Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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view post Posted on 3/7/2013, 17:06
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1. Sinfonia in sol minore op.2 n.1
Secondo movimento. Solitudini
di Leonora

Nel disastro della vita di Severus ho intravisto una luce, ma subito spenta.
Il padre di Melusine giudice!
Povera ragazza, unica depositaria di un segreto che non è giusto che resti tale.
Ho riflettuto su come i giudizi qualunquisti sulle persone possano far male. E' vero Severus si vuole punire, ma le prove? Dove sono? Purtroppo un colpevole fa sempre comodo nella realtà come nelle storie di fantasia e ci si accanisce a volte su figure che di colpevole non hanno che l'aspetto.
Bellissima e triste la prima parte e dolorosamente vera la seconda: Severus con la lettera della bimba in mano che soffre e si punisce ancora e ancora.
Il dolore cresce in modo esponenziale, ma
CITAZIONE
davanti a lui giaceva la seconda lettera di Judith.
Il suo affetto.
La sua riconoscenza.
Il suo sorriso.


Io mi aggrappo a quel sorriso...
 
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view post Posted on 3/7/2013, 17:46
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CITAZIONE (chiara53 @ 3/7/2013, 18:06) 
1. Sinfonia in sol minore op.2 n.1
Secondo movimento. Solitudini
di Leonora

Nel disastro della vita di Severus ho intravisto una luce, ma subito spenta.
Il padre di Melusine giudice!
Povera ragazza, unica depositaria di un segreto che non è giusto che resti tale.
Ho riflettuto su come i giudizi qualunquisti sulle persone possano far male. E' vero Severus si vuole punire, ma le prove? Dove sono? Purtroppo un colpevole fa sempre comodo nella realtà come nelle storie di fantasia e ci si accanisce a volte su figure che di colpevole non hanno che l'aspetto.

Le prove sono poche. C'è stata naturalmente un'indagine quando sono morti i genitori di Judith, ma i poliziotti Babbani hanno capito poco o nulla. Nessuna arma del delitto, nessun movente, nessun sospetto. Il caso era stato archiviato come irrisolvibile. Severus ha fornito un movente perfettamente credibile (io l'ho schematizzato e volevo inserirlo, ma ai fini delle tematiche della storia è poco interessante) ed un'arma del delitto credibile (un veleno che non lascia tracce). Ha spiegato ogni particolare dell'unica parziale testimonianza (quella di Judith) ed è riuscito ad ottenere ciò che voleva (punirsi).
Poi è verissimo qurllo che dici. Un colpevole fa sempre comodo, anche se in situazioni in cui non c'è alcun colpevole. Qui il colpevole c'è, ma non è il reo confesso. E di certo il padre di Melusine, giudice di una piccola e tranquilla città di provincia (non la città in cui è avvenuto il fatto, ma quella in cui attualmente vive Judith, città volutamente senza nome) rientra in coloro a cui un colpevole fa sempre comodo. Un caso lasciato aperto per due anni è chiuso e lui non può che esserne contento. Anzi sparge giudizi che vanno oltre la sua carica.

CITAZIONE
Bellissima e triste la prima parte e dolorosamente vera la seconda: Severus con la lettera della bimba in mano che soffre e si punisce ancora e ancora.

Severus sta continuando la sua auto-punizione, come giustamente dici tu, ma ci sono le lettere di Judith, almeno quelle, a far accendere luci che subito si spengono.
E ti assicuro, che non è affatto facile scrivere questo continuo, anzi forse è più difficile della scrittura di Tetralogia, perché aumenta il carico di dolore e solitudine che avvolge, in un modo o nell'altro tutti i personaggi della storia.
Grazie mille per la tua recensione, Chiara :wub:
 
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view post Posted on 4/7/2013, 08:26
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I ♥ Severus


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Titolo: Libero
Autore/data: Ida59 – 17 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, drammatico, romantico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: “Tu mi hai liberato, con il tuo perdono. Col tuo amore. Con il tuo sorriso…”. È il seguito di “Primi passi”.
Parole/pagine: 1049/3.




