n. 37
Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Attaccare con un sorriso. Difendersi con un sorriso.Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico,
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton, Minerva McGranitt
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
poca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Hermione aprì gli occhi e lui si voltò a guadarla. Nonostante lo sguardo offuscato dalle lacrime mal trattenute e il labbro che tremava riuscì a fargli un debole sorriso.
- Buon Natale, professor Piton.Parole: 1.71
Attaccare con un sorriso. Difendersi con un sorriso.Vigilia di Natale, 1998
Hogwarts, primo piano
Festa di Lumacorno
Sera
Stava parlando con uno degli incaricati del Ministero addetti alla ricerca della cura contro la licantropia quando la vide entrare.
La discussione era estremamente interessante e si era quasi dimenticato il motivo che l'aveva spinto alla festa di Horace.
Hermione Granger si era presentata vestita in abiti quasi babbani se si escludeva il mantello che le copriva le spalle.
La sua entrata fu segnalata da un fastidioso mormorio e da mille occhi che la fissavano. Il nome Potter echeggiava in tutta la stanza.
Severus vide perfettamente il fastidio indurire i lineamenti delicati della strega. La vide sforzarsi di sorridere a tutti, salutando e stringendo mani. Lumacorno la bloccò posizionandole una mano grassoccia sulla spalla.
- Signori e signori! - richiamò l'attenzione dei presenti – Sono certo che tutti voi conosciate la Signorina Hermione Granger. Ha combattuto in prima linea la guerra con Harry Potter contro Voi-Sapete-Chi ed è anche una strega incredibilmente dotata.
Ci fu un lieve applauso. Hermione sorrise mentre un lieve rossore le imporporava le guance. Il professore le passò un calice di vino elfico e sollevò il suo.
- Alla vittoria sulle forze del male e al coraggio di tre giovani maghi. - disse solennemente Lumacorno.
- A Harry Potter! - urlò uno degli invitati in fondo alla sala – All'eroe del Mondo Magico!
Tutti i calici si alzarono per un brindisi, tutti urlarono il nome del ragazzino che era sopravvissuto, Severus bevve un sorso del suo vino senza staccare gli occhi dalla strega.
Hermione aveva brindato poi con velocità a approfittando di un momento di distrazione di Horace si era allontanata, mettendosi in un angolo.
Lui aveva continuato a parlare con l'incaricato del Ministero, questa volta, però, con meno interesse. La osservava di nascosto e si rese conto subito che c'era qualcosa che non andava.
Era sola. In quella sala gremita di gente importante, Hermione Granger, la migliore amica di Harry Potter, colei che aveva sopportato le torture dei Mangiamorte, che aveva salvato il giovane Potter a Godric's Hollow da Nagini, che aveva combattuto a Hogwarts, era sola. I pochi che si avvicinavano per parlarle se ne andavano quasi subito, forse volevano solo notizie su Potter.
La saccente Grifondoro era cambiata, era
strana. Severus notò subito la luce spenta del suo sguardo, una tristezza che dagli occhi si allargava a macchia d'olio su suo volto, rendendo triste perfino il suo sorriso.
Ricordava un sorriso dolce in quell'aula di pozioni.
Qui non ve n'era traccia.
Continuò ad osservarla mentre lei beveva e mangiava qualcosa dal grande tavolo a buffet, la fissò mentre intavolava un breve discussione con il capo degli Auror e un paio di ex studenti.
Poi non la vide più.
Era bastato un attimo e lei era sparita.
Il mago troncò la discussione e la cercò con lo sguardo. Quando si fu accertato che non era più in quella sala uscì, trovandola appoggiata al muro, con gli occhi chiusi.
- Signorina Granger, - la chiamò – si sente bene?
Hermione non rispose immediatamente, fece un profondo respiro e aprì gli occhi. Quando incrociò il suo sguardo il sorriso triste della serata sembrò illuminarsi.
Severus ne rimase colpito.
- Sì,- gli disse – avevo solo bisogno di un po' d'aria. L'atmosfera é soffocante là dentro. Non pensavo di vederla qui, professore.
- Sono stato praticamente costretto. Credevo che lei passasse il Natale alla Tana.
Hermione appoggiò la testa al muro.
- E' il primo Natale dopo la morte di Fred. - spiegò – Ho pensato che sarebbe stato meglio lasciarli da soli.
- E la
sua famiglia?
- Sono in Australia. - disse l'altra – Ho modificato loro la memoria poco prima di partire con Harry alla ricerca degli Horcrux. Volevo che fossero al sicuro.
- Perché non é tornata ad annullare l'incantesimo?
- Ci sono andata. - sorrise lei, ma era una maschera che nascondeva un grande dolore – Mia madre aspetta un bambino. Li ho osservati di nascosto ed erano così felici ed increduli di quella gravidanza che... non volevo rovinare di nuovo le loro vite. Saranno più felici se non ricorderanno quello che ha fatto la loro figlia. - Hermione chiuse gli occhi e Severus vide una solitaria lacrima solcarle lentamente la guancia – Spero che sia maschio, ho sempre desiderato un fratello.
Il mago spostò lo sguardo, era in imbarazzo di fronte a quel dolore, destabilizzato dal quel sorriso triste e della lacrima solitaria.
La sentì tirare su col naso poco elegantemente e sospirare.
- Spero che sia un Babbano. - la sentì sussurrare.
Mentre restavano in silenzio in quel corridoio dove arrivata la musica e le chicchere inutili della festa di Lumacorno, il grande orologio batté dodici colpi.
Hermione aprì gli occhi e lui si voltò a guadarla. Nonostante lo sguardo offuscato dalle lacrime mal trattenute e il labbro che tremava riuscì a fargli un debole sorriso.
- Buon Natale, professor Piton.
Si ritrovò a rispondere a quel sorriso con uno altrettanto triste.
- Buon Natale, signorina Granger.
* * * *
28 Dicembre 2003
Hogwarts, ufficio del Preside
Mattina
Le fiamme verdi si alzarono all'improvviso.
Il camino del suo ufficio era l'unico collegato al Ministero, se ne serviva poco e solo per casi di estrema necessità.
Nessuno arriva nel suo studio senza prima farsi annunciare da uno dei quadri.
Quando Hermione vorticò fuori dalla fiamme si sentì morire. Era infuriata, lo capiva solo dal modo in cui si toglieva la cenere dal mantello.
- Buongiorno Signorina Granger. - la salutò lentamente valutando ogni sfumatura del suo volto.
- Bene. - disse lei freddamente finendo di pulirsi – Sei qui. Almeno non devo cercati per tutto il castello.
