Il Calderone di Severus

Verso, ritmo e accento, Lezione sulle differenti tipologie del verso, ritmo, accento e enjambement

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view post Posted on 23/1/2011, 11:33
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I ♥ Severus


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Indice della lezione

1 - il verso in generale
2 - il ritmo e le sue varie tipologie
3 - versi e accenti
4 - enjambement
5 - verso ipermetrico e ipometrico
6 - versi piani, sdruccioli e tronchi
7 - Accento ritmico o ictus
8 - Versi parisillabi
9 - Versi imparisillabi




Verso



Il verso non è altro che una riga di una poesia, la sua unità ritmica minima di lunghezza variabile. È formato da sillabe, che nella tradizione della letteratura italiana possono variare da due a sedici. Ma non mancano poeti che sporadicamente hanno usato versi costituiti da un numero di sillabe più alto.

Esempi:

Verso di trentacinque sillabe:
E ammirami per il mio calore e per la mia fede: mentre io ti parlerò di Percy l’arcangelo e di Walt Whitman, un uomo,...
(A.de Bosis, Giovine che mi guardi parlare, v 13)


Verso di trenta sillabe:
Alto è il muro che fiancheggia la mia strada, e la sua nudità rettilinea si prolunga nell’infinito.
(A. Negri, Il muro, v 1)


Verso di diciannove sillabe:
e berrà del suo vino, torchiato le sere d’autunno in cantina
(C. Pavese, Atlantic Oil, v 32)



I versi italiani si classificano in base al numero delle sillabe di cui sono composti. Si hanno dieci tipi di versi, di cui cinque parisillabi (2, 4, 6, 8, 10 sillabe) e cinque imparisillabi (3, 5, 7, 9, 11 sillabe).

Essi sono:
il bisillabo o binario di due sillabe;
il ternario o trisillabo di tre sillabe;
il quaternario o quadrisillabo di quattro sillabe;
il quinario o pentasillabo di cinque sillabe;
il senario di sei sillabe;
il settenario di sette sillabe;
l’ottonario di otto sillabe;
il novenario o enneasillabo di nove sillabe;
il decasillabo di dieci sillabe;
l’endecasillabo di undici sillabe.

Versi doppi

Si dicono doppi i versi uguali, in coppia nella stessa riga, interrotti da una pausa o cesura. Essi sono:
Doppio quinario
Doppio senario
Doppio settenario o martelliano o alessandrino
Doppio ottonario


Tratto da Poetare


Edited by Ida59 - 18/6/2018, 21:46
 
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Tratto da Poetare


Ritmo



Il ritmo è la cadenza musicale da cui deriva l’armonia poetica che caratterizza il verso.
E' dato dal numero delle sillabe del verso e dagli accenti ritmici disposti secondo particolari schemi in ogni tipo di verso.
Gli accenti ritmici sono gli accenti fondamentali che cadono sulle sillabe toniche, cioè accentate, dove la voce si appoggia.


Ritmo lento e monotono come una nenia:

Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca;
canta una vecchia, il mento sulla mano.
La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c’è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.
(G. Pascoli, Orfano)


Ritmo lento:

Ella sen va notando lenta lenta:
rota e discende, ma non me n’accorgo
se non ch’al viso e di sotto mi venta.
(Dante, Inferno, Canto XVII, vv 115-117)

Edited by Ida59 - 21/2/2011, 13:45
 
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Continuo con le tipologie di ritmo tratte da Poetare

Ritmo veloce e martellante:

Scatta un comando:
un fischio di rimando
querulo, acuto, lungo, fora l’aria,
e il treno si divincola
su le rotaie sussultando e ansando.
Diétro
quàlche
vétro
quàlche
vìso
biànco
quàlche
rìso
stànco
quàlche
gèsto
lèsto;
i vagoni
si succedono
e i furgoni
sul binario
trabalzanti
strepitanti
varcan varcano;
e il treno con palpito eguale, guadagna
fiammando nel buio, l’aperta campagna.
(G. A. Cesareo, Parte il treno)


Ritmo calmo alternato a ritmo veloce ed ossessivo:

Si sente un galoppo lontano
(è la...?),
che viene che corre nel piano
con tremula rapidità.

Un piano deserto, infinito;
tutto ampio, tutt’arido, eguale:
qualche ombra d’uccello smarrito,
che scivola simile a strale:

non altro. Essi fuggono via
da qualche remoto sfacelo;
ma quale, ma dove egli sia,
non sa né la terra né il cielo.

Si sente un galoppo lontano
più forte,
che viene, che corre nel piano:
la Morte! la Morte! la Morte!
(G. Pascoli, Scalpitio)
 
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Continuo con le tipologie di ritmo tratte da Poetare


Ritmo incalzante


E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
(A. Manzoni, Il Cinque Maggio, vv 79-84)



Ritmo cantilenante

Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l’alba,
da’ lampi notturni e da’ crolli
d’aeree frane!

Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch’è morto!
Ch’io veda soltanto la siepe
dell’orto,
la mura ch’ha piene le crepe
di valeriane.

Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch’io veda i due peschi, i due meli,
soltanto,
che dànno i soavi lor mieli
pel nero mio pane.

Nascondi le cose lontane
che vogliono ch’ami e che vada!
Ch’io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane...

Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch’io veda il cipresso
là, solo,
qui, solo quest’orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.
(G. Pascoli, Nebbia)


Ritmo danzante

Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia:
chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

Quest’è Bacco e Arianna,
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ’l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.

Queste ninfe e altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;

or da Bacco riscaldati,
ballon, salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.
(Lorenzo il Magnifico, Canzona di Bacco, vv 1-20)
 
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view post Posted on 20/3/2011, 14:42
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Continuo con le tipologie di ritmo tratte da Poetare



Ritmo calmo, meditativo:


Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea
tornare ancor per uso a contemplarvi
sul paterno giardino scintillanti,
e ragionar con voi dalle finestre
di questo albergo ove abitai fanciullo,
e delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
creommi nel pensier l’aspetto vostro
e delle luci a voi compagne! allora
che, tacito, seduto in verde zolla,
delle sere io solea passar gran parte
mirando il cielo, ed ascoltando il canto
della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi,
e in su l’aiuole, susurrando al vento
i viali odorati, ed i cipressi
là nella selva; e sotto al patrio tetto
sonavan voci alterne, e le tranquille
opre de’ servi. E che pensieri immensi,
che dolci sogni mi spirò la vista
di quel lontano mar, quei monti azzurri,
che di qua scopro, e che varcare un giorno
io mi pensava, arcani mondi, arcana
felicità fingendo al viver mio!
(G. Leopardi, Le ricordanze, vv 1-24)


Forse perché della fatal quiete
tu sei l’immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
(U. Foscolo, Alla sera)



Ritmo solenne:

O che tra faggi e abeti erma su i campi
smeraldini la fredda orma si stampi
al sole del mattin puro e leggero,
o che foscheggi immobile nel giorno
morente su le sparse ville intorno
a la chiesa che prega o al cimitero

che tace, o noci de la Carnia, addio!
Erra tra i vostri rami il pensier mio
sognando l’ombre d’un tempo che fu.
(G. Carducci, Il comune rustico, vv1-9)




Ritmo epico:


Su i campi di Marengo batte la luna; fosco
tra la Bormida e il Tanaro s’agita e mugge un bosco:
un bosco d’alabarde, d’uomini e di cavalli,
che fuggon d’Alessandria da i mal tentati valli.

D’alti fuochi Alessandria giù giù da l’Apennino
illumina la fuga del Cesar ghibellino:
i fuochi de la lega rispondon da Tortona,
e un canto di vittoria ne la pia notte suona:

- Stretto è il leon di Svevia entro i latini acciari:
ditelo, o fuochi, a i monti, a i colli, a i piani, a i mari,
diman Cristo risorge: de la romana prole
quanta novella gloria vedrai dimani, o sole! -
(G. Carducci, Su i campi di Marengo, vv 1-12)
 
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view post Posted on 13/4/2011, 18:08
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Completo le tipologie di ritmo tratte da Poetare


Ritmo musicale:

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
(G. D’Annunzio, La pioggia nel pineto, vv 33-64)


Ritmo spezzato:

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo
(G. Ungaretti, Sono una creatura)
 
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Ecco la prima lezione su Versi e accenti tratta da Poetare


Versi e accenti



Il bisillabo ha per forza un solo accento sulla prima sillaba:

Diétro
quàlche
vétro
quàlche
vìso
biànco
quàlche
rìso
stànco
quàlche
gèsto
lèsto
(G. A. Cesareo, Parte il treno, vv 6-17)

Dopo tanta
nébbia
a ùna
a ùna
si svelano
le stelle
(G. Ungaretti, Sereno, vv 1-6)
 
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Tratta da Poetare.

Versi e accenti



Il ternario ha un unico accento ritmico sulla seconda sillaba:

Si tàce,
non gètta
più nùlla.
Si tàce,
non s’òde
romóre
di sòrta,
che fórse…
che fórse
sia mòrta?
(A. Palazzeschi, La fontana malata, vv 26-35)

La mòrte
si scónta
vivéndo
(G. Ungaretti, Sono una creatura, vv 12-14)

Edited by Ida59 - 31/5/2011, 15:48
 
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Tratta da Poetare.

Versi e accenti



Il quaternario ha due accenti sulla prima e sulla terza sillaba:

Ècco il móndo
vuòto e tóndo
scénde, s’àlza
bàlza e splénde.

Ècco il móndo.
Sùl suo gròsso
antìco dòsso
v’è ùna schiàtta
e sózza e màtta,…
(A. Boito, Mefistofele, Atto II, Scena I)

Col mare
mi sono fatto
ùna bàra
dì freschézza
(G. Ungaretti, Universo)

Spesso questo verso è usato alternato con versi più lunghi come gli ottonari:
Paranzelle in alto mare
biànche biànche,
io vedeva palpitare
còme stànche:
o speranze. Ale di sogni
pér il màre!
(G. Pascoli, Speranze e memorie, vv 1-6)
 
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Tratta da Poetare.

