Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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kijoka
view post Posted on 1/12/2013, 00:20




Nr.47

Autore/data: Kijoka – 16 novembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: romantico
Personaggi: Severus Piton - personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: Non voleva sprecare altro tempo a raccontare, voleva dire, voleva subito condividere con lei quel sentimento che aveva trovato dentro di sé.
Parole/pagine:1.780/3 .




Speranza

Quel bussare alla porta l'avrebbe riconosciuto tra mille altri.
Severus trasse un lungo respiro: il momento era arrivato.
Lo stomaco si contorse nel timore di non trovare le parole giuste. No, avrebbe lasciato parlare il suo cuore.
Si voltò, dando le spalle alla finestra, spalancata sul tepore estivo. Ciò che vide gli mozzò il fiato.
Il riverbero illuminava la maga in modo diretto, facendo brillare vividamente gli occhi blu nell'incarnato appena ambrato del volto. I lunghi capelli risplendevano come seta, sciolti sulle spalle in onde morbide.
Per un attimo restò immobile, come sospeso, a guardarla.
Joy si era appena chiusa la porta alle spalle, quando vide Severus là in fondo.
I raggi del sole, che irrompevano nella stanza dalla finestra spalancata, disegnavano i contorni del suo corpo.
Luce che, inatteso, illumina la splendida notte.
Sembrava che il chiarore si dividesse in riflessi dorati, cancellando con un abbraccio ogni traccia del cupo passato che viveva in lui.
Restò a guardare il corpo divenuto fin troppo magro per i mesi di sofferenza fisica, le spalle ampie fasciate dalla camicia bianca, la sciarpa scura che gli cingeva il collo ferito, i lunghi capelli neri lucenti appena mossi dalla brezza esterna. Nonostante fossero quasi nascosti nell'ombra proiettata dal suo stesso corpo, gli occhi neri scintillavano di una luce nuova.
Sembravano rifletterne l'anima.
Joy sentì che quello sguardo non lo avrebbe mai più scordato.
Avvertì la strana sensazione di sentirsi come fosse un libro aperto. L'emozione era così intensa che non le riusciva di parlare. Quindi continuò a guardarlo, cercando di infondere nello sguardo tutto il sentimento che sentiva accendersi dentro.
Sapeva che quel momento sarebbe rimasto nella memoria come unico e speciale.
Non cercò di nascondere quel che le stava succedendo. Sorrise dolcemente.
Severus si accorse del sottile cambiamento: fu come se gli occhi turchesi si accendessero di un bagliore esaltante.
Il sorriso che Joy aveva sulle labbra lo commosse e gli donò la forza per combattere la sua natura schiva.
Le andò incontro, con passi spediti e risoluti.
Le si fermò di fonte, ad un passo, senza smettere di guardarla. Il viso corrucciato, il muscolo della mascella che vibrava.
Joy se lo trovò davanti, la sovrastava di parecchi centimetri. I suoi studenti sicuramente ne erano stati sempre intimoriti, pensò, ma al contrario, ciò che lei sentiva era di essere al sicuro, protetta.
Non riusciva a staccare gli occhi dal suo viso, dal guizzare quasi impercettibile della guancia che indicava profondo nervosismo e dalla piccola ruga che si era formata tra le sopracciglia.
Il cuore prese a batterle all'impazzata.
Non poteva più usare quello speciale incantesimo, non più! Ora doveva farcela solo con le sue umane intuizioni.
Le sembrava turbato. Lo imputò alla sua assenza. Era mancata solo due giorni, in fondo. In verità non l'aveva avvisato del suo spostamento, ma non si era aspettata di dover stare via così tanto: le cose si erano complicate. Doveva spiegare: era evidente che la sua lontananza lo aveva inquietato.
- Severus... ho dovuto andare in città e...
Sembrò non sentirla. Gli occhi scuri continuavano a scrutarla, scivolandole leggeri sul viso e tornando ad affondare nel suo sguardo.
Al mago sembrava di essere tornato indietro nel tempo, quando le corde vocali non lo assistevano più: gli sembrava di non riuscire ad emettere suono.
Come fare? Come poteva dirle quello che era capitato, cosa aveva trovato dentro di sé, in una frase, che spiegasse tutto in un momento?
Non voleva sprecare altro tempo a raccontare, voleva dire, voleva subito condividere con lei quel sentimento che aveva trovato dentro di sé.
Perché l'incantesimo non esisteva più? Sarebbe stato tutto più facile!
Eppure doveva farcela. Aprì appena le labbra, senza davvero sapere cosa avrebbe detto.
A Joy si fermò il cuore.
Le sue labbra... le aveva davanti agli occhi, vicinissime. Quelle stesse labbra che per così tanto tempo avevano popolato i suoi sogni. Quelle che nella realtà aveva sognato di baciare mille volte si erano lentamente schiuse e tremavano appena.
Abbassò gli occhi e gli voltò le spalle, allontanandosi di poco.
Non poteva continuare a guardarlo. Doveva ritrovare la calma o non sarebbe più riuscita a dominarsi e non voleva rovinare tutto quanto avevano costruito insieme negli ultimi giorni. Prese quindi a spiegare, Cercando di controllare la voce:
- Mi hanno convocata al Ministero. Volevano che tu andassi da loro, ma ho detto che era troppo presto. Allora hanno parlato con me e mi hanno comunicato la possibilità di una visita della Preside MacGranitt nei prossimi giorni. Volevo avvisarti... so che non sarà facile, ma forse è solo un bene che cominci a rivedere...
Cosa stava per dire?
Le persone che ti sono state vicine? Nessuno lo era stato troppo nei mesi precedenti all'ultima battaglia...
Le persone che ti sono care? Chi era lei per sapere quali fossero davvero le persone che riteneva tali?
Severus le fissava le spalle, mentre la tentazione di abbracciarla era sempre più forte.
Si era sottratta a lui, allontanandosi proprio quando stava per dare voce a ciò che aveva nel cuore.