Il mago sollevò un sopracciglio sottile.
- A cosa devo l'onore della sua presenza? - domandò ironico tornando a posare gli occhi sulle carte che stava leggendo.
- Non usare quel tono con me, Severus! - lo aggredì immediatamente.
Il mago sollevò gli occhi, Hermione era rossa in volto, i capelli erano più crespi del solito. Sembrava una leonessa sul punto di aggredire la preda.
E, per una volta, era
lui la preda e non il cacciatore.
- Cosa vuoi Hermione? - domandò sbrigativo lasciando perdere il lavoro.
- Sono per qui per James Garren.
- Chi?
Hermione fece un profondo respiro per controllare la rabbia, ma i capelli sembrano più gonfi e ricci man a mano che la furia cresceva in lei.
- Quello a cui hai appiccicato la lingua al palato!
Severus arricciò le labbra cercando di non ridere, si appoggiò allo schienale della sedia e unì le mani, passandosi il dito indice sulle labbra.
- E chi ti dice che sia stato io?
- Quando mi hanno descritto la fattura l’ho riconosciuta subito! Era scritta su quello stupido libro di pozioni!
- Era diventata molto popolare ai miei tempi.
- Ma nessuno sa come far durare l'incantesimo per tre giorni consecutivi!
Era brillante, Severus ne era sempre stato affascinato, anche quando era stata una semplice studentessa. Un'intelligenza come la sua era rara anche tra i Corvonero.
Hermione, nel frattempo, camminava avanti ed indietro per il suo ufficio, si torturava le mani, Severus vide che si era mangiata tutte unghie.
Era un vero peccato rovinare così le sue belle mani.
- Perché l'hai fatto? - gli domandò furiosa – Ti stavi annoiando?
- Stava parlando di te. - le disse continuando a restare seduto – Stava dicendo cose orribili...
- Credi che non sappia cosa dice di me agli altri? - lo interruppe lei – Pensi che sia così ingenua, Severus?
Il mago fece una smorfia.
- Garren, è un'idiota.
- Certo che è un'idiota! - confermò lei – Ma questi non sono affari tuoi!
Si guardarono negli occhi in silenzio. I presidi nei quadri fingevano di dormire, ma entrambi sapevano che avevano le orecchie tese per sentire tutto.
Alla fine Severus appoggiò le mani sui braccioli di legno intagliati.
- Non credevo che uno come lui fosse il tuo tipo, ma non dovrei stupirmi dopo Krum e Weasley che, di certo, non brillano di intelligenza.
Hermione sbuffò irritata, Severus la vide stringere le mani in due stretti pugni.
- Spero - continuò fingendo indifferenza – che ne sia valsa la pena.
Si aspettava delle urla di rabbia, di indignazione, ma Hermione non disse nulla. Anzi sembrò calmarsi e con lentezza estrema le labbra si incurvarono in un sorriso crudele, freddo e degno della Casa di Salazar.
Non le stava bene quel sorriso. Preferiva di gran lunga i sorrisi tristi che le aveva visto i primi mesi dopo il ritorno a scuola.
Soprattutto non gli piaceva che quei sorrisi fossero rivolti a lui.
La vide avvicinarsi alla scrivania, poggiare i palmi sul ripiano e allungarsi nella sua direzione.
- Vuoi i
dettagli, Severus?- gli sussurrò furiosa – Vuoi che ti racconti di quando l’abbiamo fatto negli spogliatoi dopo la prima partita di campionato? Oppure di quando l’ho invitato a casa mia e mi desiderava così tanto che non siamo neppure arrivati alla camera da letto?
Il morso di Nagini aveva fatto meno male.
Severus non replicò, restò seduto a fissarla, sentendosi ferire da quello sguardo colmo di disprezzo, odiandole quel sorriso vendicativo.
- Non intrometterti più nella mia vita, Severus Piton. – scandì con un sussurro appena udibile. Ma che rimbombò nelle sue orecchie come un urlo.
Si allontanò velocemente e si avvicinò al camino di pietra rovistando nelle tasche del mantello alla ricerca del sacchettino con la metropolvere.
- Non ti si addice quel sorriso, Hermione. – le disse tornato a fissare le sue carte – Quel falso sorriso vendicativo. – specificò quando lei si voltò a guardarlo – Lascialo usare a chi lo conosce da oltre vent’anni, a chi sa padroneggiarlo senza sembrare un adolescente arrabbiata con il suo ex fidanzato.
La strega lanciò la polvere tra le fiamme furiosa.
- E’ l’unica difesa che mi è rimasta contro di te, Severus. E tu non sei il mio ex fidanzato, sei il bastardo che mi ha spezzato il cuore. – specificò prima di entrare nel fuoco e sparire in un turbine color smeraldo.
Severus prese in mano la piuma per riprendere il lavoro, ma la riappoggiò subito sul tavolo con un sospiro.
- Perché fai così, Severus? – chiese Silente alle sue spalle, era l’unico che aveva seguito la discussione con gli occhi aperti – Perché l’allontani se l’ami così tanto?
- Per salvare la mia anima, – sussurrò il mago appoggiando la testa sullo schienale – ha profanato la sua. E’ quasi morta per me. Voleva rinunciare alla sua vita per me. Quanto ancora devo chiederle di sacrificare in mio nome?
- Lei ti ama. – disse il mago dipinto – Non ha perso nulla. Ha trovato te.
- Bell’affare.
- Sei un’anima piena di luce, ragazzo mio. Quando la smetterai di guardare solo le ombre del tuo passato?
L'ombra più cupa, nasce dalla luce più intensa. Severus non rispose, prese la piuma e riprese il lavoro interrotto.
- Se Hermione dovesse sposarsi? – domandò il vecchio mago – Se decidesse di andare avanti e non aspettarti più? Cosa farai Severus? Resterai a guardare di nuovo? La vedrai vivere mentre tu morirai? Continuerai a proteggerla anche se ci sarà un altro uomo accanto a lei?
Il professore restò in silenzio qualche secondo.
- L’ho già fatto una volta, Albus. Posso farlo di nuovo.
- Oh, ragazzo mio…
n. 38
Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Nonostante tutto Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico,
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton, Minerva McGranitt
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
poca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Non pensava che l’avrebbe sentita di nuovo. Non dopo quello che era successo alla festa di Lumacorno, non dopo la sua irruzione nell'ufficio. Non dopo un anno di silenzio.Parole: 2.380
Nonostante tutto29 Dicembre 1998
Villaggio di Hogsmeade, Casa di Minerva
Notte
Il pomello della porta di casa ruotò silenzioso nella casa buia.