Libero



Erano lunghe le giornate, quando Elyn non era con il mago.
Adesso che le sue condizioni cliniche miglioravano rapidamente, la Guaritrice non poteva più restare sempre al suo capezzale.
Gli mancava, Elyn.
Gli mancava il suo sorriso, il suo amore.
E i suoi baci.
Dolci, sensuali, appassionati. Che ogni notte lo sommergevano di brividi di piacere.
Severus sospirò piano; si alzò dal letto - ora che poteva camminare senza eccessivo sforzo il letto era stato rimesso al suo posto, dall’altro lato della stanza -, e si diresse verso la finestra aperta sull’estate.
Era stata la Guaritrice che l’aveva spalancata, prima di andarsene al mattino, affinché in sua assenza non gli mancasse il calore.
Severus sorrise ripensando alla notte appena trascorsa, al calore della pelle di Elyn sul suo corpo: nessun rifulgente sole avrebbe potuto riscaldarlo più dell’amore della maga!
Però Elyn aveva ragione, come sempre: quegli ultimi giorni del mese di luglio si stavano facendo torridi.
Bé, almeno lì, al quinto piano del San Mungo, nell’ala riservata dove la Guaritrice lo aveva fatto spostare nelle ultime settimane.
Ma certo non faceva caldo nel suo sotterraneo, a Hogwarts, dove la luce del sole quasi non giungeva e le tenebre rimanevano fredde, mute e solitarie, come sempre era stata la sua esistenza.
Il mago alzò un sopracciglio e stirò le labbra nel suo vecchio, amaro sorriso ironico.
Ma ora tutto era cambiato.
Adesso aveva una nuova vita in cui il sorriso di Elyn illuminava le tenebre e il suo amore lo riscaldava più dello splendente sole estivo.
Il sorriso sghembo svanì in un soffio dal volto pallido, sostituito da un felice sorriso d’amore.
Severus si affacciò all’ampia finestra lasciando che i raggi del sole avvolgessero completamente la sua nera figura.
Elyn diceva che era bellissimo quando il sole baciava le sue labbra sottili e faceva scintillare i suoi profondi occhi neri.
Il mago ridacchiò tra sé.
Bello? Lui?
Era evidente che l’amore procurava grossi guai alla vista.
Per lo meno, a quella della maga.
Perché lei, Elyn, invece, era bellissima.
Severus ne era assolutamente certo.
Chiuse gli occhi e sorrise: sì, bellissima!
Però era vero: faceva un gran caldo!
Riaprì gli occhi, pieno di energia: slacciò i polsini e arrotolò le maniche del pigiama, prima la destra, poi la sinistra.
Bloccò l’ultimo gesto a metà.
Incredibile.
Impossibile.
Del tutto inverosimile.
L’aveva dimenticato.
Elyn, con i suoi sorrisi, l’amore ed il suo perdono, glielo aveva fatto dimenticare.
Riprese ad arrotolare la manica sinistra con estenuante lentezza, scoprendo la pelle bianca millimetro per millimetro, il respiro trattenuto e contratto.
Lì, sotto la seta nera e sottile del pigiama, era celata la tremenda oscurità del suo passato.
Severus si morse un labbro, piano, in un movimento lento, e socchiuse gli occhi sospirando.
Un’ondata di atroci ricordi lo assalì un istante prima di compiere quel gesto mille vote ripetuto quando il Marchio della sua schiavitù bruciava e l’orrido serpente pulsava spietato nella sua carne ricordandogli d’essere un assassino.
Rammentandogli ogni sua scelta sbagliata.
Serrò stretti gli occhi cercando di resistere all’assalto del passato.
Elyn, Elyn, Elyn…
Si concentrò sul sorriso della Guaritrice, sul suo amore. Sul perdono della maga che aveva liberato la sua anima e il suo cuore richiamandolo in vita.
Tornò lentamente a respirare, piano, le dita sottili ormai appoggiate - in un movimento troppe volte reiterato - sul Marchio che lo aveva reso schiavo dell’oscurità, su quella maledetta scelta sbagliata, mille volte rinnegata, che gli aveva rovinato la vita.
Come avrebbe voluto che Elyn fosse lì con lui in quel momento! Lei avrebbe saputo arginare quelle agghiaccianti onde di ricordi che rischiavano di sommergerlo: quanto avrebbe avuto bisogno del suo rassicurante sorriso, proprio in quel difficile attimo!
Tastò piano con le dita, gli occhi ancora serrati.
Strano.
La sensazione tattile era diversa, come se…
Spalancò gli occhi di colpo e fissò l’avambraccio là dove c’era il simbolo del suo errore.
Il Marchio non c’era più.
No, non era solo scolorito e sbiadito come nei lunghi anni in cui il Signore Oscuro aveva perduto le sue carnali fattezze: era proprio scomparso, svanito, sparito!
Era rimasta solo un’evanescente cicatrice, come quella di una brutta bruciatura; qualcosa di morto che non avrebbe mai più ripreso vita.
Severus si concesse un lungo respiro, il sollievo che riempiva di luce gli occhi neri.
Era libero!
Libero dalla schiavitù dell’Oscuro Signore.
Libero dai ricordi del passato e da ogni tremendo dovere.
Libro di decidere la propria vita. Di viverla davvero.
La tensione accumulata si sciolse di colpo e il mago scoppiò in una risata stridula che rimbombò nel silenzio pomeridiano della stanza.
La sua libertà, però, non era dovuta all’innocua cicatrice che aveva preso il posto dell’orrido Marchio.
No, non era quello il motivo.
Il Marchio poteva anche svanire senza lasciare traccia, ma lui sarebbe per sempre rimasto incatenato alle colpe del suo passato se qualcuno non lo avesse liberato già da prima.
Sentì la porta della stanza richiudersi piano.
Proprio come se Elyn avesse percepito il suo disperato richiamo di poco prima, era subito corsa da lui.
La maga sorrideva, ma c’era tensione sul suo bel volto: doveva aver sentito lo scoppio di quella sua assurda risata e vederlo con le dita appoggiate sull’avambraccio sinistro, giustamente, la preoccupava.
Doveva rassicurarla.
Severus si mosse sollecito per andarle incontro e sorrise.
Un sorriso dolcissimo che esprimeva tutto l’immenso amore che provava per la donna che, con il suo perdono, lo aveva liberato per sempre dalla schiavitù delle colpe del suo passato.
Elyn sembrò tranquillizzarsi e rispose col dolce sorriso che aveva saputo riportarlo in vita.
Il mago si avvicinò e le mostrò l’avambraccio nudo, la pelle bianca che contrastava con la seta nera:
- Non c’è più. – sussurrò piano, la voce roca per l’emozione.
Un lungo respiro e, insieme, un sospiro.
- Lo so. – rispose Elyn sfiorandogli appena la pelle chiara con la punta delle dita.
Severus rabbrividì al delicato tocco e sorrise ancora:
- Sono libero. Dal mio passato. Dalle mie colpe… Da me stesso.
Di nuovo un lungo, liberatorio respiro.
- Non era il Marchio che ti rendeva schiavo… - mormorò piano Elyn, gli occhi lucidi.
- Lo so. – rispose Severus attirandola a sé con dolcezza e stringendola piano tra le braccia. – Tu mi hai liberato, con il tuo perdono. Col tuo amore. Con il tuo sorriso…

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:58
 
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view post Posted on 4/7/2013, 09:58
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Libero di Ida

Le prime frasi della storia sono veramente bellissime, creano un ponte con la storia precedente e gettano un ponte verso il futuro (se le condizioni cliniche migliorano rapidamente, dovrebbe arrivare il giorno in cui Severus viene dimesso dall'ospedale, magari anche tra diverso tempo, ma quel giorno arriverà). La finestra spalancata sull'estate mi è parsa una metafora proprio della situazione presente di Severus che si è aperto all'estate della vita (magari sono io ad essere troppo influenzata da Winterreise e dalla contrapposizione tra inverno interiore e disgelo che porta, dopo la primavera, all'ardore dell'estate).
Poi arrivava quel Ma ora tutto era cambiato che porta avanti l'idea della nuova vita che Severus ha abbracciato (anche in questo racconto ci potrebbe stare un'aria. E forse potrei riuscire a trovarla. Dev'esserci un brano che parla di questi concetti) e con quei pensieri arriva un sorriso felice colmo d'amore, veramente bellissimo.
Come sempre mi piace il modo con cui passi da un pensiero all'altro e da un gesto all'altro, fino a giungere al momento in cui Severus arrotola le maniche del pigiama.
E a quel punto ho seguito con lentezza ogni singola parola, perché ogni parola è perfettamente calibrata e allo stesso tempo perfettamente naturale, che segue il movimento della manica sinistra che viene lentamente arrotolata. Ho decisamente apprezzato tutta questa parte (non cito alcuna parte del testo, altrimenti avrei una citazione più lunga della recensione) per il modo nel quale si rincorrono i pensieri di Severus, nell'intreccio tra ricordi del passato, pensiero del presente d'amore e di perdono in cui vive, le ondate di ricordi che giungono a tormentarlo, il desiderio della presenza di Elyn che potrebbe arginare quei ricordi, il tutto narrato in una maniera che coinvolge notevolmente il lettore.
Poi quel Strano, la sensazione tattile diversa e la consapevolezza che il Marchio Nero è sparito. Ed il lettore assapora il sollievo insieme a Severus, assapora la parola Libero insieme al personaggio. Veramente un momento bellissimo!
E poi il senso di libertà invade la storia e con esso i pensieri, pensieri bellissimi e intensi che vanno oltre la sparizione di un simbolo, sparizione che porta unicamente ad una maggiore consapevolezza, alla presa di coscienza che quella libertà la deve ad Elyn che l'ha reso libero.

