Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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view post Posted on 12/10/2013, 15:17
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (Ele Snapey @ 11/10/2013, 16:38) 
Sfilata di sorrisi

Esattamente così come avrei potuto immaginarlo io, eccolo il giorno in cui il corpo docente di Hogwarts, umilmente, fa ammenda dei propri, madornali errori! Poveretti, fanno quasi tenerezza e un po' di compassione, schiacciati dalla consapevolezza di aver isolato, condannato e fatto soffrire un uomo a cui avrebbero dovuto solo e semplicemente erigere un monumento! :lol: Comprensibile il loro comportamento, per carità, perchè anch'io, probabilmente, al posto della Sprite, di Vitious, di Minerva tenuti all'oscuro dell'inimmaginabile patto stipulato tra Silente e Severus, avrei avuto la stessa reazione: ma oggi è ancora il giorno del grande riscatto, della riabilitazione di un uomo immenso capace di portare un peso enorme sulle spalle senza lasciar trapelare nulla fino al sacrificio estremo, e quindi lasciatemelo godere fino in fondo alla faccia anche di una Minerva, splendida e materna quanto si vuole, ma assai poco lungimirante.
Le reazioni cariche di sensi di colpa e quasi imbarazzate degli insegnanti di fronte a una così grande dimostrazione di abnegazione ed eroismo sono perfettamente adeguate alla circostanza e descritte in modo delizioso: ho troppo goduto ^_^ grande Ida!

Trovo che ci sia sempre qualcosa di molto forte che ci unisce strettamente, Ele, nell’ammirazione dell’eroico modo di essere di Severus. Qualcosa che ci va vedere le stesse, esaltanti immagini del suo coraggio e della sua grandezza. E degli onori che gli spettano, che in questa storia ho voluto tributargli.
Riesco a comprendere benissimo l’errore in cui tutti i suoi colleghi sono ovviamente occorsi, che, in ogni modo, diventa un tributo alla bravura di Severus di mentire, oltre se stesso, per un dovere che lo stringe e lo attanaglia a una tremenda menzogna. Eppure, ognuno di loro è giusto che si senta adesso in colpa davanti all’eroismo estremo di Severus, davanti al suo coraggio che, letteralmente, ha straziato ogni sua emozione e sentimento. È un giusto tributo dovuto ad un uomo eroico oltre ogni eroismo.
Amo molto alcuni dei professori - Minerva prima di tutto, ma anche il sempliciotto, però tremendamente sincero Hagrid – però reputo giusto che tributino a Severus il giusto onore, riconoscendo il proprio errore, l’incapacità di vedere oltre le apparenze.
Forse solo perché, come lettore, io oltre quelle apparenze sono stata capace di andare, ed ora sento dovuto, in modo estremo ed impellente, quel tributo che nell’ultimo libro è mancato, ad un eroe che ha saputo annullare se stesso ed i propri (deflagranti) sentimenti per la causa comune, per il bene degli altri, quale pagamento dei propri errori.
Sì, un applauso enorme, una sfilata di sorrisi, di pentimento ed esaltazione, assolutamente dovuti, di cui possiamo infine godere!


Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:04
 
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view post Posted on 12/10/2013, 19:31
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CITAZIONE (Ida59 @ 12/10/2013, 16:17) 

... È un giusto tributo dovuto ad un uomo eroico oltre ogni eroismo.
Amo molto alcuni dei professori - Minerva prima di tutto, ma anche il sempliciotto, però tremendamente sincero Hagrid – però reputo giusto che tributino a Severus il giusto onore, riconoscendo il proprio errore, l’incapacità di vedere oltre le apparenze.
Forse solo perché, come lettore, io oltre quelle apparenze sono stata capace di andare, ed ora sento dovuto, in modo estremo ed impellente, quel tributo che nell’ultimo libro è mancato, ad un eroe che ha saputo annullare se stesso ed i propri (deflagranti) sentimenti per la causa comune, per il bene degli altri, quale pagamento dei propri errori.
Sì, un applauso enorme, una sfilata di sorrisi, di pentimento ed esaltazione, assolutamente dovuti, di cui possiamo infine godere!

:applauso: :applauso: :applauso:

Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:05
 
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kijoka
view post Posted on 13/10/2013, 16:40




Nr.40

Autore/data: Kijoka – 5 ottobre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One Shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: L'inizio della strada verso la verità.
Parole/pagine: 1.999/4.



Inizio

Il silenzio è quasi totale.
La quiete aleggia nella stanza e anche dentro di me scende la calma.
Il tuo viso è sempre più rilassato e non c'è più tensione nel corpo.
Mi allontano, lentamente senza fare alcun rumore e torno vicino alla finestra aperta.
La brezza notturna mi rinfresca, dopo una giornata piuttosto calda ed impegnativa.
Sono serena, ma appena insoddisfatta.
Il mio compito è quasi finito: sono riuscita a portarti dove volevo.
Mi ero ripromessa di farti capire che non hai più niente da scontare in questa vita.
L'unica cosa che mi rimane da fare è sincerarmi se sei riuscito a comprendere. Volevo che mettessi fine alla tua ricerca, perché è giunto il momento che tu viva solo per te stesso.
Ora sai.
Il quarto di luna appeso in mezzo al cielo sembra invitarmi.
L'ammiccare del lontano luccichio delle stelle illumina un cielo limpido e scuro.
Cosa farò?
Qui non sono quasi più d'aiuto.
Credo che riuscirai a tornare in forze in breve, non appena riprenderai a mangiare da solo e ad intervalli regolari.
Non so come accoglierai il fatto di dover incontrare tutte le persone che, da giorni, cercano di entrare qui dentro e di parlarti.
Il ragazzo e i suoi amici, la Preside McGranitt. Senza contare il Ministro, che ho mandato via giusto ieri...
Invece io dovrò cercarmi un altro lavoro, perché Cloud non è più disposto a riprendermi e non credo che il Ministro mi aiuterà con delle referenze...
Sospiro appena.
Quanto ho atteso questo momento e quanto l'ho temuto!
Forse per arrivare fino a qui mi sono preparata per una vita intera.
Lo stormire delle fronde degli alberi vicini fa da armonioso sottofondo e la mia mente prende a vagare tra i ricordi.
Spezzoni irregolari di passato, più o meno prossimo, separati ed uniti dal fluire del tempo.

- Ragazza mia, sei realmente pericolosa! Dovessi decidere di combattere meglio averti davanti che alle spalle: avresti potuto farmi saltare la testa!
La voce profonda ed irosa di Aberforth riecheggiava nella piccola stanza sopra La Testa di Porco.
Il Ministero ancora non ammetteva il ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato, ma in tanti in paese credevano alle parole di Silente.
- Mi dispiace...
Avevo distrutto l'unico tavolo della casa, dove l'anziano mago consumava i suoi solitari pasti. Lo risistemai subito, con attenzione per non peggiorare la situazione. Non era una novità: non sono mai stata brava nelle tecniche di combattimento.
Lo guardai con la tristezza negli occhi. In quel momento volevo essere d'aiuto e non un impedimento.
- Mi dispiace davvero, io ...
- Non guardarmi così! Ma che bacchetta stai usando? E' danneggiata? - Prese tra le vecchie dita nodose il mio legno, per ridarmelo quasi immediatamente. - No, è che non ci sei proprio tagliata! Dì a Cloud di farsi venire un'altra idea per impegnarti nella resistenza.
Avevo aperto bocca due volte, senza riuscire a dare voce alla mia delusione.
Se ne era già andato, voltandomi le spalle, scendendo ad accudire le sue capre e lasciandomi lì, all'inizio della scala.
Sapevo che rimandarmi al negozio era per me una terribile sconfitta, ma sembrava rassegnato a lasciar perdere.
Mi riusciva sempre molto difficile controllare quel regalo del destino, questo era ciò che pensavo fosse la mia magia.
Ero una mezza Babbana, cresciuta tra i Babbani, e lo scorrere nelle mie vene di quel tipo di potere, innato e controllato in modo naturale dai nati maghi, mi sembrava sempre un miracolo..
Non avevo frequentato scuole di magia. Mi ero inventata da sola una sorta di istruzione, scoprendo tante cose di me.
Sapevo di essere in grado di usare il mio basico potere magico per le faccende giornaliere.
Un'altra cosa era usarlo per combattere: non ero pronta e Aberforth non poteva aiutarmi....

- Non ti azzardare a discutere! Quei libri restano dove sono!
Cloud, il mio datore di lavoro, era solitamente comprensivo e tranquillo.
Non fu così quando mi offrii di consegnare i libri in giacenza, ordinati da te e che dovevano essere consegnati ad Hogwarts.
- Ma... sono per il Preside! Magari ne avrà bisogno...
- No, non se ne parla nemmeno! Se li vuole verrà lui a prenderseli! Dopo quel che ha fatto non ho intenzione di fargli mai più un solo piacere! E anche tu dovresti pensarla così! Da che parte stai? Perché prima o poi dovrai scegliere!
Non lo dissi a Cloud, ma la mia scelta era già stata fatta molto tempo prima.
Quello sguardo, seppur piuttosto lontano nel tempo, non lo avevo mai dimenticato ed ero certa che gli occhi neri del mago, che mi avevano stregato, non mi avevano invece mentito. Nonostante tutto quello che era successo dopo.
Quei libri rimasero nel magazzino.
Vederli abbandonati mi faceva tristezza. Presi, quindi, a leggerli, facendo ben attenzione a non lasciare alcuna traccia del mio passaggio tra quelle pagine.
Incantesimi e pozioni.
Una lettura che mi prese intere notti.
Un mondo fantastico si aprì ai miei occhi.
Tanto più affascinante quanto più vicino all'oggetto del mio desiderio, che si allontanava sempre di più da me ad ogni pagina...

