Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 28/9/2013, 09:39 by: Alaide
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Prima di lasciarvi alla lettura, vi comunico che ho ancora altri due capitoli di Klavierstücke. Quindi posso coprire i lunedì fino al 14 ottobre.


Autore/data: Alaide 25 - 30 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Aveva notato che la ragazza, prima di uscire, aveva tentato di sorridergli, senza però riuscirvi veramente. Forse avrebbe voluto dimostrargli nuovamente la fiducia che aveva in lui, invece quel sorriso era colmo di incertezza e terrore.
Nota: È il seguito di paura e speranza
Parole: 1565

Klavierstücke
14. Incertezza



Parigi, 15 aprile 2000



Severus osservò a lungo la porta da cui era uscita Heloïse. Gli era parso che la ragazza fosse più pallida di quando erano entrati nella sede della Garde Républicaine e più terrorizzata di quando stava rivelando tutto a Madame Dubois.
Non poteva darle torto, considerando che la donna era rimasta in silenzio per buona parte della sua confessione, senza dare alcun segno tangibile alla ragazza di quello che stava pensando. Lui aveva potuto farsi un'idea sulla base dell'espressione del volto dell'addetta della Garde Républicaine che aveva preso in carico l'interrogatorio di Heloïse, ma quest'ultima era cieca ed era rimasta senza indicazioni.
Aveva notato che la ragazza, prima di uscire, aveva tentato di sorridergli, senza però riuscirvi veramente. Forse avrebbe voluto dimostrargli nuovamente la fiducia che aveva in lui, invece quel sorriso era colmo di incertezza e terrore.
«Avrebbe dovuto comunicare immediatamente di aver ospitato le due sorelle du Vieux Château, Monsieur Piton.» disse la donna, osservando attentamente l'uomo.
Le sembrava un buon punto da cui cominciare, un punto neutro, la cui spiegazione era perfettamente chiara anche a lei. Doveva prendersi del tempo, prima di giungere ad una decisione, cercando di comprendere cosa fosse realmente giusto fare.
«Lo so, ma, all'epoca le condizioni della sorella minore erano troppo critiche per poter prendere in considerazione di privarla, seppur per poche ore, della compagnia della sorella.»
C'era dell'altro, si disse la donna. Di questo era certa ed era ragionevolmente convinta che Heloïse du Vieux Château non fosse nelle condizioni psicologiche per affrontare un incontro con un addetto della Garde Républicaine.
Era da anni che si occupava di crimini che avevano al loro centro i minori e poteva ben immaginare in quale stato si fosse trovata quella ragazza, dopo la morte del padre e come avesse influito sulla sua percezione del prossimo ciò che aveva subito per tanti anni. Non avrebbe mai voluto sentirsi raccontare quello che era avvenuto in quella casa sulla scogliera, dove una bambina era diventata vittima del suo stesso genitore. Avrebbe voluto che nel suo ufficio non entrasse mai nessun bambino o ragazzo ferito dalla vita. Invece vi erano fin troppi casi e molti, lo sapeva, rimanevano celati finché non era troppo tardi.
«Posso capirlo perfettamente, Monsieur Piton, e sono felice che Heloïse abbia avuto il coraggio necessario per parlare degli orrori che ha vissuto.» decise di dire infine. Sapeva che l'uomo attendeva la sua decisione. Le sue decisioni. Quella riguardante la morte del padre di Heloïse e quella riguardante il futuro delle due sorelle. «Trovo miracoloso che la ragazza sia riuscita a confidarsi con lei, Monsieur Piton. È sempre raro che si riesca ad arrivare ad una fiducia così piena, come quella che Heloïse ripone in lei, soprattutto considerando quello che le è accaduto.»
La donna si interruppe, per raccogliere meglio le proprie idee. Sicuramente la ragazza e sua sorella erano state fortunate ad incontrare quell'uomo. Sarebbero potute incappare in qualcuno che avrebbe potuto agire in maniera diversa, qualcuno che avrebbe potuto approfittare della loro debolezza. Invece, ed era chiaro dal modo in cui si comportava Heloïse, Monsieur Piton era riuscito ad ottenere la fiducia della ragazza, qualcosa di assolutamente insperato se si considerava ciò che era accaduto ad Heloïse. Senza nemmeno rendersene conto, abbozzò un sorriso, un sorriso riconoscente,
«Non farò aprire nessuna procedura legale contro Heloïse du Vieux Château.» affermò infine la donna, aggiungendo poche parole alla deposizione della ragazza. «La morte di Monsieur du Vieux Chateau è stato un incidente. Avrebbe potuto ferirsi solamente o, peggio, riuscire nel suo scopo e nuocere anche alla figlia minore. Se vi fosse stata intenzionalità da parte di Heloïse, avrei dovuto portarla davanti alla corte, ma, in un caso come questo non è pienamente necessario.»
La donna sapeva che non tutti i suoi colleghi l'avrebbero pensata allo stesso modo, ma il suo scopo era proteggere il minore, a meno che questi non avesse compiuto intenzionalmente un delitto, ma non era questo il caso di Heloïse che aveva tentato di proteggere la sorellina, senza alcuna volontà di assassinare il padre. Un processo avrebbe danneggiato la psiche della ragazza, esponendola al pubblico, alle cronache dei giornali, all'interesse morboso della gente per fatti del genere. Era lo stesso motivo per cui era riuscita ad ottenere la massima discrezione nella ricerca delle due sorelle.
Non voleva vedere i loro volti sulle prime pagine dei giornali, né che vi fosse chi speculava sul male che poteva esser fatto a due innocenti.
«Quello che mi preoccupa in questo momento è ciò che accadrà delle due sorelle.» continuò la donna, osservando con attenzione l'uomo di fronte a sé, senza riuscire in alcun modo a leggerne l'espressione. «Sono orfane e minorenni. Ed anche se Heloïse fosse maggiorenne, dubito che le affiderebbero la custodia della sorella, perché è una Magonò cieca.»
«Cosa accadrà, quindi?» domandò Severus, pur sapendo quale sarebbe stata la risposta.
Una risposta che non avrebbe mai voluto riferire ad Heloïse, alla ragazza che aveva imparato a considerare come la figlia che non aveva mai immaginato di avere.
«Verranno messe in un orfanotrofio, considerando che non hanno parenti in vita. Se poi una famiglia volesse adottarle... il che porta al problema della possibilità di una loro separazione. Non ci sono molte famiglie di Maghi che sarebbero interessate all'adozione di una Magonò cieca. Tutto sta nelle mani del tribunale dei minori.»
«Non esiste forse la possibilità di affidare le due sorelle ad un tutore, soprattutto in considerazione delle condizioni di salute della sorella minore?» domandò l'uomo.
Il fatto che Anne stesse procedendo verso la guarigione non era mai stato menzionato da Heloïse e non era di certo necessario che Madame Dubois lo sapesse.


