Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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kijoka
view post Posted on 26/8/2013, 23:08




Rispondo al commento di Chiara 53 al mio sorriso nr. 31

Beh, davvero grazie, Chiara!
Sì, volevo proprio che l'incubo iniziale facesse da contraltare alla pace che Severus poteva sperimentare subito dopo.
Lei è reale, ma per lui, che la vede davvero per la prima volta, è come fosse un sogno, parte della notte appena incominciata, come la luna e le stelle.
Sì, deve sorridere Severus. Perché in questa storia deve soffrire soprattutto chi legge, ma per lui i sorrisi che ho fermato nel tempo cerco di fare in modo che siano sempre senza profondo dolore.
Non so se riuscirò a mantenere questa linea, ma ci sto provando davvero.
Felice che anche questo sorriso ti sia piaciuto!
Ki

Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:32
 
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view post Posted on 28/8/2013, 10:54
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Autore/data: Alaide – 10 – 14 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Severus notò il sorriso sul volto della giovane, un sorriso colmo di una riconoscenza che gli parve esagerata e malriposta, per quanto non potesse evitarsi di sentirsi sollevato nell’avere una conferma esterna dei progressi di Judith.
Nota: La storia è il continuo di Consapevolezza
Parole: 1441

Sinfonie.
10. Sinfonia in re maggiore op 2, n°3.
Secondo movimento. Una promessa



Melusine rabbrividì, stringendosi nel cappotto mentre il vento di quella giornata di gennaio la sferzava. La prigione pareva stagliarsi minacciosa nella tersa aria invernale, con la sua mole grigia e squallida.
La giovane trasse un lieve sospiro, prima di entrare nell’edificio e sottoporsi all’abituale procedura. Un anno era all’incirca trascorso, da quando vi si era recata per la prima volta, un anno durante il quale molto era accaduto, un anno durante il quale avrebbe voluto andare più di frequente a trovare il signor Piton.
«Ha un’ora, signorina Fairchild.» disse la guardia carceraria come avveniva ogni volta.
Il signor Piton si trovava già nella stanza, quando la giovane entrò.
Nel sedersi, Melusine gli sorrise gentile, un sorriso che era solita rivolgergli.
«Vorrei ringraziarla per come è stato accanto a Judith in questi tempi. So che alcuni giorni fa la bambina le ha inviato una lettera e sono certa che abbia già scritto in quell’occasione quanto le cose stiano migliorando.» esordì la giovane. «Sono andata ieri ad un colloquio a scuola e mi è stato detto che Judith, oltre ad ottenere ottimi risultati in molte materie, sta iniziando ad integrarsi, per quanto lentamente, nella vita di classe. Ed io so che questo è possibile unicamente grazie a lei, signor Piton.»
Severus notò il sorriso sul volto della giovane, un sorriso colmo di una riconoscenza che gli parve esagerata e malriposta, per quanto non potesse evitarsi di sentirsi sollevato nell’avere una conferma esterna dei progressi di Judith.
E, forse, si disse, accanto al senso di sollievo, c’era un certo orgoglio, l’orgoglio di un padre per la propria figlia.
Un orgoglio che non avrebbe dovuto provare.
Quell’orgoglio avrebbe dovuto essere dei genitori a cui lui aveva tolto la vita, di quei due innocenti che lui non era riuscito a salvare.
E sapeva perfettamente che sarebbe venuto il giorno in cui Judith lo avrebbe odiato per quello che aveva fatto. Ed allora avrebbe perso l’affetto della bambina, avrebbe perso la possibilità di poterle stare, in qualche modo, al fianco.
Non vi sarebbe stato altro che meritata solitudine per lui.
V’era stato un tempo in cui aveva desiderato l’odio di Judith.
In quel momento sapeva perfettamente che lo temeva, ma era abbastanza realistico da poter prevedere che quell’odio sarebbe arrivato inesorabile.
Il lieve barlume portato da Judith sarebbe scomparso ed egli sarebbe rimasto nell’oscurità che meritava con il peso delle sue colpe imperdonabili.
E la bambina sarebbe rimasta sola, facile preda, forse, dell’odio che avrebbe provato nei suoi confronti, della delusione per essersi fidata di qualcuno di cui non avrebbe mai dovuto fidarsi.
«Voglio che mi prometta una cosa, signorina Fairchild.» disse l’uomo, ignorando il dolore che parlare gli comportava. Ma anche se avesse avuto la possibilità di scrivere, non l’avrebbe fatto. Non si trattava più di voler assorbire il dolore che sapeva di meritare, ma della certezza che quello che aveva da dire non avrebbe avuto lo stesso effetto. «Quando Judith scoprirà la verità, può perfettamente immaginare che non vi sarà più alcun contatto tra la bambina e me. Ed in quel momento Judith sarà vulnerabile. Lei, signorina Fairchild, dovrà fare in modo che questo non nuocia ulteriormente alla bambina.»
Melusine rimase per qualche istante in silenzio, mentre un sorriso triste le si disegnava sulle labbra. Non sapeva come estirpare quella convinzione dalla mente dell’uomo perché lei era certa che Judith, quando avrebbe scoperto che il signor Piton si era autoaccusato di un omicidio che non aveva commesso, non l’avrebbe mai odiato. Si sentiva impotente di fronte a quella convinzione, così come si sentiva impotente di fronte a quella pena che un uomo innocente scontava perché così aveva scelto.
«Glielo prometto, signor Piton.» disse, infine, con sicurezza. «Non credo che ve ne sarà bisogno, ma se le cose dovessero andare come dice lei, farò quanto è in mio potere per aiutare Judith e le prometto di portarle notizie di Judith, anche se la bambina non vorrà più aver nulla a che fare con lei. Io so come stanno le cose, signor Piton, e questo non mi impedisce di venire, quando è possibile, a renderle visita. E non me lo impedirà in futuro, glielo prometto.»
«Non aggiunga promesse che non è certa di mantenere.» affermò l’uomo, chiedendosi per quanto ancora la giovane si sarebbe illusa che egli non era un assassino.
Perché lo era e sue vittime non era stata unicamente i genitori di Judith.
«So che continuerò a venire qui, signor Piton, fino a quando la sua pena non si sarà conclusa. So anche che trent’anni sono molti, ma non potrei mai perdonarmi se smettessi di venire. Ritengo giusto farlo.» mormorò Melusine con un lieve sorriso, un sorriso colmo di convinzione, il sorriso di chi è certo delle parole che sta pronunciando.
«La sua fermezza si basa su idee sbagliate, signorina Fairchild. Lei è sicura che io non meriti di stare in carcere, quando è vero l’esatto contrario.» ribatté Severus.
«Quello che io credo si basa su ciò che è accaduto quella notte, su ciò che mi ha detto Judith. E tanto mi basta. Non so quasi nulla di lei, signor Piton, se non quello che ha fatto quella notte e quello che ha scelto di fare dopo. So che potrebbe aver commesso quanto di peggio un uomo può fare, ma questo non cambierebbe nulla perché vedo che si sta punendo. Ho visto come si è punito all’ospedale. Sono certa che, anche se dovesse aver commesso gesti terribile, vi sia il massimo pentimento nella sua anima. » la giovane fece una pausa, un lieve sorriso sulle labbra. «Ha scelto di scontare una pena per una colpa che non ha commesso e questo mi dice molto, signor Piton. Non molti avrebbero compiuto questa scelta. Forse soltanto lei ha potuto farlo, perché crede di aver ucciso i genitori di Judith, quando i fatti, che lei ha nascosto alla polizia, dicono che così non è stato.
«Ed io l’ammiro per questo, per quanto non vorrei vederla in questo luogo.» aggiunse Melusine, dopo una breve pausa, la voce calma, dolce. «Ed è questo che mi fa venire qui, perché lei è un uomo buono, signor Piton, perché non merita di trovarsi in questo luogo.»
«Eppure, lo dice anche lei, signorina Fairchild, lei non mi conosce affatto. Non sa cos’abbia fatto della mia vita, quali scelte abbia compiuto. E se lo sapesse direbbe che io sono un assassino che merita di stare in questo carcere, un assassino che non è nemmeno stato punito abbastanza duramente.» ribatté Severus, ogni parola una stilettata di dolore, ma terribilmente vera.
Quella giovane era unicamente un’illusa, un’ingenua che non riusciva a vedere il sangue che aveva sulle mani, le colpe che lo sommergevano da ogni parte.
«Se anche avesse ucciso innumerevoli volte, signor Piton, non potrei mai ignorare il fatto che sta espiando, il fatto che, con ogni probabilità ha già espiato.» la voce di Melusine era più calma di quanto lei avrebbe immaginato. Sentiva le lacrime pungerle gli occhi, ma riuscì, in qualche modo a tenerle a bada. Un sorriso triste le si disegnò per un istante sulle labbra. «Non potrei mai ignorare il modo con cui ha protetto Judith quella notte ed il modo in cui la protegge oggi, ogni volta che le scrive una lettera e le dà un consiglio, consigli preziosi che danno serenità ad una bambina che altrimenti non l’avrebbe. Non potrei mai ignorare quello ho visto all’ospedale, la sofferenza a cui si è sottoposto rifiutando l’antidolorifico per punirsi. Non potrei mai ignorare che lei si trova qui perché si sente responsabile di qualcosa che non ha commesso. Non potrei mai perdonarmi se le voltassi le spalle, anche nel caso in cui Judith possa giungerla ad odiarla un giorno, cosa di cui dubito con tutta me stessa.»
Melusine avrebbe voluto aggiungere altro, ma la guardia entrò, annunciando la fine della visita. Si alzò lentamente in piedi e sorrise nuovamente all’uomo.
Un sorriso in cui Severus lesse l’assoluta convinzione delle parole che la giovane aveva detto.
Un sorriso che raggiungeva gli occhi da cui stava scendendo una lacrima, una lacrima versata per lui, una lacrima che al pari di quel sorriso era ben lungi dal meritare.
Un sorriso dolce che sembrava contenere quasi la promessa di quel perdono che egli sapeva irraggiungibile
O forse, la signorina Fairchild, pur non riuscendo nemmeno ad immaginare le brutture che aveva commesso, l’aveva in un qualche modo perdonato, ma era un pensiero che durò il tempo di un battito d’ali di una farfalla.
Non esisteva alcun perdono per lui ed era certo che, se la giovane avesse saputo tutto ciò che egli aveva commesso, non gli avrebbe rivolto quel sorriso, né quelle parole, né quella promessa.
 