... Sentivo troppe volte Cloud commentare le azioni dell'allora Preside di Hogwarts con la frase:
- Non durerà. No, certo che no: prima o poi farà una brutta fine!
Io soffrivo per questa, pur lontana, eventualità e continuavo a rimuginare sul come fare ad evitarla.
Io, con la mia magia carente e difettosa. Io che non sapevo nemmeno trasfigurare uno scarafaggio in un ditale...
Eppure non volevo darmi per vinta: significava troppo per me!
In fondo una capacità l'avevo: sapevo applicare la magia nei lavori di precisione. Più complicati e macchinosi erano e più mi riuscivano bene.
L'avevo scoperto molti anni prima, ma non ero riuscita a trovare un impiego pratico a una simile competenza.
Avevo ripiegato nel lavoro alla libreria per mantenermi, perché mentre cercavo di trovare la mia strada, di essere d'aiuto, senza risultato apprezzabile, i tempi peggioravano sempre più.
Ora restavo a badare al negozio, quasi sempre deserto ormai, e ad accudire le capre di Aberforth quando lui e Cloud si assentavano, a volte per giorni.
Occupavo quelle ore solitarie nelle letture che mi aprivano la mente.
Gli scaffali della libreria, senza il mio capo, divennero delle fonti inesauribili delle più impreviste ed insperate informazioni.
Libri, ma anche riviste mensili e quotidiani di ogni tipo, qualsiasi cosa potesse aiutarmi nell'imparare qualcosa di nuovo...

... Molti anni prima di allora mi ero esercitata nella meno cruenta arte della guarigione. Lavorando da sola, ridando nuova vita a rami spezzati, fiori appassiti o a piccoli animali feriti.
Laddove si trattava di lavorare di fino la mia bacchetta sembrava funzionasse da sola, divenendo parte del mio corpo, della mia stessa mente...

...Una notte, durante una delle mie sedute infinite di lettura, trovai un libro, che calamitò immediatamente la mia attenzione. Era uno tra quelli che il Preside non aveva ritirato, che evidentemente aveva un valore particolare in quanto avvolto in una carta preziosa e robusta.
La confezione mi incuriosì. Con attenzione la svolsi e presi a leggere avidamente.
Formule arcane, riprese in incantesimi più recenti, che spiegavano ed evolvevano antica sapienza in più moderno linguaggio.
Lo lessi senza riuscire a staccare gli occhi dalle pagine per giorni, dimenticandomi perfino di cibarmi.
Una nuova vita si spalancava davanti ai miei occhi. Un universo di possibilità.
Imparai formule e passaggi solo leggendo. La mia memoria si adattava alle parole come non avessi letto altro da quando ero nata.
Solo molto più avanti avrei scoperto cosa davvero mi avrebbe schiuso quel mistero rivelato...

...Il mio riscatto arrivò non molto tempo dopo.
Ero andata da Aberforth per bere un bicchiere insieme, cosa che non facevamo da tempo, e lo trovai nel retro chino su Beth, una delle sue capre preferite.
Non ci mise molto ad informarmi, mentre tentava di medicare le ferite, che era stata preda di qualche animale nella foresta.
Lo conoscevo da troppo tempo per non capire che, dietro quel tono secco e burbero, si nascondesse una pena infinita, acuita dal timore che l'animale potesse perdere la vita.
Non ho mai avuto troppa empatia con le capre, ma il dolore di Aberforth mi toccò: non era certo uomo da lasciarsi andare ai sentimentalismi!
Lo lasciai parlare e poi gli chiesi di lasciarmi solo, mentre cercavo di aiutare Beth.
Non appena rientrò nel locale principale, molto arrabbiato e poco convinto, presi la bacchetta e l'incantesimo letto sul lussuoso libro affiorò naturalmente alle mie labbra.
Credo si sia spaventato non poco quando, al suo ritorno, mi trovò piegata sulla capra a mormorare una cantilena incessante!

Chiudo gli occhi e torno al presente. L'attimo dopo volgo lo sguardo ai prati del panorama che si stende davanti a me oltre la finestra. Riesco ad assaporarne nitidamente i colori, anche se è notte. Li rivedo con gli occhi della mia immaginazione.
Un tappeto ininterrotto di velluto cangiante, con sfumature diverse e mai uguali fino alla barriera del bosco, là in fondo. Alberi alti, addossati gli uni agli altri quasi a proteggersi dall'intervento degli umani.
Questa parte del San Mungo, dove vengono spostati i casi gravi che necessitano di tranquilla routine, è posta nella campagna più verde, lontano dagli eccessi e dai rumori della grande città.
Adoro questo posto.
Sembra la zona boschiva poco lontano da Hogsmade, dove ultimamente passavo tutte le mie ore libere.
Torno vicino a te, mossa da quello che può sembrare nostalgia di esserti vicina.
- Dormi, amore mio...
Un dolcissimo pensiero mi sfiora la mente: tu che apri gli occhi e mi guardi.
Solo immaginare questo mi riempie il cuore e sorrido.
Le tue palpebre invece sono chiuse.
La mano corre, senza controllo, a posare una lieve carezza al viso abbandonato al sonno, fermandosi solo un attimo di troppo sui capelli corvini che sembrano seta sotto le mie dita.
Lo sguardo vaga lentamente sui lineamenti scolpiti, sereni.
Sono felice.
Per lui e per me.
Per fargli sopportare meglio lo stress degli ultimi ricordi, che ho dovuto far riaffiorare, ho preferito intervenire con una pozione nella tisana serale, così potrà riposare per qualche ora senza pensieri o domande.
Per il momento va bene così.
Al suo risveglio, per questo, forse vorrà dedicarmi uno dei suoi migliori sguardi in tralice, di cui mi hanno molto parlato.
In fondo, però, era l'ultimo sforzo, erano gli avvenimenti più dolorosi quelli che mi restavano da ripercorrere insieme a lui.
Un passaggio impegnativo da affrontare, per questo desideravo donargli un sonno piacevolmente sereno, per ricompensare il lungo lavoro psicologico cui l'ho costretto.
Non desideravo soffrisse troppo, ma, nonostante i miei continui sforzi, credo di non essere riuscita ad evitarlo...
Il corpo e il cuore adesso devono conoscere solo pace e tranquillità.
La pozione sapevo che avrebbe aiutato, alla fine...
Deve essere pronto. Niente più rimorsi, niente più rimpianti.
Ora solo vita.
Il pensiero non fa che accrescere il sorriso che continua a campeggiarmi sul viso.
Adesso deve aver compreso perché ho assistito con lui allo svolgersi della sua esistenza.
Avvenimenti dolorosi e felici, ogni attimo potesse fargli comprendere che il castigo è già stato scontato, lo scotto è già stato pagato.
Nessuno mi ha dato questo compito. Me ne sono arrogata io stessa il dovere.
Da quando ho incrociato il suo sguardo ho capito, e non ho mai dubitato di averlo fatto.
Ho sempre avuto ragione.
Il Severus Piton, che ho visto nascosto nei profondi ed espressivi occhi neri, è la sua vera essenza.
Lo guardo e il cuore sembra espandersi nel mio petto. Non so come, ma so che può sentirlo.
Abbasso la voce in un sussurro:
- Dormi, amore mio. Riposati per quanto ne avrai bisogno. Ciò che è chiuso nel mio cuore resterà in attesa del tuo risveglio. Senza fretta...
La mia voce spezza il silenzio della stanza mentre la mia mano cerca la sua, per stringerla, ancora una volta.

Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:05
 
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Mamma mia, com'è toccante e delicata la splendida figura di questo personaggio originale, Monica! :rolleyes: La dolcezza e la semplicità con cui veglia il sonno di Severus sono commoventi. Potrebbe essere quasi la parte narrata dal punto di vista della figura femminile della fic che ho letto nell'altra discussione, Il Solo, anche se presumo che questo bellissimo brano sia un frammento a sè.
E, come sempre, riesci a farmi entrare nel tuo mondo incantato con quella magistrale abilità descrittiva che adoro, quasi in punta di piedi: ci entro senza accorgermene proprio, mentre, catturata dalla lettura, si concretizzano davanti ai miei occhi le immagini perfettamente evocate di un mondo di fantasia, popolato da uomini e donne che non esistono ma che tu riesci a rendere reali, attraverso la ricercatezza di parole sempre puntuali e precise. Grazie per come anche ora, hai saputo regalarmi uno straordinario momento di piacere :wub:
 
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Inizio di Monica



Monica cara, la tua capacità di tratteggiare personaggi ed eventi è davvero eccezionale. Spunta o meglio, sorge dalle tue righe un personaggio con un vissuto ed esperienze tutte sue, una donna innamorata già da prima.
Quei libri lasciati in un angolo con rabbia, mi hanno ricordato la storia di Ida in cui ciascuno si vergogna per il male fatto a Severus, così anche il libraio se ne sarà pentito!
Ma la fine delicatezza dell'amore riservato e totale di lei che se ne serve per salvare Severus emoziona.
Nel mondo ciascuno deve trovare la sua strada, facile o difficile che sia, e la nostra cara lei è una donna innamorata che fa scudo di sè a Severus, a qualsiasi prezzo.
Bellissimo personaggio, con una sua storia e suoi problemi, che gli sarà vicino anche al risveglio.
Spero solo che anche Severus sorrida.
Complimenti Monica.

