Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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view post Posted on 24/1/2013, 22:09
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I ♥ Severus


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L'orgoglio di una madre e Pensieri amari, di Ellyson


Per Elly, solo una parola. Che però ha dentro un mondo, ed Elly lo sa bene.
Tremende.
Fatte per essere lette insieme, ed uccidere meglio.
Sì, sapevo cosa mi aspettava nella seconda, dopo aver letto la prima e le due parole di riassunto della seconda.
E sapere cosa mi spetta... in un certo senso fa più male.
Non c'è sorpresa, ma solo il dolore che cresce lentamente, fino a raggiungere l'acme... di quel ricordo felice che viebe travolto dalla realtà.
Una realtà che spegne anche un sorriso amaro.


Edited by Ida59 - 12/7/2015, 19:33
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 24/1/2013, 21:54) 
CITAZIONE (chiara53 @ 24/1/2013, 12:14) 
Anche Dante Alighieri si presta a molte e diverse interpretrazioni, la differenza tra te e lui è che lui non può contestarle... perchè è morto :lol: :lol: :wub:

Oooooooooooooooops... è una minaccia? :lol: :lol: :lol:

La mia, però, era una domanda seria: forse non sono stata abbastanza chiara (hihihi) nell'esprimere il concetto nella storia? Non volevo usare la parola perdono perchè intendevo giocarmela in un'altra fis, ma poi anche io ho avuto il dubbio che il lettore potesse fraintendere, e quindi ho aggiunto nel finale la frase "sulle ali di quel sorriso di perdono" ma forse non è stata sufficiente per chiarire?

Ida, mentre l'ho letta, ho provato esattamente quello che ho scritto, la citazione di Dante non è casuale, i sentimenti che suscita un racconto o l'immaginario che esso suggerisce, dipendono molto dallo stato d'animo e dalle sensazioni di chi legge. Non è che tu non sia stata chiara(!), è che io avevo bisogno di leggere oltre, di sognare oltre, di interpretare, forse in modo sbagliato, le parole e quelle palpebre di Seveus che pesano come piombo, ma si aprono su di un sorriso. Prendi il commento per quello che vale, è un'interpretazione molto soggettiva , tu sai sempre quello che vuoi scrivere e lo scrivi in modo impeccabile, ritienimi una lettrice anomala
:wub: :wub: :wub: :D

Edited by Ida59 - 12/7/2015, 19:34
 
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view post Posted on 25/1/2013, 09:43
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Non riesco a capire una cosa.
Abbiamo anticipato una settimana o dobbiamo inserire il quarto sorriso?
 
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view post Posted on 29/1/2013, 14:41

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CITAZIONE (ellyson @ 29/1/2013, 11:16) 
Non riesco a capire una cosa.
Abbiamo anticipato una settimana o dobbiamo inserire il quarto sorriso?

La prima settimana è cominciata il 9 gennaio, quindi questa settimana che va da domani a mercoledì prossimo ci dovrebbe essere il quarto sorriso, sì.
Siete tutte a tre sorrisi a testa.
 
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view post Posted on 29/1/2013, 15:39
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CITAZIONE (pingui79 @ 29/1/2013, 14:41) 
La prima settimana è cominciata il 9 gennaio, quindi questa settimana che va da domani a mercoledì prossimo ci dovrebbe essere il quarto sorriso, sì.
Siete tutte a tre sorrisi a testa.

Grazie.
Il mio pensiero era corretto.
Ti ringrazio.
 
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view post Posted on 30/1/2013, 09:51
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Oggi comincia la 4a settimana della sfida e si può cominciare ad inserire il 4° sorriso.

 
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view post Posted on 30/1/2013, 10:07
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Titolo: Stanco
Autore/data: Ida59 – 9 gennaio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: flash-fic
Rating: per tutti
Genere: angst, introspettivo
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: non rilevante (Severus/Lily)
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Severus non conosce il sorriso, ma la stanchezza sì, quella la conosce fin troppo bene. E’ il seguito di “Sempre”
Parole/pagine: 394/2.



