Il Calderone di Severus

Sfida n. 1 FF : La Cruciatus

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Nykyo
view post Posted on 19/2/2007, 11:11




CITAZIONE (Rowizyx @ 18/2/2007, 22:47)
Io sto scrivendo, anche se procedo un po' a rilento...
Ho scelto uno dei personaggi che in tutto il Potterverse mi sono più congeniali... Tonks!
Dovrebbe collocarsi come missing moment nel sesto, in teoria. Se riesco a finire in tempo leggerete! ;)

Rowi guarda che solo la sfida dello spuntino di mezzanotte ha un limite di tempo, le altre due no, sono senza termine.
Quindi tranquilla, scrivi pure con tutta calma ^^
 
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=Ranze=
view post Posted on 8/3/2007, 10:08




Ciao belle! Ho una domanda: se io volessi dare un layout particolare alla storia potrei inserire qui un pdf?
 
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Nykyo
view post Posted on 8/3/2007, 12:55




Certo che sì, Ranze.
Dalle pure il layout che preferisci, poi inviacela via mail e te la inseriamo come PDF, senza problemi.
 
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=Ranze=
view post Posted on 8/3/2007, 21:22




Ti addorooooooooo :wub:
 
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=Ranze=
view post Posted on 14/4/2007, 20:24




Titolo: Uguale, diverso, normale.
Autore/data:Ranze, 14 aprile 2007
Beta-reader:Starliam e Bex prima di postare, poi Ida.
Tipologia: One.shot
Rating: Per tutti
Genere: Romantico, introspettivo
Personaggi: Il trio protagonista, Voldemort e i Mangiamorte, Minerva e Albus, Severus, Madama Chips, Margareth e April
Pairing:Severus/April
Epoca: HP a Hogwarts
Avvertimenti: Si parla di malattia e di diversità.
Sfida: LA CRUCIATUS
Dedica: dedico questa ff ad Ida e Astry, per cui ho nascosto un messaggio in questa storia...
Spero che vi piaccia!! :wub:
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UGUALE, DIVERSO, NORMALE.




UGUALE, DIVERSO, NORMALE.

Non si trovava. Da nessuna parte.
Ginny imboccò un lungo corridoio, persa in quel dedalo di scale, porte e muri che tutti chiamavano “scuola”, ma che per lei, in quel momento, significava soltanto angoscia.
Ma dove poteva essersi cacciata?
-Professoressa Mc Granitt! - gridò, ficcando la testa dentro ogni singola aula -Professoressa!
Possibile che stesse girando per l’Istituto in piena notte, di corsa, facendo un mucchio di rumore e che nessuno s’accorgesse di lei?
Quando era uscita dal Dormitorio precedentemente , infrangendo le regole fissate dai docenti, era sempre stata scoperta e punita severamente ed ora, che avrebbe fatto qualunque cosa pur di trovare qualcuno a cui chiedere aiuto, ciò che le si parava davanti era solo un silenzio spettrale.
No, non doveva farsi prendere dal panico, era impossibile che tutti fossero spariti!
-La troverò. –si disse e continuò la sua spasmodica corsa.

-Ancora un biscotto?
Margareth scosse la testa: -No, non preoccuparti, sono a posto.
Minerva sorseggiò un po’ del suo the aromatico: -Come ti trovi, di nuovo qui ad Hogwarts?
-Sono felice di essere tornata. I ragazzi sono attenti e svegli, la mia materia li appassiona molto. Farò di tutto per essere una buona insegnante. – sorrise radiosa – E poi sono qui con te… mi sei mancata, Minerva. Ho viaggiato in lungo e in largo nel mondo ed ho serbato sempre nel cuore il desiderio di rivederti.

Settimo piano, sesto piano, quinto piano.
Niente.
Quarto piano, terzo, secondo.
Non c’era anima viva.
-Ma dove sono finiti, tutti? –Ginny era senza fiato, provata dall’agitazione ed avvilita per non aver ancora portato a termine la sua missione.
Primo piano.
Una sagoma luminosa fluttuò, ridacchiando, sopra di lei: -Ecco qualcuno che vuole finire in castigo!
-Pix! – la giovane s’illuminò. Se solo avesse giocato bene le sue carte, avrebbe trovato un valido aiuto nel dispettoso Poltergeist. Bastava solo non farglielo capire…
-Oh, oh, oh. La piccola Weasley! Sento odore di punizione.
-Pix, per favore, non dire niente alla Mc Granitt!- fece apposta a calcare su quel nome, sicura che sarebbe servito –Altrimenti la Mc Granitt toglierà punti alla mia Casa!
-Sarà fatto, signorina. –bofonchiò lui –Nei tuoi sogni!- e scomparve attraverso una parete.
La ragazza sospirò.
Il suo inganno era riuscito alla perfezione, qualcun altro avrebbe cercato l’insegnante come lei.
S’infilò in un corridoio: -E adesso andiamo al piano terra. Magari avrò più fortuna.

