Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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view post Posted on 3/11/2013, 19:14
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Sinfonie. Disvelamento di Leonora


Un capitolo soffuso di delicata malinconia e di speranza appena nata.
Questo brano è musica, come quasi sempre accade nei tuoi scritti, una musica di sottofondo in cui i violini suonano un pianissimo.
Severus spera, si accusa per aver valutato male lo svolgersi delle sue azioni, ma nostante tutto, spera ed è un miracolo, un vero miracolo.
La magia, anzi, il segreto della magia passa in secondo piano rispetto alla verità che egli crede lo condannerà. Non sa quanto le azioni possano essere lette diversamente da chi si fida e comprende lui e la sua interiore sofferenza.
Melusine non ci tradisce e le lacrime, che versa sulle pagine scritte da Severus, lavano insieme all’anima di Severus anche il cuore di chi legge e vede con quanto affetto - o forse dovrei dire amore – la donna scopre di aver avuto ragione a restargli vicina, di aver giocato una difficile partita con se stessa e di averla vinta.
Resta sospeso nell’aria lo stupendo sorriso di Melusine che è un soffio di aria pura, di luce e di promesse non dette.
Judith forse compirà l’ultimo miracolo.






Un momento speciale di Kijoka

Sei sempre capace con poche parole e accenni perfetti di trasportarmi a vedere immagini e percepire odori; anche quando i sentimenti e le emozioni descritte hanno rilevanza non manca mai il sottofondo dell’ambiente che li avvolge e libera il lettore dai vincoli della realtà.
Qui, hai narrato la storia di due anime che si sono unite e non possono che restare insieme.
Lei, che trema e paventa il rifiuto, sbaglia. Severus è pronto ad accogliere il suo sorriso, ma quanto è faticoso percorrere con le parole l’impronunciabile.
Bastano gli sguardi e quelle sopracciglie che si sollevano per sottolineare ed esprimere emozioni. Severus ha già percorso con lei il cammino nel buio ed ora è stato condotto nella luce più luminosa e brillante.
Fuori il vento piega l’erba sulle colline ed anche la nostra lei piega se stessa al vento potente dell’amore che dà la vita e stringe le mani, senza abbandonarsi al sentimentalismo, ma con umana e condivisa pietas reciproca.
Un capitolo coinvolgente e vibrante di commozione in cui anch’io ho stretto la mano di Severus.
Bravissima.





I sotterranei di Hogwarts di Ida

Il mantello nero e ondeggiante è molto presente e fa da filo conduttore in questo brano: è descritto all’inizio del racconto, poi di nuovo, e alla fine, in cui viene appoggiato sulla poltrona morbido e scuro.
Il mantello è Severus e, in questo percorso di passaggio verso i sotterranei, lo accompagna come un buon amico di vecchia data.
Tutto è diverso, tutto è cambiato, a partire dalla ovvia parola d’ordine che non poteva prescindere da colei che lo ha riportato alla vita e, soprattutto, convinto a viverla, finalmente, nella luce meritata e splendente.
Ida, non può far a meno di ricordarci e ricordargli cosa hanno significato per Severus i sotterranei; la porta con le borchie e il simbolo della sua casa è lì, davanti ai nostri occhi, ma tutto è cambiato anche qui, mai più nel buio, mai più nell’oscurità dice il nostro dolce e coraggioso mago e noi con lui: vogliamo vederlo donare ad Elyn la sua arte preziosa distillata insieme con l’amore che può finalmente vivere.
Non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo: oli profumati e profumi d’amore, spero.



La prossima è Elly che mi ha spiazzato con i suoi numerosi e bellissimi capitoli. :wub:
 
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view post Posted on 4/11/2013, 14:29
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CITAZIONE (chiara53 @ 3/11/2013, 19:14) 
Sinfonie. Disvelamento di Leonora

Un capitolo soffuso di delicata malinconia e di speranza appena nata.
Questo brano è musica, come quasi sempre accade nei tuoi scritti, una musica di sottofondo in cui i violini suonano un pianissimo.

Mi piace sempre quando ritrovi la musica nei miei brani (anche se non è detto che scriva sempre con sottofondo musicale). Mi piace però ricercare i suoni di "scena".

CITAZIONE
Severus spera, si accusa per aver valutato male lo svolgersi delle sue azioni, ma nostante tutto, spera ed è un miracolo, un vero miracolo.
La magia, anzi, il segreto della magia passa in secondo piano rispetto alla verità che egli crede lo condannerà. Non sa quanto le azioni possano essere lette diversamente da chi si fida e comprende lui e la sua interiore sofferenza.

Immagine il modo in cui dovesse avvenire il disvelamento della vita di Severus è stata una delle cose più difficili di questa storia. Dovevo trovare il momento giusto e, dopo diverse idee accantonate, sono giunta a questa conclusione.
E sono felicissima che sia riuscita a rendere bene l'"effetto" drammturgico che desideravo.

CITAZIONE
Melusine non ci tradisce e le lacrime, che versa sulle pagine scritte da Severus, lavano insieme all’anima di Severus anche il cuore di chi legge e vede con quanto affetto - o forse dovrei dire amore – la donna scopre di aver avuto ragione a restargli vicina, di aver giocato una difficile partita con se stessa e di averla vinta.
Resta sospeso nell’aria lo stupendo sorriso di Melusine che è un soffio di aria pura, di luce e di promesse non dette.
Judith forse compirà l’ultimo miracolo.

Le tue parole, Chiara, mi riempiono ovviamente di felicità (se è stato difficile trovare il momento giusto dove inserire le rivelazioni di Severus, ancora più difficile è stato gestire la reazione di Melusine)!
Grazie mille!!!
 
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view post Posted on 5/11/2013, 10:42
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Ditelo che mi odiate quando posto 17 sorrisi in poco meno di una settimana. :lol:



n. 42

Titolo: L’ora della strega

Autore: ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: Malinconico, triste,
Personaggi: Severus Piton. Lily Evans
Pairing: Severus/ Lily
Epoca: Settimo anno
Avvertimenti: missing momet
Riassunto:
- Avevo sempre immaginato che se ti avessi visto almeno una volta avrei avuto molto da dirti e raccontarti, ma ora... - il mago fece un sorriso imbarazzato e si passò una mano trai capelli neri con un sospiro rassegnato – non mi ricordo più nulla.
Parole: 2.486