Stanco



Era stanco il sorriso, quel giorno.
Oppure era forse notte?
Nella stanza regnava sempre la stessa tenue luminosità diffusa e a Severus era impossibile distinguere il giorno dalla notte.
L’importante era che il sorriso fosse sempre lì, porto sicuro ad accoglierlo sereno ogni volta che riusciva ad emergere dall’abisso straziante del passato per entrare nell’intenso dolore fisico del presente, nella spossatezza che lo inchiodava immobile in quel morbido letto.
Non c’era confronto, non aveva neppure il minimo dubbio: meglio la lancinante, bruciante sofferenza della gola dilaniata da Nagini, rispetto alle sue colpe imperdonabili.
Ma era stanco, il sorriso, in quel momento, perfino un po’ sciupata la morbidezza delle labbra.
E gli occhi nocciola non avevano il solito riflesso vagamente dorato all’ondeggiante fiamma delle candele.
Un sorriso stanco, ma sempre dolce e… bello.
Severus si chiese come potesse, proprio lui, definirlo così: dolce e bello. Quanti sorrisi aveva mai visto in vita sua, quanti rubati per caso e quanti dedicati a lui, per poter sapere che quel sorriso era dolce e bello?
Eppure era proprio così, dolce e bello: ne aveva la certezza assoluta.
E stanco.
Oh… la stanchezza la conosceva bene! Quella che gli faceva cedere le gambe quando invece doveva continuare a percorrere la strada impervia del dovere; la stanchezza della solitudine e del silenzio che soffocava il suo cuore; la stanchezza dell’odio e del disprezzo, oppure della paura, che sempre leggeva negli occhi di chi gli stava davanti.
Ma non era di quel tipo, la stanchezza del sorriso.
Il mago sapeva che c’era qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione; la sua mente era debole, offuscata, confusa.
Avrebbe voluto rincuorare il sorriso…
Che strano pensiero! Lui, proprio lui, rincuorare qualcuno. Sì, qualcosa non funzionava nella sua mente.
Ad ogni modo, la voce non gli era ancora tornata: quindi difficile rincuorare chicchessia, pur in un impulso d’incontrollata follia.
Chissà, forse la voce non gli sarebbe tornata mai più.
Poco male; era sempre stato silenzioso.
Eppure, ora avrebbe voluto poter parlare, per…
Chissà, forse poteva provare a sorridere.
Ma ne era capace?
Non un sorriso ironico, o beffardo, o cattivo; non un ghigno. No, proprio un sorriso. Un sorriso vero.
Però, forse… avrebbe provato in un altro momento. Anche lui era stanco e voleva dormire.
Ora che poteva farlo.
Perché, anche se il sorriso era stanco, Severus percepiva con forza che avrebbe sempre saputo cullarlo.

Edited by Ida59 - 12/7/2015, 19:34
 
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view post Posted on 30/1/2013, 19:03

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Che dolce questa storia.
E ritmata, anche.
Sembra che la spossatezza abbia abbracciato anche le parole, perchè in ogni frase, in ogni a capo si percepisce la stanchezza di Severus, ma forse anche la stanchezza di chi lo veglia senza sosta.
:wub:
 
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view post Posted on 30/1/2013, 19:35
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Autore/data: Alaide. 23-24 gennaio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo, drammatico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7 anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Gli parve per un istante che quelle persone stessero pagando il prezzo della sua sopravvivenza. Gli innocenti morivano e soffrivano ed egli, il colpevole, viveva, perdonato dalla giustizia, solo per trovare altre vittime sulla sua strada.
Note: Le sei storie sono dei piccoli "quadri" il cui sfondo è nato durante l'ascolto del Trio per violino, violoncello e pianoforte n° 4 di Dvorak. Da qui i titoli dei vari capitoli e la costruzione su sei movimenti (che nell'opera musicale sono piuttosto delle sezioni, ma trio in sei sezioni suonava veramente male come titolo)
Parole: 710