I lunghi capelli corvini avevano una soffusa luce blu e ondeggiavano appena, assecondando il respiro di lei, che sembrava aver di colpo accelerato, come dopo una lunga corsa.
Forse l'aveva spaventata...
Joy teneva le braccia tese lungo i fianchi, le mani strette a pugno. Stava facendo ogni sforzo per non soccombere all'imperioso desiderio di baciarlo che l'aveva presa poco prima.
Stupida! Doveva calmarsi! Doveva spiegare e non era il momento di cedere all'emotività! Cosa sarebbe potuto succedere se si fosse lasciata andare agli impulsi che imperversavano dentro di lei?
Severus si accorse della postura rigida. La osservò per alcuni istanti, poi non si trattenne oltre.
Le tornò accanto e poggiando il petto sulla sua schiena le prese le mani, sciogliendole i pugni stretti e intrecciando le dita con le sue.
Poi, con gentile fermezza, la fece voltare verso di sé.
Un dolcissimo, quanto appena accennato sorriso gli si dipinse sul volto e, senza ulteriori indugi, delicatamente l'abbracciò.
Joy tremò al contatto con il suo corpo. Era un sogno? Cosa stava succedendo? Come poteva succedere proprio in quel momento? Quando lei stessa non desiderava altro? Volle dimenticare le domande, chiuse gli occhi e abbandonò la testa sulla sua spalla, mentre il cuore tornava a pulsarle in modo frenetico.
Severus si girò appena e le accostò le labbra alla fronte.
Prese un piccolo respiro, che sembrò turbarla, e fece trapelare sentimenti e speranze modulando la voce profonda.
- Grazie, Joy...
La maga era sbalordita. La sua voce... il suo nome...
Si sciolse appena dall'abbraccio e prese a fissare gli occhi scuri. Erano accesi da un fuoco ardente e si perse in quello sguardo che aveva cercato per sé per così tanto tempo. Subito dopo non riuscì a impedirsi di esprimere ciò che provava:
- Severus, la tua voce... Cosa è successo? Oh, non importa, ne sono così felice! - Gli sorrise come se lui potesse essere l'unico al mondo. - Non so cosa sia stato, ma è bellissimo ascoltarti. E' un'emozione splendida sentirti parlare di nuovo...
Era sopraffatta. Le sembrava di vivere una fantasia. Sperava solo che continuasse all'infinito!
L'attimo dopo Severus riprese ad esprimere quel che il suo cuore gli suggeriva:
- Grazie per tutto quello che hai fatto per me! - Una breve interruzione gli permise di trovare le parole. - Non lasciarmi più solo, ora. Non importa cosa ci sarà da fare, lo faremo insieme. Voglio che resti con me, perché ho bisogno di te! Solo tu sai comprendere il mio cuore. Sei riuscita a riportare la speranza nella mia vita. Lascia che io lo faccia per te, con te...
Joy restò per un momento attonita, con le mani tremanti appena appoggiate sugli avambracci di Severus, ma l'attimo dopo realizzò cosa aveva appena sentito pronunciare da quelle labbra.
Non riusciva a ragionare con lucidità. La voce calda e profonda aveva suscitato un tale slancio in lei che sentiva attraversata da una scarica d'impetuosa energia. Non riuscì a replicare a quanto aveva appena ascoltato e semplicemente si abbandonò alle emozioni. L'attimo dopo un'arrendevole serenità calò in lei.
Tornò ad abbracciarlo.
La guancia appoggiata sulla sua spalla, appena coperta dalla lieve stoffa della camicia estiva. Percepiva la pelle, morbida e calda, che la carezzava e le trasmetteva il dolce tepore del corpo.
Si strinse più forte a lui, le mani a carezzare lentamente la schiena levigata, seguendo appena con le dita i muscoli robusti, che ora poteva intuire sotto la camicia chiara. Non voleva che quel momento così perfetto potesse dissolversi.
Le braccia del mago l'avvolsero più stretta.
Joy alzò appena il viso. Il respiro di Severus le sfiorava le labbra.
Affondò il viso nell'incavo del collo con dolcezza, per evitare di fargli male e sorrise, con tutta la felicità che le era nata nel cuore per ciò che ora era certa di aver sentito. Poi sussurrò appena:
- Adoro la tua voce. Sai far vibrare le corde più nascoste di me. Sai mettermi in contatto con la tua profonda energia. Ti prego, parlami ancora...
Le ultime parole erano state pronunciate con tale trasporto che Severus non riuscì più a ragionare. Vinsero i sentimenti.
Con un movimento appena accennato le fece alzare il viso: voleva guardarla.
Gli occhi turchesi mandavano muti messaggi che, chissà come, riusciva a captare senza alcun problema.
No, non era magia, ora lo sapeva con certezza: era amore.
Di nuovo un timido sorriso gli illuminò le labbra sottili. Nessun'altro se ne sarebbe accorto, solo lei riusciva a leggergli così tanto dentro che avrebbe compreso.
La maga lo osservava e vide l'espressione mutare. Lo sguardo nero diventò lucido velluto e le labbra s'incurvarono appena.
La felicità le scoppiò nel petto: non l'aveva mai visto sorridere e, in quel momento, sperò che le prossime parole che avrebbe pronunciato avessero potuto essere quelle che da mesi sognava.
Severus, senza che gli sguardi si lasciassero, la strinse al petto con forza.
- Joy, volevo ritrovare la voce per poterti parlare, solo a questo mi sarebbe servita. Non devo spiegare nulla a nessuno, solo a te devo dire ...
Le prese il volto tra le mani e affondò gli occhi scuri nel mare turchese e calmo dei suoi. La voce modulò i suoi sentimenti e le sue speranze divenendo un sussurro vibrante ed appassionato:
- Solo per te, Joy, batte il mio cuore. Tu che hai saputo riportarmi la speranza nel cuore, tu che sei riuscita a farmi vivere di nuovo. Solo tu hai trovato il significato per questa mia nuova esistenza. Solo a te devo la mia vita. - Il tono si abbassò ancora, il respiro le carezzò le labbra, con innata sensualità, - Io ti amo Joy, vera felicità e speranza della mia vita...

