Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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view post Posted on 8/5/2013, 20:40
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I ♥ Severus


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La mente e il cuore, Kijoka.

Molto bella, ed apprezzata, la visione lenta e progressiva della "caduta" di un giovane Severus troppo solo e alla ricerca dela verità... solo con la mente e non anche con il cuore.
CITAZIONE
cerca con la mente una soluzione che solo il cuore può dargli.

Già, proprio così: solo mente e cuore, insieme, sono un connubio insostituibile... e vincente!
CITAZIONE
Già da allora avevi paura di soffrire, vero?
Come non capirti, dolce, piccolo Severus?

Com'è bella l'empatia che c'è con Severus e che viene perfettamente trasmessa al lettore o che, per lo meno, ha sicuramente trapassato il mio cuore.
CITAZIONE
Come non pensare che solo un briciolo d'amore in più avrebbe potuto donarti la forza per renderti sordo alle lusinghe delle facili persuasioni, della falsa comprensione e dell'inganno più nero?

Bello, bello, bello, bellissimo. Non so dire altro, ma è veramente bellissimo e perfetto: un briciolo di amore in più e avrebbe avuto la forza e la sicurezza per non cadere nell'inganno.

Una storia molto bella e intensa. Una stupenda e generosa dichiarazine d'amore, come solo tu sai fare, che guarda al passato e ai sogni, non osando ancora persare al presente...


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:38
 
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Autore/data: Ida59 – 22 gennaio/ 3 febbraio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, drammatico, romantico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Confusione, ricordi, pensieri e desideri che si rincorrono. E domande ancora senza risposte.. È il seguito di “Occlumanzia”.
Parole/pagine: 952/3.



Confusione



Confuso.
Sì, Severus era confuso e non riusciva più a riconoscere se stesso.
Era immobilizzato da oltre due mesi in quel letto del San Mungo, immeritatamente sopravvissuto al dilaniante morso di Nagini grazie all’ostinazione della Guaritrice Elyn che lo aveva curato con amore dopo aver conosciuto e compreso tutto il suo passato. Lo aveva letto nello sconvolgimento febbrile della sua mente mentre lottava tra la vita e la morte: aveva sofferto e combattuto con lui, aveva imparato ad amarlo per quello che era, con tutto il pesante corredo delle sue colpe e, soprattutto, gli aveva concesso il perdono che lo aveva infine riportato in vita.
Il mago era estremamente confuso e non riusciva più a riconoscere il suo corpo, soprattutto, che sembrava voler vivere a pieno quella calda estate e si ribellava ad una castità troppo a lungo imposta. In certi momenti gli sembrava quasi di essere tornato un adolescente in preda alle tempeste ormonali della pubertà!
Aggrottò la fronte, pensieroso e perplesso.
Eppure, lo ricordava bene, certi pensieri indecenti non avevano mai sfiorato la sua mente: non aveva mai pensato a Lily come ora, invece, osava permettersi di pensare ad Elyn.
Solo perché adesso aveva trentotto anni suonati e certe cose, le conosceva, mentre il giovane Severus era del tutto castamente ingenuo?
No, non era quello il motivo.
Aveva amato Lily per tutta la vita, o magari aveva creduto di amarla, perennemente inchiodato a quell’amore perduto solo dai suoi rimorsi; ma era sempre stato un amore casto, purissimo, del tutto innocente… forse proprio perché lui l’innocenza l’aveva perduta e le sue mani si erano immerse nel sangue di troppe vittime.
Proprio lui era stato la causa della morte di Lily: come poteva mai desiderare di toccarla con le sue mani, irrimediabilmente lorde del suo stesso sangue? Come potevano, le mani che l’avevano uccisa, osare desiderare anche solo di sfiorarla con una carezza?
Aveva amato Lily, ma non l’aveva mai desiderata come un uomo desidera una donna; in qualche modo, inconsciamente, se lo era sempre proibito, magari anche per non soffrire di una mancanza in più, di un altro sogno irrealizzabile. Un sogno che lui stesso aveva ucciso, distrutto, annientato insieme al proprio futuro.
Elyn, invece, la desiderava, eccome se la desiderava! Il suo corpo impertinente glielo ricordava con un’imbarazzante insistenza.
Desiderava il suo sorriso e la sua voce, il suo amore e il suo perdono… e innegabilmente bramava anche il suo corpo!
Era amore, questo, l’amore vero?
E perché gli era così facile desiderarla? Perché la sua mente, sotto le spinte impulsive del suo corpo, continuava a creare immagini sensuali di cui immediatamente si vergognava? Affinché Elyn non le trovasse, doveva poi attentamente nasconderle nelle pieghe segrete ed impenetrabili dei suoi pensieri, quelle che un tempo custodivano i pericolosi segreti della spia
Desiderava sfiorarle le labbra con lievi carezze in punta di dita, ricambiando quelle che la maga gli regalava facendolo rabbrividire di piacere quando le sorrideva in quel modo particolare, con dolce passione, che tanto la deliziava.
Elyn non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo, ma il mago l’aveva letto nei pensieri che la Guaritrice, nello sforzo di comprendere i suoi, non proteggeva mai, forse anche ritenendo che lui non avesse ancora abbastanza energie magiche per esercitare la Legilimanzia.
Ma Severus ne aveva di energie, e non solo magiche…
Così desiderava anche carezzarle i capelli, il viso e il corpo; desiderava slacciarle quell’informe camice verde acido e stringerla a sé con appassionato ardore e…
Vedeva le proprie mani sfiorare piano il corpo di Elyn e, per la prima volta da tanti anni, non erano più sporche di sangue.
Le lacrime di Elyn lo avevano lavato via, senza lasciare alcuna ombra: era come se il perdono che aveva evocato per lui fosse riuscito a ripulire la sua anima e l’amore della maga l’avesse poi riempita di luce.
Elyn lo conosceva meglio di chiunque altro, anzi, era l’unica che lo conoscesse fino in fondo: sapeva quali erano le sue tremende colpe e, nonostante tutto, lo amava.
Nei suoi sogni proibiti, il mago accarezzava Elyn, e lei gli sorrideva.
E quando Severus riapriva gli occhi, nella realtà, Elyn ancora gli stava sorridendo.
E quel sorriso alimentava il suo desiderio.
Era amore, questo?
Amore per la donna che aveva saputo comprenderlo fin nel profondo, con infinita attenzione e sensibilità, senza mai giudicarlo. Amore per la donna che aveva conosciuto i suoi strazianti rimorsi, la sua incapacità di perdonare le proprie colpe e tornare a vivere. Amore per la donna che non solo era riuscita a perdonarlo, ma addirittura ad amarlo…
Amore per la donna cui aveva permesso di entrare nella propria mente per leggere i suoi pensieri e in tal modo “conversare”, visto che ancora non riusciva a parlare a causa della ferita ancora non del tutto rimarginata. Con quale delicata leggerezza Elyn sapeva farlo! Eppure era anche sorprendentemente competente e sapeva cogliere sempre la più appropriata sfumatura del suo pensiero, ogni volta stupendolo sempre di più per il profondo interesse, ed amore, che gli dimostrava.
Ma in tutta l’attuale confusione di sensazioni fisiche, emozioni, sentimenti e pensieri del mago, negli ultimi giorni in buona parte celati grazie all’Occlumanzia, cosa poteva aver mai compreso Elyn?
Credeva che ancora amasse Lily?
Era per questo motivo che non aveva mai avuto il coraggio di dichiarargli l’amore che provava e che il mago aveva scoperto non molto tempo prima, fingendosi incosciente durante il suo solitario sfogo dopo l’accesa discussione avuta col Guaritore Responsabile Smethwyck?
Quell’amore sorprendente che Severus, incredulo, aveva più volte letto nei suoi sorrisi e nei suoi pensieri nei giorni successivi.
Le cose, invece, erano molto, molto diverse adesso: non era più Lily a dominare i suoi pensieri, e tanto meno i suoi sensi…

