Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

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view post Posted on 14/4/2013, 21:24
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Aaaaah... ok, ho capito: devo aspettare ancora a lungo... ;) :)

Edited by Ida59 - 12/7/2015, 22:27
 
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Il nervosismo di un Mangiamorte impacciato, di Ellyson

Sempre carino e divertente Severus, quando è in imbarazzo.
Stupenda quella dell'incantesimo di memoria. :D


Edited by Ida59 - 12/7/2015, 22:27
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 15/4/2013, 10:03) 
Il nervosismo di un Mangiamorte impacciato, di Ellyson

Sempre carino e divertente Severus, quando è in imbarazzo.
Stupenda quella dell'incantesimo di memoria. :D

Il mio lollissimo :P e puccioso :P Severus che é stato in grado di mentire all'Oscuro Signore in persona per anni, ma non é in grado di chiedere un semplice appuntamento ad Hermione.
Il Severus tenebroso, cinico e bastardo di Imparerò ad amarti ha ringhiato per tutto il tempo di stesura del sorriso.
E' un Severus più leggero. Ma se voglio che quelle sottili e meravigliose labbra si incurvino in un sorriso felice, deve essere più spensierato e leggero rispetto a quello dell'altra fic.
Il mio - e ripeto mio - Severus di Imparerò ad amarti non sorride, anche se é felice.

Edited by Ida59 - 12/7/2015, 22:27
 
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CITAZIONE (ellyson @ 15/4/2013, 11:06) 
Il mio lollissimo :P e puccioso :P Severus che é stato in grado di mentire all'Oscuro Signore in persona per anni, ma non é in grado di chiedere un semplice appuntamento ad Hermione.
Il Severus tenebroso, cinico e bastardo di Imparerò ad amarti ha ringhiato per tutto il tempo di stesura del sorriso.

:lol: :lol: :lol:
 
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Autore/data: Alaide – 4-6 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: In quel sorriso Severus vide quanto la donna non riusciva o non voleva dire.
Nota: La storia è il continuo di Stille di pioggia
Parole: 1210