Severus entrò senza fare rumore, aveva fatto ricorso a tutti gli incantesimi e a tutte le tecniche di spionaggio in suo possesso per poter entrare in quella casa di notte.
A dire il vero si sentiva un po' a disagio per quello che stava facendo.
Avrebbe voluto fronteggiarla apertamente, senza problemi, senza quel sorriso triste che lo bloccava.
Non sapeva neppure lui cosa lo legasse a quella strega, ma quello che era successo alla festa di Lumacorno l'aveva spiazzato.
Sicuramente centrava la sua incapacità di relazionarsi con gli altri.
Da quando era tornato ad Hogwarts si era imbattuto nella Granger più di quanto desiderasse; avrebbe dovuto trovarla fastidiosa, ingombrante, invece era a disagio. Si sentiva, di nuovo, il Mocciosus della scuola e quella sensazione non gli piaceva.
Non gli piaceva che fosse
lei a farlo sentire così. E, più ci pensava, più si convinceva che in quella casa, in quella notte maledetta fosse successo
qualcosa di molto più importante di un uccello leggendario che piangeva sul suo corpo morente. In più i suoi sogni non miglioravano le cose, quella figura ammantata andava a trovarlo ogni notte e lui si svegliava confuso, disorientato e con quella terribile sensazione di aver scordato qualcosa di importate.
Doveva trovare delle risposte e sapeva,
sentiva che erano in quella casa.
Entrò nel salotto buio senza fare rumore. Si guardò attorno riconoscendo Hermione in ogni soprammobile che vedeva. Pochi fronzoli inutili sui mobili, alcuni quadri alle pareti, il mobile all'ingresso era ingombro di cornici con foto magiche e babbane. C'era una vecchia foto dei membri dell'Ordine della Fenice dove di lui non c'era traccia. Una foto in movimento di lei e con i suoi due migliori amici, una foto di lei e la giovane Weasley, le foto babbane mostravano i suoi genitori, la famiglia a cui aveva rinunciato per non dare un ulteriore dolore; alcune la ritraevano da piccola.
Severus si sentiva di troppo in quel mondo colmo d'affetto che non aveva mai conosciuto, ma conosceva il dolore per la perdita della propria famiglia. Non aveva versato lacrime quando aveva perso il padre, ma aveva sempre avvertito un grande vuoto quando ripensava alla madre.
Si ritrovò a sorridere quando vide la foto di una piccola Hermione Granger che stringeva un pupazzo di pezza grosso almeno il doppio di lei.
Toccante, Severus. Davvero. Perché non vai su e l'abbracci mentre dorme. Scosse il capo, e si voltò verso le scale che portavano al piano superiore.
Salì gli scalini con passo felpato.
Tre porte identiche si affacciavano sul corridoio subito dopo la scala.
La prima stanza era il bagno. Severus non si soffermò a guardare e andò oltre.
Aprì la seconda porta in perfetto silenzio trovandosi nella camera di Hermione.
Trattenne il fiato sentendola dormire sotto il pesante piumone.
Restò fermo sulla soglia molto più di quanto avesse immaginato e, senza nemmeno accorgersene, allungò il collo per vederla meglio sotto tutti quegli strati di lenzuola.
Dormiva su un fianco, il respiro regolare, una massa informe di ricci castani le copriva il viso.
Ed ora cosa vuoi fare, Severus? La sua voce cinica lo destò, fece un passo indietro e richiuse la porta.
La terza stanza era quella che cercava: lo studio.
Aprì la porta ed entrò. Non si stupì di quello che vide, tre pareti erano tappezzate di librerie già ingombre di tomi, la scrivania davanti alla finestra era piena di penne d'oca, rotoli di pergamena e boccette d'inchiostro.
Severus, nell'oscurità di quella stanza, allungò la bacchetta e mosse velocemente il polso.
Sperò di non trovare niente.
Invece un'asse del pavimento brillò mostrando un nascondiglio segreto.
Con due passi veloci raggiunse quel punto del pavimento, si inginocchiò; trovare l'incantesimo di apertura fu più facile del previsto.
Allungò un braccio nella cavità nascosta e prese quello che assomigliava ad un libro dalla copertina di pelle nera.
Severus sentì subito la magia oscura che impregnava le pagine di quel libro.
- Che cosa mi hai fatto, Hermione?
* * * *
9 Gennaio 2005
Hogwarts, ufficio del Preside
mattina presto
Quella mattina era di pessimo umore.
Il suo compleanno lo metteva
sempre di pessimo umore.
Entrò nel suo ufficio sbattendosi la porta alle spalle. Gazza aveva già disturbato la sua quiete con la richiesta assurda di punire uno studente del quinto anno appendendolo per i pollici nel suo sgabuzzino che fungeva da ufficio.
Severus era sempre più deciso a mandarlo in pensione, ma nessuno conosceva la scuola meglio di Gazza. Forse solo Silente.
Ma Silente era, ormai, uno scheletro giallognolo sotto la terra.
Si lasciò sfuggire un sorrisino: il cinismo era l’ arma migliore da utilizzare nel giorno del suo compleanno.
Si sedette pesantemente sulla poltrona dietro la scrivania e sospirò.
Almeno nessuno gli aveva fatto gli auguri. Detestava gli auguri.
- Buon compleanno, Severus!
Il mago si passò una mano sul volto, indeciso se ignorare quella fastidiosa presenza alle sue spalle o bruciare direttamente il quadro senza troppi complimenti.
- Quanti anni sono?
O se buttarsi
lui dentro il camino.
- Troppi. – sibilò togliendo la mano dal volto.
- Quando arriverai alla mia età non penserai che siano troppi!
Era probabile che non sarebbe arrivato sano e salvo alla fine di quella giornata.
Decise di ignorare ogni battuta fuori luogo di un vecchio amico dipinto su una tela e fece apparire una tazza di caffè. Non avrebbe fatto colazione in mezzo agli altri, sarebbe rimasto in quella stanza per tutta la giornata, impegnato in un lavoro noioso, forse avrebbe distillato qualche puzzolente pozione.
Mentre decideva da cosa iniziare sentì un picchiettio alla finestra. Aprì il vetro con un colpo di bacchetta senza neppure alzarsi.
Tre gufi planarono sulla sua scrivania.
Il primo era il gufo della Gazzetta del Profeta che gli portava il quotidiano.
Prese il giornale e inserì i soldi nel borsellino di pelle leggera legato alla zampa. L'uccello volò via senza degnarlo di uno sguardo.
