Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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view post Posted on 17/9/2013, 17:45
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Expecto Patronum di Elly

Se fosse una discussione ti quoterei alla grande, ma è una storia e allora posso solo brevemente commentare.
Una storia da brividi e groppo in gola, un Severus che cerca il ricordo felice: il più felice.
L'unico che ha, l'unico che lo fa sorridere. Lui è l'amico imbarazzante, quello da togliersi di torno, purtroppo non riesco a perdonare Lily per questo: non è nella mia natura abbandonare chi è in difficoltà.
Bella, breve e bella, commovente, ma amara, come riesce così bene a te.
 
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view post Posted on 18/9/2013, 10:30
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Autore/data: Alaide – 1 – 4 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Melusine si sentì soffocare, mentre un sorriso triste le si disegnò sulle labbra, un sorriso che aumentò, quando entrò nella cella dell’uomo, così come aumentò la sua angoscia
Nota: La storia è il continuo di Disillusione e speranza
Parole: 1831

Sinfonie.
13. Sinfonia in fa minore op. 2 n°4
Primo movimento. Angoscia


La neve cadeva fitta quel giorno di febbraio. Melusine si affrettò ad entrare nel carcere, rilasciando un sospiro di sollievo, quando si trovò finalmente all’asciutto. Il sollievo durò per pochi istanti. Quel luogo le sembrava, ogni volta di più, claustrofobico e terribile. Deglutì a vuoto, mentre si sottoponeva all’abituale procedura. Lasciò la borsetta ad una guardia carceraria, mentre un’altra iniziò a condurla lungo il noto corridoio, ma si fermò prima che giungessero all’uscio dietro la quale avrebbe trovato il signor Piton.
Riconobbe immediatamente il luogo in cui si erano fermati. Erano davanti alla porta del medico del carcere, la porta davanti alla quale aveva parlato per l’ultima volta con il padre, poco più di un anno prima. Aveva visto il genitore unicamente a Natale e, oltre agli auguri, che le erano suonati vuoti e falsi da ambo le parti, non si erano rivolti parole. Dopo quel giorno in carcere, la madre e la sorella maggiore le avevano parlato per convincerla a chiedere scusa al padre. Le aveva detto che avrebbe fatto meglio a fare quello che le aveva chiesto lui. Non aveva potuto far altro che rifiutare, che ribadire la propria scelta. Stava facendo ciò che era giusto fare.
Quando la porta si aprì, dopo che la guardia ebbe bussato, Melusine sentì la tensione e l’ansia montarle dentro. Sapeva perfettamente che non erano dovute al ricordo di quel giorno del gennaio 2001. Piuttosto era terrorizzata dall’idea che qualcosa di grave potesse essere accaduto a Severus.
«Si segga, signorina Fairchild.» esordì il medico, quando furono soli. «So che non si aspettava di parlare con me, in questo momento.»
«È successo qualcosa al signor Piton?» domandò Melusine, senza riuscire a celare la propria ansia.
«Nulla di grave.» rispose gentile il medico. «Semplicemente da oggi in poi, lo incontrerà nella sua cella. Il direttore del carcere ha dato l’autorizzazione, in considerazione della buona condotta del signor Piton dal momento in cui è stato incarcerato.»
Melusine esalò un sospiro di sollievo. Per un istante aveva temuto che l’uomo avesse avuto una crisi o peggio che il suo fisico non avesse retto al carcere.
«Trent’anni sembrano troppi.» si lasciò sfuggire, senza rendersene conto.
«Non si deve preoccupare di questo, signorina Fairchild. Il signor Piton non è in pericolo di vita.» affermò il medico, con un sorriso rassicurante sulle labbra. «Il problema deriva da quella brutta ferita al collo. Camminare è diventato decisamente troppo faticoso per il signor Piton. Soprattutto senza aiuto. Può benissimo immaginare da sola, signorina Fairchild, che nessuno gli permetterebbe di aiutarsi con un bastone in un carcere. Lei sembra conoscerlo bene. Forse sa anche a cosa sia dovuta quella ferita al collo. Il signor Piton si rifiuta di parlare ed io non posso di certo obbligarlo.»
«Mi dispiace, dottore, ma non posso risponderle.» mormorò Melusine, senza aggiungere che lei non sapeva nemmeno della ferita.
«I problemi nascono tutti da lì. Speravo che lei potesse illuminarmi in proposito, in modo tale che io possa comprendere se non occorra cambiare il tipo di antidolorifico che gli prescrivo. Un’ultima cosa, signorina Fairchild. Sa per caso dov’era ricoverato prima di arrivare nella nostra città?» domandò l’uomo, osservando con attenzione la giovane.
«No.» rispose brevemente Melusine, cercando di tener a bada l’ansia e la preoccupazione. Se il direttore del carcere aveva accettato di farle vedere Severus nella sua cella, le sue condizioni dovevano essere peggiorate. Era certa che stesse soffrendo terribilmente.
«Quando lo vede, signorina Fairchild, gli impedisca di parlare. Nella sua cella ha carta e penna. Immagino lei sappia del dolore che gli provoca ogni parola.» aggiunse il medico, mentre si alzava in piedi. Era a conoscenza, da sua sorella, del fatto che la giovane aveva incontrato il signor Piton nell’ospedale della cittadina, ma non stava a lui fare commenti in proposito.
«Farò del mio meglio, dottore.»
L’uomo annuì soltanto, mentre apriva la porta. Melusine lo seguì, lisciandosi la gonna di lana con mani nervose. Quando entrò nei corridoi su cui si aprivano le celle, si sentì quasi venir meno.
Le porte con gli spioncini, le grate, le guardie che controllavano ogni movimento.
Quello non era il luogo in cui doveva stare Severus.
Non lo era mai stato, ma sapeva che l’uomo aveva scelto di scontare la pena per una colpa che non aveva commesso. Deglutì a vuoto, quando giunse nell’ala ospedaliera del carcere. Non v’era alcuna differenza con l’altra. Melusine si sentì soffocare, mentre un sorriso triste le si disegnò sulle labbra, un sorriso che aumentò, quando entrò nella cella dell’uomo, così come aumentò la sua angoscia.
La giovane si sedette su una sedia traballante che era stata posizionata di fronte all’uomo, che si trovava dall’altra parte di un tavolo scheggiato.
«Il medico mi ha detto che d’ora in poi verrò a trovarla qui.» disse, infine, cercando di sorridergli con gentilezza, ma il sorriso che le uscì era triste, angosciato, quasi.
Severus sapeva che quel sorriso era dovuto a lui, al vederlo nella sua cella. Era uno di quei sorrisi che nessuno avrebbe mai dovuto rivolgergli perché quello era il luogo a cui apparteneva, il luogo in cui doveva scontare le sue innumerevoli colpe.
Non importava quanto affetto gli portassero le lettere di Judith, quanto affetto egli stesso provasse per la bambina, né quei brevi lampi di speranza che le parole della bambina portavano con sé.
Quello era il luogo per lui, il luogo in cui aveva scelto di stare.
Non importava se alle volte sentiva nascere il desiderio di poter essere più vicino alla bambina. Era un desiderio che reprimeva non appena gli sfiorava la mente.
«Judith è a lezione di viola, al momento.» aggiunse Melusine, senza riuscire a far suonare la sua voce calma. Era velata d’angoscia, un’angoscia che non aveva nulla a che fare con quello che stava dicendo. «Non è questo il suo posto, signor Piton.» aggiunse poco dopo, senza essere in grado di trattenere oltre le parole.
«Sa perfettamente che è dove ho scelto di scontare la mia giusta pena.» disse Severus, osservando il volto pallido della giovane, sempre attraversato da quel sorriso triste ed angosciato.
«Sì, lo so, ma non posso impedirmi di pensare che non dovrebbe stare qui.» mormorò di rimando la giovane.
«Quella notte, quando i genitori di Judith sono stati uccisi, io ero insieme agli altri due uomini.» rispose l’uomo, decidendo di spiegare, per quanto potesse, com’erano andate veramente le cose. Forse, a quel punto, la giovane avrebbe compreso che era quello il posto a cui apparteneva.
«Lo avevo immaginato, Severus.» affermò Melusine, facendo scivolare un foglio ed una biro, che stavano sul tavolo, verso di lui.
«Allora capirà perfettamente che devo stare in questo luogo. Ero con quegli uomini allo scopo di uccidere tutti coloro che abitavano in quella casa.» ribatté l’uomo, ignorando carta e penna.
Ed il dolore.
«Eppure lei ha salvato la vita di Judith.» disse la giovane, il sorriso triste, il volto pallido, gli occhi velati di lacrime.
«Ma non quella dei suoi genitori.»
Severus osservò il sorriso della giovane farsi più triste, se possibile, più angosciato ancora, mentre una lacrima le rigava il volto. Non avrebbe mai dovuto pronunciare quelle parole. Era certo che la signorina Fairchild le avrebbe travisate. Era certo che non avrebbe capito la verità. E come poteva, d’altronde, considerando che non sapeva nulla di quello che stava realmente succedendo?
«È per questo che… è per questo che ha scelto il carcere? Perché non è riuscito a salvare i genitori di Judith? Eppure, se lei era con quegli assassini, non avrebbe nemmeno dovuto salvare Judith, men che meno sentire la necessità di pagare per non essere riuscito a salvare i suoi genitori. Signor Piton, non dovrebbe trovarsi qui. Per nessuna ragione al mondo.» affermò Melusine, senza riuscire a trattenere ulteriormente le lacrime.
Severus avrebbe rimbrottare la giovane, dirle che non valeva la pena piangere per lui, ma non lo fece. Per qualche strano motivo, gli sembrava che quelle lacrime riuscissero a lavare parte del sangue che gli copriva le mani. Gli parve per un istante che il sorriso angosciato e triste della giovane, unito alle sue lacrime, portasse con sé quel perdono che egli sapeva irraggiungibile.
Era un pensiero che non avrebbe nemmeno dovuto formulare, così come non avrebbe dovuto assaporare quei brevi lampi di speranza che le lettere di Judith, con i loro sorrisi affettuosi, gli donavano.
«Crede che quella notte, sia l’unica volta che mi sono macchiato le mani di sangue?» domandò aspro, dopo qualche tempo, continuando ad ignorare il foglio di carta. Voleva reprimere, cancellare quel senso di sollievo che aveva provato poco prima. Voleva l’odio della signorina Fairchild e di Judith. E voleva anche sentire l’affetto di Judith e la speranza che la bambina gli donava. E voleva avvertire ancora il perdono. «Ho ucciso innumerevoli volte, signorina Fairchild. Ho compiuto azioni orribili, azioni che lei non potrebbe nemmeno immaginare. Quindi non dica che io non dovrei trovarmi qui. Dove altro dovrebbe trovarsi qualcuno che ha ucciso e torturato innumerevoli innocenti?»
Il sorriso di Melusine si fece più colmo di angoscia, ma non comparve alcun odio, né disprezzo nei suoi occhi. Solo tristezza ed altre lacrime.
Severus avrebbe voluto che la giovane dicesse parole simili a quelle che Lily gli aveva rivolto l’ultima volta che aveva parlato con lei, quando aveva perso per sempre la sua amicizia.
Voleva la solitudine, il dolore. Voleva sentire le proprie colpe schiacciarlo senza pietà.
«Sta pagando già così duramente, Severus.» mormorò Melusine con un filo di voce. «Si sta torturando da solo, senza bisogno che viva in questa cella. Si stava già torturando quando l’ho vista per la prima volta all’ospedale. Eppure sono certa che, qualsiasi delitti lei abbia commesso, abbia già pagato il prezzo, forse in maniera terribile. Forse mi sbaglio, lo so, signor Piton, ma non posso negare ciò che penso, ciò di cui sono certa in questo momento. Lei ha già pagato il prezzo per le sue colpe. Ed in questo momento…» la giovane si interruppe di colpo, quando udì qualcuno armeggiare con la porta della cella. Si asciugò le lacrime con un fazzoletto. L’ultima cosa che voleva era che la guardia carceraria facesse ipotesi inutili. «Quello che le spetta, signor Piton, è il perdono. E l’affetto di Judith.» riuscì a dire, prima che la porta si aprisse.
Sorrise lievemente all’uomo, un sorriso meno angosciato, meno triste. Poi si alzò in piedi.
Quando Severus fu nuovamente solo nella cella, si prese il capo tra le mani. Le parole della giovane gli rimbombavano nella mente. Quell’unica parola gli rimbombava nella mente.
Il perdono.
Ma egli sapeva che il perdono era irraggiungibile, perché non poteva esistere perdono per lui.
Non importava quello che aveva appena detto la signorina Fairchild. Per quanto anelasse al perdono, non era ciò che gli spettava. Era l’angoscia della certezza dell’assenza del perdono ciò che gli spettava.
Eppure, in qualche modo, quelle parole continuavano a rimbombargli nella mente. Forse v’era una lieve, impalpabile speranza di perdono, così simile alla speranza contenuta nelle lettere di Judith.
E, per quanto tentasse, non riuscì a reprimere quel pensiero.
 