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:39
 
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kijoka
view post Posted on 12/5/2013, 21:53




nr.18

Autore/data: Kijoka – 10 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: Malandrini
Avvertimenti: Missing moment
Riassunto: Ricordi dolorosi
Parole/pagine: 780/2.

Disincanto

Ti guardavo mentre ti allontanavi, con passo fermo.
Era successo dopo una delle nostre prime discussioni sui miei nuovi compagni.
Non ti piacevano affatto e me lo avevi più volte esternato, senza timore alcuno.
Ora so quanto avevi ragione, ma allora...
Non posso mentire a me stesso: allora in alcuni momenti ti invidiavo.
Per la tua fiducia incrollabile negli altri e per la confidenza assoluta in ciò in cui credevi.
Guardando i tuoi lunghi capelli rosso scuro ondeggiare al tuo incedere sicuro, avevo in un attimo realizzato quanto il mio cuore palpitasse vicino al tuo e quanto, nel momento stesso nel quasi sei sparita dietro l'angolo del cortile, già mi mancassi.
Quel pomeriggio mi avevi detto chiaro quanto non amassi le persone che frequentavo, i miei compagni di Serpeverde, ma anche per me era lo stesso: non avevo affatto simpatia per tutti i Grifondoro che dividevano il tempo con te.
Era brutto da pensare già allora, ma mi ero accorto quasi subito che in qualche modo ci stavamo allontanando. Non era una certezza conscia, era qualcosa che avvertivo in fondo allo stomaco, dolorosamente.
Tu con le tue certezze e io con le mie domande.
Avevi risposte pronte per tutto e mai un tentennamento.
Credo derivasse dalla tua infanzia felice, trascorsa nell'armonia della casa e circondata dall'amore incondizionato dei tuoi cari.
Non era lo stesso per me.
Io dubitavo.
Cercavo ragioni per le cose più semplici, quasi che dentro ogni vassoio del pranzo ci potesse essere un mostro nascosto.
Non era paura, anche se era qualcosa che conoscevo bene avendo trascorso molte notti vestito di tutto punto in attesa che colui in cui avevo riposto la mia fiducia tornasse a casa ubriaco e dovessi difendermi da lui, magari scappando in strada.
Non era quel sentimento strisciante e subdolo che ti stringe lo stomaco e non ti fa più ragionare, no, era qualcosa di diverso.
Era la presa di coscienza che in questo mondo non potevo fidarmi di nessuno.
Ero come una vecchia tartaruga che ha abitato in mille cortili diversi e sta guardinga per evitare di farsi travolgere nell'ultimo dall'auto del proprio padrone.
Non ero in grado nemmeno di immaginare se sarei mai riuscito a vivere tutta la vita così...
Ora so che ce l'ho fatta.
Eppure avevo già abbassato la guardia con te, candido giglio nato in un brullo cortile.
Eppure sapevo di dover trovare la mia strada, prima o poi. Forse l'avrei fatto dopo di te che avevi così chiaro nella mente quale fosse la tua.
Avevo bisogno di capire e di conoscere, necessitavo spiegazioni, ma ero affascinato dagli enigmi.
C'erano ancora così tante cose che non conoscevo eppure tu sembravi essere sempre salda nelle tue decisioni. La tua sicurezza faceva a botte con il mio bisogno di pormi domande.
Come facevamo a rimanere vicini?
Le mie motivazioni le conoscevo bene, fin troppo!
Il mio difetto è di cercare sempre al di là del mio orizzonte e, forse, ho puntato troppo in alto per le mie capacità.
Sapevo di non essere famoso tra i compagni e le mie uniche, assodate capacità non erano né palesi, né incontrovertibili.
Quel Potter...
Eppure eri ancora mia amica.
La mia curiosità mi avrebbe portato dei guai, presto. Me l'aveva sempre detto mia madre. Avrei dovuto darle retta.
Tu continuavi ancora a dirmelo, eppure non riuscivo a farne a meno!
Era più forte di me!
Quella stessa notte... quella notte avrei avuto ciò che io pensavo fosse il modo di diventare famoso, stanando quell'amichetto di Potter e dimostrando a tutti che avevo ragione!
Continuando a fissare l'angolo dov'eri sparita il mio sorriso non era più dedicato a te, ma era di soddisfazione per essere riuscito a comprendere prima di tutti gli altri la verità!
Quella notte l'avrei mostrata al mondo e ti avrei resa fiera di me.
Anche tutte le angherie cui mi avevano sottoposto quei quattro sarebbero state solo un lontano ricordo!
Ero giovane. Ero indifeso e solo.
Quella notte avrei sperimentato solo il terrore e un' umiliazione così cocente che resterà impressa nella mia anima per sempre.
Avrei provato sentimenti che mi avrebbero portato a scelte ben più tragiche, a reazioni ancor meno controllate.
Ho gli occhi chiusi, ma, per quanto io possa stringerli, una lacrima è sfuggita al mio controllo.
Mi percorre la guancia e le braccia non hanno la forza di alzarsi per asciugarla.
Scivola lenta verso il basso, solcando la pelle come una goccia d'acido e andando a morire tra i capelli, sul cuscino.
Quella notte sarebbe stato il primo scalino della mia discesa verso ciò che avrebbe distrutto la mia vita, facendomi diventare l'uomo che ero... l'uomo che non avrei mai voluto diventare... l'uomo che non sarò mai più.
 
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view post Posted on 13/5/2013, 14:42
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Confusione di Ida

E’ tutto un gioco di pensieri e sorrisi questo brano. Grande e simpaticissimo Severus, finalmente uomo, finalmente e “fisicamente” innamorato.