Edited by Ida59 - 18/7/2015, 16:32
 
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view post Posted on 2/12/2013, 09:43
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Inserisco oggi il mio sorriso della settimana perché sono un po' presa.

n. 48

Titolo: Perle di gioia

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: generale, romantico, in questa ci ho messo anche un po' di melassa XD
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton.
Pairing: Hermione / Severus
Epoca: post guerra
Avvertimenti: AU
Riassunto:
La scuola era tornata nella sua routine, non c'erano più minacce, guerre e dolore.
Era il momento perfetto per essere felice.
E il mago che, ora, sedeva dietro la sua vecchia scrivania meritava più di chiunque altro la felicità.

Parole: 1.079


Perle di gioia

Era una serata calda di Maggio.
Il Preside Piton stava finendo di leggere una missiva ricevuta dalla scuola di Drumstang; l'atmosfera nell'ufficio era calma, rilassata. Alcuni presidi dipinti sonnecchiavano tranquillamente nelle cornici, alcuni erano andati in altri quadri a spettegolare; Silente fissava la schiena dell'attuale Preside e sorrideva felice. Era un periodo di pace, serenità, calma.
La scuola era tornata nella sua routine, non c'erano più minacce, guerre e dolore.
Era il momento perfetto per essere felice.
E il mago che, ora, sedeva dietro la sua vecchia scrivania meritava più di chiunque altro la felicità.
Un leggero suono ruppe il silenzio dell'ufficio circolare.
Albus sollevò lo sguardo sulla parete che aveva di fronte dove un grande orologio a pendolo era stato posizionato qualche anno prima. Un regalo speciale della famiglia Weasley.
Una delle lancette si spostò velocemente.
Destinazione casa.
- Sta tornando, Severus. - disse il mago dipinto.
Il mago vestito di nero sollevò lo sguardo e guardò l'orologio.
- Grazie, Albus.
Ripiegò la pergamena e si alzò.
- Per oggi basta. – mormorò, fissando la scrivania.
Uscì dall'ufficio e si diresse nei suoi alloggi, spostati da qualche anno dai rassicuranti sotterranei al luminoso quarto piano. Aprì la porta giusto il tempo di vedere sua moglie uscire dal camino.
Hermione stava togliendo la cenere dal mantello con l'aiuto della bacchetta. Solo dalla sua espressione si capiva che era esausta.
- Ciao. - lo salutò lei con un sorriso stanco.
- Ciao. - rispose il mago togliendosi l'ingombrante mantello nero e appoggiandolo ad una delle poltrone davanti al camino – Ti senti bene?
Hermione sbuffò e iniziò a spogliarsi dirigendosi nella camera da letto.
Severus la seguì fino in camera e la fissò mentre si spogliava abbandonando i vestiti per terra.
- Fa caldo oggi! - si lamentò lei togliendosi i pantaloni – E siamo solo a Maggio!
La camicia bianca raggiunse in fretta i pantaloni sul pavimento. Severus sorrise osservando con sguardo innamorato e colmo di gioia il corpo di sua moglie coperto solo da un intimo delicato e quel piccolo pancino di alcuni mesi che custodiva il suo dono più grande.
- Sono esausta. - esclamò Hermione sdraiandosi sul letto.
- Lavori troppo. - la rimproverò dolcemente lui raggiungendola sul letto – Non ti fa bene e neppure al bambino.
Hermione gli lanciò un'occhiataccia.
- Non è il lavoro!- fece – E' tuo figlio! Oggi non mi ha dato un attimo di pace. E' tutto il giorno che gira e tira colpi.
Severus riuscì a trattenere una risata, Hermione era molto suscettibile in quel periodo. Era alla venticinquesima settimana di gravidanza, il suo corpo aveva iniziato a cambiare nell'ultimo mese e lui la trovava sempre più bella e desiderabile. Da qualche settimana aveva iniziato a sentire i primi colpetti. Prima leggeri, quasi indistinguibili, man a mano che i giorni passavano erano diventati più nitidi e più forti, ma a lui ancora preclusi.
Gli aveva detto che era ancora troppo presto, che il bambino non aveva ancora le forze necessarie per farsi sentire anche dall'esterno, ma non poteva non provare un po' di invidia ogni volta che Hermione sorrideva accarezzandosi la pancia nel punto dove aveva sentito un calcetto o una piccola capriola. A volte si sentiva escluso da quel mondo femminile che lui poteva solo tentare di capire.
- Mio figlio? - disse sollevando un sopracciglio – Perché quando ti fa vomitare o quando ti fa stancare è solo mio figlio?
Hermione sorrise e lo tirò verso di sé per un delicato bacio a fior di labbra.
- Io sono la donna incinta e il tuo dovere è sopportarmi.
- Sono quasi certo che il cerimoniere non abbia detto questo quando ci siamo sposati. - rispose lui a pochi millimetri dalle sue labbra.
- Era scritto nelle carte che abbiamo firmato al Ministero.- rispose lei divertita.
- Erano quelle scritte minuscole che non ho letto?
- Esatto. - ridacchiò lei – Ora ci parli, per favore?
Da quando Hermione era rimasta incinta lui si era sentito impotente di fronte alle sue nausee, agli ormoni impazziti che la facevano piangere anche di fronte ad una boccetta di inchiostro finita, alla spaventosa idea che la loro vita sarebbe cambiata in pochi mesi che, come per magia, sembravano passare più velocemente del solito. Ma da quando lei aveva avvertito il primo colpetto si era resa conto che la sua voce era in grado di calmare il bambino. Come una ninna nanna.
La sua voce. Lui che spaventata gli studenti solo con un'alzata di sopracciglio.
Il mago le diede un altro bacio a fior di labbra e scese verso il ventre della moglie, lo accarezzò piano e lo baciò delicato.
Hermione gli guidò la mano dove sentiva i colpi e chiuse gli occhi.
- Ciao anche a te. - sussurrò il mago sulla pancia rotonda – Non devi far affaticare così tanto la mamma, lo sai vero?
La strega sospirò di sollievo e iniziò ad accarezzargli i capelli.
- Sia lodato Godric. - mormorò – Si sta calmando.
Severus sorrise sulla pelle lattea della moglie.
- Cosa stai facendo lì dentro? – gli domandò.
- Probabilmente sta giocando a Quiddicth. – rispose Hermione - Continua a parlare, ti prego… ho bisogno di cinque minuti di tregua.
Severus ci pensò un attimo poi prese a spiegare la preparazione della pozione della pace. Elencò ogni ingrediente, la loro provenienza, il modo migliore per prepararli, di tagliarli e sminuzzarli, descrisse ogni passaggio e ogni variante da lui inventata.
Parlò fino a quando non sentì la mano di Hermione tra i suoi capelli scivolare verso il letto, sollevò la testa e vide che si era addormentata cullata dalla sua voce.
Sorrise di nuovo e tornò a concentrare le sue attenzioni al pancino rotondo.
- Devi lasciar riposare un po’ la mamma.- sussurrò sulla pelle di Hermione – L’hai fatta stancare con tutti i tuoi calcetti.
E per la prima volta Severus sentì qualcosa sotto quella pelle che lui amava. Un colpo, piccolo, delicato, dolce, proprio all’altezza delle sue labbra.
Baciò quel punto.
- Sei stato tu? – domandò con un sussurro sentendosi un po’ sciocco.
Un altro colpo, sempre delicato, piccolo, ma inconfondibile.
Severus non era un uomo dalla lacrima facile. Aveva pianto poche volte nella sua vita e le sue lacrime erano sempre di dolore e rimpianto, di perdita e sensi di colpa.
Ma in quella calda sera di Maggio la delicata lacrima che bagnò la pancia di Hermione era una piccola perla di gioia.
 
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view post Posted on 2/12/2013, 16:10
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (ellyson @ 2/12/2013, 09:43) 
Inserisco oggi il mio sorriso della settimana perché sono un po' presa.

Hem... mi sa che il regolamento NON permette anticipazioni delle storie settimanali, ma per questa volta facciamo uno strappo alla regola, anche se la settimana n. 48 comincia solo dopodomani!

Edited by Ida59 - 18/7/2015, 16:32
 
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Perle di gioia di Elly

Una storia delle tue, questa volta commovente e tenera, che dirti.
Prima mi fai sorridere, poi riesci a farmi piangere.
Mi sa tanto di una scena di vita vissuta, eh Elly?
Emozionata e felice ecco come mi sento dopo la lettura.
Anche un po' triste però, scusami se mi confesso, è una gioia che non ho avuto nè potrò mai avere quella. Forse per questo ho amato tanto le parole che hai usato, sono riuscita a immedesimarmi nella felicità e nella commozione dolcissima e meritata di Severus e di Hermione.
Brava.
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 2/12/2013, 16:10) 
Hem... mi sa che il regolamento NON permette anticipazioni delle storie settimanali, ma per questa volta facciamo uno strappo alla regola, anche se la settimana n. 48 comincia solo dopodomani!

Grazie e chiedo scusa.
Non pensavo di essere così in anticipo!
O sono tropo in ritardo o il contrario! :lol:
 
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view post Posted on 4/12/2013, 12:27
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Autore/data: Alaide – 19 - 21 ottobre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: peut-être Personaggio originale/Severus
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: La donna sorrise lievemente a Severus, mentre si sedeva, un sorriso dolce, colmo di incertezza e speranza.
Nota: E’ il seguito di Incertezze e speranze
Dopo Sinfonie anche gli ultimi quattro sorrisi saranno dedicati a questa storia che non si conclude ancora del tutto (il progetto originale di 15 capitoli si è esteso in maniera piuttosto evidente). Finale in quattro movimenti sarà un lungo epilogo alla vicenda.
Parole: 1828