L’ora della strega

Quella notte il cielo era terso, limpido e blu come i fondali più profondi del mare. Le stelle brillavano nel cielo. La luna, una sottile striscia pallida, sembrava un ghigno malefico che dall'alto fissava la scuola.
O, forse, fissava solo il Preside e le sue orride colpe.
Faceva freddo, quella notte di Ottobre, la neve avrebbe imbiancato il paesaggio nel giro di poche settimane, la rugiada ghiacciata brillava sotto la pallida luce lunare facendo apparire la natura delicata e fragile come vetro soffiato.
Il mago osservava il parco dalla finestra dell'ufficio circolare. Quell’ufficio che era diventato il suo palcoscenico privato, dove interpretava il suo ruolo alla perfezione. Il traditore. Il Mangiamorte. L’assassino.
Tutti ruoli in cui, ormai, si calava con sconcertante facilità mentre la sua anima andava in pezzi sotto lo schiacciante senso di colpa.
La tomba bianca brillava sotto la luna; gli occhi scuri del Preside non la perdevano di vista, era il suo punto fisso. Quando la fissava, poteva ancora sentirlo vicino, poteva ancora contare su di lui.
Gli mancava.
Enormemente.
Aveva perso un padre oltre che un amico, quella terribile notte.
- Sembra che ci sia una festa in Sala Grande. - disse allegro Silente dal dipinto, rompendo il sacro silenzio dell'ufficio.
- Non ho cancellato la festa di Halloween. - spiegò il Preside senza distogliere gli occhi dalla candida tomba come a voler sottolineare che la voce che udiva era solo un artefatto – Ho pensato che un po' di normalità avrebbe fatto bene agli studenti.
- Un'ottima idea, Severus. - approvò il mago dipinto.
Severus sentiva che Albus stava sorridendo, ma non si voltò a guardarlo. Era difficile fissare quella tela ed era ancora più difficile ricordare cosa significava. Ricordare quello che lui aveva fatto.
- Perché tu non sei giù a festeggiare?
- La mia presenza non é molto gradita. - spiegò lentamente – Non voglio rovinare anche questa serata.
- Tu stai salvaguardando la sicurezza di questi studenti, Severus. Non dimenticarlo.
- L'occhio nero di Paciock non sarebbe d'accordo con te, Albus.
Sentì il vecchio mago sospirare. Severus chiuse gli occhi e cercò di non urlare, di non lasciarsi prendere dallo sconforto.
O di non piangere.
Da quando aveva ucciso Albus non si era concesso neppure una lacrima. Non ne aveva avuto il tempo, e la maschera che stava portando diventava giorno dopo giorno più pesante, più difficile. Sentiva che gli soffocava lo spirito.
Ma non era che l'inizio, lui lo sapeva bene.
Si massaggiò la radice del naso pensando a tutto quello che aveva da fare, pensando a dove fosse Potter in quel momento. Sperando che fosse in un luogo sicuro.
Era frustrante aspettare le mosse di quel ragazzino.
- Sai che ci sono parecchie leggende sulla notte di Halloween, Severus? - domandò Silente divertito, cercando di distrarlo.
- Sì, Albus.- rispose laconico – Ma non credo che ci siano cavalieri senza testa in cerca di vendetta in giro per Londra. O fantomatici elfi oscuri che tagliano le orecchie ai Babbani. O altre stupidaggini del genere.
Tornò a regnare il silenzio nell'ufficio circolare. Severus passò a massaggiarsi le tempie nel tentativo di fermare l'emicrania in arrivo. Sperò che, per quella serata, nessuno lo disturbasse.
C'erano troppi fantasmi che si aggiravano nella sua mente quella notte. Troppi orridi ricordi che non volevano lasciarlo in pace. Pensò seriamente di andarsene a letto, ma prima voleva assicurarsi che i Carrow fossero il più lontano possibile dagli studenti.
Non aveva potuto ribellarsi alla scelta dell'Oscuro di affiancarlo a quegli inetti, ma almeno Minerva riusciva a tener loro testa per il momento.
Cercò di non pensare a Minerva e alle sue occhiate cariche di odio.
Si concentrò solo sulla tomba bianca che brillava nel parco.
Non sentì nessuno entrare nell'ufficio circolare, non avvertì nessuna presenza fino a quando non si accorse di un delicato tocco sulla spalla e un alito caldo che gli sfiorava l'orecchio.
- Dolcetto a scherzetto, Preside Piton?
Sgranò gli occhi mentre il cuore prima perse un colpo, poi aumentò i battiti al suono di quella voce.
Si voltò e il poco colore che aveva in volto scivolò via lasciandolo pallido come un cadavere. O come la tomba di Albus.
La persona al suo fianco sorrise divertita.
- Sembra che tu abbia visto un fantasma.
Il mago non rispose continuando a fissarla incredulo.
- So che non sei mai stato molto loquace, ma potresti almeno salutarmi, Sev!
A sentire quel nomignolo, quell'odiato e amato nomignolo, Severus sussultò e si allontanò di un passo.
- Alla fine sono impazzito... - sibilò – quello che ho fatto ad Albus deve avermi fatto uscire di senno!
La strega nella stanza rise, ed era una risata cristallina, vera. Sembrava così reale che al mago venne la pelle d'oca.
- Non sei pazzo. - lo rassicurò la strega.
- Ma tu... sei... tu sei...
- Morta. Sì, Severus, sono morta. Puoi anche dirlo ad alta voce, non morirò una seconda volta.
- NO! - gridò l'altro chiudendo gli occhi e arretrando ancora di un passo.
- Non ho molto tempo, Sev. - sbuffò lei incrociando le braccia al petto - Mi é stata concessa solo un'ora. Ammetto che pensavo che fossi più felice di vedermi.
Il mago si fermò e aprì gli occhi.
- Non puoi essere reale!
- Lo sono invece. - protestò la strega avvicinandosi di un passo – Questa é una notte particolare, dovresti saperlo. La linea che divide il mondo dei vivi da quello dei morti é più sottile e ci é permesso di varcarla se ne sentiamo la necessità.
Severus sembrò pensaci un poco, poi un sopracciglio nero si inclinò verso l'alto.
- Se fossi veramente lei, - ragionò – tu… saresti andata da tuo figlio. Non dal tuo assassino.
La strega sospirò sollevandola frangia ramata.
Severus fu colpito da una fitta di malinconia.
- Vedrò Harry in altre circostanze. - si avvicinò di un altro passo - Non é ancora arrivato il momento, deve capire ancora molte cose. Non è pronto.
- Come fai a saperlo?
- Uno dei tanti vantaggi dell'essere morta é che puoi vedere quello che accadrà. - sorrise e si avvicinò ancora. Ormai erano estremamente vicini – Sirius direbbe che il vantaggio più grande é poter vedere tutte le ragazze che vuole sotto la doccia.
Severus non riuscì a soffocare un sorriso.
- Finalmente sorridi. - sussurrò lei allungando una mano e sfiorandogli una guancia – Sembri più giovane quando sorridi. Sei sempre così serio e rigido.
- Lily... - sussurrò il mago allungando una mano per sfiorarle quella che gli stava accarezzando una guancia.
- Sì. - sorrise la strega dolcemente.
- Lily... - la chiamò ancora, quasi la invocò con un dolce sussurro innamorato.
- Sì, Severus.
Severus le prese la mano e quando si rese conto che poteva toccarla sgranò gli occhi.
- Oh… Lily…- sospirò afferrandola in vita e stringendola a sé, trattenendo le lacrime.
Sentì le delicate dita della strega sfiorargli i capelli, mentre il suo sorriso gli baciava una guancia dove iniziava ad intravedersi un filo di barba.
Severus respirò a lungo il suo profumo, chiuse gli occhi e sentì il suo calore, i capelli che gli solleticavano il volto, il battito del suo cuore attraverso il vestito leggero che indossava. Sentiva la morbidezza del suo corpo.
Se era un sogno non voleva più svegliarsi. Ma neppure nei suoi sogni Lily gli era sembrata così reale. Così viva.
Si scostò da lei trovando gli occhi verdi che tanto amava e che rivedeva nel ragazzo che aveva segretamente protetto per tutti quegli anni.
Quegli smeraldi erano pieni di vita.
- Ma come… come…- cercò di domandare.
Lily sorrise e gli accarezzò ancora una guancia.
- Te l’ho detto, testone. – lo prese bonariamente in giro – In questa notte noi possiamo varcare il confine. Ci viene ridato il corpo e possiamo venire nel mondo dei vivi. Non è così semplice, Sev. Bisogna volerlo veramente e ci è concessa solo un’occasione per tutta l’eternità.
Severus si sentì speciale, il suo cuore mancò un battito quando lei si sistemò una ciocca di capelli neri.
- E perché proprio adesso? – le domandò prendendo quella delicata mano che continuava ad accarezzarlo.
- Perché in questo momento hai un disperato bisogno di un’amica.
Severus chiuse gli occhi e le lasciò la mano.
- Non merito la tua amicizia. Non merito niente da te. Io ti ho ucciso… sono il tuo assassino... Lily mi dispi…
La strega gli posò un dito sulle labbra per azzittirlo. Al contatto con quella pelle morbida Severus aprì gli occhi.
- Basta, - gli disse – noi sappiamo tutto Severus. Quello che hai fatto. Quello che hai detto e come ti sei punito per tutti questi anni. Basta così, Sev. Non serve che ti scusi. Tu non devi scusarti.
Il dito scivolò dalle labbra.
Severus rimase in silenzio.
Lily sollevò entrambe le sopracciglia rosse.
- Ora non dici nulla? - chiese ironica.
- Avevo sempre immaginato che se ti avessi visto almeno una volta avrei avuto molto da dirti e raccontarti, ma ora... - il mago fece un sorriso imbarazzato e si passò una mano trai capelli neri con un sospiro rassegnato – non mi ricordo più nulla.
Lily rise forte.
- Dovremmo festeggiare. - gli disse con un luccichio biricchino negl'occhi – Non hai una bottiglia nascosta da qualche parte?
Severus incrociò le braccia e assunse l'espressione più seria del suo repertorio.
- Non siamo più adolescenti, Lily. Non tutti nascondono le bottiglie di Whisky Incendiario nel baule come la tua amica Josephine.
La strega fece una smorfia disgustata.
- L'unica volta che l'ha bevuto ha vomitato per tutto il dormitorio.
Si guardarono in silenzio per qualche istante poi scoppiarono entrambi a ridere.
Severus si sentiva felice, vivo come non gli capitava da anni.
Era bello lasciarsi andare per una sera e sapere che c'era Lily con lui.
Solo per lui.
Mentre Lily si asciugava gli occhi dalle lacrime si avvicinò alla scrivania e aprì il primo cassetto. Ne estrasse una scatola rettangolare con un esagerato fiocco color zucca. Tolse velocemente la carta da regalo, il fiocco e aprì la scatola. Lily si era avvicinata e gli sorrideva.
- Cioccocalderoni ripieni al liquore. - disse osservando l'interno – Dove li hai presi?
- Sequestrati questa mattina ad uno studente del quinto anno. - spiegò lui porgendole la scatola – Prima le signore...

