Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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view post Posted on 23/5/2013, 08:48
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Autore/data: Ida59 – 6/7 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico, introspettivo
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Parole segrete, parole d’amore. È il seguito di “Elyn”.
Parole/pagine: 732/2.


Amore



Severus era ancora molto debole: aveva provato a scendere dal letto, senza riuscirci e rischiando di scivolare a terra se David, il muscoloso infermiere del San Mungo, non l’avesse afferrato in tempo; Elyn lo aveva rimproverato con voce severa proibendogli di ripetere il tentativo finché non fosse stata lei stessa a spronarlo.
Aveva dovuto obbedirle: in fondo era stata la Guaritrice che, con la sua devota ostinazione, era riuscita a salvargli la vita anche grazie ai suggerimenti forniti dalla mente del mago stesso per la nuova formulazione della pozione cicatrizzante.
Così Severus si era rassegnato a rimanere ancora confinato nel letto, mollemente adagiato ai candidi cuscini che lo sostenevano e che Elyn stessa ogni giorno al mattino gli sistemava con cura dietro la schiena, proprio come in quel momento.
Gli era vicinissima, mentre si sporgeva verso l’altro lato del letto, il corpo allungato davanti al suo viso. Severus non poté fare a meno di inebriarsi del suo fresco profumo e di intuire i seni dalla scollatura del camice verde acido, sotto il quale la maga in quella calda estate non indossava nulla: in quel momento non si sentì per niente così debole come Elyn lo aveva giudicato. Drappeggiò meglio il copriletto sollevando prudenzialmente un ginocchio e deglutì il desiderio, doloroso boccone.
La profonda ferita causata dal morso di Nagini non sanguinava più e dopo oltre due mesi stava infine cominciando a rimarginarsi; articolare le parole era ancora molto doloroso, però, quindi Severus aveva preferito continuare a rimanere in silenzio lasciando che fosse solo Elyn a parlare.
E a sorridergli.
Ma il dolore era solo una scusa, soprattutto per chi, come lui, la sofferenza l’aveva conosciuta fino in fondo, fin troppo bene e per troppe volte.
No, non voleva ricordare il passato; non ora, non davanti ad Elyn, non mentre il suo sorriso lo riscaldava.
Il silenzio, del resto, era meno imbarazzante e sicuramente più congeniale per un uomo che della solitudine aveva fatto la sola compagna per la maggior parte della propria vita.
Elyn aveva subito compreso il suo desiderio di tornare al silenzio: l’aveva compreso anche senza parole, perfino senza pensieri, quei pensieri che si facevano sempre più chiari nella sua mente ma che il mago ancora non aveva il coraggio di mostrare alla donna di cui si stava… innamorando!
Sì, era così, innegabilmente ed inesorabilmente.
Meravigliosamente.
Severus sorrise ad Elyn, con dolce passione, come a lei piaceva, ed il premio arrivò subito, come sempre. La maga gli sfiorò appena le labbra, in punta di dita, e un lungo, intenso, ardente brivido di piacere risvegliò con vigore il suo corpo. Per fortuna ora aveva indumenti che potevano contenere il suo virile entusiasmo e un copriletto che poteva celarlo a sguardi indiscreti, anche se faceva caldo, molto caldo in quel mese di luglio: un dolce, splendido tepore che gli riscaldava anche il cuore.
Quel cuore in cui, giorno dopo giorno, quel tremulo sentimento era germogliato sciogliendo lentamente il ghiaccio in cui tanti anni prima aveva voluto – aveva dovuto! – imprigionarlo.
L’amore per Elyn era cresciuto, scaldandolo dal di dentro, in profondità, lasciandolo finalmente respirare, libero di vivere una vita mai vissuta.
L’amore per la donna che aveva saputo non solo perdonare, ma perfino amare le sue colpe.
La donna che gli aveva insegnato a sorridere di nuovo.
Elyn.
E mentre l’amore cresceva nel suo cuore, traboccava e gli illuminava gli occhi neri, Severus desiderava solo ricambiare il sorriso di Elyn, colmo d’amore e di perdono, e pronunciare il suo nome.
Era l’unica parola che aveva pronunciato, la sola che ogni giorno usciva roca e sofferta dalle sue labbra sottili, accompagnata dal dolce ed appassionato sorriso che tanto piaceva alla sua Guaritrice.
Lo sapeva, lo sapeva benissimo: prima o poi avrebbe dovuto dire anche altro.
Ti amo, Elyn.
Sarebbe mai riuscito a pronunciare quelle parole?
La maga lo stava guardando in silenzio, con quel sorriso che parlava d’amore e di perdono. E che rispettava i suoi intimi pensieri.
Sì, un giorno ci sarebbe riuscito.
Ti amo, Elyn.
Voleva dirglielo, ma con le parole, non con i pensieri.
Ti amo, Elyn.
Non aveva mai avuto il coraggio di dire a Lily che l’amava. E l’aveva perduta.
Ma ad Elyn lo avrebbe detto.
Ti amo, Elyn.
E lei gli avrebbe sorriso.
Per sempre.
Socchiuse appena le labbra, di nuovo sfiorando la mano che lei sempre posava vicino alla sua:
- Elyn…
- Severus…
Ti amo, Elyn.

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:43
 
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Amore di Ida

Trovo che questi capitoli della storia d'amore di Elyn e Severus rendano il mago sempre più reale e umano, simpatico e un po' imbranato, mi verrebbe istintivamente da dire.
Severus che sta per cadere, rimproverato, incredibile! Severus che adotta tutte le tecniche possibili per dissimulare il suo "virile entusiasmo", Severus che sorride e si lascia aggiustare i cuscini occhieggiando la maga che, si è capito, lo ha stregato in tutti i sensi.
Ma Severus è sempre lui, l'uomo della solitudne e del dolore,
CITAZIONE
Il silenzio, del resto, era meno imbarazzante e sicuramente più congeniale per un uomo che della solitudine aveva fatto la sola compagna per la maggior parte della propria vita.

Mi fa tenerezza immaginare, guidata dalla perfetta descrizione di quell'attimo, le dita di Elyn che accarezzano le labbra di Severus, l'amore, quello con la A maiuscola irrompe nella mente e nel cuore. Penso che per Severus sarebbe più facile duellare con dieci Mangiamorte che dire quelle due parole: ti amo.
Ma lo farà perchè Lui è coraggioso ed Elyn è troppo bella...
 