Tetralogia

5. Prima Giornata. Atto III. Una supplica



Il sole, pallido e leggermente velato da nubi sottili, illuminava malamente la pareti giallastre della stanza. Severus sembrava seguire con lo sguardo una crepa che attraversava l’intonaco quando, invece, i suoi pensieri erano volti altrove, in una lenta e stanca contemplazione della sua vita e delle sue colpe. Quelle colpe che gli impedivano di dormire ed anche quando il suo corpo esausto si abbandonava al sonno, la sua mente era tormentata dalle immagini di ciò che gli macchiava l’anima.
E l’alba non portava alcun cambiamento.
Non separava affatto dalla luce l’ombra, perché nell’oscurità aveva distrutto la sua anima.
Non si stupì quando udì bussare improvvisamente alla porta. Sapeva che i libri promessi, il giorno in cui la bambina gli aveva rivolto quell’inquietante sorriso, sarebbero arrivati quella mattina. Né fu sorpreso di vedere la giovane che aveva accompagnato la bambina. Né lo stupirono le sue prime parole.
«Le ho portato alcuni libri, signor Piton.» mormorò Melusine, posando tre volumi sul tavolo. «Judith vorrebbe incontrarla nuovamente.»
Severus accolse quelle parole come se qualcuno l’avesse pugnalato. C’era qualcosa di inquietante in loro. Come nel sorriso della bambina. Come nell’amarezza delle sue colpe.
Non riusciva a comprendere per quale motivo la bambina volesse rivederlo. Non aveva fatto, né detto nulla che potesse giustificare una tale volontà.
Ed egli non era di certo qualcuno che potesse risultare veramente gradito ad una bambina. Era certo che quella donna non gli avrebbe mai rivolto quelle parole, né men che meno sorriso gentilmente se avesse saputo che egli aveva le mani sporche del sangue di troppi innocenti.
E quella bambina, a cui erano stati tolti i genitori, non aveva di certo bisogno di stare di fianco a qualcuno con le mani imbrattate di sangue e con l’anima a tal punto lordata da scelte sbagliate ed irreversibili che avrebbe potuto insozzare l’anima innocente della bambina.
“No” scrisse unicamente, porgendo il quaderno alla donna.
Melusine rimase a lungo ad osservare quella parola. Era certa che dietro quel rifiuto vi fossero delle ragioni profonde ed imperscrutabili. Eppure, nonostante quel tono inequivocabile, sapeva che non poteva arrendersi al primo diniego, perché era certa che, in qualche modo misterioso, quell’uomo era importante per Judith.
«Signor Piton…» la donna si interruppe un attimo, raccogliendo le idee, mentre rendeva il quaderno all’uomo. «È la prima volta che Judith si interessa a qualcuno, da quando è arrivata all’orfanotrofio. Non conosco le ragioni di questo interessamento, ma sono certa che, in qualche modo, forse tramite quel disegno, lei è diventato importante per Judith. La supplico, non la scacci.»
Mentre parlava Melusine si era seduta su un’altra sedia presente nella stanza. Si sentiva ansiosa e, se non avesse temuto di cadere nel ridicolo, si sarebbe gettata in ginocchio ai piedi dell’uomo. Qualsiasi cosa, pur di riuscire a vedere nuovamente sul volto di Judith un sorriso.
L’unica cosa a cui riusciva a pensare Severus, in quel momento, era che non v’era alcun senso in quel desiderio.
Né alcun senso nelle parole della donna.
Come poteva non vedere il segno della colpa sul suo volto?
Ed il sangue sulle sue mani?
Per un istante prese in considerazione di rivelare l’abisso delle sue colpe a quella giovane, in modo tale che comprendesse da sola a chi voleva avvicinare quella bambina innocente.
Ma era un pensiero assurdo.
Come assurde erano le parole della donna.
Nessun bambino avrebbe dovuto cercare la sua compagnia.
Così come nessun bambino avrebbe mai dovuto sorridergli.
Non a lui.
Non all’assassino.
“Dica alla bambina di volgere altrove il suo interesse” scrisse, infine.
Melusine lesse le parole con il cuore in gola, mentre vedeva la speranza scivolarle lentamente dalle mani. Fissò l’uomo negli occhi, quegli occhi neri che parevano nascondere pensieri terribili e desolati, cercando di comprendere come agire.
Non voleva ritornare all’orfanotrofio con un rifiuto.
«Non posso.» ammise infine. «Non troverei mai la forza per deludere Judith.
«Quando siamo state qui… lei è la prima persona a cui Judith abbia sorriso da quando è arrivata all’orfanotrofio. La prima persona a cui si sia interessata realmente, a cui abbia parlato in totale spontaneità. Non so perché abbia scelto lei. Davvero, non lo so, signor Piton, ma, la scongiuro, non la respinga.»
Le parole della giovane si erano fatte accorate, disperate quasi.
E sulle sue labbra era spuntato un sorriso tirato, il sorriso nervoso di chi non sa se la sua supplica verrà accolta.
Un sorriso che più di qualsiasi parola, fece comprendere a Severus quanto la donna avesse a cuore la sorte della bambina, di quella bambina, colpita dalla vita, che si era rivolta a lui.
Forse era suo dovere accettare di rivedere la bambina. Comprendeva perfettamente che Judith avrebbe sofferto nel ricevere un rifiuto, ma era, d’altro canto, convinto che non fosse la vicinanza con un assassino, qualcuno che aveva le mani macchiate di sangue come chi l’aveva privata dei suoi genitori, quello di cui avesse realmente bisogno.
La donna continuava a sorridergli, con quel sorriso accorato, quel sorriso nervoso.
Quel sorriso che attendeva una risposta.
Una risposta che non riusciva a dare.
L’unica cosa di cui era certo era che egli non meritava quel sorriso.
Così come non meritava il sorriso della bambina.
La supplica di quella giovane dall’animo puro, quanto il suo era macchiato, pareva mettere in discussione il no secco che aveva scritto sul quaderno.
Eppure sapeva che non poteva essere veramente lui colui di cui la bambina aveva bisogno.
“Ribadisco. Convinca la bambina a rivolgere altrove il suo interesse.”
«Perché?» si lasciò sfuggire Melusine, prima di rendersene conto. «Non… è una domanda sciocca, lo so, signor Piton, una domanda che è giusto che rimanga senza risposta.» la giovane fece una pausa, lisciandosi la gonna con mani nervose. «Per l’ultima volta, la supplico, di non scacciare Judith. Sono certa che il suo rifiuto sia dettato da ragioni profonde, ma, per l’ultima volta, la supplico, non scacci Judith.»
La giovane si era inclinata verso di lui, quasi fosse sul punto di lasciarsi scivolare dalla sedia per inginocchiarsi, supplice, ai suoi piedi.
Le labbra si erano nuovamente tirate in un sorriso dettato dal nervosismo e dalla tensione e dall’affetto.
Ed in quel sorriso Severus vide quanto la donna non riusciva o non voleva dire.
Vide la disperazione di chi sa che un rifiuto danneggerà qualcuno che si vuole proteggere. Vide la consapevolezza che quella era l’ultima supplica.
Era il sorriso di una madre che farebbe qualsiasi cosa per il proprio figlio.
Anche supplicare un assassino.
Era forse il sorriso che aveva avuto sulle labbra Lily, quando si era sacrificata per il proprio figlio.
Non importava se la donna non era la madre di Judith.
In quel sorriso era scritto che Melusine Fairchild era disposta a tutto pur di vedere un raggio di serenità arrivare nel cuore di quella bambina che aveva perso tutto.
Anche a continuare a supplicarlo, ignara delle sue colpe.
O forse l’avrebbe supplicato ugualmente, se questo fosse stato per il bene di Judith.
Ed in quel sorriso vide la risposta che fino ad allora aveva negato.
Mentre prendeva in mano il quaderno, gli parve che nascosta in quel sorriso vi fosse Lily.
Fu un pensiero breve, come un battito di ciglia.
Il tempo di scrivere poche parole.
“Vedrò la bambina.”
E Melusine gli sorrise con gratitudine.
Una gratitudine che Severus sapeva di non meritare.
 
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I ♥ Severus


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Autore/data: Ida59 – 31 gennaio/ 1 febbraio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, commedia, romantico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Tra pigiami, capricci e impresentabili pensieri, Severus riscopre la propria umanità. È il seguito di “Angelo del perdono”.
Parole/pagine: 760/2.



