Autore/data: Alaide – 30-31 gennaio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One Shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: La bambina non sorrideva più, ma continuava a fissarlo fiduciosa. Una fiducia disarmante ed innocente. Totale.
Nota: E’ il seguito di
Allegro, nonché conclusione di Trio in sei movimenti.
Parole: 908
Trio in sei movimenti
6. Lento maestoso
L’aria era immobile nel giardino, una piccola oasi verde, fra le spesse mura del sanatorio o, come la chiamavano i pochi Maghi di Fécamp, la Maison sur la Mer.
Il lamento del mare pareva accompagnare il lieve stormire delle foglie, come una musica triste e soffocata.
L’uomo sedeva, come ogni giorno nel giardino, ma non c’era traccia della donna e della bambina. Soltanto il vento lieve era testimone della scena che aveva in sé qualcosa di maestoso.
E malinconico.
Nulla pareva mutare, mentre il tempo scorreva silenzioso. Il vento continuava a scuotere, indifferente, le foglie e portava con sé l’eco lamentoso del mare.
Una corsa veloce e delle esclamazioni lontane ruppero improvvisamente la quiete.
L’uomo alzò il capo dalle pagine del libro e vide la bambina correre rapida verso di lui e sedersi al suo fianco.
Severus aveva creduto che Emma se ne fosse andata da tempo, dal giorno dei funerali della madre. Nessun suono, né alcuna voce bisbigliata nei corridoi del sanatorio, aveva lasciato presupporre che la bambina si trovasse ancora alla Maison sur la Mer.
Con ogni probabilità, invece, l’avevano lasciata, sola, nella sua stanza forse perché nessuno aveva veramente tempo per occuparsi di lei, forse perché nessuno credeva, giustamente, che l’innocente potesse stare accanto al colpevole.
«E’ vero che stasera parte, Monsieur?» biascicò la bambina, la voce rotta da singulti privi di lacrime.
Quelle le aveva versate tutte il giorno in cui era morta la mamma ed al cimitero, quando l’avevano sepolta.
E Monsieur Piton era stato presente allora, come aveva promesso.
«Sì» rispose l’uomo, voltandosi verso la bambina.
Sulla porta che dava sul giardino si erano radunati gli inservienti del sanatorio. Nessuno di loro vedeva di buon occhio quello che stava accadendo. Non importava quello che aveva riportato i giornali, quando si era conclusa la Guerra Magica in Inghilterra.
Quell’uomo rimaneva un assassino.
Ma era quello un pensiero che non attraversava la mante della bambina. Per lei, l’uomo era colui che le donava sicurezza, era quanto di più simile ad un padre avesse mai conosciuto.
Era tutto quello che le rimaneva.
«Posso venire con lei?» domandò infine Emma, parlando con più calma di quanta si aspettasse.
V’era qualcosa di assurdo in quelle parole, si disse l’uomo, qualcosa che andava al di là della normale comprensione. Erano parole che non avrebbero mai dovuto esistere, perché nessuna bambina, nessun essere innocente, avrebbe dovuto pronunciarle.
V’era molta più sensatezza in quelli che dovevano essere i pensieri degli altri abitanti del sanatorio.
Dov’era la giustizia quando egli, con le mani lorde di sangue viveva, e la madre della bambina, candida ed innocente, era morta, agonizzando tra mille dolori che nessuna Pozione poteva quietare?
Forse non esisteva alcuna giustizia.
Eppure quella bambina era lì, ferma, accanto a lui, in attesa di una risposta.
Una risposta che non sapeva dare.
«Perché vuoi venire?» decise di domandare infine.
«Lei…» la bambina si interruppe, cercando le parole. Quella era la conversazione più lunga che avesse mai avuto con l’uomo. E si sentiva improvvisamente incerta, perché temeva di sbagliare, di dire qualcosa che facesse decidere Monsieur Piton di lasciarla al suo destino. Voleva dire molte cose, ma alla fine riuscì a pronunciare solo poche parole. «Mi fido di lei. Come mi fidavo della mamma.»
E gli sorrise lievemente.
Un sorriso accennato, che si allargò leggermente, raggiungendo gli occhi, ancora arrossati per le lacrime versate alla morte della madre. Un sorriso che, più delle parole, irradiava fiducia verso Severus.
Una fiducia genuina e sincera.
Come la fiducia che un bambino dovrebbe provare per il proprio padre.
Una fiducia che Severus non aveva mai sperimentato.
Una fiducia che quella bambina gli donava ed era su quella fiducia che si basava la sua richiesta. La bambina, per qualche strano mistero, vedeva in lui qualcuno che palesemente non era.
Era molte cose. Un assassino. Una spia. Un uomo in preda al rimorso. Un uomo dall’anima macchiata. Un uomo che anelava ad un perdono che non avrebbe mai ottenuto.
Ma non era un padre.
Era unicamente un sopravvissuto dal futuro privo di significato, in cui avrebbe vissuto nel meritato tormento per le colpe commesse.
O forse il suo futuro giaceva nel sorriso di quella bambina, che aveva perso tutto, che era sola, in balia della vita?
Ma era veramente quella la scelta migliore?
Era veramente quella la strada che gli si prospettava davanti?
Il tempo passava lento, solenne, ed il lamento del mare continuava a giungere nel giardino, portato dal vento.
La bambina non sorrideva più, ma continuava a fissarlo fiduciosa.
Una fiducia disarmante ed innocente.
Totale.
E Severus si rese conto che, se avesse rifiutato, avrebbe distrutto quella fiducia e, con essa, forse la possibilità che quella bambina potesse fidarsi ancora di qualcuno.
Avrebbe distrutto, con ogni probabilità, l’innocenza di Emma, voltandole le spalle, lasciandola nella solitudine, quella solitudine che lui conosceva bene, quella solitudine in cui si maturavano scelte terribili che macchiavano l’intera esistenza.
Se avesse voltato le spalle ad Emma, avrebbe avuto davanti agli occhi un’altra vittima innocente.
«Puoi venire.» disse soltanto, infine.
E la bambina gli sorrise.
Un sorriso felice, che toccò il cuore dell’uomo.
Forse, veramente, il suo futuro, si disse Severus, mentre si alzava in piedi, imitato dalla bambina, giaceva nel sorriso di Emma. Forse, con il tempo, non sarebbe stato soltanto un uomo in cerca di un perdono impossibile da ottenere, ma un uomo che aveva a cuore la bambina che lo aveva scelto, al di là di ogni logica, come padre.