-Un alone di luce?
-Sì, l’ho imparato in Cina… non pensavo che una disciplina del genere esistesse e fosse così complessa. Posso vedere dove ti trovi semplicemente concentrandomi su di te. E ti vedrò avvolta da una luce bianca. E’ il tuo spirito guida, secondo come lo chiamano laggiù. Mi è stato molto utile in varie occasioni.
-Davvero? Racconta!
-Aiuto! Professoressa - le porte della Sala Grande si spalancarono e Ginny entrò, ansante ed a grandi passi -Aiuto!
-Signorina Weasley. –Minerva scattò in piedi e raggiunse la piccola Grifondoro –Che cosa è successo?
-Harry… una visione… Piton è in pericolo!
La Professoressa Lovely posò una mano sulla spalla della ragazza:-Calmati, fa’ un respiro profondo e raccontaci tutto.
-Eravamo in Sala Comune, io, Ron, Harry ed Hermione. Ci stavamo salutando, noi ragazze volevamo andare a dormire, mentre mio fratello doveva ancora finire i compiti per domani. All’improvviso Harry ha cominciato a sentir bruciare la cicatrice. Ha detto che Voi-Sapete-Chi stava escogitando qualcosa di grave. Poi è svenuto. Hermione e Ron hanno cercato di farlo riprendere, ma finora è stato tutto inutile. L’ho visto, privo di sensi, sulla poltrona… - singhiozzò- Continuava sussurrare “Severus è in pericolo”. Mio fratello mi ha mandata a cercare aiuto, ma io non la trovavo e… oh, è stato orribile!
La Professoressa Mc Granitt prese in mano la situazione con grande self control: -Margareth. Va’ da Albus e raccontagli tutto. La parola d’ordine è “Sorbetto al Limone”.
-Ok.
-Raggiungetemi alla Sala Comune di Grifondoro, io ci vado subito.
-La parola...?
-Albus conosce tutti i ritratti ed ha libero accesso ovunque.
-Vado. –La Professoressa Lovely s’allontanò e Minerva, presa Ginny per mano, la trascinò via con sé.

-Severus… - gemette Harry, scompostamente riverso sulla poltrona, mentre calde stille di sangue sgorgavano dalla sua cicatrice.
Hermione aveva prontamente eseguito un incantesimo di Disillusione sulla fronte del ragazzo per nasconderne il pesante segreto, ma non era affatto convinta d’essersi comportata nel modo giusto.
Fin da quando quell’inspiegabile fenomeno s’era verificato per la prima volta, la giovane era stata del parere che il Preside dovesse essere avvertito ed aveva palesato senza mezzi termini la sua opinione. L’amico, però, era stato irremovibile e lei non se la sentiva di tradire la sua fiducia.
-Severus… no…
-Harry, svegliati!- Ron lo scrollò energicamente, senza ottenere alcun risultato -Harry!
-Weasley, Granger!- la Professoressa Mc Granitt entrò nella Sala Comune, seguita da una spaventatissima Ginny –Siete riusciti a svegliarlo?
Hermione scosse mestamente il capo: - No, sembra impossibile.
La donna raggiunse il ragazzo, lo prese per le spalle e lo scosse più e più volte : -Coraggio, Potter, svegliati!
-Severus…
-Apri gli occhi! Che ti succede? Forza!
L’insegnante era sempre più preoccupata. Harry aveva già avuto incubi provocati dall’Oscuro Signore, ma non era mai stato difficile ridestarlo.
Quello non era un incubo, era qualcosa di ben più grave e lei non sapeva assolutamente come affrontarlo.
-Severus, no…
Hermione scoppiò in lacrime.
Avrebbe dovuto dire la verità sin dall’inizio, avvertire qualcuno… forse avrebbe potuto risparmiargli tutta quella sofferenza : -Ti scongiuro, svegliati!
Il respiro del ragazzo era affannoso, come se l’aria fosse rarefatta, il volto contratto in un’espressione di profondo dolore e la fronte madida di quello che sembrava essere semplice sudore, ma che la ragazza sapeva essere sangue: -No… aiuto…
-Oh, Potter!- l’insegnante, pur dandosi molto da fare, non riusciva a far nulla per aiutarlo.
Finalmente il ritratto della Signora Grassa s’aprì, lasciando passare il Preside e la Professoressa Lovely.
-Albus! Non capisco, non riesco a fargli riprendere conoscenza!
-Proprio come temevo. –l’uomo si lisciò la barba con le mani –Dovevo aspettarmi che prima o poi sarebbe accaduto.
-Cosa…?
-Voldemort ha stabilito con Harry un contatto psichico, usando come mezzo la cicatrice. Spostati di lì, sarò costretto ad usare le maniere forti per spezzare il legame. – roteò la bacchetta sopra il capo del ragazzo –APERIO SIGILLUM!
-AAAARGH!
-Scusami, lo so che è doloroso, ma per il tuo bene devo continuare.
-SEVERUS! NOO! AAARGH!
Una luce argentea avvolgeva il capo del ragazzo, mentre egli si dibatteva in preda a dolorosissime convulsioni. Dopo qualche interminabile minuto, il ragazzo aprì finalmente gli occhi e Silente interruppe l’Incanto.
-Potter, come ti senti?-gli domandò Minerva, a dir poco terrorizzata.
Il ragazzo la fissava con sguardo vacuo. Pareva fosse in uno stato di trance, a metà tra l’incoscienza e la lucidità.
Il Preside si chinò su di lui: -Riesci a parlare?
Harry sbatté piano piano le ciglia ed infine, con un filo di voce, sussurrò: -Alberi… tanti alberi… una foresta... tanto buio… Severus…
-Severus è stato attaccato? – Margareth lo interruppe, preoccupata.
-Severus… -un fremito percorse le membra del giovane –La Maledizione Cruciatus… sta male!
-Professor Silente! Vado a cercarlo.
-Ma Margareth, non sai nemmeno dove sia!
-Lo troverò.
-E’ pericoloso!
-Sono pronta, ora. Mi permetta di andare.
-E sia. – Silente le passò un nastro di protezione- Ma prendi questo.
-Sì.
-Professoressa Lovely…-Harry s’era alzato e si reggeva appena sulle gambe malferme –Vengo… a cercare…
Non riuscì nemmeno a finire la frase. Perse di nuovo i sensi e stramazzò a terra, battendo violentemente il capo sul freddo pavimento di pietra.
-Harry!- Minerva lo raggiunse e lo prese tra le braccia –Albus, lo porto in Infermeria.
-Bene. Io vado nell’Aula di Pozioni, voglio cercare un infuso di Caltha Palustris, potrebbe aiutarlo. Povero ragazzo. – il Preside guardò il volto coperto di sangue del giovane – Che nottata. Non si sarebbe ridotto così nemmeno se si fosse preso un Bolide in faccia nella partita di domani… credo che si sia rotto il naso cadendo.
I professori uscirono dal dormitorio, lasciando soli Ginny, Ron ed Hermione, a piangere per il loro amico.