Capricci



Severus fu irremovibile: con tutta la forza dei propri pensieri, quelli leciti, pretese un pigiama.
Nero, ovviamente.
E introvabile in tutto il San Mungo, naturalmente.
La Guaritrice Elyn rise divertita all’improbabile richiesta, della quale fu per altro ottima interprete col personale dell’ospedale; come sempre, d’altronde, da quando il mago le aveva permesso di entrare nei suoi pensieri per “conversare” con lui, dato che ancora la ferita infertagli da Nagini non gli consentiva di parlare. Assistette quindi ridacchiando anche alla successiva scenetta, quando la conciliante offerta dell’infermiere di un camice bianco da sala operatoria, di quelli con i lacci da annodare sulla schiena, fu recisamente respinta con orripilato sdegno dal mago. Infine Elyn annuì e con il solito bel sorriso gli assicurò che il suo desiderio, per quanto bizzarro apparisse in ospedale, sarebbe stato esaudito.
Tornò dopo un certo tempo con un pacco elegantemente confezionato, carta verde e fiocco argento; glielo offri con aria molto soddisfatta restando quindi ad aspettare la sua reazione, le braccia conserte strette sotto il seno che faceva capolino dal leggero abitino estivo che indossava sotto il camice verde acido lasciato negligentemente aperto.
Severus si obbligò a concentrare l’attenzione sul viso della maga dove, sulle labbra rosse e morbide, brillava un malizioso sorriso.
Adorabile.
Sensuale.
Da brividi di piacere.
Dannazione, continuando così il pigiama non sarebbe comunque bastato.
Meglio spostare l’attenzione al pacco: conteneva l’ambito pigiama.
Di sottile, impalpabile e sensuale seta nera.
E magari anche trasparente…
Severus chiuse gli occhi di scatto: meglio che la Guaritrice, così brava ad interpretare ogni minima sfumatura dei suoi pensieri - quelli del presente così come i dolorosi ricordi del suo passato - non vedesse l’immagine che si era infilata subdola nella sua mente; s’impose di scacciare l’erotica visione di Elyn che indossava solo la giacca del pigiama - sì, deliziosamente trasparente - mentre le proprie mani pallide sfioravano piano la stoffa nera avvicinandosi languide ai bottoni…
Deglutì a fatica e il solito, pungente dolore alla gola gli permise di riprendere il pieno controllo di sé.
Riaprì gli occhi solo per ritrovare il nero delle proprie iridi riflesso nel nocciola chiaro di Elyn che gli sorrideva sempre più maliziosa facendo dondolare tra le dita un paio di slip.
Neri.
Ovvio.
Prese un lungo respiro, decisamente troppo lungo e doloroso per la sua povera gola.
La sua mente adesso era ben protetta ed era certo di aver ripreso a sufficienza il controllo di sé da non essere più arrossito come un ragazzino imberbe. Sul rimanere impassibile, invece, aveva parecchi dubbi… e molta strada da fare, soprattutto se Elyn continuava a sorridergli in quel modo.
Da quando il sorriso dolce e bello si era fatto subdolamente così attraente e sensuale?
Non riuscì ad impedirsi di rispondere con un sorriso di apprezzamento per il gesto gentile della sua Guaritrice personale – alla fine, essere un eroe di guerra comportava qualche vantaggio! - e lasciò che un altro pensiero affiorasse alla superficie della sua mente, con cautela, senza svelare ciò che era meglio che Elyn continuasse a ignorare.
Come sempre la maga comprese subito, cogliendo ogni sfumatura della sua nuova richiesta: un copriletto, non leggero. E questa volta non c’erano strambe richieste di colore.
La Guaritrice ridacchiò di nuovo:
- Vedo che ormai stai meglio!
Già, dopo oltre due mesi trascorsi tra la vite e la morte, grazie all’ostinazione di Elyn ed alla pozione distillata seguendo i suggerimenti migliorativi da lui stessi impartiti, finalmente era fuori pericolo e stava riprendendo le forze.
Ma cosa intendeva dire la maga? La fissò stupito, senza riuscire a comprendere.
- Sì, adesso hai abbastanza forze, Severus, - spiegò con un largo sorriso, - per fare i capricci come un normale paziente!
Capricci?
Quelli non erano capricci!
Per Merlino! Era in gioco la sopravvivenza di quel poco che rimaneva della sua dignità maschile!
In qualche modo quei pensieri, seppure schermati, dovevano essere affiorati – era evidente che era fuori esercizio con l’Occlumanzia - ed aver disegnato un’espressione bizzarra sul suo viso, cosicché Elyn scoppiò in una risata cristallina:
- Ma lo sai che sei proprio buffo, oggi?
Severus sollevò gli occhi al cielo: per la barba di Merlino, cosa doveva mai sentire!
Capricci, buffo: quale sarebbe stata la prossima trovata di Elyn?

Ma lo scoppio di risa si era subito spento e la Guaritrice lo guardava ora con dolce intensità, quasi commossa.
Le labbra le tremarono appena mentre le dischiudeva nel solito sorriso colmo d’immeritato amore che gli dedicava e gli occhi le si riempivano di liquida felicità:
- … e adorabilmente umano, Severus! – esclamò in un sussurro traboccante di dolcezza.

Edited by Ida59 - 12/7/2015, 22:28
 
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n. 10
Titolo Raccolta: Una seconda possibilità
Titolo di questa storia: Sono ancora la tua ragazza?