* * * *


Nell'ufficio circolare le risate di Lily e Severus si fondevano tra di loro. Seduti a terra, l'uno accanto all'altra, con la schiena appoggiata al muro ricordavano i vecchi tempi quando erano solo adolescenti. Quando non c'erano problemi.
Quando l'amicizia li univa più di ogni altra cosa.
Lily si era tolta le scarpe mentre Severus aveva abbandonato sulla sedia il mantello nero.
Avevano quasi finito i cioccolatini ripieni. Erano brilli.
Severus era a stomaco vuoto dal pranzo, il liquore gli era andato alla testa in poco tempo.
Gli faceva male la mascella da quanto aveva riso, in più di un'occasione aveva avuto il dubbio che fosse tutto un sogno, un'illusione, un parto della sua mente sull'orlo della follia, ma quando veniva sopraffatto da questi orribili pensieri Lily lo sfiorava, gli sorrideva, o gli arrivata il suo profumo e tutto veniva spazzato via e c'era solo lei. Con i suoi occhi di smeraldo, con quel sorriso sincero, con il suo calore.
Il mago chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro il muro respirando a pieni polmoni il suo profumo. Avevano appena finito di ricordare un calderone esploso nell'aula di pozioni durante il terzo anno e le lacrime avevano offuscato la vista di entrambi. Lily, ancora scossa dai singhiozzi, appoggiò la testa sulla sua spalla. Quel dolce peso fece sorridere Severus.
Alla cieca cercò una sua mano. Quando la trovò intrecciò le loro dita e la strinse.
- Questa guerra mi ucciderà, vero? - domandò improvvisamente serio aprendo gli occhi.
La vide portarsi un cioccocalderone alle labbra, ma non addentarlo.
- Non posso dirtelo Severus. - rispose lei osservando il cioccolato che lentamente si scioglieva sui polpastrelli.
- Sono pronto se é questo che ti preoccupa. - le disse – Non ho paura di morire.
- Sev... non posso rivelarti informazioni sul futuro.
- Dov'é finito lo spirito Grifondoro che, puntualmente, ignora le regole? - la punzecchiò divertito, continuava a sorridere nonostante la discussione seria.
Lily addentò il cioccolatino, poi gli passò l'altra metà.
- E' l'ultimo.
Il mago prese il dolce, ma non lo portò alle labbra. Tornò ad appoggiare la testa al muro e chiuse gli occhi, gli girava la testa.
- Sì, - sussurrò infine la strega – morirai.
Severus non rispose, stranamente la notizia non lo sconvolse. Si aspettava una risposta del genere, era certo che sarebbe morto in quella guerra.
Sentiva che la sua vita era quasi giunta al termine.
- Farà male? - le domandò.
- Un po'. Ma ti prometto che durerà poco.
L'orologio sulla torre iniziò a battere i dodici colpi.
- Il mio tempo é quasi finito, Sev. - disse Lily sciogliendo l'intreccio delle loro dita – Mi dispiace.
Severus si portò il cioccolatino in bocca restando in silenzio. Non voleva dirle addio, perché non era un vero e proprio addio.
Sentì il cioccolato sciogliersi sulla lingua mentre il liquore gli bruciava la gola. Aveva anche il sapore di Lily.
I rintocchi stavano per giungere al termine. La sentì avvicinarsi e posargli un delicato bacio dal sapore di cioccolato sulla guancia.
- Io sarò lì, Sev. - gli sussurrò all'orecchio – Non avere paura.
Quando l'ultimo rintocco si perse nella notte Severus aprì gli occhi. Come si era aspettato era solo, seduto a terra con una scatola di cioccolatini vuota vicino.
Le testa leggera per via del liquore.
Il suo calore sulla guancia.
Il suo sapore nella bocca.