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CITAZIONE (chiara53 @ 23/5/2013, 11:56) 
Amore di Ida

Trovo che questi capitoli della storia d'amore di Elyn e Severus rendano il mago sempre più reale e umano, simpatico e un po' imbranato, mi verrebbe istintivamente da dire.
Severus che sta per cadere, rimproverato, incredibile! Severus che adotta tutte le tecniche possibili per dissimulare il suo "virile entusiasmo", Severus che sorride e si lascia aggiustare i cuscini occhieggiando la maga che, si è capito, lo ha stregato in tutti i sensi.
Ma Severus è sempre lui, l'uomo della solitudne e del dolore,
CITAZIONE
Il silenzio, del resto, era meno imbarazzante e sicuramente più congeniale per un uomo che della solitudine aveva fatto la sola compagna per la maggior parte della propria vita.

Mi fa tenerezza immaginare, guidata dalla perfetta descrizione di quell'attimo, le dita di Elyn che accarezzano le labbra di Severus, l'amore, quello con la A maiuscola irrompe nella mente e nel cuore. Penso che per Severus sarebbe più facile duellare con dieci Mangiamorte che dire quelle due parole: ti amo.
Ma lo farà perchè Lui è coraggioso ed Elyn è troppo bella...

Non so se Elyn sia davvero bella, oggettivamente parlando, ma di sicuro Severus la vede tale.
E di sicuro sono bellissimi i tuoi commenti, che mantengono un certo interesse su ciò che accade sotto il fatidico lenzuolino, ormai tramutatosi in un protettivo copriletto.
Ad ogni modo, sì, è vero, Severus è coraggioso e quelle due parole, alla fine, le dirà. Dovete pazientare ancora per pochissimo perchè la prossima storia sarà il preludio alla dichiarazione d'amore che avverrà nella storia ancora successiva.


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:43
 
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Sicurezza, di Alaide

Un’ombra stupenda, meravigliosa: nasconde la bimba (e brava la bimba a restare in silenzio obbedendo all’ordine ricevuto) e la salva; poi protegge la sua innocente infanzia abbracciandola ed impedendole di vedere ( e sono certa che tanto avrebbe voluto impedirle anche di sentire!) ed infine le lascia il caldo e protettivo abbraccio della coperta…
Povera bimba… terribile ciò che le è accaduto. Non solo ha perso i genitori ma ha… grazie a Severus, solo sentito… Tremendo!
Così come è tremendo il sorriso sulle labbra della piccola bagnate dalle sue lacrime, da brividi e più tremendo di qualsiasi altro sorriso tu abbia scritto in questa storia. Un sorriso di fiducia, rivolto al suo salvatore, in mezzo alla disperazione ed alla morte… Ho la gola secca e le mandibole serrate strette mentre leggo e annoto a margine del foglio le mie sensazioni. E mi batte forte il cuore mentre l’agitazione della bimba cresce, insieme al suo terrore, dopo il lampo verde ed il silenzio.
Mentre Severus la porta via proteggendola dalla vista della morte, il nodo alla gola arriva netto al sorriso disperato di Judith: era in preparazione già dall’inizio della scena…
Poi l’avvolge nel plaid… ho la bocca secca… povero Severus… su Judith non dico nulla, è inutile… :cry:
La bimba non parla, non parla più praticamente con nessuno, ma con Severus, con il suo salvatore, l’uomo che non dimenticherà mai, Judith parla, subito.
Altro lancinante nodo alla gola quando di nuovo citi il plaid, che dopo due anni ancora la bimba tiene vicino a sé, in cui ancora cerca sicurezza perché “Glielo aveva dato il signor Piton per farla sentire al sicuro.” Da brividi… anche il naso cola…
Di nuovo quel sorriso, tremendo e meraviglioso insieme, quel sorriso che Severus rifiuta, che non è in grado di accettare… Il sorriso di chi in una notte è diventato grande ed ha compreso… tutto, tutto quello che ancora Severus non vuole comprendere.

Tremenda, questa storia è sempre più atrocemente tremenda.
E tu hai anche il coraggio di farla finire… peggio???
Sadicamente crudele è dir poco…
Appena finito di leggere ho subito sentito il bisogno di scrivere e di regalare a Severus un sorriso dolcissimo e felice per consolarlo (quando leggerai “Risveglio”, più avanti, ricordatelo!). Ma chi consolerà Judith? Solo lui può farlo, solo da lui la bimba accetterà consolazione e protezione. Non puoi abbandonare così Judith, non puoi farlo, Leonora!


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:43
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 23/5/2013, 17:52) 
[color=00ff00]Sicurezza, di Alaide
Un’ombra stupenda, meravigliosa: nasconde la bimba (e brava la bimba a restare in silenzio obbedendo all’ordine ricevuto) e la salva; poi protegge la sua innocente infanzia abbracciandola ed impedendole di vedere ( e sono certa che tanto avrebbe voluto impedirle anche di sentire!) ed infine le lascia il caldo e protettivo abbraccio della coperta…

L'immagine di Severus che avvolge la bambina nel plaid è stata una delle prime che mi è venuta in mente mentre profettavo la storia. In un primo momento avevo anche cercato un escamotage per far sì che Severus le impedisse di sentire, ma non funzionava a livello temporale (quando ho immaginato la scena ho disegnato la planimetria della stanza dei genitori di Rebecca ed ho misurato i tempi dell'azione).

CITAZIONE
Povera bimba… terribile ciò che le è accaduto. Non solo ha perso i genitori ma ha… grazie a Severus, solo sentito… Tremendo!
Così come è tremendo il sorriso sulle labbra della piccola bagnate dalle sue lacrime, da brividi e più tremendo di qualsiasi altro sorriso tu abbia scritto in questa storia. Un sorriso di fiducia, rivolto al suo salvatore, in mezzo alla disperazione ed alla morte… Ho la gola secca e le mandibole serrate strette mentre leggo e annoto a margine del foglio le mie sensazioni. E mi batte forte il cuore mentre l’agitazione della bimba cresce, insieme al suo terrore, dopo il lampo verde ed il silenzio.
Mentre Severus la porta via proteggendola dalla vista della morte, il nodo alla gola arriva netto al sorriso disperato di Judith: era in preparazione già dall’inizio della scena…
Poi l’avvolge nel plaid… ho la bocca secca… povero Severus… su Judith non dico nulla, è inutile…

Ti assicuro che non è stato affatto difficile arrivare a scrive del sorriso di questo capitolo. È tremendo da leggere, ma anche da scrivere. Credo sia la scena più difficile che abbia mai scritto. Le sensazioni della bimba, la sua agitazione e la sua disperazione hanno influenzato anche la mia scrittura ed il modo in cui stringevo la penna. In un primo momento avevo pensato ad una narrazione "esterna" (Judith avrebbe raccontato cos'era accaduto a Melusine), ma non funzionava altrettanto bene.