CITAZIONE
La sua libertà, però, non era dovuta all’innocua cicatrice che aveva preso il posto dell’orrido Marchio.
No, non era quello il motivo.
Il Marchio poteva anche svanire senza lasciare traccia, ma lui sarebbe per sempre rimasto incatenato alle colpe del suo passato se qualcuno non lo avesse liberato già da prima.

L'arrivo di Elyn porta alla conclusione del racconto, una conclusione bellissima che rende, tramite un bellissimo dialogo, ancora più tangibile la realtà del momento, la preziosa presa di coscienza della libertà finalmente raggiunta grazie al perdono, all'amore ed al sorriso di Elyn.
Bellissimo!
 
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view post Posted on 5/7/2013, 15:16
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Libero di Ida

Inarrivabile, incredibile e romantica Ida!
Severus sta guarendo, il letto è stato spostato e la finestra è aperta.
Elyn ha aperto le finestre dell’anima di Severus e quelle fisiche sul mondo e sul sole. Il caldo è qualcosa che Severus non ha mai conosciuto che mai ha voluto conoscere: oscure le sue stanze, oscuro il suo cuore e freddo. Invece questo inizio di estate si rivela torrido, la luce del sole entra e…

CITAZIONE
Severus si affacciò all’ampia finestra lasciando che i raggi del sole avvolgessero completamente la sua nera figura.
Elyn diceva che era bellissimo quando il sole baciava le sue labbra sottili e faceva scintillare i suoi profondi occhi neri.
Il mago ridacchiò tra sé.



Finalmente! Il vecchio ironico sorriso si scolora e si allontana per lasciare spazio al sorriso d’amore scintillante di luce.
Il resto del brano è un respiro a lungo trattenuto e, alla fine, tramutato in sollievo e speranza.
Severus per la prima volta ha dimenticato, è stato per un pugno di secondi, ma lo ha fatto, poi per un momento, si ritrova ancora nel buio, nel rimorso, ma non più solo. Questa nuova realtà è finalmente foriera di stupore e gioia: niente più marchio, finito, distrutto, lontano.
Severus dice finalmente:
CITAZIONE
- Sono libero. Dal mio passato. Dalle mie colpe… Da me stesso.
Di nuovo un lungo, liberatorio respiro.



Libero, è questo il concetto reiterato e fondamentale: Severus è libero!

Un abbraccio alla nostra Ida ed ai suoi bellissimi sogni che ci permette di condividere con lei. :wub:
 
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kijoka
view post Posted on 7/7/2013, 16:56




Nr.26

Autore/data: Kijoka – 7 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: Un momento difficile
Parole/pagine: 1090/2.





Sola

Sono qui.
E resto qui.
Il sole è quasi al termine della sua corsa giornaliera e sto cercando di prepararmi perché so che sarà una lunga notte.
Devo confessare a me stessa che non riesco a capire esattamente cosa stia succedendo.
Mi sento un'estranea, ho quasi timore di aver perso ogni mio potere.
L'angoscia mi stringe la gola e non riesco quasi a pensare.
Sei steso qui davanti a me, su questo letto che è diventato ormai la tua casa.
A tratti ti agiti così intensamente che non riesco a tenerti fermo come dovresti stare.
Stai male, lo vedo, lo so, ma non mi permetti di sostenerti, di soccorrerti.
Nonostante i miei prolungati e continui sforzi, ora mi stai respingendo.
Ho paura.
Paura di aver perso la mia battaglia più importante.
Come fare per farti capire che posso aiutarti se mi tagli fuori?
Ora mi ritrovo davanti a quel muro invalicabile dentro la tua mente, ma sono qui senza di te e mi manca la tua presenza.
Mi sento sola e non riesco a penetrare la porta nera: ti sei chiuso dietro di essa e io non posso seguirti.
Ho bussato per ore, ti ho chiamato e ti ho pregato, ma sembra che il dolore che stai provando sia così intenso da arrivare a respingere qualsiasi mio tentativo.
Sono stanca, ma non ho alcuna intenzione di desistere.
La sensazione più crudele per me è sapere che ciò che provi non è dolore fisico, o almeno non totalmente. L'incantesimo che ti protegge a tal proposito è ancora attivo, sono in grado di percepirlo.
E' qualcosa che vive dentro di te e forse è in tua compagnia da così tanto tempo che non riesci a sopprimerlo, ad arginarlo, a sovrastarlo, a vincerlo.
Sto cercando di trasmetterti sicurezza e calma, l'unica mia possibilità di tornare con te, di darti una via di scampo, ma sembra che ogni mio sforzo sia assolutamente vano.
Sto lottando anch'io contro la disperazione che mi sta sopraffacendo.
Se non riesco a raggiungerti ogni impegno, ogni sacrificio sarà stato fatto invano.
Non devi ricadere nel buio senza speranza!
Il veleno che scorre in te ti porta a questo: la magia oscura in esso contenuta ti può distruggere perché adesso sei senza difese!
Io ti ho portato a questo. E' solo colpa mia ed ora non riesco ad aiutarti perché sei tu, sei proprio tu che me lo stai impedendo!
Non posso fare nulla per oppormi al tuo potere, non ho una tale magia...
Eppure so che è una battaglia che dobbiamo vincere insieme. Solo superando le tue più profonde paure e i più dolorosi rimorsi potrai davvero affrancarti dal tuo passato, guardare al futuro e trovare la tua voglia di vivere.
Questo dobbiamo fare insieme.
Perché tu hai il potere per farlo e io la caparbietà di portarti con me verso un dolce domani.
Mi si chiude la gola e ingoio le lacrime.
Perché non lasci che ti aiuti?
I tuoi occhi sono chiusi, serrati con forza, mentre le mani artigliano il lenzuolo.
Mi sembra di essere assolutamente inutile e resto silenziosamente ad osservare quel che mi spezza il cuore.
Cosa vuoi nascondermi? Cosa non vuoi che veda e che sappia?
Il viso esprime una tale disperazione che l'ansia riesce a bloccarmi il respiro. Cosa può essere a farti soffrire così?
Deglutisco di nuovo, per cercare di far scendere il nodo alla gola.
Mi sembrava di aver già visto il peggio. Eppure percepisco dentro di me un rimorso graffiante. Cos'è?
Proviene da lui! Senza volerlo sta trasferendo in me le sue emozioni più profonde, quelle che non può controllare.
Dunque quel che sta vivendo è talmente orribile che non vuole condividerlo con me.
Una strana sensazione di calma scende nel mio petto a questo pensiero, e sorrido, piena di riconoscenza e tenerezza.
Valgo, dunque, così tanto per lui? Tanto che vuole proteggermi...
Le lacrime di nuovo si affollano dietro le palpebre.
Non posso oltrepassare le sue difese, se lui non vuole, e non ho intenzione di usare altra magia.
La sua testa, ora, si muove con forza, da destra a sinistra, come a voler negare qualcosa, rifiutare qualcuno.
I gesti sono troppo violenti: la ferita, da poco rimarginata, si potrebbe riaprire e questo non è un bene.
Devo cominciare a prepararmi ad arginare il sangue che presto, più presto di quel che penso, tornerà a scorrere.
Come posso superare le sue difese? Devo trovare una soluzione, devo tornargli accanto anche se lui non vuole.
Alla fine è il cuore che mi suggerisce cosa fare.
Non posso sapere cosa sta succedendo nella sua mente e nel suo cuore, ma so bene cosa succede dentro di me.
Non ha intenzione di condividere con me ciò che sta affrontando, ma io posso fare partecipe lui di quanto sto provando.
Gli prendo la mano, liberando piano la stoffa del lenzuolo dalle dita.
Non saranno le parole a trascinarlo via dal quel luogo angosciante dove si è rifugiato, non saranno i gesti o le intenzioni a convincerlo a darmi fiducia.
Sarà ciò che sento.
Saranno i miei sentimenti più forti a farlo tornare da me.
Quindi stringo la sua mano e sogno.
Sogno di guardare nei suoi fulgidi occhi neri che scrutano un mare tranquillo e imperturbabile, dalle piccole onde coronate da una lieve spuma bianca. Immagino di stringerlo a me nella lieve brezza profumata della sera, sotto un cielo trapunto di stelle brillanti, carezzando piano il suo viso e sussurrandogli con dolcezza tutto ciò che vorrei sapesse. L'immagine che si forma nella mia mente del suo viso sorridente mi regala un brivido di felicità.
Sorrido a mia volta a quell'immagine irreale, accogliendo in me tutta la serenità che mi provoca quella visione.
Apro gli occhi e gli occhi scuri si specchiano nei miei.
E' tornato. Ha aperto gli occhi. Il sentimento che provo per lui è riuscito a trovarlo e a riportarlo da me.
Ora sono di nuovo al suo fianco e, nella sua mente, finalmente di nuovo accessibile, la porta nera si è spalancata.
D'impulso mi avvicino, quasi vinta dal desiderio di posare un bacio sulle sottili labbra che tremano appena.
Non devo, non ora o potrei rovinare ogni cosa!
Riesco a dominarmi e poggio il viso sul dorso della sua mano. Sospiro a fondo e gli sorrido ancor più apertamente, mentre la felicità di averlo ritrovato, strappandolo ai suoi più orribili incubi, mi riempie il cuore.
- Severus non abbandonarmi mai più. Sono qui con te e voglio che tu stia bene. Ricorda: qualunque cosa succeda io non ti lascerò. Mai.