* * * *


- Guar...da...mi. – sussurrò. *
C'erano due Severus in quella vecchia casa quel giorno. Uno stava agonizzando sul pavimento alla ricerca di quei prati verdi che riuscivano a calmarlo e che lo riportavano a quella notte di Halloween, l'ultima notte felice della sua misera vita.
L'altro era in piedi nella stanza, spirito ancora legato al corpo.
Più il corpo si indeboliva, più lui si rafforzava. Sapeva che quando non si sarebbe più mosso sarebbe stato libero di andare da lei.
Da lei che, ne era certo, lo aspettava.
Lo spirito di Severus osservò se stesso afferrare la giacca del ragazzo per perdersi un'ultima volta nei suoi occhi. Fece una debole smorfia di disappunto.
Mentre la signorina Granger si stringeva al giovane Weasley e piangeva per la sua infelice sorte, sentì qualcuno sfiorargli la mano. Si voltò di scatto.
Si ritrovò a fissare gli stessi occhi verdi che il suo corpo aveva cercato nel volto del ragazzo.
- E' ora, Sev. - gli disse Lily dolcemente.
Severus le sorrise.
- Andiamo.
Gli occhi verdi incontrarono i neri, ma dopo un attimo qualcosa nel profondo di questi ultimi svanì, lasciandoli fissi e vuoti. La mano che stringeva Harry crollò a terra e Piton non si mosse più. *
______________________________________

Note:
* frasi prese direttamente da Harry Potter e i Doni della Morte
 
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view post Posted on 5/11/2013, 18:53
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CITAZIONE (ellyson @ 5/11/2013, 10:42) 
Ditelo che mi odiate quando posto 17 sorrisi in poco meno di una settimana. :lol:

No Elly, non ti odio, ti amoooooooooooo, ma per le recensioni aspetti un po' :lol: :lol: :lol:
 
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view post Posted on 5/11/2013, 19:06
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CITAZIONE (chiara53 @ 5/11/2013, 18:53) 
CITAZIONE (ellyson @ 5/11/2013, 10:42) 
Ditelo che mi odiate quando posto 17 sorrisi in poco meno di una settimana. :lol:

No Elly, non ti odio, ti amoooooooooooo, ma per le recensioni aspetti un po' :lol: :lol: :lol:

No problem. ;)
In settimana posto anche il 43!
Così sono quasi in pari! E per me é una novità! :woot:
 
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view post Posted on 6/11/2013, 11:58
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Autore/data: Alaide – 4 – 12 settembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: La speranza invase il cuore di Melusine. Sapeva che Severus avrebbe rivelato fra pochi giorni che si trovava in carcere, ma sapeva anche che Judith non l’avrebbe mai odiato. Ne era sempre stata certa, ma in quel momento, di fronte al sorriso affettuoso che illuminava il volto della bambina, mentre rileggeva quello che aveva scritto, quella certezza aumentava ed immaginava un futuro in cui la bambina e l’uomo potessero essere uniti, come padre e figlia, come meritavano entrambi.
Nota: La storia è il continuo di Disvelamento.
So che al raduno avevo detto che in questo capitolo sarebbe avvenuto un fatto eclatante, ma ho dovuto rinviarne una parte al capitolo 21, proprio quella che conteneva il suddetto fatto.
Parole: 1670

