Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

« Older   Newer »
  Share  
Ale85LeoSign
view post Posted on 27/8/2013, 09:45 by: Ale85LeoSign




Sorriso mattutino.
Sono a corto di idee, quindi proseguo ad attingere da A.L.
_____________________________________________

Alex si aggrappò alla ringhiera, mentre la scala su cui si era fermata si muoveva, e chiuse gli occhi.
Severus sogghignò: “Qualche problema, Cobalto?” la schernì ben sapendo che era in evidente difficoltà. Lo era sempre stata sia con l’acqua che con le altezze. Ma era così incosciente da affrontare le proprie paure senza essere minimamente preparata per farlo.
“NO!” ruggì in risposta spalancando gli occhi; ma quando lo fece, afferrò ancora più saldamente la ringhiera, quasi a lasciarci un solco con le unghie “Nessun problema!”
“Alcuni dicono che il segreto sia non guardare giù.” continuò imperterrito, avvicinandosi con passo sicuro al bordo senza temere il vuoto sottostante, mentre la scala ancora si muoveva. “Ma dubito che possa funzionare, se focalizzi l’attenzione unicamente sull’altezza a cui ti trovi.”
“Ho detto che… non ho problemi!” rispose ostinata con voce flebile, sobbalzando quando lo vide arrivare di fronte a lei, dopo essere salito, senza alcuna esitazione, sulla scala proprio mentre passava di fianco al punto in cui era fermo un attimo prima. Un calcolo impeccabile e un controllo invidiabile.
Soprattutto per lei…
“Tu…” disse impaurita fissandolo con rabbia, le labbra contratte, come se si fosse presentato davanti a lei un nuovo pericolo che non poteva affrontare, meno che mai in quelle condizioni di terrore incontrollabile “Tu fingi di non sapere cosa sia la paura.”
Severus alzò una mano, schioccando le dita e le scale si fermarono a metà, bloccate, in modo tale che nessuno dei due se ne potesse andare.
I suoi occhi scuri, di onice levigato, la studiarono per diversi attimi di tensione crescente.
Poi rispose, con un tono profondo e irresistibile.
“Io conosco perfettamente la paura, Alex.” Disse con una voce talmente bassa da sembrare un bisbiglio, sostandole di fronte mentre si appoggiava con una mano alla ringhiera, accostandosi, rischiando di frantumare la sottile linea d’aria che ancora separava i loro corpi.
“Sta’ indietro!” Gli disse in un avvertimento vacillante che il mago ignorò totalmente. In quel momento non sarebbe riuscita nemmeno a sfilarsi la bacchetta di tasca.
“L’abisso che ci separa, Alex, è delimitato come sempre dal controllo. Controllare la paura.” fece volutamente una pausa, studiando quell’espressione confusa con sguardo intento, mostrandole un sorriso sornione, velato d’astuzia.
Alex lo fissava, immobile, bloccata, con quello sguardo diviso tra la paura e la sfida che, nonostante tutto, ancora la spingeva a sfidarlo e a non temerlo del tutto.
Approfittando di quel momento di perplessità, Severus si sospinse contro di lei, facendo in modo che la schiena della giovane donna premesse contro la ringhiera di pietra, bloccandola del tutto.
Alex, sentendosi sospingere all’indietro, trattenne il respiro.
“Disciplinarla.” Mormorò, imperturbabile, così come stava disciplinando le proprie emozioni per raggiungere l’obiettivo che si era prefissato, cercando, al contempo, di disciplinare lei e l’irrazionale istintualità che la portava sempre a cadere negli stessi errori.
Avvertì i brividi del suo corpo contro di sé e continuando a guardarla sollevò il mento e socchiuse gli occhi come se se ne potesse impossessare.
Alex non tentò di opporsi, paralizzata dalla sua incontenibile paura per le altezze e forse stregata dal magnetismo di quella voce e di quello sguardo.
Fu rapido e silenzioso: vedendo che la paura non scompariva da quegli occhi verdi e prima che in essi comparisse la scintilla dorata della rabbia, le mise la mano libera sul fianco, stringendola a sé, e in un istante la baciò.
Sentì il fremito delle gambe e, temendo che potesse colpirlo in qualche modo, abbassò la mano con cui le teneva il fianco, come per intimarle dolcemente di non reagire. Con un sensuale movimento delle labbra in pochi istanti fece propria la sua volontà. Era rigida come un palo, ma sotto le dita, Severus, la sentì rabbrividire e poi emettere solo qualche lieve fremito.
La paura stava passando… lo percepì chiaramente.
Anche se quel momento era piacevole non poteva fare a meno di odiarsi, come aveva odiato Alex quando aveva tentato di ingannarlo, usando lo stesso espediente.
Aveva un profumo inebriante: lo inspirò a fondo togliendole quasi il fiato, scostandosi un momento di lato per posare le labbra sul collo della giovane donna, lasciandosi sfiorare il volto dai suoi capelli. Inspirò a fondo il suo odore, il sentore di sensazioni contrastanti e avvertì il piacevole calore della sua pelle, riempiendosene i polmoni come se volesse affogarvi.