April era una ragazza dolce quanto fragile.
Colpita subito dopo la nascita da una rara malattia magica, aveva perso totalmente la mobilità di tutti e quattro gli arti.
Era ancora un frugoletto quando una febbre altissima s’era impadronita del suo debole corpicino. I medici avevano faticato parecchio, prima di capire cos’avesse e la diagnosi era stata terribile: ”Ha una grave forma di Contagionis Typha. Non sappiamo se ce la farà ed anche in quel caso, ci sono molte probabilità che resti paralizzata per sempre.”
L’avevano sedata, per diminuire la sua sofferenza e le avevano somministrato flebo, pozioni, infusi e medicinali Babbani, nello strenuo tentativo di salvarle la vita.
Dopo lunghi mesi di cure, la bambina aveva dato i primi segni di miglioramento ed infine la febbre era passata definitivamente, lasciando però un segno indelebile sulle braccia e sulle gambe della piccola, ch’erano del tutto incapaci di muoversi autonomamente.
Non appena furono certi che si fosse ristabilita, i medici iniziarono a farle seguire cicli riabilitativi, nella speranza che servisse a qualcosa, ma senza alcuna certezza.
Il primo ricordo dell’infanzia di April era di un letto al San Mungo, la sua unica vera casa.
Stava lì, seduta o sdraiata, con gli arti abbandonati ad un interminabile sonno.
Non era che una marionetta, un peso morto.
Non sapeva cosa ci fosse al di fuori della sua cameretta e della Stanza della Riabilitazione, gli unici luoghi che le era possibile vedere, né sapeva cosa si provasse ad esser come tutti gli altri, una persona normale.
Nonostante tutto, però, non era triste.
Con lei c’era sempre qualcuno, fosse sua madre, suo padre o sua nonna.
Nonna Louise trascorreva molto tempo con lei. Ogni mattina l’aiutava a lavarsi, la vestiva e la faceva mangiare, imboccandola pazientemente.
In più conosceva decine e decine di fiabe e filastrocche, grazie alle quali allietava i suoi lunghi ed inerti pomeriggi.
La filastrocca più bella era quella del Petardo Cinese, un breve nonsense in rima che la nonna aveva appreso in gioventù e che aveva insegnato sin da subito alla piccola. April doveva a sua nonna quasi tutto quello che sapeva.
A cinque anni era già in grado di leggere e far di conto e questo era un validissimo aiuto contro la noia.
Se per qualche ragione doveva rimanere un po’ di tempo da sola si faceva incantare un libro di favole o d’avventura, di modo che voltasse pagina da solo, ad un suo comando e che stesse sospeso a mezz’aria di modo da consentirle una lettura confortevole.
Talvolta, però, si limitava a scrutare fuori dalla sua finestra gli uccellini in volo e fantasticava su come sarebbe stato bello essere libera, proprio come loro. Doveva essere magnifico poter vedere il mondo e solcare il cielo, spiegando un paio di bianche ali.
La bimba non aveva perso la speranza e s’impegnava sempre al massimo, sicura che qualcosa, un giorno, sarebbe cambiato per lei.
A sei anni fece il primo movimento.
Era nella Stanza della Riabilitazione ed un’infermiera la stava sottoponendo ad alcune sollecitazioni in flessione, parti integranti della sua fisioterapia quotidiana.
Era stato un attimo, uno scatto con le dita, tanto impercettibile quanto importante: qualcosa stava cominciando ad andare per il verso giusto.
Dopo le mani furono i polsi, i gomiti ed infine le spalle.
April era al settimo cielo: non aveva più bisogno d’essere imboccata, poteva accendere da sola la luce dell’abat-jour, sfogliare i libri, imparare a scrivere e svolgere tanti piccoli gesti quotidiani che prima le erano preclusi.
In più, ora poteva abbracciare, esprimere i sentimenti d’affetto e gratitudine che serbava in cuore, con un’intensità che le sole parole non potevano raggiungere e ciò la rendeva al colmo della felicità.
Sebbene fossero piacevolmente sorpresi dei progressi ottenuti, i medici non avevano ancora sciolto le loro riserve sulle sue effettive possibilità di tornare a camminare.
Era uno scoglio difficile, da non sottovalutare, che pochi, nelle sue condizioni, avevano superato.
D’altronde, April non sentiva nulla sotto il bacino.
Nessun formicolio, né caldo, freddo o dolore. Le sue gambe erano scheletriche, come i rami secchi d’un albero nella stagione autunnale. La piccola, però, non aveva perso la speranza ed aveva continuato ad esercitarsi, con più forza e determinazione di prima.
Sentiva che poteva farcela e non aveva alcuna intenzione di mollare.