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view post Posted on 19/9/2013, 10:38
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I ♥ Severus


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N. 37.

Titolo: Ritorno a Hogwarts
Autore/data: Ida59 – 13 + 29 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, romantico, drammatico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Un ritorno al Passato per riuscire a costruire il Futuro. È il seguito di “Conoscersi”.
Parole/pagine: 1306/3



Ritorno a Hogwarts



Severus si materializzò sulla cima della collina ai cui piedi si stendeva la Foresta Proibita.
Davanti a lui brillavano le mille luci del castello di Hogwarts, già avvolto dall’abbraccio scuro della notte.
Elyn era giunta insieme a lui, stretta tra le sue braccia, ma era subito arretrata fermandosi poco distante: il mago doveva affrontare da solo il suo passato, e il castello ne rappresentava una parte molto importante, densa di ricordi di tanti tipi, dai sogni di un bimbo alle illusioni infrante di un adolescente; dalle scelte sbagliate e le colpe di un giovane all’eroico coraggio e all’abnegazione per il dovere di un uomo tormentato dai rimorsi che voleva solo pagare con la sua vita i suoi tremendi errori.
L’imponente castello, che come un luminoso gioiello brillava nella notte, era stato il luogo dei sogni dei suoi anni di bimbo, quando con timorosa e felice ansia attendeva la sua lettera dalla scuola mentre la magia cresceva sempre più forte e irrefrenabile in lui. Hogwarts era stato il miraggio di una nuova vita felice riflesso negli occhi verdi di Lily; il futuro che gli spalancava le porte facendogli brillare di felicità gli occhi neri mentre stringeva forte la manina di Lily; era stato libertà, conoscenza, orgoglio e magia, speranza e voglia di arrivare, d’essere qualcuno.
Rispettato. Amato.
Ma il bel sogno era durato poco.
Hogwarts era stato anche il luogo in cui i suoi sogni sì erano infranti, in cui aveva perduto l’amicizia e non aveva mai avuto l’amore che tanto bramava; dove era stato deriso e umiliato; dove aveva compreso che non bastava essere un mago potente e dedicarsi con tutto se stesso allo studio per essere considerato e stimato per ciò che valeva. Che non bastava amare con tutto il suo giovane cuore ardente e appassionato, per essere riamato.
Era il luogo in cui aveva perduto Lily, per una parola.
Era il luogo dove, per il suo smodato desiderio di conoscenza e cercando la sua rivincita contro il mondo che lo umiliava, aveva invece perduto se stesso, ed ogni speranza di futuro.
Era il luogo dove si era rifugiato dopo il suo tremendo errore, dopo aver causato la morte di Lily, ancora per delle parole di troppo. Aveva riferito la profezia all’Oscuro Signore senza avere alcuna idea sul suo significato: solo credeva, fortemente sperava, agognava con tutto se stesso, grazie ad un servigio particolarmente utile per il suo padrone, di potersi affrancare infine dalle tremende cacce notturne contro i Babbani che lordavano di sangue innocente le sue mani lacerando sempre più profondamente la sua anima. (1)
Era in quella casa, ormai perduta alla sua innocenza di bimbo e che aveva trasformato nella prigione della sua colpevolezza, che aveva trascorso il resto della sua vita, se ancora si poteva chiamare tale, preparandosi meticolosamente per una vendetta che neppure sapeva con certezza se mai sarebbe arrivata, pronto in ogni istante ad immolare se stesso per espiare le sue colpe, ma senza mai riuscire a perdonarsi e incatenato senza speranza ad un amore che era diventato tormentosa ossessione.
Poi, tutto era precipitato ed aveva perduto anche la sua buia e fredda prigione solitaria; lui stesso si era trasformato nell’odioso carceriere dei suoi studenti dopo aver assassinato il suo unico amico, il solo che conosceva la verità ed aveva fiducia in lui. La sua anima si era di nuovo lacerata alla luce di quel fatale lampo verde, ridotta a brandelli dal sortilegio di morte che le sue labbra sottili avevano pronunciato senza esitazione alcuna per adempiere ad una tremenda promessa.
Infine, la morte era giunta a un passo da lui, agognato oblio dallo strazio del rimorso e del rimpianto d’un amore mai vissuto.
Istintivamente Severus portò la mano alla gola, là dove le zanne di Nagini l’avevano squarciata. Per un attimo gli sembrò d’essere ritornato nella Stamberga Strillante; lo stesso atroce dolore di quella notte lo assali rovente e lo sommerse: il mago vacillò arretrando, uno straziato gemito che gli sfuggiva dalle labbra contratte mentre allungava l’altra mano dietro di sé.
- Severus!
Le braccia di Elyn lo avvolsero stretto, sostenendolo; i loro sguardi s’incrociarono per un fugace istante e, di nuovo, proprio come durante le prime ore del ricovero del mago al San Mungo, e poi nei giorni seguenti, la Guaritrice sprofondò nei pensieri di Severus percependo tutta l’agghiacciante sofferenza provocata dal veloce ripercorrere la sua vita davanti al castello di Hogwarts.
Erano stati lunghi, intensi e dolorosi minuti per il mago. Elyn era rimasta alle sue spalle e aveva osservato la sua scura ed elegante figura stagliarsi immobile, quasi neppure respirasse, contro le luci del castello nell’aria della sera che si colorava d’indaco; poi l’immobilità era stata incrinata da un breve tremito, poi da un altro, infine l’aveva visto tremare, abbassare il capo e curvare le spalle sotto il peso dei tremendi ricordi del suo passato che quelle mura evocavano.
Aveva avuto la forte tentazione di avvicinarsi e di abbracciarlo, ma si era imposta di restare al proprio posto; Severus doveva affrontare da solo il suo Passato, e da solo vincerlo: solo così sarebbe stato finalmente libero.
Davvero.
E per sempre.
- Ti amo, Severus. – sussurrò con dolcezza, il sorriso sulle labbra.
Dentro di sé tremava, preoccupata per lui, ma all’uomo che amava si sforzò di mostrare solo il sorriso di cui sapeva che aveva infinitamente bisogno.
Il sorriso di Elyn era lì, ancora e sempre, per lui, solo per lui. Il sorriso che l’aveva riportato in vita, il sorriso del perdono e dell’amore.
Il sorriso dolce e bello di Elyn, anche se in quel momento era velato dal timore per la prova che Severus aveva appena affrontato.
Doveva rassicurarla.
Le sorrise con dolce passione, con il sorriso che lei tanto amava.
E il sorriso di Elyn brillò fulgido, più luminoso delle stelle che si accendevano nel velluto scuro della notte.
- È solo stato un breve ritorno nel mio Passato. Dovevo farlo. – sussurrò piano il mago stringendola a sé. - Adesso sono qui, nel Presente, con te, – sorrise sfiorandole languido le labbra, - finalmente pronto a vivere pienamente, e a costruire il Futuro. Insieme a te. Per te.
Elyn cercò le labbra del mago per un lungo bacio di incoraggiamento, quindi si sciolse dall’abbraccio e tornò a guardare il castello: solo poche luci, ora, lo illuminavano, disposte in modo singolare, quasi a disegnare un volto:
- Guarda! – esclamò eccitata. – Anche Hogwarts ti sorride! (2)
Severus fissò le alte torri i cui tetti rilucevano alla luce delle stelle e della falce di luna, quasi braccia che si tendessero verso di lui per accoglierlo; con gli occhi acuti cercò qualcosa di conosciuto, una finestra dai grandi tendoni di velluto solo in parte tirati: Minerva era là, come sempre, e lo attendeva.
E il mago sapeva che anche lei gli sorrideva, come il castello, come Elyn, come la vita.
Allungò il braccio e prese Elyn per mano:
- Vieni, è ora di trasformare il Passato in Futuro. – disse sorridendo nella notte.


___________________

(1) Ho sempre pensato che Severus avesse rivelato la profezia senza minimamente comprenderne il significato a priori, ovvio, sperando che in tal modo sarebbe in un certo senso “salito di grado” fra i Mangiamorte, affrancandosi quindi dalla bassa manovalanza in cui era probabilmente inserito considerata la sua giovane età. Nella mia personale visione del personaggio, Severus inseguiva il miraggio della conoscenza, anche oscura e potente, è vero, ma certo non era un assassino, anche se si è trovato obbligato ad uccidere; e lo ha fatto, lacerandosi l’anima e vivendo poi con il continuo tormento dei rimorsi per quelle colpe. Questo mio pensiero, maturato diversi anni fa ragionando sui libri, è riemerso in questa storia dopo una chiacchierata con Monica che era titubante sull’inserire questo spunto in una delle sue fiction… e così l’abbiamo fatto entrambe, ognuna a suo modo!
(2) L’idea mi è venuta leggendo la poesia “Ritorno a casa” di Pingui79.

(2) L’idea mi è venuta leggendo la poesia “Ritorno a casa” di Pingui79.

Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:41
 
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n. 25

Titolo: I colori dell'autunno
Autore: ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: Romantico
Personaggi: Severus Piton
Pairing: Sevierus / Hermione
Epoca: Post II guerra, Epilogo alternativo
Avvertimenti: AU
Riassunto:

Per anni sei rimasto aggrappato ai prati verdi di Lily. Hai pensato che non esistesse colore più bello ed intenso. Quando la primavera faceva fiorire Hogwarts per te era un’agonia perenne, il verde del parco era così simile ai suoi occhi per ti sentivi osservato da lei ogni volta che uscivi.