Versi e accenti




Il quinario ha due accenti: uno sulla prima o seconda sillaba, l’altro sulla quarta sillaba:
Vìva la chiòcciola,
vìva una béstia
che unìsce il mèrito
àlla modèstia.
Essa àll’astrònomo
e all’àrchitétto
fórse nell’ànimo
destò il concètto
del cànnocchiàle
e délle scàle:
vìva la Chiòcciola,
càro animàle.
(G. Giusti, La chiocciola, vv 1-12)

Anche questo verso spesso è usato alternato a settenari ed endecasillabi o come clausola:
Te, certo, te, quando la veglia bruna
lenti addiceva i sogni a la tua culla,
te certo riguardò la bianca luna,
biànca fanciùlla.
(G. Carducci, Vendette della luna, vv 1-4)

Lungo la strada vedi su la siepe
ridere a mazzi le vermiglie bacche.
nei campi arati tornano al presepe
tàrde le vàcche.
(G. Pascoli, Sera d’ottobre, vv 1-4)
 
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Tratto da Poetare

Versi e accenti



Il senario ha due accenti ritmici: uno sulla seconda e l’altro sulla quinta sillaba:

E càdono l’óre
giù giù, con un lènto
gocciàre. Nel cuòre
lontàne risènto
paròle di mòrti…
(G. Pascoli, Il nunzio, vv 8-12)

Sul chiùso quadérno
di vàti famósi,
dal mùsco matérno
lontàna ripósi,
ripósi marmórea,
dell’ónde già fìglia,
ritórta conchìglia.
(G. Zanella, Sopra una conchiglia fossile, vv 1-7)
 
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view post Posted on 29/9/2011, 18:27
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Tratto da Poetare

Versi e accenti



Il settenario ha un accento fisso sulla sesta sillaba e l’altro mobile su una delle prime quattro:

L’àlbero a cui tendévi
la pargolétta màno,
il vèrde melogràno
da’ bei vermìgli fiòr,
nel muto òrto solìngo
rinverdì tutto or óra
e giùgno lo ristòra
di lùce e di calór.
(G. Carducci, Pianto antico, vv 1-8)

Le suòre, a le finéstre
del convénto, sul fiùme
guardan passàr le bàrche:
guardano mùte e sóle,
mute e digiùne, al sóle.
Giùngono a le finéstre
(come tàrde le bàrche!)
un odór di bitùme,
un odóre silvéstre.
(G. D’Annunzio, Le tristezze ignote, vv 19-27)


Il settenario molto spesso è alternato a quinari ed endecasillabi:

Silvia, rimèmbri ancóra
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendèa
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salìvi?
(G. Leopardi, A Silvia, vv 1-6)
 
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view post Posted on 16/10/2011, 20:06
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Versi e accenti



L’ottonario ha gli accenti ritmici sulla terza e sulla settima sillaba:

Quant’è bèlla giovinèzza
che si fùgge tuttavìa:
chi vuol èsser lieto, sìa,
di domàn non c’è certèzza.
Quest’è Bàcco e Ariànna,
belli, e l’ùn dell’altro ardènti:
perché ‘l tèmpo fugge e ingànna,
sempre insième stan contènti.
(Lorenzo il Magnifico, Canzona di Bacco, vv 1-8)

Oggi è il giórno del giudìzio,
delle bèlle ne vedrèmo;
seri sèri dall’inìzio
lo scrutìnio noi farèmo.
(Z. Drisoli, La ballata dello scrutinio finale, vv 5-8)
 
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view post Posted on 14/1/2012, 11:22
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Versi e accenti



Il novenario ha tre accenti ritmici che cadono sulla seconda, sulla quinta e sull’ottava sillaba:

Il giòrno fu pièno di làmpi;
ma óra verrànno le stélle,
le tàcite stélle. Nei càmpi
c’è un brève gre gré di ranèlle.
Le trèmule fóglie dei piòppi
trascórre una giòia leggièra.
(G. Pascoli, La mia sera, vv 1-6)

Le véle le véle le véle
che schiòccano e frùstano al vènto
che gònfia di vàne sequèle
Le véle le véle le véle
che tèsson e tèsson: laménto
volùbil che l’ónda che ammórza
ne l’ónda volùbile smórza
ne l’ùltimo schiànto crudèle
Le véle le véle le véle.
(D. Campana, Barche amorrate)
 
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Versi e accenti




Il decasillabo ha gli accenti ritmici sulla terza, sulla sesta e sulla nona sillaba:

Soffermàti sull’àrida spónda,
volti i guàrdi al varcàto Ticìno,
tutti assòrti nel nòvo destìno,
certi in còr dell’antìca virtù,
han giuràto: Non fìa che quest’ónda
scorra più tra due rìve stranière;
non fia lòco ove sòrgan barrière
tra l’Itàlia e l’Itàlia, mai più!
(A. Manzoni, Marzo 1821, vv 1-8)
 
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