Appoggiò il giornale sulla pila delle carte da guardare quella mattina e guardò gli altri gufi.
Il secondo proveniva da Molly. Portava un pacco, conteneva una piccola torta farcita con glassa verde smeraldo.
Tutto il clan Weasley gli faceva gli auguri, compreso Potter.
Avrebbe dovuto provare fastidio, invece non fu così.
Mise il pacco con il dolce da una parte e diede un cracker appassito all’uccello che gli lanciò un’occhiataccia per il magro banchetto.
Il terzo gufo aveva legato alla zampa una semplice busta bianca. Il fiocco era rosso e nero, i colori dell’ufficio postale magico.
Slegò la missiva e l’aprì.
Scivolò fuori una cartolina.
Sentì il cuore mancare un colpo. Non pensava che l’avrebbe sentita di nuovo. Non dopo quello che era successo alla festa di Lumacorno, non dopo la sua irruzione nell'ufficio. Non dopo un anno di silenzio.
Prese la cartolina con due dita e osservò il paesaggio ritratto.
- Barcellona. – sussurrò alla stanza vuota.
La voltò, ormai abituato allo spazio vuoto. Alle parole non dette che Hermione teneva nella piuma.
Invece, questa volta, Hermione gli aveva lasciato un messaggio.
Era un bacio.
Hermione aveva baciato la cartolina lasciando il segno del rossetto sul cartoncino.
Si appoggiò allo schienale della sedia continuando a fissare la cartolina, quel bacio scarlatto per lui.
Ne accarezzò con un dito il contorno, avvertendo sul polpastrello la morbidezza della sue labbra, il calore di quel bacio.
Sotto il segno con il rossetto c'erano scritte due parole.
Nonostante tutto. Severus sorrise continuando ad accarezzare il bacio e le parole che lei aveva scritto per lui. Solo per lui.
- Nonostante tutto. - sussurrò portandosi la cartolina alle labbra e ricevendo quel bacio che bramava più di qualunque altra cosa.
* * * *
31 Dicembre 1998
Villaggio di Hogsmeade, Casa di Minerva
tarda mattina
Severus bussò con forza alla porta ancora addobbata con una ghirlanda di agrifoglio e bacche rosse.
Sapeva che era in casa, c'era del fumo bianco che usciva dal camino.
Quando non sentì nessuno aprire bussò così forte che il legno della porta tremò visibilmente.
Era furioso.
Finalmente dopo un tempo che gli parve infinito sentì Hermione correre verso la porta e aprire uno spiraglio.
Per un attimo Severus restò senza parole.
Era evidente che era appena uscita dalla doccia, aveva i capelli bagnati che gocciolavano sul pavimento e indossava un accappatoio celeste.
- Professor Piton! - esclamò lei stupita arrossendo di colpo per il suo abbigliamento poco consono, stringendo l'accappatoio al petto – Cosa ci fa qui?
Il mago non rispose, entrò in casa senza ricevere il permesso. Hermione era visibilmente spaventata ed in imbarazzo.
- Professor Piton...- lo chiamò di nuovo confusa – é successo qualcosa?
Si avventò su di lei come una furia, Hermione gridò spaventata e si appiattì contro la parete. Severus le prese con forza la mano e ne guardò il palmo, vide chiaramente la strega impallidire di colpo.
Quando vide la cicatrice sul suo palmo, identica alla sua, non ci vide più dalla rabbia.
Esplose.
- Ma cosa ti é saltato in mente? - gridò.
Hermione tremava, aveva liberato la mano dalla sua prese e continuava a stringersi l'accappatoio al petto. Si sentiva esposta, completamente nuda di fronte a lui, e non era una nudità fisica, ma dell'anima. Qualcosa di più intimo e profondo.
- Io... - balbettò – io non so di cosa stia parlando...
Negare le sembrò la via più semplice.
Severus si infuriò ancora di più. Rovistò nelle tasche, per un frangente di secondo pensò che stesse cercando la bacchetta per schiantarla, ma poi tirò fuori un foglio di pergamena. Lo riconobbe e si sentì morire.
- Parlo dell'incantesimo oscuro che mi hai fatto! - urlò il mago sventolandole la pergamena sotto il naso – Pensavi che non lo scoprissi mai? Che mi sarei bevuto la storia di Fanny senza indagare? Come ti sei permessa di farlo? Non ne avevi il diritto!
- Io non ho fatto nulla! - gridò di rimando lei, era immobilizzata tra il muro e il suo corpo, il volto adirato dall'altro così vicino che poteva sentire il calore della sua pelle – Io ho solo...
- Ti sei intromessa nella mia vita! Nella mia morte! Non mi hai permesso di andare
oltre.- Non sono stata io! - si difese – E' stata una sua decisione non andare
oltre. L’incantesimo non è spiegato bene perché quasi tutti sono morti nel tentativo di farlo! La sua anima era bloccata in un limbo. Un limbo che lei stesso aveva creato.
- E, sentiamo, perché dovrei aver creato quel limbo? Per aspettare te? Una saccente SoTutto Granger che venisse a salvare la mia anima?
La strega gli lanciò uno sguardo duro.
- Lei aspettava
Lily. - sibilò con evidente rabbia.
Severus si allontanò da lei velocemente, come se qualcuno l’avesse colpito con una fattura.
Hermione tornò a respirare, in quella prigione tra il suo corpo e il muro le mancava l'ossigeno.
Lo vedeva affranto, pallido, sembrava che avesse passato la notte a cercare una risposta al suo gesto. E le ricordò quel Severus disperato sull’altalena, immerso in un modo irreale, che piangeva per l’abbandono di Lily.
Le si strinse il cuore.
- Non… non ricordi vero?
- Cosa dovrei ricordare? - domandò l'uomo, non la guardava in faccia, fissava un punto imprecisato del tappeto.
- Quello che è successo in quel limbo.
Severus scosse il capo.
- Allora non mi crederai mai.
Andò in cucina, aveva bisogno di bere un po' d'acqua. Non si stupì quando lui la raggiunse.
- Perché? - le domandò – Perché l'hai fatto? Quell'incantesimo ti ha quasi ucciso e... ogni incantesimo oscuro lascia una traccia nell'anima di chi lo esegue. Hai profanato il tuo spirito per salvare me, per salvare un assassino.
- Io non ti ho salvato. - fece lei – Ti ho solo dato una scelta. Potevi benissimo andare oltre se lo desideravi
veramente. Ma non c'era
nulla per te dall'altra parte. Lily...