CITAZIONE
La bimba non parla, non parla più praticamente con nessuno, ma con Severus, con il suo salvatore, l’uomo che non dimenticherà mai, Judith parla, subito.

Sono felicissima che tu abbia notato questo particolare della storia. Judith ci mette del tempo (mesi) a parlare con Melusine (ed è necessario per i prossimi capitoli che lei parli, fuori scena, con Melusine). Con Severus parla subito.

CITAZIONE
Altro lancinante nodo alla gola quando di nuovo citi il plaid, che dopo due anni ancora la bimba tiene vicino a sé, in cui ancora cerca sicurezza perché “Glielo aveva dato il signor Piton per farla sentire al sicuro.” Da brividi… anche il naso cola…
Di nuovo quel sorriso, tremendo e meraviglioso insieme, quel sorriso che Severus rifiuta, che non è in grado di accettare… Il sorriso di chi in una notte è diventato grande ed ha compreso… tutto, tutto quello che ancora Severus non vuole comprendere.

Era esattamente quello che ho pensato scrivendo del sorriso di Judith, il sorriso che Severus rifiuta.

CITAZIONE
Tremenda, questa storia è sempre più atrocemente tremenda.
E tu hai anche il coraggio di farla finire… peggio???
Sadicamente crudele è dir poco…
Appena finito di leggere ho subito sentito il bisogno di scrivere e di regalare a Severus un sorriso dolcissimo e felice per consolarlo (quando leggerai “Risveglio”, più avanti, ricordatelo!). Ma chi consolerà Judith? Solo lui può farlo, solo da lui la bimba accetterà consolazione e protezione. Non puoi abbandonare così Judith, non puoi farlo, Leonora!

Il finale è scritto nel mio quadernetto ed ho scelto quale tra i due papabili, ma non posso dire nulla, ovviamente.
 
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Continuo nel mio tentativo di mettermi in pari con tre delle storie di Ida.
Di Sorriso tra le lacrime ho amato l'incipit che dà una bella ventata di ottimismo (ecco, qualcosa che io credo non riuscirei a scrivere), con il sorriso colmo di felicità di Elyn. Mi è piaciuto tantissimo il modo con cui hai saputo trascolorare la narrazione dal sorriso felice di Elyn ai due mesi passati ai pensieri di Severus, a quel E solo sua era la colpa che non fa che aumentare il valore del sorriso di Elyn, del momento presente. Mi è piaciuto leggere l'excursus che si sofferma sul rapporto particolare che sussiste tra la donna e Severus. Bellissimo il finale con il climax ascendente dei voleva vivere espressi da Severus per poi giungere alle lacrime di sollievo di Elyn e soprattutto a quel Sì, vivrò, per te, solo per te, Elyn!
Bella offre un incipit che offre un'informazione che porta un ventata di ottimismo (ecco, dopo il sorriso che ho scritto oggi - non inerente a Tetralogia - ne avevo decisamente bisogno): lo squarcio sul collo si sta cicatrizzando, quindi la perdita di sangue è stata bloccata. Proseguendo ho apprezzato il modo in cui fai prendere consapevolezza a Severus del proprio corpo e, quindi, della sia nudità. Ho trovato adorabile il suo imbarazzo, ed il suo arrossire, e tutta la parte finale!
Di Angelo del perdono mi è piaciuto già il titolo! Ho trovato poi bellissimo l'incipit che crea in un primo tempo un trait d'union con il finale della storia precedente, per poi ripercorrere lo scorrere dei due mesi trascorsi. Mi piace sempre come scegli con attenzione ogni parola, come trascolori da un momento all'altro. E quindi il modo in cui arrivi, in questo caso, alle parole di Elyn. Il modo con cui procedono è assolutamente fantastico, così come il modo in cui giungono i pensieri di Severus che ho seguito quasi stessi ascoltando un musica nota, sorta in qualche modo in sottofondo, una musica che però è mutata alle ultime parole di Elyn ed ai conseguenti pensieri di Severus ed alle ultime parole che usi. Splendido!
 
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I ♥ Severus


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Per Leonora.

Sono felice di aver letto interpretando in modo corretto le tue intenzioni nella storia, notando anche i dovuti particolari. Non che abbia fatto alcuno sforzo, a dire il vero: era talmente intensa e coinvolgente che ho visto tutto ciò che accadeva, ho sentito le urla e poi la disperazione di Judith... e l'abbraccio avvolgente di Severus. Ma ho anche sentito sanguinare il suo cuore mentre avvolgeva la bimba nel plaid e... si allontanava furtivo, quasi fuggendo da se stesso.

Riguardo ai tuoi commenti sulle mie storie, confesso che è passato tempo da wquando le ho scritte e non ricordo bene il loro preciso contenuto, quaindi devo rileggerle per capire a cosa ti riferisci. Rimando quindi a domani ogni eventuale risposta.


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:44
 
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kijoka
view post Posted on 24/5/2013, 21:50




nr.20

Autore/data: Kijoka – 24 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Personaggio originale, Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: Riflessioni al nascere del giorno.
Parole/pagine: 1.302/3.