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One shot
Rating: VM14 (diciamo che verso la fine il racconto diventa un po' color rosa porcellino)
Genere: nessuno in particolare
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: Severus / Hermione
Epoca: post 7 anno, epilogo alternativo
Avvertimenti: AU
Riassunto:
- Sono ancora la tua ragazza, Severus?
- Non sono un po’
vecchio per avere la ragazza?
Parole: 1271
Note: seguito di Il nervosismo di un Mangiamorte impacciato
Questa è l’ultima storia della raccolta


Sono ancora la tua ragazza?

Tamburellava le dita sul bracciolo di legno della poltrona.
Era furioso.
Anzi no.
Era più che furioso.
Sentì il suono della campanella che annunciava la fine delle lezioni della mattina e il ciarlare degli studenti che si immettevano nei corridoi per poi spargersi nel parco a gustarsi il resto di quel primo Venerdì di primavera.
Tamburellò con più energia le dita sul bracciolo.
Se non fosse stato così impegnato ad essere furioso avrebbe sentito dolore ai polpastrelli.
Il sole filtrava dalla finestra della stanza. Su ordine dei medimaghi e della sua fastidiosa compagna, era stato costretto ad abbandonare l'umidità e la penombra dei suoi amati sotterranei per trasferirsi in una stanza ai piani più alti dove il sole la riscaldava ad ogni ora del giorno.
Sapeva che la sua espressione minacciosa non aveva lo stesso effetto in una stanza illuminata perennemente dal sole.
La ruga sulla fronte divenne più profonda quando sentì la risata della sua fastidiosa compagna dall'altra parte della porta.
La chioma leonina di Hermione fece capolino oltre la porta qualche istante dopo. Sussultò spaventata quando lo vide nella stanza.
Si immaginò come un punto nero in una stanza illuminata.
- Severus! - disse portandosi una mano al cuore – Mi hai spaventato a morte! - Hermione andò alla sua scrivania e con un colpo di bacchetta fece apparire una ventina di rotoli di pergamena che si impilarono in perfetto ordine sul tavolo di legno – Avevo capito che i tuoi impegni a Londra ti avrebbero trattenuto per tutto il giorno.
Il mago restò immobile, nonostante dentro stesse urlando dalla rabbia.
- Ho finito prima del previsto. - disse con una calma che non pensava più di avere.
Hermione si tolse il mantello scuro e lo lanciò con poca grazia sull'altra poltrona presente nella stanza.
- E' andato tutto bene?
- Ho incontrato Potter al Ministero, c'era anche la sua fidanzata.
- E' da un po' che non vedo Ginny, - disse togliendosi le scarpe, ponendole poi nell'armadio - sta bene?
Hermione si sedette alla toilette e iniziò a pettinarsi davanti allo specchio.
Non stava ferma quella donna!
Lui era lì, furioso e pronto ad esplodere e lei sembrava non vederlo.
Le dita sul bracciolo interruppero la noiosa melodia ripetitiva.
- Non lo so, é stata poco loquace. Sembrava quasi imbarazzata. – alla fastidiosa compagna sembrava una notizia poco interessante - Tu sai per quale motivo la giovane Ginevra Weasley, che se non ricordo male all'ultima cena alla Tana ha dato sfogo ad ogni battuta di dubbio gusto del suo repertorio, sia improvvisamente così cambiata?
Hermione abbandonò il tentativo di sistemare la chioma, appoggiò la spazzola sul ripiano della toilette e lo fissò attraverso lo specchio.
- Non posso sapere cosa passa per la testa di Ginny.
Il mago sollevò un sopracciglio fine.
- Io si.
Severus osservò la sua compagna – fastidiosa, fastidiosa compagna Severus!- sgranare gli occhi e voltare la testa nella sua direzione.
- Hai usato la legilimanzia su Ginny?
E finalmente vide la scintilla dello scontro che desiderava brillare negli occhi della sua fastidiosa compagna. Fece un sorriso, uno di quelli crudeli, uno di quelli che non usava più da diversi anni. Uno di quelli che si intonava perfettamente con il Marchio sbiadito sull'avambraccio e con la sua aria minacciosa.
Uno di quelli che, anche immerso nella stanza illuminata dal sole, aveva sempre lo stesso effetto.
Bastò quello come risposta.
- Severus!
- Ho scoperto, - disse ignorando il disappunto della donna – che tu e Ginny parlate molto, soprattutto di me.
Hermione si spostò di fronte a lui, battagliera e fiera come solo una Grifondoro irritante sapeva essere.
E lei sapeva essere una Grifondoro estremamente irritante.
E fastidiosa.
- Sono discussioni private!
- Se parlano di noi non sono private. Specialmente quando tocchi certi discorsi molto personali ed intimi.
Vide gli occhi di Hermione sgranarsi per la sorpresa.
- Oh...
Severus sapeva cosa voleva dire quel oh.
Non gli piaceva.
Hermione sorrise e sembrò rilassarsi.
Continuava a non piacergli.
- Ginny è la mia migliore amica. - spiegò - Parliamo di tutto. Anche di quello.
Non voleva essere così tollerante. Non voleva essere così facilmente manipolabile.
Era pur sempre una spia-doppioghichista!
Dov’era finito il Severus oscuro e cinico che aveva ucciso Silente sulla Torre di Astronimia?
Non avrebbe perso quella piccola battaglia personale.
- Perché devi parlare di certi argomenti delicati con lei? Non sa mantenere un segreto neppure sotto Imperius!
- Perché ci serviva un paragone.
E Severus vide cadere il suo mondo. Vide la sua più grande paura realizzarsi.
Hermione si era stancata.
Era annoiata dai suoi lunghi silenzi e delle sue occhiate maligne. Era stufa del suo corpo spigoloso, dell'intreccio di cicatrici che segnava la sua vita e il suo fisico non più giovane.
Si era infine decisa a porre fine a quella relazione che aveva fatto discutere tutti nella scuola e anche in gran pare del Ministero.
L'eroina della guerra, amante del Mangiamorte redento.
E la rabbia sparì di fronte all’eventualità di essere di nuovo solo.
Deglutì e mai quell'azione gli sembrò più dolorosa, neppure quando le ferite lasciate da Nagini erano ancora fresche.
- A Ginny serviva un paragone. - precisò Hermione con un sorriso avvicinandosi – Harry è stato il suo primo vero fidanzato. Voleva qualche informazione. - si sedette sulle sue ginocchia come una bambina piccola e si avvicinò al suo orecchio – Alla fine era anche piuttosto invidiosa.
L'anima di Severus tirò un sospiro di sollievo, si rilassò sulla poltrona accarezzando la schiena della fastidiosa compagna, cerando i lacci della fastidiosa veste.
- Sono ancora la tua ragazza, Severus? - alitò nel suo orecchio mentre una piccola mano esperta iniziava a slacciare i primi bottoncini della casacca nera.
- Non sono troppo vecchio per avere la ragazza?
La sentì ridacchiare contro la pelle del collo.
Quando gli aveva tolto la sciarpa di seta?
Quando passò la punta della lingua sulla prima cicatrice tonda, quella domanda si perse in un sospiro eccitato.
- Credevo che avessimo già superato lo scoglio della differenza d'età. - rispose lei che, ormai aveva slacciato abbastanza bottoncini da scoprire la candida camicia.
Severus trovò i lacci della veste, ne tirò uno scoprendo la pelle della schiena. Si avvicinò al suo orecchio mentre lei stava per slacciargli i primi bottoni della camicia.
- Io non voglio una ragazza. - le disse lentamente facendo risalire la mano lungo la spina dorsale – Io voglio una moglie.
Sentì la mano di Hermione bloccarsi e trattenere il respiro.
Restò qualche istante in silenzio ed immobile, godendosi quel raro momento in cui Hermione Jane Granger sembrava senza parole, poi si allontanò abbastanza da permettergli di vederla in volto.
Fortunatamente stava sorridendo.
- Questa è la proposta di matrimonio più strana che abbia mai sentito, Severus.
- Ogni proposta merita una risposta, Hermione.
Il sorriso sulle labbra della sua compagna – non importava quanto fosse fastidiosa in certi momenti, l'importante era che fosse la sua fastidiosa compagna – aumentò.
Non gli servirono altre risposte.
Si impossessò delle sue labbra in un bacio che sapeva di amore e di gioia per averlo accettato nella sua vita così com'era. Senza mai volerlo cambiare, accettando tutto della sua anima nera.
Quando si separarono lo sguardo di lei era velato dalle lacrime.
Si specchiò nelle iridi nocciola di lei e vide se stesso.
Un mago vestito di nero. Un mago che aveva avuto una prima vita segnata dalla morte e dal rimpianto.
Un mago che aveva avuto la fortuna di vivere una seconda vita. Un mago che aveva trovato la sua personale felicità.
E Severus sentì che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa con Hermione al suo fianco.
Qualsiasi.
Anche sorridere dalla felicità.
 