Penso anch’io che l’amore per Lily non sia stato che un sogno e una casta illusione da preservare al riparo dal male, dal sangue e dei rimorsi che hanno fatto parte della vita di Severus.
Mi è piaciuta molto questa parte del racconto. Quel chiedersi se davvero l’amore sia questo, mi ha commosso: è così tenero questo Severus ancora incapace di esprimere con le parole l’amore e nasconderlo anche nei pensieri.
Un brano diviso equamente tra sensualità e dolcezza.
:lovelove: Molto, molto romantico.

Disincanto di Kijoka

Quando ti leggo provo un senso di identificazione con i concetti che esprimi.
Il tema dell’insicurezza è trattato da diversi punti di vista, l’adolescenza è l’età più difficile per chi non ha pilastri su cui fondare la nascita del proprio io.
CITAZIONE
Ero giovane. Ero indifeso e solo.

Così ci si sente, così si è sentito Severus. Trovo molto più normale il dubbio e le domande, l’insicurezza e la solitudine che la sicura determinazione di Lily.
No non sono stata una Lily, ma un Severus e, forse per questo, le tue parole mi hanno preso alla sprovvista e commosso.

Edited by Ida59 - 28/11/2020, 20:37
 
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CITAZIONE (chiara53 @ 13/5/2013, 15:42) 
Confusione di Ida
E’ tutto un gioco di pensieri e sorrisi questo brano. Grande e simpaticissimo Severus, finalmente uomo, finalmente e “fisicamente” innamorato.
Penso anch’io che l’amore per Lily non sia stato che un sogno e una casta illusione da preservare al riparo dal male, dal sangue e dei rimorsi che hanno fatto parte della vita di Severus.
Mi è piaciuta molto questa parte del racconto. Quel chiedersi se davvero l’amore sia questo, mi ha commosso: è così tenero questo Severus ancora incapace di esprimere con le parole l’amore e nasconderlo anche nei pensieri.
Un brano diviso equamente tra sensualità e dolcezza.
:lovelove: Molto, molto romantico.

Grazie! :)
Felice che tu abbia gradito. Sì, volevo che Severus apparisse "tenero", quasi ingenuo nei suoi pensieri d'amore, che ancora non riesce ad ammettere neppure con se stesso. Dolce e sensuale, un mix che trovo irresistibile, spruzzato di romanticismo: cosa volere di più?


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:39
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 13/5/2013, 21:07) 
Grazie! :)
Felice che tu abbia gradito. Sì, volevo che Severus apparisse "tenero", quasi ingenuo nei suoi pensieri d'amore, che ancora non riesce ad ammettere neppure con se stesso. Dolce e sensuale, un mix che trovo irresistibile, spruzzato di romanticismo: cosa volere di più?

Stavo per rispondere "un Lucano", ma poi m'è balenata fulminea un'altra opzione: il lenzuolino! :lol: :wub:

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:39
 
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CITAZIONE (pingui79 @ 13/5/2013, 21:36) 
Stavo per rispondere "un Lucano", ma poi m'è balenata fulminea un'altra opzione: il lenzuolino! :lol: :wub:

Hihihi... quel lenzuolino vi prende, eh?
Bene, sappiate che Elyn tutte le notti ci si infila sotto, castamente, perchè Severu, nonostante le apparenze, ancora non è sufficientemente in forze...


-------------------------


E ora passiamo alle cose serie.

Una domanda, di Alaide

E, finalmente, l'arcano è svelato.
Sì, avevo indovinato, e ne sono felice assai.
Forse mi sono distratta tra un capitolo e l'altro e non avevo capito che era passato così tanto tempo che lui non la riconoscesse più.
Belllissimo il modo in cui gliela hai fatta ricordare: perchè già l'aveva tenuta contro di sè!
Molto bella e intensa anche la lenta progressione con cui sveli il mistero, tra il timore di Severus di avere la risposta ai suoi dubbi e il desiderio della bimba di sapere che lui la ricorda.
CITAZIONE
«Quando sei arrivata qui?» chiese l’uomo, benedicendo il dolore che gli attraversò il corpo ad ogni sillaba.

Assolutamente straziante quel dolore cui lo hai condannato... quel dolore che lui vuole soffrire... Tremendo!

Poi, nel pezzo seguente, quando le cose si scoprono con lentezza, soffro con il mio povero amore, che si condanna per non essere riuscito a salvare delgi innocenti ed insiste a chiamare assassinio il suo eroismo. Eppure, sì, è perfettamente da Severus: non salvare una vittima per lui equivale ad ucciderla... Tremendo, straziante, lacerante... il mio povero, dolce amore! :lovelove:
CITAZIONE
Invece il sorriso della bambina si fece più netto, colmo di riconoscenza e sollievo, quasi avesse avuto paura che lui negasse.

tenera Judith.
Lo sapevo, in fondo lo attendevo, è il nodo alla gola è arrivato.
CITAZIONE
«Ne sono felice.» mormorò la bambina. «Ho sempre sperato di poterla incontrare di nuovo.»

E qui il nodo alla gola è esploso, è diventato lacerante e doloroso.
Mi cola anche il naso...
CITAZIONE
Judith non aggiunse altro. Era certa che l’uomo avrebbe capito, che avrebbe compreso che voleva ringraziarlo perché le aveva salvato la vita.
Ed era per quello che gli sorrideva riconoscente.

Sì, era quello che avevo sempre sperato, che aspettavo, che speravo...
CITAZIONE
Sarebbe stato bello se anche i suoi genitori si fossero salvati, ma credeva che quell’uomo fosse stato veramente un eroe, perché l’aveva salvata nonostante vi fossero gli uomini cattivi nella stanza di mamma e papà.

Gli occhi di Judith sono i miei: lui è davvero un eroe. Il mio amore! :lovelove:
CITAZIONE
Era tutto drammaticamente sbagliato.
Era l’odio ciò che meritava.
Non la riconoscenza.
Non un sorriso.

No, no, no!!! E' il sorriso che ti meriti, Severus! E il perdono!
CITAZIONE
Avrebbe voluto gridare alla bambina di fuggire da lui che aveva ucciso i suoi genitori.
Da lui che non era riuscito a salvarli.

Quale enorme differenza, Severus, possibile che tu proprio non riesca a vederla, ad accettarla?
CITAZIONE
Da lui che aveva assistito impotente alla loro sofferenza e alla loro morte.
Li aveva uccisi.
E poco importava che non l’avesse fatto materialmente.

No, no, non è vero! Non è questa la realtà, povero amore mio! Perchè, perchè nessuno ti aiuta, perchè ti hanno lasciato solo? :lovelove:
CITAZIONE
Ma quel sorriso avrebbe dovuto essere d’odio.
Perché era l’unico sentimento che meritava.
Che avrebbe sempre meritato.