Sinfonie.
24. Sinfonia in si min. op. 2 n°6
Quarto movimento. Verdetto



Melusine entrò da sola, quel giorno di fine gennaio, nella cella di Severus. Judith avrebbe visto l’uomo l’indomani. La ragazzina non sapeva nemmeno che la donna fosse andata al carcere quel giorno, per poter discutere con l’uomo di particolari che Judith doveva ignorare per il momento.
Sarebbe stato inutilmente penoso per la bambina assistere a quella conversazione, considerando che gli elementi di incertezza erano fin troppi. Era già stata snervante l’attesa per la revisione del processo e la successiva attesa per un verdetto che era arrivato durante la metà di dicembre.
La donna sorrise lievemente a Severus, mentre si sedeva, un sorriso dolce, colmo di incertezza e speranza.
«Domani Judith starà a casa da scuola.» esordì Melusine. Non sapeva come iniziare il discorso o, forse, era quello il modo giusto con cui iniziare. «Il direttore dell’orfanotrofio sa tutto e ha dato il suo consenso. Ho dovuto parlargli dopo che è stata pronunciata la sentenza.»
L’uomo annuì unicamente, mentre osservava la donna, che continuava a sorridergli con incertezza e speranza.
Sapeva a cosa fosse dovuta l’incertezza. In quel sorriso incerto era scritto il verdetto pronunciato dal giudice che aveva portato avanti il nuovo processo, nel tribunale di un’altra cittadina.
La speranza gli parve decisamente più fuori luogo. Il verdetto avrebbe pesato su qualsiasi possibilità di poter ottenere, una volta rilasciato, Judith in adozione.
Aveva immaginato che la signorina Fairchild sarebbe andata a trovarlo in cella, prima del giorno del suo rilascio ed aveva anche immaginato cosa poterle dire, come convincerla che era ormai inutile che sacrificasse la sua vita, unendosi a lui, perché nessun giudice dei minori avrebbe preso la decisione di dare Judith in adozione a qualcuno che era stato in carcere, che aveva voluto andare in carcere per potersi punire per un crimine che non aveva del tutto commesso.
«Immagino che abbia detto al direttore dell’orfanotrofio che lei non si sposerà, signorina Fairchild.» disse infine.
Sapeva che avrebbe dovuto scrivere quelle parole, ma quella era una conversazione in cui era necessario parlare, non importava il dolore che provava, nonostante l’antidolorifico fosse più efficace da qualche anno.
«Gli ho solo spiegato quello che è accaduto e di quanto Judith ti sia affezionata.» affermò Melusine, il sorriso improvvisamente più incerto, per quanto sempre dolce e gentile, com’era solito essere. «Ho riflettuto a lungo dal giorno in cui è stata pronunciata la sentenza e sono convinta che si possa proseguire come si era progettato tempo fa.»
«E lei, signorina Fairchild, crede veramente che i giudici dei minori darebbero la bambina in adozione ad un uomo che è stato in carcere? Un uomo che ha scontato la pena per complicità in omicidio, come è stato deciso dopo la revisione del processo? Sarebbero degli inetti se lo facessero e non importa affatto se Judith mi è affezionata.» ribatté l’uomo.
Quelle parole pesavano come un macigno, ma corrispondevano a verità. Era unicamente a causa sua e della sua cecità se si era giunti a quel punto. Alle volte, riguardando indietro, faticava a riconoscere se stesso, quando si era spinto così oltre nella smania di punirsi perché era sopravvissuto, perché aveva causato la morte di troppe persone, perché aveva desiderato l’odio di Judith, quasi che questo fosse la massima punizione possibile.
Aveva sbagliato, ancora una volta, e ne stava pagando giustamente le conseguenze.
La sentenza che era emersa dalla revisione del processo era l’unica sentenza veramente possibile. Per quanto Judith avesse testimoniato a suo favore, nulla poteva cancellare quello che aveva detto egli stesso durante il primo processo. Non era riuscito a ribaltare totalmente la situazione, quando gli era stato chiesto come mai avesse taciuto degli altri due uomini e del fatto che avesse salvato la vita alla bambina. Aveva imbastito una nuova menzogna che si avvicinasse, questa volta, il più vicino possibile alla realtà e la sentenza che era stata pronunciata era giusta. Era complice in omicidio e la pena gli era stata considerevolmente attenuata, proprio in considerazione della testimonianza di Judith.
La ragazzina era apparsa felice del verdetto, quando l’aveva intravista, mentre veniva ricondotto in carcere per scontare l’ultimo mese di pena.
E gli aveva sorriso felice quando lo era andato a trovare in carcere, poco dopo Natale. Per Judith ciò che importava in quel momento era che lui uscisse dalla prigione. Lo aveva ripetuto più volte, quel giorno e, quando l’ora di visita era quasi giunta al termine, l’aveva abbracciato con affetto. Ed egli avrebbe voluto allora chiamarla figlia, dirle che una volta uscito dal carcere sarebbe andata a vivere con lui. Ma non poteva farlo.
Con ogni probabilità non avrebbe mai potuto farlo.
«Non è detto che andrà come dici tu, Severus.» disse Melusine, dopo aver riflettuto a lungo. Sapeva che nelle parole dell’uomo v’era più verità di quanto volesse ammettere con se stessa, ma lei voleva continuare a sperare e quella speranza era apparsa nuovamente nel suo sorriso. «Se il giudice dei minori parlerà con Judith, potrebbe basare la sua sentenza su quello che gli dirà la bambina. In linea teorica in questi casi al centro dovrebbe essere messo sempre il benessere del minore. Ma anche se non accadesse così, anche se il giudice dei minori non capisse che Judith ti ama come una figlia, proseguire come si era convenuto potrebbe permettere a Judith di poter venire a trovarti con regolarità, senza che il direttore dell’orfanotrofio abbia nulla da ridire, anche qualora la bambina si assentasse per qualche giorno, soprattutto durante le vacanze.»
«Eppure lei, signorina Fairchild, potrebbe evitare di rovinarsi la vita.» ribatté l’uomo, osservando il sorriso della donna, il sorriso dolce e gentile che spesso gli rivolgeva, il sorriso in cui, la pari che in quello di Judith, aveva imparato a leggere il perdono, un sorriso simile a quello della bambina, quando, nell’attesa del processo, le aveva rivelato di essere un Mago e la verità circa la morte dei suoi genitori ed il suo coinvolgimento. «Si potrebbe trovare un’altra soluzione, per permettere che Judith continui a vedermi. Gliel’ho già detto, la prima volta che abbiamo ne abbiamo parlato. Trovi una brava persona da sposare, signorina Fairchild. Adotti con questa brava persona Judith. A quel punto, lei sarà la madre della bambina e potrà portarla da me, quando lo riterrà opportuno.»
«Tu sei una brava persona, Severus.» affermò la donna, osservando negli occhi l’uomo. «E so che non mi rovinerò la vita. Quello che mi sta a cuore è la felicità di Judith. E la tua. Se voi sarete felici, anch’io sarò felice.
«L’unico modo perché questo avvenga è fare quanto avevamo già deciso.» aggiunse, dopo essersi umettata appena le labbra.
Avrebbe voluto far comprendere nel migliore dei modi che, per quanto la riguardava, non stava gettando via la sua vita ed il suo futuro. Sapeva che Severus non l’avrebbe mai amata. Le sarebbe bastato, però, vivere con lui e vederlo se non felice, per lo meno in pace, accanto a Judith. E non c’era veramente altra soluzione. Anche se avesse seguito il consiglio di Severus, anche se fosse riuscita a sposare un uomo che non fosse lui, non avrebbe mai avuto la certezza che questi accettasse di far vedere la figlia adottiva ad un uomo che era stato in carcere, condannato per complicità in omicidio.
«Rifletta con attenzione, signorina Fairchild, prima di prendere una decisione del genere. Non esiste la certezza che Judith ci venga data in adozione, né che il direttore del suo orfanotrofio, alla fine, decida di permettere che la bambina possa assentarsi per qualche tempo dall’orfanotrofio, per poter andare a casa di un uomo giudicato colpevole di complicità in omicidio.» disse l’uomo. Sulle labbra della donna ancora aleggiava il sorriso che aveva notato poco prima, quel sorriso colmo di perdono, quel sorriso così simile, eppure leggermente diverso, da quello di Judith. «Un giorno potrebbe trovare qualcuno di cui innamorarsi, Melusine, una brava persona che non ha mai assassinato nessuno, qualcuno le cui mani non sono ricoperte di sangue. Ed allora non avrebbe nessuna via di fuga, da un’unione priva d’affetto.»
«Quel giorno è già giunto, Severus. Tu sei quella brava persona di cui parli.» mormorò in un soffio la donna. «Conosco le tue scelte, conosco i sacrifici che hai compiuto per poter espiare i tuoi errori e so che meriti il perdono e l’affetto di Judith. Ed il mio amore. Non chiedo nulla in cambio, non pretendo che tu mi possa amare. Sono abbastanza realistica da capire che non è possibile. Desidero unicamente che tu e Judith possiate essere felici. Mi basterà per essere felice a mia volta.»
La donna gli sorrise nuovamente, lievemente.
Un sorriso colmo di perdono.
Un sorriso colmo di un amore che non era mai riuscito a leggere veramente fino a quel momento, fino a quando Melusine non gli aveva confessato i suoi sentimenti.
Per un istante che la donna stesse gettando ancora di più al vento la propria vita e la propria felicità. Sapeva cosa volesse dire amare senza essere amato. Ma egli aveva meritato che Lily non giungesse mai ad amarlo, come avrebbe voluto, perché aveva distrutto inesorabilmente la loro amicizia. La signorina Fairchild non meritava nulla del genere. Avrebbe meritato di vivere felice, accanto a qualcuno che non era lui, accanto ad una brava persona che potesse amarla e rispettarla.
Eppure sapeva anche che non poteva trovare altre motivazioni per rifiutare la proposta della donna. Era certo che avrebbe ribattuto incessantemente alle sue obiezioni. Era certo che gli avrebbe ripetuto che non stava gettando al vento la sua vita, che quella decisione era quanto di meglio per Judith.
Ed era effettivamente così, se vi ragionava con freddezza. Forse poteva esistere una possibilità che dessero loro la bambina in adozione, perché il direttore dell’orfanotrofio avrebbe anche potuto mettere una buona parola circa Melusine con il tribunale dei minori. E se Judith non fosse stata loro in adozione, la donna poteva portarla da lui tutte le volte che voleva, perché lei si occupava all’orfanotrofio della bambina ed il direttore dell’istituto le avrebbe dato il permesso.
In fondo, la donna gli aveva detto che quell’uomo sapeva tutto ed aveva dato il consenso affinché Judith stesse a casa da scuola il giorno dopo, quando sarebbe stato rilasciato.
«Forse è veramente l’unica scelta possibile, signorina Fairchild.» disse infine, senza aggiungere altro.
La donna gli sorrise nuovamente con amore, un amore che sapeva di non poter mai ricambiare.
La foto di Lily giaceva ancora nel cassetto, per quanto sommersa dalle lettere di Judith. Ma v’erano giorni in cui cercava ancora quel sorriso, per quanto sapesse che, al contrario di quello della bambina e di quello della donna che gli stava davanti, non era rivolto a lui.
Mentre la donna si avvicinava alla porta della cella, quando l’ora di visita giunse al termine, gli sorrise un’ultima volta.
E quel sorriso aleggiò per un istante nella cella.
Un sorriso che Severus sapeva di non poter mai giungere a ricambiare.
Però, forse, sarebbe giunto a rispettare la donna.
O forse la rispettava già in quel momento, mentre il suo sorriso pareva illuminare ancora lievemente la cella.
 