Sinfonie.
20. Sinfonia in mi minore op. 2 n°5
Quarto movimento. Lettere


16 aprile 2004
Cara Judith,
spero che, nel leggere questa lettera, potrai perdonarmi. So che ti sentirai tradita, ma non ho potuto fare a meno di mentirti.
Il luogo in cui mi trovo non è adatto ad un bambino. Non so se ti sia vietato entrare, ma non vorrei mai che tu vedessi la stanza dove vivo dal giorno in cui ti ho lasciata.
Ho compiuto una scelta, poco prima che iniziassimo a scriverci, che mi ha portato lontana da te, per quanto sia più vicino di quel che ti ho fatto credere.
Sono un bugiardo, Judith, e forse non potrai mai perdonarmi per averti lasciata sola, quando più avevi bisogno di me.
Non puoi nemmeno immaginare quanto vorrei poterti vedere e poter parlare con te, ma non è possibile perché tu sei troppo innocente per poter venire nel luogo in cui mi trovo.
Ti prego di perdonarmi per aver convinto la signorina Fairchild a mentirti circa il luogo in cui mi trovo.
Se non potrai perdonarmi, non allontanarti da lei, perché se ti ha mentito, l’ha fatto unicamente a causa mia.
Con affetto,
Severus
Judith rilesse più volte la lettera dell’uomo, sotto lo sguardo attento di Melusine, che si trovava con lei nella stanza, dove di solito si esercitavano con il coro dell’orfanotrofio.
«Sai dove si trova? Dice che è in un luogo che è meglio che io non veda, ma non lo chiama mai per nome.» chiese infine la ragazzina, portando la sua attenzione sulla donna.
«Sì, lo so, ma non spetta a me dirti dove si trova Severus. Sono certa, però, che se glielo chiederai nella tua prossima lettera, sarà lui stesso a risponderti.» rispose la donna, con un lieve sorriso sulle labbra.
L’uomo aveva iniziato a svelare la verità alla bambina ed era certa che presto si sarebbe potuto rendere conto che Judith non l’avrebbe mai condannato. Forse, una volta che la ragazzina avesse compreso tutto, si sarebbe trovata una soluzione e Severus sarebbe stato scarcerato.
In quel momento avrebbe voluto poter completare le informazioni che l’uomo aveva dato a Judith, ma sapeva che non spettava a lei.
«Ma perché dice di avermi lasciata sola? Lui non mi ha mai lasciata sola. Mi ha dato tanti consigli ed ha risposto sempre alle mie lettere.» domandò Judith, la fronte leggermente corrugata.
Melusine avrebbe voluto che l’uomo fosse lì, per poter udire le parole della bambina. Forse allora avrebbe potuto comprendere pienamente che Judith l’avrebbe perdonato.
«Lo so. Per quanto tu non mi abbia parlato di tutte le lettere che Severus ti ha scritto, so che ti è stato vicino, per quanto ha potuto, nel migliore dei modi.» rispose Melusine. Era la semplice verità. Alle volte si era detta che senza le lettere dell’uomo, lei non sarebbe stata in grado di aiutare in maniera altrettanto efficace la bambina. «Vi sono casi in cui, però, quando si prova rimorso per una scelta compiuta, non si vede il bene che si è fatto.»
Avrebbe voluto aggiungere altro, ma non spettava a lei. Forse non aveva nemmeno dato la risposta migliore, ma ricordava quasi ogni parola di quello che Severus aveva scritto per rivelarle la verità su se stesso. Quanto era stato spietato, quasi volesse sottintendere che non v’era alcuna possibilità di perdono per lui.
Sorrise, come gli aveva sorriso nella cella pochi giorni prima, come se fosse stato davanti a lei. E pregò che quel sorriso potesse arrivare fino a lui, che, un giorno, potesse perdonarsi o, per lo meno, accettare il perdono altrui.
Aveva letto le parole che Severus aveva scritto e vi aveva pensato, una volta tornata all’orfanotrofio. La scoperta dell’esistenza della magia passava sempre in secondo piano. Quello che avrebbe voluto fare era andare nella cella dell’uomo e portargli il perdono che così tanto meritava, dargli il suo amore, per quanto avesse compreso – leggendo tra le righe di quello che aveva scritto l’uomo – che lui non l’avrebbe mai amata, perché il suo cuore era sempre appartenuto ad un’altra, a Lily.
«Però non capisco una cosa, Melusine. » disse Judith, dopo diversi minuti di silenzio. «Quello che non capisco è perché Severus pensi che io non possa perdonarlo. Quello che vorrei fare in questo momento è andare a trovarlo, soprattutto perché dice che si trova più vicino di quanto non mi abbia mai detto.»
Aveva riletto ancora una volta le parole di Severus. Non aveva capito, quale potesse essere questo luogo in cui lei non poteva andare, ma di una cosa era certa: amava l’uomo come un padre e nulla poteva cambiare la questione. Al di fuori dell’orfanotrofio e della scuola potevano esserci tanti luoghi brutti, luoghi da cui si poteva solo scrivere. Non riusciva ad immaginare quale potesse essere. L’unico che le era venuto in mente, era impensabile, perché Severus era buono, era l’uomo che le aveva salvato la vita e non poteva stare in prigione.
«Credi che possa scrivergli e chiamarlo padre?»
Melusine osservò il volto della bambina, un volto ancora infantile, ma con un’espressione matura, adulta quasi.
D’altronde l’infanzia di Judith era finita, quando quei due Mangiamorte avevano ucciso i suoi genitori. Non osava nemmeno immaginare a quello che sarebbe potuto accadere se Severus non fosse stato là, al modo orribile in cui quegli uomini avrebbe tolto la vita da una bambina che non aveva fatto loro nulla, così come nulla avevano fatto loro i suoi genitori.
«Sono certa che gli farebbe piacere.» disse Melusine, sorridendo, come se avesse davanti all’uomo, come se volesse dirgli con quel sorriso che Judith non aveva mai nemmeno pensato a fare qualcosa di diverso dal perdonarlo.
Ed il sorriso colmo d’affetto della donna era simile a quello che era apparso sul volto della bambina, mentre scriveva la sua risposta.
La speranza invase il cuore di Melusine. Sapeva che Severus avrebbe rivelato fra pochi giorni che si trovava in carcere, ma sapeva anche che Judith non l’avrebbe mai odiato. Ne era sempre stata certa, ma in quel momento, di fronte al sorriso affettuoso che illuminava il volto della bambina, mentre rileggeva quello che aveva scritto, quella certezza aumentava ed immaginava un futuro in cui la bambina e l’uomo potessero essere uniti, come padre e figlia, come meritavano entrambi.



19 aprile 2004
Caro Severus,
ho letto la tua lettera a lungo e più volte e non riesco a capire perché tu dica che non mi sei stato vicino. Se non fosse stato per i tuoi consigli, non sarei riuscita a non avere paura, quando sono a scuola, né ad aiutare Brian, quando gli altri bambini dicevano quelle cose orribili sui suoi genitori.
Tu mi sei stato vicinissimo e questo è quello che importa.
Non riesco ad immaginare dove tu ti possa trovare, ma sono certa che non sarà un problema. Magari potrò anche venire a trovarti. So che mi hai salvato la vita. E ti voglio tanto bene, come ad un padre. So che non sei il mio vero papà, ma è come se tu fossi il mio papà.
So che hai fatto tanto per me, anche se ti trovavi in un luogo brutto – perché un luogo dove non vuoi che io venga, deve essere brutto –, hai risposto a tutte le mie lettere.
Dimmi dove ti trovi, così Melusine mi potrà accompagnare e potrò stare un po’ con te.
Non riesco nemmeno a capire perché credi che io non possa perdonarti. Dopo tutto quello che hai fatto per me, non posso che continuare sempre a volerti bene.
Se mi hai mentito, come dici di aver fatto, sono certa che ci siano delle ragioni. Forse il luogo in cui ti trovi è veramente brutto e pericoloso. Spero solo che non sia troppo terribile, perché sei lì da solo e non è giusto.
Ti voglio bene,
Judith
Il sorriso della bambina emergeva come un raggio di luce dalla sua lettera.
Quando Severus aveva trovato la busta con sopra la grafia della signorina Fairchild, con la magra colazione che gli portavano e l’antidolorifico, aveva avuto timore d’aprirla.
Sapeva che Judith avrebbe risposto alla sua ultima lettera, dove, anche se non diceva ancora tutta la verità, iniziava a svelarle le sue menzogne. Era terrorizzato dall’idea di potervi trovar dentro la sua condanna, il suo odio.
Era consapevole che Melusine gli aveva ripetuto più volte che Judith l’avrebbe perdonato, che non avrebbe mai potuto odiarlo, ma non aveva mai voluto illudersi.
Invece, ogni singola parola della bambina, parole mature per una ragazzina di undici anni, era stato un raggio di luce, illuminato dal suo sorriso affettuoso, dal suo sorriso carico di perdono.
Non era arrabbiata con lui. Non lo odiava.
Al contrario, lo chiamava padre e ribadiva più volte che gli voleva bene, che amava lui, l’uomo che non era riuscito a salvare la vita ai suoi genitori, l’uomo che aveva tante morti sulla coscienza.
Severus sapeva che avrebbe dovuto compiere l’ultimo passo nella sua prossima lettera. Sapeva che avrebbe dovuto svelarle la verità, dirle che era in carcere, che si era denunciato perché non aveva visto nessuna altra possibilità allora, quando non il suo animo era troppo immerso nel senso di colpa, nella volontà di punirsi per non essere riuscito a salvare i genitori della bambina, per non essere riuscito a salvare altri innocenti durante la Guerra Magica, per aver ucciso Silente, per non essere riuscito ad impedire che gli studenti di Hogwarts patissero, sotto la sua presidenza.
La signorina Fairchild era a conoscenza di quante azioni terribili avesse commesso. Ne era a conoscenza e gli aveva sorriso.
Ed aveva pianto.
L’aveva, in un qualche modo, perdonato.
Judith gli offriva ancora una volta il suo sorriso.
Quel sorriso colmo d’affetto, il sorriso di una figlia.
Lo chiamava padre e forse, allora, non tutto era perduto. Sarebbe forse riuscita a perdonarlo anche quando avesse saputo fino a quanto era stato egoista, fino a che punto si fosse sbagliato.
E per un istante gli parve che fosse possibile sperare, che, forse, la pace, che aveva gettato al vento con la sua sciagurata scelta, non era perduta per sempre.
 