-Nonna.- domandò un giorno la bambina –Dove hai imparato tutti gli incantesimi che conosci?
-Sono andata a Hogwarts, quand’ero giovane.
-Hogwarts?
-Sì, la miglior scuola che un mago possa desiderare.
-Ma… io sono una strega come te, vero?
-Certo che sì!
-Allora posso andarci anch’io?
-Naturalmente! Quando sarai più grande verrai ammessa, potrai acquistare una bacchetta tutta tua ed imparerai un sacco di cose.
Da quella fatidica conversazione, April trovò una determinazione nuova.
Voleva andare a scuola, studiare e conoscere ragazzi della sua età. Doveva sbrigarsi a guarire, se voleva realizzare questo sogno.
Nonna Louise, invece, era preoccupata. Hogwarts, con le sue scale e le torrette, non era il luogo ideale per una persona con difficoltà nella deambulazione.
Non voleva deludere la nipote, ma temeva, anche se in cuor suo sperava di sbagliarsi, che non l’avrebbero mai accettata.
Quando April compì undici anni, perciò, non fu poi così sorpresa di non vedere alcuna lettera dalla scuola, ma non disse nulla, confidando che i miglioramenti della nipote le avrebbero consentito l’ammissione per l’anno successivo.
La ragazzina riusciva a fare piccoli passi, reggendosi ad un robusto bastone. Se solo fosse riuscita ad aumentare la sua resistenza ed ad affrontare gli scalini sarebbe potuta entrare a Hogwarts come desiderava.

Venne infine il dieci luglio 1990 e la giovane compì diciotto anni. Sul comodino, insieme ai soliti biglietti d’auguri dei parenti, trovò una strana busta un po’ ingiallita.
Una grossa “H” campeggiava sul retro, stampigliata su d’un sigillo di ceralacca, usato come chiudilettera.
La ragazza l’aprì con cura e lesse:

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed.Internaz. dei Maghi)

Cara signorina Saunders,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il primo settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice

-Nonna! Nonna! Vado a scuola!
Una nuova vita le si parava davanti agli occhi e lei era pronta a viverla, con le sue gioie ed i suoi ostacoli. Non era conscia di quanto sarebbe stato difficile staccarsi dall’ambiente familiare in cui s’era sempre trovata.


-Spero che diventeremo amiche.- da quando si trovava ad Hogwarts, quella era la frase che aveva ripetuto più spesso.
Non era abituata a relazionarsi con persone della sua età e non aspettava altro da una vita.
-Spero che diventeremo amiche.- diceva, tendendo una mano alla compagna di turno. Questa si sforzava di sorriderle, le stringeva frettolosamente la mano e poi spariva, facendo di tutto per non incontrarla.
April non riusciva a capire. D’accordo, era diversa per via del bastone e ci metteva un’eternità a scendere le scale, ma non era un buon motivo per venire emarginata, o forse sì?
Stava di fatto che nessuno la considerava veramente. I Grifondoro la evitavano, chiedendosi probabilmente perché fosse finita proprio nella loro Casa, Tassorosso e Corvonero facevano come se non esistesse mentre e Serpeverde, quelli erano una vera piaga.
Sin dalla Cerimonia dello Smistamento, l’avevano soprannominata “l’appestata” e si sentivano in diritto di farle ogni genere di sgarbo. Nel caso migliore si limitavano a canzonarla, talvolta la insultavano e qualcuno era arrivato anche a farle scherzi molto pesanti.
La ragazza sopportava senza lamentarsi perché col tempo s’era convinta che quello fosse il prezzo da pagare per la sua diversità e che nulla mai sarebbe cambiato.
L’anno successivo, però, avvenne un fatto che stravolse tali sue certezze.
Stava scendendo nel Sotterraneo di Pozioni, quando un ragazzino del primo anno le passò davanti e le diede un violento spintone, col preciso intento di farla scivolare.
Il bastone le sfuggì di mano, ma qualcosa frenò la sua caduta: un incantesimo Wingardium Leviosa.
-Malfoy! Brutto cretino, cosa credevi di fare?- una ragazza di Grifondoro aveva preso il suo aggressore per il bavero e glie le stava cantando di santa ragione.
- Sta’ zitta, tu, Mezzosangue! Difendi anche l’appestata adesso?
-Non è un’appestata ed è meglio di te che sei un deficiente! – gli mollò un ceffone e si diresse verso April, lasciandolo con un palmo di naso –Stai bene?
-Sì, io… beh, grazie…
-Scusami per l’incantesimo, non m’è venuto tanto bene,Vitious ce l’ha spiegato solo questa mattina, devo ancora esercitarmi.
-Tranquilla, è andato alla grande! – la ragazza sorrise.
-Sei del secondo, vero?
-Sì, il mio nome è April. – tese la mano alla sua salvatrice –Spero che diventeremo amiche.
-Io mi chiamo Hermione. – rispose l’altra –E sai una cosa? Ne sono sicura!