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:59
 
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Riporto anche qui la recensione alla storia, che ho già lasciato nell'altra discussione ;)

Sola

Quella di Monica è la versione di un Severus ancora attanagliato dalla sofferenza che entra prepotentemente nell'introspezione vibrante ed efficace di questo personaggio originale, senza una precisa connotazione ma ugualmente bellissimo perchè ricco di sentimento e di tenera devozione per l'uomo che ama. E' splendida questa figura di donna angosciata dal senso di impotenza che la soffoca di fronte all'impossibilità di recargli sollievo. E tale sensazione è resa talmente bene, nella prima parte della storia, da divenire tangibile, quasi opprimente anche per me che, perfettamente calata nei panni della protagonista che, da sola appunto, è costretta a lottare contro la disperazione mi fa sentire dentro la stessa inadeguatezza davanti al supplizio di quest'uomo che pare condannato sempre a soffrire.
Ma poi, finalmente, il sentimento è più forte e crea l'impulso perchè il dolore venga sconfitto! Un vero legame d'amore supera qualsiasi difficoltà e barriera, entra nella mente dell'amato, diventa balsamo che cura le piaghe di un animo martoriato, fa rinascere la speranza anche là dove ciò sembra sia impossibile. Un messaggio carico di fiducia e attesa di qualcosa che riporti alla vita davvero stupendo, Monica, i miei più vivi complimenti!
 
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view post Posted on 10/7/2013, 11:42
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Autore/data: Alaide – 21-24 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Quello che non aveva senso era il sorriso sulle labbra della giovane.
Quel sorriso triste.
Nota: La storia è il continuo di Solitudini
Parole: 921