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I ♥ Severus


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5. Prima Giornata. Atto III. Una supplica, di Alaide.

Comincio con una semplice citazione, perchè le parole siono stupende e citandola posso rileggerle.
CITAZIONE
... i suoi pensieri erano volti altrove, in una lenta e stanca contemplazione della sua vita e delle sue colpe. Quelle colpe che gli impedivano di dormire ed anche quando il suo corpo esausto si abbandonava al sonno, la sua mente era tormentata dalle immagini di ciò che gli macchiava l’anima.
E l’alba non portava alcun cambiamento.
Non separava affatto dalla luce l’ombra, perché nell’oscurità aveva distrutto la sua anima.

Una menzione d'onore per l'insistenza di Melusine a favore di Judith, che è davvero commovente, davanti alla totale chiusura di Severus... il mio povero amore... sì, è annotato spesso a margine della fic...
Quando melusine sorride e Severus lo paragona al sorriso di una madre, l'ho trovato davvero tremendo, da nodo alla gola, anche perchè avevo previsto che sarebbe scattato il pargone con Lily e il suo sacrificio.

Un ritmo sincopato, in questa storia, scandisce il rifiuto di Severus indotto dal suo tremendo senso di colpa e di inadeguatezza, come un cupo battito di tamburi lontani.
Ma un'altra melodia s'insinua sottile in qeui rimbombi sordi, quella del sorriso di Melusine, languido ed accorato suono di violino che, acuto, lacera il velo scuro del rifiuto.



______________



Sono ancora la tua ragazza?, di Ellyson

Hihihi... alla fine lo portiamo sempre a vivere ai piani alti!
Brava Elly, così si fa: un vero sorriso, colmo di felicità.
CITAZIONE
Si immaginò come un punto nero in una stanza illuminata.

