Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Ele Snapey
view post Posted on 4/2/2013, 12:39 by: Ele Snapey
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Un rimedio efficace.



Autore/data: Ele Snapey– 4 febbario 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Luna Lovegood.
Pairing: nessuno
Epoca: sesto anno.
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Non è gradevole dover sostenere le lezioni afflitti da pensieri cupi e da un brutto mal di testa...
Parole/pagine: 1044/3


Note:Questa storia è stata scritta per il Gioco Creativo n.13 “Un anno di sorrisi per Severus”



Completò il giudizio sull’ultima pergamena, in attesa dell’arrivo delle classi con le quali avrebbe chiuso quella mattinata interminabile.
Sospirò, deponendo la piuma sulla cattedra, poi appoggiò la fronte sul palmo della mano, chiudendo gli occhi e permettendosi una piccola debolezza per la prima volta in quarantotto ore.
Il cerchio alla testa, che lo stava sfibrando, non accennava a mollare la presa.
Non mollava ed era sgradevole e snervante, così come i pensieri che volteggiavano sinistri nella mente, simili a grossi uccelli del malaugurio.
Pensieri cupi e malsani che come al solito aveva cercato di dominare, da subito, da quando cioè aveva sostenuto quella accesa discussione con Albus, due giorni prima. Questa volta era stato più difficile riuscire a controllarli, così come sconfiggere quella dannata emicrania. Gli era parso di essere riuscito definitivamente a debellarla, grazie all’assunzione di una pozione contro la cefalea, ma era stata questione solo di poche ore. La testa era tornata di nuovo a dolere e sembrava in procinto di esplodergli: ecco il regolare risultato dello sforzo messo in atto per arginare le emozioni.
Tutto ciò contribuiva ad alimentare un eccezionale umor nero che avrebbe potuto competere con il colore del suo mantello; vero era di come non fosse mai stato un tipo incline al buonumore, ma negli ultimi giorni gli veniva difficile perfino essere sarcastico.
Il filo delle riflessioni fu interrotto da un fastidioso, forte tramestio appena fuori dall’aula. Erano in arrivo le classi di Corvonero e Tassorosso. Un po’ troppo rumorose per le condizioni della sua testa, e perfino un po’ troppo in ritardo per i suoi gusti.
Si alzò e raggiunse con poche, rapide falcate la porta, spalancandola: la sua improvvisa apparizione sull’uscio e il volto adombrato da un’espressione evidentemente molto contrariata, ebbero l’effetto di ammutolire all’istante gli allievi.
Nel silenzio, calato di botto, gli fu sufficiente far scattare il braccio con l’indice teso verso la classe, senza pronunciar parola, perchè tutti quanti sfilassero in fretta come topolini impauriti, sotto il suo sguardo inflessibile, per andare a sistemarsi ognuno al proprio posto.
Tutti tranne uno, cioè colei che in quel momento chiudeva la fila.
Quella che era forse l’unica persona in tutta Hogwarts, Silente a parte, ad essersi potuta permettere in alcuni frangenti un atteggiamento nei suoi confronti, tale da potersi definire decisamente alternativo.
Ed ora, eccola di nuovo lì, con la sua aria ineffabile, svagata, distratta da chissà quali pensieri; avanzava quasi fluttuando sul terreno, staccata dal resto del gruppo e probabilmente anche dal resto del mondo, incurante del ritardo e della minacciosa presenza dell’insegnante sulla soglia.
– Ebbene, miss Lovegood… Hai già deciso che cosa farai entro i prossimi minuti… se entrare in classe o dedicarti alla contemplazione degli arazzi appesi nel corridoio?
Aveva parlato con quel tono soave e minaccioso al tempo stesso, condito da un pizzico di caustico sarcasmo, che di solito suonava come un preciso campanello di allarme per ogni normale studente.