Quale intensità di sofferenza, povero amore mio!
E quanto crudele è, con te, questa "sadica" Fanwriter, che spinge le lacrime nei mie occhi!


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:39
 
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Disincanto, di Kijoka.

CITAZIONE
Tu con le tue certezze e io con le mie domande.

Quanto sono diversi!
Avrebbero mai potuto, realmente, stare insieme, anche se Severus non avesse mai fatto la sua scelta sbagliata? (Eppure, anche io e Carlo siamo diversi, come il sole e la luna...)

CITAZIONE
Era la presa di coscienza che in questo mondo non potevo fidarmi di nessuno.

Povero amore mio! :lovelove: un mondo, un intero mondo di sofferenza e disillusione è nascosto in questa presa di coscienza.

CITAZIONE
Come facevamo a rimanere vicini?

Già, stessa domanda che mi sono fatta sopra io.

CITAZIONE
Continuando a fissare l'angolo dov'eri sparita il mio sorriso non era più dedicato a te, ma era di soddisfazione per essere riuscito a comprendere prima di tutti gli altri la verità!
Quella notte l'avrei mostrata al mondo e ti avrei resa fiera di me.

Illusioni, solo tremende illusioni... e rovinose cadute.
Già, bravo Sverus, peccato che non ti sia servito a nulla, se non a rischiare di morire.
E lo stesso è stato per la sua curiosità intellettuale in genere, la sua ricerca del sapere che lo ha portato all'oscurità di Voldemort.

CITAZIONE
l'uomo che non sarò mai più.

Questa affermazione mi stupisce. Devo (posso?) prenderla come una positiva affermazione di cambiamento rispetto al passato? Non ne sono certa: il tuo Seversu è simile al mio in tanti aspetti, ma in molti altri è invece diverso e in questo particolare caso non dispongo di un percorso di crescita psicologica che mi permette di capire qual è il corretto significato da assegnare a questa frase.
Io spero che sia quello che vorrei io...


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:40
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 14/5/2013, 21:37) 
Una domanda, di Alaide

E, finalmente, l'arcano è svelato.
Sì, avevo indovinato, e ne sono felice assai.
Forse mi sono distratta tra un capitolo e l'altro e non avevo capito che era passato così tanto tempo che lui non la riconoscesse più.

Son stata io ad essere contorta. Dico l'anno in maniera indiretta facendo pensare che si trovano nel centenario della fondazione dell'orfanotrofio (1899) e non credo di aver mai detto che siamo in autunno (anche se dal clima si dovrebbe capire). Era un dato facile da dimenticare.

CITAZIONE
Belllissimo il modo in cui gliela hai fatta ricordare: perchè già l'aveva tenuta contro di sè!
Molto bella e intensa anche la lenta progressione con cui sveli il mistero, tra il timore di Severus di avere la risposta ai suoi dubbi e il desiderio della bimba di sapere che lui la ricorda.

Grazie mille! È stato un punto su cui ho penato un po'. Dovevo trovare la scintilla che gli facesse balzare il ricordo alla mente.

CITAZIONE
Assolutamente straziante quel dolore cui lo hai condannato... quel dolore che lui vuole soffrire... Tremendo!

Poi, nel pezzo seguente, quando le cose si scoprono con lentezza, soffro con il mio povero amore, che si condanna per non essere riuscito a salvare delgi innocenti ed insiste a chiamare assassinio il suo eroismo. Eppure, sì, è perfettamente da Severus: non salvare una vittima per lui equivale ad ucciderla... Tremendo, straziante, lacerante... il mio povero, dolce amore!

Il tema del dolore che lui accetta con gioia tornerà, in maniera potente nel prossimo capitolo. Sì, lo so, sono sadica.

CITAZIONE
tenera Judith.
Lo sapevo, in fondo lo attendevo, è il nodo alla gola è arrivato.

Judith è un personaggio di cui mi piace molto scrivere. E sono felice di essere riuscita a trasmettere tutto così vivamente.
CITAZIONE
Sì, era quello che avevo sempre sperato, che aspettavo, che speravo...

Io mi sono, sadicamente ovviamente, divertita a spargere gli indizi e a tenere il lettore sulle spine. Ammetto di aver volutamente mantenuto il comportamento di Severus così dissonante rispetto a quello di Judith.

CITAZIONE
Gli occhi di Judith sono i miei: lui è davvero un eroe. Il mio amore!

La cosa più difficile è convincere Severus.

CITAZIONE
No, no, non è vero! Non è questa la realtà, povero amore mio! Perchè, perchè nessuno ti aiuta, perchè ti hanno lasciato solo?

Perché l'autrice è sadica :P .
Scherzi a parte. Nella realtà non detta (ma non saprei dove infilzarla nella scrittura), al San Mungo hanno fatto le cose un po' in segreto e nessuno sa nel Mondo Magico dove lo abbiano mandato. Per questo nessuno lo visita (immagina una storia parallela in cui Harry e Minerva lo cercano, senza riuscire a cavare un ragno da un buco perché chi sa tace). Ed, ai fini della storia, mi serva solo e abbandonato.

CITAZIONE
Quale intensità di sofferenza, povero amore mio!
E quanto crudele è, con te, questa "sadica" Fanwriter, che spinge le lacrime nei mie occhi!

La sadica fanwriter sta ancora decidendo quale finale dare alla storia (ne ho scritti due). Alla fine potrei postarli tutti e due e far scegliere a voi quello che preferite.
 
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n. 15

Titolo: Alla luce del sole
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Generale
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: Severus / Hermione
Epoca: Post 7 libro – Epilogo alternativo
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Sono stanca dei segreti e dovresti esserlo anche tu. Voglio che la gente sappia che sono la tua donna. Voglio palare con Ginny del mio uomo. Voglio poter guardarti con amore in mezzo ad altra gente e voglio poter andare al matrimonio di Harry con l'uomo che amo. Voglio questo Severus. Una relazione alla luce del sole.
Parole: 1867