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kijoka
view post Posted on 28/8/2013, 21:10




Nr. 32

Autore/data: Kijoka – 26 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton , Albus Silente
Pairing: nessuno
Epoca: Post Malandrini/Post HP7
Avvertimenti: Missing moment
Riassunto: Un sogno attraversa gli anni
Parole/pagine: 1807/4.
Note: In questa storia ho dato una mia personalissima versione di fatti e/o personaggi che non vuole essere verità assoluta, ma solo un'opinione.



"I don't see who I'm trying to be instead of me
But the key is a question of control"
da
A pain that I'm used to
Playing the angel - 2005
Depeche Mode

Il dolore cui sono abituato

Ho chiuso gli occhi per un momento e, quando a fatica li ho riaperti, lei non c'era più.
Mi ha sopraffatto una strana delusione...
E' vero: avevo sperato tanto di ritrovarla per far vagare di nuovo lo sguardo su quei tratti sconosciuti e misteriosi, giocando ad immaginare chi fosse e cosa l'avesse portata fino a qui.
Ora però sono ancora stanco e le palpebre, mosse da non so quale volontà, tornano a scivolare sugli occhi che cominciavano a bruciare.
Un gorgo verde riempie la mia testa e mi sembra di sprofondare in un lungo tunnel cosparso di fiori ed erba intrisa di rugiada.
Il profumo fresco ed inebriante mi rapisce e mi ritrovo in un posto diverso. In un tempo diverso.
Quando, ancora ragazzo, sono diventato il più giovane professore di Pozioni.
Ampolle colorate, fragili ed eleganti.
Capaci contenitori di vetro grossolano e trasparente.
Mensole colme di barattoli di tutte le fogge e dimensioni.
Il mio studio di Hogwarts, cupo e freddo, il luogo dove, per tanti anni, ho mescolato ingredienti e pozioni, mi fa sempre sentire vivo e utile.
Qui metto in pratica una scienza esatta, che diventa arte quando le formule si combinano con l'estro.
Qui, solo qui, adesso posso sentire ancora scorrere l'antica magia, quella che ho sempre avuto dentro di me, innata e pura.
Quando sono solo e il liquido nel calderone sobbolle piano, sempre qui, nel silenzio dei sotterranei, posso credere di essere ciò che ho sempre voluto essere: me stesso.
Anche se ogni giorno faccio finta di essere qualcun altro.
All'inizio era per sviare le domande, per evitare gli sguardi, per far dimenticare le prese in giro di ragazzi che potrebbero essermi fratelli, tanti siamo vicini come età.
Nessuno capisce.
Forse perché nessuno sa la verità.
Quella stessa verità che nessuno dovrà mai conoscere o la mia fatica per meritarmi un briciolo di rispetto sarà stata totalmente inutile.
Ormai io sono così: un freddo, distaccato, crudele bastardo.
Solo questo mi pone al di fuori della portata di chiunque, solo questo mio essere previene domande e illazioni.
Devo mantenermi lucido e continuare a recitare la mia parte.
Nessuno saprà.
Ed io, qui dentro, in questo luogo lugubre e spoglio, potrò continuare ad essere me stesso.
D'improvviso il sogno s'interrompe e una strana sensazione di venir rapito verso un'altro momento della mia vita accompagna l'odore pungente del legno lucidato di fresco.
La sedia di legno massiccio è scomoda, ma lo sarebbe anche se fosse foderata del velluto più fine.
- Grazie...
Mi volta le spalle. La lunga veste ondeggia appena mentre versa il becchime nel piccolo vaso del trespolo della Fenice. La voce profonda mi risponde lentamente:
- Cerca di non farmene pentire mai.
Il nodo dentro lo stomaco si stringe un po' di più.
Il silenzio è quasi irreale, soprattutto dopo il vociare e il rimbombo di tanti rumori nei corridoi del Ministero.
Ma dentro quell'aula, severa e sprangata, il rumore del silenzio era tale da stordirmi.
Le sue parole sono state lapidarie e taglienti come spade affilate. Mi ha difeso, mi ha ridato dignità, mi ha regalato credibilità.
Non lo dimenticherò mai.
Non so cos'altro dire. Avrei così tante cose da esternare, ma non so da quale cominciare.
Mi sento in imbarazzo: non ho mai avuto un debito così importante con nessuno.
La gratitudine che sento dentro di me è forse solo pari alla volontà di rendere quell'uomo, che ha preso le mie difese e testimoniato il mio reale pentimento, fiero di ciò che sono e di ciò che voglio essere.
Abbasso gli occhi. Lo sento camminare fin dietro la scrivania e sedersi.
- Ora tocca a te, Severus. Solo tu sai cosa sei disposto a fare per aiutarmi. Non sarà oggi e neanche domani, ma dovremo ritrovarci di fronte a lui, prima o poi. Sia io che te. E tu cosa farai?
Lo fisso nelle iridi chiare, adesso. Non ho distolto lo sguardo. Non faccio fatica a rispondere sinceramente:
- L'ho detto una volta e lo ripeto: qualunque cosa. Il mio impegno è ancora valido e lo metto a sua disposizione, Silente.
Incrocia le dita e vi poggia la fronte, sembra stanco.
- Devi difenderti. Devi imparare a non lasciare entrare più nessuno nei tuoi pensieri. Devi usare il tuo magnifico controllo per proteggerti. Lui tornerà e vorrà delle spiegazioni. - Alza la testa e punta ancora i suoi occhi dentro i miei. - Non sarà uno scherzo. Potresti rimetterci la vita...
Non so come, non so dov'era nascosto quel sorriso che mi nasce sulle labbra, che poi, piano, diventa una vera risata.
Fanny sobbalza sul trespolo quando alzo la voce:
- La vita? Ah... Silente, la mia vita l'ho già persa, e Lei lo sa così bene!
Torno a parlare, come fossi solo con me stesso:
- Niente sarà come prima.
Mi alzo e mi avvicino alla scrivania, senza paura di affrontare lo sguardo del mago davanti a me:
- Potrà fare di me il suo strumento. Voglio essere io a guardare negli occhi il Signore Oscuro senza paura se dovesse tornare! Voglio venderlo, spiarlo, tradirlo, come lui ha fatto con me. Voglio essere sempre un passo avanti a lui, perché ho una mente che mi permetterà di farlo. Voglio avere la mia vendetta, voglio che paghi per il dolore che mi ha inflitto. E se questo significasse perdere la vita che mi è rimasta... beh, che sia.
Abbasso la voce, che anche a me stesso suona come acciaio temprato:
- Devo diventare un'arma mortale. Mi aiuti, Silente. Non la farò mai pentire di averlo fatto...
Il naso mi si riempie di polvere e mentre la mente mi mostra una strada sconnessa e sterrata che corre verso il nulla, il sogno cambia ancora.
- Attento, ragazzo! Se non stai concentrato potrei farti del male!
La voce rimbomba nell'aula vuota.
Gli occhi azzurri, vivaci e colmi di rimprovero, mi folgorano da dietro gli occhialetti calati sul naso adunco.
- Mi scusi...
Silente raddolcisce la voce:
- Cosa ti distrae?
Cosa devo rispondere? Che quando fruga tra i miei ricordi e gli occhi verdi mi rimbalzano nel cuore nulla più vale la pena e vorrei solo morire per raggiungerla?
Con tutto quello che lui ha fatto per me questo suona come un tradimento!
Giro gli occhi intorno con curiosità:
- Questa è l'aula di Difesa contro le Arti Oscure, vero?
- Sì... Qual'è il problema?
La mia voce esce quasi un sussurro:
- Riuscirò mai ad essere così degno di fiducia da potermi affidare questa materia, Silente?
Il viso magro si apre ad un sorriso. Poggia la bacchetta sul banco più vicino, si siede e intreccia le lunghe dita affusolate.
Senza smettere di guardarmi mi risponde pacato:
- Non è una questione di fiducia, quanto di capacità...
- Io sono in grado! So che lo sono!
Mi guarda, senza cambiare espressione del volto:
- Lo sarai. Per il momento è ancora presto. - Un attimo di silenzio che sembra un secolo. - Non solo perché sei stato uno di loro puoi arrivare a comprendere quanto sia importante trasmettere nel modo giusto un messaggio così importante ai maghi di domani...
- Ma proprio perché ne sono consapevole posso farlo! Silente, io non voglio che nessuno, mai più, possa cadere nel tranello dove io sono sprofondato!
Il viso dell'anziano mago non cambia espressione, ma gli occhi sono più dolci.
- Io so che lo posso fare, lo so! - Continuo con testarda convinzione.
Un altro sorriso sereno illumina le brillanti iridi di un azzurro chiaro e profondo:
- Questo è ciò che pensi tu. Ancora non sei pronto, Severus. Devi ancora raggiungere una più alta consapevolezza. Ci arriverai. Hai il carattere per farlo. Sai tenere a bada desideri e pulsioni. Hai dovuto impararlo, senza dubbio, ma ora ne sei in grado. Datti tempo, senza fretta. Adesso che puoi...
Abbasso gli occhi solo un attimo e quando li rialzo lui è di nuovo in piedi davanti a me, con la bacchetta puntata verso la mia fronte:
- Allora, sei pronto? Proteggiti! Legilimens!
Un tondo sole rosso si abbassa all'orizzonte e il sogno mi porta, sulle ali di una superba fenice, verso la fine del mondo.
Il colore carminio ammanta ogni cosa, tanto che sembra tornato il momento del sangue e della paura.
E di nuovo il sogno mi riporta al passato.
Mi ritrovo a fissare un libro aperto su un robusto tavolo di legno.
La biblioteca è vuota.
Mentre tutti sono a cena spesso mi trattengo qui, subito prima che la sala venga chiusa.
Gli immensi scaffali, stracolmi di libri sistemati con finta distrazione, sono i miei unici amici.
Nessuno desidera impegnarsi con me.
Così passo ore chino sulle pagine nuove e ingiallite che istigano in me curiosità e mi portano a voler conoscere sempre di più.
Questi amici sanno come sollecitarmi e, spesso, trovo in essi risposta alle mie domande o idee nuove sulle quali lavorare.
I giorni volano via veloce inseguiti dai mesi che trascinano con loro gli anni.
Io rimango qui.
Dove sono al sicuro, dove tutto è già stato e posso scoprirlo contando solo su di me, senza coinvolgere nessun altro.
I libri rimarranno i miei più cari amici.
Un soffio di vento mi porta con sé e gli occhi si aprono trovando la luce del giorno già limpida e profumata dei primi effluvi del pranzo.
Dunque un'altra notte è passata e scopro di riuscire a svegliarmi anche da solo, ora.
E' così strano stare steso qui a guardare il giorno che si apre, si svolge e muore.
Non sento più nulla.
La mia presunta morte mi ha strappato il cuore.
Non ho percezione del dolore fisico, ma non sento nemmeno più angoscia, non devo più respingere l'ansia, non ho nessun tipo di reazione emotiva.
Mi sento solo.
Non ho più nulla che mi faccia compagnia quando torno coi ricordi ai momenti difficili della mia vita.
Il mio compagno più fedele mi ha abbandonato, ora che potrei provare a combatterlo, a trovare le sue vere radici e provare ad estirparle.
Il mondo d'ora in poi non sarà più lo stesso.
Là fuori l'esistenza che io conoscevo già non esiste più!
Le percezioni saranno cambiate e io dovrò trovare il modo di farne parte, visto che non sono morto!
Ma il dolore, il compagno cui sono abituato, che mi è sempre stato accanto, dov'è?
Mi sento orfano di quella sofferenza cui sono abituato e che mi fa sentire a casa, mi fa sentire sostenuto e compreso, mi fa sentire vivo.
Perché l'amico di una vita non c'è più? Dov'è andato, chi l'ha preso con sé?
In questo modo tutto sembra un sogno e niente è più reale.
In questo modo tutto è vano e vuoto.
Cosa potrà mai colmare questo vuoto che sento?
Chiudo gli occhi e, ancora una volta, seguendo un profumo o un rumore mi faccio rapire dal sogno.