Heloïse sentiva l'ansia farsi sempre più intensa man mano che i minuti scorrevano. Le sembrava che fosse trascorso troppo tempo da quando la donna le aveva chiesto di uscire. Cosa stava chiedendo a Monsieur Piton? Perché aveva bisogno di parlare con lui? Era possibile che lo stesse trattenendo per poi convincerlo ad abbandonarla al suo destino?
Severus non avrebbe accettato, però. Di questo era più che certa. Sapeva che di lui poteva fidarsi e sapeva cosa le aveva promesso. Tentò di tranquillizzarsi, ma sentiva il peso dell'attesa e dell'incertezza diventar sempre più pesante ed opprimente, al punto che quasi non sentì aprirsi la porta.
«Heloïse, possiamo andare.»
Non appena udì la voce dell'uomo si alzò di scatto in piedi, un sorriso tremante sulle labbra. Monsieur Piton era uscito e adesso sarebbe tutto andato bene, si disse.
Durante tutto il tragitto fino alla via dove abitava l'uomo, la ragazza rimase in silenzio, senza fare domande, limitandosi a rimanere il più vicino possibile a Severus, per non smarrire la strada, per sentirsi al sicuro.
«Cosa... cosa ti ha detto Madame Dubois?» domandò in un mormorio, senza nemmeno accorgersi di avergli dato del tu.
«Non ci sarà alcun processo per quel che è accaduto in Normandia.»
Sul volto di Heloïse comparve un sorriso colmo di sollievo. Aveva temuto quell'eventualità, perché sapeva che in caso di processo non avrebbe potuto evitare che anche Anne venisse coinvolta. Ed era quello un pensiero terribile, perché la sorella non doveva sapere fino a che punto si era spinto il padre.
«Non ti nasconderò, però, Heloïse, che non si ha nessuna certezza sulla vostra situazione.» disse l'uomo.
Aveva sperato di non dover affrontare quell'argomento, ma nascondere la verità alla ragazza non era un'opzione.
«Non possiamo rimanere con te, Severus?»
La voce di Heloïse era colma di incertezza e preoccupazione, un'incertezza ed una preoccupazione che emergevano dal suo sorriso tirato.
«Non vi sono certezze. Tocca al tribunale dei minori decidere in proposito. Non posso sapere che decisione prenderanno. Potrebbero decidere di trasferirvi in un orfanotrofio oppure potrebbero accettare di nominarmi vostro tutore.»
L'uomo non riusciva ad immaginare cosa avrebbero potuto decidere i giudici. Sapeva che Madame Dubois avrebbe parlato in favore della seconda opzione, ma non voleva dire nulla. Avrebbe potuto significare una buona possibilità od una bassissima possibilità di riuscita.
Non era nemmeno certo che un giudice del tribunale dei minori avrebbe potuto giudicare adatto alla posizione di tutore un uomo con il suo passato. Qualcuno che sapeva uccidere era veramente la scelta più sensata per le due sorelle?
Ciò di cui era certo era che voleva ottenere la custodia di Heloïse ed Anne. Aveva imparato a considerare come una figlia la maggiore, aveva imparato a prendersi cura della minore. E l'arrivo delle due sorelle aveva portato un cambiamento decisivo nella sua vita, non più ancorata al passato - per quanto avesse deciso di andare in Francia per poter mettere le sue conoscenze al servizio della ricerca medica, per salvare delle vite e non per toglierle - ma volta verso il futuro, un futuro che contemplava l'essere padre.
«E quando prenderanno la decisione? E fino ad allora cosa accadrà?» domandò Heloïse, un sorriso incerto sulle labbra.
«Madame Dubois mi ha assicurato che non si andrà oltre i due mesi. Fino ad allora rimarrete con me.»
La ragazza annuì soltanto.
Sulle sue labbra aleggiava un sorriso fiducioso, perché l'uomo aveva fatto quanto in suo potere per non lasciarle sole.
Ma quel sorriso mostrava anche l'incertezza che avrebbero portato con sé quei due mesi. Sapeva che Severus non poteva garantirle quale decisione avrebbero preso i giudici, sapeva che avrebbe potuto essere separata dalla sorella.
Eppure voleva sperare che, alla fine, i giudici avrebbero preso la decisione giusta.
Che lei ed Anne avrebbero potuto rimanere con Severus, al sicuro.
 
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