Il Calderone di Severus

Sfida N. 9 FF: Se Severus non fosse mai morto

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 25/2/2014, 13:15
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,394
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Elly, attenta ai link che inserisci nei capitoli delle tue storie: quello del 19° puntava al last post, mentre quelle del 20° puntava all'inizio di questa pagina.
Ho sistemato tutto io.


Edited by Ida59 - 2/7/2017, 22:50
 
Web  Top
view post Posted on 25/2/2014, 13:21
Avatar

Pozionista sofisticato

Group:
Administrator
Posts:
13,843
Location:
Dalla luna...

Status:


CITAZIONE (Ida59 @ 25/2/2014, 13:15) 
Elly, attenta ai link che inserisci nei capitoli delle tue storie: quello del 19° puntava al last post, mentre quelle del 20° puntava all'inizio di questa pagina.
Ho sistemato tutto io.

Grazie. Purtroppo con i link ai post diretti ho sempre fatto confusione.
ORA però ho capito bene bene come fare.
Si cono voluti solo... 9 anni! :ph34r: :ph34r:
 
Top
view post Posted on 25/2/2014, 15:54
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,394
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Commenti a Imparerò ad amarti, di Ellyson. E ti risparmierò il verdino...



Capitolo 18 – Combattere contro i propri incubi

Bellissima la paura di Severus, la paura di perdere qualcosa… o qualcuno. Proprio lui, che aveva perduto tutto, ora ha di nuovo paura. Sì, molto bello.
E bella, nonché vera, anche la considerazione che l’uccisone di Silente e il loro primo bacio siano entrambe azioni dettate dall’amore.
Sempre bellissimi gli scontri verbali tra Severus e Harry.
Sul primo momento, al regalo della casa, mi sono irrigidita, proprio come ha fatto Severus, perché non mi sembrava molto carino nei confronti di Hermione. Poi, però, le parole di Harry hanno chiarito tutto e condivido. E lo condivide anche Severus… che finalmente ricorda Lily senza più soffrire! E grandioso Potter nel finale con la richiesta della promessa di proteggere Hermione e di essere la “sua” famiglia.
Solo una cosa: i genitori di Harry continuavano a spostarsi per nascondersi, quindi dubito alquanto che lui sia nato nella casa di Godric’s Hollow.



Capitolo 19 – La fenice d’argento

Qualcosa avevo già scritto anche QUI.
Bello che Severus, finalmente, non solo non voglia più morire, ma voglia vivere… e non da solo!!!
Sorride, orgoglioso della paura e del coraggio della sua donna. Sorride e ha paura: molto bello. E stupendo che la implori affinché gli prometta di non morire: meraviglioso che abbia bisogno di sentirselo dire!
Bello, grandioso ed eroico quando combatte, Severus!
I pezzi dove lui non c’è li leggo, però non li commento perché non ho nulla da dire.
Tremendo e tristissimo il brano in cui lei non riesce a lanciare il Patronus… e ancora peggio sono i suoi pensieri mentre i Dissennatori si avvicinano.
Ma io so che Severus arriverà in tempo: me lo dice il titolo del capitolo….



Capitolo 20: legami di sangue

Non so se mi è piaciuta la parte iniziale del capitolo… così triste con Severus alla ricerca di un pensiero felice, ormai perduti quelli con Lily che davano vita al suo vecchio Patronus. Scalpitavo e dicevo: sbrigati, sbrigati, sbrigati! Pensa a lei, a quanto la ami… e sbrigati per Merlino!!!
Però… poi… ooh come è bello il suo sorriso in mezzo a tutta quella distruzione!!! E l’amore torna a legarsi alla paura, ma non più la paura d’amare, bensì di perdere ciò che si ama. E, allora, sbrigati Severus, e proteggila, salvala!!!
Davvero belle le enormi differenze nel lanciare il Patronus, quello vecchio ed ora quello nuovo, un amore mai dato ed un amore che ancora deve essere gridato.
Ho molto apprezzato il modo in cui hai utilizzato il significato della fenice legandolo in modo specifico a loro, alla sua rinascita con lei. Bello, dolce, romantico, colmo di profondo amore.
Una breve scena molto bella, che tocca il cuore. E’ anche tremendamente lenta, da ansia a mille, d’una grande intensità. E profonda nel suo significato. Complimenti.
E poi… waaaaaao! L’angelo dalle ali nere che emerge dalla luce: che stupenda immagine!!!
Hihihi… stupenda la battuta sull’impossibilità di materializzarsi a Hogwarts con quel “Sono sette anni che te lo ripeto”!
Sul brano con Voldemort ti dirò solo che, ok, ottima l’idea che hai fatto avere a Voldemort di appropriarsi del corpo di Harry, ora che il suo sangue gli permette di toccarlo e controllarlo.
Stupendo Severus nello scontro verbale con il povero Ron: già, lui sa volare e la sua scia magica è molto più forte, lo sanno tutti! Ma ancor più bello il pezzo dopo, quando Severus capisce che Ron ama davvero Hermione e lo paragona a se steso con Lily e gli dice, con tutta la sua tremenda esperienza di dolore provato nel proprio cuore, di lasciarsi distruggere da quel dolore, altrimenti è perduto, come lui è stato perduto per tanti lunghi anni…Perché lui lo sa bene cosa si prova…
E vediamo che succede tra Harry e Voldomort che si disputano l’unica bacchetta che… è quella di sambuco, giusto? Perché è quella di Voldemort, quindi…


Edited by Ida59 - 24/7/2015, 22:13
 
Web  Top
view post Posted on 25/2/2014, 19:04
Avatar

Pozionista sofisticato

Group:
Administrator
Posts:
13,843
Location:
Dalla luna...