L'alba

Con un gesto lento tiro la tenda perché il debole sole del mattino non lo svegli.
Cerco un gesto misurato e calmo, per fare meno rumore possibile.
E' stata una notte tranquilla, per lui, e ne sono immensamente felice.
Lontano, sulle colline, i primi raggi di sole accarezzano il profilo dell'orizzonte, rendendo morbido ogni contorno e ovattati i primi suoni dell'aurora.
La stanza s’inonda di una soffusa luce rosata, che tramuta già nell'arancione.
Anche questa notte è trascorsa senza complicazioni. Mi accingo ad adempiere i miei compiti mattutini nel modo più veloce e silenzioso possibile.
Devo togliere la benda che gli cinge il collo, per permettere il controllo giornaliero della ferita.
Mi avvicino piano.
Il volto è rilassato. La ruga tra le sopracciglia è scomparsa. Solo quando è davvero in pace quel piccolo segno non lascia tracce.
Sorrido silenziosamente.
Accarezzo il viso con lo sguardo e devo trattenermi per non carezzargli appena la fronte. Non ho motivo di farlo: la febbre è passata, almeno per oggi.
Ormai riconosco i movimenti del suo corpo che mi raccontano se sta ancora combattendo.
Vederlo così tranquillo mi rende la serenità che ho dubitato di ritrovare nei primi giorni.
Ora sembra anche a me di respirare più liberamente. La mente fa strani scherzi, ogni tanto.
Mi avvicino un poco di più.
A questa distanza, ogni volta, sento vibrare il campo magico e non posso fare a meno di tremare.
La potenza che emana da lui è davvero intensa.
Resto a guardarlo, immobile.
Quante terribili esperienze deve aver attraversato quel bimbo che vedo spesso nei suoi ricordi!
Si è trasformato in un uomo, in un mago che, anche senza coscienza, è in grado di proiettare attorno a sé il suo potenziale.
Questo mi ricorda quanto la sua stessa magia mi abbia assistito nell'aiutarlo. Da sola forse non ce l'avrei mai fatta, ma sono sicura che lui avesse previsto ogni cosa ed è stato, come sempre, un passo avanti agli altri.
Forse ogni attimo stesso della sua vita ha contato per farlo arrivare fino a qui. Una crescita dolorosa, ma significativa.
Eppure percepisco in lui alcuni sentimenti immutati.
Cresciamo davvero totalmente, nella nostra vita? O rimaniamo con alcuni tratti del fanciullo che eravamo?
Mi piace moltissimo pensare che qualche frammento di quel bimbo, così dolce e pieno d'amore, possa essere rimasto dentro di lui. Forse quel tratto di un passato lontano potrà aiutarlo a fronteggiare un futuro che non sarà facile, soprattutto perché non scelto.
Mi piace moltissimo questa vicinanza che abbiamo in comune, anche senza che nessuno dei due faccia niente perché ci sia.
Posso capire meglio le sue reazioni dai frammenti della sua vita che, senza volerlo, ci capita di condividere.
Attraverso questa stessa conoscenza riesco a trovare nuove vie per rinforzare l'incantesimo. Nello stesso momento lui riesce a guidare me in questo intento.
Se tornerà ad essere cosciente parte dei suoi ricordi mi verranno preclusi? Oppure questa strana simbiosi continuerà ad esistere?
Spero succeda solo dopo che si è completamente ristabilito.
In fondo la mia unica, vera speranza è che continui a migliorare e, forse, tra qualche tempo, potrò chiedere direttamente a lui le spiegazioni.
Sempre ammesso che, a quel punto, desideri darmele...
Mi avvicino ancora un po'. Senza rendermene conto smetto di respirare, quasi che il mio solo essergli vicino possa svegliarlo.
Allungo lentamente la mano e poggio appena le dita sul tessuto che gli copre la gola.
Sembra che questo gesto gli dia sollievo: ogni volta le labbra si muovono appena, tremando. Ogni volta il silenzio si colma di un lievissimo sospiro.
Resto immobile per un lungo momento, poi scosto la benda con delicatezza.
La ferita non è ancora rimarginata. Sembra che, nonostante il veleno debba essere stato ormai quasi totalmente espulso, il suo corpo si rifiuti di guarire.
Le palpebre vibrano appena. Trattengo di nuovo il respiro, senza riuscire a distogliere lo sguardo.
La lama di luce soffusa dell'alba si è insinuata tra le tende e ora riverbera sulle pupille nere, sembra ferirle.
Non è come sempre.
Un brivido mi corre lungo la schiena.
Lui vede.
Soli neri, brillanti e attenti.
Sto guardando nell'abisso del mio cuore che si specchia nello sguardo scuro.
Con timore mi allontano appena con la fasciatura tra le mani, cercando di nascondere il residuo di sangue che la imbeve.
Non deve rendersi conto che esiste un incantesimo che lo tiene lontano dal dolore che tutt'ora dovrebbe affliggerlo.
Appena sveglio voglio che riesca solo a percepire pace e serenità, deve dimenticare ciò che è successo per reagire e riprendere al più presto le forze.
La mente acuta lo porterebbe di nuovo alle domande e questo potrebbe spezzare l'oasi di tranquillità che abbiamo voluto tessergli intorno.
Sono impaurita e combattuta.
Vorrei andarmene e lasciarlo solo ad ammirare le sfumature cangianti dell'alba, schermate dalle tende e dalle fronde dell'albero antico.
Nello stesso tempo voglio restargli vicino, mostrargli che può contare su di me, magari riuscire a trasmettergli un senso di sicurezza.
Sarebbe così bello se riuscisse a dimenticare ciò che è stato, forse questa percezione lo aiuterebbe a uscire da questo momento di stallo.
No. Non sarebbe più il mago che ha salvato il nostro mondo.
Non sarebbe più la persona speciale che è stata capace di immolare se stessa per salvare il ragazzo.
Giro lo sguardo velocemente verso il vestito scuro appoggiato sulla poltrona in fondo alla stanza. L’hanno portato qui, nuovo e pulito, per quando potrà rialzarsi. Gesto prematuro, ma pieno di una speranza inespressa.
Quel nero stride in questa stanza, ora colma di colori tenui e fiori appena sbocciati.
Sembra posto a ricordo di ciò che non è più.
Perché sono certa che lui non sarà più lo stesso.
La sua vita cambierà e io farò del mio meglio perché questo avvenga, se me lo permetterà.
Sento che dovrei conoscere ciò che lo opprime per aiutarlo a superare tutta l'inconscia resistenza che non gli permette di sperare e quindi di reagire, e poi di tornare a vivere.
La tenerezza torna a riempirmi il cuore, come quando spio i suoi ricordi di bambino, ma realizzo in un attimo che è un uomo adulto colui che sto fissando.
Brevi occhiate, tra un lento battito di palpebre e l'altro.
Sembra faticare a tener gli occhi anche solo socchiusi.
Apre appena le labbra, ma non può ancora emettere alcun suono, eppure è come se volesse dire qualcosa.
So ciò che vuol chiedere e temo di ritrovare dentro di me la sua domanda. Cosa potrei rispondergli?
Ora il cuore mi pulsa in gola.
E' presente a se stesso e lui stesso può leggermi dentro.
Ciò che ci lega permette questo contatto senza alcuna altra magia. Un danno collaterale, non conosciuto né cercato.
Ne ho approfittato ampiamente in questi giorni, ora potrebbe toccare a lui.
Lo sguardo nero continua a frugarmi dentro.
Eppure sembra non trovare nulla, come se al mio posto ci fosse solo uno schermo bianco.
Gli occhi si chiudono.
E' durato un attimo e per me è stato un eternità. Ora che le pupille scure sono nascoste dietro le palpebre, come il più prezioso dei tesori, mi mancano da morire.
E' stato un momento pieno di emozione, come se fossimo per qualche secondo uniti, non solo nei pensieri.
Un altro scherzo della stessa magia, forse?
Un rumore all'esterno mi fa tornare alla realtà.
A malincuore mi allontano, dirigendomi verso la porta.
Prima di uscire getto un'occhiata al corpo steso nel letto.
Guarirà, ne sono certa.
Poi starà a lui scegliere.
Ciò che più mi spaventa è che anche da qui sono terribilmente attratta dalla sua presenza.
Riuscirò a capire ciò di cui ha bisogno? Capirà che sono qui, e resterò, solo per lui?
Mi scosto, lasciando passare il medico, che saluto con un breve cenno del capo.
Tornerò al suo fianco, per capire, sostenere e imparare. Sola con lui.
Presto.