Alla luce del sole

Hermione Granger sapeva di avere un carattere difficile. Sapeva che a volte risultava sgradevole parlare con lei perché voleva avere sempre avere l'ultima parola. Sapeva che la sua intelligenza metteva molto in soggezione. Che la sua fama da SoTutto, spesso, la precedeva.
Lo sapeva e, per questo, cercava di smorzare gli angoli aguzzi del suo carattere indurito, a volte troppo indurito, dalla guerra.
Solitamente si tratteneva dal precisare fatti non importanti, cercava di non avere sempre l'ultima parola, si mostrava più permissiva quando vedeva uno dei suoi colleghi infrangere il protocollo per cose insignificanti.
Si tratteneva e le cose andavano bene.
Ma nell'ultima settimana, però, era stata così di pessimo umore che non si era più controllata.
Sbottava quando trovava una carta fuori posto. Criticava tutti, continuamente, e per qualunque cosa. Correggeva chiunque dicesse qualcosa di sbagliato o incompleto. Voleva sempre avere l'ultima parola.
Era stata così insopportabile che un paio di colleghi più anziani, pensando di non essere sentiti, avevano detto che doveva togliersi la scopa da ogni pertugio oscuro del suo corpo.
Per questo quella mattina, appena sbucata da uno dei camini nell'atrio del Ministero della Magia con addosso il suo completo nero babbano, non si stupì quando vide la gente scostarsi al suo passaggio quasi fosse un drago infuriato.
E, pensandoci bene, si sentiva proprio così.
Madeline Onix Fireborn, detta Ruby per la sua predilezione per la bigiotteria con pietre rosse, l'assistente che aveva assunto dopo una lunga ricerca e solo perché la mole di lavoro era diventata ingestibile per una sola persona, si alzò in piedi di scatto quando la vide entrare nell'ufficio con il solito umore nero che l'accompagnava a braccetto in quegli ultimi giorni.
- Signorina Granger! - disse avvicinandosi con i messaggi del mattino, aveva già un'espressione abbattuta che le diede subito fastidio – C'é...
- Non ho intenzione di vedere nessuno, Ruby. - disse interrompendola leggendo distrattamente le missive – Tra un paio d'ore ho l'udienza per allargare il territorio di caccia dei centauri dello Yorkshire e voglio rivedere tutta la pratica. Non voglio nessun messaggio, nessuna visita. Non voglio essere disturbata neppure se l'Oscuro Signore in persona tornasse dall'oltretomba e iniziasse a camminare per le strade di Londra.
- Veramente signorina...
Hermione non l'ascoltò nemmeno, aprì la porta del suo ufficio e si bloccò di colpo costringendo Ruby ad una brusca frenata.
- Gli ho detto che avrebbe dovuto aspettare fuori. - sussurrò spaventata la strega alle sue spalle mortificata – Ma non ha voluto ascoltarmi.
Il mago seduto dietro alla sua scrivania gli lanciò un'occhiata di sfida.
- Ci penso io. - rispose Hermione liquidando la segreteria in modo sgarbato prima di chiudere la porta.
Sotto lo sguardo del mago, la strega appoggiò la borsa ventiquattr'ore sulla scrivania e si sedette.
- Gli elfi domestici hanno finalmente deciso di ribellarsi ad Hogwarts? - domandò appoggiandosi allo schienale – O le sirene non vogliono più stare in quella pozzanghera che chiamate Lago?
Il mago dall'altra parte sollevò un sopracciglio fine.
- E' passata una settimana. - disse incrociando le braccia al petto ignorando le sue domande – Una settimana di silenzio.
- Non abbiamo nulla da dirci. - tagliò corto l'altra prendendo il voluminoso fascicolo dalla borsa che, all'apparenza, sembrava contenere solo una misera pergamena. – Ho molto da lavorare, Severus. E, comunque, - disse dopo aver aperto il fascicolo – anche tu sei rimasto in silenzio per una settimana. Ora se vuoi scusarmi...
- Dobbiamo parlare di quello che è successo.
- Perché? Sei già stato abbastanza chiaro.
- Pix ha inventato una nuova canzoncina su Hermione Granger e il suo reggiseno.
Hermione si sentì arrossire come una scolaretta sorpresa nel ripostiglio delle scope ad amoreggiare con il fidanzatino.
Severus ghignò divertito.
- Potevi almeno rivestirti.
- Vai al diavolo, Piton!
Il mago si alzò dalla sedia e aggirò la scrivania, parandosi di fronte a lei.
Hermione sentì il cuore in gola, il suo corpo fremeva e si malediva per la sua totale dipendenza da quello sguardo caldo ed avvolgente.
Quello sguardo che apparteneva solo a lei.
Quello sguardo di luce celato dalle tenebre del suo passato.
E quel suo maledetto corpo che sentiva il richiamo dell'altro.
- Sei scappata in piena notte... non mi hai lasciato tempo di replicare.
La strega deglutì ritrovando lo spirito battagliero di pochi istanti prima.
- Io me ne sono andata quando ho capito che non ero più la benvenuta!
Severus si chinò su di lei. Una mano si avvicinò al suo viso, due dita afferrarono una ciocca di capelli attorcigliandone la punta sulle dita allungate, perfette per il calderone.
Perfette per far vibrare il suo corpo.
Scacciò quel pensiero molesto.
- Io non ho mai detto questo. - alitò Severus, vicino alla sua guancia, troppo vicino.
Poteva sentire il calore della sua pelle, il respiro sul collo...
- L'ho capito da sola... - quasi balbettò spingendo indietro la sedia, liberandosi da quella dolce presa che sapeva di possesso e che le annebbiava la mente – quando sei scappato da me.
- Io non scappo! - rispose Severus irritato, ritirando del tutto la mano.
- Severus, io ero nel tuo letto. Nuda. Avevamo appena finito di fare l'amore e ti ho detto che ti amavo. - gesticolava mentre parlava, si sentiva tradita, ferita nel profondo – Tu ti sei alzato e sei andato a controllare una pozione!
- Era una pozione importante.
Hermione sbuffò contrariata e tornò a fissare il fascicolo.
- Mi hai colto di sorpresa. - cercò di giustificarsi lui.
- Ci frequentiamo da quasi un anno. - rispose la strega – Era logico, anche se non posso definirla una vera e propria relazione, visto che non vuoi che qualcuno lo sappia.
- La situazione è delicata.
Si alzò, fiera e battagliera, come quando aveva combattuto per la sua vita a Hogwarts.
Anche se in quella stanza non si usavano incantesimi proibiti e bacchette, stava ancora lottando per la sua vita.
- Sai una cosa, Severus? Anch'io all''inizio l'avevo pensato. In fondo tu sei ancora visto come un ex Mangiamorte, anche se hai aiutato l'Ordine fino allo stremo. E io sono definita l'eroina del mondo magico, la mente del trio che ha salvato il mondo. Sì, era una situazione particolare, con molti anni di differenza d'età e mille pettegolezzi. E all'inizio era anche eccitate fare finta di nulla in tua presenza. Incontrarci per caso al Ministero scambiarci solo qualche occhiata piccante. Ma ora basta. Sono stanca dei segreti e dovresti esserlo anche tu. Voglio che la gente sappia che sono la tua donna. Voglio palare con Ginny del mio uomo. Voglio poter guardarti con amore in mezzo ad altra gente e voglio poter andare al matrimonio di Harry con l'uomo che amo. Voglio questo Severus. Una relazione alla luce del sole.
Il mago alle sue spalle restò in silenzio per quello che le sembrarono infiniti istanti.
- Non è il momento giusto, Hermione.
Sentì il cuore andare in pezzi, sgretolarsi sotto il peso di quel segreto che la stava consumando, sotto quell'amore così grande che la riempiva lasciandola senza fiato.
- Non sarà mai il momento giusto per te, Severus. E io sono stanca, questo gioco non mi eccita più.
Improvvisamente dal camino si alzarono delle fiamme verdi e il viso di un bel giovane apparve nella cornice di marmo.
- Oh scusa, Herm... - fece il giovane mago lanciando un'occhiata veloce all'uomo – pensavo fossi sola. Buongiorno, Preside Piton. - Severus fece solo un cenno con la testa – Volevo solo una conferma per il pranzo di oggi.
- Sì, Mark. Va bene. - rispose Hermione sotto lo sguardo infuocato del mago – Ci vediamo da Tom per l'una.
Il giovane mago annuì con un sorriso radioso e sparì con un pop.
- Da Tom per l'una? - domandò ironico – Un bel giovane... Herm.
Hermione vide la scintilla della gelosia in quello sguardo di fuoco e ne gioì.
Almeno contava qualcosa.
- Smettila, Severus. Non hai il diritto di essere geloso. E' solo un amico e, comunque, non devo a te nessuna spiegazione.
- Dici che mi ami e poi esci con un altro.
- Sì, se la persona che amo non mi ricambia.
- Io non ho mai detto questo.
- Allora accompagnami al matrimonio di Harry, come mio fidanzato.
- No.
Con uno sbuffo la donna riprese il fascicolo appena aperto e lo sistemò di nuovo nella valigetta.
- Ripeto: non abbiamo nulla da dirci. E io esco con chi voglio.
Con un gesto secco, che nella sua mente risultò molto teatrale, chiuse la valigetta e uscì dall'ufficio. Con la coda dell'occhio vide Ruby affrettarsi a trovare qualcosa da fare fingendo di non aver provato ad origliare la conversazione.
Con un umore ancora più nero si avviò all'aula per l'udienza, rischiando di travolgere un paio di addetti alla manutenzione.
L'atrio era ancora ingombro di persone. Ognuno con una meta, soli o in compagnia. Il rumore dei passi era superato solo dal chiacchiericcio e dal fruscio dei messaggi che volteggiavano da un ufficio all'altro. Alcuni gufi volarono sopra la loro testa.
La statua d'oro, ricostruita dopo la guerra, mostrava maghi, streghe, babbani e creature magiche sullo stesso piano, con uguali diritti e privilegi.
Con passo deciso iniziò ad attraversare l'affollato atrio maledicendo Severus.
Maledì il suo sguardo capace di farle tremare l'anima
Maledì il suo corpo e le sue mani che sembravano create per farle provare intensi brividi di piacere.
Maledì quel pomeriggio invernale quando si erano baciati la prima volta.
Maledì la sua voce velluta che sussurrava il suo nome in una stanza buia.
Maledì quella notte quando non era stata in grado di tenersi dentro quel ti amo che prepotente era affiorato sulle sue labbra.
Mentre iniziava a maledire se stessa sentì qualcuno afferrarle il braccio e voltarla di scatto.
Non ebbe il tempo di urlare, sentì le labbra di Severus premere contro le sue.
Non ebbe il tempo di riflettere che la sua lingua cercava di entrare per esplorarle la bocca.
Non ebbe il tempo di respirare che già il suo corpo stava rispondendo a quel bacio di cui sentiva il bisogno.
La valigetta le scivolò di mano e si ritrovò ad affondare le mani nei suoi capelli corvini, mentre lui l'afferrava in vita divorandola con la bocca, mostrando al mondo che era sua e di nessun altro che osava chiamarla Herm.
E quel bacio famelico che sapeva di amore e possesso era quello che voleva, quello che desiderava in quei giorni bui e aridi senza di lui.
E dov’é uno stanzino delle scope quando serve?
Quando si separarono Hermione aprì gli occhi immergendosi nel mare di ossidiana dei suoi. E le stava dicendo che l’amava.
A modo suo, ma l’amava.
- Non ti accompagnerò comunque al matrimonio di Potter. – sibilò Severus prima voltarsi per raggiungere il camino più vicino.
Hermione restò ferma nell’altrio osservandolo allontanarsi.
Lo osservò sentendo la gente che bisbigliava nella sua direzione.
Sentendo l’improvviso silenzio che aveva riempito l’atrio del Ministero.
Sentendo, perfino, la penna color verde acido di quella orribile Rita Steeker mentre scriveva velocemente il nuovo scoop della settimana.
Lo scoop su Severus Piton ed Hermione Granger.
Continuò ad osservarlo mentre camminava a testa alta tra la folla che lo fissava.
Si portò due dita alle labbra rosse e sorrise.