Erano sensazioni impagabili, di cui non si sarebbe mai voluto privare. Ma sapeva perfettamente che quel fuggevole momento sarebbe costato un prezzo più salato di qualunque lacrima.
Quando la sentì muoversi, l’improvviso contatto delle sue mani alla base della schiena, sotto il mantello, credette di impazzire. In un gesto istintivo le mise le mani sul lato del collo e le baciò la fronte, in un moto d’affetto, quasi a volerla tranquillizzare. Poi percorse la parte superiore delle guance e posò le labbra sulle palpebre abbassate mentre le mani scivolavano verso il basso, le dita a sfiorare il collo, le spalle e le braccia, in lente carezze.
“Hai ancora paura?” bisbigliò schiudendo appena le labbra sottili vicino all’orecchio della giovane donna.
Avvertiva incertezza, ma la tensione che l’aveva incatenata ai propri limiti ora si era allentata, quasi liquefatta tra le sue mani.
Non ricevendo alcuna risposta, accostò il viso al suo e per qualche istante rimasero entrambi immobili in quella posizione, comunicando soltanto attraverso il ritmo accelerato di respiri e vibrazioni elettriche, quasi impalpabili.
Doveva uscire da quel sogno, resistere a se stesso e concentrarsi sull’oggetto che aveva in tasca, il vero motivo per cui l’aveva raggiunta. Prima di riprendere a baciarla i loro occhi si scontrarono e per un momento, anche se non lo lasciò minimamente vedere, la sua intenzione vacillò. Quegli occhi erano tristi, impauriti, stupiti, furiosi… in quella foresta erano malcelati così tanti sentimenti che Severus fece fatica a non inseguirli per darvi un senso, Sì, aveva ancora paura, ma una paura ben diversa da quella che le impediva di guardare in basso senza temere di cadere.
Aveva paura di lui… di una parte di lui che poteva riemergere e trovare nuovamente il modo di usarla. Ma doveva sapere: quindi la cinse in vita e riprese a baciarla, sentendo la sua opposizione sempre più debole e vacillante. Alex mosse le mani, ma Severus le bloccò sulla ringhiera, posandovi rapidamente sopra le sue e stringendo con intensità. Avvertì il proprio desiderio crescere e, inarcando le sopracciglia verso l’alto in reazione, assaporò quelle labbra e il solo contatto delle sue mani come se stessero facendo l’amore, come se non ci fosse alcuna paura, alcun limite, alcun nemico da combattere, mentre il suo corpo veniva attraversato dal battito incessante di un desiderio ancora trattenuto.
Doveva trattenersi.
Così mosse furtivamente la mano destra, scostandola dalla sua, posandola nuovamente sul fianco, seguendo la linea dei jeans, sotto la camicetta, cercando il punto in cui aveva nascosto quell’oggetto. Si fermò, dando intensità a un altro bacio, mantenendo, al contempo, la concentrazione sulla mano destra. L’aveva trovato. Era piccolo e freddo, metallico, e in un attimo capì che si trattava di una chiave. Delicatamente la prese con due dita e cominciò a sfilarla mentre il loro bacio diventava sempre più intimo e i loro respiri più corti e affannosi.
Allontanò la mano, ma in quello stesso istante Alex vi premette sopra la sua.
Smise di baciarlo e lo fissò.
Tra incredulità e rassegnazione gli disse: “Sei dannatamente furbo.”
Stava di nuovo tremando.
Ma questa volta di rabbia, una rabbia lucida che le fece dimenticare le sue paure.
Si scostò bruscamente da lui e alzò la bacchetta per far sì che le scale tornassero a posto.
Quando queste si fermarono, Alex retrocedette, appoggiandosi al corrimano con la mano libera, andando verso la prima porta, come un animale impaurito che si difende attaccando.
Quando fu davanti alla porta si fermò, continuando a fissarlo: “Non sei mai cambiato!” gli gridò arrabbiata e ferita, passandosi la mano libera sulla fronte, sulle guance, sulle labbra, ovunque lui l’avesse baciata come se volesse cancellare qualcosa che non era sulla pelle, ma dentro di lei, mentre con l’altra stringeva la chiave.
“Sempre la stessa storia.” Disse con una rabbia a stento trattenuta. Si soffermò sulla mano chiusa a pugno e sorrise amaramente “Volevi questa. Chiaro. C’era uno scopo.”
“Alexandra…” mormorò cercando di controllare il battito del proprio cuore, l’unica cosa che, nella compostezza del corpo, lo stava tradendo.
Ma Alex alzò la mano in cui stringeva la chiave e lo interruppe: “Tu pensi di potermi ancora manipolare, vero?” mormorò con rabbia crescente “Ma io non sono come gli altri, non sono una pedina da muovere e soprattutto non ho intenzione di arrendermi ai tuoi trucchi e alle tue regole.”
Quindi scagliò a terra la chiave in un gesto rabbioso, si voltò e se ne andò.
Il mago rimase dov’era, osservando l’oggetto luccicante sul pavimento.
Quella chiave avrebbe certamente aperto una porta, mentre Severus aveva la sensazione che quella che gli era stata appena sbattuta in faccia sarebbe rimasta chiusa per sempre.

Edited by Ale85LeoSign - 27/8/2013, 12:32
 
Top
1897 replies since 9/1/2013, 00:04   27945 views
  Share