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:44
 
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Ok, quasi ci siamo: abbiate fede...


Titolo: Chiaro di luna
Autore/data: Ida59 – 12/14 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico, introspettivo, drammatico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
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Riassunto: Argentei raggi di luna ad illuminare ricordi, sogni e realtà. È il seguito di “Amore”.
Parole/pagine: 674/2.


Chiaro di luna




Da quando il mago non era più in pericolo di vita e aveva potuto lasciare l’asettica stanza della rianimazione, la Guaritrice era riuscita a farlo trasferire al quinto piano del San Mungo, in un’ala con accesso riservato, dove nessun visitatore sarebbe potuto casualmente entrare nella sua stanza e disturbarlo.
Severus sorrise tra sé, orgoglioso: la determinazione ostinata di Elyn le permetteva sempre di raggiungere l’obiettivo, in quel frangente certo ottenuto a costo di lunghe e accese discussioni con il Guaritore Responsabile del Reparto Dai Llewellyn riservato ai “morsi gravi”, Smethwyck, l’uomo che per burocratiche questioni di costo l’avrebbe lasciato lentamente morire dissanguato. O, più probabilmente, era stata la gelosia a rendere il Guaritore Responsabile particolarmente sensibile alle questioni economiche.
Elyn aveva decretato che il mago aveva bisogno di vedere la luce del sole, e secondo la Guaritrice nelle stanze al primo piano del reparto deputato ai morsi di Creature magiche di luce ne arrivava troppo poca.
La luce del sole.
Per lui.

Per lui che aveva passato tutta la vita nell’ombra fredda e oscura del suo silenzioso sotterraneo.
La sua solitaria prigione.
Così l’aveva definita Elyn, una profonda tristezza nei begli occhi nocciola.
Sì, era vero: alla fine il suo rifugio era diventato una segreta in cui aveva trascorso lunghi anni senza vivere, tormentato dai rimorsi delle sue colpe.
Elyn lo sapeva bene: aveva letto anche quello nei suoi pensieri durante il delirio febbrile dei primi giorni del ricovero; per questo aveva affermato che aveva bisogno della luce.
Ma tutta la luce di cui Severus aveva realmente bisogno l’aveva già ottenuta, proprio da lei: la luce sfolgorante del perdono che di nuovo gli permetteva di vivere.
E di amare.
Di amare Elyn.

Il mago si tirò su a sedere nel letto: ora riusciva a farlo anche da solo e a restare seduto senza il sostegno dei cuscini. Si sporse un poco verso la finestra e il suo pensiero, colmo di gratitudine, volò alla Guaritrice che come sempre aveva colto molto bene il suo desiderio di poter spaziare con lo sguardo: aveva ordinato di lasciare le tende sempre aperte e di avvicinare il letto all’ampia vetrata affinché il mago potesse guardare fuori, anche se non era ancora in grado di alzarsi.
La luna brillava alta nel cielo inargentando la notte e i suoi sogni.
Lontano, oltre alcune viuzze Babbane affollate di basse casette ordinatamente allineate, poteva scorgere le chiome degli alberi del piccolo parco del sobborgo e perfino un prato, il verde dell’erba sbiadito dal chiarore lunare.
Ma gli scintillanti occhi neri del mago guardavano ancora più lontano, persi nei ricordi del passato, ed altre erano le vivide immagini che vedeva.
Un’altra altalena dondolava lenta nel parco deserto, sospinta solo dalla magia del vento. Le catene che sostenevano l’asse di legno luccicavano come argento sotto i raggi della luna, ma non imprigionavano più il suo cuore.
Severus socchiuse gli occhi per un istante e sospirò piano al ricordo di quel sogno perduto nelle pieghe del tempo.
Tornò a guardare davanti a sé, al prato dove il falò ardeva nel nero della notte: il rogo che alimentava i rimorsi per le sue colpe.
Serrò stretti gli occhi e dolorosamente deglutì il suo passato di sangue, forte del perdono che Elyn gli aveva donato.
Riaprì gli occhi per affacciarsi di nuovo nella notte del passato, l’accecante luce di un lampo verde riflessa sui merli della torre più alta ad oscurare l’argenteo chiarore lunare.
Il mago sorrise debolmente: erano state le lacrime di Fanny, ultimo regalo di Albus, a salvargli la vita. Ma ciò non leniva la sofferenza che quel tremendo ricordo portava sempre con sé.
Solo il pensiero di Elyn riusciva a consolare il suo dolore.
Il suo sorriso…
Era molto tardi, però, e certo la Guaritrice era a casa a dormire.
Severus sospirò piano tornando a guardare il parco lontano, il verde degli alberi rifulgente del candore dell’astro notturno.
Poi, nel silenzio della notte d’argento, il sussurro uscì lieve dalle labbra sottili, colmo d’amore:
- Elyn…
- Sono qui, Severus…
Ed il sorriso illuminò la notte.