Edited by ellyson - 15/5/2013, 22:56
 
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Alla luce del sole di Elly

Evvai, Hermione 1 Severus 0.
Forte fortissima Hermione. Dura e fragile, innamorata e testarda. La tua Hermione così vera che in qualche tratto mi ci sono ritrovata. Perchè hai descritto alla perfezione il comportamento femminile e il corollario di pensieri che lo circondano.
Chi cede per primo è lui. Una settimana intera di silenzio, ma non ti pare un po' troppo? Accidenti che tosta questa donna. Tosta, ma la vince lei.
Deliziosa la descrizione - fatta tutta nei dialoghi - degli eventi e dio sa se è difficile svolgere una storia così. Ma a te riesce bene, benissimo.
Ho riso di cuore in certi momenti, la canzoncina di Pix mi ha lasciata con una grande allegria mentre cercavo di immaginarla. Che dire dell'ingresso del "drago" al Ministero. L'uscita teatrale poi.
Ma alla fine il bacio è stato fa-vo-lo-so.
Io dico che al matrimonio Lui non mancherà :lol: :lol: :lol:

p.s. a proposito io sono Tassorosso, ma non mi sento affatto superflua! :soppracciglio:

Edited by chiara53 - 17/5/2013, 16:12
 
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Autore/data: Alaide – 18-22 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-Shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il sorriso della signorina Fairchild era il sorriso freddo della morte.
Il sorriso della colpa.
Il sorriso del castigo.
Nota: La storia è il continuo di Una domanda
Parole: 1306

