Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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chiara53
view post Posted on 18/2/2013, 15:50 by: chiara53
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Ecco il sorriso per Severus, viene dal profondo del mio cuore.
Dedicato a Claudio, il mio personale Severus.

Autore/data: Chiara53 – 13 febbraio 2013
Beta-reader: Pingui79
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: generale, introspettivo.
Personaggi: Severus Piton, Neville Paciock.
Pairing: nessuno ( Lily/Severus ininfluente)
Epoca: Post settimo anno.
Avvertimenti: AU
Riassunto: Tutte le guerre lasciano un segno...


Note:
Questa storia è stata scritta per il Gioco Creativo n.13 “Un anno di sorrisi per Severus”





MANI






Da quanto sono qui? Non ne ho idea, ho smesso da tempo di contare i giorni.
La ferita al collo sta lentamente guarendo.
Il resto di me, invece, non guarirà mai.
Sono stufo.
Il San Mungo non è per nulla un ospedale silenzioso, il piano in cui mi trovo, poi, è ancora peggio.
Benvenuti al “Reparto Ferite da Creature Magiche”, dove il subbuglio regna sovrano!
Cosa darei per andare via.
Mi rendo conto che non so ancora dove andrò a vivere. Forse tornerò a Spinner’s end, in ogni caso lontano da tutti.
Il morso di Nagini ha leso alcuni nervi – mi hanno detto – e le mie mani tremano.
Tremano continuamente.
Ma so ancora leggere le emozioni su ogni volto. Quello del guaritore che mi ha comunicato la notizia era carico di consolazione e pietà.
Mi ha disgustato.
Non potrò più fare quello che mi piace.
Le dita non mi obbediscono, l’arte delicata delle pozioni non è più cosa per me.
Forse è un contrappasso giusto per le mie tante colpe.
Non dovevo sopravvivere, ma tant’è: quella Fenice impicciona si è prodigata per restituirmi il respiro e la vita.
Questa specie di vita.
Cammino per i corridoi, percorro le scale per trovare silenzio e riflettere.
Al quinto piano c’è la sala da tè, ma con queste mie mani potrei far cadere la tazza, rovesciandone il contenuto e rinuncio.
Non voglio dare spettacolo.
Al quarto piano invece c’è pace.
Di solito la porta è chiusa a chiave. Stasera no, così approfitto ed entro.
Evidentemente non ci sono nuovi lungodegenti pericolosi.
Il corridoio ha il pavimento lucido e verde, il sole entra dalle grandi finestre con i vetri smerigliati e vi si riflette creando giochi di luce.
Non si può vedere l’esterno, qui nessuno potrebbe apprezzarlo.
E in fondo nemmeno io sono interessato a guardare il mondo da un acquario, come se fossi un pesce. Però sono altrettanto silenzioso.
La mia voce non è perfettamente guarita.
Meglio così, non ho mai fatto lunghi discorsi o amato chiacchierare.
Invece, mi hanno assicurato che quella tornerà del tutto integra, non è ridicolo?
Sì, è ridicolo… e tragicamente comico.
Qualcuno mi tocca la spalla e mi volto.
Paciock, l’ultima persona al mondo che avrei voluto incontrare.
E’ diventato un uomo, è cresciuto, in tutti i sensi.
Mi ha vendicato, è stato lui a tagliare testa a quel maledetto serpente, gli devo almeno un saluto.
Accenno col capo, ma non sorrido. Non ne ho voglia.
Non sono fatto per le smancerie inutili e superflue.
Ma lui sa che tipo sono e non si sorprende.
Senza che glielo chieda mi spiega perché è qui:
- Sono venuto a trovare i miei, professor Piton. Lei li conosce. Eravate insieme nell’Ordine durante la prima guerra. - Sorride, questo sciocco, sorride a me e sembra aspettarsi che gli risponda.
- Sì, - dico. - Non ho potuto far niente per loro all’epoca.
La voce mi esce roca, ma sicura.
So di avere anche la loro follia sulla coscienza.
Mentre mi disperavo per Lily, Bellatrix si prodigava a sistemare i Paciock: li sistemava per sempre, rendendoli peggio che morti.
Forse avrei potuto salvarli.
Forse.
Ho sempre odiato Bella e i suoi eccessi.
Neville continua a parlare e a sorridermi, ma io non lo ascolto. Sono troppo perso nei miei “se”, nei miei rimorsi.
Siamo arrivati davanti alla porta di una camera. Ho camminato con lui senza accorgermene.
- Professore, ci vedremo l’anno prossimo a scuola. – Siamo al commiato, era ora!
Ha uno sguardo aperto e più sicuro, il goffo bamboccio tremante che era sembra sparito. La guerra fa questo ed altro.
- Con tuo immenso “dolore” temo di doverti dire di no, Paciock. Farai esplodere i calderoni con un altro insegnante. Non lo sai?
- Sì, so tutto… - sussurra.
Sono riuscito a metterlo in imbarazzo e me ne compiaccio, non ho perso il carisma, sono sempre un bastardo. Gli rifilo anche uno di quei sorrisetti ironici che mi piace tanto distribuire.
Poi però mi guarda stupito ed esclama: - Ma… allora non glielo hanno detto?