Una stupenda visione!
CITAZIONE
E la rabbia sparì di fronte all’eventualità di essere di nuovo solo.

Povero amore mio...


Edited by Ida59 - 12/7/2015, 22:28
 
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kijoka
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Eccomi! Meglio tardi che mai, dicono...
Speriamo sia così!
Ki

Autore/data: Kijoka – 18 Aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus - Lily
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: Un ricordo affiora in un momento di abbandono.
Parole/pagine: 614/2.

Le favole dei grandi

Un timido raggio di sole si fa largo tra le foglie e gioca con i tuoi fulgidi occhi verdi.
Mi sembra emergere da un deserto.
Ciò che vedo con gli occhi della mente è un miraggio, forse?
Il profumo dell'erba tagliata è così reale. Forse il dolore è lontano e riesco appena ad alzare la testa.
Galleggia dietro le palpebre.
Mi fa compagnia e il mio cuore pulsa finalmente lento.
E' un lontano ricordo.
Dove sono?
Il prato incominciava a mostrare i segni dell'autunno che si avvicinava.
L'ampia ombra dell'antico albero era ancora fresca sotto il sole di fine agosto.
Di lì a poco avremmo avuto un altro prato ad accoglierci e altri alberi da far diventare amici.
I ricordi cambiano i posti e le persone. Li rendono patinati e inconsistenti, dolci forse più di quanto davvero non siano stati, ma l'atmosfera di quel pomeriggio è ancora nitida e vibrante dentro di me.
Tu eri felice e io ti guardavo già con gli occhi dell'amore, senza saperlo.
Pulviscolo dorato illuminava i tuoi capelli e quel rosso cupo non mi sembrò un preludio, solo uno speciale benvenuto.
Il posto era sempre quello, ma quella volta sarebbe stata l'ultima.
Ancora non potevo sapere davvero quanto ultima.
Non ricordo nemmeno esattamente cosa ti dissi, non ora.
Ricordo il tuo sorriso che si specchiava nel mio e la tua mano che mi carezzava piano la guancia.
Ricordo il tocco leggero delle dita fresche e delicate.
Ricordo la sensazione di poter volare senza magia.
Ricordo la gioia dentro il mio cuore, ricordo il sentirmi finalmente giusto e completo.
Mi avevi perdonato.
Perdonato di aver fatto quasi male seriamente a Tunia, perdonato di averti voluto far tradire la fiducia di tua sorella quando ti avevo portato a leggere quella lettera nella sua camera, perdonato di averti paragonato ad una creatura del bosco, tanto eri parte della natura che ci circondava.
Forse lo avevi fatto perché di lì a pochi giorni saremmo andati ad Hogwarts.
Insieme, alla scuola dei maghi!
Ti avrei portato con me, ti avrei aiutato a capire e a imparare ad essere una vera strega, ti avrei mostrato il mondo.
Se potessi sorriderei di me, ma le labbra non rispondono: il dolore è ancora vicino.
Ero troppo piccolo e troppo ingenuo per capire che quello stesso entusiasmo ti avrebbe portato via da me.
Presto, così presto...
Eppure neanche i miei più tremendi ricordi riescono ad amareggiarmi la dolce sensazione che sempre questo ricordo porta con sé.
Anche adesso, steso in questo letto morbido mentre sto fingendo di non sapere cosa poi la vita mi avrebbe riservato, ancora trovo quel momento pieno di una dolce, quanto struggente, speranza.
Ora, proprio ora, il mio ricordo felice quasi non mi sembra più tale.
Non voglio perdere quel momento, non adesso.
Non voglio illudermi, ma forse ne ho bisogno, proprio ora.
E' passato il tempo delle fiabe, quello in cui i racconti di fantasia raccoglievano così tante speranze che il cuore voleva diventassero reali.
Crescendo si abbandona l'ingenuità necessaria.
Crescendo ci abbandoniamo a ben altre storie.
Eppure anche agli adulti continuano aa amare le favole, solo raccontate in un altro modo.
So che questo mio momento di lucidità non durerà a lungo, ma adesso la vita passata mi sembra quanto mai presente e il dolore di averti perso è stemperato nella certezza che quando aprirò gli occhi ti vedrò accanto a me.
Eppure so che queste mani che mi carezzano la fronte non sono le tue.
Il profumo, fresco e intrigante, mi solletica le narici e m’istiga ad aprire le palpebre.
Sono stanco, troppo stanco.
La cerva corre tra gli alberi, leggiadra e selvaggia.
La mia anima le corre appresso, senza raggiungerla.

Edited by Ida59 - 12/7/2015, 22:28
 
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view post Posted on 20/4/2013, 13:49
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Struggente, malinconica ma anche appassionata: la descrizione che hai fatto di questo particolare ricordo è eccezionalmente viva, si può quasi toccare, ma a allo stesso tempo è impalpabile come un sogno ed è fatta di pura poesia. Finalmente sono riuscita a dedicarmi un po' di tempo per apprezzare lo straordinario contenuto di questo prezioso estratto della sua vita e l'estrema cura che gli hai dedicato: una dolce, consolante carezza di mani amorevoli, fatta attraverso parole uniche e speciali. Grazie per questo splendido contributo, Monicuzza ;) :wub:
 
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view post Posted on 21/4/2013, 13:50
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Dalla luna...