Edited by chiara53 - 16/10/2013, 08:54
 
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Inizio, di Kijoka

Dopo aver compreso il compito che questa adorabile e deliziosa donna si è proposta con Severus, e direi che ha raggiunto pienamente il suo obiettivo, ora mi è molto chiaro perché questo Severus è così “diverso” dagli altri… e le sono davvero grata, alla donna e all’autrice, naturalmente!
Ecco, spero proprio che lei non decida di andarsene, perché è proprio adesso che lui, in modo del tutto, conscio, ha bisogno di lei! Capisco che lei abbia timore… ma lui la fermerà! Vero?
Lei ha una particolare capacità magica, quel qualcosa di speciale che le ha permesso di aiutare Severus: e il mistero, invece di chiarirsi, si infittisce…
C’è una sintetica presentazione di questa donna misteriosa che mi incuriosisce ancor di più su di lei. Un solo sguardo, e gli occhi neri di Severus non solo l’hanno stregata, ma le hanno rivelato un sacco di cose! E questo, ad evidenza, deve avere a che fare con la sua speciale capacità, che ha poi utilizzato per salvare Severus e rimanere in contatto mentale/emozionale con lui. E poi quel libro misterioso che le ha permesso (con incantesimi di guarigione?) di utilizzare la sua particolare capacità magica… un libro che, guarda a caso, proprio Severus aveva richiesto!
Sono certa che il suo desiderio, che Severus apra gli occhi e òa gfuardi, si avvererà presto. Del resto, Severus l’ha già guardata, ma lei dormiva…
“Niente più rimorsi, niente più rimpianti. Ora solo la vita.” Quale splendido, meraviglioso augurio!
“… fargli comprendere che il castigo è già stato scontato, lo scotto è già stato pagato.” Sarebbe davvero bello se si svegliasse con questa intima convinzione… e lo spero proprio!
Un “Inizio” un poco inconsueto, a dire il vero. Ecco, più che un vero inizio è più una premessa, un prologo a ciò che ancora deve avvenire e che attendo con impazienza.


Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:05
 
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view post Posted on 15/10/2013, 20:24
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Riprendo il lungo lavoro di rispondere a tutta la valangata di commenti che che avete fatto alle mie storie.
Come già detto, andrò in ordine cronologico per storia rispondendo ai commenti di Monica e Anastasia cui non avevo ancora risposto; più avanti si aggiungeranno anche quelli delle altre.

Di nuovo grazie per la pazienza e per aver continuato a commentare nonostante il mio protratto silenzio.


6 - Inconcepibili

CITAZIONE (kijoka @ 16/6/2013, 23:17) 
Severus, ti prego, sorridi ancora.
A lei e a me che sto leggendo.
Ogni volta che lo fai riesco ad immaginarlo, così vividamente dentro di me, che riesco a commuovermi.
Per il significato di quel sorriso, perché la vita vince sempre e anche questa volta lo sta facendo.
I pensieri descritti sono un’immensa dispensa di emozioni, che sfumano una nell'altra, mentre le parole spingono avanti gli occhi.
E ogni cosa sembra possibile.
Non solo il perdono, non solo l'amore.
Ogni cosa troverà la via e tornerà in una vita che l'aveva abbandonata, per una gelida solitudine, in uno sterile silenzio.
Ora tutto ciò non è più.
Niente più solitudine e il silenzio, ora obbligato, diventa solo un passaggio, nel quale si sublimeranno le future parole.

Non potrei essere più felice se davvero riesci a vedere il meraviglioso sorriso di Severus.
In ogni caso, riesci bene a prefigurarti anche ciò che accadrà più avanti a Severus, superato lo scoglio del perdono e approdato infine sulla spiaggia dell’amore, quando finalmente potrà davvero assaporare la vita che mai ha vissuto.


CITAZIONE (Severus Ikari @ 27/7/2013, 17:39) 
CITAZIONE
Chi mai avrebbe potuto amare un uomo come lui?

*scorre la lista, ma non riesce ad arrivare alla fine*
È una domanda che un "uomo come lui" non può non farsi, lui che non ritiene di meritare nulla, soltanto la morte per essere finalmente libero e per rendere libera la terra dal mostro che si ritiene di essere, come può non farsi una domanda simile.
Amore, perdono, sono veramente parole inconcepibili per lui, non sono mai state per lui perchè non crede di meritarsele, ma soprattutto perchè non ne conosce a fondo il significato, non è mai stato amato di quell'amore vero che ti scalda l'anima, per questo non può comprendere a pieno quei termini, non è solo il non credere che si possano accostare a lui, non puoi pensare che qualcuno possa perdonare qualcun altro che non è mai stato amato.
E quelle parole inconcebili diverranno "realtà" non appena scoprirà il loro vero significato, non appena capirà che anche lui può essere amato nonostante tutto.
Perché c'è chi è pronta ad amare un uomo come lui.
Mi piace molto la dolcezza di cui è intrisa la storia, giocata perfettamente in quel meraviglioso, splendido nome e nelle labbra che lo pronunciano.

Una lista lunga, vero? Severus, però neppure lo immagina, sarebbe per lui davvero cosa inconcepibile, perché, hai ragione, non conosce il vero significato dell’amore che porta con sé il perdono. Quasi come se il non essere mai stato amato potesse per lui essere la colpa prigemia da cui tutto il resto, lunga catena di sofferenza è derivato.
Felice che tu abbia gradito la dolcezza di cui la storia è permeata: serviva a fare lo sfondo su cui stemperare l’incapacità di Severus di conoscere ciò che non ha mai avuto.



7 - Non voglio morire

CITAZIONE (kijoka @ 16/6/2013, 23:17) 
Un'altra piccola perla della collana che stai, piano piano, componendo per noi.
Impagabile la rabbia e la determinazione che si leggono nelle parole di Elyn.
Lei vuole assolutamente che Severus viva!
Disposta a combattere perfino (e forse) contro una persona che è stata importante nella sua vita. E che sentimenti contrastanti può far nascere nell'animo di seguito questa strenua difesa del suo operato!
E allora ciò che lo guarirà forse non sarà solo la pozione... Altri, e ben più potenti, balsami è capace di produrre una donna che ama!
Forza Severus ora tocca a te: sforzati di produrre qualche miglioramento, perché lei possa continuare a curarti!
Il particolare che però ho amato totalmente è il riuscire a far penetrare (in tutti i sensi possibili) l'amore di Elyn in Severus. Ida li ha materialmente uniti, anche se lo stesso legame è una cosa così effimera. Stupendo!

Sì, Elyn ha compreso chi realmente è Severus, ben oltre le parole dette da Harry durante il duello finale con Voldemort. Lei sa chi è Severus e sa che nessuno più di lui merita di vivere… e di essere felice!
Ed ancora tu precorri i tempi e indovini: non è la pozione che gli salva la vita, ma la forza dell’amore di Elyn, non appena Severus ne prende conoscenza in questa stessa storia. E la forza di quel perdono che ha la capacità di liberarlo dalle catene del suo passato. Così, ora Severus vuole vivere. E sorridere.




CITAZIONE (Severus Ikari @ 27/7/2013, 17:39) 
CITAZIONE
Non voglio morire.
Non ora che mi hai insegnato a sorridere.

Penso che in queste due frasi ci sia tutto, ma proprio tutto, e quelle parole che prima erano inconcepibili adesso stanno diventando reali, parole per lui, sussurri per lui, lacrime per lui, sorrisi per lui.
E no, non vuole morire, quando finalmente si comprende tutto questo, quella speranza, flebile o forte che sia, ci fa rimanere ancorati a quella vita, combattendo per andare avanti.
E Severus ora sa sorridere, pienamente e caldamente (brutta parola ma al momento non mi viene in mente nulla di meglio, si sposa bene con la temperatura XD).
Mi è piaciuto molto come hai reso quella tacita (ovviamente non poteva essere altrimenti) richiesta d'aiuto e di vita, mostrata negli occhi e nella mente, e non c'è niente di più bello dei suoi occhi *-*

Sì, Severus sta cominciando a comprendere il significato di perdono e di amore perché, per la prima volta in vita sua, qualcuno lo perdona e, addirittura, lo ama. Disinteressatamente. Anzi, credendo di non aver speranza d’essere ricambiata.
E questa scoperta rivoluziona tutto il suo essere che, no, non vuol più l’oblio della morte ma la conoscenza della vita.
E sono d’accordo con te: non c’è niente di più bello dei suoi scintillanti e profondi occhi neri.