Nr. 33

Autore/data: Kijoka – 28 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton , Harry Potter
Pairing: nessuno
Epoca: HP1
Avvertimenti: Missing moment
Riassunto: Un incontro atteso da anni.
Parole/pagine: 560/2.




Incontro in Sala Grande

E' tutto così strano.
Come se d'improvviso il tempo avesse preso a fluire all'indietro.
Il ridicolo e inutile uomo con il turbante continua a biascicarmi parole nell'orecchio, ma io non sento più nulla.
Non il rumore delle stoviglie in Sala Grande, non il chiacchiericcio becero degli studenti, non il vento che soffia negli spifferi della stanza, non il crepitare dei camini... più nulla.
Sto rivivendo un sogno, sto guardando nei suoi occhi.
E' tornata!
Un sorriso felice, luminoso e senza fine mi si forma nel cuore, ma non devo lasciarlo uscire, non devo, non...
Quel viso...
Socchiudo gli occhi, finché diventano due sottili lame di luce scura.
E' dunque giunto il momento che io veda ciò per cui sto vivendo, la persona che ha diritto alla mia protezione, chi incarna la mia dannazione.
Il volto è quello di chi ha reso insopportabile la mia adolescenza.
Solo con uno sguardo ogni sopruso mi torna alla mente, insieme all'odio per me stesso che mi procurava.
Quel viso ha particolari che ricordo così bene che potrebbe essere passato solo un giorno da quando li osservavo tutti i giorni, più o meno da vicino.
La gola mi si chiude e il boccone fatica a scendere. Smetto di masticare l'ultima forchettata della cena e respiro.
Il balbettio vicino al mio orecchio si è fermato e il collega si è allontanato, anche se non saprei dire cosa mi abbia comunicato negli ultimi minuti.
Ciò che ricordo è solo il verde.
Il ragazzo che attendevo è dunque arrivato ad Hogwarts.
Insieme a lui è tornato il mio persecutore, ma più di ogni altra cosa è tornata lei.
Il taglio degli occhi, la posizione delle sopracciglia, le lunghe ciglia ricurve, tutto mi parla di lei. Sopra ogni altra cosa quel verde delle iridi... così particolare, così fulgido e così lontano nel tempo, tanto che mi ha dato un tuffo al cuore.
Quante volte ho perso i miei occhi dentro i suoi?
Stavo faticando a ricordare come mi sentissi.
Ora lo so, ora ricordo.
Abbasso lo sguardo.
Il ragazzo si sentirà osservato.
Eppure quasi non riesco a staccare gli occhi dai suoi!
Quanti ricordi...
Silente aveva ragione, nonostante io fossi scettico riguardo al suo punto di vista: non è facile e non lo sarà mai.
Guardare ogni giorno gli amati occhi verdi incastonati nel viso di chi sapeva togliermi l'entusiasmo e la felicità.
Non sarà facile abituarmi, non sarà affatto semplice cercare di restare distaccato e impersonale quando quegli occhi incroceranno i miei.
Ma questo è il mio compito.
So di poterlo svolgere e forse tutti questi anni d'attesa mi hanno insegnato qualcosa. So come fronteggiare le critiche gratuite e le prese in giro, riuscirò ad affrontare anche questa emozione che mi riempie il cuore, pur di portare a termine ciò che mi è stato affidato.
Riuscirò a rimanere vigile e pronto grazie alla rabbia che mi cova dentro.
La voglia di riscattare me stesso, riabilitandomi agli occhi dell'uomo che ha avuto fiducia in me, mi aiuterà a trovare il modo per utilizzare tutte le mie conoscenze per proteggere quel bimbo.
Il frutto dell'amore del mio nemico con la donna che amavo ora mi è affidato definitivamente.
Gli occhi verdi mi guardano, stupiti e curiosi.
Questa volta non sbaglierò!
Questa volta porterò a termine ciò che avevo cominciato.
Lily è tornata e questa volta avrà tutta la mia protezione!

Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:36
 
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view post Posted on 29/8/2013, 09:02
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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N. 34

Autore/data: Ida59 – 28 aprile + 22 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, romantico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Risvegliarsi e ogni giorno scoprire che non era un sogno, fino quasi a convincersene.
È il seguito di “Notte d’amore”.
Parole/pagine: 817/2