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N. 44

Titolo: Un sorriso nel vento
Autore/data: Ida59 – 27 settembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, romantico, drammatico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il mago lo sentì nell'aria, trasportato dal vento, e il sorriso della sua donna lo avvolse e lo accarezzò. È il seguito di “I sotterranei di Hogwarts”.
Parole/pagine: 777/2



Un sorriso nel vento




Le nuvole si rincorrevano veloci e disordinate nel cielo, le bianche inseguite dalle grigie, a loro volta presto raggiunte da quelle più scure, gonfie di pioggia; solo in pochi punti si poteva ancora vedere, o intuire, l'azzurro intenso del cielo. Il vento autunnale soffiava freddo nel parco di Hogwarts, portando con sé il sentore dell'inverno, le cime delle montagne intorno alla scuola già abbondantemente innevate.
Il mago camminava lento nell'erba, la distesa di foglie secche che, come un mare bruno, ondeggiava davanti ai suoi passi. Attendeva l’arrivo della sua Elyn e, impaziente, incapace di restare in presidenza, aveva deciso di andarle incontro verso la Foresta Proibita, dove insieme a lei avrebbe potuto raccogliere erbe che gli servivano per un altro speciale distillato. Il regalo per la sua donna, invece, che gli era tremendamente mancata in quelle due settimane appena trascorse, era già pronto: sentiva la preziosa ampollina premergli sul petto, vicino al cuore, nella tasca segreta della casacca ove un tempo teneva la foto di Lily e la seconda pagina della lettera rubata dalla stanza di Black. Avrebbe usato il prezioso olio quella sera stessa, accarezzando con languida passione la pelle della donna che era riuscita ad abbattere ogni barriera del suo cuore ed a lenire i tormenti della sua anima.
Erano tre giorni che si alzava all’alba e saltava il pranzo per sbrigare per tempo tutte le inutili pratiche con le quali la burocrazia del ministero insisteva ad inondare la scrivania del preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, mentre Albus ridacchiava sornione alle sue spalle scambiando battutine salaci con altri irriverenti ritratti. Finalmente aveva completato tutto, anche con un certo anticipo, ed ora aveva tre meravigliosi giorni tutti per sé da trascorrere con la Guaritrice che tra poco dal San Mungo si sarebbe materializzata al margine della Foresta.
Si strinse nel lungo mantello nero per proteggersi dall’aria pungente, il vento che ne alzava i lembi e gli scompigliava i capelli corvini. Il suo sguardo si posò sui fitti alberi che, come protettive sentinelle, delimitavano il perimetro della scuola: solo poche foglie erano ancora sui rami neri, come prigioniere trattenute da scheletriche mani. Le altre volteggiavano impaurite nell’aria, vittime del vento che le aveva strappate via e che ora giocava con loro, crudele, spingendole in alto nel cielo che s’incupiva sempre di più, straziandole, facendole vorticare in angosciosi mulinelli ululanti; proprio come i pensieri che d’improvviso avevano assalito la mente del mago sprofondandolo ancora una volta nel passato, lontano dal benefico sorriso di Elyn, prigioniero ancora una volta del cupo regno della colpa, della sofferenza e dei rimorsi, dove orribili immagini riprendevano vita tormentandolo e l’ululìo del vento mimava il raggelante gemito di chi implorava una pietà che non sarebbe mai arrivata.
Severus sospirò, strinse i pugni e serrò forte gli occhi cercando di opporsi ai suoi stessi ricordi, che, come quel vento penetrante, spazzavano con violenza la sua anima tentando di rubargli la felicità di quella nuova vita donata dalle lacrime di Fanny. Voltò le spalle alla Foresta Proibita, all’incubo delle memorie che promanava dall’intrico oscuro dei suoi fitti alberi, cercando di aggrapparsi di nuovo al sorriso di Elyn che gli porgeva l’agognato perdono, e l’amore.
All'improvviso un raggio di sole filtrò dalle nuvole, bucò il plumbeo strato di vapore e fece capolino nello spicchio azzurro di cielo, subito seguito da un altro, e poi un altro ancora, illuminando il marrone delle foglie e trasformandolo nel luminoso nocciola dorato degli occhi di Elyn. Il mago lo sentì nell'aria, trasportato dal vento che s'era fatto dolce, e il sorriso della sua donna lo avvolse e lo accarezzò.
Severus si voltò rapido, i lembi del mantello nero che come ali leggere si librarono nell'aria ed un sorriso felice sulle labbra sottili.
Elyn era là, illuminata dal sole e bellissima ai suoi occhi innamorati, dolce sogno che lo attendeva sorridendo.
Corse verso di lei, indifferente a chiunque dal castello potesse osservarlo in quel momento; corse come un ragazzino incontro al primo amore, come mai aveva fatto in vita sua e mai aveva creduto di poter fare.
Corse incontro alla donna che amava, al sorriso dolce e bello che pochi mesi prima gli aveva regalato il perdono e l'amore; corse sul prato di Hogwarts illuminato dal sole e che il sorriso di Elyn trasformava nel suo paradiso; corse nel vento, tra le foglie che volteggiavano libere e leggere, verso il sorriso che aveva il potere di dissolvere ogni suo triste e doloroso pensiero.
Le corse incontro e la sollevò tra le braccia stringendola a sé, sorridendo felice, cercando le sue labbra in un bacio a lungo vagheggiato durante le due interminabili settimane in cui erano rimasti lontani.

Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:20
 
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CITAZIONE
Un sorriso nel vento

Questo é solo un minuscolo commento a caldo.
Non é una recensione...


:super bava: ooooooh un bambino che aspetta di scartare il suo regalo.
Mi piace quando Severus é in trepidante attesa della sua donna, chiunque essa sia (ma se non é Lily é meglio).
In questo mi ricorda molto il mio di Severus.
 
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CITAZIONE (ellyson @ 7/11/2013, 13:25) 
Questo é solo un minuscolo commento a caldo.
Non é una recensione...

Hihihihi...

CITAZIONE (ellyson @ 7/11/2013, 13:25) 
:super bava: ooooooh un bambino che aspetta di scartare il suo regalo.

