Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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view post Posted on 19/6/2013, 17:57
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Una scelta di Leonora


Speranza, sorrisi e lacrime, mescolare tutto con un'immensa dose di dolore e rimorso ed ecco la conclusione.
Leonora, è molto dolce, ma straziante la soluzione al tuo enigma, ho soffero con Melusine e mi sono commossa, usi parole perfette per una perfetta punizione autoinflitta.
Come non immaginare con quanta sottile perizia Severus avrà costruito e raccontato la sua bugia.
E' bravo a mentire anche contro se stesso. Il carcere è il luogo dove lo immagino soffrire di più, privo di tutto anche dell'involontaria possibilità di riscattarsi.
Questa conclusione è la "meno peggio", lo so, ma mi lascia tanta tristezza dentro, in questo assolato e caldo pomeriggio mi ha gelato.
Vorrei poter abbracciare il tuo Severus in ceppi, troppo eroico e buono, mi aggrappo disperatamente a quel
CITAZIONE
«Potrà scrivermi.»

e all'ultima frase
CITAZIONE
E forse in quel luogo, mentre pagava per le sue colpe imperdonabili, sarebbe riuscito ad accettare che quella notte d’estate aveva salvato la vita ad una bambina.
E che Judith gli aveva sorriso riconoscente.

Che dirti? Aspetto il seguito con timore e speranza, ma solo perchè sono un'inguaribile ottimista.

Edited by chiara53 - 21/6/2013, 07:53
 
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Titolo: Il futuro è già incominciato
Autore/data: Ida59 – 15 -16 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico, introspettivo, drammatico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: “Il futuro è qui, Severus, è già incominciato… “. È il seguito di “Sussurri di futuro”.
Parole/pagine: 1111/3.



Il futuro è già incominciato



Gli occhi nocciola di Elyn brillavano della dorata tonalità del sole al tramonto e il sorriso illuminava il suo volto.
Il radioso sorriso dell’amore corrisposto.
Severus riposava ancora, dopo la lunga notte passata a stringerla tra le braccia e a sussurrarle il suo amore con doloroso sforzo e innamorata dedizione.
Dormiva sereno e la Guaritrice osservava l’uomo di cui s’era innamorata conoscendone le tremende colpe e le strazianti sofferenze.
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare la tragica realtà in cui Severus Piton aveva condotto la propria vita; solo Elyn sapeva, perché nei ricordi del mago ne aveva rivissuta l’intera esistenza.
Ancora non riusciva a capacitarsene: era stata irrimediabilmente attratta dal nero abisso di dolore che traboccava dagli occhi di Severus, sbarrati nel delirio convulso delle prime ore del suo ricovero al San Mungo, dopo il miracoloso intervento di Fanny quando ormai tutti l’avevano creduto morto.
La Guaritrice si era sporta un attimo in avanti ed era precipitata senza fine nel baratro della sua atroce sofferenza.
Era stata un’esperienza tremenda ma, se all’inizio avrebbe solo voluto fuggire via senza mai voltarsi indietro e dimenticare subito tutto ciò che aveva visto, poi era invece tornata indietro nei pensieri del mago, più e più volte, per cercare di capire meglio, fino in fondo, affascinata dall’eroico coraggio di quell’uomo che giaceva tra la vita e la morte… e voleva solo morire!
Elyn riemerse dai propri pensieri e tornò a guardare il mago, l’uomo che dopo oltre due mesi era infine riuscita a sottrarre alle ombre della morte.
No, non era stata solo la pozione distillata seguendo i suggerimenti offerti dalla brillante mente del mago che gli aveva salvato la vita.
La Guaritrice sapeva che era stato il proprio amore a compiere il miracolo, e la comprensione profonda da cui era nato il perdono.
E il suo sorriso.
Il sorriso che Severus definiva dolce e bello.
Il sorriso colmo d’amore e di perdono.

