato formidabile!

Vorresti dirle che tu sei stato solamente un mostro, ma probabilmente lo sa già, conosce ogni cosa di te che non devi dirle nient'altro; non devi spiegarle che tu hai ucciso, e che la tua anima è ridotta a brandelli per tutto il male che hai fatto, perché lo sa, anche se lei e tutte le altre si ostinano a vederti come un uomo buono.
Certe macchie non si è in grado di cancellarle, si può cercare di espiare ciò che si è fatto.
E lei ha espiato più di quello che era necessario, ha pagato un prezzo che chiunque potrebbe definire decisamente troppo alto.
Deve smetterla di distruggersi in questo modo e deve iniziare a capire che c'è tanto che può ancora fare, tante cose che merita.
Deve aprire gli occhi e vedere tutto quello che di bello ha creato con il suo solo esistere.
Si guardi intorno, guardi tutte noi, senta ogni sentimento ed emozione che abbiamo dentro, e capirà quanto lei è importante per noi, quanto vale e quanto la amiamo.

Poi sembra come passare del tempo, hai la sensazione di quei vecchi film western guardati da tuo padre quando eri piccolo, che andavano avanti a scatti per la pessima ricezione che c’era in casa vostra.
E immagini quello che ti sta mostrando mentre avanza e si blocca, per poi riprendere nello stesso luogo in un’ora differente.
E il momento è cambiato, ma loro sono ancora lì, intorno a quel fuoco che a turno ravvivano, a parlare, parlare di te e della tua vita.
«E Lily?»
Senti un fremito attraversarti tutto il corpo, lo percepisci mentre con velocità s’insinua tra la pelle fino ad arrivarti sul cuore, lì, dove al suono di quel nome, diventa una scheggia acuminata che ti fa male e ti fa sanguinare quel pezzo di carne che ti batte nel petto.
«Lily era comunque destinata a morire, lui ha annunciato soltanto quello che ormai era inevitabile.»
Quel frammento continua ad insinuarsi dentro il tuo cuore e riesci ad ascoltare il rapido fluire del sangue che sgorga da quella ferita che neppure lo scorrere del tempo è riuscito a rimarginare.
«Malgrado ciò, ha cercato con tutte le forze di attribuirsi una colpa che non aveva. Voldemort l'ha uccisa, non lui.»
«No, infatti!»
«E ha passato tutta una vita a cercare di espiare quella morte, anzi, ha smesso di vivere per lei.»
«Lei lo ha abbandonato, non ci si allontana da un amico soltanto per una parola sbagliata detta in un momento di rabbia. Quel gruppo di ragazzini idioti lo ha tormentato per anni!»
«Questo non è amore!»
«Lei era la sua unica luce nella sua vita buia, sarebbe stato così facile tramutare un semplice affetto per amore, per un sentimento così forte di cui abbiamo bisogno che ci si attacchi addosso, al quale aggrapparci con tutto il nostro essere. Era solo questo, era fumo negli occhi.»
Adesso senti montare dentro di te la rabbia, e non sai come, ma Stasja riesce a percepirla, senti il suo corpo tremare appena, forse ha paura di te, del mostro che in realtà sei.
E non puoi di certo biasimarla per questo.
Non si arrabbi con noi, non è difficile pensare che il suo non era propriamente amore, ma più che altro lei era confuso dal fatto che Lily fosse sua amica e l'unica cosa bella della sua vita.
Sarebbe stato facile per chiunque confondere tali sentimenti.
E ormai è arrivata l'ora che lei apra gli occhi su questo.


***



«Voi non avete il diritto di parlare così! Voi non sapete niente!» urlò improvvisamente spezzando di nuovo quel contatto, quella ridicola intrusione che non avrebbe più voluto in alcun modo continuare.
«Mi dispiace, non avevo il diritto di dirle queste cose. Mi scusi» gli disse in un sussurro addolorato mentre si alzava dai gradini per allontanarsi da lui.
Ilya guardò la giovane strega con sguardo grave, non amava che si mancasse di rispetto a Severus per un motivo o per l'altro, poco importava, lo esigeva sempre, anche con durezza se fosse stato necessario.
Non capiva, però, il perché il mago avesse gridato in quel modo, non era da Stasja comportarsi in quella maniera e perdere ogni riguardo nei suoi confronti, e fu solo quando vide l'angoscia negli occhi della giovane, che capì.
E sorrise con tenerezza.
«Il tuo grande amore, allora? Anche lui è scomparso dalla tua vita e non ti ha mai più cercata. Il tuo amore era reale quanto il mio!»
La giovane strega si fermò e si voltò lentamente per fissare i suoi occhi marrone in quelli neri del mago, come una montagna che veniva inghiottita dal buio.
«Io l'ho vissuto sulla mia pelle, quell'amore. Mi ha davvero consumato la carne e l'anima. Lei l'ha soltanto sognato» e tornò sui suoi passi per scostarsi da lui, dal mago che immobile la osservava, mentre le altre erano rimaste ammutolite e stupite di fronte a quelle parole e a quel dolore che era nato sul volto di quella donna avvolta da una stoffa di sangue; quella sofferenza che anche lui aveva percepito.
Doveva costarle davvero molto aprirsi in quel modo con lui.
Alcune erano meno meravigliate di altre, perché sapevano con esattezza ciò che nascondevano quelle parole, ed entrambe le donne si staccarono dalle altre per andare dalla giovane Stasja, ma fu un attimo, Severus bloccò la strega in un sussurro e anche loro arrestarono il loro incedere.
«Mi dispiace» le disse. «Per favore, torna a mostrarmi ciò che hai dipinto per me. Ciò che avete dipinto per me.»
Stasja si mosse appena.
«Io la capisco, davvero. So cosa significa avere una persona costantemente nei pensieri e nel cuore, chiudere gli occhi a tutto il resto. Spesso mi trovo a pensare che per ognuno di noi esista un solo e unico grande amore, ed io la mia occasione speciale l'ho già avuta e non credo di averne altre, semplicemente ho perso la mia possibilità.1 Quindi la capisco meglio di chiunque altro.»
Severus non le rispose, rimase immobile ad osservarla mentre le dita si avvicinavano lievi al suo braccio, poi, però, vide di nuovo la sua angoscia negli occhi e non ebbe neppure il coraggio di sfiorarla, di darle un conforto che non sarebbe stato capace di concedere a nessuno.
«Spero vorrà perdonare la mia insolenza, non avevo nessun diritto di parlarle così,» furono le uniche parole che riuscì a pronunciare la giovane strega prima di sedersi nuovamente sui gradini del Tempio.


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1 - Qui riprendo un discorso fatto in una storia originale (mia ovvio XD), che non dovete di certo leggere, l'ho solo specificato per correttezza di spiegazione.
 
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