Parole: 1.109

I colori dell'autunno

Ti sei svegliato nervoso questa mattina. Anzi a dire il vero non hai dormito molto, ma sei abituato alle notti insonni.
Hai passato una vita a non dormire, braccato da incubi di sangue spaventosi e malevoli sguardi dal colore dei prati in primavera.
Hai passato intere nottate sveglio a pensare a tutti quelli che non sei stato in grado di salvare.
Hai passato notti chino su tomi impolverati cercando soluzioni inesistenti per chetare l'urlo di dolore della tua anima. Per convincerti che avevi fatto tutto quello che era in tuo potere.
Ma questa notte é stato diverso.
Ti sei rigirato nel letto alla ricerca di qualcosa che non sarebbe mai arrivato.
Quando sei sceso dal letto, il sole stava appena sorgendo, ma, ormai, il sonno era andato del tutto e ti sembrava stupido perdere altro tempo a rigirati in un letto per metà freddo.
Ti sei messo a leggere, o, almeno, ci hai provato. Sbuffando hai riletto la stessa pagina almeno tre volte senza capirne il senso, nonostante tu avessi già letto quello stesso libro almeno un paio di volte.
Dopo un paio di ore del tutto infruttuose ti sei preparato per quel nuovo giorno e il nervosismo ha iniziato a galopparti in petto.
E per te, che non eri nervoso neppure mentre il Signore Oscuro scrutava attentamente la tua mente alla ricerca di una debolezza, sentirti così agitato è più fastidioso di uno studente del settimo anno incapace di preparare la pozione della Pace.
A metà mattina sei uscito dalla tua stanza e tutti gli sguardi che gli studenti ti hanno lanciato, completi di sorrisetto ammiccante, ti hanno indispettito più di qualunque altra cosa. Così sei arrivato nel parco del castello nervoso e arrabbiato, già di prima mattina. Questa giornata si preannunciava più lunga del previsto.
Non lasci trasparire le tue emozioni, non lo fai mai e sai benissimo che non serve. Le poche persone che ti circondano ti conoscono meglio di quanto vuoi ammettere, sanno interpretare i tuoi gesti e i tuoi impercettibili cambi di espressione.
La cosa non ti piace, ma, negli anni, hai imparato ad accettarlo.
Non hai salutato nessuno di quelli che hai incrociato; tutti che si sono rivolti a te con finti sorrisi e battute idiote sulle scelte importanti che un uomo si ritrova a compiere. Non hai detto nulla, ti sei limitato a stare in piedi fissando tutti, cercando di non mostrare il tumulto di emozioni che si stavano infrangendo sul tuo cuore come un'onda si infrange sugli scogli.
Poi arriva lei.
Lei con i colori dell'autunno nello sguardo.
Lei che porta pace, serenità, calma.
Lei che, da sola, ti ha preso per mano, costringendoti ad uscire dal tunnel nero che era la tua anima e che si rifletteva nel tuo sguardo.
Lei che ha saputo accettarti, amarti, sostenerti, accompagnarti in questi ultimi anni dopo la guerra.
Lei che ha sopportato il tuo lungo silenzio obbligato dagli squarci che avevi sul collo.
Lei che ti ha chiamato insopportabile SoTuttoEremita facendoti ridere per la prima volta dopo anni di rancore e odio.
Lei che ora ti tende una mano. Tu la prendi sicuro, sentendo il nodo del nervosismo sciogliersi in un calore che solo lei ha saputo donarti.
Senti qualcuno che ti parla accanto.
Non ci dai peso. Contano solo i suoi occhi.
Per anni sei rimasto aggrappato ai prati verdi di Lily. Hai pensato che non esistesse colore più bello ed intenso. Quando la primavera faceva fiorire Hogwarts per te era un’agonia perenne, il verde del parco era così simile ai suoi occhi per ti sentivi osservato da lei ogni volta che uscivi.
Per questo avevi sempre preferito l’inverno che con la sua morsa gelida e il suo manto candido che ti nascondeva quel verde amato e odiato donandoti mesi di quiete, lasciandoti solo con il dolore della tua anima corrotta.
Poi lei ti ha fatto scoprire la gioia e il calore dei colori dell'autunno.
Ti ha fatto conoscere il rosso della passione. L'arancione del calore che può donare un abbraccio sincero. E l'oro del grano maturo. Lo stesso oro che vedi ora riflesso nei suoi occhi luminosi.
Ti pongono una domanda, ma quella voce è distante, lontana dal mondo autunnale che ti circonda.
Rispondi senza farci caso.
Continui a fissarla stringendole la mano, perso in quel mare ramato che sono i suoi occhi luminosi.
Senti che stai parlando, ma non dai peso alle parole. Non sono importanti.
Solo lei conta in questo momento.
Lei che ti sorrise con gli occhi e con il cuore.
Qualcuno ti chiama. Lo ignori. Nessuno deve disturbarti adesso.
Severus...
La sua voce è caldo miele dorato sulla tua pelle.
Melodiosa come il vento tra le foglie.
Severus...
Solo dalle sue labbra il tuo nome non ti sembra troppo ingombrante e lugubre.
Severus...
E il tuo nome non ti é mai sembrato più bello sussurrato in quel modo, con amore e passione.
- Severus!
Sgrani gli occhi tornando alla realtà che ti circonda e il volto della tua donna appare dietro l'autunno dei suoi occhi.
Ed é bellissima come mai l'avevi vista. E' come vederla la prima volta.
Sorride. Come solo lei potrebbe sorriderti. Come solo a lei dai il permesso di sorriderti.
Ti rendi conto che non siete soli, che attorno a voi ci sono più persone di quelle che avevi visto quando sei arrivato. Le vostre mani sono intrecciate, un nastro dorato le lega strette.
Potrebbe ricordati un giuramento fatto anni addietro. Un nastro di magia nera, un giuramento che ti ha tormentato per mesi, anni. Potrebbe, ma non lo fa.
Non ci sono più promesse di uccidere.
Ci sono solo promesse d’amore.
Un amore che durerà una vita intera.
- Hermione... - sussurri piano, facendoti udire solo da lei.
Lei continua a sorridere, l'oro dei suoi occhi è ancora più luminoso.
- Hai sentito quello che ti ha detto?
- Chi?
Ti eri perso nel suo sguardo. Così immerso nell'autunno dei suoi occhi che ti sei isolato dal resto del mondo.
Il sorriso di Hermione aumenta, rispende come l'oro nel suo sguardo. L’oro del grano e del sole che tramonta.
- Ha appena detto che puoi baciare la sposa. - mormora dolcemente.
Il nastro che lega le vostre mani svanisce lasciandovi liberi.
L'afferri in vita, accarezzando il delicato vestito di pizzo bianco che indossa, ignorando i presenti.
Hermione si aggrappa alle tue spalle e ricambia il bacio senza imbarazzo, con la tua stessa passione come ha sempre fatto e come farà sempre.
Senti un fischio di approvazione in lontananza e sei quasi certo che sia stato George Weasley ad aprire la sua boccaccia.
Te ne occuperai dopo.
Ora vuoi solo assaporare i frutti dell'autunno.
 
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view post Posted on 20/9/2013, 15:41
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Sono tremendamente indietro con i commenti: ma il lavoro mi ha ucciso per quasi tre mesi, poi ci sono state le vacanze, Alan a Venezia e ho dovuto recuperare un po’ di vantaggio per i miei sorrisi.

Ora cerco di recuperare un po’ di commenti arretrati.


Alaide – Sinfonie.


1 Corrispondenza.
Premesso che il finale di Tetralogia mi ha lasciato molto amaro in bocca, ho cominciato la lettura di Sinfonie ben decisa a non lasciarmi coinvolgere troppo né a permettermi di sperare. Voglio leggere senza correre avanti con la mente.
Prima di cominciare, però, voglio fare i complimenti a Leonora che, proprio come me, sta costruendo le sue storie attorno al sorriso che, come stabilisce il regolamento, deve essere il centro della storia, il motivo conduttore. E lei ci riesce benissimo… peccato che la sua innegabile natura di sadica fanwriter renda quel sorriso sempre molto doloroso per Severus.
Perché sono sorrisi belli e tremendi i suoi, proprio come il ricordo che Severus ha dell’ultima volta che ha visto Judith che, sorridendogli “l’aveva cercato come una figlia cerca il padre.”
Comincia il tema base della storia: l’illusione. Quella che Severus vede nei gesti e nelle parole di Judith e di Melusine ma che, invece, risiede solo in lui… ed è totalmente sbagliata!
Severus vuole solo “odiarsi ed essere odiato” e, davvero, non c’è cosa più tremenda da leggere per chi lo ama, considerato che anche in questa seconda vita “regalata” lui continua a soffrire. A proposito di dolore; è nell’ala ospedaliera del carcere: glielo danno, vero, l’antidolorifico? Lo obbligano a prenderlo e lo controllano, vero?
“La Francia è accettabile.” O mamma mia accettabile!!! E della prigione che sta parlando!!!
L’ultima parte della storia concede requie al dolore e Judith si rivela bambina adorabile, dolce, dolcissima, con un sorriso così forte da arrivare fino in Francia…
Domanda estemporanea. O forse no.
Hai detto che la storia dura 6 anni, quindi Judith avrà circa 11/12 anni alla fine… E’ stato un caso se i suoi genitori sono stati uccisi, o c’era un motivo particolare?

2 Solitudini
Sai cosa manca nelle informazioni sulla storia? Il genere ANGS, che è perfetto per le tue storie. Ma come diavolo fai???
Trenta anni di carcere… mamma mia… di colpo mi sono trovata senza fiato. Però… l’orizzonte temporale della storia è solo di 6 anni…
Tremende le cene a casa di Melusine…. Tremende le parole del padre… davvero da brividi, da urlare come una pazza che no, non è vero, non è così che stanno le cose! Mi sento davvero vicina a Melusine.
Al processo ha voluto parlare… tremendo… povero, povero, povero amore mio! (Torturato anche da una sadica fanwriter: vieni da me, che ti faccio coccolare da Elyn!)
Grazie per aver detto che lo sorvegliano affinché prenda l’antidolorifico.
Credo che la consapevolezza di vivere pagando per le sue colpe in un certo qual modo contorto renda “felice” Severus. E, in fin dei conti, non credo che la prigione sia poi molto peggio dell’ospedale, per lui… almeno me lo auguro…
La frase finale mi fa ancora gridare “povero amore mio!” mentre il sorriso della bimba ha per un istante la forza di illuminare la sua vita, nonostante le sue imperdonabili colpe e il suo dolore. (Ma il dolore psicologico non ti bastava? Anche quello fisico hai voluto aggiungere!!!)

3 Una visita
Cominciamo subito bene con le condizioni fisiche peggiorate.
“assaporando il dolore”… caso mai qualche lettore si illudesse che l’antidolorifico glielo lenisse troppo, ecco la scelta tra l’ipotesi che l’antidolorifico sia di infima qualità oppure che il suo corpo si sia ormai assuefatto e non funzioni più. Mi sa che la sadica fanwriter opterà sicuramente per l’ipotesi peggiore per Severus!
Severus continua a voler meritare il carcere e il dolore, e io non dico più nulla… solo scuoto la testa in un rassegnato silenzio e rivolgo il mio sorriso a Judith, tenera bimba che in ogni modo cerca di conquistare il suo affetto.
Ecco, svelata la scelta: l’antidolorifico sta perdendo di efficacia e lui,ovvio, non intende dirlo: sapevo che avresti scelto l’ipotesi peggiore…
E continua lo scontro tra realtà ed illusioni: quando Piton capirà che è solo lui a travisare la realtà?