Ora Elyn sapeva tutto.
Continuò a sorridere dolcemente osservando le palpebre del mago che nel sonno vibravano leggermente.
Stava sognando ed era sereno.
I lunghi capelli neri erano sparsi in disordine sul candido cuscino: una ciocca, nell’ultimo movimento, era rimasta impigliata sul volto pallido a carezzargli la guancia e le labbra; la Guaritrice la spostò con delicatezza lasciandola poi scivolare piano tre le dita.
Il volto magro e spigoloso era abbandonato nel sonno, le rughe sottili attorno agli occhi quasi svanite in quell’incanto di tranquillità. Rimaneva solo la ruga centrale sulla fronte, che scendeva incuneandosi verso il naso prominente. Ma anche quel segno, di solito così profondamente inciso nella pelle nivea, era più leggero in quel momento di dolce abbandono alla serenità.
Sembrava come se la sofferenza, che per tanti anni era stata l’unica compagna della sua solitudine, se ne fosse andata di colpo via, lasciandolo finalmente libero di assaporare di nuovo la vita.
Severus sognava, ed era un bel sogno, Elyn ne era certa.
Le labbra sottili erano appena dischiuse in un sorriso lieve, involontario.
O, magari, il mago davvero sorrideva nel suo sogno felice correndo incontro al domani e all’amore.
Forse sorrideva a lei, alla donna che lo amava.
Alla donna che il mago amava.
Il sorriso di Elyn sfolgorò nel tramonto: Severus la amava.
Nella notte appena passata glielo aveva ripetuto più e più volte, incurante del doloroso sforzo necessario per lasciar fluire dalla gola quell’ardente sussurro d’amore che poi si adagiava tiepido sulle labbra sottili e morbide che cercavano le sue con delicata passione.
Severus la amava.
Era infine riuscito a liberarsi dal suo tragico passato, dalle colpe, dai rimpianti e dagli strazianti rimorsi ed aveva spezzato le catene di un amore fatto solo di sofferenza e rinuncia.
Le sembrava quasi impossibile: un incanto ancor più grande delle lacrime di Fanny.
Perché Elyn, nel tremendo passato del mago, si era più volte immersa e le sue colpe aveva voluto vederle tutte, fino in fondo: aveva bevuto con lui l’amaro calice della perdita e del rimpianto ed aveva assistito impotente all’insostenibile strazio dei suoi rimorsi.
Severus aveva causato la morte della donna che amava e, spietato carnefice di se stesso, s’era condannato a non vivere, imprigionato nelle fredde e solitarie tenebre del suo sotterraneo ad espiare colpe imperdonabili dal mondo perché lui stesso non poteva perdonarsele.
Eppure, in quel passato colmo d’infinita sofferenza, Elyn aveva visto il coraggio dell’uomo che, caduto nella voragine della colpa, aveva avuto la forza di rialzarsi e aveva combattuto, senza mai risparmiarsi, rischiando ogni giorno la vita, senza mai osare chiedere nulla per sé, ma solo odiandosi e disprezzandosi.
Non c’era mai stato il sorriso nella vita di Severus, perché non lo aveva mai voluto vedere: se l’era sempre negato, così come s’era negato il perdono e l’amore, certo di non poterli mai più meritare.
La Guaritrice sfiorò piano la fronte del mago in una delicata carezza: in quei profondi occhi neri, ancora chiusi nel meritato sonno sereno, Elyn sapeva che adesso brillava di nuovo la voglia di vivere.
E l’amore.
Per lei.
Di nuovo la maga sorrise, piena di tenerezza per l’uomo che amava.
Lo avrebbe reso felice.
Immensamente.
Per ogni lacrima non pianta, per ogni sospiro represso, gli avrebbe regalato un meraviglioso sorriso.
Era bellissimo, Severus, quando sorrideva.
I profondi occhi neri scintillavano, abisso notturno colmo di fascino, e le labbra sottili si schiudevano piano, solo un poco, lasciando intravvedere appena i due incisivi superiori, deliziose chicche che la ingolosivano. Poi le labbra si ammorbidivano e la loro piega diventava attraente, invitante, sensuale…
Sì, per tutta la sofferenza sempre patita da Severus nella sua vita, ora Elyn gli avrebbe regalato un’immensa felicità.
Calore e luce al posto delle fredde tenebre del suo sotterraneo.
Compagnia e risate per riempire la sua triste solitudine.
E amore, amore, amore!
Voleva inondarlo di amore, sommergerlo, pervadere tutto il suo cuore. E il suo corpo.
Gli avrebbe dato tutto l’amore che non aveva mai avuto, ma cui sempre aveva invano anelato.
Un amore immenso, infinito, meraviglioso.
Tutto l’amore che Severus meritava.
Il mago adesso si stava svegliando: Elyn lo attese, il sorriso sulle labbra.
Gli occhi si aprirono piano, le palpebre sbatterono una, due volte, poi le iridi nere scintillarono posandosi sul sorriso della Guaritrice:
- Ho fatto un sogno… - disse in un sussurro sottile, lievemente roco, - un bel sogno!
- Non era un sogno, amore mio! – rispose Elyn posandogli un bacio leggero sulla fronte.
- Parlava di futuro, felicità ed amore…
Gli occhi neri sfolgorarono d’amore posandosi sulla sua donna che sorrise felice e si chinò di nuovo a posare le labbra su quelle sottili del mago che l’attendevano dischiuse in un meraviglioso sorriso d’amore, e sussurrò:
- Il futuro è qui, Severus, è già incominciato…

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:57
 
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Sorriso numero n. 17
Oggi sono di pessimo umore. :truce:

Titolo: Sempre e mai
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Introspettivo, malinconico, triste (forummine avvisate... ;) )
Personaggi: Severus Piton, Lily Evans, James Potter
Pairing: Lily / James
Epoca: Post malandrini
Avvertimenti: nessuno
Riassunto:
Non la vedi dal diploma, ma ogni tanto qualche voce sul suo conto arriva alle tue orecchie e ti colpisce il cuore come una pugnalata.
E la gelosia ti avvelena come il morso di un serpente.

Parole: 563

Sempre e mai

Cammini per i vicoli bui di Nocturn Alley. Il é volto celato dal cappuccio scuro del mantello nero.
L'Oscuro di ti ha mandato da Magie Sinister a ritirare un pacco. Non ti interessa il suo contenuto. E' il tuo compito.
Lui è il Padrone. Tu il servo fidato.
Ti basta.
Per ora.
Il proprietario ti ha squadrato con diffidenza quando hai messo piede nel negozio, ma ti é bastato mostrare l'avambraccio sinistro per farlo zittire e tremare come un bambino.
Ghigni ancora divertito nel ricordare la faccia smorta e spaventata di quel mago mediocre.
Ti piace il potere che hai tra le mani, la possibilità di spaventare qualcuno solo sollevando una manica.
Tu, il Mocciosus che tutti prendevano in giro, rispettato e accettato dagli altri.
Attraversi Nocturn Alley con fare sicuro, a testa alta, osservando divertito e soddisfatto gli altri maghi che si spostano al tuo passaggio.
Esci dal vicolo buio e ti immetti nella chiassosa ed assolata Diagon Alley. E' una mattina come tutte le altre, ma il mondo sta per cambiare.
Nessuno presta attenzione a te e la cosa ti rassicura.
A differenza di prima resti nell'ombra, a margine della strada affollata dove si affacciano tutte le vetrine.
Non vuoi che qualcuno ti riconosca.
Non ancora, almeno.
Cammini per qualche metro poi ti blocchi all'improvviso.
La vedi.
Seduta ad uno dei tavolini esterni della Gelateria Florian, intenta a mangiarsi una coppa gelato dalle dimensioni imbarazzanti. Ricordi ancora il gusto che preferisce.
I capelli rossi brillano come rubini sotto il sole.
E' con lui.
Non ti stupisci. Non la vedi dal diploma, ma ogni tanto qualche voce sul suo conto arriva alle tue orecchie e ti colpisce il cuore come una pugnalata.
E la gelosia ti avvelena come il morso di un serpente.
Sai che si sta per sposare.
Con lui.
L'inetto Grifondoro che te l'ha portata via.
Stringi i pugni e vorresti colpirlo.
Lui e quel suo sorriso perfetto, con i suoi capelli perfettamente spettinati, la solita aria arrogante. Manca solo il boccino d'oro, ma sei quasi certo che ce l'abbia in tasca.
Lei ride e ti sembra di sentire quella risata cristallina che sovrasta il frastuono di Diagon Alley. La vedi allungarsi verso il suo fidanzato e pulirgli l'angolo delle labbra con un pollice.
Lui si avvicina e le ruba un bacio. E' veloce. Leggero. Probabilmente l'ennesimo della giornata.
Digrigni i denti così forte che li senti scricchiolare.
Dentro stai urlando. Il cuore batte furioso in petto, hai l'impressione che presto schizzerà fuori, ma non riesci a staccarle gli occhi di dosso.
Bella e felice.
Ormai donna.
Mai più tua.
Mai stata veramente tua.
Ti imponi di chiudere gli occhi, di cancellare quella scena dalla tua mente.
Di tornare a quando quei sorrisi luminosi erano solo tuoi. Quando ti guardava con innocente stupore.
Quando pendeva dalle tue labbra e desiderava ascoltare i racconti su Hogwarts.
Quei sorrisi erano per te. Per i tuoi occhi di tenebra. Per le tue labbra sottili e poco invitanti.
Solo per te.
Porti quei sorrisi nel cuore, sono i tuoi ricordi felici, gli unici che ti hanno permesso di sopravvivere agli ultimi due anni ad Hogwarts.
Ti aggrappi a quei sorrisi come un'ancora di salvezza.
Quei sorrisi che ti davano calore, affetto, felicità.
Quei sorrisi saranno sempre tuoi.
Apri gli occhi e lo vedi allungarsi per darle un altro bacio.
Sempre tuoi.
Sempre.
E mai.
 