Scartare... ma non nel senso di eliminare, vero? ;)
Scartare... uhm... posso vedere perversioni in questa parola?
:P :lol:

Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:20
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 7/11/2013, 13:33) 
Scartare... uhm... posso vedere perversioni in questa parola? :P :lol:

Tutte quelle che vuoi! :shifty: :shifty: :shifty:
 
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view post Posted on 7/11/2013, 13:46
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Sì, quando lo scarta il regalo????
Splendido brano, la corsa di Severus che come un ragazzino abbraccia e solleva Elyn è da favola. :wub: :wub: :lovelove:

Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:20
 
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CITAZIONE (chiara53 @ 7/11/2013, 13:46) 
Splendido brano, la corsa di Severus che come un ragazzino abbraccia e solleva Elyn è da favola. :wub: :wub: :lovelove:

Concordo. E' un po' lontano dalla mia visione di Severus (il mio non corre, con lo sguardo ordina ad Hermione di correre :lol: :rolleyes: ), ma per come lo descrive Ida, e per il suo di Severus, ci sta. ;)

Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:20
 
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view post Posted on 7/11/2013, 18:55
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Lettere di Leonora

Forse l’evento non è dei più eclatanti, ma le due lettere sono veramente due lampi di luce.
Mi chiedo come possa entrare tanto rimorso e odio per le proprie azioni quanto ne contiene il cuore di Severus.
All’inizio egli è ripiegato su se stesso e sul suo dolore che tu trasmetti al lettore in modo eccellente; io lettore ero in quella cella in cui arriva la lettera con l’antidolorifico e una magra colazione.
Ma non ha limiti la tua perfetta descrizione di tutte le pene di Severus!
Poi l’ho visto mentre volge lo sguardo alla miseria che lo circonda per convincersi una volta di più che mai una creatura pulita e innocente potrebbe o dovrebbe metterci piede.
E’ un Severus ripiegato su se stesso e sul suo dolore, che strazia.
Ma Judith e Melusine non si lasciano convincere, non credono all’”uomo cattivo”, c’è una spiegazione, c’è un perché e si fa strada nella mente della bambina e nel cuore di Melusine, ormai conquistate dalla potenza del sentimento che provano.
Alla fine i sorrisi illuminano anche la cella più buia e l’animo più dolente, sono una luce accecante che arriva fino all’anima di Severus , papà per la prima e desiderata volta.
Bellissimo capitolo, da lacrime.

Un sorriso nel vento di Ida


Il capitolo è il tronfo dell’autunno, immagini e descrizioni mi hanno catturato. Bravissima!
Nelle foglie, negli alberi, nel cielo si trova l’anima di Severus, l’ambiente è il personaggio e sono inscindibilmente legati a doppio filo.
CITAZIONE
Si strinse nel lungo mantello nero per proteggersi dall’aria pungente, il vento che ne alzava i lembi e gli scompigliava i capelli corvini. Il suo sguardo si posò sui fitti alberi che, come protettive sentinelle, delimitavano il perimetro della scuola: solo poche foglie erano ancora sui rami neri, come prigioniere trattenute da scheletriche mani. Le altre volteggiavano impaurite nell’aria, vittime del vento che le aveva strappate via e che ora giocava con loro, crudele, spingendole in alto nel cielo che s’incupiva sempre di più, straziandole, facendole vorticare in angosciosi mulinelli ululanti; proprio come i pensieri che d’improvviso avevano assalito la mente del mago …

Luoghi noti e amati che trasmettono la loro essenza a chi sa coglierla: Severus si lascia trasportare da quella oscurità, come non potrebbe senza Elyn?
E’ lei la vita e il sole che si fa largo tra le nuvole.
Tenerissimo Severus che nasconde con cura il dono per la donna che ama vicino al cuore, quasi a trasmettere in quel delicato olio parte della sua anima.

Le nubi si squarciano nell’ultima parte di questo tempo d’attesa, ed è allora che il vento, le foglie e la luce abbagliano il lettore. Niente vale come l’ultima scena, viva e realistica: un abbraccio memorabile, atteso e desiderato da Severus, con chi gli ha ridato vita, speranza e amore.
Dolcissimo e tenero, Severus e il capitolo.
 
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view post Posted on 9/11/2013, 14:02
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CITAZIONE (chiara53 @ 7/11/2013, 18:55) 
Lettere di Leonora

Forse l’evento non è dei più eclatanti, ma le due lettere sono veramente due lampi di luce.
Mi chiedo come possa entrare tanto rimorso e odio per le proprie azioni quanto ne contiene il cuore di Severus.
All’inizio egli è ripiegato su se stesso e sul suo dolore che tu trasmetti al lettore in modo eccellente; io lettore ero in quella cella in cui arriva la lettera con l’antidolorifico e una magra colazione.
Ma non ha limiti la tua perfetta descrizione di tutte le pene di Severus!

La magra colazione voleva essere soltanto un tocco di realismo (non stavo proprio pensando alle pene di Severus... e potresti anche pensare "e meno male" :P). L'atmosfera però è quella che dici, con Severus ripiegato su se stesso.

CITAZIONE
Poi l’ho visto mentre volge lo sguardo alla miseria che lo circonda per convincersi una volta di più che mai una creatura pulita e innocente potrebbe o dovrebbe metterci piede.
E’ un Severus ripiegato su se stesso e sul suo dolore, che strazia.

Sono sempre felice quando le scene diventano "visibili". Di solito le "recito", soprattutto per quel che riguarda i dialoghi ed i movimenti.

CITAZIONE
Ma Judith e Melusine non si lasciano convincere, non credono all’”uomo cattivo”, c’è una spiegazione, c’è un perché e si fa strada nella mente della bambina e nel cuore di Melusine, ormai conquistate dalla potenza del sentimento che provano.
Alla fine i sorrisi illuminano anche la cella più buia e l’animo più dolente, sono una luce accecante che arriva fino all’anima di Severus , papà per la prima e desiderata volta.
Bellissimo capitolo, da lacrime.

Melusine e Judith non hanno mai creduto all'"uomo cattivo" - come dici giustamente tu - e, forse, Severus sta iniziando a capirlo o, per lo meno, gli arriva la luce accecante. Magari sto tenendo a bada il mio sadismo (anche se temo che quando leggerai il prossimo capitolo mi maledirai).
 
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kijoka
view post Posted on 9/11/2013, 17:22




Nr. 44

Autore/data: Kijoka – 05 novembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo -romantico
Personaggi: Severus Piton - personaggio originale
Pairing: Severus Piton - personaggio originale
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: I suoi bisogni erano profondi e sconvolgenti per lui stesso, come avrebbe potuto esternarli?
Parole/pagine:1.169/2.