Trio in sei movimenti

1. Lento maestoso



L’aria era immobile nel giardino, una piccola oasi verde, fra le spesse mura del sanatorio o, come la chiamavano i pochi Maghi di Fécamp, la Maison sur la Mer.
Ma del mare si sentiva solo il lamento ed il suo sbatacchiare continuo contro le scogliere di alabastro, sopra le quali, nascosta agli occhi Babbani, stava la casa.
Eppure v’era un che di maestoso nell’immobilità del giardino. Di tanto in tanto il vento, proveniente dall’Atlantico, smuoveva appena i fiori, testimoni di una scena usuale, solenne a suo modo.
Un uomo sedeva in disparte, intento a leggere un libro, dalle pagine antiche. Dall’altra parte del giardino una donna ed una bambina giocavano quietamente. Ogni giorno senza pioggia, l’uomo arrivava per primo e partiva per ultimo. Ogni giorno senza pioggia, la donna e la bambina gli passavano accanto. Gli occhi celesti della donna si posavano sull’uomo, per un istante, poi lo salutava appena con un cenno del capo.
V’era una calma maestosa in quei gesti quasi quotidiani, così abitudinari che, quel giorno d’aprile, la risata della bambina parve scuotere la quiete.
L’uomo alzò per poco tempo gli occhi dal libro, poi tornò a leggere, mentre il giardino cadeva ancora nel silenzio.
Severus Piton si era abituato da tempo alla presenza della donna e della bambina. Dalla prima volta che era uscito dalla sua stanza, dopo settimane di immobilità.
Per qualche strano scherzo del destino era sopravvissuto al morso di Nagini. Il suo corpo – e forse anche la sua anima – era rimasto ancorato alla vita, nonostante tutto il sangue che aveva perso. Ed il serpente aveva morso meno in profondità di quanto sembrasse.
O almeno così gli avevano detto.
Non che gli importasse veramente.
Non in quel momento, in cui la sua vita era vuota e senza scopo, né speranza, in quel sanatorio, silenzioso e colmo del dolore di chi non aveva futuro.
Con ogni probabilità quella bambina e quella donna erano vittime di un male incurabile.
Quanto a lui, un giorno, avrebbe lasciato quel luogo, dove l’avevano mandato dal San Mungo, perché potesse rimettersi del tutto nella quiete e nel riposo.
V’era un che di maledettamente ironico in tutto quello.
Egli, che aveva desiderato la morte, sarebbe uscito da quelle mura chiare, scosse dal vento. Altri sarebbero rimasti lì, per sempre, in preda al dolore, fino a quando la morte non li avrebbe rapiti troppo presto.
Un breve sorriso, appena abbozzato, colmo di amarezza – l’amarezza di chi era sopravvissuto al giorno in cui era certo di aver incontrato la morte – si disegnò per un istante sulle sue labbra.
Poi, quel sorriso si spense rapidamente, così com’era venuto. Chiunque l’avesse osservato non l’avrebbe notato.
Non lo notò la bambina che stava rincorrendo una farfalla, la quale, svolazzando, si era avvicinata all’uomo.
Allo stesso modo, Severus non notò la bambina, se non quando sentì la voce fioca della donna.
Sembrava quasi che qualcosa fosse giunto all’improvviso a rompere la solennità di quella quiete sbattuta dal vento. Mai, prima di quel giorno, Severus aveva udito la voce della donna. Mai, prima di allora, la bambina aveva riso o corso.
Alzò per un istante gli occhi dal libro ed incontrò quelli della donna che aveva raggiunto la bambina. Un sorriso di scuse, quasi che la donna, più giovane di quanto Severus avesse immaginato, volesse il suo perdono perché la bambina aveva rotto il silenzio solenne del giardino, attraversò per un istante il volto della giovane.
«Mi dispiace, mamma.» mormorò la bambina, prendendo la mano della donna.
«Lo so, Emma, e ti assicuro che non sono arrabbiata con te. Quella farfalla avrebbe attirato chiunque.»
Poi le voci tacquero ed il giardino tornò al silenzio, mentre madre e figlia si allontanavano lentamente. Severus rimase immobile, con il libro aperto sulle ginocchia.
E l’amara ironia della situazione tornò a presentarsi nella sua mente.
Gli parve per un istante che quelle persone stessero pagando il prezzo della sua sopravvivenza. Gli innocenti morivano e soffrivano ed egli, il colpevole, viveva, perdonato dalla giustizia, solo per trovare altre vittime sulla sua strada.
Erano pensieri privi di fondamento logico, lo sapeva, ma, mentre si alza a fatica in piedi, non poté far altro che lasciare che un sorriso colmo di amarezza si facesse strada, per un battito d’ali di una farfalla, sulle sue labbra.
 
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view post Posted on 30/1/2013, 19:46

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Leonora, c'è sempre un che di maestoso nelle tue storie, così sapientemente intrise di ritmiche e melodie.
Anche in questa: le parole si susseguono, una accanto all'altra ed ognuna di esse sembra essere una nota. Tutte assieme fanno una melodia.
Incredibilmente triste, in questo caso: con lo sciabordio in lontananza che si sente nel silenzio e nell'immobilità di questo giardino.
E, in tutto questo, un volo di farfalla, una corsa di bambina, un sorriso.
Mamma mia, da brividi. :wub:
 
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view post Posted on 30/1/2013, 22:51
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CITAZIONE (pingui79 @ 30/1/2013, 19:03) 
Che dolce questa storia.
E ritmata, anche.
Sembra che la spossatezza abbia abbracciato anche le parole, perchè in ogni frase, in ogni a capo si percepisce la stanchezza di Severus, ma forse anche la stanchezza di chi lo veglia senza sosta.
:wub:

Grazie!
Severus, più che stanco, è proprio senza forze, causa la grande perdita di sangue - dovuta al morso di Nagini - che nessuno riesce a fermare: più avanti questo si capirà meglio, quando anche lui ne sarà maggiormente conscio.
Lei... be', lei lo veglia giorno e notte, quindi, sì, lei è proprio stanca nel senso di fisicamente stanca!
La storia è ritmata? Ma sai che non me ne sono accorta?