Sinfonie.
3. Sinfonia in sol minore op.2 n.1
Terzo movimento. Una visita


Melusine Fairchild era decisamente nervosa, mentre il tempo scorreva lentamente. Troppo lentamente.
Il tavolo pareva oltremodo largo, quasi che la parte opposta, dove stava una sedia vuota, fosse lontana, quasi in un’altra stanza.
Forse era solo il nervosismo a farle avere impressioni non coerenti con la realtà. Quando le guardie carcerarie entrarono il respiro le si mozzò in gola.
Le parve che le condizioni fisiche del signor Piton fossero peggiorate e l’impressione aumentò quando lo vide sedersi a fatica di fronte a lei.
«Cosa ci fa qui?» domandò bruscamente l’uomo, assaporando il dolore che, nonostante l’antidolorifico, gli attraversava il corpo.
Forse in carcere avevano un prodotto di qualità inferiore a quello dell’ospedale. Forse il suo corpo stava diventando assuefatto all’antidolorifico.
Comunque fosse, stava subendo la giusta punizione per quello che aveva fatto.
Non importava quanto le lettere di Judith fossero piene di affetto. Né quanto gentile fosse il sorriso della signorina Fairchild.
Nulla cambiava il fatto che meritasse quel dolore ed il carcere.
«Sono venuta a farle visita.» Melusine tacque che per farlo aveva dovuto usare il nome di suo padre, una cosa che detestava fare in condizioni normali. «Judith è stata entusiasta della lettera che ha ricevuto da lei, signor Piton, ed io voglio ringraziarla per averle risposto.»
Severus non disse nulla.
Non si era aspettato la visita della giovane. Aveva creduto che, una volta ottenuto che Judith potesse scrivergli, se ne andasse per la sua strada com’era giusto che fosse.
Invece la signorina Fairchild era lì e gli sorrideva gentile. Ed i suoi occhi mostravano preoccupazione.
Non avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo riservato ai colpevoli.
Non avrebbe dovuto sorridergli.
Non avrebbe dovuto essere preoccupata per lui.
Per l’assassino.
Nella solitudine della cella, in compagnia di se stesso, poteva sentire le tenebre della colpa circondarlo, stritolarlo, sommergerlo con tutto il loro peso asfissiante.
Era quello che meritava.
Non meritava le lettere di Judith così colme d’affetto.
Non meritava che quella giovane dall’animo innocente lo avesse voluto incontrare in prigione.
«Judith tiene la sua lettera sempre con sé.» aggiunse Melusine, sentendosi a disagio di fronte a quel silenzio ed a quella solitudine. «E dovrebbe vedere come si impegna nella scrittura. Ogni giorno si esercita da sola perché è certa che le farà piacere.»
Il sorriso sulle labbra della giovane si era fatto più dolce e riconoscente. La dolcezza di una madre che parla dei progressi della figlia, la riconoscenza rivolta a chi quella bambina rendeva più calma.
Più felice, forse.
«Dovrebbe convincere la bambina a non tenere così in conto le mie lettere.» disse Severus, parlando lentamente, a fatica.
Aveva già risposto all’ultima lettera di Judith e quel giorno aveva consegnato la risposta perché venisse inviata.
Sapeva che ignorare le lettere della bambina equivaleva a farla soffrire ulteriormente.
Ed egli voleva risparmiarle almeno quello, ma, allo stesso tempo, credeva che alla bambina servisse ben altro che riporre troppo affetto in colui che aveva ucciso i suoi genitori.
L’innocenza di Judith andava preservata.
La sua purezza andava preservata.
Ed egli era caduto troppo nelle tenebre della colpa perché fosse la persona giusta per farlo.
Forse doveva augurarsi che Judith scoprisse il prima possibile la verità ed allora quell’affetto malriposto sarebbe stato distrutto.
«Come posso, signor Piton, dirle di non volerle bene, di non provare affetto per chi ha fatto così tanto per lei?» domandò Melusine, fissando l’uomo.
«Sa perfettamente anche lei, signorina Fairchild, che un giorno Judith comprenderà la verità. Crede veramente che sia una buona idea permetterle di tenere così in conto quelle lettere?» mormorò l’uomo, le ultime parole simili a dei rantoli spezzati.
Il dolore stava diventando insopportabile.
L’antidolorifico stava diventando poco efficace, ma l’uomo non aveva alcuna intenzione di rivelarlo a nessuno. Meritava quel dolore.
In fin dei conti, il carcere era una punizione non bastante per le colpe che aveva commesso.
«Dov’è il quaderno, signor Piton?» domandò preoccupata Melusine, lanciando un’occhiata alla guardia carceraria che stava in piedi impassibile accanto alla porta che conduceva alle celle. «I medici dell’ospedale devono aver detto dei suoi problemi, anche se questo non le ha impedito di parlare al processo.»
«Era forse presente, signorina Fairchild? Per vedere finalmente punito l’assassino?»
«Lei non è un assassino.» mormorò rapidamente la giovane. Desiderava quasi che la guardia carceraria sentisse quello che stava dicendo, ma sapeva di aver parlato a voce bassa e, forse, il secondino non stava nemmeno ascoltando le sue parole. «Non sono venuta. E mi è dispiaciuto sapere che è stato mio padre a giudicarla.»
Sulle labbra della donna comparve un sorriso quasi di scusa, quasi fosse una sua responsabilità la presenza del padre.
Severus non ne era stato stupito.
La signorina Fairchild si era premurata di dirgli, il giorno in cui le aveva rivelato che si era autodenunciato, che suo padre era uno dei giudici del tribunale della cittadina.
Ed in fondo non era importante.
Al contrario, il giudice Fairchild era stato giusto, forse anche clemente nel leggere la sentenza.
Quello che non aveva senso era il sorriso sulle labbra della giovane.
Quel sorriso triste.
Il sorriso di chi vorrebbe vedere il suo interlocutore in una situazione diversa, ma non v’era alcuna altra possibilità che gli permettesse di pagare, almeno in parte, per le sue colpe.
Quel sorriso rassegnato.
Il sorriso di chi non può far altro che vedere la propria lotta persa, com’era naturale che fosse quando la giovane si illudeva che egli non fosse un assassino.
Un’illusione illogica in u’adulta adulta qual era la signorina Fairchild.
Forse più comprensibile in una bambina qual era Judith.
Ma pur sempre un’illusione.
 
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view post Posted on 10/7/2013, 17:09
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Una visita di Leonora

Tremenda e straziante questa parte della storia, non pensavo che la descrizione della visita in carcere potesse essere peggiore di quelle in ospedale, ma purtroppo mi sono dovuta ricredere.
Ho visto Severus distrutto, emaciato e più dolente di sempre, ho visto una donna sorridergli senza speranza, ho visto lacrime negli occhi di chi legge.
Dolcissima e ammirevole Melusine, madre e sorella: affettuosa con Severus e protettiva come una sorella, riconoscente per la gioia che Severus dona a Judith e fiera dei progressi della bimba come una madre.
La sofferenza che si infligge è troppo è veramente troppo!
Ho voglia di entrare nel racconto, squotere Severus abbracciandolo e gridargli: no, tu non sei un assassino!
Bello molto intenso questo brano, coinvolgente tanto da farmi star male.
 
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view post Posted on 11/7/2013, 08:30
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I ♥ Severus


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N. 27

Autore/data: Ida59 – 18 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus, Personaggio originale, Minerva
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il piacere di incontrare una cara, vecchia amica, e il timore di rivedere ancora scintille di odio nei suoi occhi verdi scuro. È il seguito di “Libero”.
Parole/pagine: 1355/4.