Ora sto cominciando ad innervosirmi. Lo guardo negli occhi e vedo un po’ dell’antica paura risvegliarsi nei miei confronti.
- Non so, forse doveva essere una sorpresa… - aggiunge e adesso è decisamente a disagio, le sue mani si torcono senza sosta.
- Paciock, avanti! Cosa non dovevi dirmi di tanto segreto? Deciditi. – La voce sta migliorando e la mia espressione deve aver ridestato completamente i suoi penosi ricordi scolastici.
Guarda in basso per sfuggire alla mia occhiata omicida.
- La professoressa McGranitt ha già organizzato tutto per quando lei tornerà. Sta addestrando diversi Elfi Domestici a farle da assistente finché non sarà completamente guarito. Dovrà solo scegliere quelli che riterrà migliori e…
Si ferma interdetto, non sa più cosa dire di fronte al mio sguardo e al mio silenzio gelido.
Minerva.
Il sole trafigge obliquo i vetri ed arriva ai miei occhi, li fa lacrimare, dannazione!
Minerva!
Come hai potuto pensare una tale assurdità, come…
Risveglio la meschina carogna che è in me, non posso mostrare la commozione che arriva d’improvviso.
- Non credo che accetterò. La Preside deve aver bevuto troppo vino Elfico per immaginare una tale idiozia.
Stavolta è lui a fissarmi con grinta, quasi con rabbia.
Gli ho insegnato qualcosa allora!
E’ servito, dunque, umiliarlo ed offenderlo per fargli tirare fuori il coraggio e non solo in battaglia.
Non c’è più traccia del bambino cresciuto tra fiocchi di cotone, questo non può che farmi piacere. Gli rivolgo il mio migliore sorriso storto e sarcastico per rimarcare il rifiuto.
Alzo la mano che tenevo in tasca e gliela mostro, con il palmo rivolto verso il basso.
Il tremore è evidente.
- Pensa, sarei peggiore di te, Paciock, se tentassi anche solo di sezionare una rana. Non sono più in grado di mescolare neanche una zuppa, figurarsi una pozione. Dovresti essere contento di non avermi più tra i piedi. – Sollevo un sopracciglio e lo guardo con scherno, non voglio suscitare alcuna pietà, ma solo odio o disgusto. – O volete che ritorni solo per essere il vostro zimbello?
Stringo le labbra e una lama di dolore mi attraversa l’anima. Non ho detto tutta la verità, ma è quello che occorre per farmi andar via.
Mentre mi volto per tornare indietro sento una mano stringermi il braccio e trattenermi con forza.
- Noi non… Lei invece tornerà! - Esplode con le lacrime agli occhi. - Lei è vivo, integro, può parlare e capire, leggere e perfino insegnare: c’è chi non ha avuto la sua stessa fortuna! – sta letteralmente gridando, ora, e la porta si socchiude. Una donna che assomiglia all’ombra di Alice Paciock ci guarda trasognata, un filo di bava le scende dalle labbra appena dischiuse sul volto pallido e sfatto.
- Vengo subito, mamma. – pronuncia con dolcezza aiutandola a rientrare nella camera.
- Vorrebbe forse essere al suo posto? - mi chiede rivolgendosi a me, irato.
Lui non lo sa e non dovrà mai saperlo, ma la risposta è sì. Vorrei aver perduto la ragione e non pensare, non ricordare. Non vivere.
- Lei è stato una fottuta carogna, a scuola, - continua a voce più bassa. - Ma ora sappiamo chi lei sia e da quale parte è sempre stato. La smetta di fingere. Sono in molti a volerle bene, anche se fa di tutto per non meritarselo. Lo capisce questo? Può capirlo? Oppure per orgoglio vuole rinunciare a tornare? Vuole rinunciare alle sue maledette pozioni e ai suoi stramaledetti libri? Bene, lo faccia! Continui a rovinare la vita che Silente o chi per lui le ha restituito!
Trema di rabbia e commozione.
Grifondoro, dalla testa ai piedi. Stupido, ammirevole, coraggioso, incosciente Grifondoro!
Lo guardo in silenzio, stupito e per una volta frastornato: mi rivogliono veramente così come sono?
Nessuno può volermi bene, non lo merito. No!
Minerva…
Ancora Minerva.
Nella mente e nel cuore.
Sta per entrare nella stanza, ma si volta un’ultima volta verso di me. Sono ancora basito e fermo in mezzo al corridoio.
- E poi, non vorrà mica perdersi il divertimento di vedermi far saltare calderoni e la mia faccia quando succederà? O rinunciare a seminare il terrore tra quelli delle prime classi? Chi toglierà punti a Grifondoro?
A quelle parole tutto il suo giovane viso si apre in un sorriso splendente e irridente.
- Arrivederci professore! Ci vediamo a scuola. –
Sa di aver vinto.
Il mio silenzio è già una risposta d’assenso.
Entra e chiude la porta dietro di sé.
Torno indietro verso la mia stanza, sconfitto e incredulo.
Guardo un’altra volta le mie mani tremanti.
Elfi.
Avrò degli Elfi come aiutanti.
Ah, ma Minerva mi sentirà, eccome se mi sentirà.
Però il mio cuore adesso è più leggero. Rientro in camera e mi stendo sul letto.
Di nascosto da tutto e da tutti, sorrido.
 
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