Edited by Ida59 - 12/7/2015, 19:34
 
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Postato prima del termine. Sono molto fiera di me! XD


Titolo: L’unica parte di te
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: Flash fic
Rating: Per tutti
Genere: Introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: Severus / Lily
Epoca: 7 libro
Riassunto:
In quel periodo aveva un disperato bisogno di lei, un bisogno quasi fisico di possedere qualcosa di suo.
Si sentiva dannatamente solo.
Il solo ricordo non gli bastava per tirare avanti.

Parole: 1016

L’unica parte di te

- Severus Piton?
Il sussurro di Malocchio gli arrivò alle orecchie fermandolo sul posto.
Era morto. Di questo ne era certo. Aveva visto la maledizione colpirlo in pieno petto. E se avesse avuto dei dubbi il volo che aveva fatto dalla scopa aveva lasciato ben poche speranze. Aveva provato a lanciare un incantesimo temporaneo per mimetizzare il corpo, in modo da lasciare all’Ordine il compito di seppellirlo in modo dignitoso, ma era troppo distante, circondato dai suoi compagni e non poteva attirare l’attenzione.
Alla fine si era rassegnato ad avere anche il vecchio Moody sulla coscienza.
Un morto in più, ormai, non avrebbe fatto alcuna differenza.
Un soffio gelido gli solleticò il volto, i capelli neri si mossero come accarezzati da una leggera brezza invernale.
Sentì la lingua arricciarsi in bocca impedendogli di emettere alcun suono.
Qualcuno si era impegnato per rendergli l’ingresso a Grimmauld Place il più sgradevole del previsto.
Probabilmente era stato proprio il caro, vecchio, psicopatico Malocchio Moody.
La lingua tornò normale immediatamente. Illuminò la punta della bacchetta con un gesto veloce della mano e si guardò attorno.
La casa era vuota, silenziosa e tetra proprio come se l’aveva lasciata all’ultima riunione dell’Ordine.
L’ultima prima di diventare l’indesiderabile numero uno agli occhi degli uomini di Silente.
Fece un passo e un veloce movimento tra le ombre attirò la sua attenzione.
Un’alta figura polverosa emerse dal pavimento. Senza rendersene veramente conto indietreggiò di un passo mentre l’ombra grigia di Albus camminava verso di lui, rapida e silenziosa. Il volto di fumo era scavato, le orbite buie lo fissavano con rancore e odio. Il braccio putrefatto allungato nella sua direzione era un chiaro e maligno cenno di avvertimento.
Il Silente di polvere era furioso con lui.
- Mi hai chiesto tu di ucciderti, Silente! – le parole rimbombarono per tutta la casa, l’incantesimo si annullò di colpo e la figura polverosa esplose insudiciandolo.
Si tolse la polvere dalle spalle e allungò la bacchetta nel corridoio buio.
- Homenum revelio. - disse a voce bassa.
Nessuna reazione, nessun suono o segno.
Severus rimise a posto la bacchetta e si avvicinò alle scale che portavano al piano di sopra.
Salì gli scalini uno ad uno verso una stanza ben specifica. Non cercava nulla di preciso, ma era certo che avrebbe trovato qualcosa di lei nella stanza del cane.
Durante le riunioni dell’Ordine gli era stato impossibile entrarci con tutti quegl’occhi puntati addosso, ma ora poteva dare anche solo una sbirciatina, una piccola occhiata e vedere se trovava una foto, una lettera, perfino un appunto di scuola. In quel periodo aveva un disperato bisogno di lei, un bisogno quasi fisico di possedere qualcosa di suo.
Si sentiva dannatamente solo.
Il solo ricordo non gli bastava per tirare avanti.
Non riuscì a reprimere una smorfia disgustata quando entrò nella stanza di Sirius. I colori di Grifondoro, per quanto sbiaditi, spiccavano in modo ripugnante nella camera tappezzata di poster di dubbio gusto.
Severus notò i libri e gli oggetti sparsi sulla moquette polverosa.
- Mundungus deve esser passato di qui. – mormorò illuminando parte delle pareti dove statiche donne seminude sorridevano in modo ambiguo – Questa camera rappresenta appieno il tuo quoziente intellettivo, Black. – continuò osservando con scarso interesse le immagini delle motociclette - Non mi stupisco se sei finito tra i Grifondoro.
La bacchetta illuminò la fotografia appesa alla parete e si bloccò a mezz’aria. La smorfia deformò i lineamenti del mago quando incrociò lo sguardo e il sorriso strafottente del giovane James Potter.
Allontanò velocemente la mano e gli occhi mentre la fotografia che racchiudeva così tanti ricordi dolorosi venne di nuovo inglobata nella penombra della stanza.
Abbassò la bacchetta e illuminò il pavimento, riconobbe qualche pagina strappata di Storia della Magia e di qualche manuale babbano.
Non ci badò, il suo sguardo fu catturato da una pagina scritta a mano, dalla calligrafia elegante, perfettamente ordinata e da quei piccoli segni al posto dei puntini sulle i.
Conosceva quella calligrafia.
Era lei.
Si sentì immediatamente sollevato.
L’aveva trovata.
Restò immobile osservando la lettera, timoroso di sfiorarla, di vederla andare in briciole per il tempo trascorso. Spaventato di perdere anche quella piccola parte di lei.
Un lieve sorriso gli increspò le labbra sottili, sentì il corpo tremare dall’emozione, le gambe cedettero e si ritrovò in ginocchio, davanti a quella pagina fittamente scritta.
Il cuore sussultò quando sfiorò la pergamena ingiallita; constatò, mentre prendeva delicatamente il primo foglio, che la calligrafia di Lily non era immutata, era sempre la solita calligrafia di quando aveva undici anni. Avvicinò la lettera al volto come se potesse sentire il suo profumo attraverso la carta, o il suo calore attraverso le parole.
Cercò il resto della lettera tra le pagine strappate del libro. La trovò e con lei anche una fotografia.
Il sorriso gli tremò sulle labbra quando incontrò le iridi verdi della strega.
- Lily…- mormorò nella stanza in ombra – dolce Lily...
Sollevò lo sguardo sulla seconda pagina della lettera. Non badava alle parole, non gli interessava significato di quelle frasi.
Mai come in quel momento avvertiva la sua mancanza.
Aveva un vuoto nel cuore che nulla avrebbe potuto riempirlo, ma quello che aveva trovato era meglio che niente.
Due dita accarezzarono la firma di Lily.
Con tantissimo affetto,
Lily.