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view post Posted on 4/12/2013, 12:48
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Questa è l'ultima storia di Sinfonie, giusto?

Edited by Ida59 - 18/7/2015, 16:32
 
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Esatto!
 
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Verdetto di Leonora

Conclusione? Ma non se ne parla proprio.
Fortunatamente mi consoli, comunicando che ci sono altri quattro capitoli che risolvenno e continueranno, in un lungo epilogo, questo racconto dolcissimo e triste.
Questa è l'impronta che hai voluto dare agli eventi: melanconici, ma nel contempo aperti alla speranza.
La tenera dichiarazione di Melusine non giunge improvvisa: era attesa e desiderata.
A volte penso che ottenere la felicità di Judith sia un mezzo per far raggiungere, non solo la stessa felicità a Severus, ma anche la possibilità per Melusine di condividere la vita con l'uomo che ama.
Non possono esserci se o ma, Melusine ama per due, anzi per tre e il sorriso di lei illumina tutto il brano. Brano leggero, musicale, attraversato da timori e certezze.
Severus si arrende, finalmente! Non è un caso che la foto di Lily sia nascosta sotto le lettere di Judit; il sorriso lontano di una donna morta è offuscato da quello che continua ad aleggiare intorno a Severus, splendido dono di Melusine: donna viva e innamorata.
Aspetto l'epilogo e un Natale con il sole ;)
 
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CITAZIONE (chiara53 @ 5/12/2013, 08:12) 
Verdetto di Leonora

Conclusione? Ma non se ne parla proprio.

Avrei potuto essere più perfida :P

CITAZIONE
Fortunatamente mi consoli, comunicando che ci sono altri quattro capitoli che risolvenno e continueranno, in un lungo epilogo, questo racconto dolcissimo e triste.
Questa è l'impronta che hai voluto dare agli eventi: melanconici, ma nel contempo aperti alla speranza.
La tenera dichiarazione di Melusine non giunge improvvisa: era attesa e desiderata.

La dichiarazione di Melusine è stata la parte più difficile da scrivere del capitolo, al punto che ad un certo punto volevo eliminarla. Quindi sono felicissima che funzioni.

CITAZIONE
A volte penso che ottenere la felicità di Judith sia un mezzo per far raggiungere, non solo la stessa felicità a Severus, ma anche la possibilità per Melusine di condividere la vita con l'uomo che ama.

Giuste parole! D'altronde la felicità di Judith è ciò che sta a cuore ad entrambi, ciò che li ha fatti incontrare e diventa, in effetti, un mezzo. Melusine lo ammette anche.

CITAZIONE
Non possono esserci se o ma, Melusine ama per due, anzi per tre e il sorriso di lei illumina tutto il brano. Brano leggero, musicale, attraversato da timori e certezze.
Severus si arrende, finalmente! Non è un caso che la foto di Lily sia nascosta sotto le lettere di Judit; il sorriso lontano di una donna morta è offuscato da quello che continua ad aleggiare intorno a Severus, splendido dono di Melusine: donna viva e innamorata.
Aspetto l'epilogo e un Natale con il sole

Non aspettarti un sole troppo luminoso, ma il sole dovrebbe esserci (in fondo il mio penultimo sorriso cade proprio il giorno di Natale) e forse ancor più il primo dell'anno, quando concluderò la mia storia.
Grazie mille, Chiara :wub:
 
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N. 48

Titolo: Il regalo più desiderato
Autore/data: Ida59 – 16/18 ottobre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, romantico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: È Natale, e Severus ha un solo, grande desiderio. È il seguito di “Alba d’innocenza”.
Parole/pagine: 1647/4