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Quella mattina Severus era di pessimo umore. S’era alzato controvoglia dopo una notte agitata da incubi ed il pensiero di dover fare due ore di lezione a Grifondoro e Tassorosso contribuiva a renderlo apatico e svogliato.
-Teste di legno.- pensò.
Tutte le sante volte che li faceva lavorare autonomamente non poteva fare sperimentare loro le pozioni che avevano ottenuto perché avrebbe rischiato di far loro molto male, se non addirittura di troncare anzitempo la loro vita di pozionisti incapaci.
Infilò il primo mantello che trovò, s’allacciò le solite scarpe nere, notevolmente consunte dall’uso ed uscì dalla sua stanzetta in direzione della Sala Grande, immerso in una serie di sgradevoli pensieri.
-Nessuno è disposto ad impegnarsi, neanche un minimo sacrificio.- si disse –Ed io cosa ci sto a fare qui? Insegnare non era più come agli inizi. Le sue classi non erano abbastanza attente, quei marmocchi erano troppo negligenti per poter arrivare a qualcosa di anche solo mediocre.
Svoltò nel corridoio che portava fuori dal Sotterraneo e, udendo uno strano rumore, alzò lo sguardo che fino a poco prima aveva puntato insistentemente a terra:- Signorina Saunders, cosa ci fa lei qui?
La ragazza pareva molto affaticata, ansimava e si reggeva a stento sul bastone, ma gli rivolse un caloroso sorriso e, estratto dalla tasca un foglietto di carta, glie lo mostrò con mano tremante: -Alla prima ora ho Pozioni. Sto andando in classe.
-E… la colazione?
-Non posso permettermela, l’aula è troppo lontana.
Severus la squadrò stupefatto, poi si voltò verso l’aula: non c’erano che una decina di metri da percorrere, non era molto.
L’uomo non aveva mai realizzato quanto i gesti più semplici fossero così complicati per una come lei.
-Ma perché non si fa aiutare?
April sorrise ancora, ma Severus poté scorgere nei suoi occhi un velo di tristezza: -Secondo lei- rispose infine-Esiste qualcuno disposto ad aiutare un’appestata?
Poi riprese a camminare, lasciandolo solo.

Durante tutta la colazione, l’uomo non riuscì a togliersi dalla testa quegli occhi dolci e tristi, che nonostante le sofferenze erano riusciti a regalargli un sorriso.
-Perché…- si chiese –Come fa ad essere così gioiosa con tutto quello che sta passando? Da dove viene quel calore?
Quando finalmente iniziò la lezione, fece apposta a passare vicino al suo banco più volte ed ad osservarla.
S’impegnava davvero molto, erano anni che non vedeva una persona così attenta alle sue parole.
S’avvicinò ancora un po’, così da poter vedere il suo quaderno degli appunti.
La scrittura era incerta, come quella di un bambino, sebbene April fosse più grande di tutti i suoi compagni e pareva che anche tenere in mano la piuma fosse per lei uno sforzo sovrumano.
Quanto dolore era nascosto dietro quelle labbra sorridenti… come poteva farcela?
Severus s’allontanò da lei e, attento a non farsi vedere, roteò la bacchetta, pronunciando mentalmente la formula “Condicionis Permutatio”. Poi si ficcò le mani in tasca e lì le tenne per il resto dell’ora.
Almeno per quel tempo ridottissimo, la ragazza avrebbe avuto le mani di una persona normale, mentre lui avrebbe sperimentato cosa voleva dire essere come lei.
A fine lezione, April gli consegnò la sua pozione, sorridendogli.
Aveva capito cos’era successo, osservando il suo comportamento e gli era profondamente grata.
Severus stappò la boccetta e ne annusò il contenuto: -Perfetta.- disse –Una O, di sicuro.