- Non parlare di lei, ragazzina.- sbottò il mago – Tu non sai nulla di Lily né di quello che pensava di me. Ero un mostro ai suoi occhi. Ha fatto bene a lasciarmi anche nella morte.
Hermione sentì le lacrime pizzicarle agli angoli degl'occhi.
- So che é stata una stupida. - gli disse a tono – So che non ha voluto vedere com'é veramente. Che se avesse visto la tua anima, come l'ho vista io, non ti avrebbe lasciato andare.
- Zitta...
- Lily é stata una codarda! - gridò lei appoggiando con forza il bicchiere sul tavolo - Era più facile fingere di non conoscerti piuttosto che esserti amica!
- Zitta stupida impicciona!
Hermione sussultò sgranando gli occhi.
- Tu non sai nulla. - disse Severus minaccioso – Tu non avevi nessun diritto di farlo, non potevi prendere questa decisione al posto mio. Tu non dovevi immischiarti. E non parlare mai più di Lily.
Severus si appoggiò al muro, lesse per l’ennesima volta la pergamena con la traduzione dell’incantesimo oscuro.
- Ti sei legata ad un’anima di ombra. - sussurrò prima di accartocciare il foglio nel pugno.
Calò il silenzio nella cucina. Hermione bevve un sorso, aveva la gola chiusa a dire il vero, ma restare a guadarlo in quello stato le faceva male. Le riportava alla mente tutto quello che aveva visto in quel limbo, quando le loro anime di erano sfiorate e lei aveva sentito tutto quel dolore nel suo spirito, tutta quella delusione che le aveva spezzato il cuore.
- L'ombra più cupa - disse appoggiando il bicchiere sul tavolo con mano tremante – nasce dalla luce più intensa. Non hai solo un'anima di ombra. C'é una luce immensa, ma non vuoi vederla. Ma io l'ho vista, ho sentito il suo calore, non si può restare indifferenti di fronte ad una luce così accecante.
Severus chiuse gli occhi, non voleva ascoltare.
- Non puoi non innamorarti di un'anima così splendente. - terminò lei.
Il mago alzò la testa di scatto.
Hermione sorrideva, ma non osava guardarlo, era arrossita e torturava una delle maniche dell'accappatoio.
- Io non sono fatto per l'amore, Granger. - tagliò corto lui.
Quando Hermione sentì la porta di casa sbattere, si sedette su una delle sedie.
Il sorriso tremò sulle labbra, ma cercò di non lasciarlo sfuggire.
- Non sei fatto per amare
me. - sussurrò nella cucina deserta.
Poi scoppiò a piangere.
n. 39
Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Non sei più solo Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
poca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Restò a fissare quella scena che sembrava irreale. Lui, Severus Piton, il Manigiamorte, il traditore, la spia e l'assassino, che rideva con una donna. Vide il suo sguardo, era vivo, luminoso, come non lo era più da anni. Parole: 1.648
Non sei più solo2 Gennaio 1999
Hogwarts, sotterranei, stanza di Severus
Sera
Sedeva davanti al camino.
Le fiamme alte accarezzavano la pietra annerita dalla fuliggine. Osservava il fuoco, la luce del camino rendeva i suoi lineamenti più duri, lo facevano sembrare più vecchio.
Lui stesso si sentiva più vecchio.
Era ancora furioso.
Aveva passato gli ultimi giorni a riflettere su quello che aveva scoperto senza trovare una spiegazione.
Severus...Chiuse gli occhi.
E' inutile Severus.- Vattene. - sibilò affondando le mani nei capelli neri.
No. Volevi zittirmi, ma non puoi.Il mago sollevò la testa trovandosi davanti agli occhi la solita figura ammantata con il volto coperto.
- Tu non sei un fantasma.
No.- Sei un ricordo.
Vide la presenza allungare le mani sul cappuccio e abbassarlo. Per un attimo pensò che il volto restasse in ombra, come era già capitato. Invece questa volta una massa di ricci castani fu liberata dalla prigione di ombra e stoffa.
Sorrideva in modo disarmante il ricordo che aveva l'aspetto di una sua ex studentessa.
Dieci punti a Serpeverde, professore.Il mago fece una smorfia e si alzò. Non sapeva se quello che stava vedendo era reale o se stesse sognando.
E' un sogno, Severus. Ma questo non vuol dire che sia meno reale. - Perché ora riesco a vederti?
Perché ora sei pronto. - Pronto per cosa?
La strega allargò il sorriso e allungò una mano.
Per ricordare. Severus allungò la mano pensando che non sarebbe stato in grado di toccarla. Invece la pelle di quel ricordo era calda, morbida e dal dolce profumo.
Sentì le sue dita sfiorargli la pelle e la stanza attorno a lui sparì lasciando il posto ad un parco che sembrava finto.
Lo riconobbe subito.
- Perché siamo qui?
- Perché é qui che é iniziato tutto.
Piton si voltò verso di lei, sollevò un sopracciglio.
- Ora parli?
Lei sorrise ancora.
- Posso parlare
solo dove il ricordo é più intenso e vivido. Altrimenti posso solo sussurrare nella tua testa.
- Perché?
- Questo devi chiederlo a te stesso. Io sono un
tuo ricordo. Ora stai zitto e osserva attentamente.
La strega puntò il dito in un punto preciso, Severus lo seguì con gli occhi trovandosi davanti se stesso. Si guardava attorno in febbrile attesa. Sapeva
chi stava cercando, chi era l'unica che poteva trovarlo in quel posto.
Non doveva essere morto da molto tempo. Si guardò attorno in quel posto che era palesemente finto, troppo statico e immobile. Talmente irreale da fare paura.
Si guardò attorno aspettandosi di intravedere una chioma riccia spuntare da qualche parte.
- E' troppo presto, Severus. - lo ammoni con dolcezza la presenza.
- Quando lei é arrivata alla stamberga non dovevo essere morto da molto.
- Nel mondo reale hai ragione, ma qui... qui il tempo scorre lentamente. Pochi minuti in questo luogo posso sembrare giorni interni.
Effettivamente più passava il tempo più vedeva il riflesso di se stesso smettere di cercare. Vedeva la delusione sul suo volto, nei suoi occhi, il mondo attorno a lui sembrava incupirsi, diventando sempre più irreale.
Vide se stesso crollare sull'altalena, piangendo, disperandosi per esser stato abbandonato anche nella morte.
Quando pensò che non avrebbe più visto Hermione spuntare da qualche parte, la riccia strega arrivò da un sentiero laterale. La vie avvicinarsi a lui titubante, parlava così piano che non sentì le parole. Provò ad avvicinarsi, ma la presenza non glielo permise.