Risveglio




Severus aprì gli occhi.
E sorrise.
Era bello risvegliarsi ogni mattina così, immerso in quella serena felicità quotidiana, il sole che dalla vetrata orientale lambiva le lenzuola.
Risvegliarsi e ogni giorno scoprire che non era un sogno, fino quasi a convincersene.
No, non era un sogno troppo a lungo sognato.
Era realtà, la sua nuova, meravigliosa realtà.
Elyn era tra le sue braccia.
Elyn era sulla sua pelle.
Aveva ancora il sapore di Elyn sulle labbra.
Ne poteva respirare l’essenza rivivendo il ricordo dell’intensa notte d’amore.
Non era un sogno: se lo ripeté ancora, il sorriso che gli dischiudeva le labbra sottili, mentre si concedeva un profondo respiro profumato fra i lunghi e morbidi riccioli castani.
Non era un sogno. Elyn era vera, era viva: era la sua donna, il suo amore, la sua realtà.
Niente più incubi o spettri insanguinati nel nero della notte a tormentarlo: solo i baci di Elyn e l’aroma intenso della sua pelle.
Severus sorrise, ancora, di più: era felice!
Felice come mai avrebbe sognato di poter essere.
Felice come non avrebbe mai creduto di meritare d’essere.
Felice!
La strinse un po’ di più a sé, ma delicato, attento a non svegliarla.
Voleva guardarla, rimirare la donna che aveva lottato ostinata per la sua vita… e aveva vinto!
Le lacrime di Elyn avevano lavato via il sangue dalle sue mani; il perdono di Elyn aveva affrancato la sua anima dalle catene della colpa; l’amore di Elyn aveva liberato il suo cuore dalla gelida gabbia in cui aveva voluto imprigionarlo per tanti lunghi, interminabili anni.
Severus non aveva nemmeno mai osato sognare di svegliarsi ogni mattino stringendo tra le braccia la donna che amava.
Non sapeva che fosse possibile, non sapeva neppure cosa significasse, quale incalcolabile valore avesse, quanto potesse renderlo felice!
Severus non sapeva quale immensa e serena pace potesse donare quel languido abbraccio che congiungeva il sogno della notte con la realtà del giorno.
I raggi del sole erano arrivati sul letto, a scaldargli le gambe, a illuminare il nuovo giorno di quel presente che infine era riuscito a far tacere gli strazianti echi del passato.
Di nuovo, Severus trasse un lungo respiro, il profumo di Elyn a inebriarlo della passione notturna. La pelle nuda della maga era fresca e calda allo stesso tempo; cominciò a carezzarle piano la spalla con la mano, il pollice che con un lento e languido movimento la sfiorava ripetutamente. Elyn si mosse appena, rifugiandosi nell’intimità del suo avvolgente abbraccio, i seni nudi che premevano sul suo petto ad ogni respiro che, di proposito, il mago traeva sempre più profondo godendo di quel delicato sfioramento.
Gli occhi neri di Severus scintillavano mentre il suo sguardo si posava sul corpo nudo della sua donna, rimirandolo, carezzandolo, desiderandolo.
La mano del mago scivolò sulla schiena e ne seguì la linea curva fino in fondo, poi le dita lambirono delicate la tenera pelle dei glutei. La strinse un poco di più a sé affondando il viso nei suoi capelli, cercando di nuovo l’aroma del suo amore, quindi chiuse gli occhi ed emise un lungo sospiro di tremante felicità: Elyn era sua, meravigliosamente sua in quel presente che aveva chiuso la porta sul passato per spalancarla infine sul futuro.
Elyn conosceva bene le sue colpe, e le aveva perdonate; aveva amato lui, l’assassino, il Mangiamorte, il mago da tutti odiato, temuto e disprezzato; aveva compreso il suo dolore e pianto le sue innamorate lacrime per l’uomo che non credeva d’aver più diritto d’amare. Era Elyn che lo aveva riportato in vita, col suo sorriso, non le lacrime di Fanny; Elyn gli aveva insegnato di nuovo a sorridere e gli aveva ridato la speranza per il futuro.
Elyn, Elyn, Elyn…
Elyn conosceva tutto di lui e, nel sonno che s’era fatto leggero, gli sorrideva.
L’incantato, incredibile, potente sorriso di Elyn.
Il mago si girò di più sul fianco e la strinse forte, possessivo nel desiderio che di nuovo nasceva prepotente nel suo corpo che, giorno dopo giorno, riprendeva forza e vigore. Respirò a fondo premendo la maga contro di sé, poi scese con le labbra arderti a cercare quelle della maga che si stava risvegliando e gemeva languida nel suo virile abbraccio.
Fu un lungo ed appassionato bacio del buongiorno che rinnovò sulle labbra del mago il sapore della sua donna, inebriandolo di voluttà e di nuovo, maschio desiderio:
- Ben svegliata, – disse in un sussurro ardente che le carezzò le labbra, - amore mio!
Elyn aprì gli occhi e Severus si perse nelle chiare iridi nocciola, nel riflesso delle nere fiamme del proprio amore che vi ardeva vorticoso.
Poi, Elyn sorrise e il giorno sfolgorò: il sole, superata del tutto la parete della scogliera ad oriente, inondò con i suoi caldi raggi la stanza dalle pareti di vetro illuminando in pieno i due amanti strettamente avvinti.
- Severus…
Il mago si sentì tremare di felicità e sorridendo sussurrò:
- Elyn…

Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:37
 
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Continuo con i miei piccioli commenti alle storie di Ida.

#16 – Sorriso

CITAZIONE
Un sorriso vero, sconosciuto da troppi anni a quelle labbra sottili, aride d’amore.
Un sorriso che liberava il suo cuore dalla gelida gabbia in cui l’aveva costretto per tutti quei lunghi anni di solitudine e sofferenza
Un sorriso che lo riportava in vita e liberava le ali della speranza dalle colpe che Elyn aveva saputo perdonare.
Un sorriso prezioso.
Un sorriso di Severus.

In queste frasi è racchiuso tutto, non saprei cos’altro aggiungere perché ogni singola parola è messa perfettamente come perfetto è ciò che raccontano, quella vita che finalmente veniva fuori, pian piano, spinta dai sorrisi che gli venivano profondi, abbracciata dai sorrisi di Elyn, ma soprattutto da quelli che lui dedicava a lei, finalmente capace di credere nell’amore, in quello vero e non lo specchio che rifletteva soltanto uno sbiadito fantasma, ma l’amore che ti fa tremare il cuore. E soprattutto, grazie ad ognuno di quei sorrisi, ha finalmente aperto gli occhi e ha capito che anche lui può essere amato e profondamente.
E leggere questo di Severus è meraviglioso, perché se lo merita, si merita veramente i sorrisi d’amore, i sorrisi d’affetto e soprattutto i sorrisi sulle sue labbra per una vita finalmente pronta da vivere.


#17 – Occlumanzia

Mi piace questo Severus adorabilmente umano che nonostante questo aspetto riesce comunque a rimanere se stesso, il solito Severus che ancora pensa di non meritare alcun gesto d’affetto, tantomeno perdono e amore, eppure l’ostinatezza e la gentilezza – e l’amore – di Elyn sono riusciti a penetrare quella barriera che per anni è stata alzata contro il mondo.
E gli è entrata dentro, non si tratta solo di Legilimanzia, ma di anima e cuore, e lui in questo non si chiude più, si è aperto a lei, ha aperto quell’anima e quel cuore, e questo è stupendo.
E adoro il fatto che ormai, invece di premurarsi di chiudere la mente per non mostrare il peggio di lui, adesso si premuri nel non mostrare certi pensieri :D adorabile! :lol:


#18 – Confusione

CITAZIONE
Amore per la donna che aveva saputo comprenderlo fin nel profondo, con infinita attenzione e sensibilità, senza mai giudicarlo. Amore per la donna che aveva conosciuto i suoi strazianti rimorsi, la sua incapacità di perdonare le proprie colpe e tornare a vivere. Amore per la donna che non solo era riuscita a perdonarlo, ma addirittura ad amarlo…
Amore per la donna cui aveva permesso di entrare nella propria mente per leggere i suoi pensieri e in tal modo “conversare”, visto che ancora non riusciva a parlare a causa della ferita ancora non del tutto rimarginata.

Tutto questo amore potrebbe uccidermi dopo avermi fatto tremendamente felice! :D
Sì, continua ad essere veramente adorabile, mi piace questo Severus adorabile che non ha più quella rigidezza e quel profondo autocontrollo che in certi aspetti lo rendevano una statua di emozioni, invece adesso, mio caro, devi fare i conti con certi pensieri e impulsi. Sì, adorabilmente umano, ha ragione Elyn, donna fantastica!
CITAZIONE
Le cose, invece, erano molto, molto diverse adesso: non era più Lily a dominare i suoi pensieri, e tanto meno i suoi sensi…

Oooohhhhh, sia lode all’eroe trionfatore!!! :esulto:
Era ora, porcaccia la miseria, via Lily, su, adieux, au revoir, arrivederci, good bye, auf wiedersehen e tanti saluti! :lol:

#19 – Elyn

Elyn, il suo sogno d’amore, e questo racconto è permeato dal profumo di un sogno.
Un sogno che sembrava inizialmente infrangersi nella delusione della donna che si sentiva rifiutata, non sapendo cosa ci fosse dietro a quell’improvvisa chiusura di certi cassetti della mente di Severus, ma il sogno non è destinato a sciogliersi, perché bastano delle dita a sfiorarne altre per accendere quella scintilla che pareva spegnersi, e poi c’è quell’unica splendida parola ad alzare le fiamme di quel sogno, sussurrata appena, un lieve bisbiglio, ma così colmo di immensi significati.
Colmo di questo splendido sogno d’amore *-*


#20 – Amore

Continua a piacermi molto questo Severus così umano che lotta e perde con certe debolezze, ma mantiene ancora quelle che sono le sue principali caratteristiche, è sempre lui, nonostante i pensieri, nonostante i suoi sentimenti, nonostante il copriletto che porello con quel caldo gli farà fare pure il muschio :lol:
A parte scherzi, lo trovo stupendo, davvero, acquisisce e non perde, e in questo rimane sempre lo stesso identico mago delle colpe, dei rimorsi, del sangue versato e dell’amore perduto e mai vissuto.
Diventa, però, un di più, perché adesso c’è Elyn, il suo amore così profondo e quello che prova lo stesso mago nei confronti della donna.
Meraviglioso, e, per quanto timore possa avere, Severus ce la farà, perché non è un codardo e saprà affrontare al meglio anche questo.
E finalmente le dirà che la ama, altro che solo pensieri.
C’est magnifique! *-*


Alle prossime! ^_^
 
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I ♥ Severus


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Tu mi vizi, Anastasia! Ora mi butto a pesce a leggere!
Grazie!


Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:38
 
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Sorriso n. 20

Titolo: L’ultimo canto della Fenice
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: Malinconico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Lord Voldemort, Fanny
Pairing: Nessuno
Epoca: Tra il 6 e il 7 Libro
Avvertimenti: Missing Moment
Riassunto:
Severus va da Lord Voldemort dopo aver ucciso Silente.
Parole: 1543

L’ultimo canto della Fenice

Il Signore Oscuro ghigna nella tua direzione.
E' un sorriso compiaciuto, soddisfatto. Ma Lui non sa sorridere e quello che vedono i tuoi occhi è solo un ghigno malefico che ti fa rizzare i peli delle braccia.
Draco trema al tuo fianco. Bella ridacchia come un'invasata. Fenrir si lecca via il sangue dal mento. Gli altri Mangiamorte presenti sulla torre restano in disparte. Nessuno è così pazzo da voler stare davanti all'Oscuro Signore, anche se è allegro.
- Severus... - sibila il tuo nome avvicinandosi. Vorresti arretrare. Voltargli le spalle e scappare. Vorresti gridare, piangere, sbraitare, lanciare incantesimi fino allo sfinimento, ubriacarti fino a morire in una pozza di vomito e lacrime. Ma resti fermo immobile. Resti fermo con la mente sigillata, con il cuore gonfio di odio e disgusto verso di Lui e verso te stesso. Resti fermo mentre quello che chiami Padrone si avvicina con quel ghigno che finge di essere un sorriso. Senti le sue mani scheletriche e gelide sulle spalle, il suo sguardo di freddo ghiaccio rosso sul tuo corpo, l'odore della morte che lo circonda ti invade i polmoni e potresti stare male, ma non lo fai. Tu resti fermo. - Il mio fidato Mangiamorte.
Quella parola ti fa più ribrezzo dell'Oscuro. Questa notte tu sei stato il perfetto Mangiamorte.
Ricevi un freddo abbraccio. Ti senti tremare dentro, la tua anima é già morta, non importa di quello che resterà del tuo cuore nero e corrotto.
- Mio Signore... - sussurri con il solito tono servizievole mentre Lui ti libera dal suo abbraccio che puzza di morte; ti chini e sfiori l'orlo della veste nera con le labbra sottili.
- Verrai ricompensato, caro Severus. - promette l'Oscuro con quel ghigno mascherato da sorriso – Mentre tu, Draco...
Il ragazzo trema e abbassa il capo, in un angolo della sala senti un singhiozzo e sai che è Narcissa che trema terrorizzata per il figlio.
- Sei stato un debole. Come lo è stato tuo padre. - sussurra il mago oscuro – Non hai portato a termine il tuo compito. E' dovuto intervenire Severus. - vedi con la coda dell'occhio la mano scheletrica afferrare la bacchetta – Crucio.
Il ragazzo cade a terra, Narcissa piange e lo supplica, scusandosi per l'inadeguatezza di suo figlio. Finalmente Bellatrix ha smesso di ridere, ci sono volute le grida di dolore del nipote per azzittirla.
Tu non dici nulla, Narcissa ti chiama, invoca il tuo nome, ti supplica come quel pomeriggio piovoso a Spinner's End, ma non cedi. Non abbassi lo sguardo sul ragazzo che ti starà odiando. Non puoi. Non é questo il tuo compito ora. Hai una missione importante, hai un compito e vuoi portarlo a termine fino alla fine.
Sono fortunato, molto fortunato, ad avere te, Severus. *
La punizione di Draco dura troppo per le tue orecchie. Quando l'Oscuro spezza la maledizione e il ragazzo sviene sul tappeto il tuo cuore tira un sospiro di sollievo.
Sei così stanco...
Quanti uomini e donne hai visto morire?*
Il Padrone si volta di nuovo verso di te. Sorride, ancora, ma nei suoi occhi di fuoco brilla ancora il luccichio divertito per aver torturato un povero ragazzo indifeso.
- Chiedimi quello che vuoi, Severus. - sibila con un tono fintamente dolce – Esaudirò qualunque tuo desiderio.
La morte.
Sei tentato di dirglielo, di porre fine a quella inutile vita, ma non hai ancora finito il tuo lavoro.
La tua morte dovrà aspettare.
- Mio Signore, - sussurri con devozione – ora che il vecchio è morto.- dici le ultime parole con tutto l'odio di cui sei capace, tuoi i compagni fanno un lieve gridio di gioia, Bella é tornata a ridere come un'invasata - La scuola potrà essere sotto il nostro controllo.
- Non vorrai chiedermi una cattedra, Professor Piton? - domanda ironico l'Oscuro facendo scatenare l'ilarità dei tuoi fratelli.
Ho la tua parola che farai tutto ciò che è in tuo potere per proteggere gli studenti di Hogwarts? *
- No, mio Signore. Io chiedo la presidenza.
Lui ti guarda perplesso. Potresti chiedere molto in questo momento. Un potere a te sconosciuto. Ricchezze. Donne. Una carica politica.
Ma tu hai un compito ben preciso. Hai un lavoro da portare a termine.
Hai sempre un lavoro da portare a termine.
- Sei sempre lo stesso giovane assetato di conoscenza che si è presentato a me vent'anni fa. - sibila l'Oscuro con quel finto sorriso – Va bene, Severus. Se è questo che desideri sarai accontentato.
- Grazie mio Signore. - baci ancora la sua veste, hai un pessimo sapore in bocca, ti fa venire la nausea, ma resisti. Resisti sempre.
Vuoi la mia parola, Severus, che non rivelerò mai la parte migliore di te?

Sarà una notte di festeggiamenti nel castello dei Malfoy. Un pericoloso nemico è caduto, una tra le più influenti scuole di stregoneria dell’Europa se non del mondo e il Ministero della Magia britannico sono nelle vostre mani. Partecipi con finto entusiasmo, dentro senti che il disgusto aumenta fino a consumare quell'unica parte di cuore che ti é rimasta.
Quando sei rimasto il tempo necessario per non destare troppo sospetti prendi il mantello ed esci dal castello. Nessuno ti ferma, nessuno ha notato la tua assenza. O forse non gliene frega niente a nessuno. Sei appena diventato uno dei pochi, se non l'unico, Mangiamorte nelle grazie dell'Oscuro. In molti avrebbero voluto vedere contorcersi sul pavimento te invece del povero Draco.
E, forse, anche tu l'avresti preferito.
Sai, a volte credo che lo Smistamento avvenga troppo presto… *
Non puoi smaterializzarti nella tua casa, è troppo pericoloso. I pochi Auror rimasti non verranno a cercarti, ma i membri dell'Ordine sì.
Ma hai un'alternativa. Hai sempre un'alternativa.
Godric's Hallow ti sembra più squallida e buia del solito. Forse è solo un'illusione.
Attraversi la piazza senza alzare gli occhi sulla statua che la raffigura. Continui a camminare veloce, fino alla villetta di due piani malconcia accanto alla salita che porta alla casa distrutta di Potter. Il cancello si apre silenzioso, quando avverte la tua presenza.
E' stato Albus ad offrirti la sua vecchia casa. Sapeva che avresti avuto bisogno di un posto tutto tuo dove pensare, dove quietare l'urlo di dolore della tua anima.
Hai già portato qualche effetto personale, non ci starai molto in fin dei conti.
Hai lasciato le scolorite assi delle persiane inchiodate, non vuoi che qualcuno intraveda la luce della tua bacchetta.
Ti togli il mantello, lo pieghi con cura e lo abbandoni su una delle sedie della cucina.
Apri l'armadietto sopra il lavello e prendi l'unica bottiglia che vi hai riposto qualche tempo fa.
Guardi l'etichetta e un sorriso ironico incurva le tue labbra. Nell'unico negozio presente a Spinner's End hai trovato quell'unica marca di Scotch, la stessa che beveva tuo padre.
Non te n'eri accordo quando l'hai acquistata.
Lasci perdere quel ricordo insignificante e la stappi lanciando il tappo nel lavello. Non dovrai richiuderla quella bottiglia. Hai solo questa notte.
Vai nel salotto buio e ti siedi sulla poltrona polverosa.
Osservi il collo della bottiglia che ti chiama, come una sirena chiama un marinaio disperso nell'oceano.
Butti giù la prima lunga sorsata. Il liquore ti brucia la gola, lo stomaco e le viscere. Il tuo vecchio si è ammazzato con del pessimo liquore.
Il dolore dura poco, troppo poco. Per quella notte vuoi dimenticare tutto, vuoi che il dolore del liquore cancelli il dolore che senti dentro, la tua anima lacerata, il tuo cuore infranto.
Butti giù un'altra sorsata e chiudi gli occhi, ci vorrà del tempo, il tuo corpo e la tua mente sempre troppo razionale e pronta a tutto hanno la fastidiosa abitudine di reggere fin troppo bene l'alcool.
Bevi ancora, ancora e ancora. Ma la supplica di Silente ti riempie ancora le orecchie.
Apri gli occhi e vedi qualcosa di dorato accanto a te. Per un frangente di secondo pensi che sia Albus, ma poi noti le piume.
Fanny.
Non sai com'è entrata e non ti importa.
La fenice ti guarda, sembra che nel suo sguardo ci sia compassione.
Essere compatito da un uccello ti mancava.
- Non guardarmi così. - le dici con voce stanca, affaticata, addolorata -E' stato lui a volerlo.
Fanny fischia. Un fischio caldo, dolce in grado di scaldarti il corpo molto più del liquore.
Sollevi una mano per accarezzarla, ma la fermi a metà strada. Non si è mai voluta far toccare da te né da nessun altro.
Tranne che da Potter. Certo lui è il Prescelto. Tu solo l'ennesima pedina sacrificabile della scacchiera di un vecchio pazzo.
Tu solo sai se evitare a un vecchio sofferenza e umiliazione sarà un danno per la tua anima.*
I tuoi pensieri vengono interrotti da qualcosa di morbido, Fanny ha annullato la distanza che separava la sua testa dalla tua mano. Fai un mezzo sorriso e le accarezzi le piume della piccola nuca.
Sembra gradire.
Emette un debole canto. Nonostante il suono sia basso lo senti dentro, senti che rimbomba nella tua testa. E' un canto addolorato.
Una lacrima tonda come una perla ti bagna la mano, scende lungo il tuo palmo e viene assorbita dal polsino della camicia candida.
- Lo so Fanny, - le dici continuando ad accarezzarla mentre permetti ad un'unica lacrima solitaria di scalfire la tua guancia pallida – mancherà molto anche a me.


