Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

« Older   Newer »
  Share  
Ale85LeoSign
view post Posted on 14/12/2013, 19:47 by: Ale85LeoSign




Posto qui un mio sorriso fuori prenotazione (Elly mi perdonerà per averle portato via il posto senza avvertirla ;) :P ) dedicato a Severus e alla festeggiata del 14 dicembre ;D :leoncino:


Le Rouge et le Noir



Regna un mondo d’ombra in un antico maniero di pietra sovrastato dall’intrico sfaccettato di oscurità e luci incastonate in un firmamento di astri lontani. I bagliori delle stelle, attraverso le grandi arcate e le finestre antiche, osservano silenziose l’immobilità dei corridoi e di ogni oggetto inanimato, rischiarandolo con flebili sfumature di luce candida e pura, impercettibile come un soffice manto di nebbia.
La luna, un'elegante falce appuntita, si staglia nel cielo, sovrana della notte e delle piccole stelle che l’attorniano.
Mentre il chiarore vellutato degli astri sfiora delicatamente l’oscurità, il silenzio ammantato di un corridoio viene solcato da un leggero rumore di passi.
Sotto le lunghe gonne, i tacchi sottili di un paio di scarpette eleganti producono un suono deciso contro il pavimento di pietra, come rintocchi di un orologio che segna l’ora di un misterioso incontro… lenti e cadenzati come le gocce misurate di una pozione mentre ricadono in un calderone ribollente, una alla volta.
Un ticchettio regolare, puntuale, in un attimo si stempera in un eco morbido che si disperde tra le mura del castello preannunciando l’arrivo di una presenza umana.
Una sagoma di donna si muoveva lungo la parete scomparendo nelle ombre di vecchie armature e grandi colonnati per ricomparire a tratti nei riquadri di luce proiettata dal chiarore lunare.
Vestita con un fluente mantello nero dalla fodera interna rosso rubino, come se un fuoco interno di emozioni fosse pronto a consumare quell’involucro protettivo, un fuoco che tra le fiamme di seta preziosa e velluto nero, cela un abito dello stesso colore del sangue, che, ad ogni passo, ad ogni cadenzato rumore di tacco, ondeggia piano, assumendo sfumature più chiare e più scure come il colore variabile delle onde dell’oceano quando si tinge dei toni caldi del tramonto.
La donna avanzò nella notte, nelle ombre ammantate di quella luce stellare simile a una brina leggera che ricopre ogni cosa; mosse i suoi passi in un cammino chiaro e oscuro, come la materia di cui sono fatti i sogni, con passo calmo ma deciso verso il luogo dell’incontro.
Avvertì un brivido lungo la spina dorsale, non un sentimento di paura, ma la chiara percezione di non essere più sola in quel corridoio apparentemente deserto.
Avvertendo l’aura del mago si fermò e attese, il battito accelerato, la sensazione dei suoi occhi magnetici a scrutarla.
Poi un’ombra della parete, come se prendesse vita, si distaccò da essa e dal buio emerse piano una figura alta e misteriosa.
Una creatura della notte con la pelle bianca, così pallida da sembrare opalescente quando si mostrò a quella nottata di luci irreali. I capelli corvini dell’uomo cospiravano coi lineamenti aguzzi per evocare una severità e un fascino misterioso esaltato dagli occhi in cui un diamante ardeva nella notte più oscura e profonda che la maga avesse mai visto. Quello sguardo la studiava silenziosamente, indagatore; sfavillava come una gemma pura racchiusa in un manto rilucente di tenebra.
Contro il velluto notturno del suo mantello il pallore della pelle risplendeva quasi come la falce di luna che si stagliava solitaria nel cielo e in quella luce irreale sembrava quasi una figura mistica apparsa dalle candide pagine di un sogno fatto di inchiostro.
La stava aspettando, l’uscio aperto al suo fianco, la mano posata sulla maniglia di ottone finemente lavorato.
Si scrutarono in silenzio per diversi istanti.
La donna e il mago stavano immobili, parlando attraverso il silenzio; il petto di lui si sollevava appena mettendo in risalto la lunga fila di piccoli bottoni neri che caratterizzava l’oscuro abito che portava sotto il mantello ugualmente nero. Un passo, uno solo verso di lei e i capelli corvini si mossero, emanando un leggero riflesso indaco esaltato dalla carnagione così pallida in cui erano incastonati quegli occhi di diamante e madreperla.
Guardò negli occhi della donna, in quella variabile sfumatura di castano screziato di verde, che brillava, come se tracce di smeraldi si fossero posate su di essi per non lasciarli più. Guardò nei suoi occhi e non vide alcun inganno, ma solo amore e desiderio.
Il mago riconobbe quel sentimento e rimase in un’immobile solennità, osservando quella donna con silenziosa compostezza.
Un battito di ciglia, una rapidissimo sguardo interiore sul passato e un fuggevole lampo di dolore solcò i lineamenti pallidi. Ma fu solo un momento, e in quello stesso battito, l’oscurità di diamante scomparve e ricomparve, e la durezza di quel nero immortale si stemperò, assumendo una sfumatura invitante, dolce, carezzevole. Le labbra sottili si curvarono verso l’alto e il mago onorò la donna di un morbido, rassicurante sorriso.
La maga comprese e avanzò di un passo: le labbra rosse si incurvano a loro volta in un sorriso mentre gli occhi rivelarono una traccia di triste affetto e profonda comprensione per un dolore, una storia e un Inferno personale che aveva imparato a conoscere.
A quel punto Severus infranse la propria immobilità scostandosi elegantemente dalla porta, abbandonando la maniglia in una lenta carezza, la più raffinata delle torture, e alzando la mano destra in un lento, elegante gesto d’invito, gli occhi fissi in quelli della maga come se conoscesse i suoi pensieri e le sensazioni che stava provando.
E guardando nel profondo di quegli impenetrabili occhi scuri, mentre il rosso raggiungeva il nero, la donna si rese conto di non potergli negare nulla.
Di star sognando quel momento da... sempre.

Edited by Ida59 - 15/12/2013, 19:42
 
Top
1897 replies since 9/1/2013, 00:04   27947 views
  Share