-Pazzesco…- mormorò Hermione, mentre appallottolava un pezzetto di carta di giornale e lo gettava nel caminetto di fronte a sé.
Il fuoco era ormai spento, ma la brace era ancora calda e le brevi ma intense fiammelle della carta, che nascevano e morivano solo per lei, le tenevano compagnia in quella lunga e triste notte.
Ron e Ginny, trascorso un po’ di tempo in Sala Comune, avevano deciso di andare a dormire e l’avevano invitata a seguirli, ma lei non se l’era sentita: stava troppo male per pensare di riuscir a prender sonno e sapeva che il buio del Dormitorio non avrebbe fatto altro che accrescere il suo affanno.
Da ore fissava il fuoco, sperando di vedere affiorare dai tizzoni ardenti il volto di Sirius Black.
-Pazzesco…- ripeté piano.
Per mesi aveva criticato la condotta del padrino di Harry, lo aveva creduto persino un po’ matto, ma in quel momento riusciva a comprenderlo perfettamente e lo sentiva vicino più di chiunque altro.
Non aveva dato a Harry informazioni sull’Ordine perché lo stava confondendo con suo padre James, ma solo perché lo amava e capiva il suo desiderio di uccidere il brutale assassino dei suoi genitori.
Era il solo che sapeva davvero cosa passava per la testa del figlioccio, perché aveva conosciuto molto bene Lily e James ed aveva voluto loro molto bene, quasi quanto lui.
-Sirius… -sussurrò, avvicinando il capo al fuoco –Ti prego…
Ma l’uomo era morto e lei lo sapeva fin troppo bene.
Doveva risolvere da sola quella complicata situazione, conscia del fatto che, qualunque decisione avesse preso, si sarebbe sentita in colpa.
Se non diceva a Silente della cicatrice rispettava la richiesta di Harry, ma si sentiva un’incosciente e temeva di esporre l’amico a pericoli e sofferenze. D’altro canto, se vuotava il sacco e permetteva al Preside di occuparsene, tradiva la sua fiducia e le doleva farlo.
Se solo avesse potuto parlare con Sirius…
-Hermione. – una voce la riportò bruscamente alla realtà.
-April, sei tu?
-Cos’è successo?
-Una visione. Harry ha visto Tu-Sai-Chi colpire Piton con una Maledizione Cruciatus.
La giovane la fissò con gli occhi sbarrati : -Ne sei sicura?
-Purtroppo sì ed anche Silente lo è.
-Severus… -qualcosa scattò nella mente della ragazza.
Memorie e sensazioni le s’affollarono davanti in un turbine d’angoscia e d’inquietudine.
Ricordò le sue mattine concitate, in cui aveva saltato la colazione e s’era alzata prestissimo pur di arrivare in tempo a lezione di Pozioni, i suoi vani tentativi di tagliare le radici nel modo giusto, sforzi che si scontravano con il tremore che non aveva mai abbandonato le sue mani, uno dei tanti segni permanenti della sua malattia. Ricordò le risatine di scherno dei Serpeverde, i loro sguardi disgustati, l’aria di superiorità che esibivano ogni santo giorno nei suoi confronti.
Ed infine ripensò al senso di calore e protezione che aveva avvertito incontrando gli occhi neri e tristemente dolci del professor Piton, che, seppur la conoscesse pochissimo, aveva compreso perfettamente la sua accorata richiesta d’aiuto.
-Devo vederlo.
-Ma cosa…
-Hermione, io devo vederlo. E’ importante.
-D’accordo.- la ragazza s’alzò in piedi –T’aiuterò.
Scomparve per qualche minuto dietro la porta del dormitorio maschile ed infine ne uscì, reggendo un fagotto scuro: -Tieni. E’ il Mantello dell’Invisibilità di Harry. Mettilo e va’ da lui. Ti sta aspettando.- sorrise e seguì con lo sguardo l’amica che scompariva dietro il ritratto della Signora Grassa, sicura, almeno in quel frangente, d’aver fatto la cosa giusta.


-Allora, come sta?
Madama Chips e la professoressa Lovely stavano discutendo della salute del collega. April s’appiattì contro il muro per sentire meglio.
-Ha fatto bene a dargli un po’ di Whisky Incendiario, stava per congelare. Purtroppo, però, le sue condizioni sono tutt’altro che rosee.
-Cosa intende dire?
-Ha la febbre altissima. In più, ha subito uno shock molto forte e questo, unito al freddo, ha irrigidito i suoi arti inferiori e superiori. Se la situazione non migliorerà entro la nottata, il professor Piton rischia di rimanere completamente paralizzato.