Tetralogia

9. Seconda Giornata. Atto III. Scena II. Negazione


Non voglio più vedere la bambina.
Quelle parole rimbombavano nella mente di Melusine, mentre camminava lungo il breve tratto di strada che divideva l’orfanotrofio dall’ospedale.
Non aveva ancora detto nulla a Judith.
Non aveva osato.
Quel giorno della settimana precedente, quando era tornata nella stanza, tutto le era parso tranquillo. Eppure l’uomo le aveva passato il quaderno con sopra scritte quelle scarne parole.
Sapeva che avrebbe dovuto dirlo a Judith, ma non era riuscita a farlo.
Non aveva avuto cuore di distruggere il precario equilibrio che la bambina pareva aver raggiunto da quando aveva incontrato il signor Piton.
Era una fortuna, quasi, che Judith avesse preso la febbre il giorno precedente, in modo tale da evitarle una spiegazione, di dirle che il signor Piton non la voleva più vedere.
Sentiva le mani iniziare a farsi sudaticce, non appena entrò nell’ospedale.
Era decisamente nervosa. Era già stato difficile convincere l’uomo ad accettare di incontrare la bambina e non credeva possibile che quella volta avrebbe ceduto.
Non riusciva nemmeno a comprende cosa fosse accaduto durante la sua assenza. Judith pareva essere tranquilla, soddisfatta quasi.
Eppure l’uomo aveva scritto quelle parole.
Melusine strinse con forza la borsa con i libri, quasi questo potesse darle sicurezza, poi bussò alla porta della stanza del signor Piton.
Prima di entrare, trasse un lieve sospiro, per tranquillizzarsi, poi varcò la soglia.
L’uomo sedeva come l’aveva visto la prima volta, lo sguardo rivolto alla finestra da cui si vedeva il cielo plumbeo.
«Le ho portato i libri, signor Piton.» disse la giovane abbozzando un sorriso tirato, mentre estraeva i tre volumi dalla borsa e li posava sul tavolo. «L’ultima volta non ho potuto parlarle come avrei potuto, non davanti a Judith. La bambina è malata e non sa nulla delle parole che ha scritto. Non ho avuto il coraggio di comunicargliele.»
Quando aveva visto entrare la signorina Fairchild, Severus si era aspettato che avrebbe fatto riferimento alle parole che aveva scritto.
Parole inderogabili che nessun sorriso poteva mutare, nemmeno quello che la signorina Fairchild gli aveva rivolto tempo prima, quel sorriso in cui aveva visto Lily.
Ma allora non aveva ancora collegato la bambina a quella notte d’estate.
O forse l’aveva sempre saputo, ma non aveva voluto ammetterlo con se stesso.
Forse era per quello che aveva sempre trovato i sorrisi di Judith così inquietanti.
“Eppure dovrà dirglielo” scrisse, porgendo il quaderno alla giovane.
Melusine lesse la frase, una frase che si aspettava e che non spiegava nulla. Ma lei aveva bisogno di una spiegazione.
«Cos’è accaduto, quando io non ero qui? Judith ha forse fatto o detto qualcosa che le ha fatto prendere quella decisione, signor Piton? Qualcosa di cui non si è resa conto perché sembrava tranquillissima quando sono tornata. Sono certa che…»
“Non è stata la bambina.”
Melusine lesse quelle parole, perplessa.
Era certa che l’uomo non avesse fatto nulla di sbagliato.
Judith gli stava sorridendo quando era entrata. E Judith non avrebbe mai sorriso se il signor Piton avesse fatto qualcosa di grave.
E d’altronde lei credeva che l’uomo fosse una brava persona.
«Cosa intende dire?» domandò infine, abbozzando un sorriso nervoso e teso, accorato, un sorriso simile, si accorse Severus, a quello che gli aveva rivolto il giorno in cui l’aveva convinto a vedere Judith.
Era lo stesso sorriso.
Ma egli lo percepiva come una stilettata, come qualcosa di terribile.
Emergevano nella sua mente le immagini di quella notte. Gli pareva di vedere in quel sorriso i volti sofferenti dei genitori di Judith, due innocenti che non avevano fatto nulla di male, se non trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Il sorriso della signorina Fairchild era il sorriso freddo della morte.
Il sorriso della colpa.
Il sorriso del castigo.
«Non si tratta di ciò che ho fatto la settimana scorsa.» disse Severus, accogliendo il dolore come un balsamo. «Ma ben prima.»
Si interruppe. Il dolore si era fatto insopportabile.
Eppure Severus voleva dire la sua colpa, una delle sue innumerevoli colpe.
Voleva vedere il sorriso accorato della giovane trasformarsi in una smorfia d’odio ad ogni parola che avrebbe pronunciato. Ed allora era certo che la donna avrebbe impedito alla bambina di vederlo. Forse l’avrebbe denunciato alla polizia Babbana, facendogli trovare il castigo che meritava.
«Ho già conosciuto la bambina.» riprese scandendo lentamente ogni parola, sforzandosi di continuare a parlare nonostante le scariche di dolore che dalla gola si propagavano in tutto il corpo. «Non l’ho riconosciuta subito. Ma questo non è importante. Ho già conosciuto la bambina. La notte in cui è rimasta orfana.»
«Era forse uno dei poliziotti arrivati sul luogo?» domandò Melusine, anche se si aspettava una parola diversa.
Fosse stato uno delle forze dell’ordine, non avrebbe dovuto scacciare Judith, ma l’altra ipotesi le pareva surreale perché Judith sorrideva all’uomo.
«Sono l’assassino.» disse infine Severus.
Notò il sorriso svanire dalle labbra della giovane, ma non fu rimpiazzato dall’orrore e dall’odio che sapeva di meritare.
L’odio che avrebbe dovuto vedere sul volto della bambina.
L’odio che egli provava per se stesso.
«Eppure Judith le sorrideva, signor Piton. E non potrebbe sorridere all’assassino dei suoi genitori.» mormorò Melusine.
Era certa che qualcosa le stava sfuggendo.
Un particolare importante.
«La bambina travisa la realtà.» disse l’uomo, mentre il dolore avvolgeva tutto il suo corpo, in maniera intollerabile, in maniera giusta e meritata.
Melusine rimase per qualche istante in silenzio, lanciando un’occhiata al quaderno dell’uomo, chiedendosi per quale motivo si stesse costringendo a parlare. Una delle infermiere le aveva detto che ogni parola era una tortura. La giovane riusciva a trovare una sola spiegazione a quel modo di agire.
Ed era un pensiero terribile.
Eppure non poteva essere diversamente.
L’uomo parlava per punirsi.
Era un pensiero terribile, si ripeté, prima di tornare a concentrarsi sulle parole che l’uomo aveva appena pronunciato.
Parole che potevano spiegare il sorriso di Judith.
Il sorriso riconoscente di Judith.
E fu quel particolare a permetterle di comprendere.
Se Judith gli sorrideva con riconoscenza voleva dire una sola cosa.
«Lei ha salvato la vita a Judith, signor Piton.» disse infine, abbozzando un lieve sorriso. «E Judith le sorride per questo. Forse l’ha anche disegnata una volta, ma io non avevo collegato quell’uomo che pareva proteggerla con lei e…»
«Ho ucciso i genitori della bambina, signorina Fairchild. Quello che dovrebbe fare adesso, sarebbe andare a denunciarmi, farmi arrestare. Non dimostrare uno sciocco entusiasmo.»
Severus strinse con una mano il bordo del tavolo, il dolore ormai insopportabile.
Eppure non era pentito d’avere parlato.
Meritava quel dolore. Meritava quella sofferenza.
Non meritava invece il lieve sorriso che ancora aleggiava sul volto della donna.
«Ma non può negare di aver salvato la vita a Judith.» disse la giovane tranquilla, una tranquillità che era ben lungi dal provare interiormente. «Quello che non ha senso è che lei, se fosse il brutale assassino dei genitori di Judith, abbia salvato la vita ad un testimone. L’unica cosa che la bambina ha mai detto alla polizia è che ha sentito le voci degli assassini, ma di lei non ha mai parlato, di lei che le ha salvato la vita.»
«Non importa quello che lei pensa o crede.» disse l’uomo lentamente, ignorando il quaderno che gli stava offrendo la giovane. «O quello che crede la bambina. Nessun innocente deve rimanere nella stessa stanza di un assassino. Men che meno un bambino. Non rivedrò più la bambina.»
«Signor Piton… Severus, la…»
Le parole morirono in gola a Melusine quando incontrò lo sguardo dell’uomo.
E con le parole morì il sorriso che aveva ancora sulle labbra.
Aveva intuito, osservando quegli occhi neri che celavano un mondo fatto, con ogni probabilità, di sofferenza, che nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.
Quell’uomo, che Melusine non poteva fare a meno di definire una brava persona, rifiutava ostinatamente una parte della verità.
Non accettava l’idea che Judith potesse essergli riconoscente.
E lei non poteva far altro che accettare la sua sconfitta.
 