L’attesa




Severus non avrebbe voluto ammetterlo: non era proprio da lui, ma, in effetti, era tremendamente nervoso.
Del resto, erano davvero tante le cose che erano cambiate nella sua vita dalla notte in cui le lacrime di Fanny lo avevano strappato a una morte che aveva accolto quasi con gioia, nonostante l’atroce dolore di quell’interminabile stillicidio.
Sì, era diventato un altro uomo. Completamente diverso.
Un uomo felice.
Un uomo che viveva un’altra vita.
Una vita che non aveva mai nemmeno osato sognare, di cui non s’era mai reputato degno.
Ma ora stava attendendo di incontrare il suo passato, e questo lo innervosiva terribilmente.
Ancora troppo debole per restare in piedi a lungo, Severus attendeva l’ospite seduto nella comoda poltrona che faceva bella mostra di sé nella stanza, insieme a due poltroncine e un tavolino: era il trattamento di incredibile favore – sicuramente c’era anche lo zampino della sua Guaritrice! –concesso dal San Mungo all’eroe della guerra magica che aveva aiutato a sconfiggere Voldemort. Anche se il mago continuava a essere convinto che molti avrebbero preferito che quella notte Fanny fosse andata a spargere le sue incantate lacrime altrove.
Del resto, Severus aveva avuto lo stesso pensiero, all’inizio, quando ancora riteneva di non meritare il regalo di quella nuova esistenza, né alcun perdono, meno che mai amore.
Ma Elyn era riuscita a fargli cambiare idea.
Con il suo splendido sorriso.
Con il suo amore.
E con il perdono concesso da chi conosceva tutte le sue colpe per averle viste nella sua mente, quando era china giorno e notte al suo capezzale e instancabile combatteva per la sua vita mentre il mago voleva solo morire, dimenticare tutto e smettere finalmente di soffrire.
Per fortuna, Elyn glielo aveva impedito.
Ora, però, la Guaritrice lo aveva messo di fronte a se stesso e al suo passato ed aspettava solo il suo cenno d’assenso per aprire la porta e farlo entrare.
Un sorriso tirato aleggiò sulle labbra sottili dimostrando ad Elyn tutta la sua tensione per l’imminente visita; altri occhi, invece, si sarebbero stupiti di quello strano sorriso mai visto prima sul volto pallido del mago.
Un sorriso che esprimeva timore, ma anche piacere per quella visita temuta e a lungo rimandata.
Il piacere di incontrare una cara, vecchia amica, e il timore di rivedere ancora scintille di odio nei suoi occhi verdi scuro.
- Minerva è venuta più e più volte a trovarti, quando ancora eri incosciente. – ripeté la Guaritrice sorridendo pacata.
Elyn conosceva bene i timori del mago, così difficili da fugare proprio per quel suo complicato rapporto con emozioni e sentimenti.
- Rimaneva a lungo al tuo capezzale: ti tergeva la fronte e ti teneva la mano, chiamando il tuo nome, ripetendolo con affetto…
Severus sospirò cercando di deglutire i propri timori.
Affetto…
- Rigida e severa com’è, in mia presenza cercava di controllarsi, ma io ho visto le lacrime bagnare le rughe del suo volto stanco.
Anche Elyn sospirò; non ricordava quante volte l’aveva già ripetuto, ma lo disse ancora:
- Ti vuole bene, Severus, credimi, - aggiunse sorridendo con dolcezza e sfiorandogli piano la guancia in una tenera carezza, - e desidera solo il tuo perdono per non essere riuscita a capire la verità che per un intero anno è stata sotto i suoi occhi.
Il mago tremò impercettibilmente.
Il suo perdono.
Minerva voleva il suo perdono.
Per non aver compreso la verità.
Per averlo creduto un assassino traditore.
Per averlo odiato durante un interminabile anno, lanciandogli infuocati sguardi colmi di disgustato disprezzo quando lo incrociava per i corridoi e sputandogli addosso parole come insulti ad ogni occasione.
Era forte e coraggiosa, Minerva, e adesso era lì per chiedergli perdono.
A lui.
All’assassino di Albus.

Severus sospirò ancora e si aggrappò al sorriso di Elyn, alla sua mano appoggiata lieve sulla spalla.
Era stato un lungo, tremendo anno di finzione a combattere per loro, cercando di proteggere in ogni modo gli studenti dalla stupida ferocia dei Carrow, proprio come aveva promesso a Silente, e facendosi odiare e disprezzare da tutti.
Era giusto così.
Aveva fatto il suo dovere.

Severus sospirò e le sue labbra sottili si piegarono in un amaro sorriso carico di ricordi dolorosi.
Sapeva cosa sarebbe accaduto dopo la morte di Albus: anche quello faceva parte del patto, del prezzo che doveva pagare per espiare le proprie colpe.
E lo aveva pagato, dolorosamente fino in fondo, affrontando ogni giorno l’odio negli occhi di Minerva.
E di tutti gli altri.
Poi c’era stata Nagini. E Fanny.
Ed Elyn.
Le sue lacrime e il suo amore. Ed il perdono che lo aveva riportato in vita congelando il passato e spegnendo i suoi brucianti incubi.
Erano passati tre mesi, e adesso era un altro uomo.
Un uomo nuovo. Felice. Innamorato.
Ma continuava a temere quell’incontro che lo riportava indietro nel tempo, a confrontarsi con il vecchio se stesso: l’impassibile uomo della menzogna, il mago che non provava emozioni, sentimenti meno che mai.
E l’affetto per Minerva era un sentimento forte, quasi quanto l’amore che provava per Elyn.
La Guaritrice gli sorrise ancora stringendogli la mano e cercando di infondergli tranquillità:
- Minerva è giù nell’atrio: non possiamo farla attendere ancora.
Il mago fece un rigido cenno d’assenso ed Elyn volò fuori ad incontrare la visitatrice così attesa, e così temuta.
Gli restavano solo pochi istanti per prepararsi e le parole di Elyn continuavano ad echeggiargli nella mente: Minerva ti vuole bene e, soprattutto, tu vuoi bene a lei. Dimostraglielo!
Già, come se fosse stato facile…
Elyn aveva letto i sentimenti che il mago provava verso Minerva direttamente nella sua mente, libro denso di dolorosi ricordi che la Guaritrice aveva sfogliato pagina per pagina – anche le più tremende, quelle che raccontavano le sue orribili colpe e i suoi strazianti rimorsi – mentre giaceva tra la vita e la morte, il veleno di Nagini che continuava a rubargli preziose stille di sangue.
Sì, era vero: voleva bene a Minerva, ma dirglielo era tutta un’altra cosa!
Aveva imparato a conoscerla poco per volta, anno dopo anno, a stimarla ed apprezzarla per la sua forza e integrità; si era divertito a punzecchiarla ogni volta che poteva, da bravo Serpeverde, ma aveva assiduamente cercato l’approvazione che la severa maga concedeva di rado.
Ma lui l’aveva ottenuta, quella preziosa approvazione, insieme all’insistenza materna quando a tavola quasi non toccava cibo, o gli sguardi preoccupati quando lasciava il castello per una delle sue pericolose missioni di spia.
Poi l’anziana maga lo attendeva al ritorno, fino a notte fonda, nascosta dietro le pesanti tende, una sola, tremula candela a rischiarare le tenebre dei suoi timori: come una madre, Minerva non riusciva a dormire finché non lo sapeva al sicuro.
Una notte in cui il mago era tornato al castello senza quasi più riuscire a reggersi in piedi dopo una tremenda Cruciatus punitiva di Voldemort, Minerva era uscita di corsa dal grande portone d’ingresso del castello, nel freddo nero della notte, avvolta solo nella sua vestaglia scozzese e con i lunghi capelli semi sciolti dalla solita crocchia austera. L’aveva sorretto ed accompagnato fino alle sue stanze senza proferire una sola parola, quindi aveva sfilato dalla tasca una preziosa boccetta di Pozione Corroborante – una di quelle speciali, da lui stesso distillata – e gliela aveva messa fra le mani: si era accorta del forte tremito delle sue dita, così gliela aveva aperta, temendo che non ce la facesse o gli potesse sfuggire di mano.
Sempre in silenzio, quasi senza neppure guardarlo negli occhi per non metterlo in imbarazzo.
Poi se n’era andata via impettita, i lunghi capelli ingrigiti in gran parte sfuggiti alla severa crocchia che sempre li imprigionava: borbottava improperi e terribili invettive all’indirizzo di Albus che metteva in pericolo la vita del suo ragazzo.
Ma Severus l’aveva visto, il suo sguardo lucido e le lacrime a fatica trattenute, e aveva percepito tutto l’affetto celato nei gesti misurati della vecchia maga, nelle parole non dette e soffocate in sospiri impazienti, nel profondo rispetto che aveva dimostrato per il suo dolore.
- Severus!
Minerva era apparsa sulla soglia, scortata dal rassicurante sorriso di Elyn, la donna che amava e che sapeva sempre essere al suo fianco quando ne aveva bisogno.