- Non sei qui per ascoltare. - gli disse – Ma solo per ricordare. Le parole arriveranno dopo, ora devi
capire.Severus li vide parlare, vide se stesso aggredire la ragazza con insulti e parole dure. Vide lei sorridere e piangere.
E sembrava che il loro discorso andò avanti per ore, giorni interi senza mai fermarsi.
- Il tempo... - mormorò voltandosi verso la presenza.
Hermione annuì.
- Hermione si é svegliata dall'incantesimo, ma poi é entrata in coma e le anime, o se preferisci le menti, sono rimaste in contatto. Tre settimane sono
anni qui.
Severus tornò a guardarli parlare, a volte camminavano, a volte stavano seduti sull'erba appoggiati al tronco di un albero. E man a mano che il tempo passava Hermione sorrideva nella sua direzione, gli sfiorava la mano, lo accarezzava. Lui non sembrava infastidito, cercava i suoi occhi, ricambiava i suoi sorrisi, le sfiorava la mano con un gesto apparentemente casuale.
- Ti stai
innamorando, Severus.
Il mago sgranò gli occhi e si voltò di scatto, la voce non era più quella di Hermione.
- Lily... - sussurrò.
La presenza scosse il capo facendo ondeggiare la chioma rossa.
- No, sono sempre il tuo ricordo. Hai voluto darmi un altro aspetto.
Era la Lily adolescente, la ragazzina con le lentiggini e la divisa con lo stemma di Grifondoro. Era la Lily amica che gli aveva rubato il cuore. La sua migliore amica, la stessa Lily che veniva a confidarsi con lui. La stessa Lily che gli aveva spezzato il cuore.
- E' carina. - ammiccò nella direzione di Hermione con un sorriso malizioso.
- E' troppo giovane. - sentenziò.
Assumendo l'aspetto della Lily adolescente era molto più bassa di lui, si alzò in punta di piedi osservando la scena oltre la sua spalla. La sentì ridacchiare.
- Allora perché la stai
baciando?- Cosa?
Il professore si voltò. Lui ed Hermione si stavano veramente baciando. Un bacio passionale, intimo. Erano sdraiati sull'erba di quel parco illusorio, avevano le bocche, le mani e le gambe intrecciate. Severus deglutì e, senza accorgersene, si passò la lingua sulle labbra sottili come se ne assaporasse ancora il sapore.
Si sentì arrossire quando vide se stesso,
l'altro se stesso, infilare la mano sotto il maglioncino della strega.
Eppure, nonostante l'imbarazzo e l'incredulità gli sembrò di sentire ancora il calore e della morbidezza della sua pelle.
Si voltò di nuovo verso Lily, o quello che ai suoi occhi sembrava Lily, che sorrideva e di tanto in tanto si allungava per vedere meglio la scena.
- Non ti facevo così focoso! - lo prese in giro.
Severus scosse il capo, ma un timido sorriso imbarazzato gli incurvò le labbra sottili. Avrebbe voluto voltarsi, ma aveva quasi paura di scoprire che erano andati
oltre.- Io non ricordo nulla di questo.
Lily sospirò pesantemente.
- Riesci ancora a mentire a te stesso? Non li vedi? Non
ti vedi, Severus?
- Preferirei di no.
La presenza incrociò e braccia al petto infastidita. Le labbra assunsero quella piega irritata che gli era sempre piaciuta da morire.
Severus attese la fitta di malinconia che lo coglieva ogni volta che pensava a lei, ma, questa volta, non arrivò.
Il ricordo con il volto di Lily si alzò, di nuovo, in punta di piedi per vedere oltre la sua spalla.
- Non vi state più baciando.
Si voltò di nuovo.
Era vero, non si stavano più baciando.
Stavano
ridendo.Lui ed Hermione stavano ridendo. Sembrava una risata sincera, di cuore.
- Non ridevi così da anni.
La voce era cambiata di nuovo, ma, questa volta, non si voltò. Restò a fissare quella scena che sembrava irreale. Lui, Severus Piton, il Mangiamorte, il traditore, la spia e l'assassino, che rideva con una donna. Vide il suo sguardo, era
vivo, luminoso, come non lo era più da anni.
Sentì la presenza avvicinarsi e non si stupì quando notò che indossava i suoi stessi vestiti.
- Lei ti...
ci... - si corresse - …accetta per quello che siamo. - gli disse – Non ha paura del nostro passato. Non ha paura di sfiorarci. E' venuta in questo inferno per darci l'opportunità di vivere di nuovo. Lily ci ha abbandonato. Nella vita e nella morte. Abbiamo sempre pensato che, una volta morti, lei ci avrebbe perdonato. La nostra vita era sacrificabile per avere il suo perdono e, forse, il suo amore.
- La nostra vita era
insignificante per lei. - continuò lui senza nascondere la delusione e la rabbia.
- Ma non per Hermione. Prima di svegliarsi ci ha detto che non ci avrebbe mai lasciato soli. Una promessa che
nessuno ci aveva mai fatto.
Il mago si voltò verso la presenza al suo fianco. Si specchiò in uno sguardo nero come il suo, vide le sue stesse rughe, le stesse cicatrici, ma quel ricordo stava sorridendo. Un sorriso sincero, quasi innamorato.
- Perché ho dimenticato? - domandò a se stesso.
Il se stesso sollevò le spalle.
- Per proteggerla. Per non costringerla a stare con noi. Forse é solo un effetto collaterale dell'incantesimo oscuro. Il punto non è perché hai dimenticato, ma
ricordare. Ricordare che qualcuno ha visto la tua anima e non é scappata via. Ricordare che lei ti é entrata dentro, ha sentito il tuo dolore e vuole condividerlo con te, non lasciarti tutto quel peso sulle spalle.
Non sei più solo.
Non sei più solo... Severus aprì gli occhi di scatto trovandosi nella sua stanza, seduto sulla poltrona davanti al camino. Le fiamme, ormai, erano quasi del tutto spente.
E fu come se qualcuno avesse aperto un baule nella sua memoria facendo uscire quello che era successo in quel limbo.
Ora ricordava.
I fiumi di parole che si erano detti. Due vite narrate in un finto parco giochi.
Due anime sole che si sono incontrate al crocevia della morte.
Due sorrisi, uno giovane e sicuro, l’altro più vecchio ed incerto, che si erano fusi.
Severus si prese la testa con le mani e sospirò.