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n. 11
Titolo: Solo una copia
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: nessuno in particolare
Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Albus Silente
Pairing: nessuno
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: missing moment
Riassunto:
Harry avrebbe voluto dire molto di più. Ma non poteva, quello che aveva di fronte non era il vero Severus Piton, era solo una copia. Una copia molto ben fatta, ma sempre e solo una copia.
Parole: 1010


Solo una copia

- Dove lo vuole signor Potter?
Non si era ancora abituato.
Non era mai stato il signor Potter, ma solo Harry. Sentirsi chiamare in modo tanto formale lo faceva sentire troppo adulto, troppo grande. E per uno che era stato costretto a crescere prima del dovuto avrebbe voluto essere Harry ancora per molti, molti anni.
Ma la vita non si può fermare.
- Lo appoggi pure al muro. - disse indicando una zona sgombra di mobili.
- E' sicuro? Se vuole posso appenderlo.
- No, grazie. Ci penserò da solo.
Il mago che l'aveva accompagnato nello studio circolare del nuovo Preside di Hogwarts gli lanciò un'ultima occhiata, senza tralasciare la cicatrice sulla fronte, ed uscì lasciandolo solo.
Poteva benissimo immaginare i commenti che avrebbe fatto quella sera al pub con gli amici davanti ad una birra.
Oh sì io e Harry Potter in persona nella stessa stanza!
Lasciò il pensiero del fattorino in un angolo della mente e si concentrò sull'oggetto che aveva fatto appoggiare al muro.
Era coperto dal telo, non lo aveva ancora guardato.
Forse per timore di quello che avrebbe scatenato nel suo animo.
Attorno a lui il silenzio. Si sentiva osservato da tutti i Presidi presenti, perfino da Silente, ma nessuno parlava. Forse sapevano che era una questione in sospeso tra lui e l'altro.
Restò fermo per parecchi minuti, indeciso su cosa dire, su come comportarsi.
Si era studiato un piccolo discorso, ma ora ogni parola gli sembrava stupida, inutile.
Sapeva come funzionava quella magia, ma non era certo che valesse anche in quel particolare caso. In fin dei conti l'artista si era accontentato di una fotografia presa dalla Gazzetta del Profeta e delle parole che un trio di maghi appena diplomati e una professoressa di Trasfigurazione avevano detto sul suo conto.
Non era certo la stessa cosa. Ma non si era stupito più di tanto quando si erano resi conto che Piton non aveva ordinato un ritratto dopo la nomina di Preside.
Finalmente dopo un sonoro sospiro si avvicinò al quadro e tolse il telo che lo copriva.
Severus Piton, il Preside Severus Piton si corresse mentalmente, stava dormendo. O, comunque, faceva finta di dormire.
A differenza dei suoi predecessori aveva optato per una semplice cornice d'argento.
Prese il quadro con entrambe le mani e si avvicinò al muro dove lo voleva appendere in accordo con l'attuale Preside.
Accanto a Silente.
Vicini nella morte. Nello stesso modo in cui erano stati vicini nella vita.
Ma, forse, Piton avrebbe preferito stare accanto a sua madre.
Avrebbe potuto farlo con la magia, ma, proprio come era stato per la tomba di Dobby, voleva farlo con lei sue mani.
In fondo anche quella era un po' una tomba ai suoi occhi.
Si spostò di lato per evitare di inciampare nella gamba di un tavolino e per poco non inciampò nel tappeto.
- Vuole stare più attento, Potter! - sbottò una voce nota all'altezza del suo orecchio.
Sorrise.
- Mi... mi scusi...- balbettò arrivando alla parete - è più pesante di quanto immaginassi.
- Nessuno le ha insegnato un semplice incantesimo di levitazione?
- Volevo farlo personalmente.
Udì un borbottio che assomigliava incredibilmente ad un imbecille.
L'artista aveva fatto un ottimo lavoro.
Quando riuscì ad appendere il quadro al muro indietreggiò di un passo osservando il lavoro finale.
Piton aveva sempre gli stessi abiti neri che indossava in vita; dietro di lui il pittore aveva dipinto una poltrona color verde scuro, lo sfondo era di un verde più chiaro molto simile a quello dello stemma di Serpeverde. Gli sembrò di intravedere il profilo di una libreria su un lato del dipinto.
Aveva la netta sensazione che la libreria fosse un'idea di Hermione.
Era decisamente realistico.
- Benvenuto, Severus. - fece Silente – Un ottimo dipinto, Potter.
- Che nessuno ha richiesto. - precisò Piton incrociando le braccia al petto – Perché sono qui?
- Lei è stato Preside. - rispose Harry che si aspettava una reazione del genere
- Non ho finito il mandato.
- Non importa. Io so che questo è il suo posto. Lei ha fatto in pochi mesi molto di più che alcuni suoi predecessori in svariati anni. - ignorò le proteste di alcuni presidi appesi – E poi se ho bisogno di essere insultato so dove venire.
- Sono sempre disponibile ad insultare una testa di legno come lei, Potter.
Harry avrebbe voluto dire molto di più. Ma non poteva, quello che aveva di fronte non era il vero Severus Piton, era solo una copia. Una copia molto ben fatta, ma sempre e solo una copia.
Il senso di colpa per tutto quello che aveva detto e pensato su di lui per sette anni tornò prepotente a scuotere il suo animo. Avrebbe potuto dire a quel Piton dipinto tutto quello che sentiva, ma non sarebbe stata la stessa cosa.
Incredibile... gli mancava il vero Severus Piton.
Forse era per questo che aveva insistito per tanto tempo per avere quel quadro.
- Grazie, Preside Piton. - cercò di metterci tutto se stesso in quel grazie, ma sapeva che non era sufficiente, non sarebbe mai stato sufficiente – Ho chiesto al professor Lumacorno se poteva appendere nel laboratorio di pozioni una tela gemella. Ha accettato con entusiasmo la mia proposta.
- Era il mio sogno poter stare qui in questo castello a sentire i pettegolezzi di quadri frivoli ed a vedere mandrie di teste di legno che vengono qui cercando di imparare qualcosa. O osservare branchi di alunni che mutilano gli ingredienti per le pozioni più semplici.
Harry scosse il capo e si tolse gli occhiali pulendo le lenti con un fazzoletto. Quando li rimise Piton era scomparso oltre la cornice d'argento.
Se lo aspettava a dire il vero.
- Non prendertela, Harry. - disse Silente visibilmente divertito – era il suo modo per dirti grazie.
- Allora è meglio non dirgli che c'è un’altra tela nel mio studio a Grimmauld Place, proprio accanto al suo ritratto, Silente.
L'Albus Silente dipinto ridacchiò.
- No, lasciamoglielo scoprire da solo.
Harry osservò lo sfondo verde del quadro di Piton e fece un sorriso divertito.
 