8 - Comprensione

CITAZIONE (kijoka @ 16/6/2013, 23:17) 
Qualche spiegazione, piano piano, fa luce sulla vicenda che, mattone dopo mattone, fa crescere questa emozionante storia.
Credo che in questo ulteriore passo, verso la comprensione completa, chi ama Severus non possa fare a meno di immedesimarsi quasi completamente nella situazione di Elyn. Ida ha semplicemente descritto ciò che ogni nostro cuore sa, e prova. Sebbene diverse, credo che ognuna di noi (e parlo di me per prima) abbia sognato almeno una volta di regalargli quel perdono a lungo atteso e mai giunto.
La dolcezza di Elyn mi spiazza e mi gratifica, perché in fondo forse mi appartiene.
Però è realmente splendido leggere i suoi pensieri mentre mette in contrapposizione la figura dell'antico amore per Lily e ciò che sente nel trasporto della donna che lo sta curando. E quanto mi è piaciuta quella breve, quasi casuale domanda!
L'inizio della risalita è forse già cominciato...

Bé… effettivamente il mio gioco, del tutto scoperto con i lettori, è di indurre in loro l’immedesimazione nel personaggio di Elyn, sperando proprio di riuscirci!
Sì, la dolcezza di Elyn ti assomiglia molto, credimi, è per questo che ti riconosci facilmente in essa. La donna in questo momento è ancora convinta che lui non la ama e che non la amerà mai, quindi solo dà, senza nulla chiedere, in questo ricalcando i tuoi personaggi femminili. Mano a mano che la sua sicurezza circa l’amore di Severus crescerà, anche Elyn mostrerà altri aspetti del suo carattere, magari meno… dolci.
Per la domanda, intendi quando si chiede se quel sempre dura ancora, giusto? Sì, mi è piaciuto giocare con le parole e il loro significato… così come ho trovato bello contrapporre l’amore per lui che Severus vede chiaramente in ogni atteggiamento di Elyn con l’amore che non è mai esistito in Lily.


CITAZIONE (Severus Ikari @ 27/7/2013, 17:39) 
CITAZIONE
- Dopo tutto questo tempo?
- Sempre. [1]

E basta! Bello tutto, bell'amore, tutto bello, però adesso basta, diamine!
Una bella pietrina sopra?! (Ok, pessima frase, lo so XD)
Lily non ti amava, punto. Elyn sì, punto e a capo.
Quindi l'equazione è piuttosto semplice su -_-
Meravigliosa, dolce e forte Elyn che sta lì, al suo fianco, a sussurrargli il suo nome, al suo fianco in quella battaglia e quanto è bella la parola "comprensione", così potente per essere una parola soltanto, perchè in quelle lettere c'è tutto.
Quando esiste la comprensione tutto il resto verrà da sé, o non verrà, ma è pur sempre una reazione a qualcosa che si conosce e non ha un velo di finzioni e di verità nascoste dietro un muro.
E che bello quel "Solo ora Severus l’aveva capito" *-*

Eeh… battute a parte :lol: , sì, mi sa che Severus sta cominciando a capire come stanno le cose…
Sì, è vero, nella comprensione c’è tutto, c’è il perdono e c’è l’amore, c’è la forza e c’è la dolcezza. E sentirsi compresi può essere l’inizio di… tutto!
E Severus questo finalmente l’ha capito. Ed è un passo importante, molto importante.





9 - Il calderone della mente

CITAZIONE (kijoka @ 16/6/2013, 23:17) 
Ma quanto mi piace questo loro capirsi senza parlarsi, solo tramite i pensieri! Ma soprattutto è bellissimo leggere nella mente di Severus insieme a lei!
E nel passaggio in cui Ida gli fa distillare la pozione, ecco quel momento mi ha praticamente rapito. L'autrice è bravissima a descrivere il modo in cui Severus lavora, ma anche ragiona e giunge alla conclusione che lo porterà di un passo davanti a chiunque altro.
Forse potrà suonare esagerato, ma per me quel passaggio è esaltante!
E la cosa ancor più bella è che il tutto si compie con un appena accennato sorriso di Severus a chiudere un attimo indimenticabile.
E devo ringraziare Ida per come è capace di evocare in me la stessa felicità che pervade ogni capitolo di questa storia dedicata solo ed esclusivamente a lui: a Severus.

Felicissima che tu sia felice, insieme a Severus!
Mi è piaciuto molto scrivere questa storia, giocare a far entrare il lettore nella mente di Severus, e vedo con molto piacere che hai gradito assai!
E poi, il momento della distillazione della pozione ti ha rapito, hai trovato esaltante quel passaggio: ma quanti bei complimenti! Grazie!





CITAZIONE (Severus Ikari @ 27/7/2013, 17:39) 
Meraviglioso Severus, e meraviglioso è stato entrare nella sua mente che elaborava la Pozione, era come vederlo all'opera nonostante fosse fermo su un letto e tutte quelle immagini scorrevano nella sua testa e in quella di Elyn poi, donnina fortunella, entrare nei pensieri del mago deve essere qualcosa di speciale, unico, inimitabile ed emozionante *-*
Insomma, pure io! :woot:
Bello come hai descritto il tutto, la gioia incontenibile della strega (come non capirla) che sfocia in quelle due parole assolutamente stupende, da brividi... "amore mio", beh, che altro c'è da dire?
Nulla, nulla, soltanto bellissimi sorrisi d'amore.

Felice che anche tu abbia gradito entrare nella mente di Severus e che sia anche riuscita a vederlo, fisicamente, mentre distillava la pozione, perché era proprio quello che ho cercato di fare, spingendo l’immaginazione del lettore, senza però descrivere io stessa la scena e lasciando quindi che ognuno immaginasse ciò che preferiva.
Sì, Elyn è felice… perché è sicura che la pozione distillata nel calderone della mente di Severus funzionerà e gli salverà la vita, così si è lasciata scappare quelle parole, mute, però E lei non sa che Severus le ha percepite ugualmente…






10 - Pensieri come parole

CITAZIONE (kijoka @ 16/6/2013, 23:17) 
Ed ecco che il miracolo si è compiuto: l'unione fa la forza, cioè insieme sono riusciti a fare ciò che Elyn da sola non poteva.
E' così bello leggere la sua rinascita.
Piano, senza fretta, assaporando ogni dolce momento.
E piano piano anche i sentimenti mai provati vengono a galla, scoperti come dentro uno scrigno prezioso appena aperto, fonte di tesori inestimabili.
E poi togliamoci Lily dalla testa e dal cuore, finalmente!
Libero di provare nuove soluzioni, testare sentimenti pressoché sconosciuti e tramutare ciò che era malato in qualcosa che rappresenta la vita stessa!
E anche la fine è un tributo alla nuova felicità di Severus.
Oh, è davvero bellissimo condividere i loro pensieri e i loro sentimenti! Regala un senso di dolcezza e profonda appartenenza anche a chi legge, a me almeno.
E anche una sensazione impagabile, a mio avviso, quando è riferita a Severus: pace.

Sì, questa è proprio la storia della sua rinascita, fisica, psichica ed emotiva. E quella fisica è sicuramente la più facile.
Sono felice che tu gradisca il lento andamento della storia, ovviamente da me voluto anche per rendere evidente l’altrettanto lenta evoluzione di Severus.
Sì, di sicuro Severus ha ormai capito che il suo amore per Lily non aveva più alcun senso: infatti l’ho enunciato anche nella premessa della storia indicando che “non è più una Severus/Lily”. Ora Severus deve solo scoprire ciò che la vita gli riserva, sotto tutti gli aspetti.
Sì, pace, serenità, tranquillità È ciò di cui Severus ha bisogno per ritrovare se stesso, per ricostruirsi dal di dentro e ricominciare a vivere una nuova vita.




CITAZIONE (Severus Ikari @ 27/7/2013, 17:39) 
CITAZIONE
Sapeva anche che amava Lily… però di un amore sbagliato, un amore malato, un amore senza speranza, fatto solo di sofferenza, di sogni perduti, di rimpianti e rimorsi. Un amore che era solo la punizione che si era inflitto tanti anni prima, per impedirsi di vivere, per pagare le sue imperdonabili colpe.

Ecco, brava, diglielo che è ora che chiude in un cassetto con 600 mandate circa quell'"amore" e ne vive uno tutto suo, dove possibilmente è ricambiato.
Tò, guarda caso, sta proprio lì davanti... dai, dai, dai, suuuu...

CITAZIONE
Ma non poteva più amare una donna morta da diciassette anni, anche se era stato lui la causa prima della morte che aveva distrutto tutti suoi sogni: aveva finalmente capito che non aveva alcun senso continuare ad amare una donna che non lo aveva mai amato, che aveva liberamente scelto di amare un altro ed avere un figlio da lui.