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:44
 
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view post Posted on 30/5/2013, 13:28
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Autore/data: Alaide – 27-29 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-Shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Nella lucida superficie bianca vedeva il sorriso di Judith.
Il sorrise che non avrebbe dovuto essere per lui.
Nota: La storia è il continuo di Sicurezza
Parole: 723

Tetralogia

11. Terza giornata. Atto I. Scena I. Amarezza



Un commento dell’infermiera, che gli aveva portato la dose giornaliera di antidolorifico, continuava a rimbombare nelle orecchie di Severus.
Era stato un ciarlare a senso unico, come sempre.
Come sempre, non aveva quasi ascoltato la donna, se non quando aveva nominato l’orfanotrofio e l’aumento del numero di bambini tra l’estate del 1997 e la prima metà dell’anno successivo.
E Severus sapeva perfettamente cos’era avvenuto in quel periodo.
Quanti altri tra quei bambini erano sue vittime?
Quanti altri, oltre a Judith, aveva reso orfani?
La bile gli era montata in gola, alle parole dell’infermiera, e con essa il sapore amaro della colpa.
L’antidolorifico stava intonso sul tavolo, accanto ai libri che, quattro giorni prima, gli aveva portato la signorina Fairchild, insieme alle sue assurde parole, al suo lieve sorriso, alle sue suppliche.
Quella donna era miope.
Non riusciva a vedere l’enormità di quello che lui aveva compiuto.
Non riusciva a vedere il sangue che gli copriva le mani.
Si alzò lentamente in piedi, afferrando la boccetta dell’antidolorifico. Sapeva che avrebbe dovuto chiamare l’infermiera, ma, per quello che aveva da fare, non ne aveva bisogno.
Raggiunse la porta del bagno. Si appoggiò per un istante alla parete, prima di aprire l’uscio. Svitò il tappo della boccetta e ne vuotò il contenuto nel lavandino.
Nel liquido che turbinava verso lo scarico, vide il sorriso riconoscente di Judith.
E sentì l’amarezza della colpa montargli in gola.
Si appoggiò per un istante al lavabo.
Nella lucida superficie bianca vedeva il sorriso di Judith.
Il sorriso che non avrebbe dovuto essere per lui.
Per l’assassino.
Tornò lentamente nella stanza.
Si sedette sulla sedia.
Fuori il sole splendeva, forse mai così luminoso da qualche tempo a quella parte.
I raggi illuminavano la stanza, posandosi sul tavolo, sui libri e sulle pareti giallastra, rendendole più squallide.
E nelle screpolature dell’intonaco l’uomo vide il sorriso colmo di sollievo di Judith.
Quel sorriso che avrebbe dovuto essere colmo d’odio.
E che con ogni probabilità lo sarebbe diventato, quando la signorina Fairchild le avrebbe comunicato la sua decisione.
Una decisione irrevocabile.
Riusciva ad immaginare il sorriso della bambina colmarsi dell’odio e del disprezzo che egli meritava.
E che egli provava per se stesso.
Così com’era una giusta punizione il dolore che stava montando dentro il suo corpo.
Un dolore che dovevano aver provato i genitori della bambina.
Gli pareva di udirne le voci, in quel momento, grida che parevano dire la sua colpa imperdonabile.
Gli pareva di udire le risate degli altri due Mangiamorte.
Rammentava vagamente che la bambina gli aveva parlato quella tragica notte, ma ciò che gli balzava alla mente erano unicamente le grida di quei due innocenti.
Quelle grida che per un istante gli parvero risuonare nella stanza, sostituite ben presto da un lieve bussare alla porta.
Severus non si voltò.
Era certo che fosse l’infermiera. Invece fu la voce di Melusine Fairchild a rivolgersi a lui.
«Signor Piton, so che… forse non si aspettava di rivedermi dopo quello che ci siamo detti quattro giorni fa, ma vi ho riflettuto. Ed ho parlato con Judith. Mi ha raccontato quello che è accaduto quella sera.»
L’uomo non si voltò, né fissò la donna, quando la sentì muoversi nella stanza e sedersi.
Forse, finalmente, avrebbe capito che aveva insistito affinché una bambina innocente potesse stare in compagnia di un assassino.
Forse finalmente avrebbe visto l’odio sul volto dolce della giovane.
«Ha quindi compreso che io sono l’assassino.» affermò Severus, assaporando il dolore che divorava il suo corpo e la sua anima.
«Ho capito che lei ha salvato la vita di Judith e che l’ha fatta sentire al sicuro, pur in una situazione del genere.» ribatté la giovane donna.
L’uomo portò lo sguardo sulla signorina Fairchild e notò che gli stava sorridendo.
Non era un sorriso lieve, né un sorriso nervoso, ma il sorriso di chi aveva fiducia nel suo interlocutore.
Un sorriso che non faceva altro che acuire il sapore amaro che aveva in bocca.
Il sapore amaro della colpa.
Un sorriso che la donna – un’adulta, non una bambina che poteva travisare la realtà – non avrebbe mai dovuto rivolgergli.
Non a lui.
Non ad un assassino.
Riusciva ad immaginare fin troppo bene cosa volesse da lui la giovane.
Immaginava cosa vi fosse dietro quel sorriso.
Quale domanda.
Ma egli sapeva che la decisione che aveva preso era irrevocabile e che nulla poteva modificarla.
 