Occhi negli occhi

And you will never know
I will never show
what I feel, what I need from you
da "You will never know" - Imany - 2013

Il contatto di sguardi era intenso e ininterrotto.
Era calato il silenzio: lei non aveva più dato voce ai pensieri. Aveva scelto di restargli accanto, senza una parola.
In quel momento voleva solo che fosse libero di esprimere qualsiasi cosa avesse nel cuore. Non intendeva dire o far nulla che potesse forzarlo a sentire altro che non fosse ciò che davvero provava. Immobile, lo fissava, con il viso sereno e fiducioso.
La calma di Joy lo aveva pervaso, aveva favorito l'apertura a nuove possibilità e a sconosciute sensazioni.
Severus di colpo si rese conto che era stata una sua esplicita richiesta, anche se totalmente inconscia. Gliela aveva rivolta e lei aveva pienamente compreso: senza forzature aveva lasciato che tra loro il contatto riprendesse vigore.
Gliene era ancora una volta grato perché, tramite il suo desiderio di comunicare, poteva ora avere il privilegio di comprendere appieno cosa Joy provasse per lui. Percepì, quasi dentro se stesso, un sentimento così completo e intenso da coinvolgerlo. I profondi e luminosi occhi azzurri non gli tacevano niente e si ritrovò a desiderare di corrispondere quell'amore incondizionato.
Ne sarebbe stato capace?
Non aveva mai davvero imparato ad amare.
Aveva maturato una nuova consapevolezza: ciò che finora aveva provato era il sentimento di un ragazzo, senza esperienza e senza vera profondità.
Ciò che lei stava manifestando era qualcosa di adulto, quasi violento, meditato ma senza confini.
Non riusciva a smettere di osservare i magnifici occhi che mandavano bagliori turchesi e si trovò a riflettere sul Caso.
Il destino che aveva messo sul suo cammino una donna talmente determinata a stargli vicino da rischiare ogni cosa pur di raggiungere l'obiettivo. Quello di Joy era poi stato uno scopo estremamente imprevedibile, tale che poteva essere considerato più un rischio che una vera meta.
Nonostante questo era rimasta lì, accanto a lui, ed attendeva. Percepiva la sua tensione stemperarsi a tratti in rassegnazione, soppiantata immediatamente dalla speranza.
Erano attimi convulsi, colmi di richieste inespresse e di domande ingenue.
Severus considerò tutti quegli anni spesi inseguendo un'illusione, poi un sogno...
Ed ora quello stesso sogno era lì, di fronte a lui. Cambiato, certo, ma questo attendeva solo lui e lo aspettava con trepidazione.
Il sogno aveva cambiato nome: ora il fiore rinato della speranza tratteneva in sé l'essenza del desiderio.
Il suo nuovo sogno si chiamava come ciò che aveva da sempre desiderato: gioia, felicità, e consolazione.
Joy, questo era il suo nome!
Sembrava che l'attimo contenesse l'eternità. Il tempo si era fermato.
Stava a lui.
Severus sapeva che ora era davvero il momento di operare la scelta definitiva, ma questo non era più un timore, bensì un desiderio.
Avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto spiegarle con le parole del cuore quanto la sua stessa anima fosse cambiata e quanto sentiva di avere bisogno di lei.
Dentro di sé sorrise di se stesso, perché era consapevole che non sarebbe mai stato in grado di chiederle ciò che desiderava, nemmeno con le parole dell'amore.
Non era imputabile all'orgoglio, semplicemente non sapeva farlo.
I suoi bisogni erano profondi e sconvolgenti per lui stesso, come avrebbe potuto esternarli? Non ne aveva i mezzi.
Lo sguardo limpido gli faceva nascere dentro delle urgenze che non aveva mai nemmeno valutato: sostegno, amore, contatto, condivisione.
Sapeva che non avrebbe mai trovato la forza di manifestarli, ma faticava perfino a riconoscerli! Ormai da anni si era rassegnato a non averli…
Fu in quel momento che Joy tornò a sederglisi accanto.
Con un gesto ormai famigliare di nuovo gli prese le mani tra le proprie.
La maga non riusciva a capacitarsi di come quell’uomo avesse vissuto. Dentro di sé percepiva una tale angoscia che non riusciva ad attribuire a lui, eppure era ciò che da lui proveniva.
Quello che era diventato l’eroe del mondo magico, l’uomo che aveva tenuto testa al mago forse più potente del secolo temeva l’amore, più di ogni altra cosa. Non sapeva come affrontarlo, non era in grado di gestirlo, non sapeva riconoscerlo, e tutto questo lo disorientava.
Era contenta di avere ancora la possibilità di condividere quell’effetto non cercato dell’incantesimo, perché le rendeva tutto più semplice. Senza parole riusciva a leggerlo e quindi a comprenderlo.
Ora si rendeva conto che non poteva abbandonarlo, ma, anzi, avrebbe dovuto imparare a capirlo, anche senza magia.
Anche se l'incantesimo non sarebbe più stato utile, avrebbe comunque avuto un altro compito importante: doveva aiutarlo a leggere se stesso, capire ed accettare sentimenti mai provati o quantomeno mai riconosciuti.
Provava una profonda tenerezza e crebbe in lei a dismisura la voglia di abbracciarlo stretto, per rassicurarlo.
Poi scoprì si sentirsi una privilegiata: era stata la prima a confessare il suo amore a Severus Piton. In fondo era stato proprio questo che aveva confuso il mago: nessuno mai aveva pronunciato per lui quelle parole che invece lei aveva lasciato uscire dal cuore.
Gli occhi scuri restavano ancorati ai suoi.
Sguardo nero, ma limpido e senza ombre. Sembrava voler metterle nelle mani la sua stessa anima.
Joy non voleva assolutamente che si sentisse forzato a provare ciò che non voleva, ad inventare ciò che non esisteva, ma desiderava un contatto.
Non poteva permetterselo se non voleva turbarlo ancor più profondamente.
Strinse un po’ di più la mano che teneva tra le sue e prese a carezzarla dolcemente. Il gesto era ormai stato accettato dal mago, che infatti non si stupì.
Come sempre, quando gli stava vicina, Joy avvertì chiaramente ciò che agitava il cuore di Severus, con ancora più forza in quel momento.
Si avvicinò ancora, fino ad essere ad un soffio da lui e, senza smettere di guardarlo, sussurrò:
- Non devi temere quel che il tuo cuore desidera. Mai. Il tuo cuore sa ciò di cui Severus ha bisogno. Assecondalo! Impara a prendere, chiedere, cercare ciò che ti fa stare meglio. E’ un tuo diritto, non una punizione…
Gli sorrise, mentre continuava a carezzargli lentamente la mano.
Severus abbassò gli occhi, imbarazzato per essere stato letto così facilmente.
Si stupì di non riuscire a lasciare le mani di Joy, quasi fossero il suo legame con la realtà.
Immediatamente dopo percepì chiaramente quanto i suoi desideri collimassero con quelli della donna lì accanto.
Tornò ad alzare lo sguardo.
Il sorriso non era svanito, gli occhi lo cercavano, ma il cuore di Joy lo anelava ancora di più.
Non sapeva come reagire e decise di sorriderle.
Inspirò a fondo, quasi dovesse immergersi in acque profonde, quindi tirò gli angoli delle labbra sottili.
Il viso di Joy prese un’espressione dolcissima.
Gli mise una mano sulla guancia e carezzandolo piano gli posò un breve quanto dolcissimo bacio a lato della bocca atteggiata a quello strambo sorriso.
Severus sentì il suo cuore quasi uscirgli dal petto e comprese.
Ora sì, ora era tutto nuovo ed essere amato era una sensazione magnifica!
Prese con delicatezza il polso della mano della maga, per evitare che si interrompesse il contatto. Poggiò appena la guancia nel palmo della piccola mano e in un accorato soffio, senza voce, le sussurrò:
- Non andar via, Joy… resta con me.

Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:21
 
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