Paralizzato…
April si sentì mancare. Provava qualcosa di molto profondo per Severus e non poteva sopportare ch’egli soffrisse quanto lei aveva patito anni prima. Ma sentirsi male non serviva a niente, non lo avrebbe fatto guarire prima. Attese pazientemente che le due donne si allontanassero ed entrò nell’Infermeria.
Doveva fare qualcosa, qualunque cosa per aiutarlo.
-Severus…- si tolse il mantello e lo abbandonò su una sedia.
L’uomo era abbandonato ad un sonno agitato, il volto contratto in un’espressione di dolore.
April gli prese dolcemente la mano e ripeté meccanicamente su di lui i gesti che le infermiere della riabilitazione avevano usato su di lei anni prima, per farla stare meglio.
-So che dovrei darti del lei, chiamarti professore, ma… ti prego, perdonami, ti amo e voglio sentirti più vicino…so che sono solo un’appestata, una Grifondoro, neppure troppo brava in Pozioni, zoppa e con le mani talmente malferme che non so tagliare nemmeno una radice come si deve, un’inetta, insomma… però ti amo, ti amo! Ti amo e t’aiuterò.
Immerse una piccola pezza bianca nell’acqua fresca e glie la passò sulla fronte, poi prese a picchiettare i suoi centri di ricettività nervosa per sollecitarli.
Partì dalle mani, le massaggiò e le frizionò, poi passò alle braccia ed infine alle gambe: -Severus, muoviti, ti prego…- aumentò la pressione –Devi farcela!
Ma l’uomo non fece un cenno: i suoi muscoli non rispondevano, atrofizzati dal gelo e dal dolore.
-Ti scongiuro, amore mio…
Finalmente Severus mosse leggermente la mano ed aprì gli occhi.
-Professore…
-Chiamami Severus, come facevi prima…
-Riusciva a sentirmi?
-Sì, non potevo risponderti ma sì, ho udito ogni singola parola.
-Io…
-Sst, vieni qui.
La ragazza zoppicò, fino a chinarsi su di lui.
-Più vicino…
April si piegò ancora e Severus la baciò sulle labbra:-Non sei un’appestata, non lo dire mai più.
La giovane scoppiò in lacrime:-Ti amo…
-Anch’io. Sei l’unica persona ch’io posso amare.
La ragazza sorrise. Il dolore era sfumato in gioia e la notte peggiore era diventata la più bella della sua vita.


Edited by =Ranze= - 21/12/2007, 21:08
 
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=Ranze=
view post Posted on 14/4/2007, 20:43




Ida, Astry: per il messaggio, non pensate a questa ff come a qualcosa di autobiografico. Il messaggio è una cosa allegra ed è solo una domanda, il resto è pura invenzione!!!:wub:
 
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view post Posted on 15/4/2007, 11:02
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I ♥ Severus


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La storia è molto bella ed avvincente, decisamente ben costruita (il rischio di Piton di rimanere paralizzato è una chicca sublime!) e, lo ammetto, il finale mi ha commosso!
(Anche se non ritengo possibile che Piton si innamori di una ragazzina che potrebbe essere sua figlia.)

Secondo me, nel delirio di Harry, il ragazzo dovrebbe usare il cognome di Piton, e non il nome, visto che non lo ha mai chiamato per nome nei libri.
Invece, Minerva dovrebbe rivolgersi ad Harry con il nome e non con il cognome.

Riguardo al messaggio, sì, ho chiaramente compreso la domanda e ti assicuro che sei sulla buona strada per riuscirci! :)
 
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Astry
view post Posted on 15/4/2007, 13:58




Vedi, Ida è più sveglia di me, io non ci ero arrivata <_< .
Ma, d'altra parte, avendo i complessi da Snivellus, avevo pensato che il riferimento fosse il nomignolo di "appestata" :blink: , che ho escluso unicamente perchè non poteva riguardare anche Ida ^_^ .
 
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=Ranze=
view post Posted on 15/4/2007, 17:41




CITAZIONE (Ida59 @ 15/4/2007, 12:02)
La storia è molto bella ed avvincente, decisamente ben costruita (il rischio di Piton di rimanere paralizzato è una chicca sublime!) e, lo ammetto, il finale mi ha commosso!
(Anche se non ritengo possibile che Piton si innamori di una ragazzina che potrebbe essere sua figlia.)
--------------------------------------------

Riguardo al messaggio, sì, ho chiaramente compreso la domanda e ti assicuro che sei sulla buona strada per riuscirci! :)

Beh, è una storia... anch'io sono più propensa a credere che Severus s'innamori di Margareth, piuttosto che di April, ma, poverina, volevo farla riscattare.... :wub:

Ne sono felice, Ida :wub: :wub: :wub: :wub: :wub: ....e adesso ritorno alle Severus/Margareth e scrivo per "A tavola con Severus"!!


Per
Astry: :wub: :wub: :wub: :wub: e tu sai perché!
 
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view post Posted on 16/4/2007, 21:43
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I ♥ Severus


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Commenti scritti paragrafo per paragrafo.



Un ottimo inizio: adoro Minerva e l’hai descritta in modo perfetto.

Stupenda Tonks, veramente! E per essere un personaggio che non sopporto, questo è un vero complimento!
(Povero Piton, se deve essere la Tonks a salvarlo… lo vedo male, moooolto male!)

Su Piton… povero amore mio, condannato a soffrire da tutte le fanwriter, persino da quelle che non lo amano!

Strana Tonk, ha sollevato in me, in modo alternato, momenti di antipatia e di simpatia. Però, se salva il mio amore, la decreterò come simpatica! (Molto brava l’autrice, veramente brava!)

Povero amore mio… resisti: è un’oca, ma dovrebbe riuscire a salvarti (poi, dopo che lo avrà fatto, ci starà molto più simpatica… anche se tu, diciamo così, non darai proprio a vedere chiaramente questo sentimento!)

Però, in fondo, questa Tonks mi piace: è sincera.

Povero amore mio… avanti, non abbandonare la speranza: non crederai che l’autrice ti lasci morire, vero? Tranquillo, deve esserci la scena clou all’infermeria: mica ti porteranno là morto, no?! Sarebbe di cattivo gusto!