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Il futuro è già cominciato di Ida

Ed eccolo lo splendido capitolo in cui si spalanca la porta dell’amore con la A maiuscola. Anzi per la precisione:
CITAZIONE
Il radioso sorriso dell’amore corrisposto.

Per restare in tema. :wub:
L’attesa della passione a volte è più bella e potente della passione stessa.
Dolcissimo brano: quanto mi piace Severus addormentato e finalmente sereno, addirittura sorridente.
Un sorriso appena accennato, evanescente, mentre la sua donna lo guarda con amore e lo accarezza: temo che finirà per svegliarlo , ma solo per dargli:
CITAZIONE
…tutto l’amore che non aveva mai avuto, ma cui sempre aveva invano anelato.
Un amore immenso, infinito, meraviglioso.
Tutto l’amore che Severus meritava.

Che bello e che splendide immagini hai saputo evocare in contrasto con gli inutili e trascorsi rimorsi e dolori: adesso solo il futuro è importante!
Adesso c’è il sole e l’ombra è sconfitta. :lovelove:

Edited by Ida59 - 3/4/2021, 09:58
 
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view post Posted on 22/6/2013, 21:29
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I ♥ Severus


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Nero, di Kijoka

Davvero tremenda la lettura di questa storia per il lettore che, con il senno di poi, ben sa come ha poi trascorso la sua vita Severus. Così, ogni volta che Severus si chiede
CITAZIONE
Come si può passare la vita in un antro, senza luce alcuna?
Come può un essere umano vivere in un simile posto?

è automatico pensare che lui stesso finirà per trascorrere la vita in un posto simile, solo che lui, a differenza di Voldemort è del tutto e fragilmente umano! Povero amore mio!
CITAZIONE
Il calore non solo inteso come temperatura, ma anche come sensazione di vita vissuta.
Un brivido mi percorre la schiena: qui dentro è come se tutto fosse morto.

Tremendo sapere a priori che ciò che ora lo fa rabbrividire sarà per lui la sua vita!
CITAZIONE
occhi immobili e un lieve alzarsi di un angolo della bocca.
Ora solo questo è il mio sorriso.

Una perfetta descrizione di quello che, realmente, in futuro sarà l’unico sorriso che si appoggerà sulle sue labbra
CITAZIONE
Si inventano storie, più o meno terribili. Si vaneggia su riti crudeli e legami per la vita.
L'unica verità che ho potuto toccare con mano è che tutti lo temono.
Forse conoscerò direttamente quale sia la reale situazione dentro queste mura e valuterò quanto tutte le dicerie possano pesare sulla mia personale bilancia.
Non sono abituato a prendere decisioni sulle impressioni altrui. Devo sempre toccare con mano e valutare in modo diretto.

Sì, mi piace questa spiegazione: come se lui non sapesse o, forse meglio, non credesse a ciò che effettivamente Voldemort era. Il problema è che quando capirà qual è la vera realtà di Voldemort… sarà troppo tardi!
CITAZIONE
La conoscenza: un regalo senza prezzo!

Invece, quale tremendo prezzo hai pagato per quella conoscenza, Severus, un prezzo che mai saresti stato disposto a pagare se lo avessi conosciuto in anticipo!
CITAZIONE
Devo appartenere a qualcosa, devo essere venuto al mondo per uno scopo...
Conosco le mie capacità. Nessuno più potrà mettere in discussione il mio valore.

Povero Severus, quale tremenda illusione: lui stesso, per primo, si metterà in discussione, e per tutto il resto della sua vita, per questo tragico errore!
CITAZIONE
La mia mano pallida spicca sul freddo rivestimento.
Neve all'inferno.

Waaaooo! Bellissimo!
CITAZIONE
Mi aspetto che il rivestimento inghiotta la mia mano e me la restituisca scura e lucida, quasi fosse un guanto...

Bello, bellissimo e terribile! Come se quella mano, che poi si macchierà di sangue, non fosse più del tutto sua…
CITAZIONE
Di cosa ho paura?
Di perdermi.
Di donare me stesso e non avere nulla in cambio. Conosco questa situazione, l'ho già vissuta.
Io non dimenticherò più chi sono. Mai.

Già, e proprio per questo soffrirai, Severus, tremendamente: perché continuerai a ricordarti chi sei, un uomo, e rimpiangerai tutto ciò che hai perduto, l’amore e l’innocenza che hai immolato sull’altare del sapere e della rivalsa.
CITAZIONE
Ho dentro di me la forza per combattere e sarò capace di mantenere i miei principi e le mie certezze.

Eppure vacillerai, Severus, e per un lungo momento cadrai nell’abisso. E piangerai amaramente… Sì, e poi ti rialzerai, coraggiosamente, ma solo per soffrire ed espiare le tue colpe…

Povero Severus, quale tremendo passo stai compiendo, quale tragedia per la tua vita, amore mio…

Come ti ho già detto, invece, non mi piace per nulla che il “suo abito”, con tutti i bottoncini, salti fuori così, come se fossero stati i Mangiamorte a sceglierlo e non lui.