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view post Posted on 21/4/2013, 14:02
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I ♥ Severus


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Ricordate di mandare le storie a Magie Sinister Storie.



Edited by Ida59 - 12/7/2015, 22:29
 
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CITAZIONE (ellyson @ 21/4/2013, 14:50) 
Titolo: Solo una copia

Ed ecco un ottimo modo di mettere a frutto le informazioni dateci dalla Rowling.
Bellissimo e commovente.
Ho amato il nuovo rispetto di Harry, ma più di tutto ho amato le considerazioni su quel dipinto, così come le modalità in cui racconti sia stato fatto.
Eh sì, è solo una copia, ma ammetto che un po' fa male al cuore.
Le battute finali lasciano con un sorrisone da 34595 denti. :D
 
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view post Posted on 21/4/2013, 16:59
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5. Prima Giornata. Atto III. Una supplica di Alaide

Le tue storie calano una cappa di piombo su di me mentre leggo.
Rendi così reale la devastazione dell’anima di Severus che, naturalmente, sorge spontaneo accettare un “no” ripetuto tante volte.
Sei brava nell’esprimere l’ introspezione che genera quella negazione, Severus non nega alla bambina, ma a se stesso qualcosa, sia pure un fragile sollievo, ma immeritato secondo lui.
Quanto è triste questa parte della storia e commovente, perché l’insistenza, affettuosa e motivata di Melousine, vince. Sembra quasi che sia Lily in persona che invita Severus ad accettare un incontro con l’innocenza, innocenza di cui anche l’anima di Severus merita una parte.
Eccellente la prosa che dipinge con le parole immagini vivide.



Capricci di Ida59

Quanto mi piace il Severus goffo e un po’ rompi che delinea Ida, questo è il suo, e lo gestisce senza dolorimetro alla grande.
Ho troppo riso davanti agli slip neri e al pigiama di seta (nero) immaginando il perché della richiesta di una coperta. Hihihi….. povero Severus gli tocca contentarsi altrimenti… risulta capriccioso e buffo. Buffo? E qui mi è parso di vederlo con un sopracciglio alzato e il volto stupito, umano, incredibilmente umano, proprio come piace a me immaginarlo...

Edited by chiara53 - 21/4/2013, 18:37
 
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view post Posted on 21/4/2013, 17:30
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Il nervosismo di un Mangiamorte impacciato di Elly

Mangiamorte e impacciato sono una contraddizione in termini direte voi, ebbene no! Il nostro Severus resta quello che è e fa ancora il suo sporco lavoro(ma qualcuno deve pur farlo!).
CITAZIONE
L'aveva osservata di nascosto utilizzando ogni trucco da spia-doppiogiochista che conosceva.

Un siparietto delizioso con un Severus umanissimo e tenerissimo, disinvolto come un elefante in una cristalleria e perfetto e pignolo persino in amore.
Un bel regalo per noi amanti della coppia da Elly che, unica e, ripeto, unica, sa commuovere e far ridere nello stesso tempo.
Sei brava!

Sono ancora la tua ragazza?
di Elly

Ed ecco ancora le gesta gloriose del nostro dolcissimo e arcigno Severus Mangiamorte e spia doppiogiochista innamorato perso.
Il tema è realistico: chiacchiere tra donne che si raccontano di tutto
CITAZIONE
- Ginny è la mia migliore amica. - spiegò - Parliamo di tutto. Anche di quello.

Mi ci sono ritrovata in pieno, quando ero un po’(molto)più giovane con l'amica del cuore se ne parlava e si facevano confronti.
Ma Severus è un ligilimante e questo è un po’ pericoloso.
Peccato tu abbia scritto l’ultima di questa serie: il tuo uomo – Severus fa venire una gran voglia di abbracciarlo e fargli gli auguri di una vita lunga e felice ( slacciando qualche altro bottoncino).
Un abbraccio e un grazie a te.
Hermione 3 - Lily 0
Hermione win!
Lily lose!
Lily GAME OVER
 
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