4 Un lieve lucore
Nodo alla gola immediato quando la piccola legge le sue lettere per combattere gli incubi. Belli i suoi sogni ad occhi aperti che narrano di un bellissimo finale per la storia, se solo Piton guarisse dalla sua “malattia”… Che tristezza!
Ecco, è confermato che il dolore fisico di Severus, non bastasse quello psicologico dei rimorsi, è ancora aumentato ed io provo la stessa sensazione di tremenda impotenza di Melusine.
Melusine, però, spera che l’affetto di Judith possa “spezzare la solitudine ed il dolore cui il Signor Piton si costringeva”, anche se magari ci vorrà del tempo. Io, invece, no, questa volta non me la sento più di sperare. Ci starei troppo male. Mi rendo conto che per difendermi sto prendendo una sorta di “distacco” emozionale dalla storia, da questo mio povero amore che sembra volersi condannare senza alcuna speranza… anche se, alla fine, quell’ultima frase forse apre un minimo spiraglio, il sentore che “sperare non era forse vano”.
Già, sarebbe bello… ma questa volta non intendo sperare: è già buono che, pur per brevi istanti, lo faccia Piton.
(Strano, me ne accorgo solo ora che ricopio le annotazioni fatte a mano a margine del foglio mentre leggevo: non sto più usando il suo nome, bensì il suo cognome, quasi a voler creare maggior distacco…)

5 Disillusione
Ormai, quasi non riesco neppure più a riconoscere il “mio” Severus in questo personaggio che si preclude volontariamente ogni possibilità di speranza. Mi fa una pena tremenda e, probabilmente per mia personale difesa, sto cercando di “distaccarmi” da lui e di leggere senza farmi troppo coinvolgere…
A metà storia ho annotato solo: no, non è più il “mio” Severus…
E verso la fine, ecco ancora, all’apoteosi, il gioco contorto tra illusione e realtà, alleggerito appena da quel suo preoccuparsi per la varicella di Judith e quel pensiero che per un attimo gli balena nella mente “Quasi Judith fosse sua figlia”. Poi si ripiomba nello sconforto con la definizione di orribile del pensiero, di “tragicamente ironico”, visto che si sente colpevole come se li avesse ammazzati lui i genitori… Invece, era un pensiero così bello...

6 Corrispondenza estiva
Ooh… povero il mio Severus: è davvero irrimediabilmente “malato” e nessuno sa e può aiutarlo!
La bimba è certa che Piton guarirà ed io spero che non sia un’illusione anche questa!
Torna l’orgoglio verso la bambina, sentimento più che legittimo per chi, come lui, ha fatto del bene alla bambina, anche se non vuole ammetterlo, perché nei suoi pensieri, ed è proprio questo il pensiero, s’è negato da tempo ogni possibilità di esserlo!
Ancora pensa di averle fatto del male e di continuare a farle del male. Scrollo la testa sconsolata: ha proprio bisogno di un buono psicologo…
Poi quella frase nella lettera: “Non mi perderai”. E questo sì che mi stupisce, perché nei pensieri di Piton questa è una bugia. Non capisco…
Aah… come è deliziosamente tenera Judith! Quanto meriterebbe che il suo affetto fosse ricambiato! Ma non solo nei pensieri, negati, di Piton, bensì nella realtà!!!
Come puoi essere così cattiva anche con la bimba!

7 Preoccupazione
Da brividi la consapevolezza che la bimba legga ripetutamente le sue lettere per scacciare gli incubi! Povera piccola: perché Piton non capisce che lei ha un immenso bisogno di lui, del suo affetto e della sua protezione?
E’ davvero tremendo conoscere le paure di Judith a scuola, e Piton invece se ne sta lì, psicologicamente bloccato, a darsi la colpa di non essere riuscito a salvare i suoi genitori e ad evitare che la bimba sentisse le loro grida! Anche Melusine glielo dice che Judith ha bisogno di lui! Se lo volesse finalmente capire!
Invece continua a vivere nelle sue illusioni sbagliate e nel dolore che gli lacera la gola! Povero amore mio…
Ricorda la bimba sulle sue ginocchia, che “abbracciava lui che non meritava alcun abbraccio”. Oh che infinita tristezza questa storia!

8 Paura
Subito un impatto bellissimo e terribile con Judith che si avvolge nella coperta che le aveva dato Piton, come se fosse lui stesso ad abbracciarla e proteggerla.
Poi la sadica fanwriter ci tiene a farci sapere che le condizioni di Piton stanno anche peggiorando…
Ho notato che in questa storia siamo passati da Signor Piton a Severus, sia per Melusine che per Judith: è un grande cambiamento improvviso, ovviamente architettato dall’autrice.
“nell’odio che desiderava.
Nell’odio che temeva.”
E questo desiderio che si tramuta in timore è un altro enorme cambiamento.
Ma l’arco temporale della storia è di 6 anni… e ne è passato solo uno, quindi inutile farsi illusioni sbagliate: a quelle ci pensa già Piton!

9 Consapevolezza
Forse forse Piton sta cominciando a capire d’aver commesso un enorme errore ad autodenunciarsi. Peccato che il pensiero sia durato poco…
Però può continuare a sentirsi in colpa per aver abbandonato Judith che ha bisogno di lui, chissà mai che serva! Intanto, la bambina non lo odierà né oggi né mai! Meglio che si rassegni.
Del resto, sono fermamente sicura che Piton troverà modo di aiutarla anche richiuso nel carcere: è proprio da lui!
L’immagine di Judith che porta con sé una lettera di Piton nascosta nell’astuccio per farsi coraggio è ancora e sempre bellissima e tremenda!
“Sogno di vederti entrare nella classe perché sei venuto a portarmi via, al sicuro,
Per sempre”
Tremendo, da nodo alla gola, che bel sogno sarebbe se potesse mai avverarsi…
Invece, lui, uffa, continua irrimediabilmente a tormentarsi, quasi sognasse e non aspettasse altro che “la solitudine estrema avrebbe fatto a brandelli ala sua anima, sommersa dalle sue colpe imperdonabili.
NO, NO, NO, NOOOO!
Però, forse comincia vacillare e davanti alla “giusta” punizione dell’impossibilità di trovare perdono, non è più sicuro di desiderarla proprio. Chissà, forse un barlume di speranza potrebbe anche farsi strada nell’oscurità più nera, se questa sadica fanwriter volesse concedere un po’ di requie a questo pover’uomo e alle sue lettrici…
Ok, sta ammettendo che avrebbe voluto essere il padre di Judith. Sì, forse finalmente qualcosa sta cambiando è consapevolezza è sicuramente il titolo giusto.
Ma continuo a non illudermi e a non sperare nulla, perché conosco questa sadica fanwriter e sono certa che ha ancora qualche terribile asso nella manica!
Ok, finalmente ammette con se stesso di voler bene a Judith proprio come a una figlia. Un primo passo essenziale, direi.
Mi rendo conto che il mio modo di leggere la storia è cambiato da alcuni capitoli (ora ho letto insieme il 7-8-9 ma era così già da prima.
Leggo con maggior distacco, con la mente e non più con il cuore. Questo comporta un minor coinvolgimento, ovvio; del resto dovevo per forza proteggere me stessa perché se la mentre è in grado di reggerlo, il cuore non avrebbe mai potuto reggere a tutto il tremendo dolore che permea questa storia, che è quasi peggio della precedente, ed è tutto dire…


Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:42
 
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Angoscia di Leonora

Il carcere è descritto con accurata, morbosa perfezione, quasi a condurre per mano il lettore nella claustrofobica angoscia di un luogo oscuro e senza speranza.
Il dramma nel dramma.
Melusine interpreta i sentimenti di chi legge, ne esprime i pensieri di fronte alla granitica resistenza di Severus. Un uomo piegato e dolente che vuole essere odiato senza riuscirci.
Non può esserci odio se c’è amore e comprensione.
Non può esserci odio se c’è ammirazione e conforto.
Tutto in un capitolo terribile il dramma che vive Severus insieme con Melusine, disperazione e angoscia convivono con amore e speranze.
Se la neve ad Agosto è impossibile, chissà, un po’ di sole d’inverno è probabile.
Bellissimo e straziante questo brano.

************




Ritorno ad Hogwarts di Ida


Che cos’è Hogwarts per Severus? E’ sogno, speranza, giovinezza ,rispetto, amore, e poi disillusione, dolore, rifiuto, rimpianto per ciò che poteva essere e che non è stato, ma è anche conforto, rifugio, protezione e affetto paterno. Per Severus Hogwarts rappresenta tutta la sua vita, nel bene e nel male: è casa, nel senso più ampio del termine, è il luogo in cui si torna sempre e comunque dopo un viaggio, dopo una malattia; ma è il luogo in cui sempre e a qualsiasi prezzo si può tornare.
Una prova terribile per Severus rivederlo, ma Ida non lo lascia solo con i fantasmi del passato, accanto a lui, con infinito rispetto per i sentimenti del mago c’è Elyn, c’è il suo sorriso che spezza il dolore e permette a Severus uno sguardo sul futuro, sulla finestra illuminata di Minerva , sul mondo che, come Hogwarts, finalmente gli sorride.
Splendido brano in cui le immagini si sovrappongono ai pensieri completandoli.
Grande Ida.


***************


I colori dell'autunno di Elly

Autunno e primavera a confronto per questa che è un’altra perla delicata confezionata da Elly.
Fin dall’inizio avevo capito di che giorno si trattasse… Raccontato nella splendida seconda persona che amo tanto.
Così vero e diretto il tuo Severus, così tenebroso e impacciato tra la gente, così indifferente alla gioia ed alle parole degli altri.
Severus racchiude in sé tutta la felicità e l’ansia per quell’istante immobile e infinito che lo lega ad Hermione.
Mi è piaciuto il tuo racconto fatto per accenni che raccontano molto di più di una descrizione precisa.
Lasci al lettore la possibilità di immaginare visi, abiti e espressioni.
Brava bravissima, so quanto è difficile gestire questa coppia che amo, soprattutto raccontata da te.
E c’è tutto in questo racconto perfino il fischio di gioia, digerito con indifferenza, perchè adesso Severus è impegnato: può baciare la sposa!
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 20/9/2013, 16:41) 
1 Corrispondenza.
Premesso che il finale di Tetralogia mi ha lasciato molto amaro in bocca, ho cominciato la lettura di Sinfonie ben decisa a non lasciarmi coinvolgere troppo né a permettermi di sperare. Voglio leggere senza correre avanti con la mente.
Prima di cominciare, però, voglio fare i complimenti a Leonora che, proprio come me, sta costruendo le sue storie attorno al sorriso che, come stabilisce il regolamento, deve essere il centro della storia, il motivo conduttore. E lei ci riesce benissimo… peccato che la sua innegabile natura di sadica fanwriter renda quel sorriso sempre molto doloroso per Severus.

Grazie mille. Ho sempre paura di mettere in secondo piano i sorrisi. Quindi sono felicissima di essere riuscita a porli al centro di ogni capitolo.

CITAZIONE
Perché sono sorrisi belli e tremendi i suoi, proprio come il ricordo che Severus ha dell’ultima volta che ha visto Judith che, sorridendogli “l’aveva cercato come una figlia cerca il padre.”
Comincia il tema base della storia: l’illusione. Quella che Severus vede nei gesti e nelle parole di Judith e di Melusine ma che, invece, risiede solo in lui… ed è totalmente sbagliata!

L'illusione è in effetti uno dei temi della storia. L'altro è intuibile, ma lo lascio nel non detto.

CITAZIONE
Severus vuole solo “odiarsi ed essere odiato” e, davvero, non c’è cosa più tremenda da leggere per chi lo ama, considerato che anche in questa seconda vita “regalata” lui continua a soffrire. A proposito di dolore; è nell’ala ospedaliera del carcere: glielo danno, vero, l’antidolorifico? Lo obbligano a prenderlo e lo controllano, vero?

Il medico del carcere - che comparire più avanti - è molto coscienzioso. Da un certo punto di vista, Severus è più seguito rispetto all'ospedale/ospizio.

CITAZIONE
“La Francia è accettabile.” O mamma mia accettabile!!! E della prigione che sta parlando!!!
L’ultima parte della storia concede requie al dolore e Judith si rivela bambina adorabile, dolce, dolcissima, con un sorriso così forte da arrivare fino in Francia…
Domanda estemporanea. O forse no.
Hai detto che la storia dura 6 anni, quindi Judith avrà circa 11/12 anni alla fine… E’ stato un caso se i suoi genitori sono stati uccisi, o c’era un motivo particolare?

Diciamo che in quella lettera, Severus vuole "rassicurare" la bambina... ed in effetti trova la "Francia" accettabile.
I genitori di Judith vengono uccisi per un motivo particolare, che Severus rivela in uno dei capitoli già pubblicati.
Altro non dico, naturalmente.