* Frasi di Silente in Harry Potter e i Doni della Morte
 
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view post Posted on 1/9/2013, 10:53
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Risveglio di Ida

Chi non ha mai conosciuto il bene della normalità come Severus è affascinato, inebriato e felicemente stupito di quanto possa essere bella e felice la vita di tutti i giorni, di quanto ogni risveglio accanto alla persona amata possa essere meraviglioso e nuovo, pur nella sua quotidianità.
Anche augurare un buongiorno, sussurrare un nome sono motivo di felicità.
Qui Severus non sorride soltanto, ma apre il cuore all'amore incondizionato di e per Elyn, Elyn che ha curato le ferite del corpo e dell'anima, Elyn sensuale e amata presenza. Per sempre...
Ogni capitolo scalda il cuore di chi legge e fa desiderare di essere lì, in quel letto, quel giorno.
 
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Il dolore cui sono abituato di Kijoka
Severus immerso in un lungo sogno, o meglio brandelli di sogno: sono le reminiscenze di una vita vissuta, sono ricordi, sono la consapevolezza di un passato in cui la certezza del suo valore e delle sue capacità emerge indiscutibile.
Accompagnamo Severus nel dormiveglia, restiamo con lui, sulla sedia in presidenza, alle lezioni con Silente, nella reiterata conferma di quel “qualunque cosa” che farà, che sta già facendo, per vendetta, per rimorso o forse per amore. Monica ci ha regalato una pagina di passato narrato per suscitare emozione e orgoglio in chi ama Severus.
Sì, c’è anche un sorriso, o piuttosto un’amara risata, così triste e colma di dolore che mi fa piangere…
CITAZIONE
- Non sarà uno scherzo. Potresti rimetterci la vita...
Non so come, non so dov'era nascosto quel sorriso che mi nasce sulle labbra, che poi, piano, diventa una vera risata.
Fanny sobbalza sul trespolo quando alzo la voce:
- La vita? Ah... Silente, la mia vita l'ho già persa, e Lei lo sa così bene!


Incontro in Sala Grande di Kijoka

Lily è tornata!
Un incontro letto e rivissuto tante volte ma finalmente raccontato dall’unico che sa cosa davvero ha provato quando ha rivisto quel verde di occhi tanto amati e perduti: Severus.
Quando le ciglia e lo sguardo appartenevano ad un viso amato era facile, era naturale amarle ora non più.
Harry :
CITAZIONE
Il frutto dell'amore del mio nemico con la donna che amavo ora mi è affidato definitivamente.

Ora c’è la rabbia che guida la volontà: come è vero, Monica, quello che descrivi.
E’ con quella voglia di salvare l’ultima e unica cosa rimasta di lei che Severus guarda con curiosità un volto odiato, e quel volto volge a lui lo sguardo che Severus ama, ha amato e amerà, sempre, fino alla fine dei tempi.
Un'interpretazione emozionante e di forte impatto sul lettore, le frasi brevi sono perfette per descrivere le sensazioni forti.
Bravissima.
 
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L’ultimo canto della Fenice di Elly

Brutale è il primo aggettivo che mi è venuto in mente, perfettamente e brutalmente descritta, una scena tragica e disgustosa che spezza il cuore e rende muti e ciechi, non una parola dal tono meno che amaro e aspro. E’ il modo giusto per coinvolgere il lettore nella cupa e disperata atmosfera del luogo fisico, ma anche e soprattutto dell’anima di Severus.
Un Severus senza cedimenti, senza pietà, non perché non la provi, ma perché non può permettersi di mostrarne neanche una stilla.
Lui è un Mangiamorte, sì, un bravo Mangiamorte: è un assassino. La tua prosa mi ha fatto fremere, mentre Severus bacia le vesti di Voldemort, disgustoso e potente quel gesto; immenso personaggio Severus Piton scheggia impazzita nel mondo a volte troppo dolce di JKR.
Vera e umanissima la necessità di oscurare, per una sola notte, tutto lo schifo e il mondo. Si concede solo una notte, premeditata e immaginata nei giorni e nelle ore precedenti, persino in quello abile calcolatore.
Anche gli eroi sono uomini, anche gli eroi cadono, anche Severus vuole l’oblio: una sbronza molto babbana e infinitamente straziante.
Poi Elly arriva con il meglio per commuovermi, ma non lo dirò, leggetevelo, merita veramente, io ho pianto con lacrime vere.
Grande Elly, grande e un po’ bastardella!
 
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CITAZIONE (chiara53 @ 1/9/2013, 15:56) 
L’ultimo canto della Fenice di Elly

Brutale è il primo aggettivo che mi è venuto in mente, perfettamente e brutalmente descritta, una scena tragica e disgustosa che spezza il cuore e rende muti e ciechi, non una parola dal tono meno che amaro e aspro. E’ il modo giusto per coinvolgere il lettore nella cupa e disperata atmosfera del luogo fisico, ma anche e soprattutto dell’anima di Severus.
Un Severus senza cedimenti, senza pietà, non perché non la provi, ma perché non può permettersi di mostrarne neanche una stilla.
Lui è un Mangiamorte, sì, un bravo Mangiamorte: è un assassino. La tua prosa mi ha fatto fremere, mentre Severus bacia le vesti di Voldemort, disgustoso e potente quel gesto; immenso personaggio Severus Piton scheggia impazzita nel mondo a volte troppo dolce di JKR.
Vera e umanissima la necessità di oscurare, per una sola notte, tutto lo schifo e il mondo. Si concede solo una notte, premeditata e immaginata nei giorni e nelle ore precedenti, persino in quello abile calcolatore.
Anche gli eroi sono uomini, anche gli eroi cadono, anche Severus vuole l’oblio: una sbronza molto babbana e infinitamente straziante.
Poi Elly arriva con il meglio per commuovermi, ma non lo dirò, leggetevelo, merita veramente, io ho pianto con lacrime vere.
Grande Elly, grande e un po’ bastardella!

Grazie Chiara!
Hai sempre bellissime parole per le mie sorielle! :wub: :wub: :wub:
 
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Autore/data: Alaide – 15 - 17 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il volto di Melusine era pallido ed un sorriso sofferente si era fatto strada sul suo volto, quasi quell’immagine fosse per lei fonte di dolore. Era un sorriso pericoloso, si disse l’uomo. Un sorriso che non sarebbe mai dovuto apparire sul volto di sua figlia.
Nota: La storia è il continuo di Una promessa
Parole: 1342

