Prima di andarmi ad immergere nei 33 Km di corridoi di Opéra Bastille (che è praticamente un isolato, con 8 piani, incluso il pian terreno, in superficie e 6 piani sotterranei), posto il sorriso per questa settimana!
Autore/data: Alaide – 28 gennaio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: Flash-fic
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Fu allora che gli sorrise, un sorriso diverso dagli altri che gli aveva rivolto, un sorriso malinconico che raggiungeva gli occhi stanchi.Nota: E’ la continuazione di
AndanteParole: 472
Trio in sei movimenti
4. Andante moderato
Il vento, quel giorno di fine aprile, si era fatto più intenso. I fiori piegavano il capo di fronte alla sua forza e le pagine, ingiallite dal tempo, scricchiolavano, per quanto l’uomo le tenesse ben salde tra le mani.
Il rumore dei passi della donna e della bambina furono resi inudibili dal vento, ma il fruscio delle loro vesti bianche ne annunciò ugualmente l’arrivo. Era la loro solita ora e, come tutte le altre volte, la donna chinò il capo, salutando appena Severus. Come tutte le altre volte l’uomo la osservò per un istante.
La donna sospinse dolcemente la figlia perché andasse a giocare, poi si lasciò cadere stancamente sulla panchina, accanto all’uomo.
«Monsieur,» iniziò lentamente la donna. «so che… vorrei chiederle, se possibile, un favore.»
Severus si voltò verso di lei, chiudendo il libro, perché il vento non ne rovinasse le pagine. La donna non lo stava guardando. Il suo volto, di un pallore che rendeva la pelle quasi trasparente, era immobile ed il suo sguardo pareva scrutare un punto indefinito all’orizzonte.
«Non so per quanto ancora potrò accompagnare Emma.» proseguì rapidamente la donna, come se il tempo la incalzasse. «A mia figlia giova uscire da quelle mura bianche e lei, Monsieur, è l’unico tra coloro che vi abitano che esce alla luce del sole.»
La donna si voltò verso Severus, fissandolo. Gli occhi parevano essere come sbiaditi e sembravano perdersi in quelle occhiaie nere che li circondavano.
«Sarei infinitamente grata se lei accettasse.»
Fu allora che gli sorrise, un sorriso diverso dagli altri che gli aveva rivolto, un sorriso malinconico che raggiungeva gli occhi stanchi.
Un sorriso che pareva dire – urlare forse – che la donna era fin troppo consapevole del proprio destino.
Un sorriso che diceva quanto desiderasse veramente che quel suo desiderio – l’ultimo forse – venisse esaudito.
Il sorriso di chi sa che è condannato alla morte precoce, nonostante la sua innocenza.
Era un pensiero disturbante, si disse Severus.
Atroce.
Quella donna, quella madre, non aveva mai fatto nulla di male e la morte l’avrebbe portata con sé. Ed egli aveva ucciso, era sopravvissuto e sarebbe probabilmente vissuto a lungo.
V’era qualcosa di irrisorio nella vita.
Gli innocenti pagavano per le colpe di chi, come lui, aveva commesso scelte terribili ed imperdonabili.
Eppure quella donna, quell’innocente, voleva che fosse lui, il colpevole, a vegliare sulla figlia, per i giorni che le rimanevano da vivere.
Ed improvvisamente vide altro in quel sorriso lieve.
Vide la fiducia.
Una fiducia genuina, nata nella casualità di una routine. Era certo che la donna sapesse chi fosse e ciò che aveva commesso.
Tutti lo sapevano al sanatorio.
Eppure, nonostante tutto, gli affidava, seppur per breve tempo, la figlia.
«Lo farò.» disse, infine.
La donna annuì soltanto, il sorriso ancora sulle labbra, poi si voltò verso la bambina che stava giocando con una vecchia bambola sgualcita.