2 Solitudini
CITAZIONE
Sai cosa manca nelle informazioni sulla storia? Il genere ANGS, che è perfetto per le tue storie. Ma come diavolo fai???

Io non ho mai considerato la storia ascrivibile al genere angst (il che mi preoccupa :P ). Forse riuscirei a scrivere di peggio, anzi avevo ideato una storia, secondo la mia percezione Angst, ma era troppo anche per me.

CITAZIONE
Trenta anni di carcere… mamma mia… di colpo mi sono trovata senza fiato. Però… l’orizzonte temporale della storia è solo di 6 anni…
Tremende le cene a casa di Melusine…. Tremende le parole del padre… davvero da brividi, da urlare come una pazza che no, non è vero, non è così che stanno le cose! Mi sento davvero vicina a Melusine.
Al processo ha voluto parlare… tremendo… povero, povero, povero amore mio! (Torturato anche da una sadica fanwriter: vieni da me, che ti faccio coccolare da Elyn!)

Gli anni di carcere sono stati determinati dopo una lunga ricerca in merito. La pena avrebbe potuto essere anche più lunga, a dire il vero. Si tratta di un duplice omicidio e francamente non potevo dargli meno anni.
Il padre di Melusine è un personaggio importante in alcuni momenti chiave della storia.

CITAZIONE
Grazie per aver detto che lo sorvegliano affinché prenda l’antidolorifico.
Credo che la consapevolezza di vivere pagando per le sue colpe in un certo qual modo contorto renda “felice” Severus. E, in fin dei conti, non credo che la prigione sia poi molto peggio dell’ospedale, per lui… almeno me lo auguro…
La frase finale mi fa ancora gridare “povero amore mio!” mentre il sorriso della bimba ha per un istante la forza di illuminare la sua vita, nonostante le sue imperdonabili colpe e il suo dolore. (Ma il dolore psicologico non ti bastava? Anche quello fisico hai voluto aggiungere!!!)

Il dolore fisico è sempre stato presente. L'antidolorifico lenisce, ma non lo quieta del tutto. D'altronde il dolore fisico e quello psicologico saranno direttamente proporzionali per buona parte della storia.

CITAZIONE
3 Una visita
Cominciamo subito bene con le condizioni fisiche peggiorate.
“assaporando il dolore”… caso mai qualche lettore si illudesse che l’antidolorifico glielo lenisse troppo, ecco la scelta tra l’ipotesi che l’antidolorifico sia di infima qualità oppure che il suo corpo si sia ormai assuefatto e non funzioni più. Mi sa che la sadica fanwriter opterà sicuramente per l’ipotesi peggiore per Severus!
Severus continua a voler meritare il carcere e il dolore, e io non dico più nulla… solo scuoto la testa in un rassegnato silenzio e rivolgo il mio sorriso a Judith, tenera bimba che in ogni modo cerca di conquistare il suo affetto.
Ecco, svelata la scelta: l’antidolorifico sta perdendo di efficacia e lui,ovvio, non intende dirlo: sapevo che avresti scelto l’ipotesi peggiore…

Ho scelto l'ipotesi che mi pareva più logica, ma la questione antidolorifico potrebbe venir risolta in futuro.
Nel portare avanti la storia tento di essere il più realistica possibile, quindi i passi avanti, se ci saranno (avendo già scritto quasi tutta la storia, mi devo autocensurare per non dare anticipazioni), avverranno con lentezza.

CITAZIONE
E continua lo scontro tra realtà ed illusioni: quando Piton capirà che è solo lui a travisare la realtà?

Qui mi taccio (ok, parlo come in un libretto adesso :P ).
Temo seriamente che a forza di ascoltare opere di Verdi e Wagner (entrambi dotati di un ottimismo enorme :P ) la mia vena creativa si sia decisamente incupita.

CITAZIONE
4 Un lieve lucore
Nodo alla gola immediato quando la piccola legge le sue lettere per combattere gli incubi. Belli i suoi sogni ad occhi aperti che narrano di un bellissimo finale per la storia, se solo Piton guarisse dalla sua “malattia”… Che tristezza!

La malattia psicologica di Severus (so che il suo comportamento sfiora la patologia) guarirà se si compirà il significato del titolo. Sinfonia significa suonare insieme, quindi metaforicamente la fine della solitudine.

CITAZIONE
Ecco, è confermato che il dolore fisico di Severus, non bastasse quello psicologico dei rimorsi, è ancora aumentato ed io provo la stessa sensazione di tremenda impotenza di Melusine.
Melusine, però, spera che l’affetto di Judith possa “spezzare la solitudine ed il dolore cui il Signor Piton si costringeva”, anche se magari ci vorrà del tempo. Io, invece, no, questa volta non me la sento più di sperare. Ci starei troppo male. Mi rendo conto che per difendermi sto prendendo una sorta di “distacco” emozionale dalla storia, da questo mio povero amore che sembra volersi condannare senza alcuna speranza… anche se, alla fine, quell’ultima frase forse apre un minimo spiraglio, il sentore che “sperare non era forse vano”.
Già, sarebbe bello… ma questa volta non intendo sperare: è già buono che, pur per brevi istanti, lo faccia Piton.

La speranza è uno dei temi sottesi alla storia. Dipende però se la si intende come Turandot (la speranza che delude sempre) o se, come per Idreno, in Semiramide, si può parlare di Speranza più soave.

CITAZIONE
5 Disillusione
Ormai, quasi non riesco neppure più a riconoscere il “mio” Severus in questo personaggio che si preclude volontariamente ogni possibilità di speranza. Mi fa una pena tremenda e, probabilmente per mia personale difesa, sto cercando di “distaccarmi” da lui e di leggere senza farmi troppo coinvolgere…

La preclusione voluta alla speranza è legata a doppio filo con l'illusione in cui si costringe Severus. Alla caduta dell'illusione, la speranza si farà strada con forza. Sempre che questo accada.

CITAZIONE
A metà storia ho annotato solo: no, non è più il “mio” Severus…
E verso la fine, ecco ancora, all’apoteosi, il gioco contorto tra illusione e realtà, alleggerito appena da quel suo preoccuparsi per la varicella di Judith e quel pensiero che per un attimo gli balena nella mente “Quasi Judith fosse sua figlia”. Poi si ripiomba nello sconforto con la definizione di orribile del pensiero, di “tragicamente ironico”, visto che si sente colpevole come se li avesse ammazzati lui i genitori… Invece, era un pensiero così bello...

Il pensiero che hai sottolineato "Quasi Judith fosse sua figlia" ricomparirà anche in altri capitoli. È uno dei pensieri base dell'intera storia. Così come continuerà l'altalena tra questo pensiero e pensieri più cupi.
Ma già il fatto che il pensiero esista è importante.

CITAZIONE
6 Corrispondenza estiva
Ooh… povero il mio Severus: è davvero irrimediabilmente “malato” e nessuno sa e può aiutarlo!
La bimba è certa che Piton guarirà ed io spero che non sia un’illusione anche questa!
Torna l’orgoglio verso la bambina, sentimento più che legittimo per chi, come lui, ha fatto del bene alla bambina, anche se non vuole ammetterlo, perché nei suoi pensieri, ed è proprio questo il pensiero, s’è negato da tempo ogni possibilità di esserlo!
Ancora pensa di averle fatto del male e di continuare a farle del male. Scrollo la testa sconsolata: ha proprio bisogno di un buono psicologo…

In effetti! Però di psicologi non ci sarà nemmeno l'ombra nel corso della storia, anche perché di psicologia ne so veramente poco a livello tecnico.

CITAZIONE
Poi quella frase nella lettera: “Non mi perderai”. E questo sì che mi stupisce, perché nei pensieri di Piton questa è una bugia. Non capisco…

La frase ha senso unicamente nel fatto che Piton vuole "aiutare" Judith. E qualcosa doveva dirle, dopo la sua ultima lettera.

CITAZIONE
Aah… come è deliziosamente tenera Judith! Quanto meriterebbe che il suo affetto fosse ricambiato! Ma non solo nei pensieri, negati, di Piton, bensì nella realtà!!!
Come puoi essere così cattiva anche con la bimba!

Non sono cattiva con la bimba. Non potrei mai essere cattiva con una bambina, nemmeno in una fanfiction. È il motivo per cui non ho scelto il finale peggio peggio per Tetralogia e per cui ho iniziato a scrivere Sinfonie, che è composta da ventiquattro movimenti, quattro per ognuna delle sei sinfonie. E ci sono motivi fondati per cui dico che non sono cattiva con Judith, per quanto possa sembrare così a questo punto della storia.

CITAZIONE
7 Preoccupazione
Da brividi la consapevolezza che la bimba legga ripetutamente le sue lettere per scacciare gli incubi! Povera piccola: perché Piton non capisce che lei ha un immenso bisogno di lui, del suo affetto e della sua protezione?
E’ davvero tremendo conoscere le paure di Judith a scuola, e Piton invece se ne sta lì, psicologicamente bloccato, a darsi la colpa di non essere riuscito a salvare i suoi genitori e ad evitare che la bimba sentisse le loro grida! Anche Melusine glielo dice che Judith ha bisogno di lui! Se lo volesse finalmente capire!
Invece continua a vivere nelle sue illusioni sbagliate e nel dolore che gli lacera la gola! Povero amore mio…
Ricorda la bimba sulle sue ginocchia, che “abbracciava lui che non meritava alcun abbraccio”. Oh che infinita tristezza questa storia!

Da qualche parte nella sua mente, Severus sa di aver salvato la vita a Judith e di non essere colpevole della morte dei genitori della bimba. E sempre nascosto da qualche parte c'è la consapevolezza che Judith ha bisogno di lui (è questa consapevolezza che gli ha fatto scrivere "non mi perderai" qualche capitolo fa). Deve però "ritrovare" quel pensiero nella sua mente.

CITAZIONE
8 Paura
Subito un impatto bellissimo e terribile con Judith che si avvolge nella coperta che le aveva dato Piton, come se fosse lui stesso ad abbracciarla e proteggerla.
Poi la sadica fanwriter ci tiene a farci sapere che le condizioni di Piton stanno anche peggiorando…
Ho notato che in questa storia siamo passati da Signor Piton a Severus, sia per Melusine che per Judith: è un grande cambiamento improvviso, ovviamente architettato dall’autrice.

Il plaid è importante ed avrà una funzione fondamentale in uno degli ultimi capitoli.

CITAZIONE
“nell’odio che desiderava.
Nell’odio che temeva.”
E questo desiderio che si tramuta in timore è un altro enorme cambiamento.
Ma l’arco temporale della storia è di 6 anni… e ne è passato solo uno, quindi inutile farsi illusioni sbagliate: a quelle ci pensa già Piton!

Il numero di anni è lì per un motivo preciso che spero risulterà chiaro nel proseguo della storia.

CITAZIONE
9 Consapevolezza
Forse forse Piton sta cominciando a capire d’aver commesso un enorme errore ad autodenunciarsi. Peccato che il pensiero sia durato poco…
Però può continuare a sentirsi in colpa per aver abbandonato Judith che ha bisogno di lui, chissà mai che serva! Intanto, la bambina non lo odierà né oggi né mai! Meglio che si rassegni.

Ogni pensiero che passa fugace, per poi essere accantonato, è importante e tornerà successivamente. Il modo in cui il pensiero agirà ovviamente non lo svelo.

CITAZIONE
Del resto, sono fermamente sicura che Piton troverà modo di aiutarla anche richiuso nel carcere: è proprio da lui!

Su questa certezza di fonda in effetti buona parte della storia.