Ma con lei non funzionava. Sembrava che i suoi picchi di acidume non impressionassero più di tanto la ragazzina, ed era uno dei motivi principali per cui, quando aveva a che fare con lei, si sentiva sempre un po’ disorientato.
Anche in quel caso, infatti, Luna si avvicinò con calma. Reggeva in mano un paio di quegli stravaganti occhiali che le aveva già visto indossare altre volte.
– Buongiorno, signore, ora entro subito. – rispose, educatamente, con la sua caratteristica vocina sottile e delicata; ma, prima di obbedire, si soffermò ad osservarlo con interesse per qualche istante.
Come spesso accadeva, lo sguardo limpido della piccola strega lo fece sentire un po’ a disagio: notò di come stesse fissando qualcosa di invisibile che apparentemente svolazzava attorno alla sua testa, e per un istante si domandò che cosa diamine vedessero quegli occhi pieni di candore.
Poi, però, si raddrizzò, impettito, rendendosi conto del fatto che stava ancora perdendo minuti preziosi a discutere, in mezzo al corridoio, con una mocciosetta che avrebbe già dovuto essere in classe alla velocità della luce. Inammissibile!
- Miss Lovegood, spero tu ti stia rendendo conto di come hai già fatto perdere oltre misura del tempo prezioso, sia a me che ai tuoi compagni. – ora, il tono di voce si era ridotto ad un sibilo, tagliente e pericoloso. L’altra, per tutta risposta, inforcò gli occhiali.
- Come pensavo, signore. Gorgosprizzi. Ce ne sono tantissimi attorno alla sua testa; lo immaginavo anche se si possono vedere solo attraverso gli Spettrocoli! – sentenziò, senza tenere in considerazione il pericolo a cui andava inesorabilmente incontro e senza valutare come, con indosso quei buffi occhiali, la sua dichiarazione apparisse ancora più surreale.
Il professore la fissò, incredulo, e lei ne approfittò per proseguire prima che questi si riavesse dalla sorpresa e rammentasse di doverle appioppare una punizione esemplare.
- I Gorgosprizzi sono la probabile causa del suo mal di testa, sa? – dichiarò, come se fosse la cosa più ovvia e ragionevole del mondo, poi gli porse gli occhiali, con garbo. – Li tenga pure lei, professore, potranno sicuramente tornarle utili. Io intanto ne ho altri due paia in camera.
Gli sorrise, soavemente, ed entrò, lasciandolo lì con gli Spettrocoli in mano a domandarsi perché quella strana creatura dall’anima pulita riuscisse sempre così abilmente a spiazzarlo. Forse perché sembrava avere l’inquietante capacità di leggergli dentro.
- Gorgosprizzi… – mormorò, tra sé, rigirando pensieroso l’oggetto di Luna tra le mani.
Quindi, nascosto dietro la porta di un’aula piena di teste di legno impegnate ad estrarre libri, pergamene e piume dai loro zaini, immaginò se stesso con quei cosi ridicoli sul naso, davanti ad uno specchio, intento ad osservare la propria testa circondata da sfarfallanti moscerini, minuscoli e invisibili.
Allora gli scappò un sorriso, e il sorriso si trasformò ben presto in una risatina sommessa, prima ancora che se ne rendesse conto.
Rise, stupito e divertito da quella piccola follia, comprendendo di aver trovato finalmente un rimedio semplice ed efficace alla feroce emicrania che lo affliggeva, perchè i suoi morsi iniziarono pian piano ad allentare la presa. Lasciò fluire la risata ancora per qualche istante, silenziosa, libera e leggera, attento a non farsi sorprendere, indifferente al fatto che stava accumulando altro ritardo.
Quando rientrò in aula per iniziare la lezione, chiuse accuratamente la porta alle proprie spalle: aveva ancora una impalpabile ombra di sorriso sulle labbra, e più nessuna traccia del mal di testa.

Edited by Ele Snapey - 5/2/2013, 00:41
 
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