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:58
 
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yana96
view post Posted on 23/6/2013, 09:20




vorrei partecipare anche io, lo so sono in tremendo ritardo ma ho gia qualche idea. potreste inserire anche il mio nome?
devo prima postare il mio racconto su magie sinister, vero?
 
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view post Posted on 23/6/2013, 10:23
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CITAZIONE (chiara53 @ 19/6/2013, 18:57) 
Speranza, sorrisi e lacrime, mescolare tutto con un'immensa dose di dolore e rimorso ed ecco la conclusione.
Leonora, è molto dolce, ma straziante la soluzione al tuo enigma, ho soffero con Melusine e mi sono commossa, usi parole perfette per una perfetta punizione autoinflitta.
Come non immaginare con quanta sottile perizia Severus avrà costruito e raccontato la sua bugia.

Bugia sulla quale ho penato (anche se non so se verrà mai fuori, ma dovevo essere certa che qualsiasi cosa raccontasse alla polizia fosse assolutamente credibile e soprattutto impedisse agli inquirenti di interrogare Judith). È tutta scritta sul suo quaderno (l'idea iniziale era farla leggere anche a Melusine, oltre che alla polizia, ma Melusine avrebbe pianto al "momento sbagliato"... brutta espressione, lo so, ma non funzionava la scena che, come spesso faccio, ho "recitato" per vedere se reggeva).

CITAZIONE
E' bravo a mentire anche contro se stesso. Il carcere è il luogo dove lo immagino soffrire di più, privo di tutto anche dell'involontaria possibilità di riscattarsi.
Questa conclusione è la "meno peggio", lo so, ma mi lascia tanta tristezza dentro, in questo assolato e caldo pomeriggio mi ha gelato.

Il finale peggio era veramente troppo straziante anche per me. Lo vedrai in carcere a partire dal primo capitolo della prossima serie di sorrisi, ovvero da mercoledì. E vedrai anche la prima lettera di Judith (diventerà molto epistolare la prossima serie di sorrisi).

CITAZIONE
Che dirti? Aspetto il seguito con timore e speranza, ma solo perchè sono un'inguaribile ottimista.

Ovviamente non posso dirti se ti conviene sperare o temere, ma ti posso dire che ci sono dei particolari che ho taciuto. Nessun mistero. Ma ho eliminato alcune frasi dal dialogo tra Melusine e Severus per non renderlo troppo pesante e allontanarmi dal cuore del discorso. Quelle frasi sono state semplicemente pronunciate dopo la fine del capitolo e vengono rese note nei primi capitoli di Sinfonie. E con questo taccio e torno a scrivere.
 
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view post Posted on 23/6/2013, 17:07
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (yana96 @ 23/6/2013, 10:20) 
vorrei partecipare anche io, lo so sono in tremendo ritardo ma ho gia qualche idea. potreste inserire anche il mio nome?
devo prima postare il mio racconto su magie sinister, vero?

No, non è necessario inserire preventivamente il racconto su MSS, però la storia deve rispettare con attenzione tutte le regole dell'archivio.
Visto che sei nuova, meglio se leggiamo in anteprima alcuni tuoi "sorrisi" così possiamo darti le dritte necessarie.
Al momento io sono alquanto incasinata, quindi di te si occuperà Kià (Pingui79) che si è gentilmnete prestata all bisogna, mi terrà informata e concorderà con me ogni cosa.

Grazie per la partecipazione.


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:59
 
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kijoka
view post Posted on 23/6/2013, 18:43




Nr. 24

Autore/data: Kijoka – 23 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: L'attimo in cui tutto si fa comprensibile è nascosto tra fiumi di immagini.
Parole/pagine: 1159/3.




Intuizione

Sobbalzò.
Un altro lampo squarciava il cielo, illuminando a giorno il profilo delle morbide colline, poco lontane.
Con una mano si terse la limpida lacrima che scivolava, silenziosa e subdola, sulla guancia.
Sapeva che questo momento sarebbe arrivato, anche se non aveva indovinato quando la ragione avrebbe sottomesso il bruciante sentimento.
Un tuono e i vetri vibrarono.
Così stava il suo cuore: uno scrigno di vetro che avrebbe potuto andare in pezzi da un momento all'altro.
Cosa doveva credere?
Erano passate solo poche ore e ciò che aveva visto l'aveva realmente sconvolta.
Erano stati solo squarci fugaci su un passato terribile, colmi di atrocità. Orrori che mai si erano affacciate alla sua mente. Efferatezze cui non aveva voluto credere, neanche intuire per non accettarle.
Eppure lo sapeva.
Aveva vissuto il periodo buio ed era a conoscenza di quel che si agitava dietro al momento più oscuro della loro storia.
Era ancora molto giovane quando tutto era cominciato, ma la seconda fase l'aveva travolta in tutta la sua spaventosa brutalità.
Non aveva voluto addentrarsi, allora, nelle fondate eventualità che, anche solo la metà di ciò che passavano come dicerie, fosse invece reali!
Ma dopo ciò che aveva visto nella mente del mago non poteva più ignorare.
Sarebbe riuscita a seguire il suo cuore o la strada era troppo in salita e piena di asperità per continuare?
Quello strano senso di fiducia che l'aveva guidata veniva da lontano, lontano nello spazio e nel tempo.
Era tardo pomeriggio, faceva già freddo e aveva cominciato a lavorare lì da una solo settimana quando era entrato nel negozio.
Il mantello lo avvolgeva come una pesante nuvola scura e gli dava un'aria pericolosa, come quella dei temporali estivi, dalle propaggini sfrangiate, che minacciano grandine.
L'aveva guardato appena, di sicuro non l'aveva nemmeno vista.
Si era rivolto direttamente al proprietario del negozio, traendo velocemente una pergamena da una tasca della lunga giacca nero.
Un elenco di libri che avrebbero dovuto procurargli.
Le era sembrato un uomo silenzioso e cupo: aveva parlato con meno parole possibili, dicendo solo lo stretto necessario.
Una collega l'aveva informata che, prima o poi, avrebbe dovuto incontrarlo. Le aveva raccomandato di non rivolgergli la parola: sapeva essere davvero scortese e perfido, tanto quanto il suo aspetto era rigido e burbero. Le aveva raccontato le dicerie e le verità, suggerendole di girare al largo da quell'uomo spaventoso.
Eppure aveva subito pensato che la collega fosse fin troppo prevenuta.
Era stato essenziale e stringato con Cloud, ma gentile, e a dispetto della sua fama, né altero, né arrogante.
Aveva mani forti, ma modi educati.
Gli occhi erano neri, attentissimi. Luminosi, profondi e impetuosi.
Le era sembrato che potessero leggerle dentro, anche solo nel fugace attimo che li aveva incrociati.