Il regalo più desiderato



Le settimane erano trascorse veloci, inseguendosi l’una con l’altra nell’attesa del venerdì sera, quando Elyn finalmente raggiungeva il preside a Hogwarts e il resto del mondo svaniva davanti al sorriso della donna che amava.
Anche quella sera Severus la attendeva con il solito appassionato desidero, reso ancora più ardente dal fatto che stavano cominciando le vacanze di Natale ed Elyn sarebbe quindi rimasta tra le sue braccia molto più a lungo, in un castello che presto sarebbe stato semi deserto, permettendo loro molta più libertà del solito.
Il mago tornò a guardare fuori dalla finestra, impaziente, mentre con la mano accarezzava piano la tasca segreta dell’abito, quella che sopra il suo cuore custodiva la preziosa ampolla del profumato olio da massaggi che ogni venerdì pomeriggio distillava con amore per Elyn, per spargerlo poi con ardente passione su tutta la sua pelle quando finalmente sarebbe stata di nuovo tra le sue braccia.
Severus socchiuse gli occhi inspirando piano, anelando con eccitato desiderio al profumo di Elyn, della sua pelle, dei suoi capelli. Del suo sorriso.
Sì, il sorriso di Elyn, bello e dolce, profumava di felicità e di futuro, brillava d’amore nei suoi occhi nocciola e portava la serenità nell’anima del mago sulle ali di quel perdono che lo aveva riportato alla vita.
Quando Elyn era tra le sue braccia, il passato non poteva più tormentarlo, ma gli bastava anche solo evocarne il ricordo nei pensieri per scacciare ogni fantasma ed ogni incubo dalle sue notti, ora finalmente tranquille anche quando lei non dormiva al suo fianco.
Di nuovo il mago contò mentalmente i giorni che avrebbero trascorso insieme nel castello: tanti, eppure sempre troppo pochi per la fame d’amore che stringeva il suo cuore in una morsa d’insaziabile desiderio alimentato dalla mancanza di tutta una vita.
Eppure Severus era felice, immensamente felice, come mai aveva neppure sognato di poter essere. Lo dimostrava il suo volto, il sorridente riflesso che dal vetro lo osservava, la bocca dischiusa in quel sorriso che la sua donna tanto amava e che molti mesi prima, quando ancora giaceva inerte in un letto del San Mungo combattendo tra la vita e la morte, per la prima volta era nato sulle sue labbra sottili, dono prezioso che il mago con doloroso sforzo aveva voluto fare alla Guaritrice che con amore si prendeva cura di lui. (1)
Un intenso brivido di piacere percorse veloce la schiena del mago al ricordo di quel momento, quando la Guaritrice, stupita e felice di quel suo primo sorriso, non era riuscita a trattenere la mano e con le dita gli aveva sfiorato appena le labbra, piano, delicata, incredula, mentre negli occhi nocciola si accendevano lacrime di felicità.
Era ancora lo stesso intenso brivido di piacere: allora del tutto sconosciuto, adesso, invece, ben conosciuto e bramato dal suo corpo.
Era in quel momento che era nato il suo amore per Elyn, senza neppure che lui stesso ne avesse coscienza? Nel momento in cui, per la prima volta dopo tanti, troppi anni, aveva desiderato sorridere per rincuorarla, per renderla felice?
Severus sospirò piano, con desiderio, lasciando che il sorriso si impadronisse totalmente delle sue labbra, colmo di dolce passione, come tanto piaceva alla sua Elyn.

*

Le vacanze di Natale erano trascorse fin troppo velocemente, anche se Elyn era riuscita, con fare molto misterioso e affermando che ancora non gli aveva dato il suo regalo, ad allungarle di qualche giorno rimanendo ancora al castello che si era ormai di nuovo riempito di studenti e professori mentre la normale vita della scuola riprendeva.
Al solo pensiero che Elyn tornasse al suo lavoro al San Mungo e lui sarebbe rimasto di nuovo cinque giorni senza di lei, Severus si sentiva tremendamente solo.
Era strano, è vero, per un uomo che come lui aveva sempre vissuto in silenziosa solitudine, ma Elyn in pochi mesi era diventata così importante per il mago che il pensiero di non poterla vedere anche per un solo giorno o di non tenerla stretta a sé ogni notte, era quasi insopportabile.
Avevano di nuovo cenato da soli nell’appartamento sopra la presidenza, com’erano soliti fare per restare in intimità senza che Severus si sentisse in imbarazzo davanti a tutti gli studenti, con Elyn seduta al suo fianco alla tavola dei professori senza poi avere il coraggio neppure di sfiorarle la mano, capace solo di guardarla con intensità negli occhi abbozzando un sorriso lieve, muto, sentendo fissi su di sé gli occhi di tutti gli occupanti della Sala Grande.
Minerva aveva acconsentito paziente a sostituirlo ancora una volta al centro della tavolata dei professori, lanciando un’indecifrabile occhiata alla Guaritrice; uscendo dalla presidenza si era addirittura concessa di scambiare un’irriverente strizzatina d’occhi col ritratto di Silente che, invece, se la rideva impunemente sotto i baffi.
Elyn gli stava sorridendo, bella come sempre ai suoi occhi innamorati, poi con un tocco di bacchetta fece comparire una bottiglia di pregiato vino elfico, una di quelle per le grandi occasioni che Albus aveva messo da parte con cura.
Mentre appellava silenziosamente due eleganti calici, il mago la guardò turbato, temendo che la presenza del pregevole vino significasse solo che quella sarebbe stata l’ultima sera che Elyn avrebbe passato tra le sue braccia al castello.
Ma la Guaritrice gli sorrideva, dolcissima e innamorata, le iridi nocciola screziate dai riflessi d’oro delle fiamme del camino ed i lunghi capelli castani che in morbidi riccioli le incorniciavano il viso:
- Hai lavorato a lungo, oggi
Il mago non rispose e continuò a fissarla con fare interrogativo: aveva lavorato come il solito, quel giorno, neppure un istante di più; appena finito, era corso a stringerla fra le braccia e a riempirla di baci, come ogni altra sera di quei primi giorni della settimana di lavoro.
Il sorriso di Elyn si aprì ancora di più, divertito e irriverente:
- Quindi, non sai che giorno è, oggi
Severus la fissò stupito. Che giorno avrebbe dovuto mai essere?
- È il nove gennaio, oggi, – sussurrò dolcemente la maga, il sorriso che le illuminava il viso, - è il tuo compleanno!
Il mago aprì la bocca, poi la richiuse senza dire nulla. Il suo compleanno non era mai stato un giorno speciale, anzi, era sempre stato un giorno da dimenticare. Ricordava fin troppo bene gli improperi e le accuse di suo padre quando la mamma preparava una torta cercando di festeggiare la ricorrenza.
- Severus…
Elyn si era avvicinata, la coppa di vino elfico in mano e un dolce sorriso sulle labbra:
- Io voglio festeggiare il suo compleanno, oggi
- Non l’ho mai festeggiato, - rispose ritraendosi un poco sulla difensiva, lo sguardo nero duro e cupo, - non ho alcun motivo per…
- Ooh… sì che hai un motivo per farlo, Severus! – lo interruppe la maga. – Io sono quel motivo, perché io voglio farlo. Tu sei vivo, Severus, e oggi compi trentanove meravigliosi anni. – esclamò con voce commossa. - Anche per merito mio.
Il mago si perse nel nocciola dorato di quegli occhi colmi d’amore mentre Elyn si sedeva sulle sue gambe. La strinse forte a sé, in silenzio, affondando il viso nei serici capelli e aspirandone piano la fragranza. Era vero: se era vivo lo doveva anche a lei, e al suo amore, forse soprattutto a lei e non solo alle magiche lacrime di Fanny.
- E poi ho un regalo per te! – sussurrò la maga con enfasi sulle sue labbra, con la stessa aria misteriosa che aveva assunto fin dall’inizio della serata.
Le permise di sciogliersi dal suo appassionato abbraccio, senza mai lasciarla un instante con lo sguardo nero, ora scintillante d’amore.
Elyn fece apparire una piccola pergamena strettamente arrotolata, annodata con un fiocco di colore verde arcido, proprio come il camice che indossava al San Mungo. Gliela porse sorridendo felice.
Era la sua libertà, le dimissioni dal San Mungo per restare sempre vicino a lui: un prestigioso incarico sancito dal Ministero per effettuare ricerche su pozioni curative sotto l’egida del famoso pozionista che era anche preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Severus rimase a fissarla, muto, nere fiamme d’amore che ardevano nella profondità dei suoi occhi, troppo felice anche solo per respirare: la sua Elyn non se ne sarebbe più andata, dopo quella notte, sarebbe rimasta per sempre con lui, tra le sue braccia, stretta e protetta dal suo amore!
La maga gli aveva fatto un dono meraviglioso, qualcosa che nessuno aveva mai fatto per lui. Gli aveva regalato se stessa, la sua presenza, la sua continua e intima vicinanza: ciò che più d’ogni altra cosa Severus desiderava!
Elyn sapeva bene quali penosi ricordi dell’infanzia il suo compleanno risvegliava nel mago: aveva letto anche quello, insieme a tutto il resto della sua terribile vita, nell’infinito e nero abisso dei suoi occhi sbarrati mentre giaceva tra la vita e la morte al San Mungo, il sangue ardente avvelenato dal morso di Nagini. Così aveva deciso, con quel gesto particolare, con quel regalo meraviglioso consegnato proprio in quella speciale occasione, di cambiare per sempre il significato di quel giorno che, da quel momento, avrebbe rappresentato l’inizio della loro vita insieme.
E Severus non avrebbe certo mai dimenticato di festeggiarlo negli anni a venire!
Un sorriso nacque prepotente e inarrestabile sulle labbra sottili del mago facendo scintillare d’intensa felicità i profondi occhi neri: Elyn era sua, per sempre, nessuno più l’avrebbe sottratta ai suoi baci, alle sue carezze, al suo amore appassionato!
La maga gli porse il calice colmo del pregiato vino elfico:
- Allora, vuoi finalmente festeggiare il tuo compleanno come si deve, amore mio?
Le sorrise, profondamente commosso, ancora senza parole, prendendo il calice che gli porgeva ed accettando felice il brindisi.
Sì, voleva festeggiare, quella volta voleva degnamente celebrare il compleanno che gli portava l’ineffabile felicità di avere per sempre Elyn al suo fianco.
- Elyn… - sussurrò commosso, cercando le dolci labbra della donna che amava, - amore mio!