Sinfonie.
11. Sinfonia in re maggiore op 2, n°3.
Terzo movimento. Confronto


Il corridoio, che portava dalla stanza dove aveva appena incontrato il signor Piton fino all’ingresso della prigione, sembrava stagliarsi cupo agli occhi di Melusine che si fermò dopo aver percorso qualche passo. Avrebbe voluto tornare indietro e aggiungere le parole che avrebbe desiderato, spiegarsi meglio, dire nuovamente che non avrebbe infranto la promessa di andare sempre in carcere, anche se Judith avesse dovuto scegliere di odiare l’uomo che le aveva salvato la vita. Era qualcosa di cui dubitava fortemente perché la bambina amava il signor Piton e sapeva perfettamente cosa era accaduto quella notte.
Ma Melusine sapeva che non poteva tornare indietro, che con ogni probabilità avevano già riportato l’uomo nella sua cella.
«Ti stavo aspettando, Melusine.»
Una voce la colse all’improvviso.
La voce di suo padre.
Non si era accorta della sua presenza, forse perché era troppo concentrata nei suoi pensieri.
«Papà.» disse soltanto.
Sapeva perfettamente cosa sarebbe venuto e sapeva che doveva armarsi di tutta la forza d’animo che possedeva, se non voleva tradire la fiducia del signor Piton. Per quanto fosse convinta che il suo posto non fosse quella prigione, non avrebbe mai potuto rivelare la verità che l’uomo voleva celare.
Non importava quanto lo desiderasse.
Farlo sarebbe equivalso a tradirlo.
«Non puoi nemmeno immaginare la mia sorpresa quando mi è stato detto che eri qui, in visita ad un assassino.» la voce del giudice Fairchild era dura, quasi stesse giudicando la figlia per un delitto punibile con il carcere. «Credevo di averti educata meglio di così, Melusine. Invece pare che tu abbia simpatia per un criminale della peggior specie.»
«Ho compiuto la scelta che era giusto compiere.» ribatté Melusine con tutta la calma di cui era capace.
Avrebbe voluto urlare al padre la verità, ma non lo fece.
Sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Le parole del padre facevano male, soprattutto in quel momento in cui aveva appena visto l’uomo nella sua solitudine, nella sua sofferenza.
«Giusto, Melusine? È giusto, per te, venire a trovare così di frequente un uomo condannato per duplice omicidio? L’uomo che ha reso orfana una bambina che tu conosci?»
Melusine deglutì a vuoto, trattenendo a forza le lacrime, ma non poté evitarsi un sorriso triste per quell’uomo che stava pagando per una colpa che non aveva commesso, ma di cui si riteneva responsabile.
«Nel momento in cui il signor Piton è sinceramente pentito è più che giusto fargli visita.» affermò la giovane, cercando di trovare le parole giuste, parole che non svelassero una verità che premeva sulle sue labbra per essere rivelata.
Ma non spettava a lei quella scelta, si disse, il sorriso impotente, triste, il sorriso che avrebbe rivolto a Severus se lui fosse stato lì.
«Lo conoscevi da prima, Melusine? Eri forse legata sentimentalmente a quell’uomo?» la incalzò il padre, fissandola con attenzione.
«No. Semplicemente…»
La voce della giovane si spezzò, quando udì aprirsi la porta della stanza da cui era uscita.
«Semplicemente cosa, Melusine?» domandò il giudice, osservando i movimenti della figlia che si era voltata, nel momento in cui Severus Piton usciva dalla stanza, scortato da due guardie penitenziarie. Il volto di Melusine era pallido ed un sorriso sofferente si era fatto strada sul suo volto, quasi quell’immagine fosse per lei fonte di dolore. Era un sorriso pericoloso, si disse l’uomo. Un sorriso che non sarebbe mai dovuto apparire sul volto di sua figlia. «Mi hai tenuto nascosto questi incontri. Eppure ti ho più volte ripetuto che di un criminale non puoi fidarti. Mai. Invece sei qui. Perché?»
La giovane incontrò per un attimo gli occhi del signor Piton, quegli occhi neri che le parvero, mai come in quel momento, essere specchio della scelta che l’uomo aveva compiuto autoaccusandosi. Si accorse che camminava a fatica e che nessuno aiutava. Il sorriso sulle labbra si fece ancor più sofferente.
«Allora, Melusine, sto aspettando una risposta.»
La voce del padre le rimbombò nelle orecchie. Il signor Piton e le due guardie li avevano superati di un passo. L’uomo si voltò per un istante ad osservarla.
Severus sapeva che, in quel momento la signorina Fairchild poteva dire quello che lei credeva essere la verità al giudice, riaprire il processo, portare Judith a testimoniare.
Ed era qualcosa che non poteva accadere.
Notò, in quel breve attimo, il pallore sul volto della giovane ed il suo sorriso sofferente, triste, una tristezza ed una sofferenza causati, si rese conto, da lui, dalla sua condizione, una sofferenza ed una tristezza che non avrebbero dovuto esistere.
«La prima volta sono venuta per vedere in faccia l’uomo che ha reso orfana Judith.» ogni parola usciva quasi dolorosamente dalle labbra di Melusine. In quel momento avrebbe voluto dar libero sfogo alle sue lacrime e correre dal signor Piton che continuava a procedere lento lungo il corridoio, a pochi passi da loro, per supplicarlo di dire la verità. Ma sapeva già che avrebbe rifiutato. «Però, quando me lo sono trovato davanti, ho visto il suo pentimento ed ho deciso…»
«Sei un’ingenua, Melusine, nient’altro che un’ingenua.»
La giovane non stava quasi ascoltando le parole piene di disapprovazione del padre. La sua attenzione era fissa sul signor Piton che si era fermato davanti ad una porta ad una decina di passi da loro.
L’uomo si voltò verso di lei.
La menzogna della signorina Fairchild era piuttosto convincente. Sicuramente aveva convinto il giudice. Severus vide le labbra della giovane stendersi in un sorriso incerto, quasi volesse chiedergli la sua approvazione.
Mentre entrava nella stanza, che il medico del carcere usava come studio, annuì brevemente.
Il sorriso di Melusine si fece per un istante dolce, ma si spense poco dopo, quando le parole del padre tornarono a rimbombarle nelle orecchie, nel momento in cui la porta si chiuse alle spalle del Signor Piton.
«Non devi più venire.»
«Non sono più una bambina, papà, ed ho il diritto di fare le mie scelte che tu le approvi o no.» ribatté la giovane, rimettendosi a camminare, notando solo in quel momento che la guardia, che di solito l’accompagnava, s’era dileguata. «E non hai il potere di vietarmi di venire.»
«Non ti riconosco più, Melusine.» sibilò il giudice, afferrando per un polso la figlia, fermandola, davanti alla porta del medico. «Mi stai deludendo, mi hai deluso da quando ti sei rinchiusa in quell’orfanotrofio…»
«I bambini…»
«Non interrompermi.» disse con forza l’uomo. La voce arrivò chiaramente oltre la porta dell’ufficio del medico. «Potevi andare a Londra e perfezionarti come direttrice di coro, invece ti sei rinchiusa in quell’istituto e non ne sei uscita, nemmeno dopo aver preso il diploma al conservatorio. E adesso questo. Venire a visitare un assassino.»
La voce dell’uomo si spense. Severus non colse la risposta della signorina Fairchild, ma notò che il medico, un uomo fin troppo gentile per quel posto, stava scuotendo tristemente il capo.
«Voglio che tu non venga più, Melusine.» affermò il giudice, la voce colma di rabbia e delusione represse.
Una delle due guardie si avvicinò alla porta, aprendola.
«Invece io continuerò a venire, ogni volta che ne avrò la possibilità, fino a quando non avrà scontato la sua pena.»
La voce della signorina Fairchild era decisa e Severus si accorse che in lei vibrava la promessa che gli aveva fatto poco tempo prima.
«L’accompagno all’uscita, signorina.» disse la guardia, quando ebbe aperto del tutto la porta.
Melusine voltò il capo verso la stanza e vide il signor Piton seduto su una sedia ed un medico, dietro di lui, intento a rovistare in un armadietto.
Sorrise a Severus.
Un sorriso deciso, fermo, con quella nota di gentilezza che sempre avevano i sorrisi della signorina Fairchild.
Il sorriso di chi ha compiuto una scelta in cui crede fermamente.
Una scelta di cui si è disposti a pagare il prezzo.
Ed era un prezzo che la giovane non avrebbe dovuto pagare.
Non per lui, che non meritava di essere anteposto al padre.
Sentì l’amarezza della colpa montargli in gola.
La signorina Fairchild aveva scelto la disapprovazione del genitore per continuare a fargli visita, fedele alla promessa che gli aveva fatto quel giorno stesso.
Ed egli non lo meritava.
Non lui.
Non l’assassino.
 
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view post Posted on 5/9/2013, 20:22
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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N. 35

Titolo: Tra passato e futuro
Autore/data: Ida59 – 2 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, romantico, drammatico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il passato irrompe nel presente, ma il futuro gli tende la mano e lo protegge. È il seguito di “Risveglio”.
Parole/pagine: 1241/3
Nota 1: Storia scritta per la sfida “Sette giorni per un sorriso” lanciata da “Il Calderone di Severus”
Nota 2: Le descrizioni in questa storia risentono della recente lettura de “Il piacere” di D’Annunzio.