Oooohhhh, sia lode all'eroe trionfatore!!! :woot: :esulto:
Dove sta Elyn che le vado a dare un bell'abbraccio.
Era ora, e poi adesso si è aperto completamente a lei, quindi... :wub:
Il romanticismo in questa calura estiva ci sta a cecio :woot: scioglie ancora di più, ma vedere Severus finalmente consapevole che basta con Lily, beh, non ha prezzo *-*

I tuoi commenti mi strappano sempre una risatina, per come t’infervori a dargli (giusti) consigli! In questo caso particolare, poi, ancora di più, vista la tua (giusta) soddisfazione nel vederlo finalmente archiviare un amore sbagliato che lo ha sempre e solo fatto soffrire.
Sì, la sua consapevolezza, è vero, per noi non ha prezzo.
Elyn, però, ancora non lo sa…


Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:07
 
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Autore/data: Alaide – 17 - 22 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: E quando la porta si fu chiusa alle spalle della giovane, quel sorriso parve ancora aleggiare nell’aria e sovrapporsi a quello di Judith, quando l’uomo tornò a posare il disegno della bambina sul tavolo.
Nota: La storia è il continuo di Lontananza.
Parole: 2060

Sinfonie.
17. Sinfonia in mi minore op. 2 n°5
Primo movimento. Sorrisi


Il sole del primo giorno d’estate penetrava nella cella ed un raggio di sole illuminava la foto di Lily ed il disegno di Judith.
Un sorriso riluceva da entrambe le immagini, ma Severus si rendeva conto di quanta diversità vi fosse in quei due sorrisi.
Il sorriso di Lily non era rivolto a lui. Lo sapeva perfettamente. L’aveva saputo anche quando aveva diviso in due la foto, anni prima. Quel sorriso sembrava quasi un monito, l’ombra di ciò che avrebbe potuto essere, se egli non avesse distrutto tutto.
Il sorriso di Judith era unicamente per lui, come lo erano i sorrisi riconoscenti che gli aveva rivolto quando lo andava a trovare in ospedale, come lo erano i sorrisi affettuosi che emergevano dalle sue lettere.
Quel sorriso sembrava pesare come un macigno e sembrava catturarlo, in quel momento, più intensamente di quanto facesse quello di Lily. Nel sorriso della bambina v’era la pace che mai aveva avuto così vicina, nemmeno quando Lily era ancora sua amica.
Aveva gettato al vento quella pace.
La pace che poteva avere accanto ad una figlia.
Ma, allo stesso tempo, nel sorriso di Judith v’era speranza – la speranza che la bambina potesse perdonarlo quando avrebbe conosciuto la realtà – e v’era affetto, l’affetto di una figlia per il proprio padre, un affetto che troppo tardi anch’egli si era accorto di provare.
Il rumore della porta della cella, che veniva aperta con un gran sferragliare di chiavi e catenacci, lo colse di sorpresa. Rapidamente mise nel cassetto la foto di Lily e subito sopra, a coprirla, il disegno di Judith.
Quando alzò lo sguardo incontrò il sorriso gentile della signorina Fairchild.
«Judith mi ha dato il suo racconto perché glielo spedissi. Ho preferito portarglielo di persona.» disse, quando si fu seduta, ponendo un plico di fogli sul tavolo.
Severus riconobbe immediatamente la grafia della bambina sui fogli fotocopiati.
E ricordò quel breve brano che Judith gli aveva spedito per augurargli Buon Natale.
La consapevolezza di aver gettato tutto al vento lo colpì con forza. Aveva avuto una nuova possibilità di vita, quand’era sopravvissuto, e non aveva voluto coglierla, preferendo macerarsi nel rimorso, nella sola contemplazione di se stesso e delle proprie colpe.
La ringrazierò.
Melusine sorrise sollevata, quando lesse la risposta di Severus. Era un sollievo sapere che l’uomo non aveva voluto parlare.
Per quanto sapesse che la sofferenza fisica era diminuita da quando il medico aveva cambiato l’antidolorifico, era felice che Severus non stesse tentando di autopunirsi.
«Judith sta iniziando a farsi domande. Ha notato, qualche tempo fa, che non le do mai le lettere imbustate. Le ho detto che è la prassi dell’orfanotrofio, ma non so fino a quando potrò nasconderle la verità.»
L’uomo sapeva che quel momento sarebbe arrivato ed era consapevole che tutte le sue paure – paura che Judith lo odiasse – e speranze – speranza che Judith lo perdonasse – si sarebbero affollate nella sua mente, facendo ulteriormente a brandelli la sua anima già lacerata dal rimorso e dall’anelito di una pace che egli stesso aveva scacciato.
Quando verrà il momento – e sappiamo entrambi che verrà – mi avvisi.
«Era quanto avevo in mente di fare, signor Piton.» mormorò Melusine. «Sono sicura, d’altronde, che Judith…»
Le parole si interruppero di colpo, quando la porta iniziò ad aprirsi con un cigolio. Con un gesto rapido, l’uomo nascose la storia di Judith con i fogli che usava per scrivere.
«Non è ancora passata l’ora.» biascicò Melusine, osservando Severus preoccupata ed incerta.
Fu solo quando si voltò verso l’uscio, che si accorse che ad entrare non era stata una guardia carceraria. E la sua preoccupazione aumentò.
«Sapevo che ti avrei trovata qui, Melusine.» esordì il giudice Fairchild, facendo saettare lo sguardo dalla figlia al carcerato. «E questa volta voglio la verità.»
«Papà, cosa…»
«Ho scoperto che lo conoscevi da prima del processo.» la interruppe bruscamente l’uomo. «Andavi già a trovarlo in ospedale. Da quanto tempo lo conoscevi?»
Severus notò che il giudice teneva lo sguardo unicamente sulla figlia. La signorina Fairchild si era fatta terribilmente pallida e le mani, posate sul tavolo, tremavano impercettibilmente.
«Da un mese dopo il suo ricovero. È stato puramente casuale e dopo… sai che vado all’ospedale per dei progetti dell’orfanotrofio. Per questo ho conosciuto il signor Piton.»
«E quale progetto può mai averti coinvolto, Piton?» domandò il giudice, voltandosi verso l’altro uomo. Non credeva ad una sola parola pronunciata dalla figlia, sempre che quella fosse ancora sua figlia.
«L’orfanotrofio in cui lavora sua figlia aveva offerto la possibilità a chi era ricoverato nell’ospedale di accedere alla sua biblioteca.» rispose brevemente Severus, fissando il giudice negli occhi.
«Se anche così fosse, Melusine, non dovresti trovarti qui.» prese a dire il magistrato, tornando a concentrare la propria attenzione sulla figlia. «Immagino che tu ti renda conto quanto il tuo comportamento danneggi la carriera di tua sorella. Quanto tua madre ne soffra.»
«Sto facendo ciò che ritengo giusto fare.» affermò la giovane, con una sicurezza di cui non si riteneva capace.
Aveva pensato che suo padre, considerando il silenzio colmo di biasimo con cui l’aveva accolta nei Natali precedenti, non ritornasse più sull’argomento. E men che meno aveva immaginato che potesse venire in carcere, nella cella di Severus, nel tentativo di convincerla a tornare sulle sue decisioni.
«Quello che è giusto fare.» ripeté con malcelata rabbia il giudice. Severus notò che la signorina Fairchild si era fatta tesa, ma, quando si voltò per un attimo verso di lui, riuscì comunque a sorridergli gentile, com’era solita fare. «Forse non ti rendi veramente conto di quello che stai facendo, di quale criminale tu venga a trovare, così di sovente, al punto che tutti, qui dentro, pensano che tu ne sia la sgualdrina.»