* * * *
3 Gennaio 1999
Villaggio di Hogsmeade, casa di Minerva
tardo pomeriggio
Quando Hermione andrò ad aprire alla porta non era avvolta da un accappatoio celeste e i capelli erano il solito cespuglio riccio indomabile.
Severus era imbarazzato, quasi timido di fronte a lei e a tutto quello che rappresentava.
Hermione lo guardò stupita.
- Ho ricordato. – le disse solamente.
La strega restò in silenzio aprendo di più la porta, lasciandogli spazio per entrare in casa.
Severus entrò e richiuse l’uscio alle sue spalle.
n. 40
Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Peccato che sia un Potter Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
poca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Avevano iniziato a frequentarsi. Senza promesse di amore eterno, senza stucchevoli parole dolci, senza pensare al futuro, senza pensare troppo al passato.
Vivendo solo nel presente. Vivendo in ogni bacio, in ogni carezza, in ogni notte di passione. Parole: 1849
Peccato che sia un PotterGiugno 1999
Hogwarts, Sala Grande
mattina.
- Hermione Jane, Granger.
Un forte applauso rimbombò nella Sala. Mentre Hermione stringeva la mano della professoressa McGranitt e ritirava il suo diploma di M.A.G.O. un fischio acuto tagliò l'aria. Si voltò sorridente notando tutta la famiglia Wealsey e Harry in piedi ad applaudirla. Perfino Ron le sorrideva.
Arrossì per quella dimostrazione di affetto, mostrò la sua pergamena con orgoglio sorridendo a quella chiassosa famiglia che aveva imparato a considerare come propria, poi si voltò verso il lungo tavolo dei professori e iniziò a stringere le mani di tutti.
Ognuno di loro si complimentò per il suo successo negli studi, tutti le offrirono credenziali per qualsiasi carriera desiderasse intraprendere.
Quando arrivò all'altezza di Severus, che per l'occasione aveva preso posto al centro del tavolo come Preside, restò qualche secondo più del necessario.
Gli strinse la mano e gli sorrise.
Da quando aveva bussato alla sua porta a Gennaio, le cose erano decisamente cambiate. Avevano parlato tutto il pomeriggio e tutta la notte.
Avevano confrontato i rispettivi ricordi e sensazioni.
Alla fine si erano baciati. Nel salotto della sua casa, sul divano color crema.
Dal divano al letto il passo era stato breve e del tutto naturale.
Avevano iniziato a frequentarsi. Senza promesse di amore eterno, senza stucchevoli parole dolci, senza pensare al futuro, senza pensare troppo al passato.
Vivendo solo nel presente. Vivendo in ogni bacio, in ogni carezza, in ogni notte di passione.
Era bello. Un bel sogno.
Ma Hermione sapeva che ogni sogno ha una fine e lo vide quella mattina, mentre gli stringeva la mano. Ormai da donna libera, senza più il vincolo della scuola, con il suo diploma stretto nell'altra mano.
Vide quello sguardo cupo, pensieroso mentre lui ricambiava il saluto e le faceva le congratulazioni. Era freddo, distaccato.
Hermione capì che voleva lasciarla.
* * * *
Giugno 1999
Villaggio di Hogsmeade, casa di Minerva
primo pomeriggio
Severus entrò in casa aspettandosi il chiasso tipico della famiglia Weasley. Ormai vi era abituato, da quando lui ed Hermione avevano iniziato a frequentarsi i Weasley ne erano stati messi al corrente, così come Minerva. Hermione non voleva segreti e lui non si era ribellato, condannando così le sue Domeniche ai pranzi interminabili alla Tana, alle chiacchiere con Arthur sui babbani e alle sue domande sull'utilizzo di un televisore o un citofono. Senza dimenticare i sorrisini maliziosi di Minerva.
Si aspettava una casa piena di teste rosse sorridenti.
Invece era silenziosa e calma.
Sembrava la calma che preannunciava la tempesta.
Hermione sedeva sul divano, sembrava aspettarlo, calma e pacata con le mani in grembo.
Ormai donna, non più solo una studentessa, libera di vivere una vita vera, intensa e ricca d'amore.
Una vita che lui non sapeva offrirle.
Si chiuse la porta alle spalle e lei si voltò.
- Dove sono gli altri? - domandò come se si aspettasse di veder spuntare da una tenda una zazzera rossa.
- Alla Tana. - rispose lei senza muoversi – Ho chiesto loro di aspettarmi lì. Li raggiungerò dopo.
Stava parlando al singolare, ma Seveus fece finta di niente.
- Hermione...
- Mi vuoi lasciare?
La domanda così improvvisa non lo colse alla sorpresa, era una strega brillante, intuitiva ed intelligente.
- Sì. - rispose solamente.
Si aspettava, invece, delle lacrime o un lungo discorso, forse qualche urla.
Invece Hermione fece un mezzo sorriso, come se non si aspettasse altro e si alzò dal divano.
Era sempre in grado di stupirlo.
- Perché? - gli domandò.
- Hai una vita da vivere. Io sono solo un intralcio.
- Vuoi sempre fare il martire. – sussurrò con un sorriso ironico.
- Mi ha contattato Kingsley. - la vide sussultare sorpresa – Mi ha detto che hai rinunciato ad un'opportunità di lavoro che capita a pochi maghi nella vita. L'hai fatto per me?
Hermione sollevò il mento con aria di sfida.
- E se anche fosse?
- Hai rinunciato già a troppo per me, Hermione.
- Questo non puoi saperlo.
- Ma io lo so. Lo so bene a cosa hai rinunciato per me! - si stava infuriando, possibile che non capisse che lo faceva solo per il suo bene? - Sei quasi morta! Hai macchiato la tua anima con la magia oscura! Hai lasciato la tua famiglia! Tutto per causa mia. Ora
tu devi vivere. Lo faccio per il tuo bene!
Hermione si passò una mano tra i capelli che, per l'occasione, aveva domato e trasformato in una cascata di morbidi ricci castani.
Era strano, ma li preferiva quando erano indomabili.
- Quindi tu mi stai spezzando il cuore per il
mio bene.- Un giorno capirai. - le disse – Un giorno mi ringrazierai.
La strega si avvicinò. Severus pensò che volesse accarezzarlo, abbracciarlo, baciarlo per fargli cambiare idea. Invece lei gli passò accanto e lo superò.
- Io ti amo Severus. - gli disse – E sono certa che anche tu mi ami, ma non sei pronto a dirmelo o ad accettarlo. Sappi che io ti aspetterò.
Nonostante tutto io
ti aspetterò.La sentì uscire dalla porta e smaterializzarsi, lasciandolo solo in quella casa invasa dalla luce del sole.
