Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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pingui79
view post Posted on 9/8/2013, 09:19 by: pingui79

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Ecco a voi il sorriso di ellyson. :)


Titolo: Nuove paure
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: Romantico
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Pairing: Hermione / Severus
Epoca: Post 7 libro – epilogo altenativo
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Perché la vita ti riserva sempre delle sorprese.
Parole: 1323

Nuove paure

La Sala Grande era gremita di studenti per l'ultima colazione prima delle vacanze natalizie.
Il Preside sedeva al centro del tavolo dei professori come di consueto. Beveva caffè nero amaro e nel piatto aveva un paio di piccole salsicce toccate appena.
La sedia alla sua destra era vuota.
Vide Minerva entrare nella Sala Grande e passare accanto al tavolo della sua Casa salutando qualche studente in partenza.
La sala era stata già addobbata con gli alberi grandi quasi come Hagrid e ghirlande di agrifoglio; nel pomeriggio Vitius e Pomona avrebbero completato gli addobbi con le fatine e le luci incantate.
Il Natale non era mai stato una delle sue feste preferite. Troppa finta bontà che aleggiava in aria, troppe canzoni zuccherate e troppo cibo.
No, decisamente non era la sua festa preferita.
Ma, da qualche anno, aveva imparato ad apprezzarla nonostante i colori sgargianti, il troppo cibo e le canzoni idiote.
Aveva iniziato ad apprezzare molte più cose da quando era sopravvissuto al morso di Nagini.
Amava la vita, la sua vita.
Lui. Il mago che aveva fatto del sacrificio e della constante rinuncia il suo mantra di sopravvivenza. Lui che era sempre sopravvissuto nell'ombra di una vita gestita da altri. Lui che aveva le mani macchiate di sangue e una cicatrice sull'avambraccio sinistro dove un tempo c'era un teschio che sputava un serpente.
Ora era tutto diverso, aveva in mano le redini della sua esistenza. Non aveva più promesse o giuramenti a cui tenere fede. Viveva alla luce del sole.
Certo molte cose non erano cambiate, apprezzava il suo laboratorio nei sotterranei piuttosto della stanza al terzo piano dove era stato costretto a trasferirsi. Toglieva a punti alle case e tifava per Serpeverde durante le partite di Quidditch. Amava i libri della Sezione Proibita e bere due bicchieri di troppo la notte dell'anniversario della morte di Silente.
A volte si chiudeva in se stesso.
Ma, nonostante tutto, si sentiva un Severus diverso. Era un Severus diverso.
Aveva una vita piena. Felice.
Era innamorato.
E la sua donna era la strega più cocciuta, ma brillante, della terra. E l'ultima persona con la quale si sarebbe visto sposato un giorno.
Tagliò una delle due salsicce e cercò di ingoiarne un pezzetto. Non aveva molta fame a dire il vero. Era preoccupato, da qualche giorno.
Minerva prese posto alla sua sinistra.
- Hermione sta ancora male? - domandò lanciando un'occhiata alla sedia vuota.
Il mago annuì silenziosamente masticando svogliatamente un boccone.
La Vicepreside sospirò e si versò una generosa dose di succo di zucca.
- Non doveva fare da baby sitter quando sia James che Albus avevano l'influenza.
Severus fece una smorfia disgustata al ricordo di quei due mocciosi Potter febbricitanti e gocciolanti da naso e bocca che piagnucolavano nella loro stanza alla ricerca di attenzioni e cure.
Maledì di nuovo Ginevra Potter e la facilità con cui restava incinta anche solo fissandola più del necessario e maledì anche Molly per aver deciso di prendersi una vacanza proprio in quei giorni lasciando il compito di accudire quei due piccoli untori in erba ad Hermione.
Ma ricordava con un sorriso innamorato Hermione che li cullava cantando una dolce ninna nanna. Così dolce e protettiva.
Mangiò in silenzio sperando di vedere sua moglie entrare dalla porta. Le aveva fatto recapitare un vassoio di cibo nella loro stanza e sperò che avesse mangiato qualcosa.
Si costrinse a mangiare almeno un'intera salsiccia, finì il suo caffè e si alzò.
Augurò una buona giornata ai suoi colleghi e uscì dalla Sala Grande.
Voleva controllare che Hermione stesse bene prima di iniziare una frenetica giornata lavorativa. Nonostante le vacanze, il lavoro del Preside non finiva mai.