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 14:00
 
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L’attesa di Ida



Un Severus diverso è nato tra le righe della storia di Ida. Egli è finalmente l’uomo che merita di essere e che tutti vorrebbero fosse. Comprendo il timore e l’ansia – sempre ben nascosta – di Severus che incontra il suo passato e non sa o non immagina quanto quel passato sarà felice di vederlo diventato un uomo nuovo, felice, libero e innamorato.
E’ tenerissima Elyn che lo conforta e umanissima è anche la reazione incredula di Severus. Perdono è una delle parole chiave per abbracciare il personaggio di Severus: un perdono irraggiungibile, secondo lui, perché è lui che lo chiede, senza mai ottenerlo da se stesso. Tutti gli altri non solo lo hanno perdonato, ma chiedono a lui assoluzione per non averlo capito e creduto.
Tanto più Minerva, la donna – madre di Severus, colei che più di tutti ha sofferto il tradimento, prima e patito la colpa di non aver compreso, dopo.
La storia si consuma nell’attesa e nei ricordi dolci e struggenti di un recente passato, di gesti commoventi e coraggiosi compiuti da una vera, autentica donna indomabile che si concretizzano nel ricordo di una frase chiave che mi ha colpito
CITAZIONE
borbottava improperi e terribili invettive all’indirizzo di Albus che metteva in pericolo la vita del suo ragazzo.


Sono anch’io convinta che la profonda umanità di Minerva veda in Severus niente altro che un figlio.
Commovente quell’unica parola che Ida concede al lettore nell’attimo dell’incontro - Severus!
Con quale intonazione sarà stato pronunciato quel nome?
L’immaginazione corre e io resto in attesa del seguito.
Un capitolo che ho amato molto, almeno quanto amo Minerva.
 
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view post Posted on 11/7/2013, 20:38
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Riporto anche qui il commento che ho lasciato nell'altra discussione alla fic di Ida.

L'attesa


Accidenti Ida, quanto mi piace quando scrivi di Severus e Minerva! Adoro come sai sempre rendere al massimo il loro sentimento di stima e affetto profondo, che ogni volta riesci a elaborare in modo diverso ma sempre molto efficace. Ed è straordinario quel tuo saper ricreare ogni volta abilmente il filo tenace che li unisce, nonostante il dramma che li ha divisi, riuscendo a ricucire in modo perfetto lo strappo nel loro rapporto là dove la Rowling ha mancato per le ovvie, tristissime ragioni che ben conosciamo.
Con te invece questo rapporto, che va molto al di là della semplice conoscenza tra colleghi, rinasce ogni volta in modo stupendo, grazie alla tua sensibilità e alla capacità di scandagliare a fondo l'animo di entrambi.
Non sono riuscita a seguire come avrei voluto l'evolversi dell'amore tra Severus ed Elyn, ma ho avuto modo di potermi gustare finalmente il "sorriso" che hai postato oggi con calma, dedicandogli tutta l'attenzione che merita, e non mi sembra un caso che sia quello importante e fondamentale che delinea l'incontro, tanto anelato da Severus, con Minerva. Finalmente anche per lui un vero palpito di gioia!

CITAZIONE (Ida59 @ 11/7/2013, 09:31) 
...Poi l’anziana maga lo attendeva al ritorno, fino a notte fonda, nascosta dietro le pesanti tende, una sola, tremula candela a rischiarare le tenebre dei suoi timori: come una madre, Minerva non riusciva a dormire finché non lo sapeva al sicuro.
Una notte in cui il mago era tornato al castello senza quasi più riuscire a reggersi in piedi dopo una tremenda Cruciatus punitiva di Voldemort, Minerva era uscita di corsa dal grande portone d’ingresso del castello, nel freddo nero della notte, avvolta solo nella sua vestaglia scozzese e con i lunghi capelli semi sciolti dalla solita crocchia austera. L’aveva sorretto ed accompagnato fino alle sue stanze senza proferire una sola parola, quindi aveva sfilato dalla tasca una preziosa boccetta di Pozione Corroborante – una di quelle speciali, da lui stesso distillata – e gliela aveva messa fra le mani: si era accorta del forte tremito delle sue dita, così gliela aveva aperta, temendo che non ce la facesse o gli potesse sfuggire di mano.
Sempre in silenzio, quasi senza neppure guardarlo negli occhi per non metterlo in imbarazzo.
Poi se n’era andata via impettita, i lunghi capelli ingrigiti in gran parte sfuggiti alla severa crocchia che sempre li imprigionava: borbottava improperi e terribili invettive all’indirizzo di Albus che metteva in pericolo la vita del suo ragazzo.
Ma Severus l’aveva visto, il suo sguardo lucido e le lacrime a fatica trattenute, e aveva percepito tutto l’affetto celato nei gesti misurati della vecchia maga, nelle parole non dette e soffocate in sospiri impazienti, nel profondo rispetto che aveva dimostrato per il suo dolore.
- Severus!
Minerva era apparsa sulla soglia, scortata dal rassicurante sorriso di Elyn, la donna che amava e che sapeva sempre essere al suo fianco quando ne aveva bisogno.