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view post Posted on 30/5/2013, 17:36
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Chiaro di luna di Ida

All’inizio mi sono chiesta perché mai Severus fosse stato trasferito in un’ala riservata, mi sono risposta: affinché nessuno possa disturbarlo! Ma ho sperato di meglio…
Il brano è tutto imperniato sulla luce, sulla vita e sull’amore; Severus tiene chiusi nel suo cuore i ricordi consapevole che non se andranno mai via del tutto, ma sono ricordi, sono il passato, ora lo sa.
Questo emerge: un Severus felice di poter godere della luce e della vita, donata da un estremo atto d’amore da parte di Silente e di Elyn. Elyn che ha voluto fortemente la sua guarigione e ha donato a Severus sorrisi, ma soprattutto amore e attenzioni, sentimenti mai posseduti, mai provati, e sono per lui, solo per lui.
C’è una frase che mi ha colpito e mi ha fatto visualizzare la sagoma del mago affascinato dalla vista di una notte serena:
CITAZIONE
La luna brillava alta nel cielo inargentando la notte e i suoi sogni.

Poi, ho scoperto che i miei sospetti erano pienamente fondati: Elyn è con lui, entrata di nascosto forse, e… sorride.
Grazie Ida, cento di queste storie!






Amarezza di Alaide

Leonora, straziante, è l’unica parola che sono riuscita a scrivere per riassumere le mie sensazioni.
Ti prego, basta, non farlo soffrire così.
Passo dopo passo ho visto la stanza, il dolore fisico e autoinflitto di Severus e il contenuto di quella boccetta, gettata via per non cadere nella tentazione di assumere il farmaco, perché un uomo è pur sempre un uomo e il dolore che prova deve essere davvero terribile.
Neanche questo si risparmia: una possibilità di sollievo vano per il suo animo, ma utile al suo corpo.
Il degrado della stanza e di ciò che circonda Severus acuisce il senso di disperazione e solitudine.
Vuole soffrire per espiare colpe che solo lui vede tali, Judith gli ha sorriso grata ed ora persino Melusine lo tradisce: gli sorride consapevole e affettuosa. Splendide e terribili queste brevi puntate di una storia ancora più dolorosa.
Il mio personale dolorimetro è ormai al massimo.
Leonora non ce la faccio più!
Bravissima.
 
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view post Posted on 30/5/2013, 18:49
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CITAZIONE (chiara53 @ 30/5/2013, 18:36) 
Amarezza di Alaide

Leonora, straziante, è l’unica parola che sono riuscita a scrivere per riassumere le mie sensazioni.
Ti prego, basta, non farlo soffrire così.
Passo dopo passo ho visto la stanza, il dolore fisico e autoinflitto di Severus e il contenuto di quella boccetta, gettata via per non cadere nella tentazione di assumere il farmaco, perché un uomo è pur sempre un uomo e il dolore che prova deve essere davvero terribile.
Neanche questo si risparmia: una possibilità di sollievo vano per il suo animo, ma utile al suo corpo.
Il degrado della stanza e di ciò che circonda Severus acuisce il senso di disperazione e solitudine.
Vuole soffrire per espiare colpe che solo lui vede tali, Judith gli ha sorriso grata ed ora persino Melusine lo tradisce: gli sorride consapevole e affettuosa. Splendide e terribili queste brevi puntate di una storia ancora più dolorosa.
Il mio personale dolorimetro è ormai al massimo.
Leonora non ce la faccio più!
Bravissima.

Puoi sempre sperare nel meno peggio o nella neve ad agosto (quindi in un insperato happy end), ma il mio dolorimetro è decisamente ampio ;)
L'autoconvincimento di qualcosa che non esiste può essere qualcosa di veramente difficile da estirpare, nonostante Judith e Melusine.
Grazie mille, Chiara! :wub:
 
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view post Posted on 31/5/2013, 18:48
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Continuo nel mio tentativo di mettermi in pari con quattro delle storie di Ida.

Di Capricci ciò che mi è balzato all'attenzione, dopo la lettura, l'ultima frase che racchiude in sé il senso profondo di questo nuovo bel capitolo del tuo racconto. L'umanità ritrovata di Severus che arriva anche - e soprattutto - tramite le "piccole" cose della vita.
Bellissimo l'incipit di Sorriso, dove la parola umano ritorna più volte, collegandosi, non solo in maniera cronologica laddove questa storia comincia dove era finita la precedente, ma anche in maniera concettuale, ribadendo, in una splendida aria, il tema dell'umanità di Severus (dove David funge da semplice pertichino). E bellissimo arriva il sorriso di Severus, un sorriso che il mago non sa nemmeno come s'è formato. Ho adorato la descrizione del sorriso (bellissima l'immagine del sorriso che spezza i vincoli del passato e rompe le catene della colpa), il modo con cui ogni parola segue l'altra permettendo di immaginare quel sorriso sconosciuto da troppi anni a quelle labbra sottili, aride d’amore., un sorriso veramente spettacolare!
Di Occlumanzia ho amato decisamente la domanda che la chiude, quel cenno alla confusione del suo presente, quel presente colmo di luce. Ho apprezzato molto il contrasto che hai creato, oltre la seconda metà del racconto, tra l'oscurità del passato e la luce del presente. Bellissimo!
E Confusione riporta in un battito d'ali alla confusione del presente citata nel finale della storia precedente. E ancora una volta emerge, come nei racconti precedenti, l'umanità di Severus, quell'umanità a lungo negata. Mi piace - ed è questo un tratto comune a tutte le storie, il modo con cui ogni storia diventa il flusso dei pensieri di Severus, passando con naturalezza da un pensiero all'altro. In questo caso, ho apprezzato come sei arrivata a Lily e di lì la riflessione sulla diversità tra Lily ed Elyn o, meglio, tra i sentimenti che hanno legato Severus alla prima e lo legano alla seconda. Ho apprezzato il modo in cui hai scelto ogni singola parola, così come ho apprezzato la parte finale. Si potrebbe dire che all'inizio c'è il tempo d'attacco, poi viene il cantabile che porta a Lily (prima strofa) ed Elyn (seconda), poi il tempo di mezzo, legato ad Elyn che porta alla cabaletta che riassume l'ultimissimo periodo del racconto. Complimenti (ovviamente puoi chiamare la neuro dopo questo delirio musicale :P)
 
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kijoka
view post Posted on 31/5/2013, 21:35




Nr.21

Autore/data: Kijoka – 24 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: Un nuovo primo incontro
Parole/pagine: 819/2
Note : Liberamente (molto liberamente) ispirata a "Welcome to my world" - Delta Machine - Depeche Mode - 2013