Le parole del padre furono come uno schiaffo per Melusine. Non le parole in sé – aveva sentito le voci che circolavano sul conto, tra alcune guardie carcerarie, voci a cui non aveva mai dato peso, consapevole della loro infondatezza – quanto piuttosto per il tono. Era come se suo padre le stesse dicendo che lui credeva a quelle voci.
«Papà, come…»
«Ho sempre avuto la certezza, giudice Fairchild, che chi svolge il suo mestiere debba essere dotato della più grande imparzialità. Invece, a quanto pare, lei ne è completamente privo.»
Melusine si voltò di scatto verso Severus. Non gli aveva mai sentito pronunciare alcuna parola con quel tono di voce, un tono di voce che la fece rabbrividire e la rese felice che non fosse rivolto a lei, ma al padre.
E, per quanto avesse voluto che l’uomo non sforzasse le corde vocali, si sentì grata per quelle parole che, sperava, avrebbero lasciato cadere quella questione o, forse, fatto terminare quella conversazione, sempre che tale la si potesse definire.
Per diverso tempo, il giudice rimase silenzioso e la giovane sperò che desistesse ed uscisse dalla cella, che non la privasse di quel poco che rimaneva della sua ora di visita.
«Guarda, Melusine.»
Il giudice mise con un gesto secco alcune foto sul tavolo, osservando i fogli che stavano a poca distanza, tutti rigorosamente intonsi. Melusine seguì, con timore, lo sguardo del padre. Aveva notato che la fiaba di Judith era stata coperta dai fogli che Severus usava per scrivere, ma era anche certa che sul primo foglio vi fossero le due frasi che l’uomo aveva vergato durante il loro incontro.
Invece, sulla pila di fogli, troneggiava una pagina intonsa.
Lanciò un’occhiata perplessa a Severus, ma notò che lo sguardo dell’uomo era invece rivolto verso le foto che stavano davanti a lei.
Solo in quel momento notò che suo padre le aveva messo davanti le immagini di un uomo ed una donna, morti, il volto contorto dal dolore, come se fossero stati sottoposti a lunga ed estenuante tortura.
Erano i genitori di Judith. Di questo fu certa subito. E sapeva, dal racconto della bambina, che Judith ne aveva udito le grida. Ma sapeva anche che Severus aveva preso la bambina e l’aveva nascosta nell’armadio e che, dopo, le aveva impedito di vedere i cadaveri dei suoi genitori. Sapeva che l’uomo l’aveva portata al pianterreno e che l’aveva avvolta in un plaid.
Ed era consapevole che v’erano altri due uomini, oltre a Severus, in quella stanza. Sapeva altresì che erano stati loro a compiere quello scempio. Ed aveva la consapevolezza che Severus aveva l’animo colmo di rimorso, che si stava punendo, che stava soffrendo orribilmente per un crimine che non aveva commesso.
Alzò il capo.
Severus la stava osservando.
L’uomo aveva sentito montare la bile in gola, non appena aveva visto il giudice posare quelle foto sul tavolo, dove, poco prima, era stato il disegno di Judith. Quella notte d’agosto, non aveva osservato i volti dell’uomo e della donna. Aveva potuto unicamente fare in modo che la bambina non ne vedesse i corpi.
Non era riuscito a salvare le loro vite ed una bambina, un’innocente, era rimasta orfana quella notte.
Judith aveva udito le loro grida. Quello non era riuscito ad evitarglielo.
Per un istante sperò che, ovunque fossero, quell’uomo e quella donna riuscissero a perdonarlo.
Perché non era riuscito a salvarli.
Perché non poteva impedirsi di considerare Judith alla stregua di una figlia.
Perché aveva tentato di allontanare da sé la bambina, quando questa aveva bisogno di lui.
La signorina Fairchild aveva osservato a lungo le foto, così come il giudice aveva tenuto gli occhi puntati sulla figlia, con la certezza di vederla allontanarsi in preda al disgusto e all’odio.
Invece, in quel momento, la giovane lo stava osservando e gli stava sorridendo, un sorriso in cui riecheggiava la promessa che Melusine gli aveva fatto due anni prima, quando gli aveva detto che non gli avrebbe mai voltato le spalle.
Un sorriso che gli offriva perdono, come la giovane glielo aveva già offerto la prima volta in cui era andata a trovarlo nella sua cella.
Un sorriso che, per un istante, gli parve simile a quello di Judith, un sorriso che, come quello della bambina, gli offriva pace e speranza.
«Non dici nulla, Melusine? Immagino tu ora ti renda conto di ciò che stai facendo della tua vita.»
«Ho già preso una decisione e non c’è nulla che può convincermi del contrario. Sono qui perché così ritengo giusto.» affermò Melusine, voltandosi verso il padre.
Sapeva che, pronunciando quelle parole, avrebbe allontanato da sé definitivamente il genitore, tutta la sua famiglia, probabilmente. Ma il suo legame con i genitori e la sorella aveva già iniziato a scricchiolare quando lei aveva scelto di rimanere a lavorare all’orfanotrofio. Si era incrinato terribilmente nel 2001, quando aveva incontrato per la prima volta il padre in carcere. In quel momento si sarebbe spezzato definitivamente.
Era un pensiero che la fece rabbrividire. Avrebbe voluto che non accadesse nulla del genere, si disse, mentre seguiva con lo sguardo i gesti del padre. Lo vide riprendere le foto, voltarsi ed uscire dalla cella. E seppe che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui l’avrebbe visto. Immaginava che sua madre non le avrebbe telefonato per chiederle di passare il Natale con loro.
Sentì una profonda tristezza farsi strada verso di lei.
Aveva perso la sua famiglia.
Ma sapeva che non avrebbe potuto agire diversamente, non avrebbe potuto voltare le spalle a Severus. Sarebbe stata la scelta più facile, forse, ma incredibilmente sbagliata. Avrebbe infranto la promessa che gli aveva fatto. E non sarebbe mai riuscita a perdonarsi per quello.
«Ha perso la sua famiglia, signorina Fairchild.» commentò Severus, osservando la giovane, che stava ancora fissando la porta chiusa alle spalle del padre. «Non ne vale la pena.»
«Era la sola scelta che potessi fare, Severus.» mormorò Melusine, portando lo sguardo sull’uomo. «Forse l’avrei persa comunque con il tempo. Non hanno mai condiviso la mia scelta di lavorare in un orfanotrofio. Ci stavamo già allontanando. Ma anche se non fosse stato così, non avrei potuto compiere una scelta diversa, perché sarebbe stato sbagliato.»
V’era rimpianto nello sguardo della signorina Fairchild, ma, soprattutto, v’era la certezza di aver compiuto la scelta giusta, per quanto dolorosa fosse.
E gli sorrise nuovamente, quando la porta della cella si aprì, alla fine dell’ora che avevano a disposizione.
Un sorriso colmo della certezza di aver compiuto la scelta giusta.
Un sorriso colmo di perdono.
Un sorriso simile a quello di Judith.
E quando la porta si fu chiusa alle spalle della giovane, quel sorriso parve ancora aleggiare nell’aria e sovrapporsi a quello di Judith, quando l’uomo tornò a posare il disegno della bambina sul tavolo.
 