Già allora aveva compreso tutto?
Da quando giaceva in quel letto lo aveva vegliato, ma quel contatto l'aveva portata ancora più lontano dei suoi stessi ricordi.
All'inizio erano stati lampi di memoria, sprazzi di lucida angoscia, che aveva letto involontariamente, eppure inesorabilmente, nei suoi incubi, nei suoi pensieri inconsci ed incontrollati.
Poi era cominciato tutto e l'aveva trascinata con sé. La luce interrompeva il buio e, in quella luce, la scena era inequivocabile.
Era cominciato tutto con un viso.
Non l'aveva riconosciuto, in quel momento: era troppo diverso da come lo ricordava.
Era il viso del mago più malvagio e potente, prima che si tramutasse nel mostro senza cuore che era diventato. Un volto umano, dai lineamenti regolari e dai capelli a morbidi ricci e scuri.
Una sola cosa l'aveva fatta riflettere e messa in dubbio: quel sorriso.
Guardarlo era stato come se improvvisamente fosse stata immersa in una gelida pozza di acqua stagnante e putrida.
La voce non se la sarebbe mai scordata: senza alcun sentimento, glaciale e impassibile.
Ricordò come le era sembrato impossibile che una simile, raggelante, sentenza fosse stata pronunciata da quelle labbra, quasi sensuali, aperte in un sorriso.
- Sì... Severus ora sei davvero mio!
Al solo ricordo di ciò che aveva visto in una memoria non sua, un lungo brivido le aveva percorso la schiena.
In quel momento un altro lampo si scagliò nel bosco sulla collina squarciando l'aria con un immediato tuono furibondo.
Anche nella mente dell'uomo senza conoscenza tutto era continuato nello stesso modo: per un attimo era luce, nella quale succedeva qualche cosa di orribile e poi tornava il buio.
Aveva passato una notte intera veleggiando tra ricordi di incredibile violenza, sentimenti di ribellione e di terrore, senza soluzione di continuità.
Deglutì.
Non voleva ricordare ciò che aveva visto.
Non voleva credere che fosse davvero successo.
Non voleva pensare a quanto sangue era stato sparso per un credo senza futuro.
E lui era là.
Lui l'aveva vissuto e ne era stato parte.
Questa era la verità.
Non poteva negare: aveva visto. No, era stato più profondo il contatto: l'aveva rivissuto con lui.
L'angoscia e la paura le montarono nell'anima in un attimo, stringendole la gola fin quasi a mozzarle il fiato.
Avrebbe voluto urlare, ma il tuono seguente lo fece per lei.
Guardò oltre il vetro la pioggia che inondava i prati e gli alberi, trascinata dalle folate di vento feroci.
Lacrime amare di un bimbo lasciato in balia della vita, senza alcun supporto, senza guida.
Quella creatura sceglierà come può, come meglio crede, senza le basi da seguire.
Per tutta la vita sarà trascinato dove più forte tira il vento e costruirà le sue difese come meglio potrà.
Poi prenderà a tagliare fuori gli altri, che non sa gestire, che non riesce a capire e alla fine farà di se stesso una roccaforte inespugnabile per il dolore immenso di vedersi tradito da chi chiamava amico.
Tutto quel che aveva vissuto, ogni decisione che aveva preso lo avevano portato sempre più vicino al baratro e alla fine aveva guardato la sua stessa morte negli occhi...
Poi, sopra il marasma di sentimenti che le si agitavano nel petto, emerse un particolare di una delle visioni più terribili.
Perché l'aveva accantonato? Perché sembrava averlo dimenticato?
Eppure era ciò che più l'aveva colpita!
Era quel che le aveva dato tutto il coraggio. Era stato il motivo che l'aveva spinta avanti e che le aveva gonfiato il cuore di orgoglio. Era un insignificante momento nel quale tutto aveva preso reale significato.
E comprese.
Mani chiare, forti e nervose, appena coperte dal mantello nero, che stringevano l'arma aguzza, rilucente alla torcia accesa nella notte senza luna.
Non aveva solo assistito, era dentro il cuore e nella mente di colui che era il proprietario di quel ricordo.
Quelle stesse mani, quell'anima lacerata, respinta e forse irrimediabilmente afflitta, quella mente acuta e pronta, avevano avuto un fremito: il mago aveva esitato.
L'uomo aveva ripreso il controllo del mostro senz'anima, del seguace del Male, del Mangiamorte.
Il sorriso le si fece largo nel cuore, fino a imperare sulle sue labbra, con tutta la forza dei suoi sentimenti.
Era stato in quell'attimo preciso, ora ricordava bene, proprio allora aveva capito chi davvero fosse Severus Piton.

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:59
 
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view post Posted on 26/6/2013, 08:42
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I ♥ Severus


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N. 25

Titolo: Primi passi
Autore/data: Ida59 – 16 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico, introspettivo,
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Con fatica e sforzo, spinto dall’amore, Severus vuole compiere i suoi primi passi. È il seguito di “Il futuro è già incominciato”.
Parole/pagine: 787/3.



Primi passi




La testa gli girava e il mondo oscillava incerto attorno a lui, i contorni ondulati e sfocati.
Severus bevve l’ultimo sorso della pozione speciale distillata per lui dalla Guaritrice del San Mungo seguendo i suggerimenti letti direttamente nella sua mente, quando ancora lo squarcio inflittogli da Nagini gli impediva di parlare.
Era l’ultima dose del medicinale: da quel momento il mago aveva deciso che sarebbe iniziata la sua convalescenza.
Non intendeva più attendere.
Voleva guarire.
Aveva cose troppo importanti da fare.
Voleva vivere, finalmente.
Severus sorrise.
E amare.
Gli occhi neri scintillarono di felicità.
Elyn.
Strinse i denti e si aggrappò testardo alla testata del letto: non doveva cadere.
E non sarebbe caduto.
Era normale che gli girasse la testa dopo essere rimasto immobilizzato a letto per due mesi e mezzo; era normale dopo tutto il torrente di sangue perso ed il veleno di Nagini in corpo che ammorbava quel poco che gli era rimasto.
Era normale per chi aveva creduto di morire, per chi aveva voluto morire compiendo il proprio ultimo dovere e cercando l’oblio in amati occhi verdi.
Ma non era morto.
E ne era molto felice.
Né era più l’oblio che voleva, ora.
Severus Piton era vivo, si era alzato ed era in piedi, saldamente ancorato alla nuda barra di metallo opacizzato dal tempo che costituiva la testata del suo letto.
Il mondo aveva smesso di girargli vorticoso intorno: si stava finalmente fermando restituendogli la nitida visione della sua stanza al quinto piano del San Mungo, nell’ala riservata in cui Elyn aveva tanto insistito per farlo trasferire.
La grande finestra, aperta sull’estate, era invitante, calda e luminosa, e si trovava solo dall’altra parte del letto, a pochi passi.
Poteva farcela.
Doveva farcela.
Voleva farcela.
Per lei, per Elyn.