CITAZIONE
Però, forse comincia vacillare e davanti alla “giusta” punizione dell’impossibilità di trovare perdono, non è più sicuro di desiderarla proprio. Chissà, forse un barlume di speranza potrebbe anche farsi strada nell’oscurità più nera, se questa sadica fanwriter volesse concedere un po’ di requie a questo pover’uomo e alle sue lettrici…
Ok, sta ammettendo che avrebbe voluto essere il padre di Judith. Sì, forse finalmente qualcosa sta cambiando è consapevolezza è sicuramente il titolo giusto.
Ma continuo a non illudermi e a non sperare nulla, perché conosco questa sadica fanwriter e sono certa che ha ancora qualche terribile asso nella manica!
Ok, finalmente ammette con se stesso di voler bene a Judith proprio come a una figlia. Un primo passo essenziale, direi.

Di passi avanti ce ne sono, ma è inutile dire che saranno accompagnati da passi indietro. L'importante è che i passi avanti siano più numerosi dei passi indietro.
 
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view post Posted on 20/9/2013, 20:30
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CITAZIONE (Alaide @ 20/9/2013, 19:58) 
Grazie mille. Ho sempre paura di mettere in secondo piano i sorrisi. Quindi sono felicissima di essere riuscita a porli al centro di ogni capitolo.

Tranquilla, ci riesci assolutamente benissimo, fore addirittura anche più di me. Peccato che quei sorrisi facciano soffrire Severus, invece di renderlo felice... :(

CITAZIONE
L'illusione è in effetti uno dei temi della storia. L'altro è intuibile, ma lo lascio nel non detto.

Posso azzardare che l'altro sia la speranza che ogni tanto fa capolino, alimentata dall'affetto di Judith e dal desiderio di Severus d'esserle padre?

CITAZIONE
Il medico del carcere - che comparire più avanti - è molto coscienzioso. Da un certo punto di vista, Severus è più seguito rispetto all'ospedale/ospizio.

Sì, ho conosciuto il medico nei capitoli successivi, e mi pare davvero una brava persona. Se solo qualcuno potesse illuminarlo sulla ferita di Severus. Ma dubito che dirgli del serpente lo aiuterebbe. No, Severus sembra senza speranza di aiuto medico, sotto questo fronte... :(

CITAZIONE
I genitori di Judith vengono uccisi per un motivo particolare, che Severus rivela in uno dei capitoli già pubblicati.

Sì, sono arriva anche lì, e la mia ipotesi è miseramente naufragata.

CITAZIONE
Io non ho mai considerato la storia ascrivibile al genere angst (il che mi preoccupa :P ). Forse riuscirei a scrivere di peggio, anzi avevo ideato una storia, secondo la mia percezione Angst, ma era troppo anche per me.

Non voglio neppure imaginarne il contenuto, grazie! :P

CITAZIONE
Il dolore fisico è sempre stato presente. L'antidolorifico lenisce, ma non lo quieta del tutto. D'altronde il dolore fisico e quello psicologico saranno direttamente proporzionali per buona parte della storia.

Oooh, grezie, questa tua assicurazioen mi mancava proprio! :P

CITAZIONE
... ma la questione antidolorifico potrebbe venir risolta in futuro.

Ooh... significa che posso sperare nell'umanità del medico, o in un'illuminazione di Melusine? Che Seevrus parli, mi sembra improbable...
CITAZIONE
Nel portare avanti la storia tento di essere il più realistica possibile, quindi i passi avanti, se ci saranno (avendo già scritto quasi tutta la storia, mi devo autocensurare per non dare anticipazioni), avverranno con lentezza.

Tranquilla, il tuo realismo è tragicamente perfetto.
E che i passi in avanti siano lenti, e ogni tanto ci siano passi indietro, ormai mi è chiaro... purtroppo.

CITAZIONE
Temo seriamente che a forza di ascoltare opere di Verdi e Wagner (entrambi dotati di un ottimismo enorme :P ) la mia vena creativa si sia decisamente incupita.

Ma va? Ti consiglio una dose massiccia di JDF! ;) E una lieve disintossicazione da JK. :D

CITAZIONE
La malattia psicologica di Severus (so che il suo comportamento sfiora la patologia) guarirà se si compirà il significato del titolo. Sinfonia significa suonare insieme, quindi metaforicamente la fine della solitudine.

Sfiorare la patologia? Uhm, secondo me è in piena e grave patologia, altro che sfiorare... ;)
Mi stai dicendo che posso far affidamento sul titolo? Davvero? Nonostante tu sia una sadicissimissima fanwriter? -_-

CITAZIONE
La speranza è uno dei temi sottesi alla storia. Dipende però se la si intende come Turandot (la speranza che delude sempre) o se, come per Idreno, in Semiramide, si può parlare di Speranza più soave.

Che la speranza fosse uno dei temi della storia l'avevo anche capito, peccato che dei tuoi due esempi operistici, io conosca solo quello puccinianio, che sicuramente porta male... Perchè la Turandot finisce bene solo perchè Puccini nel frattempo è morto e qualcun altro l'ha fatta finire bene (scommetto che nella mente del compositore il finale era triplamente tragico!). Però, ecco, io ci terrei alquanto assai che tu arrivassi viva alla fine della storia, non fosse perchè così ne puoi scrivere un'altra, maledetta fanwriter sadicissima! ;) :D

CITAZIONE
Alla caduta dell'illusione, la speranza si farà strada con forza. Sempre che questo accada.

Già, caso mai qualche ingenuo lettore si illudesse troppo... :P :P :P

CITAZIONE
Il pensiero che hai sottolineato "Quasi Judith fosse sua figlia" ricomparirà anche in altri capitoli. È uno dei pensieri base dell'intera storia. Così come continuerà l'altalena tra questo pensiero e pensieri più cupi.
Ma già il fatto che il pensiero esista è importante.

Davvero una magra consolazione per chi legge e soffre con lui...

CITAZIONE
Non sono cattiva con la bimba. Non potrei mai essere cattiva con una bambina, nemmeno in una fanfiction. È il motivo per cui non ho scelto il finale peggio peggio per Tetralogia e per cui ho iniziato a scrivere Sinfonie, che è composta da ventiquattro movimenti, quattro per ognuna delle sei sinfonie. E ci sono motivi fondati per cui dico che non sono cattiva con Judith, per quanto possa sembrare così a questo punto della storia.

Ok, non posso far altro che prendere atto delle tue parole e attendere con pazienza... ovviamnete cercando di non farmi coinvolgere troppo dal dolo, fisico e psicologico, che attanaglia Severus... :(

CITAZIONE
Da qualche parte nella sua mente, Severus sa di aver salvato la vita a Judith e di non essere colpevole della morte dei genitori della bimba. E sempre nascosto da qualche parte c'è la consapevolezza che Judith ha bisogno di lui (è questa consapevolezza che gli ha fatto scrivere "non mi perderai" qualche capitolo fa). Deve però "ritrovare" quel pensiero nella sua mente.

Sì, ciò che hai detto emerge anche dalle righe della storia... ma quanto sofferenza, intanto... :cry:

CITAZIONE
Il numero di anni è lì per un motivo preciso che spero risulterà chiaro nel proseguo della storia.

Sì, anche o ci avevo fatto un pensierino su quel numero di ani, che porta l'ìetà di Judith, guarda a casa, proprio intorno agli 11 anni. Ma il motivo per cui sono morti i suoi genitori mi ha un po' tarpato le ali, anche se la mia ipotesi non ne esce del tutto distrutta...

CITAZIONE
Ogni pensiero che passa fugace, per poi essere accantonato, è importante e tornerà successivamente. Il modo in cui il pensiero agirà ovviamente non lo svelo.

Sì, sì lo so che mi tocca aspettare. E intanto lascio da parte qualsiasi illusione, che è meglio... <_<

CITAZIONE
Di passi avanti ce ne sono, ma è inutile dire che saranno accompagnati da passi indietro. L'importante è che i passi avanti siano più numerosi dei passi indietro.

Eeeh... che pazienza bisogna avere in questa storia... Se non fosse scritta così bene e, a modo, suo, ragionevolmente accettabile, mi sa che non sarei più qui a leggerla...


Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:42
 
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view post Posted on 20/9/2013, 22:28
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CITAZIONE (Ida59 @ 20/9/2013, 21:30) 
Posso azzardare che l'altro sia la speranza che ogni tanto fa capolino, alimentata dall'affetto di Judith e dal desiderio di Severus d'esserle padre?

L'azzardo non è sbagliato. Piuttosto c'è un terzo tema decisamente verdiano.

CITAZIONE
Sì, ho conosciuto il medico nei capitoli successivi, e mi pare davvero una brava persona. Se solo qualcuno potesse illuminarlo sulla ferita di Severus. Ma dubito che dirgli del serpente lo aiuterebbe. No, Severus sembra senza speranza di aiuto medico, sotto questo fronte...

Mai dire mai...

CITAZIONE
Non voglio neppure imaginarne il contenuto, grazie!

Era una cosa terribile ispirata a Berlioz, con tanto di capitolo intitolato Marcia al Supplizio. Poi ho desistito. Non riuscivo nemmeno a scriverla.

CITAZIONE
Ooh... significa che posso sperare nell'umanità del medico, o in un'illuminazione di Melusine? Che Seevrus parli, mi sembra improbable...

Qui taccio, altrimenti va a finire che svelo troppo.

CITAZIONE
Ma va? Ti consiglio una dose massiccia di JDF! ;) E una lieve disintossicazione da JK. :D

È il bicentenario wagneriano e verdiano... Ed il centenario britteneniano. Forse è l'anno ad essere sbagliato. Però ci sono capitoli scritti sotto l'influsso di JDF... anche se al momento ho in mano il nuovo CD di JK dedicato a Verdi con un Otello splendidamente desolato. D'altronde ho appena prenotato per andare a Parigi a sentire JDF in Favorite. Ed i capitoli influenzati sa JK li ho già scritti tutti.

CITAZIONE
Mi stai dicendo che posso far affidamento sul titolo? Davvero? Nonostante tu sia una sadicissimissima fanwriter?

I titoli non sono mai casuali. Quindi puoi fidarti del titolo.

CITAZIONE
Che la speranza fosse uno dei temi della storia l'avevo anche capito, peccato che dei tuoi due esempi operistici, io conosca solo quello puccinianio, che sicuramente porta male... Perchè la Turandot finisce bene solo perchè Puccini nel frattempo è morto e qualcun altro l'ha fatta finire bene (scommetto che nella mente del compositore il finale era triplamente tragico!). Però, ecco, io ci terrei alquanto assai che tu arrivassi viva alla fine della storia, non fosse perchè così ne puoi scrivere un'altra, maledetta fanwriter sadicissima!

In realtà il problema di Puccini era incentrato sul cambiamento psicologico troppo repentino di Turandot, che prima vuole uccidere tutti, poi cede all'amore. O meglio che prima ha il terrore di essere violentata come la sua ava, poi brucia d'ardente amore. Il libretto esistente è stato scritto da Adami in stretta collaborazione con Puccini. Il grande problema stava nel trovare la musica adatta dopo la morte di Liù. Ci sono diversi abbozzi di Puccini con musica per il finale in parte utilizzati da Alfano (pessimo compositore, per me) e, in maggior parte, da Berio che ha scritto un altro finale.
Personalmente amo quando l'opera viene messa in scena fino alla morte di Liù, perché non mi piace il finale di Alfano. Qui si tratta solo di bellezza della musica. Preferisco il finale di Berio che è più secco, ma forse sarebbe meglio finire là dove ha finito Puccini.
D'altronde Puccini ha scritto opere che finiscono bene: Gianni Schicchi che ê opera divertentissima, Fanciulla del West che è opera che adoro (la scena della partita a Poker è epica) e, da un certo punto di vista, Rondine. E su una decina di opere sono un buon numero.