(1) Vedi la precedente storia della raccolta: Brivido.

Edited by Ida59 - 18/7/2015, 16:33
 
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Il regalo più desiderato di Ida

Questa sì che è magia!
E' la magia dell'amore corrisposto, del passato da cancellare con i sorrisi di Elyn, è la magia di Severus appagato e felice.
Un capitolo sfolgorante, ricco di luci colorate e scintillanti, c'è un solo attimo di nebbia e oscurità, quando il ricordo va all'infanzia e ai compleanni di quell'infanzia violata.
Mi piace che tu ne abbia fatto il motivo fondante dell'antipatia che Severus nutre per il suo compleanno. Giorni tristi spazzati via da una ricorrenza indimenticabile: Elin resta e sarà con lui per sempre e il giorno giusto per farglielo sapere è quel giorno.
Non solo Elyn lo ha fatto rinascere, ma gli regala un motivo per festeggiare il suo compleanno.
E' bellissimo, splendido l'attimo in cui Severus prende coscenza che Elyn resterà con lui per sempre.
Come è diverso da tutti gli altri per sempre che Severus ha pronunciato nella vita; per sempre, questa volta significa: mai più solo, mai più triste, mai più senza amore.
Una favola stupenda da sognare e sognare ancora.
Grazie Ida.
 
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view post Posted on 6/12/2013, 21:06
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CITAZIONE (chiara53 @ 6/12/2013, 15:40) 
Il regalo più desiderato di Ida
Questa sì che è magia!
E' la magia dell'amore corrisposto, del passato da cancellare con i sorrisi di Elyn, è la magia di Severus appagato e felice.

Sì, questa è la magia dell’amore, la forza più forte, come dice Silente. Ed era ora che avvolgesse anche Severus…
CITAZIONE
Un capitolo sfolgorante, ricco di luci colorate e scintillanti, c'è un solo attimo di nebbia e oscurità, quando il ricordo va all'infanzia e ai compleanni di quell'infanzia violata

.
Era un’ombra necessaria da richiamare in vita… solo per poi poterla illuminare con la luce dei sorrisi di Elyn!
CITAZIONE
Mi piace che tu ne abbia fatto il motivo fondante dell'antipatia che Severus nutre per il suo compleanno. Giorni tristi spazzati via da una ricorrenza indimenticabile: Elin resta e sarà con lui per sempre e il giorno giusto per farglielo sapere è quel giorno.
Non solo Elyn lo ha fatto rinascere, ma gli regala un motivo per festeggiare il suo compleanno

.
Sì. Era la cosa che cercavo: all’inizio mi sfuggiva e non riuscivo ad afferrarla e continuavo a pensarci senza trovare il bandolo della matassa. Ma poi, quando mi sono messa a scrivere, davanti al foglio bianco, alla fine l’idea è uscita da sola ed Elyn me l’ha imposta con quell’oggi reiterato all’eccesso, e perfino Minerva ci ha messo del suo…
CITAZIONE
E' bellissimo, splendido l'attimo in cui Severus prende coscenza che Elyn resterà con lui per sempre.
Come è diverso da tutti gli altri per sempre che Severus ha pronunciato nella vita; per sempre, questa volta significa: mai più solo, mai più triste, mai più senza amore.

Sì, un “per sempre” diverso, finalmente. In compagnia, amato, ricambiato. Felice.
CITAZIONE
Una favola stupenda da sognare e sognare ancora.
Grazie Ida.

Grazie a te per i tuoi sempre puntualissimi commenti!


Edited by Ida59 - 18/7/2015, 16:33
 
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kijoka
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Nr.48

​Autore/data: Kijoka – 1​7​ novembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: romantico
Personaggi: Severus Piton - personaggio originale
Pairing: Severus Piton - personaggio originale
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il futuro che quel lontano ragazzo aveva sognato per sé adesso era lì e doveva solo coglierlo.
Parole/pagine: 893/2 .