Per i suoi occhi nocciola. E per il suo sorriso.
Severus sorrise tra sé.
Era una sorpresa.
La Guaritrice sarebbe presto arrivata e voleva farsi trovare in piedi.
Come un uomo, non più come un debole malato.
Voleva stringerla forte tra le braccia, come fa un uomo con la donna che ama.
Voleva vedere gli occhi nocciola, illuminati dal sole, sorridergli felici e brillare d’amore.
Voleva baciarla, accarezzarla, desiderarla; come ormai faceva a lungo ogni notte.
Voleva inebriarsi del suo profumo, gustare il sapore della sua pelle ed assaporare ancora le sue labbra.
Voleva…
Il mago sospirò appena, il sorriso sempre adagiato sulle labbra sottili: voleva fare tante cose che ancora non era in grado di fare…
Sospirò di nuovo, piano, guardando lontano fuori dalla finestra.
Guardando al futuro.
Avrebbe cominciato camminando fino a là, costeggiando il letto con cautela.
Mosse un passo.
Le gambe erano molli e quasi non lo reggevano.
Si morse il labbro, deciso a non cedere, e spostò avanti l’altro piede.
I contorni del mondo sfumarono di nuovo ai suoi occhi, ondeggiando pericolosamente.
Ricordi di brucianti Cruciatus tornarono all’improvviso vividi nella sua mente. Muscoli che tremavano per la lunga tortura subita e si rifiutavano di reggerlo in piedi con dignità. Scacciò con decisione il dolore delle vecchie memorie: quel passato non sarebbe tornato ad ammorbare il suo presente.
Strinse i denti: ce l’avrebbe fatta!
Un altro passo strascicato, e poi un altro ancora.
Il mondo era tornato al suo posto.
Ancora un passo incerto.
Per Elyn.
Un altro breve passo e arrivò ai piedi del letto. Doveva aggirarlo per raggiungere la finestra dall’altro lato. Scendere dall’altra sponda del letto, già comodamente davanti all’obiettivo, non gli avrebbe dato il gusto della sfida con se stesso.
Un passo un poco più lungo, per la donna che amava.
Un passo più sicuro, per la donna che con coraggio aveva conosciuto il suo passato e amato e perdonato le sue colpe.
Un tempo incedeva con orgogliosa eleganza per i corridoi di Hogwarts, il mantello che gli fluttuava alle spalle, incutendo timore negli studenti.
Ora trascinava a fatica i piedi nudi: meglio evitare di impigliarsi nelle ciabatte.
Era sfinito, madido di sudore, però era arrivato dall’altro lato del letto.
E il mondo era rimasto ordinatamente fermo e nitido.
Intuì il proprio riflesso sulla vetrata spalancata sulla calda estate: uno spaventapasseri spigoloso e nero, dal volto bianco come un morto.
Sorrise al suo riflesso.
Elyn lo amava.
Continuò a sorridere impudente allo spaventapasseri nero.
Da pipistrello a spaventapasseri: era di sicuro un peggioramento, ma Severus continuò a sorridere, felice.
Elyn lo amava.
L’amore e la vita gli sorridevano, infine, nelle iridi nocciola, screziate d’oro, della maga.
Severus girò all’improvviso le spalle alla finestra, come se un richiamo l’avesse raggiunto nella mente.
Elyn era lì, sorridente, raggiante nel vederlo in piedi.
In un istante gli volò tra le braccia.
Il mago la strinse a sé, esausto ed estasiato, continuando a sorridere.
Aveva percorso i primi passi nel suo futuro.

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 14:00
 
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view post Posted on 26/6/2013, 21:18
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Tetralogia - 13. Terza Giornata. Atto II. Affetto, di Alaide

Un momento dolcissimo, grazie a Judith, un raggio di sole che per un attimo raggiunge il cuore di Severus, troppo congelato dai suoi rimorsi, però, per aver speranza di scongelarsi. Cosa mai dovrà fare la bimba per convincerlo? Chi mai potrà obbligare Severus ad ammettere che non riuscire a salvare degli innocenti NON equivale ad ucciderli?
Povera, piccola Judith che cerca affetto e protezione in braccio all'uomo che l'ha salvata, e dolcissimo Severus ancora una volta a proteggerla, anche se temo che di nuovo se ne andrà via per scontare le sue colpe (ho un pessimo presentimento...).



