Il Calderone di Severus

Apostrofo - elisione - troncamento, Ortografia - Lezione 4

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view post Posted on 20/5/2016, 13:43
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I ♥ Severus


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L'apostrofo




L'apostrofo esiste per segnalare l'elisione di una vocale finale davanti a parola che inizia a sua volta con vocale. Si mette tra le due parole senza inserire spazi.
Esempio: la amica - l'amica

L'apostrofo, vista la sua natura, si usa:

• con gli articoli determinativi "la" e "lo" davanti a parola che inizia con vocale.
Esempio: l'ancella - l'orso.

• con l'articolo indeterminativo "una".
Per il maschile non occorre apostrofo perché oltre a "uno" esiste la forma "un". Quindi scriverò un'amica ma non c'è bisogno di scrivere un'amico, perché in questo caso posso tralasciare "uno" e scegliere "un".
Niente elisione=niente apostrofo.

• ogni volta che c'è un'elisione.
Quindi bisogna distinguere tra le parole dove la vocale c'è (e si deve elidere) e quelle che sono già tronche (quindi non c'è niente da elidere). L'esempio più clamoroso? Qual è.
Che si scrive senza apostrofo perché "qual" è una parola tronca. Eppure mi è capitato di vedere testi scritti da persone con istruzione universitaria, dove compariva "qual'è" con l'apostrofo.


Apostrofo e numeri



Quando i numeri iniziano con vocale, dopo l'apostrofo è meglio scrivere il numero in lettere, evitando la cifra.
Esempio: l'8 settembre (NO) l'otto settembre (SI)

Se però prima abbiamo scritto un altro numero in cifre, per analogia possiamo scrivere in cifre anche quello che richiede apostrofo.
Esempio: Il 16 e l'82.


Le regole per "quello e quella"



'Quello' al singolare maschile si tronca in 'quel' solo davanti a consonante (quel giornale, quel cantante). Rimane però 'quello' davanti a s impura, z, x, gn, e (più raramente) davanti a ps e pn (quello stupido, quello zero, quello sbaglio).

Sia 'quello' sia 'quella' si elidono sempre davanti a vocale tonica (quell'altro, quell'ala); si possono elidere davanti a vocale atona (quell'assemblea, quell'uscita, ma potremmo anche scrivere quella assemblea, quella uscita).

Va da sé che 'quello', per motivi fonici, si elide sempre davanti a parole che iniziano per "o": è intuitivo che non si possa dire quello orso, quello odore... giusto?

Al plurale, 'quello' diventa 'quei' davanti a consonante (quei progetti, quei fogli), ma diventa 'quegli' davanti a vocale, s impura, z, x, gn, e (più raramente) davanti a ps e pn (quegli uomini, quegli zaini).

'Quegli' si elide talvolta davanti a parole che iniziano per i (quegl'imbecilli). Il femminile plurale 'quelle' non si elide (quelle amiche, quelle uova, quelle equivalenze).



www.carlalattanzi.it/
 
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view post Posted on 7/2/2019, 14:38
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L'aggettivo "bello"


Per capire se uno straniero ha imparato bene l’italiano aspettiamolo al varco dell’aggettivo bello. Un aggettivo tra i più comuni, che a noi vien facile declinare nelle sue varie forme, ma che è un vero rompicapo per chi, per esempio, è abituato a dire semplicemente beautiful, tutt’al più sostituendolo con pretty o nice o altri sinonimi. Per renderci conto della raffinata complessità della nostra lingua, osserviamo quante forme ha questo bell’aggetivo che noi trattiamo con tanta naturalezza.

Nel singolare maschile rimane immutato quando viene a trovarsi davanti a una s impura (s seguíta da consonante) oppure davanti a gn, pn, ps, x e z: “bello studente”, “bello gnomo”, “bello pneumatico”, “bello psichiatra”, “bello xilofono”, “bello zio”.
Sempre il maschile si tronca in bel davanti a ogni altra consonante o gruppo di consonanti: “bel ragazzo”, “bel libro”, “bel pranzetto”.
Davanti a parola che cominci con vocale, elide la desinenza o del maschile e meno comunemente la desinenza a del femminile, richiedendo il relativo apostrofo: “bell’uomo”, “bell’esempio”, “bell’aspetto”, “bell’anima”, “bell’isola” (ma anche “bella anima”, “bella isola”). Per chi voglia sapere tutto su elisione e troncamento, vedi alla retaliva voce.

Veniamo al plurale. Qui le forme maschili sono tre: belli, begli e bei.
• – Usiamo belli quando l’aggettivo è collocato dopo il nome: “uomini belli”, “libri belli”.
• – Usiamo begli quando è collocato prima del nome e questo nome comincia con vocale, con s impura, o con gn, pn, ps, x, z: “begli esempi”, “begli uomini”, “begli ingegni” (anche “begl’ingegni”), “begli studenti”, “begli zii” eccetera.
• – Usiamo infine bei davanti a ogni altra consonante o gruppo consonantico: “bei ragazzi”, “bei tramonti”.
Il plurale femminile è sempre belle in ogni caso: “donne belle”, “belle donne”, “belle anime”, “belle specchiere”, “belle zie”.

– Aggiungiamo, che bello si può anche elidere e quindi apostrofare in frasi come bello e fatto o bell’e fatto, bella e morta o bell’e morta, belli e fritti o bell’e fritti.




Tratto da http://dizionari.corriere.it/dizionario-si...e/B/bello.shtml
 
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view post Posted on 11/8/2019, 16:01
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Quando l'apostrofo distingue la parola.


Ci sono parole tronche che si scrivono con l’apostrofo perché seguono regole particolari: non sono molte e conviene impararle a memoria senza farsi tante domande, anche se di massima l'apostofo si usa per distinguerle da altre parole/preposizioni o segnala la caduta di una parte della parola stessa.

– di’ (imperativo del verbo dire) - per distinguerlo dalla preposizione "di" e da "dì" inteso come giorno.

– da’ (imperativo del verbo dare) - per distinguerlo dalla preposizione "da".

– fa’ (imperativo del verbo fare)

– a mo’ di (per dire: come) - apocope di modo.

– un po’ di (per dire: una piccola quantità di) - apocope di poco.

– sta’ (imperativo del verbo stare) - per distinguerlo dall'indicativo presente del verbo stare: egli sta.
 
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