Chissà se Piton la chiamerà Ninfadora anche per ringraziarla d’averlo salvato?
Big Babbles, ammettilo Tonk, sono le Big Babbles!
Già… scommetto che a Piton le Big Babbles non piacciono! (Di nuovo complimenti alla bravissima autrice!)

Terribile, povero amore mio, non è che abbia una gran considerazione di Narcissa…

Ooops, non è stata Tonks a salvarlo, ha fatto da sé, con un piccolo aiutino di Narcissa, l’adorato amore mio! Grazie, Rowi, Piton te ne sarà grato in eterno! Anche se, in fondo, è molto stupito che qualcuno si sia preoccupato per lui! (Sei brava, molto brava, anche a “maneggiare” un personaggio che dici di odiare: lo fai con rispetto, e questo è molto apprezzato da me.)

Bè… mi hai stupita ma… sì, potrebbe anche usare quel modo per ringraziare la Tonks!

Perché, certamente, mai lo farebbe di persona!
Vedi che anche tu sei d’accordo con me? Piton fa lo stronzo con i suoi allievi solo per riuscire a cavarne fuori il meglio (Con Potter ci riesce… e se ci riesce con lui…!!!)

In conclusione: bravissima Rowi, che sei riuscita a fare un Piton… addirittura sentimentale! (e nei riguardi della Tonks… ce ne voleva di coraggio!!!)
Bravissima anche per il modo, canon, ma anche molto originale, con cui hai condotto tutti i personaggi: veramente molto brava!

P.S. Ho controllato: tutti gli elementi necessari ci sono e la secna dell'infermeria me la sono inventata io e non era necessaria per la sfida.
 
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Rowizyx
view post Posted on 16/4/2007, 21:46




Ida, ho gli occhi lucidi, non so se per le risate che hai suscitato con questo comento o per le belle parole per me e la mia storia... Forse per tutti e due i motivi!

Grazie :Streghetta:
 
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view post Posted on 16/4/2007, 21:59
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I ♥ Severus


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Effettivamente, la tua storia mi ha fatto ridere ma, in alcuni punti, mi ha anche commossa.
Ma, soprattutto, ho apprezzato la bravura della scrittrice nel condurre in modo così originale, se pur rispettoso del canone (cosa per me molto importante) i personaggi.
Rinnovo i complimenti.
 
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Rowizyx
view post Posted on 16/4/2007, 22:03




Il rispetto dei personaggi per me è un punto basilare, e così in ogni storia. Anche in quella con babyPiton, non mi sono spinta sull'esageratamente ridicolo, perché non sono capace di oltrepassare un certo limite.
E sapere portare avanti personaggi che non mi sono congeniali... Non so, Tonks ed io siamo pappa e ciccia, ma Piton... Lo sai, lo sanno tutti.
Però mi piace scrivere di un personaggio che non apprezzo, è più difficile che portarsi dietro sempre i preferiti (a parte che, da quando me l'ha ammazzato in maniera tanto ridicola, non sono riuscita a scrivere quasi nulla su Sirius...)
 
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Astry
view post Posted on 17/4/2007, 14:02




Ti ho gia detto quanto mi è piaciuta, ma gia lo sai che adoro il tuo modo di scrivere e, soprattutto, il tuo modo di descrivere Severus. Non importa se non lo ami, importa che lo conosci a fondo. Il tuo Severus si comporta esattamente come Severus dovrebbe fare, niente fronzoli, niente romanticherie inutili. E' burbero e chiuso, e si mangerebbe la lingua prima di dire una cosa gentile a qualcuno, ma questo non significa che non sia una persona intelligente, che capisce quando deve essere grato a chi cerca di aiutarlo (anche se poi il mio Sevvy fa tutto da solo). Non spera in un aiuto, non solo perchè è convinto che nessuno possa trovarlo, ma perchè pensa che nessuno si scomoderebbe per lui. Persino nel gesto di Narcissa riesce a vedere un secondo fine. E' proprio da lui. Severus non cerca affetto e non sa offrirlo, almeno con le parole. E' proprio buffa la scena di lui che si rende invisibile e lascia che il preside parli al suo posto... ok, mi fermo qui.
Avevo scritto ancora, ma mi son resa conto di essere caduta in pieno delirio amoroso, che potrebbe far sorridere chi come te non stravede per lui.
Ti dico solo una cosa, la tua storia mi ha fatto venire la voglia di rispolverare un'ideuzza che mi frullava da un po' nel cervello e che avevo pensato di accantonare.
Dopo aver letto la tua Cruciatus, ho deciso: ho preso in mano il mio portatile, e ho preso a scrivere anch'io per questa sfida.
Ma sì, facciamoci del male, o, meglio facciamolo a Severus.
 
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view post Posted on 20/4/2007, 11:59
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Dalla luna...

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ma che bello questo contest!!!
mentre leggevo i vari post e le verie storie mi frullavano già nella mente un sacco di ide...
chissà... magari riesco a combinare qualcosa visto che il tempo é illimitato.
 
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87 replies since 6/1/2007, 16:55   2864 views
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