Tetralogia - 14. Terza Giornata. Atto III. Una scelta, di Alaide

Già, e' vana la speranza di Melusine, così come quella di noi lettori, ormai rassegnati che nessun sorriso possa superare la gelida corazza di rimorsi che avvolge Severus nel suo tormento. Perfino Severus s'e' rassegnato che il sorriso di Melusine per lui non si trasformerà mai in odio, ma questo non cambia la sua assoluta determinazione a punirsi per colpe non commesse.
Non si può certo dire che Melusine non abbia perorato con grande passione la causa di Judith, ma anche in lei, ormai, una rassegnata tristezza ha annullato ogni speranza, cosa che da un pezzo e' accaduto anche a me leggendo la storia. Cos il sorriso le muore sulle labbra ed io non ho più altre parole da aggiungere e mi limito a sospirare amaramente assistendo alla irreversibile scelta con cui Severus cerca di rovinare in modo definitivo la sua vita. Solo mi sfugge un ultimo, flebile: povero Severus mio adorato!
Sì, avevo immaginato che si autodenunciasse, anche se non ho capito bene in quale modo riesca a far sì che la bimba non venga interrogata, cosa che gli romperebbe le uova nel paniere.
Mi piange il cuore... non tanto per la prigione in sé (non credo che la sua vita cambierà poi molto, e mi auguro che continuino a fargli prendere l'antidolorifico - a rigor di logica, dovrebbero confinarlo lì in ospedale e nulla di sostanziale cambierebbe) ma perché sembra che nessuno sia in grado di aiutarlo. Che dici, in carcere ci sarà un servizio di supporto psicologico? :-p
Così cerca di salvare la bimba da se stesso (tremendo) quando e' lui stesso ad essere la salvezza per Judith: che disastro, Severus, che disastro, e quale tremenda tristezza stringe il mio cuore nel pugno di ferro di questa sadica fanwriter...
Poi, almeno un po' di logica gli e' rimasta: non vuol danneggiare la bimba (già, lui solo deve essere punito...) distruggendo le sue certezze (sono certezze, quelle di Judith, non illusioni; non e' la bimba che sta sbagliando... Ma che lo dico a fare a chi non vuole ascoltare?) sulla bontà di Severus che, invece, si illude (e le sue sì che sono illusioni!) che Judith possa un giorno odiarlo.
L'ultima frase più d'ogni altra e' straziante e, soprattutto, non oso -meglio - non posso permettermi di illudermi che la continuazione della storia possa essere positiva.
Concludo con un lungo sospiro: quanta triste e rassegnata amarezza in questa storia colma di così tanti bei sorrisi...



Errori, di Kijoka

Del problema di OOC sull'amicizia tra Lucius e Severus nata negli anni di scuola (uno solo, visto che Lucius ha 6 anni più di Severus) ti ho già detto, quindi attendo di rileggere la storia modificata.
Su questa versione posso solo dire che e' stato terribile sentire parlare di Severus in termini che non condivido minimamente, che però fanno ben comprendere che lui fin dall'inizio non e' mai stato un 'vero' Mangiamorte: non e' certo il coraggio o le capacità che gli difettano, bensì la volontà di uccidere!
Povero amore mio, quale tragica prova lo attende, ora, per entrare a pieno titolo in quella schiera di assassini!


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 14:00
 
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view post Posted on 27/6/2013, 09:27
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Autore/data: Alaide – 15-17 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: La luce flebile giocava con le parole, a volte incerte, che la bambina aveva scritto.
Parole innocenti.
Parole in cui Severus riusciva a vedere il sorriso della bambina.
Nota: Questa serie di storie è il seguito di Tetralogia. Il titolo, Sinfonie, implica che la storia sia costruita da diverse macro-parti, ognuna delle quali è una “sinfonia” divisa in quattro movimenti, quindi in quattro capitoli. Le tonalità delle sinfonie seguono le tonalità delle sinfonie di Tcaikovskij. Ogni sinfonia sarà definita come Sinfonia op. 2 n., dove opus 2 vuole indicare che Sinfonie è il seguito di Tetralogia che sarebbe quindi un ipotetico opus 1.
I racconti conterranno le lettere di Judith che è una bambina di sei anni (compiuti in marzo) ed ha quindi iniziato da poco le elementari. Nelle lettere di Judith sono volutamente presenti degli errori grammaticali e ortografici. Aggiungo, per chiarezza, che Judith ha imparato unicamente a leggere prima di andare a scuola (è stata Melusine a insegnarle, per cercare di aiutarla, quando Judith si rifiutava di parlare). Di qui il fatto che in Tetralogia Judith riesca a leggere le parole che Severus le scrive sul quaderno.
Parole: 774

Sinfonie
1. Sinfonia in sol minore op.2 n.1
Primo movimento. Corrispondenza


18 dicembre 1999
Caro Signor Piton,
le scrivo per augurarle Buon Natale. Spero che in Francia non si sente troppo solo.
Un abbraccio,
Judith.
P.S.: le prometto che mi impegnerò a scuola (c’è una maestra che viene all’orfanotriofo) così scriverò senza erori.

L’uomo teneva in mano la lettera, illuminata dalla lampada che spandeva il suo lucore nella cella posta nell’ala ospedaliera del carcere della cittadina.
La luce flebile giocava con le parole, a volte incerte, che la bambina aveva scritto.
Parole innocenti.
Parole in cui Severus riusciva a vedere il sorriso della bambina.
Quel sorriso colmo d’affetto e riconoscenza che tante volte Judith gli aveva rivolto.
Anche l’ultima volta che l’aveva vista gli aveva sorriso e l’aveva cercato come una figlia cerca un padre.
L’aveva ricoperto di un affetto che egli non meritava, non lui che dei genitori l’aveva privata.
E per quello avrebbe scontato una giusta e lunga pena. I giudici Babbani si erano rivelati migliori del Wizengamot e lo avevano condannato a molti anni di reclusione.
Una condanna di cui Judith ignorava l’esistenza.
La signorina Fairchild era stata fedele alle sue parole ed aveva detto alla bambina che egli si trovava all’estero, lontano.
Una menzogna che avrebbe mantenuto in vita un'illusione.
L'illusione che egli fosse una brava persona.
L'illusione che egli meritasse affetto e riconoscenza.
L'illusione che celava la verità.
L'illusione che nascondeva agli occhi innocenti di Judith il sangue che gli copriva le mani.
Era certo che Judith, un giorno, avrebbe scoperto la verità.
Ed allora egli avrebbe ricevuto l’odio ed il disprezzo che provava per se stesso.
Ma in quel momento, tramite quella lettera, la bambina gli sorrideva.
Quel sorriso che non meritava.
Che non avrebbe mai meritato.
Sapeva che la signorina Fairchild avrebbe fatto in modo che Judith vivesse il più a lungo possibile nell’illusione che egli fosse degno del suo affetto.
Ma un giorno, quando fosse stata grande abbastanza per capire, Judith lo avrebbe odiato e disprezzato.
Ed egli aveva bisogno di quell’odio e di quel disprezzo.
Forse era unicamente per quel motivo che era sopravvissuto al morso di Nagini.
Perché il suo destino fosse odiarsi per quello che aveva commesso, per le sue colpe imperdonabili.
Odiarsi ed essere odiato.
Eppure Judith gli scriveva e gli sorrideva attraverso quelle poche parole.
E c’era affetto in quella lettera, un affetto donato senza pretendere nulla in cambio.
Un affetto che, forse, nessuno, prima di Judith, aveva provato per lui.
Riusciva ad immaginare, in quel momento, la bambina scrivere quelle poche parole, impegnarsi – e promettere di farlo – con un sorriso affettuoso sulle labbra.
Un sorriso che si mescolò, per un attimo, con il peso delle sue colpe.
Per un istante gli sembrò che il sorriso di Judith volesse prendere il sopravvento sul tormento che in cui le sue colpe intrappolavano la sua mente, tormento a cui faceva eco il dolore del suo corpo.
Fu un breve lucore, simile forse a quello della lampadina che pendeva malamente dal soffitto della cella.
Poi le tenebre, da cui era avvolta la sua anima lordata del sangue di troppi innocenti, tornarono a soffocarlo.
Così come più intenso si fece il dolore del suo corpo.