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view post Posted on 16/10/2013, 15:32
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I ♥ Severus


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N. 41

Titolo: Ritorno al passato
Autore/data: Ida59 – 17-25 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, drammatico
Personaggi: Severus, Personaggio originale e studenti vari
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: In un attimo l’oscurità sembrò risorgere prepotente dal suo passato per assalirlo soffocante ed opprimente. È il seguito di “Sfilata di sorrisi”.
Parole/pagine: 1999/4



Ritorno al passato




Severus scosse di nuovo il capo, la torcia che sfrigolava nel corridoio del sotterraneo a qualche metro da lui: il primo giorno del suo ritorno a Hogwarts come preside, accogliendo l’insistenza ostinata di Minerva, era stato davvero denso di avvenimenti, e, incredibilmente, di inaspettati sorrisi che durante la cena avevano illuminato la Sala Grande riempiendola di calore.
Per primo gli balenò alla mente il largo ed impacciato sorriso di Paciock, il ragazzo che più d’ogni altro lo aveva sfidato l’anno precedente, dandogli parecchio filo da torcere e dimostrando una grinta ed un coraggio che certo non si attendeva dallo studente imbranato e incompetente che aveva fuso tanti calderoni durante le lezioni di Pozioni: sì, quel ragazzo lo aveva piacevolmente stupito e spesso era dovuto intervenire d’urgenza, con sempre maggiori difficoltà, per sottrarlo alle ire dei Carrow ed alle loro tremende punizioni inflitte con perfida crudeltà, riuscendo solo a fatica a non scoprire mai il proprio doppio gioco.
C’era uno strano miscuglio di orgoglio e di dispiacere sulle labbra di Paciock: Severus era certo che il ragazzo non rinnegasse nulla della coraggiosa lotta che aveva condotto contro il preside dei Mangiamorte – ed era giusto così – ma era senza dubbio rammaricato d’aver così grossolana-mente sbagliato il bersaglio dei suoi attacchi. Così Neville gli sorrideva con imbarazzato rincrescimento, però rivendicando il diritto alla sua giusta ribellione.
Severus aveva annuito con un mezzo sorriso, tinto di dolorosa amarezza, chiedendosi cosa Paciock avrebbe pensato se avesse mai scoperto l’insensato azzardo con cui l’odiato preside aveva giocato le sue carte, quasi rischiando di rivelare il suo ruolo di spia e così perdendo anche se stesso, pur di salvargli la vita la volta in cui i Carrow avevano deciso di replicare su di lui la Cruciatus che aveva portato alla follia i suoi genitori.
Nell’oscurità silenziosa del sotterraneo il mago si lascò sfuggire un sospiro carico di cupo compiacimento: era stato davvero in gamba durante quell’orribile anno, riuscendo ad ingannare tutti alla perfezione; aveva così potuto bere fino in fondo l’amaro calice dell’odio e del disprezzo che tutti avevano rivolto allo schifoso traditore, all’orrido Mangiamorte, al ripugnante assassino di Albus.
Di nuovo tornò con gli occhi della mente a spaziare in Sala Grande.
Tra i Grifondoro un sorriso spiccava sopra ogni altro, quello della più giovane della numerosa famiglia Weasley.
Durante l’anno precedente, Severus aveva più volte dovuto difendersi dalle ottime fatture Orcovolanti della piccola Weasley. Gliele lanciava subdola alle spalle, con mira perfetta, indirizzandole al mantello svolazzante, quando la notte faceva la ronda nei corridoi per rispedire nei dormitori gli studenti ribelli: cercava solo di evitare che i Carrow li sorprendessero al posto suo, punendoli poi davanti ai suoi occhi con la consueta crudeltà che gli diveniva ogni giorno sempre più insopportabile e metteva a dura prova la sua capacità di continuare a rimanere impassibile davanti alle violenze perpetrate su quei giovani corpi innocenti. Ogni volta che non riusciva ad evitare quelle torture, ed era capitato fin troppe volte durante quell’anno maledetto, si sentiva sempre più colpevole, quasi fosse la sua mano a manovrare la bacchetta e la sua voce a pronunciare i sortilegi che non riusciva ad impedire. Così passava tutte le sue serate, e anche buona parte delle sue notti – ottimo modo per sfuggire al sonno ed agli incubi che sempre lo tormentavano - a fare la ronda nel castello con viso pallido e truce, facendosi odiare sempre più dagli studenti.
Aveva presto scoperto che l’Esercito di Silente si era ricostituito e dove si radunavano; aveva perfino protetto le loro riunioni nella Stanza delle Necessità tenendo i Mangiamorte lontani dal settimo piano. Chissà come lo avrebbe guardato la Weasley se avesse saputo che l’odiato pipistrello era là solo per proteggere lei e i suoi amici!
In quel momento, però, ben altra era l’espressione del viso della ragazza: si rivolgeva a lui – al maledetto pipistrellaccio nero – con un ampio sorriso, grata per tutto ciò che all’insaputa di tutti aveva sempre fatto per proteggere Harry e tutti loro studenti. Sembrava aver compreso solo ora che la terrificante punizione, inflitta per il tentativo di furto della Spada di Grifondoro, era stata solo una finzione magistralmente realizzata dal preside, con una perfetta riuscita: ai Mangiamorte era parsa molto severa e pericolosa – avevano perfino accarezzato l’idea che qualche temibile creatura magica della Foresta Proibita facesse il lavoro sporco al posto loro! – mentre gli studenti, che il mago sapeva perfettamente a quali ben peggiori pericoli avevano saputo far fronte, si erano invece fatti quattro risate alle sue spalle insieme a Hagrid!
Severus chiuse gli occhi e di nuovo si concentrò sulla Sala Grande, all’inizio della cena.
Dal tavolo dei Corvonero, la Lovegood lo fissava con gli occhi azzurri spalancati e il solito sorriso sognante che aveva sempre la fastidiosa capacità di metterlo a disagio: non riusciva proprio a capire cosa si annidasse nella testa della ragazza e frugare con attenta delicatezza nella sua giovane mente non si era mai rivelato utile.
Luna portava dipinta sul volto una strana espressione: era un sorriso particolare, sospeso tra realtà e fantasia ma, almeno, del tutto scevro dalla fastidiosa aria d’imbarazzo misto a vergogna che molti altri studenti invece mostravano in considerazione degli orridi auguri di morte che avevano indirizzato con tutto il cuore al loro preside l’anno precedente. Quel sorriso stava istillando in Severus il fondato dubbio che la ragazza non avesse mai del tutto scartato l’improbabile ipotesi che lui potesse essere sempre rimasto dalla loro parte. Chissà, magari chi militava dalla parte del “bene” possedeva una particolare aura individuabile solo con quei ridicoli occhiali con cui aveva spesso sorpreso l’originale studentessa ad osservarlo con attenzione l’anno prima. O forse, più semplicemente, Luna, che fin dal primo anno di scuola sapeva vedere i Thestrals, aveva anche la capacità di leggere il dolore che albergava nella profondità dei suoi occhi neri, imperscrutabili per chiunque altro…
Ad ogni modo, lo sguardo trasognato che la ragazza gli rivolgeva in quel momento assomigliava in parte al sorriso con cui alcune volte lo aveva squadrato anche l’anno precedente. Sì, una ragazza interessante, davvero difficile da interpretare.
Il mago mise a fuoco un nuovo punto della Sala Grande, ancora perfettamente vivida nella sua memoria.
Scrutava davanti a sé con lo sguardo attento, frugava tra tutti i volti cercando una persona in particolare, il ragazzo per il quale ancora una volta aveva lacerato la propria anima uccidendo il suo unico amico. Possibile che non fosse venuto, quella sera, proprio lui?
Infine lo trovò, relegato in fondo al tavolo dei Serpeverde, quasi a volersi nascondere, ma c’era, invece, e il suo volto aguzzo si aprì in un luminoso sorriso quando gli occhi chiari incontrarono l’oscurità profonda dei suoi: un sorriso che era davvero un premio per Severus.
Draco aveva infine compreso quale tremendo sacrificio il mago avesse compiuto per proteggere l’innocenza della sua anima, dannando un poco di più la propria. Quello del ragazzo era un sorriso colmo di gratitudine, che brillava dell’innocenza che Severus alla sua età aveva già perduto per una tragica scelta sbagliata. Il figlio di Lucius ora si rivolgeva a lui come al proprio mentore, l’uomo cui affidarsi e confidarsi con totale fiducia. Era ben conscio, Draco, dello straziante dolore che Severus si era volontariamente inflitto per impedirgli di compiere gli stessi errori che da ragazzo l’avevano trascinato nel baratro dell’oscurità, tra le crudeli spire dell’Oscuro Signore.
Avevano parlato a lungo, più volte e a cuore aperto, per quanto al mago fosse stato difficile aprirsi – ma Elyn lo aveva molto aiutato in questo, con il suo incoraggiante sorriso – quando Draco era andato a trovarlo al San Mungo durante la sua convalescenza, per ringraziarlo di quel tremendo gesto, di quell’Avada che il giovane non sarebbe mai riuscito a pronunciare, di quell’orrenda maledizione che aveva graziato l’anima del ragazzo per dannare ancor di più quella del mago.
Severus sospirò profondamente, per un attimo rivedendo ancora tutti i volti che poco prima gremivano fino all’inverosimile la Sala Grande, con i loro sorrisi carichi di rincrescimento e di implicita richiesta di perdono.
Ma il mago non aveva nulla da perdonare, a nessuno di loro!
L’anno precedente aveva solo recitato al meglio la sua orribile parte di doppio e triplo giochista, riuscendo ad ingannare alla perfezione anche tutti coloro per i quali ancora e sempre lottava, ben conscio che la sua vita sarebbe valsa meno di quella d’un elfo domestico se davanti a Voldemort, anche solo per un istante, avesse abbassato le proprie difese lasciando la mente senza protezione davanti al suo sguardo d’ardente rubino.
Ma a loro, a tutti loro che adesso gli sorridevano cercando il suo perdono, Severus non aveva proprio nulla da perdonare: l’avevano odiato e disprezzato a fondo, avevano in qualsiasi modo mostrato il loro disgusto con lo sguardo tutte le volte che lo incrociavano nella scuola; ogni volta che erano stati costretti ad avere a che fare con lui, avevano lasciato che il ribrezzo verso la sua persona trapelasse dal loro tono di voce, talvolta anche dalle loro parole astiose, nel caso dei più arditi.
E il mago era sempre rimasto in silenzio, in apparenza freddo ed impassibile, accettando con dolorosa rassegnazione il loro odio, sorbendolo fino all’ultima goccia amara.
Sapendo di meritarlo.
Perché quell’odio era giusto: lo aveva pienamente meritato. Non per ciò che aveva fatto ad Albus, né per le sue azioni durante quel lungo e tremendo anno di difficile lotta in totale solitudine, ma per ciò che aveva fatto tanti anni prima…
In un attimo l’oscurità sembrò risorgere prepotente dal suo passato per assalirlo soffocante ed opprimente: nella penombra del corridoio, lontano dall’ultima torcia che riverberava la sua fiamma sul muro, Severus vide emergere gli spettri delle sue vittime in un’atroce processione, ne sentì gli urli disperati, vide gli occhi colmi di terrore implorare una pietà che non aveva potuto avere; sentì le proprie mani di nuovo imbrattate di sangue appiccicoso, ne percepì perfino l’odore acre nelle narici e il gusto ferroso in bocca.
Un violento conato di vomito lo fece ripiegare su se stesso.
- Severus!
La bacchetta della Guaritrice illuminò di colpo la figura tenebrosa del mago.
Era semi piegato su se stesso, con le spalle curve e la schiena appoggiate alla ruvida parete; il capo era chino sul petto e i lunghi capelli neri gli nascondevano il volto sofferente; le braccia penzolavano inerti ai lati del corpo, del tutto abbandonate, prive d’ogni energia vitale. Sembrava sfinito e disperato, di nuovo prigioniero delle crudeli spire insanguinate del suo passato.
Elyn volò dal mago, ben conscia di ciò che stava accadendo nei suoi pensieri affollati di tremendi ricordi; quelle immagini le aveva già viste nella sua mente quando lo avevano portato d’urgenza al San Mungo dopo l’attacco di Nagini, salvato all’ultimo istante dall’incanto delle lacrime di Fanny: aveva letto tutto l’orrore del suo passato in quegli occhi neri, spalancati nel delirio febbrile indotto dal veleno del serpente.
Non poteva lasciarlo di nuovo preda di quell’atroce sofferenza!
La Guaritrice lo strinse forte a sé, ricordandogli l’amore che illuminava adesso il suo presente:
- Ti amo, Severus!
Lo ripeté con dolce intensità, ancora ed ancora, tenendolo sempre stretto forte a sé, finché il mago, finalmente, cominciò a reagire al suo abbraccio.
Sembrava confuso, come se anche il suo corpo, oltre alla sua mente, fosse stato inghiottito nel gorgo agghiacciante delle memorie del passato. Sbatté con forza le palpebre un paio di volte, frastornato, ed infine tornò se stesso, nel presente, di nuovo preside di Hogwarts, ben accolto da tutti, professori e studenti.
Spalancò gli occhi neri nel sorriso di Elyn:
- Sei venuta ad illuminare le mie tenebre, - sussurrò con voce roca e commossa, - ancora una volta col tuo sorriso dolce e bello.
Un sospiro di sollievo rese più luminoso il sorriso della maga.
E Severus sorrise ad Elyn, alla donna che amava e che lo amava, che aveva conosciuto il suo orribile passato e aveva saputo perdonarlo; sorrise al suo sorriso che, insieme al perdono, lo aveva riportato in vita regalandogli finalmente un futuro da vivere fino in fondo, colmo d’amore.

Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:08
 
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view post Posted on 17/10/2013, 07:14
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Sinfonie.
17. Sinfonia in mi minore op. 2 n°5
Primo movimento. Sorrisi




La tua prosa raffinata e velata quasi sempre di una sommessa tristezza, in questo brano lungo e articolato, mi ha permesso di cogliere espressioni e sensazioni degli attori, perché mi è sembrato leggendo di assistere ad una scena teatralmente rappresentata.
Severus da solo, lui con Melusine, poi l’intervento del giudice sempre più distante, sempre meno padre.
Ma qui di padre ce n’è uno solo: Severus, padre davvero, padre con l’anima, soffre per le decisioni sbagliate e si sente egoista per aver pensato di imporsi una terribile sofferenza che ricade su altri.
Eccessivo anche per lui, tuttavia è così e ne soffre, ma sembra non possa tornare indietro.
Ho amato da subito il personaggio di Melusine, e non mi ha tradito, anzi tu Leonora ne hai fatto un personaggio forte e determinato, ama Severus? Non so, ma lo spero.
Su tutto e su tutti(tranne il giudice) aleggia la presenza di Judith. Ammiro la tua capacità di accennare ad un personaggio e renderlo immanente anche se la presenza fisica non c’è. E’ come se si sentisse da dietro le quinte una voce di bambina che canta una melodia dolce e struggente ma piena di amore per Severus.
La musica ti accompagna e ci accompagna anche quando è cupa e potentemente dura, evocata dal la presenza del giudice.
Capitolo splendido.
 
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Ritorno al passato


In questo capitolo sei stata capace di portarmi nella mente di Severus e mi è parso di accarezzare con dita evanescenti tutti i sorrisi dei suoi ragazzi.
Io li ho sentiti “suoi” in ogni parola che li racconta. E’ Severus che li ha cresciuti, plasmati, condotti prima ad odiarlo e poi ad amarlo e a stimarlo: a ritenerlo un eroe.
Severus davvero accarezza il ricordo lo fa con dolce amarezza consapevole delle sofferenze che ha patito, ma che anche loro hanno sofferto. E’ una carrellata di splendori, fino al sorriso più desiderato: quello del giovane tanto simile a lui, ma che Severus sa di aver salvato dal suo stesso destino e lì poteva anche finire questo racconto dolce e amaro, ma Severus non dimentica e la sua lucida mente torna al passato.
E’ stato un passaggio straziante e quasi ingiusto per il lettore sentire ancora il morso del ricordo di visi e urla e dolore. Mi piace usare una frase bellissima scritta da Ale in un altro contesto, ma vera e condivisibile perchè anche Severus non può fare l’impossibile, Ale dice: “ non si può dare un colpo di spugna sul passato, cancellarlo, anche se sarebbe bello. …. se si è fortunati, piano piano il nero sbiadisce, diventa grigio e un giorno, forse, senza neanche accorgersi, diventa un bianco-panna o un grigio chiaro, al limite.” Sono certa che anche Severus condivide.
Ma qui un piccolo miracolo si compie con Elyn che lo vede e capisce e noi accompagnate da te leggiamo una frase che ci riporta e riporta Severus al presente :
CITAZIONE
- Sei venuta ad illuminare le mie tenebre, - sussurrò con voce roca e commossa, - ancora una volta col tuo sorriso dolce e bello.
Un sospiro di sollievo rese più luminoso il sorriso della maga.

Grazie Ida è stata bellissima questa “indigestione” di sorrisi, anche noi, poveri umani, forse dovremmo sorriderci sempre di più per trovare la vera serenità.
;)
 
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view post Posted on 17/10/2013, 14:25
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Rispondo a Chiara, sul suo commento relativo a Ritorno al passato appena qui sopra.

Sì, assolutamente sì: quelli sono proprio i “suoi” ragazzi, tutti, non solo i Serpeverde. È per tutti loro che ha combattuto, e nessuno più di lui può saperlo, e anche ricordarlo con composta amarezza.
Per il suo rapporto con Draco, che è sicuramente molto rilevante, ci sarà invece una storia tutta per loro due, più avanti.
Straziante e ingiusto, il ritorno al passato, dici? Già, ma la vita non è mai giusta, come Severus sa fin troppo bene. Liberarsi del suo passato non sarà cosa facile, e Severus condivide; e spera in un bianco-panna, illuminato dal magico sorriso di Elyn.


Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:08
 
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view post Posted on 18/10/2013, 09:48
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CITAZIONE (chiara53 @ 17/10/2013, 08:14) 
La tua prosa raffinata e velata quasi sempre di una sommessa tristezza, in questo brano lungo e articolato, mi ha permesso di cogliere espressioni e sensazioni degli attori, perché mi è sembrato leggendo di assistere ad una scena teatralmente rappresentata.

E questo non può che farmi piacere, dato che, spesso, recito le scene che scrivo per vedere se hanno il giusto "effetto teatrale" (l'essere specializzata in drammaturgia ha le sue controindicazioni ;) ). Quando questo passa, sono ovviamente felicissima!

CITAZIONE
Severus da solo, lui con Melusine, poi l’intervento del giudice sempre più distante, sempre meno padre.
Ma qui di padre ce n’è uno solo: Severus, padre davvero, padre con l’anima, soffre per le decisioni sbagliate e si sente egoista per aver pensato di imporsi una terribile sofferenza che ricade su altri.

L'idea, quando ho architettato la scena, era proprio quella di mettere in contrasto la paternità negate del giudice Fairchild (che non è assolutamente un caso sia un personaggio senza nome) e della paternità di Severus, con tutto ciò che questa comporta.

CITAZIONE
Eccessivo anche per lui, tuttavia è così e ne soffre, ma sembra non possa tornare indietro.
Ho amato da subito il personaggio di Melusine, e non mi ha tradito, anzi tu Leonora ne hai fatto un personaggio forte e determinato, ama Severus? Non so, ma lo spero.

Sui sentimenti di Melusine per Severus mi taccio. Avviso però (e qui il mio tacere perde decisamente d'importanza) che spesso lascio il sentimento amoroso sottinteso (lo ammetto sono un disastro a scrivere qualsiasi dialogo d'amore. Esce sempre qualcosa di incredibilmente contorto come il duetto del Tristan - e mi sembra un po' esagerato far dire ad un personaggio "Nell'anelito non morire, nel morire non anelare" - o simili ai peggiori libretti che posso incontrare, quindi evito di nuocere ai miei lettori), cercando di farlo emergere in altro mdoo, con il comportamento dei personaggi o, al massimo, nei loro pensieri.

CITAZIONE
Su tutto e su tutti(tranne il giudice) aleggia la presenza di Judith. Ammiro la tua capacità di accennare ad un personaggio e renderlo immanente anche se la presenza fisica non c’è. E’ come se si sentisse da dietro le quinte una voce di bambina che canta una melodia dolce e struggente ma piena di amore per Severus.
La musica ti accompagna e ci accompagna anche quando è cupa e potentemente dura, evocata dal la presenza del giudice.
Capitolo splendido.

La bambina è sempre presente ed è un bene che il giudice non senta aleggiare la presenza di Judith. Se avesse visto la sua storia sarebbe stato un disastro e sarebbe un disastro anche se sapesse delle lettere (e qui tranquillizzo subito. Il giudice non saprà mai delle lettere).
Ti ringrazio tantissimo, Chiara!!
 
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view post Posted on 18/10/2013, 10:37
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Aggiornamento mie sorrisi: raccolta finita ieri sera!!
Tototale 16 sorrisi/capitoli. Quindi vado dritta dritta a 41!!!
Devo rileggerli e sistemare errori di battitura/refusi o sorrisi un po' troppo stiracchiati, ma il grosso é fatto!
Quindi salute permettendo (giusto perché è stato un periodo tranquillo adesso mi sta arrivando l'influenza) dovrei avere i primi pronti per settimana prossima.
Cosa faccio? Posto tutto in blocco permettermi in pari (come effettivamente é scritto nel bando) o poco alla volta?
 
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view post Posted on 18/10/2013, 11:43
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Qui nella sfida puoi anche inserire tutto insieme fino a quando non vai a pari col numero della settimana. Ai fini dell'indice, però, sarebbe meglio se tu non mettessi più di 2/3 storie al massimo nello stesso messaggio.
E poi comincia a prenotarti nel Gioco annuale.


Edited by Ida59 - 17/7/2015, 21:08
 
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