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view post Posted on 15/5/2013, 20:17
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I ♥ Severus


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Alla luce del sole, di Ellyson

Premetto che sto dalla parte di Hermione e della sua giusta richiesta, anche se non condivido il modo in cui la porta avanti.
Carina la canzoncina di Pix e fantastico il modo di Severus di tirarla in ballo.
Severus ritroso e geloso mio piace sempre moltossimo.
Belle le "maledizioni".
E il "non ebbe il tempo" è anche meglio.
Un punto a Severus per rifiutarsi di accompagnarla al matrimonio: non è per lei, capiamoci, ma per Potter!
E, alla fine, ecco un bel sorriso soddisfatto!
Non sarà di Severus... ma lui già si è preso il bacio e lo stupore di tutti...
Come ha giòà detto Chiara, complimenti per il dialogo: è tutto meno che facile sviluppare la trama di una storia attraverso un (apparentemente) semplice dialogo.


Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:40
 
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kijoka
view post Posted on 15/5/2013, 20:44




Commenti storie nr. 5

Alaide - Poco Adagio
Già il rapporto tra Severus e una bimba sembra stridere per il contrasto. Eppure in questo frammento di storia c'è una tenerezza infinita, data dalla fiducia della bambina nell'esserci di Severus.
Data dal solo fatto di leggere la sua stessa presenza come qualcosa che porta speranza, certezza e sicurezza. Un accostamento nuovo e pieno di un ancora lontano futuro.

Elly - L'uomo di Silente
Ci sono momenti, incontri, confronti, che mi piacciono in particolar modo.
Sono frammenti di vita che leggerei mille volte.
Anche se apparentemente scontati, anche se se ne è scritto mille volte, anche se chi scrive ha le mie stesse percezioni sulla situazione.
Elly scrive sempre in modo magnifico e questo è un dato di fatto.
In questa particolare storia ho amato moltissimo il confronto pacato tra i due. Una schermaglia di parole e sguardi, di argomenti toccati e di mille cose non dette.
Si crea un attimo di profonda famigliarità, pieno di gesti che sembrano quotidiani e non studiati. Questo mi piace moltissimo.
Sembra che la vita scorra semplicemente, ma i due uomini stanno parlando di vita, e di morte.
Con una naturalezza innata Elly sa affrontare argomenti spinosi, che al cuore e alla mente dei lettori non possono sfuggire, ma, appena accennati danno brividi lungo la schiena.
Momenti speciali e preziosi che l'autrice mi ha negato. Grazie Elly per avermeli regalati.

Ida - Brivido
E un brivido hai saputo dare anche a me.
Quale magnifico regalo può essere il sorriso di un uomo che non sorride mai? Quasi quanto l'amore di un uomo che non ha mai amato? Non corriamo. Adesso siamo solo al sorriso.
Per quanto storto, appena accennato, questo sorriso è un segno.
Dice che a Severus lo sfiorare la morte ha regalato solo un nuovo modo di concepire se stesso.
Ora può forse lasciare che un breve, appena intuibile, brivido di speranza lo avvolga?

Ora rispondo ai commenti alla mia storia nr.5
Chiara
Sei una delle persone che mi stupisce di più per quanto riesci ad indovinare delle mie intenzioni. Non sempre sono così chiare dentro di me quando scrivo...
Sì, hai ragione. Ho voluto far immaginare, no, credere, a Severus una cosa che non avverrà, ma la mia vera intenzione era di farlo sentire capace di cambiare qualcosa nella sua vita e in quella di quella persona che ama così tanto.

Ida
Che bello riuscire a farti entrare nei pensieri del mio Severus da piccolo! E' bello leggerlo dai commenti perché non è affatto facile farlo. Eppure mi piace molto scrivere di lui da piccolo. Forse perché con ciò che scrivo riesco a regalargli un periodo di vita passato ad essere davvero e solo un bambino, con i suoi alti e bassi.
Mi piace pensare che all'inizio della sua vita ogni cosa fosse normale, con l'affetto dei suoi e magari dei bricioli di felicità. Forse poi ha fatto in tempo a dimenticarsela questa vita, ma io voglio fargliela ritrovare, anche solo per pochi momenti.

Alaide
Tutti noi abbiamo avuto un nascondiglio. Quello che descrivo in questa storia è molto simile al mio, per cui non ho fatto molta fatica!:-) Però mi piace molto cercare di tirare fuori ciò che mi ricordo del mio essere bimba per evitare di far avere pensieri troppo adulti al mio Severus bimbo. Non è facile, ma mi piace molto. Spero possa continuare a piacere anche a voi.

Edited by Ida59 - 13/7/2015, 13:41
 
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view post Posted on 15/5/2013, 21:57
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Dalla luna...

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Grazie per i commenti!
So che dovrei ringraziarvi una per una, portate pazienza.
 
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