Continuo con le tipologie di ritmo tratte da Poetare
Ritmo calmo, meditativo:Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea
tornare ancor per uso a contemplarvi
sul paterno giardino scintillanti,
e ragionar con voi dalle finestre
di questo albergo ove abitai fanciullo,
e delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
creommi nel pensier l’aspetto vostro
e delle luci a voi compagne! allora
che, tacito, seduto in verde zolla,
delle sere io solea passar gran parte
mirando il cielo, ed ascoltando il canto
della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi,
e in su l’aiuole, susurrando al vento
i viali odorati, ed i cipressi
là nella selva; e sotto al patrio tetto
sonavan voci alterne, e le tranquille
opre de’ servi. E che pensieri immensi,
che dolci sogni mi spirò la vista
di quel lontano mar, quei monti azzurri,
che di qua scopro, e che varcare un giorno
io mi pensava, arcani mondi, arcana
felicità fingendo al viver mio!
(G. Leopardi, Le ricordanze, vv 1-24)Forse perché della fatal quiete
tu sei l’immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni
e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
(U. Foscolo, Alla sera)Ritmo solenne:O che tra faggi e abeti erma su i campi
smeraldini la fredda orma si stampi
al sole del mattin puro e leggero,
o che foscheggi immobile nel giorno
morente su le sparse ville intorno
a la chiesa che prega o al cimitero
che tace, o noci de la Carnia, addio!
Erra tra i vostri rami il pensier mio
sognando l’ombre d’un tempo che fu.
(G. Carducci, Il comune rustico, vv1-9)
Ritmo epico:Su i campi di Marengo batte la luna; fosco
tra la Bormida e il Tanaro s’agita e mugge un bosco:
un bosco d’alabarde, d’uomini e di cavalli,
che fuggon d’Alessandria da i mal tentati valli.
D’alti fuochi Alessandria giù giù da l’Apennino
illumina la fuga del Cesar ghibellino:
i fuochi de la lega rispondon da Tortona,
e un canto di vittoria ne la pia notte suona:
- Stretto è il leon di Svevia entro i latini acciari:
ditelo, o fuochi, a i monti, a i colli, a i piani, a i mari,
diman Cristo risorge: de la romana prole
quanta novella gloria vedrai dimani, o sole! -
(G. Carducci, Su i campi di Marengo, vv 1-12)