Scoprire

No, non voleva aprire gli occhi.
Li strinse ancora più forte.
Di lì a poco l'emozione incredibile che l'aveva appena attraversata sarebbe stato un ricordo!
Tutto le sarebbe sfuggito via: le parole, i profumi, le sensazioni...
Tutto sarebbe sparito e si sarebbe trovata di nuovo da sola in quella stanza senz'anima che occupava ormai da troppo tempo!
Tremò a quel pensiero, serrando le labbra.
- Joy... guardami...
Fu di nuovo la profonda voce carezzevole a farla tornare alla realtà.
Riaprì gli occhi e si trovò di nuovo a vivere il sogno. Quel sogno che per mesi aveva desiderato divenisse reale. Ora si era avverato e la felicità le esplose nel petto.
Gli occhi neri affondarono nei suoi e Severus le lasciò il viso con una prolungata carezza.
Mentre lo sguardo restava ancorato a quello blu screziato d'azzurro il mago si domandò come avesse potuto pronunciare proprio quella parola, identica a quella sussurrata al ragazzo, eppure colma di un significato così diverso e lontano, che quasi non sembrava nemmeno la stessa!
Si guardavano senza avere più alcun contatto con l'ambiente circostante, tutto dimenticato, esistevano solo loro, solo quel momento.
Joy tornò a sorridere:
- Severus... ti amo da così tanto tempo che le tue parole sono per me un sogno dal quale non voglio assolutamente svegliarmi!
Il mago la strinse dolcemente:
- Non dovrai farlo, perché questo non è più un sogno. Anche i miei desideri si sono realizzati, questo lo sai? Un'amica venuta da lontano, la Fenice di Silente, mi ha aiutato a ritrovare il mezzo per il quale avrei potuto portare a compimento ogni mio sogno. Restituendomi la voce mi ha permesso di dirti quel che provo...
Joy alzò piano la mano e lentamente gli carezzò la guancia, poi salì ancora a sfiorargli i lunghi capelli.
Non riusciva ancora a credere di essere tra le sue braccia!
Percepiva, quasi come fosse l'aroma di un ricordo, il profumo del mago. Non si soffermò ad analizzare i suoi sentimenti o sarebbe impazzita!
Le sue labbra erano così vicine...
Tremarono per una frazione di secondo prima che Severus parlasse:
- Non voglio smettere di dirtelo: ti amo, Joy...
Era stato un sussurro, tenero e brevissimo. La maga sorrise di nuovo: sentire quella voce pronunciare quelle parole la rendeva felice, più di quanto fosse mai stata nella sua vita.
Severus sembrava studiarla, sembrava non essere in grado di decidere cosa fare, come comportarsi.
Sentì dentro di sé una profonda tenerezza e decise che avrebbe lasciato che fosse lui a decidere come risolvere quel momento. Anche la sua voce era dolce quando mormorò:
- Non so se tu ricordi, o se eri in grado di sentirmi, ma una volta ti ho detto che devi seguire i tuoi desideri. Ciò che Severus vuole, è quello che fa bene a Severus. Segui il tuo cuore ti indicherà la via verso la felicità, amore mio.
Per Severus fu un momento importante.
Sapeva ciò che desiderava, ma non sapeva esattamente cosa fare. Si sentiva un ragazzino e temeva di non fare la cosa adatta.
Eppure Joy aveva ragione! Era quello il momento giusto per lasciarsi andare alle emozioni, vivere l'attimo e accogliere in sé i sentimenti sopiti, poi temuti e repressi e infine rifiutati e mai più nemmeno accarezzati.
Il futuro, che quel lontano ragazzo aveva sognato per sé, adesso era lì e doveva solo coglierlo.
Ogni cosa avesse allontanato dalla sua mente, in anni di rigida disciplina, ora poteva desiderarla.
Joy l'avrebbe aiutato a scoprire ciò che non si era mai permesso di sognare.
Cos'era l'amore senza quel contatto che ora sperimentava? Senza quell'energia potente che li attraversava, rendendoli una cosa sola?
Cosa poteva aver desiderato un ragazzo senza nemmeno conoscere quella strana sensazione che riempiva ogni sua cellula in quel meraviglioso momento?
Prese coscienza di sé in un attimo.
Stava scoprendo cosa davvero potesse significare amare.
Ora capiva che non avrebbe più dovuto temere di mostrare ciò che il cuore gli suggeriva. Doveva dimenticare di aver elemosinato attenzione o comprensione!
Ora amava e quello stesso sentimento avrebbe permesso l'accesso alla sua vera anima ad un altra persona.
Questo non lo turbava più.
Perché per Joy sembrava naturale come respirare il comprenderlo e sostenerlo: non era mai stata, per lei, una scelta obbligata!
Lo rendeva completo il pensiero che avrebbe sempre avuto accanto a sé una persona di cui fidarsi. Oltre a questo sapeva quanto Joy credesse in lui: più e più volte glielo aveva dimostrato. Avrebbe messo nelle sue mani la sua stessa vita, ne era certo.
Quanto erano inverosimili quelle riflessioni nella mente di Severus Piton?
Sorrise tra sé.
Era davvero nato un nuovo Severus!
Un uomo che non voleva più vivere nell'illusione di un'attesa mai appagata. Ora avrebbe vissuto il resto dei suoi giorni scoprendo, di ora in ora, un significato diverso della parola esistenza.
Il passato sarebbe sempre stato parte del suo essere un mago, ma lo avrebbe utilizzato per spianare la via a chi non sapeva e magari doveva ancora scegliere, doveva ancora vivere.
Chissà se sarebbe stato possibile...
Gli occhi d'oceano erano ancora affondati nei suoi. Luccicavano alla luce del sole, quasi ogni riflesso potesse trattenere una promessa.
La senti fremere appena tra le sue braccia e lasciò che la ragione si perdesse nello sguardo pieno di speranza.
La strinse forte a sé e posò le labbra su quelle di lei.
L'eternità era cominciata.

Edited by Ida59 - 18/7/2015, 16:34
 
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Continuo il commento ad Alaide: Sinfonie

19 – Disvelamento


Sì, Severus si è cacciato in un grande pasticcio e credo che solo il grande affetto di Judith potrà tirarlo fuori da lì!
Severus, però, ancora deve convincersi che la bimba non lo odierà, perché lui non l’ha mai lasciata realmente sola: è soprattutto se stesso che ha lasciato solo, se non ci fosse stata Melusine…
E per fortuna che la donna è davvero stupenda, come le sue parole che sanno contare sulle giuste certezze!
Lui, Severus, mi fa una gran pena, ma mi viene anche di urlargli BASTAAAAA!

Oooh… mamma mia! Le racconta tutto e, conoscendolo, sarà spietato verso se stesso… Un momento davvero difficile. Non c’era un reale motivo perche Severus lo facesse, se non cercare la verità nel profondo…
Davanti alla rivelazione della magia Melusine ricorda quando i fogli scritti sono tornati bianchi: complimenti all’autrice che in tal modo risolve a monte il problema dell’incredulità di una Babbana.
Lui ha scritto tutto, spietatamente tutto. Tremendo. E Melusine gli regala le sue lacrime purificatrici. Meraviglioso. E rimane lì, ancora e sempre, incrollabile nelle sue certezze, mantenendo la sua promessa. STUPENDA! Ed il sorriso di perdono, con le lacrime, lava via il sangue dalle sue mani: bello, bello, bellissimo quel sorriso… e non è solo affetto quello che lo illumina, è molto, molto di più! Anche se Severus ancora non capisce la differeza tra l’affetto di una bimba e l’amore di una donna… no, non può ancora capirlo…
Sì, Severus, ora puoi sperare (la tua sadica fanwriter ha infine deciso di concedertelo), ma dovrai anche lottare, ne sono certa.


20 – Lettere

Per cominciare: un bellissimo e lungo riassunto.
Da brividi la lettera alla bambina… quanta paura, povero Severus, ma quanto affetto, anche!
Dolce Melusine che a modo suo comincia a preparare il terreno per le future verità che Severus dovrà raccontare, e che per sé, invece, non osa sperare in un futuro d’amore, conscia dell’ingombrante presenza di Lily e solo si augura la felicità di “padre e figlia”.
Judith è stupenda e ragiona sicuramente meglio di quanto avesse fatto Severus qualche anno prima.
La lettera di Judith è… stupenda è dir poco, è da brividi, da nodo alla gola fortissimo: chissà Severus quando la leggerà!!! La bimba è davvero meravigliosa, adorabile e intelligente! Una figlia fantastica per lui!

Terrorizzato dell’odio di Judith che un tempo aveva invece bramato: come è cambiato Severus, finalmente! No, certo che la bimba non lo odia… tutti i lettori lo hanno sempre saputo ovviamente!
Eppure, lui che non ha nulla… ha paura di perdere anche il nulla che ha.
Tremendo, povero amore mio, quante colpe inesistenti a tormentarlo ancora profondamente! È così spaventato, povero tesoro, così incredulo che qualcuno possa volergli bene e perdonarlo! Sì, spera, Severus, spera con tutte le tue forze, perché sembra che questa volta, finalmente, la tua sadica fanwriter abbia deciso di permettertelo!


Edited by Ida59 - 18/7/2015, 16:34
 
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