Benvenuta nel mio mondo

Ho chiuso dietro di me la porta nera.
Sosto, immobile, per un momento.
Anni fa un uscio chiuso con rabbia sottrasse parte del mio baricentro.
Ora chiudere questa porta potrebbe restituirmi la volontà di perdonare me stesso?
Prendo a camminare per un lungo corridoio buio.
Eppure mi rendo conto di sapere bene dove sto andando: là in fondo raggiungerò la mia meta.
Eccola, la luce!
Corro per raggiungerla...
Riesco ad aprire gli occhi?
Dei rumori ovattati mi strappano al sogno.
Tento di sollevare le palpebre e, quando ormai avevo perso la speranza, ci riesco!
Sembra irreale l'atmosfera, quasi una magia!
La stanza è in penombra e un profilo di donna si staglia scuro contro la luce morbida che si fa largo tra le tende, accostate.
Non vedo nitidamente: i miei occhi sembrano aver dimenticato la luce. Ho la sensazione di galleggiare nel nulla.
Cerco di mettere a fuoco, ma lo sforzo mi sta portando via troppe energie. Eppure continuo a fissare quel profilo sconosciuto che mi attrae.
Vorrei parlare, ma la mia voce si rifiuta di obbedirmi.
Vorrei capire, ma la mia mente anela a tornare nel sicuro rifugio dell'incoscienza.
Ho sognato?
Lei era reale?
Perché mi è sembrato sorridesse?
Non ho avuto il tempo di vedere i particolari del suo volto e la curiosità mi consuma, ma sono stanco...

Il corridoio sembra più corto, ora che qualcuno lo percorre con me.
Sto tornando indietro, ma provo una strana tranquillità.
Sento i suoi passi accanto ai miei, sento la sua mano nella mia.
Mi volto e le sorrido.
Non vedo alcun particolare della sua persona, ma so che è la donna che ho visto nella stanza.
Perché è qui?
Un fresco profumo mi carezza le narici e io sento di essere nel posto giusto.
Eppure lì, a pochi passi, c'è ancora la porta nera.
La vedo nitidamente: legno brunito dal tempo, serratura pesante, borchie enormi di metallo arrugginito, cardini possenti.
Non riuscirò mai a sfuggirle?
Perché devo avvicinarmi? Mi sento spinto a varcare questa soglia, di nuovo.
Ma no, non voglio! Non voglio tornare indietro e ritrovare ciò che ero!
Lei non ce la farà a convincermi e da sola non la aprirà: la porta è troppo pesante e da troppo tempo chiusa. I cardini si sono ormai saldati e nessuno riuscirà mai più a spalancarla.
Io non la aiuterò.
Una mano piccola e delicata si posa sulla enorme maniglia e l'abbassa...
No!
No, ti prego, no! Non aprire quella porta, no... non portarmi di nuovo là!
Il passato torna presente e io sprofondo nei ricordi che ho chiuso dietro il muro insormontabile che culmina con la porta scura.
Non posso rinnegare ciò che sono stato, non posso riavvolgere il passato come un nero nastro di raso, non posso dimenticare i miei errori.
Posso solo rivivere ogni attimo, per espiarlo.
E' davvero questo che vuole che faccia?
Sembra che sia passata una vita intera, ma erano solo pochi giorni che mancavo da qui.
Giorni? Forse minuti... Il tempo ha perso ogni significato per me.
La porta nera è l'ingresso per il mio nero passato, è il collegamento coi miei neri ricordi e con il mio nero rimorso.
Lei resterà con me?
E' arrivata l'ora.
La mano gentile abbassa piano la maniglia e la porta si spalanca.
Sento solo la voce, calda e suadente, sussurrarmi:
- Vieni, Severus, non hai più nulla da temere. Entriamo!

Un sospiro di dolce vento fresco.
Il tempo è sospeso e attende un mio cenno per ricominciare a scorrere.
Benvenuta nel mio mondo...
Tu che sei entrata nella mia mente in punta di piedi.
Tu che stai dentro di me, appena al di sotto della mia pelle.
Tu che sai mostrarmi una nuova via senza che io la veda.
Tu che con il tocco leggero delle tue mani mi hai fatto perdere ciò che del mio passato non volevo ricordare.
Non conosci i miei dubbi e i miei rimorsi, non puoi avere memoria delle sofferenze e della vergogna.
Tu avrai cura delle mie ali, spezzate da troppo tempo.
Sento che saprai dispiegarle nuovamente e insegnarmi a volare verso un nuovo orizzonte.
Mi aiuterai a comprendere, superare e abbandonare l'incubo, come hai saputo strapparmi le mie dolenti radici per farmi ritrovare una nuova, e più vera, voglia di vivere i miei giorni.
Non ti vedo, ma so che ci sei.
Non ti vedo, ma so che non hai occhi verdi.
Non ti vedo, ma so che mi resterai accanto e mi guiderai.
Perché ricordare significhi dimenticare, perché il passato non torni mai più, perché tu possa comprendere chi hai aiutato, perché tu possa decidere se aiutarmi a vivere o darmi una mano a morire.
Mi giro e guardo il volto senza lineamenti.
Il mio futuro mi aspetta, ma solo dopo aver passato a guado la buia notte della ragione.
Stringo forte la mano che trovo ancora nella mia.
Mi volto nuovamente e attraverso la soglia nera.

Edited by kijoka - 2/6/2013, 22:12
 
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view post Posted on 1/6/2013, 14:22
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (chiara53 @ 30/5/2013, 18:36) 
Chiaro di luna di Ida
All’inizio mi sono chiesta perché mai Severus fosse stato trasferito in un’ala riservata, mi sono risposta: affinché nessuno possa disturbarlo! Ma ho sperato di meglio…

E hai fatto molto bene a sperare qualcosa di più... ;)
CITAZIONE (chiara53 @ 30/5/2013, 18:36) 
C’è una frase che mi ha colpito e mi ha fatto visualizzare la sagoma del mago affascinato dalla vista di una notte serena:
CITAZIONE
La luna brillava alta nel cielo inargentando la notte e i suoi sogni.

Eeeh... mi sa che è proprio la stessa immagine che avevo io negli occhi...
CITAZIONE (chiara53 @ 30/5/2013, 18:36) 
Poi, ho scoperto che i miei sospetti erano pienamente fondati: Elyn è con lui, entrata di nascosto forse, e… sorride.

Elyn è sempre con lui...


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:45
 
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