Questo è un brano che meritava di essere riportato per intero, perchè a fine lettura mi sono ritrovata ad avere gli occhi lucidi. Che meraviglia! E' inutile, non riuscirò mai a rimanere indifferente di fronte alla struggente descrizione di un ricongiungimento mai avvenuto in realtà, ma a cui tutte avremmo voluto assistere. Grazie, Ida, per avercelo regalato ancora una volta!
 
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view post Posted on 12/7/2013, 17:19
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CITAZIONE (chiara53 @ 10/7/2013, 18:09) 
Una visita di Leonora

Tremenda e straziante questa parte della storia, non pensavo che la descrizione della visita in carcere potesse essere peggiore di quelle in ospedale, ma purtroppo mi sono dovuta ricredere.
Ho visto Severus distrutto, emaciato e più dolente di sempre, ho visto una donna sorridergli senza speranza, ho visto lacrime negli occhi di chi legge.
Dolcissima e ammirevole Melusine, madre e sorella: affettuosa con Severus e protettiva come una sorella, riconoscente per la gioia che Severus dona a Judith e fiera dei progressi della bimba come una madre.
La sofferenza che si infligge è troppo è veramente troppo!
Ho voglia di entrare nel racconto, squotere Severus abbracciandolo e gridargli: no, tu non sei un assassino!
Bello molto intenso questo brano, coinvolgente tanto da farmi star male.

Sono certa che Melusine e Judith sarebbero perfettamente d'accordo con il tuo ingresso nel racconto. La,parte più difficile sarebbe convincere Severus.
La visita in carcere è stata complessa da scrivere per il suo contenuto ed è in effetti più dura delle visite in ospedale.
Severus vive nella sua autoconvinzione ed il carcere lo intrappola decisamente di più dell'ospedale.
Grazie mille per la recensione!
 
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view post Posted on 13/7/2013, 14:26
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I ♥ Severus


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Mi scuso con tutte: non solo non riesco più a recensire, ma neppure a rispondere ai commenti ricevuti. Prima o poi mi metterò in pari...


___________________

Semplice normalità, di Ellyson

Sarebbe una storia gradevole se non ci fossero tutti quei ridondanti riferimenti alla ‘semplice normalità’ che personalmente trovo alquanto stonati e quasi ficcati dentro a forza per dimostrare qualcosa (che personalmente, tra l’altro, non condivido), ma che per me non sono affatto convincenti.
Perché nulla è meno semplice e normale, per un personaggio particolare e complesso come Severus, della semplice normalità.


Sempre e mai, di Ellyson

Una storia davvero triste (alla faccia dei sorrisi per la felicità di Severus ma, ormai, ci sono rassegnata…) ma bella e intensa e mi è piaciuta. Forse perché anche io penso che quei sorrisi siano i suoi ricordi felici… nessuno glieli può portare via perché, davvero, sono solo suoi.
Per sempre.
E mai.
Questa è la vera, tragicamente romantica realtà.
Sì, una storia delicatamente ‘romantica’, oserei dire, e certo non solo nello stretto senso letterario del termine.


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 14:02
 
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kijoka
view post Posted on 14/7/2013, 22:05




Nr. 27

Autore/data: Kijoka – 14 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: Flash fic
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: Post Malandrini
Avvertimenti: Missing moment
Riassunto: Rimane ancora qualche speranza.
Parole/pagine: 428/1.




Ciò che solo il vento conosce

Crollò in ginocchio mentre il lampo di luce lo accecava.
Era di nuovo solo, in balia degli elementi.
L'erba era umida, ma non avvertì il freddo.
Nella mente fluttuavano libere solo due parole, solo quei due insiemi di lettere appena pronunciati, che potevano significare la differenza tra la vita e la morte:
- Qualunque cosa.
Non sapeva come dar sfogo alle sensazioni potenti che gli esplodevano nel cuore.
Un singhiozzo trattenuto divenne uno sfolgorante sorriso, rapito poi da un sospiro quasi senza fine che si sciolse nelle correnti turbinose.
Il mantello era strattonato con violenza dal vento selvaggio che aggrediva il colle.
Una situazione inusuale, con un urlo lacerante e incessante nelle orecchie, che non gli permetteva neanche si sentire i suoi stessi pensieri.
Non era importante.
In quel momento solo ciò che sentiva dentro di sé era reale, solo ciò che provava era il centro del suo mondo.
I lunghi capelli scuri gli frustavano il viso quasi ribellandosi anch'essi al destino che sembrava essere stato scritto per lui.
Alzò gli occhi al cielo nero.
Strinse tra le mani la bacchetta fin quasi a spezzarla.
In fondo era venuto, aveva accettato il suo invito ad incontrarlo.
L'aveva ascoltato, gli aveva creduto, lo avrebbe aiutato?
Silente non poteva dubitare della sua sincerità: gli aveva aperto la mente.
Sapeva che l'anziano mago era davvero potente e a conoscenza di cose cui la stragrande maggioranza dei maghi nemmeno immaginava. Non solo, era l'unico che avrebbe potuto aiutarlo, l'unico che, forse, avrebbe potuto vedere l'uomo Severus dietro al Mangiamorte, anche se questo forse non gli sarebbe piaciuto per niente.
Il mago si accorse che le lacrime stavano varcando il confine invalicabile della coscienza.
Sentì le palpebre bruciare per le gocce salate, subito sottratte con violenza dagli occhi dal vento feroce.
Se era riuscito a convincerlo forse avrebbe potuto rimediare al terribile errore.
Non avrebbe mai potuto confessare ogni cosa, ma avrebbe risparmiato delle vite innocenti, avrebbe evitato un terribile scempio.
Se Silente davvero avesse potuto aiutarlo allora tutto sarebbe andato per il meglio.
Avrebbe potuto parlarle ancora una volta, anche solo per chiedere scusa.
Ma chissà perché il suo cuore era ancora così agitato e pieno di ansia.
Allargò le braccia, quasi permettesse al vento di trapassarlo e farlo scomparire in chissà quale angolo del mondo.
Chiuse gli occhi e, mentre le lacrime scorrevano senza alcun ritegno sul volto, lasciò libero sfogo a ciò che il suo cuore custodiva.
L'urlo venne rapito dalle folate rabbiose e raggiunse il cielo, dove sarebbe rimasto per l'eternità:
- Lily... io ti amo... ti prego, perdonami!

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 14:03
 
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