Tra passato e futuro



Le settimane erano trascorse veloci, inseguendosi l’una con l’altra come le onde dell’oceano che avvolgeva in un immenso abbraccio il piccolo paradiso nascosto che Elyn aveva trovato per loro. Il mese d’agosto era volato via nel lento e solenne respiro del mare, nel vento marino carico d’un profumo refrigerante; si poteva quasi berlo a lunghi sorsi: dissetava l’anima di Severus colmandola di pace.
A riempire d’amore il suo presente, invece, ci aveva pensato la Guaritrice.
Erano stati meravigliosi giorni di sorrisi e d’intensa passione in cui la vita gli aveva infine regalato tutto ciò che sempre gli era stato negato, ma che anche lui meritava, come sempre Elyn teneva a rimarcare, sorridendo felice, languidamente stretta tra le sue braccia mentre facevano l’amore.
All’alba, accarezzati dai raggi freschi e radenti del sole, nel frizzante vigore del risveglio del corpo nel nuovo giorno.
Oppure nell’ardente sole del mezzogiorno, travolti dalla passione sulla sabbia chiara, la pelle salata dal lungo bagno e le onde che lambivano vogliose il rovente amplesso.
O al tramonto, avvolti dai caldi e lunghi raggi, i corpi strettamente avvinti mentre il sole si tuffava nel mare, il cielo trafitto da bagliori rossi e dai gemiti della loro voluttà.
Sempre, la passione inesauribile del loro amore avvampava impetuosa, anche nella notte, sotto il cielo trapunto dai diamanti delle stelle o nel regno della luna d’argento che si rifletteva nella nera profondità degli occhi del mago, illuminati dal sorriso di Elyn congiunto alla dolce passione del suo.
Anche settembre era quasi trascorso, consumando quasi tutte le ferie arretrate della Guaritrice che, però, era stata irremovibile: non avrebbe permesso al mago di far ritorno a Hogwarts se prima non si fosse del tutto rimesso.
E non era solo il suo corpo che aveva bisogno di riprendersi dallo squarcio infertogli da Nagini: altre ferite, molto più gravi, inflitte alla sua anima, avevano bisogno d’essere sanate prima di poter affrontare il ritorno ad un passato che portava sofferenza.
Nei recenti e piacevoli ricordi del mago c'erano bagni rinfrescanti e baci intensi, vigorose nuotate e abbracci appassionati; il vento soffiava forte sul loro amore, sempre rincorso e mai raggiunto dalle lunghe onde spumeggianti; l'ampia spiaggia deserta si estendeva a perdita d'occhio, teatro delle loro lunghe passeggiate nel sole, mano nella mano ed occhi negli occhi, costellate da languidi sguardi e baci ardenti.
Però, in lontananza, oltre l'oceano, avvolte nelle nebbie della memoria, il mago vedeva incombere le alte torri di Hogwarts, con i cilindrici tetti appuntiti: le loro ombre scure lo attendevano cariche dei dolorosi ricordi del passato.
Severus aveva anche trascorso ore ed ore ad osservare l’oceano, in silenzio, lo sguardo nero perso nei riflessi cangianti. Aveva visto l’innocenza delle acque specchiarsi in un cielo di perla, vele bianche a solcarle come ali d’angelo; aveva intuito la verde trasparenza preziosa della speranza risalire in alto dalle profondità del mare e cavalcare leggera sulla spuma dell’onda, verso il futuro; aveva inseguito le venature dorate del sole, il loro galleggiare cangiante sull’azzurro intenso dell’acqua e poi il dilagare dell’oro nel tramonto che sfolgorava nelle iridi nocciola di Elyn: rimaneva silenziosa al suo fianco, ad osservare il profilo spigoloso del mago sciogliersi in un sorriso ogni volta che, dal mare, volgeva a lei il volto, gli occhi neri scintillanti d’amore e felicità.
Adesso, però, la data fissata per il ritorno s’approssimava ogni giorno di più: il mago s’era allontanato e camminava da solo sulla spiaggia, mentre i suoi timori crescevano riaccendendo ricordi lontani che gli opprimevano l’anima.
L’acqua accoglieva i riflessi cupi delle nuvole nere che s’erano gonfiate all’orizzonte dando l’apparenza d’un immenso manto di seta: fluido e cangiante si muoveva in larghe pieghe che s’increspavano sotto il soffio del vento; in lontananza sull’oceano, le saette illuminavano l’aria come sortilegi mortali, riaccendendo rimorsi mai sopiti.
All’improvviso, l’abisso vertiginoso delle sue colpe fu illuminato da un lampo e indimenticabili memorie ripresero vita nelle cupe forme dei cirri temporaleschi: cumoli di sofferenza e di rimpianto invasero la sua anima e per un lungo momento sentì di nuovo premere su di sé tutta la miseria della sua vita d’un tempo, con la solitudine, la sofferenza e la disperazione infinita della mancanza di un futuro.
Rimase a fissare l’orizzonte, immobile sulla spiaggia, il vento che gli turbinava intorno risucchiando verso il cielo plumbeo i lunghi capelli corvini, mentre le prime gocce di pioggia cadevano pesanti sulla rena bianca. Gli occhi neri del mago erano fissi sul mare, ma vedevano solo le tenebre di cui un tempo la sua anima era stata schiava. L’orizzonte ardeva, rogo sanguigno alimentato dal rimorso delle sue colpe, e vapori maligni tingevano di sangue le fosche acque dell’oceano, quasi l’Oscuro Signore potesse riemergerne di nuovo, potente e fatale.
Severus strinse i pugni e serrò le labbra, sfidando la pioggia che cominciava a sferzarlo violenta: nuvole nere, lacerate dal vento in lunghi brandelli sottili, correvano veloci nel cielo, dita scheletriche che riaffioravano dal passato e cercavano d’afferrarlo; intricate reti cineree che volevano catturarlo e ricacciarlo nell’abisso delle colpe, sinistre insegne della morte cui, immeritatamente, era sfuggito nemmeno cinque mesi prima.
Un tenebroso terrore sembrava incombere sul mare, mentre un senso di dolore gravava l’aria d’agonia, come se il passato fosse sul punto di sommergere il mago, che si strinse l’avambraccio sinistro irrigidendosi.
Poi, all’improvviso, il vento soffiò più forte, cambiando direzione e correndo impetuoso incontro alle nuvole rigonfie, ricacciandole indietro, spezzandole, sgualcendo il nero velluto tenebroso che aveva avvinto il cielo fino a pochi istanti prima; e la pioggia svanì di colpo lasciando la sabbia quasi asciutta, come se mai lacrime di dolore fossero state piante sul volto del mago. Un raggio di sole superò la barriera dei cumoli stratificati e il presente sconfisse il passato mentre Elyn, accorsa veloce dalla casa sulla scogliera, stringeva forte la mano di Severus sorridendogli con amore, rinnovandogli il perdono che, solo, poteva aprire le porte al futuro.
Il mago sospirò ricambiando la stretta, lasciando che il suo corpo si rilassasse, mentre le nuvole nere si allontanavano portando via ricordi di dolore ed il sole illuminava le iridi di Elyn screziandole d’oro.
Non era la prima volta che Severus combatteva contro il suo passato, e non sarebbe stata neppure l’ultima, lo sapeva bene: l’importante era che Elyn fosse lì, sorridente al suo fianco.
E lo sarebbe stata per sempre.
- Guarda! – esclamò la maga indicando l’orizzonte.
Il vento aveva spazzato il cielo con furia, ripulendolo in un attimo e confinando le nuvole in lontananza, quasi fuori dalla vista. Poi ogni alito era cessato di colpo. Una repentina quiete incantava l’oceano, rendendolo immobile e teso, cosicché la liscia trasparenza delle acque rispecchiava il cielo terso e la linea dell’orizzonte si confondeva tra mare e cielo, impalpabile, inesistente, come se presente e futuro fossero un tutt’uno riflesso nelle iridi d’ambra della donna che aveva saputo leggere nel suo cuore, guarendo la sua anima prima ancora del corpo.
Severus sorrise e l’attirò a sé, stringendola forte tra le braccia:
- Ti sei bagnata, - sussurrò piano, - per me…
Elyn si strinse al petto del mago sfregando il viso sulla sottile camicia bianca, zuppa di pioggia:
- Ora lo sono anche di più! – rispose infilando le dita tra i lunghi capelli corvini, strizzandoli con delicatezza fino a spruzzare qualche goccia di pioggia sul proprio viso.
Sorridendo, Severus cercò le sue labbra per un umido bacio colmo di dolce passione per la donna che aveva saputo regalargli, insieme alla vita, anche l’amore ed un vero futuro felice.

Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:38
 
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view post Posted on 6/9/2013, 16:10
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Terzo movimento – Confronto di Leonora

Un brano coinvolgente e bellissimo, un aggettivo generico che nasconde l’emozione post lettura.
Tu sai come far odiare un personaggio, e il giudice sinceramente io lo odio.
Naturalmente occorre contestualizzare le sue parole, egli teme che la figlia sia innamorata o interessata ad un assassino, fin qui va bene, ma quando entra nel merito delle scelte di vita di Melusine, lì, non mi è davvero piaciuto. Ci sono tanti padri che ragionano così, purtroppo, non solo nelle FF e tu sei stata molto brava, se non ne hai esperienza, nel dipanare il battibecco tra padre e figlia.
Stavolta Melusine è stata eccezionale: mi è sembrato di sentire risuonare una decisione irrevocabile nel dialogo acceso con il padre; lei guarda Severus allontanarsi e mantiene il segreto per accontentare l’uomo malato e oscuro, ma tanto buono.
CITAZIONE
Invece io continuerò a venire, ogni volta che ne avrò la possibilità, fino a quando non avrà scontato la sua pena.

Sembra che Lei dica per sempre.
Al di là dell’interesse per Judith, qualcosa cambia nella valutazione di Severus in Melusine, il suo atteggiamento cambia, come cambia il suo sorriso.
CITAZIONE
Il sorriso di chi ha compiuto una scelta in cui crede fermamente.
Una scelta di cui si è disposti a pagare il prezzo.

Basta rimorsi e colpe Severus, basta. :lovelove:
 
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view post Posted on 6/9/2013, 16:49
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Tra passato e futuro di Ida

Passato e presente si mescolano inestricabilmente come mare e cielo per costruire il futuro di questa coppia.
L’amore scorre intenso e passionale finalmente, segno della ripresa fisica di Severus e del sentimento potente che anima ogni momento della sua nuova vita meritata e appagante.
Sei stata bravissima nel descrivere il paesaggio e il mutare del tempo e dell’ora, confrontandoli e collegandoli strettamente ai diversi stati d’animo. Il mare e lo sguardo di Severus sono lì a dimostrarlo, solo Elyn allontana i pensieri, il passato e tutto ciò che quel passato porta con sé.
La parte che mi ha coinvolta di più è stata la descrizione della tempesta, le nuvole sul mare, la pioggia e i ricordi tristi,soprattutto il dolore che ancora resta nel cuore di Severus
CITAZIONE
All’improvviso, l’abisso vertiginoso delle sue colpe fu illuminato da un lampo e indimenticabili memorie ripresero vita nelle cupe forme dei cirri temporaleschi: cumoli di sofferenza e di rimpianto invasero la sua anima e per un lungo momento sentì di nuovo premere su di sé tutta la miseria della sua vita d’un tempo, con la solitudine, la sofferenza e la disperazione infinita della mancanza di un futuro.

Una frase che è abbastanza per tutta una storia che è, invece, ricca di molte altre splendide ed emozionanti immagini plasmate sui turbamenti di Severus e sulla sua fisicità sconvolta, come è sconvolta l’anima.

Elyn, come per magia, riesce a calmare gli elementi, torna il sereno e il perpetuo movimento del mare che suggerisce eternità e futuro per sempre .
Un capitolo da leggere tante volte per trovare sempre nuovi spunti e nuove suggestioni.
Non mi piace molto l’ampollosità di D’Annunzio, ma trovo che essa sia stata mediata e plasmata da te, Ida, così da comporre un quadro perfetto ed equilibrato di amore, ricordi e futuro.
Bellissimo capitolo. :lovelove:

EDIT: sistemata la citazione che si confondeva con il testo.

Edited by Ida59 - 15/7/2015, 15:38
 
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