Prima di salire al terzo piano scese nei sotterranei ed entrò nel suo laboratorio privato.
Si era alzato molto presto quella mattina, Hermione stava ancora dormendo e, per fortuna, sembrava avesse ripreso un po’ di colore in volto.
Entrò nello studio dove, prima di recarsi in Sala Grande, aveva messo a bollire una semplice pozione. La girò un paio di volte con il mestolo in legno e ne constatò la consistenza. Quando fu soddisfatto del risultato ne versò una generosa quantità in un calice e coprì il resto con un coperchio. Gli sarebbe servita ancora.
Non usò le scale per arrivare alla loro camera, afferrò un pugnetto di metropolvere e la lanciò nel camino acceso.
Quando riapparve nella camera da letto subito capì tre cose: Hermione si era alzata, ed era un buon segno; aveva mangiato qualcosa dal vassoio che aveva fatto recapitare, altro buon segno, ma ora stava vomitando in bagno.
Sospirando e mormorando qualcosa che assomigliava ad un piccolo moccioso appoggiò la pozione sul tavolo accanto al vassoio di cibo e si sedette sulla sedia ancora tiepida. Hermione non voleva che entrasse quando stava male, odiava farsi vedere ammalata, la capiva e rispettava. In fondo anche lui era così.
Aspettò per svariati minuti sentendola rimettere tutto quello che aveva mangiato e poi lavarsi.
Quando la vide uscire dal bagno era pallida e tremava leggermente, indossava solo l’intimo. Sussultò quando lo vide seduto.
- Non ti ho sentito entrare. – disse debolmente andando verso l’armadio – Perché sei uscito presto questa mattina?
- Ti ho preparato una pozione.
- Non mi serve. – ribatté prontamente lei aprendo le ante per scegliere i vestiti – Non ho più la febbre e stamattina mi sento meglio. Sono state quelle stupide uova…
Severus sorrise alle sue spalle mentre la fissava chinarsi per prendere un paio di scarpe. Era bella sua moglie con addosso solo quell’intimo delicato.
Era sempre bella, anche quando tornava dal lavoro la sera distrutta e con i capelli più cespugliosi del solito e le occhiaie. Era bella quando dormiva infagottata in un pigiama di lana di due taglie più grande. Era bella quando voleva stuzzicarlo per fare l’amore.
Era bella e basta.
E lo sarebbe stata sempre, anche con le rughe e i capelli bianchi.
- Hermione…
- E’ solo un po’ di influenza, Severus. – continuò lei imperterrita cercando di tranquillizzarlo, indossando un completo babbano blu scuro – Deve fare il suo corso. Non ho bisogno di nessuna pozione. Ti posso garantire che tra qualche giorno non avrò più nulla.
- E’ per le nausee mattutine.
Allargò il sorriso quando la vide bloccarsi, vestita solo a metà. Lei sgranò gli occhi e sollevò lo sguardo.
- Da quanto lo sai?
- Probabilmente da quando lo sai tu. – le rispose alzandosi.
- Mi dispiace. – fece Hermione – Io… io… non sapevo come dirtelo. Non è stato programmato.
La accarezzò il volto e la costrinse a guardarlo negli occhi.
- Neppure tu eri in programma, eppure sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Hermione sorrise e gli allacciò le braccia al collo. Aveva ancora la camicetta aperta e lui non si lasciò sfuggire l'occasione accarezzandole le pelle morbida.
- Chi sei tu? E dov'é mio marito? Non è da te essere così romantico.
- Sarà colpa del Natale.
La strega si allungò per sfiorargli le labbra con un delicato bacio.
- Ho paura, Severus. – sussurrò sulla sua bocca.
Severus chiuse gli occhi la strinse a sè, avvolto nel suo profumo dolce, stringendo quel corpo che nei prossimi mesi sarebbe cambiato per accogliere suo figlio.
Suo figlio.
- Anch'io.- le sussurrò nell'orecchio. Ed era vero. Non aveva figure paterne di riferimento. Non sapeva cosa faceva un padre normale.
E lui non sarebbe mai stato un padre come gli altri. Aveva una storia alle spalle, un passato difficile da gestire, una serie di scelte da spiegare.
Ma, al momento, non era lui quello da rassicurare, era Hermione. La sua piccola, saccente, irritante Hermione che stava tremando tra le sue braccia. Doveva essere la sua roccia, come lo era stata lei all’inizio della loro relazione quando gli incubi erano così intensi e spaventosi da svegliarlo nel cuore della notte in preda al terrore, a volte anche urlando.
- Andrà tutto bene, Hermione. – le sussurrò con amore baciandole i capelli.
- Lo so, Severus.
 
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