Sentì gli occhi pizzicargli.
Avvicinò la fotografia alle labbra e baciò quel volto di carta con il suo incerto sorriso.
Lily lo salutò con la mano e gli indicò il figlio che svolazzava sulla scopa.
Anche lei sorrideva, ma sapeva che quel sorriso e quell’affetto impresso sulla pergamena non sarebbero mai stati diretti a lui.
Il sorriso tremò di nuovo.
Senza che se ne rese conto una lacrima scese lungo il naso e bagnò il pezzo di carta che raffigurava la donna che amava. La lasciò andare perché sapeva che non avrebbe avuto altri momenti per piangere, non ci sarebbe stato tempo per pensare al passato e a tutto quello che aveva perso.
Un’altra lacrima scivolò lungo lo stesso percorso. E una terza… così come una quarta.
Severus Piton in silenzio pianse su quella foto, mentre il sorriso lasciò il posto al dolore della sua anima.
 
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view post Posted on 30/1/2013, 23:16
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (ellyson @ 30/1/2013, 23:14) 
Postato prima del termine. Sono molto fiera di me! XD

Guarda che la 4a settimana non FINISCE oggi, bensì INIZIA!
Quindi puoi esere smisuratamente orgogliosa di te perchè hai inserito la storia il primo giorno possibile!


Edited by Ida59 - 12/7/2015, 19:35
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 30/1/2013, 23:16) 
CITAZIONE (ellyson @ 30/1/2013, 23:14) 
Postato prima del termine. Sono molto fiera di me! XD

Guarda che la 4a settimana non FINISCE oggi, bensì INIZIA!
Quindi puoi esere smisuratamente orgogliosa di te perchè hai inserito la storia il primo giorno possibile!

Eh si intendevo quello! :D :D :D
 
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