* * * *
Aprile 2005
Londra, Ospedale San Mungo
reparto maternità
Alla fine Potter si era riprodotto.
Il mago sperò vivamente che si fermasse a uno. Non sapeva quanti Potter poteva sopportare il mondo e il suo spirito.
Un Potter in più sulla terra era già di troppo per lui.
Già malediva il giorno in cui quel moccioso avrebbe attraversato il portone della scuola.
Guardava i neonati attraverso il vetro della nursery. Si era recato al San Mungo con la banale scusa di accompagnare Minerva.
Nessuno gli aveva creduto.
Era lì per Hermione, perché voleva vederla.
E tutti lo sapevano.
Fortunatamente aveva ancora un briciolo di dignità e nessuno aveva avuto il coraggio di farglielo notare.
Non era entrato nella camera della neomamma, si era limitato ad osservare con un sopracciglio pericolosamente inclinato Minerva che si soffiava il naso dentro un fazzoletto di tessuto scozzese mentre entrava nella piccola stanza d’ospedale.
Aveva aspettato un po’ sulle scomode poltrone in corridoio, dopo pochi minuti, che a lui parvero vite intere, decise che se doveva attendere in quel corridoio con i muri dipinti con tenui colori pastello, donne col pancione e neopadri in lacrime aveva bisogno di un caffè talmente forte da poter scrostare i calderoni.
Nonostante la sua vita trascorsa nei tortuosi sotterranei di un maniero secolare e un senso dell’orientamento invidiabile, il reparto di maternità del San Mungo lo disorientava. Svoltando per la terza volta ad un angolo che era uguale agli altri angoli color pastello si era definitivamente perso.
Si era ritrovato, suo malgrado, davanti al vetro della nursery che divideva i neonati dai germi degli adulti. Si ritrovò a fissarli senza neppure rendersene conto, era probabile che avrebbe rivisto la maggior parte di loro tra undici anni, infreddoliti e spaventati mentre attendevano lo smistamento.
La vita era andata avanti. Il mondo era guarito dalle vecchie cicatrici.
Eppure lui era ancora fermo nello stesso punto. Nello stesso luogo a fare le stesse cose. E le sue cicatrici, seppur guarite, a volte facevano ancora male.
Fece una piccola smorfia quando riconobbe il piccolo Potter. L’unico neonato ad avere un ciuccio quasi più grosso della faccia, si agitava con gli occhietti ancora ciechi spalancati quando i suoi vicini di culla dormivano beatamente senza fare rumore.
Senza contare il nome che quel suo padre degenere gli aveva appioppato.
E lui che pensava che il
suo nome fosse brutto.
- So già che mi darai parecchio filo da torcere. - sussurrò fissando il piccolo che agitava i pugnetti chiusi al cielo.
Sentì qualcuno affiancarlo per fissare i neonati.
Non si voltò, non ne aveva veramente bisogno, sapeva chi era.
La stava aspettando.
- Ho sempre immaginato un bambino con i tuoi occhi. - disse la strega accanto a lui dopo qualche minuto di silenzio – Un piccolo mago che cammina per casa con un mantello nero per assomigliare al papà.
Severus si voltò a fissarla. Hermione osservava i bambini con gli occhi lucidi, accarezzava il vetro con due dita e sorrideva dolcemente.
- Può sembrarti un pensiero stupido, infantile e tipicamente femminile. – continuò senza guardarlo - Ma ho sempre immaginato quel bambino. Probabilmente tu non ti sarai mai soffermato su queste cose. Le consideri sdolcinate.
Hermione continuava a fissare i neonati con un groppo in gola. Come ogni donna innamorata aveva immaginato un futuro con lui, aveva immaginato una famiglia. Una vita diversa, serena e felice.
Ci aveva sperato, davvero, e ci sperava ancora.
Nonostante tutto.Ma era certa che Severus non avesse mai perso tempo con quelle fantasie puerili e romantiche.
- … le tue fossette…- sussurrò Severus.
La strega sgranò gli occhi e si voltò verso di lui.
- Cosa?
Il mago alzò una mano e le accarezzò una guancia.
- Ho sempre immaginato una bambina con le tue fossette. Si formano agli angoli delle tue labbra quando sorridi. Quando è un sorriso
felice. – con il pollice accarezzò il punto in cui si formavano - C’erano sempre quando quel sorriso era rivolto a me.
- Severus…
Il suo sguardo era intenso e profondo, come se stesse guardando in un futuro a lui precluso.
- Mi è sempre piaciuto il nome Hope per una bambina con le tue fossette.
Il pollice si spostò sulle sue labbra accarezzandole delicatamente.
La sentì tremare sotto il suo delicato tocco.
Hermione trattenne il respiro e chiuse gli occhi.
- … Severus…
- Al diavolo… - sibilò il mago afferrandola in vita e annullando la distanza che separava le loro labbra.
Hermione gli allacciò le braccia in vita, come se fosse naturale, come se si fossero baciati fino ad un istante prima.
Non lo fermò, non chiese spiegazioni, si lasciò andare e lo baciò con tutta la passione che aveva in corpo.
Quando il bacio divenne più profondo Severus la sentì gemere nella sua bocca e nulla gli sembrò più perfetto di quel momento.
Mentre si perdeva nel suo sapore e nel suo profumo si rese conto che per quanti forzi avesse fatto non sarebbe mai stato in grado di lasciarla andare del tutto.
Era
sua.
Nonostante tutto.- Hem hem.
Si staccarono si scatto. Hermione avvampò e tornò a guardare i neonati. Severus, anche lui con le guance leggermente più rosate del solito, si voltò a fulminare chiunque li avesse interrotti in quel modo.
Minerva sorrideva sorniona mentre li fissava.
- Sono felice di vedere che avete superato i vostri problemi. Ma vi consiglierei un luogo più…
appartato per riappacificare il vostro rapporto.
Il mago sollevò gli occhi al cielo mentre l’amica tornava indietro probabilmente a spettegolare con Molly Wealsey.
Sentì la debole risata di Hermione e tornò ad osservarla.
Lei gli lanciò un’occhiata divertita, poi tornò a guardare James. Il piccolo si era finalmente addormentato senza lasciare il suo ciuccio.
Un po’ come il nonno e il suo adorato boccino d’oro.
Hermione gli sfiorò una mano.
- E’ un bellissimo bambino, Severus. – gli disse intrecciando le loro dita.
Il mago fissò il bambino e fece una leggera smorfia.
- Peccato che sia un Potter.