Judith non riusciva a far altro che a sorridere quel trenta dicembre.
Il signor Piton le aveva risposto.
Non era una risposta lunga, ma quel pezzo di carta le infondeva sicurezza e calma.
Anche se era lontano, le sembrava che l’uomo la volesse far sentire al sicuro come la notte in cui i suoi genitori erano stato uccisi.
Lione, 23 dicembre 1999
La Francia è accettabile.

Judith rilesse, con un sorriso sulle labbra, per l’ennesima volta quelle poche parole. Era una lettera breve, ma sapeva che il signor Piton era in Francia perché era malato alla gola e a Lione aggiustavano le corde vocali o, almeno, così aveva capito da Melusine.
Con ogni probabilità stava peggio di quando lei aveva la febbre
E le aveva scritto comunque.
Non le importava che non vi fosse scritto Buon Natale o qualche frase affettuosa.
Per la bambina quella lettera era il più bel regalo che potesse ricevere – anche se con qualche giorno di ritardo -, perché era stato il signor Piton a scrivere quelle parole.
Perché il signor Piton, nonostante si trovasse lontano, aveva trovato il tempo per pensare a lei.
Perché – e di questo Judith era convinta – il signor Piton le avrebbe sempre donato quel senso di sicurezza di cui tanto aveva bisogno.
Prima di addormentarsi, con la lettera ben stretta in mano, sorrise con affetto, sperando che, in qualche modo, quel sorriso arrivasse fino in Francia.
Così il signor Piton avrebbe saputo che gli voleva bene.
E che gliene avrebbe voluto sempre.
 
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Lascio naturalmente il mio commento al brano postato da Leonora anche da questa parte ;)

Una delle cose che mi sono ripromessa di fare è leggere dal principio questa tua bellissima fiction, che anche in quest'ultima parte intrisa di malinconia ma anche di stupenda tenerezza, mostra da sola di come valga assolutamente la pena di gustarsi in tranquillità l'intera opera. Meravigliosa la risposta epistolare del Signor Piton alla piccola Judith, stringatissima e solo apparentemente brusca e fredda, scevra da qualsiasi forma di sdolcinatezza ma comunque densa di significato, in cui c'è tutto il Severus che amo: un uomo di poche parole ma di molti fatti, dal sapore agro ma dall'essenza dolce, una presenza sicura e indispensabile di cui non si può più fare a meno, così come ha capito la bimba dotata dell'innocente perspicacia che hanno tutti i bimbi.
Judith si accontenta di quelle quattro parole vergate sul foglio, perchè sa perfettamente che in quel caso sono tanto più preziose di una lunga lettera: il signor Piton le ha risposto, e questo basta perchè lei gli vuole bene e gliene vorrà per sempre! Un episodio commovente e delicato, bellissimo come tutto il resto, complimenti Leonora! :wub:
 
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view post Posted on 27/6/2013, 17:11
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Primi passi di Ida

Non è di un bambino che si parla, ma di Severus che vuole restituirsi alla speranza ed alla vita!
L’ho visto mente compiva faticosamente quei pochi passi, ma quanto sono importanti per chi è stato costretto al letto - parlo anche per esperienza personale- è una gioia vederlo in piedi, vederlo sforzarsi di raggiungere un obbiettivo e mi ha ricordato tante esperienze vissute. Mi congratulo con Ida che ha saputo descrivere lo stato d’animo di Severus alla perfezione: è così che si sente chi esce da un tunnel, tremante e felice di mettersi alla prova.
Devo dire che Severus ci mette anche del suo testardo e determinato:
CITAZIONE
Un altro breve passo e arrivò ai piedi del letto. Doveva aggirarlo per raggiungere la finestra dall’altro lato. Scendere dall’altra sponda del letto, già comodamente davanti all’obiettivo, non gli avrebbe dato il gusto della sfida con se stesso.


Anche l’emozione di Elyn è perfettamente vera.
Che gioia vedere il suo uomo finalmente rinato, sorridente e orgoglioso di sé, è un momento indescrivibile, un’emozione che toglie il fiato: la speranza rinasce!

Spaventapasseri? No, grazie, è solo un po’ dimagrito! :rolleyes:
Bello, bello e molto vero.
 
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view post Posted on 27/6/2013, 17:28
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1. Sinfonia in sol minore op.2 n.1
Primo movimento. Corrispondenza
di Leonora


Sapevo che la corrispondenza mi avrebbe commosso più dei dialoghi, quelle poche righe di entrambi, Severus e Judith, contengono tutto un mondo.
So chepoi il buio torna nella cella, so che il corpo di Severus prova dolore, ma una piccola luce si è fatta strada tra quelle ombre e quei rimorsi.

Severus spera nell’odio di Judith e la bimba, invece, stringe al cuore le poche parole vergate da Severus come un dono bellissimo. Teneri entrambi, la tristezza aleggia imperterrita, ma il pensiero di Judith è dolcissimo e colmo di speranza, un piccolo pensiero da bambina:
CITAZIONE
Prima di addormentarsi, con la lettera ben stretta in mano, sorrise con affetto, sperando che, in qualche modo, quel sorriso arrivasse fino in Francia.
Così il signor Piton avrebbe saputo che gli voleva bene.
E che gliene avrebbe voluto sempre.


Capito Severus, SEMPRE!
Grazie Leonora per aver addolcito lo strazio della prima parte, stavolta sono riuscita a piangere, ed è un passo avanti!
 
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