CITAZIONE
Sì, anche o ci avevo fatto un pensierino su quel numero di ani, che porta l'ìetà di Judith, guarda a casa, proprio intorno agli 11 anni. Ma il motivo per cui sono morti i suoi genitori mi ha un po' tarpato le ali, anche se la mia ipotesi non ne esce del tutto distrutta...

Non confuto, né confermo la tua ipotesi, ma possono anche essere altri motivi dietro ai 6 anni.
 
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view post Posted on 21/9/2013, 08:53
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CITAZIONE (chiara53 @ 20/9/2013, 17:01) 
Angoscia di Leonora

Il carcere è descritto con accurata, morbosa perfezione, quasi a condurre per mano il lettore nella claustrofobica angoscia di un luogo oscuro e senza speranza.
Il dramma nel dramma.
Melusine interpreta i sentimenti di chi legge, ne esprime i pensieri di fronte alla granitica resistenza di Severus. Un uomo piegato e dolente che vuole essere odiato senza riuscirci.
Non può esserci odio se c’è amore e comprensione.
Non può esserci odio se c’è ammirazione e conforto.
Tutto in un capitolo terribile il dramma che vive Severus insieme con Melusine, disperazione e angoscia convivono con amore e speranze.
Se la neve ad Agosto è impossibile, chissà, un po’ di sole d’inverno è probabile.
Bellissimo e straziante questo brano.

Non so fino a che punto il carcere corrisponda ad un carcere vero e non ad uno di quelli che si vedono in Fidelio (citazione operistica non casuale).
Sono feliice che il capitolo, pur nel suo dramma, ti sia piaciuto! E ti invito caldamente a sperare in un po' di sole d'inverno.
 
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view post Posted on 21/9/2013, 11:30
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CITAZIONE (Alaide @ 20/9/2013, 23:28) 
CITAZIONE (Ida59 @ 20/9/2013, 21:30) 
Posso azzardare che l'altro sia la speranza che ogni tanto fa capolino, alimentata dall'affetto di Judith e dal desiderio di Severus d'esserle padre?

L'azzardo non è sbagliato. Piuttosto c'è un terzo tema decisamente verdiano.

Oooh... quello l'avevo capito da un pezzo, perchè è tema presente in quasi tutte le storie che hai scritto o stai scrivendo per i sorrisi e direi che è il rapporto padre/figlia che stai sviscerando un po' sotto tutti gli aspetti.

Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:43
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 21/9/2013, 12:30) 
Oooh... quello l'avevo capito da un pezzo, perchè è tema presente in quasi tutte le storie che hai scritto o stai scrivendo per i sorrisi e direi che è il rapporto padre/figlia che stai sviscerando un po' sotto tutti gli aspetti.

È l'influsso benefico di Verdi e Wagner :P
Ma per lo meno, sotto questo punto di vista, sono stata meno perfida di loro, se consideri i padri che costellano le opere verdiane.

Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:43
 
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CITAZIONE (Alaide @ 20/9/2013, 23:28) 
È il bicentenario wagneriano e verdiano... Ed il centenario britteneniano. Forse è l'anno ad essere sbagliato. Però ci sono capitoli scritti sotto l'influsso di JDF... anche se al momento ho in mano il nuovo CD di JK dedicato a Verdi con un Otello splendidamente desolato. D'altronde ho appena prenotato per andare a Parigi a sentire JDF in Favorite. Ed i capitoli influenzati sa JK li ho già scritti tutti.

Ah bè... allora Severus ha ancora qualche labile speranza.. :P :D

CITAZIONE (Alaide @ 20/9/2013, 23:28) 
Non confuto, né confermo la tua ipotesi, ma possono anche essere altri motivi dietro ai 6 anni.

Praticamente come la Rowling, dici e non dici, e butti lì anche altre ipotesi per rendere tutto più difficile...
:applauso:


Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:43
 
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kijoka
view post Posted on 21/9/2013, 21:36




Nr.35

Autore/data: Kijoka – 18 settembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo
Personaggi: Remus Lupin - Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: HP3
Avvertimenti: Missing moment
Riassunto: Confronto tra due persone dalla vita difficile.
Parole/pagine: 1.641/3.
Note: In questa storia ho dato una mia personalissima versione di fatti e/o personaggi che non vuole essere verità assoluta, ma solo un'opinione.




Apertura

Nella stanza semivuota il silenzio lasciava spazio ai pensieri.
Pochi mobili e pochi oggetti personali, ma era sempre così. I luoghi che occupava rappresentavano sempre al meglio la sua vita.
Vuota e senza legami.
Si sentiva stanco, ma non era strano: ne conosceva bene la ragione.
Non era sicuro che l'aver preso quella decisione fosse stata poi una gran buona idea. Poteva mettere tutti in pericolo, lo sapeva.
Eppure non era riuscito a dire di no: voleva sentirsi utile. Desiderava con tutto se stesso riuscire a ritrovare un posto nel mondo. Un posto che non fosse quello che altri avevano deciso per lui.
Si agitò sulla sedia a queste riflessioni.
Sapeva che erano in tanti a temerlo, ma credeva fermamente di riuscire a farcela e Silente aveva in lui una fiducia smisurata.
C'era quell'unico modo, poi, di tenere a bada la parte più selvaggia di sé e quel rimedio era in mano ad una persona sicuramente capace, ma lievemente prevenuta nei suoi riguardi.
La fuga di Black, poi, avrebbe potuto essere un particolare non da poco.
Un bussare sonoro alla porta lo riportò al presente.
- Avanti!
L'alto mago vestito di nero fece il suo ingresso con una sicurezza che Lupin avrebbe potuto definire orgogliosa.
Piton prese ad osservarlo con i profondi occhi scuri, sembravano senza pietà.
Il vestito era spiegazzato e liso, quasi quanto il viso di chi lo indossava era scavato e pallido. Con questi pensieri Severus poggiò il boccale chiuso da un coperchio di acciaio sul tavolo:
- Lo lascio qui...
Non l'aveva fatto di proposito, ma la voce era stata talmente fredda e impersonale che aveva lui stesso provato un moto di fastidio.
L'uomo seduto alzò lo sguardo umido, rabbrividendo appena.
- Grazie.
La voce era strascicata e stanca.
Nel fondo del tono piatto Piton percepì un moto di gratitudine.
In realtà non era molto abituato ad essere diplomatico, quindi spezzò quel momentaneo silenzio con una frase che rispecchiava esattamente i suoi sentimenti di quel momento:
- Silente non doveva farti venire. Potresti essere un pericolo per i ragazzi, e per te stesso.
Lupin alzò di nuovo gli occhi, ma questa volta li inchiodò in quelli neri del suo interlocutore:
- Perché, Severus, hai paura di me? - Uno strano mezzo sorriso era comparso sul viso dalla barba incolta.
Piton fremette per un momento: la rabbia lo colmava immediatamente quando gli davano del codardo in qualche modo.
Trattenne la risposta velenosa che gli era salita alle labbra. In fondo non voleva ferire quel che sarebbe stato un suo collega per i prossimi mesi.
D'altra parte era anche consapevole che il sentimento che provava per lui non era più come una volta: non ce l'aveva più a morte con Lupin.
Aveva davanti a sé una persona sola e isolata e non poteva fare a meno di fare dei paragoni. Voleva diventare come loro? Come quando lo prendevano di mira solo perché era strano e sempre solo?
Lupin era sempre malaticcio e magro da far paura. In effetti la strana sensazione che, ultimamente, provava nel vederlo così sofferente era quasi vicina al dispiacere.
Remus si alzò e lo fronteggiò.
Poteva davvero far affidamento su quell'uomo? Se Silente si fidava di lui e allora chi era Remus Lupin per non farlo?
La realtà era anche un'altra: era sotto il suo totale controllo.
- Eppure lo sai che sei tu stesso a potermi controllare come vuoi, con questa brodaglia che mi prepari. Basterebbe che una sola volta non la completassi come devi e tutti saprebbero di me. Tu ti libereresti di un vecchio compagno di studi e di qualcuno che ti ricorda forse troppo la tua adolescenza...
Severus non abbandonò il contatto visivo, restando fermo davanti all'altro senza muovere un muscolo:
- Non guadagnerei nulla nel farti scoprire. La tua presenza non mette in pericolo me, in nessun modo. So da molto tempo quando starti lontano.
- Già! - Rispose Remus con voce roca. - E non per merito mio, vero?
Lupin non era stato a conoscenza di ciò che i suoi amici intendessero combinare mettendo in pericolo la vita di Piton, molti anni prima. Era solo stato profondamente contento che James avesse avuto quel rigurgito di responsabilità e non gli avesse permesso di ucciderlo.
Non aveva partecipato all'idea, ma ci era rimasto piuttosto male quando aveva compreso cosa avrebbe dovuto succedere che, per fortuna invece, non era accaduto.
Per tutta risposta Piton emise un suono simile ad un ringhio, prima di allontanarsi dando le spalle al suo interlocutore.
- Bravo Severus! Era quasi degno di me, nei miei momenti migliori!
Il mago tornò a guardare l'altro, con una luce divertita negli occhi neri.
Prese dal tavolo il boccale e glielo porse:
- Avanti, bevi...
- Suppongo tu non sia riuscito a migliorarne il sapore, vero? - Gli occhi brillarono, mentre la mano prese il boccale.
- Difficile riuscirci se non ci si prova nemmeno...
La voce profonda si abbassò ulteriormente, divenne cupa:
- In ogni caso Silente ha deciso che continuerò a sostituirti io nelle lezioni che dovrai perdere.
- Ti prego di continuare a parlare male di me ai miei alunni, Severus!
Piton sospirò appena prima di rispondere:
- Devo rimediare. Sono rimasti molto indietro con il programma in questi anni e se andranno avanti così, una volta usciti da questa scuola non sapranno riconoscere e fronteggiare le creature più pericolose del nostro mondo!
Si era accalorato e non ne aveva avuto l'intenzione.
Remus abbassò gli occhi:
- Pericolose come me, vero?
Severus cambiò argomento: non voleva discutere con Lupin delle sue debolezze. Con il tono di voce più piatto che riuscì a trovare continuò:
- So che Potter ha un debole per te. Stai attento a ciò che dici al ragazzo. Non deve sapere più di quanto necessita per cavarsela.
L'altro si fermò con il boccale a mezz'aria e rispose con voce ferma:
- Non devi essere tu a dirmelo. Sono in grado di badare a me stesso e so benissimo cosa devo e cosa non posso fare.
Severus pensò che in fondo quella vicinanza a Potter, che non approvava, avrebbe potuto essere per lui molto utile: avrebbe avuto qualcuno che poteva stare vicino al ragazzo e proteggerlo anche quando lui non c'era.
A questo riguardo sapeva di potersi fidare di Remus: non avrebbe mai fatto del male o permettere che qualcuno lo facesse al figlio di James.
Anche se non era ancora del tutto sicuro che non stesse aiutando Black.
Fremette di rabbia al pensiero del vecchio rivale a piede libero.
Quanto gli sarebbe piaciuto trovarlo ed affrontarlo! Era una vita che aspettava, o almeno così gli sembrava.
Ragazzino troppo cresciuto senza che avesse mai provato cosa voleva dire guadagnarsi la vita, conquistare la fiducia degli altri, trovare rispetto per se stesso. Erano giorni che sognava di essere lui a catturarlo! Averlo davanti, insultarlo, umiliarlo e poi finirlo con le sue stesse mani!
Una soddisfazione che sognava ogni notte. Punire l'assassino di Lily, punire il traditore che l'aveva venduta, vendicarsi di tutto il dolore che aveva provocato, per tutta la sofferenza che aveva provato...
- Severus!
Si riscosse, chiuse gli occhi per un momento e tornò al presente.
- Ti ho chiesto se devo berlo tutto... - La voce di Lupin era sempre gentile.
- Sì, è una pozione che deperisce quasi subito. Domani te ne porterò dell'altra. Mi raccomando, è importante...
Remus tornò a sedersi sull'ampia poltrona a fianco alla finestra.
- Non deve essere facile per te, vero? - Lo guardava con strani occhi buoni.
- Cosa? Aiutarti a non stare male? - Severus incurvò le labbra nel suo solito sorriso storto. - Lo hai detto tu che in questo modo ti posso controllare. Quale migliore soddisfazione di quella di avere potere su chi un tempo lo esercitava su di te.
- Non ho mai gradito quella situazione, e lo sai. - Lupin non smetteva di fissarlo con il viso serio.
- No, Lupin, io non so nulla. - La voce profonda di Severus era tornata gelida e tagliente. - Tu forse non eri d'accordo, ma non hai mai fatto nulla per cambiare il corso degli eventi.
Piton tacque un attimo, mentre gli occhi neri divenivano più brillanti:
- Che senso ha discuterne ora? Difficilmente io e te arriveremo a dover collaborare così da vicino da dover risolvere i nostri problemi personali, Remus...
Lupin abbassò gli occhi sentendosi per un momento incredibilmente vicino a Piton.
Entrambi avevano avuto una vita difficile. Certo non avevano fatto scelte simili, ma sentiva che entrambi avevano una conoscenza della sofferenza che superava di gran lunga quella di tante altre persone.
Più volte Remus si era chiesto cosa avesse potuto cambiare, nella loro storia, il suo prendere posizione a favore di Severus in quegli anni scapestrati...
Tornò a fissare negli occhi l'uomo lì di fronte:
- In ogni caso ti ringrazio. Non so come potrei restare qui senza la tua pozione Antilupo...
- Di nulla. - Severus sentì di nuovo quello strano calore alla bocca dello stomaco.
Sapeva da tempo di non avere rancore per Lupin: si somigliavano troppo. Entrambi sfortunati e reietti, entrambi salvati da Silente, entrambi legati ad Hogwart come ad una casa perduta e ritrovata.
Remus gli stava sorridendo. Disarmante e inaspettato gesto che mise in imbarazzo Piton.
- Potremo non essere mai amici, Severus... ma perché sprecare tempo ed energie per rimanere nemici, senza alcun motivo reale o apparente?
Lupin vide lo sguardo dell'altro diventare un abisso scuro. Seppe di aver colpito nel segno.
Per il momento si sarebbe accontentato di far nascere dei dubbi nella mente di Piton, dubbi che, magari in un lontano futuro, avrebbero potuto diventare richieste di spiegazione e quindi dialogo.
La voce di Piton vibrò nella stanza:
- Bevi la pozione, Remus.
In silenzio girò le spalle al mago seduto e uscì dalla stanza, un mezzo sorriso dipinto sul viso affilato.

Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:44
 
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kijoka
view post Posted on 22/9/2013, 16:29




Nr.36


Autore/data: Kijoka – 19 settembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton - Minerva McGranitt
Pairing: nessuno
Epoca: HP4
Avvertimenti: Missing moment
Riassunto: L'attesa era quasi finita: il momento della vendetta si avvicinava.
Parole/pagine: 1.225/2.
Note: In questa storia ho dato una mia personalissima versione di fatti e/o personaggi che non vuole essere verità assoluta, ma solo un'opinione.



Ritorno al passato

Era cominciato con un lieve fastidio, giorni prima.
Poi il braccio aveva cominciato a dolere.
Seduto sulla panca di legno, piuttosto scomoda, Piton stava aspettando che la prova giungesse al termine.
Si era offerto di dare un aiuto nel pattugliamento del perimetro del Labirinto e restava in attesa di essere chiamato nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.
Era nervoso.
Non sapeva esattamente cosa stava avvenendo all'interno dell'intrico di piante creato da Hagrid e il dolore in sordina all'avambraccio non faceva presagire nulla di buono.
Si trattenne dal sollevare la manica della giacca per guardarlo di nuovo.
Sarebbe stata la centesima volta e ogni volta gli toglieva il respiro.
Negli ultimi mesi si era fatto sempre più nitido e scuro e, prima di prendere posto di fronte alle alte siepi, luogo dell'ultima prova del Torneo Tremaghi, si era fermato di nuovo ad osservarlo.
Per molti anni il Marchio Nero era restato immobile e quasi invisibile: tratti di un lieve color grigio scuro che percorrevano la sua pelle nivea. Non era propriamente esatto, ma avrebbe potuto dire di essersene dimenticato.
Per essere sinceri, aveva cercato con tutte le sue forze di sperare che Silente non avesse ragione, che le sue idee, sempre al limite dell'assurdo, fossero solo elucubrazioni senza senso.
Ci aveva pensato il tempo a dargli ragione.
Il tratto era diventato, poco a poco, sempre più scuro.
Si rese conto che lo aveva sentito dentro di sé: se davvero il Signore Oscuro fosse stato perso per sempre anche quel simbolo malvagio di schiavitù se ne sarebbe andato.
Dunque era vicino, il momento si avvicinava velocemente, come il colore scuro riprendeva possesso del disegno demoniaco.
No, non era ancora pronto.
Doveva prepararsi: visualizzare ed anticipare le domande, addestrare se stesso ad una nuova, inimmaginabile sofferenza. Il suo vecchio padrone avrebbe voluto delle spiegazioni, e certamente non le avrebbe accettate senza l’opportuno pegno di dolore.
La pelle si riempì di brividi. Sapeva a cosa stava andando incontro, ne conosceva i tempi e i modi.
Sarebbe stato capace, ancora ed in modo totalmente nuovo, di guardare negli occhi del Signore Oscuro e mentirgli?
Inspirò a fondo, sperando che il peso che gli gravava sul cuore si alleviasse un poco.
Igor se ne era già andato.
Sapeva che sarebbe successo. Glielo aveva anticipato più volte e, in ogni caso, Karkaroff aveva troppo da perdere restando a fronteggiare gli eventi. Oppure, e molto più semplicemente, non aveva alcun tipo di volontà che potesse sostenerlo.
Al contrario Severus sapeva di avere un compito, un dovere da portare a termine. Qualunque fosse quel termine...
Come sarebbe successo? In quanto tempo le previsioni si sarebbero avverate?
Abbassò la testa e, nascosto dalla lunga cortina di capelli scuri, sorrise.
Una strana tensione s’impadronì di lui.
Presto.
L'attesa era quasi finita: il momento della vendetta si avvicinava.
Erano anni che attendeva, per la verità.
Pur sperando che niente di tutto questo diventasse realtà, nello stesso tempo non vedeva l’ora di fronteggiarlo di nuovo. Questo gli avrebbe dato la possibilità di combattere. Questa volta ne aveva i mezzi, adesso conosceva trucchi e soluzioni a lui ignote fino a pochi anni prima.
- Devi voler fare del male, procurare dolore, rendere l’incantesimo crudele! – Gli urlava Bellatrix in fase di addestramento tra i Mangiamorte, per rendere più dolorose le sue Cruciatus.
Ora aveva imparato ad odiare, veramente, e le sue maledizioni avrebbero potuto essere spietate ed insopportabili. Ora sapeva e voleva.
Poi aveva imparato a difendersi.
Il periodo passato con Silente l’aveva reso più forte.
I pensieri alleviarono per qualche momento la pena profonda che lo aveva attanagliato fino a poco prima.
Senza pensarci portò la mano all'avambraccio sinistro.
Aveva l'impressione che qualcosa si muovesse subito al di sotto della pelle.
Era tutto come tanti anni prima.
Possibile che fosse già così forte da poter far fremere il serpente del Marchio?
Forse si trattava di una mera impressione, aggravata dai sentimenti che si agitavano nel suo cuore.
Perché non l'ho strappato via? Perché non ho fatto in modo che potesse scomparire dal mio braccio, dalla mia pelle, dalla mia vita? Staccandomi il braccio se fosse servito...
Inutili pensieri che non facevano che aggravare il suo stato d'angoscia.
Sapeva bene perché non lo aveva fatto, nonostante la voglia di estirpare insieme al Marchio anche parte della sua sciagurata vita!
Scintille rosse sbucarono dall'alto vicino ad un margine del Labirinto.
Per mettersi in moto, più che per poter essere realmente d’aiuto, si alzò in fretta e percorse i pochi metri di distanza. Minerva era poco lontana. Era appena uscita dalla barriera verde trascinando a fatica il corpo di Krum, che sembrava privo di sensi.
Accorse velocemente e le diede una mano a sollevare il ragazzo.
Lo portarono appena più lontano senza neanche parlarsi.
Madama Chips arrivò di lì a poco a prendersi cura del secondo partecipante che lasciava la gara.
Minerva lo guardava con occhi cupi e preoccupati, ma sapeva di non dover dare voce ai suoi sentimenti. Non lì: c'erano troppe orecchie indiscrete.
Si permise solo di costatare:
- Sono rimasti in due...
Severus annuì appena, certo che la maga potesse comprendere anche cosa si agitava dentro di lui.
Lei sapeva.
Restarono appaiati, di fianco alla siepe altissima, ancora per un tempo che Severus non avrebbe saputo dire.
Minerva dava appena a vedere i sentimenti che la attanagliavano. Era preoccupata, più di quanto sarebbe stato lecito essere.
La osservava in silenzio, stando ben attento a non farsi cogliere dagli occhi attenti e vivaci dell'anziana insegnante.
Ogni volta rimaneva stupito di quanta forza emanasse da quel corpo fragile.
L'ammirava, profondamente.
Minerva era una roccia, come il suo cognome faceva presagire.
Fu allora, dopo che i suoi pensieri quasi lo portarono ad un sorriso appena accennato, che il braccio prese vita propria.
Fu come se un'onda di atroce dolore lo attraversasse completamente.
Era da troppo tempo che non succedeva e non se lo era minimamente aspettato.
La chiamata.
Il sangue sembrava pulsare nel suo corpo ad una velocità vertiginosa e quando il flusso arrivava al braccio il dolore si propagava in tutto il corpo.
Erano ormai soli, gli altri erano andati a portare Krum in infermeria.
Non sarebbe comunque stato diverso: senza poterlo evitare crollò in ginocchio sotto lo sguardo della maga.
Pensava di non riuscire a farlo e invece riuscì a sussurrare:
- Albus... Minerva, avvisa Albus...
- Severus, cosa c'è? Cosa sta succedendo?
Si teneva il braccio con l'altra mano, cercando di bloccare il flusso del sangue, cosa avrebbe affievolito il dolore. Non ci riuscì.
Con un breve gemito, ansimante, riuscì ad alzarsi in piedi.
Sapeva che se non avesse risposto, materializzandosi subito dove lo volevano, il dolore sarebbe aumentato.
La mente era un turbinio di pensieri impazziti.
Non era pronto!
Doveva ripassare la strategia, rivedere le spiegazioni, riprovare l'incantesimo, chiudere la mente, chiudere la mente, chiudere la mente...
Affondò la mano nella tasca interna della giacca e trangugiò in un solo sorso il contenuto di una piccola ampolla di vetro.
La sofferenza si affievolì di poco, ma sapeva che presto sarebbe completamente scomparsa. Questo gli avrebbe permesso di guadagnare il tempo di organizzare la difesa.
Senza lasciare la presa sull'avambraccio sinistro tornò a guardare Minerva, che lo osservava stupita e con preoccupazione sempre crescente negli occhi verdi:
- Avvisa Albus, presto!... Potter è in grave pericolo! Il Signore Oscuro è tornato e non è del suo umore migliore...

Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:44
 
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