Status:


Grazie Ida per i bellissimi commenti (e per non aver usato il verdino!), ero sicura di leggere da qualche parte "Questo non é piaciuto troppo horror per me! :P ".
Ti rinsponderò meglio quando metterò la parola FINE, e manca proprio poco poco l'ultimo capitolo e l'epilogo sono in mano al beta e dopo che verrò cruciata e avadata vi risponderò. :lol:


CITAZIONE
i genitori di Harry continuavano a spostarsi per nascondersi, quindi dubito alquanto che lui sia nato nella casa di Godric’s Hollow.

Sì, é probabile ora che ci penso.
Harry ci sarà cresicuto, ma forse non nato.
Devo cercare qualche informazione.
 
Top
view post Posted on 26/2/2014, 12:20
Avatar

Pozionista sofisticato

Group:
Administrator
Posts:
13,843
Location:
Dalla luna...

Status:


Questo capitolo é un gioco di flashback. Spero che sia chiaro com'è nella mia testolina. ^_^

Capitolo 21: Tutto ha una fine e tutto ha un inizio

L’orologio della torre di Hogwarts batté dieci colpi. Quella sera di luna nuova il cielo era nero, puntinato di pallide stelle.
L'infermeria era tristemente silenziosa.
Il pozionista entrò reggendo un vassoio con due calici, in ognuno fumava una pozione color lavanda. Si guardò attorno e individuò immediatamente il letto della giovane Weasley.
Ginny fissava un punto imprecisato del letto, aveva gli occhi gonfi e rossi, si era graffiata il volto e tirata i capelli.
Molly le accarezzava la nuca dolcemente, anche sul suo viso si vedevano i residui delle lacrime e della disperazione. Il resto della famiglia Weasley sedeva attorno alla strega, chi piangeva in silenzio, chi fissava il pavimento e, ogni tanto scuoteva il capo come se volesse scacciare un brutto ricordo.
Presto sarebbe arrivato anche il resto dell'Ordine rimasto a Villa Conchiglia.
Il mago si avvicinò e posò uno dei calici sul comodino, accanto alla donna.
- Deve bere questo. E' una pozione calmante. La farà dormire per qualche ora. Le farà bene.
Molly lo ringraziò con lo sguardo, prese il calice e chiamò dolcemente la figlia.
Ginny ubbidì senza dire nulla, si sdraiò appoggiando stancamente la nuca sul cuscino, chiuse gli occhi con un sospiro addolorato, poi cadde in un profondo sonno privo di sogni.
Sembrava una bambola vuota.

* * * *



Avevano subito capito che era successo qualcosa quando i Dissennatori scapparono via lanciando un urlo acuto che fece male alle orecchie di tutti i maghi al villaggio.
Gli Inferi caddero a terra come burattini a cui era stato tagliato il filo trasparente che li faceva muovere.
Severus e Ron erano fuori dalla porta della casa dove si erano rifugiati con Hermione.
Il professore aveva reso alcuni di quegli esseri inoffensivi lanciando mirati incantesimi, Ron era stato in grado di sollevarli con la magia e lanciarli nella buca infuocata poco distante.
Quando le creature caddero a terra con un tonfo sordo, Severus si appoggiò alla parete con un gemito di dolore stringendosi il braccio sinistro al petto.
Era abituato al bruciore del Marchio e, con gli anni, aveva imparato a riconoscere ogni singola sfumature di dolore. Solo da come bruciava riusciva a capire se l'Oscuro fosse in collera o semplicemente infastidito.
Ma quello che provava ora era diverso, era più intenso e molto più doloroso.
Sollevò la manica della casacca notando che il Marchio Nero spiccava come mai prima d'allora sulla pelle, era come se fosse vivo. Il tatuaggio si ricoprì di piccole bolle che, all'inizio, sembrarono far muovere il serpente sulla pelle per renderlo poi incomprensibile e dai contorni frastagliati, bruciò ancora più intensamente qualche secondo per poi sparire all'improvviso lasciando sulla pelle una bollente cicatrice rossa.
Ron osservò il braccio del mago incredulo.
- Ce l'ha fatta...- mormorò il rosso - Questo, - continuò puntando un ditocon sull'avambraccio di Piton – vuol dire che Harry ce l'ha fatta, vero?
Severus continuava a fissarsi il braccio, nel suo animo fu come se si fossero rotte le catene che imprigionavano l'oscurità al suo cuore, sollevò lo sguardo e annuì in direzione di Weasley sentendosi finalmente libero.
In lontananza la torre dell’Orologio di Hogwarts batté sette colpi colpi.

* * * *



Una volta che Ginny si addormentò, Severus si guardò attorno. C'era solo un altro letto occupato nella grande infermeria, era lontano da tutti gli altri, le tende bianche erano tirate tutt'intorno.
- Non vuole vedere nessuno. - mormorò Molly seguendo il suo sguardo – Non vuole parlare.
- Ci penso io. - disse Severus allontanandosi.
Si avvicinò al letto, superò la tenda e si sedette sul bordo del letto dopo aver appoggiato la pozione sul comodino.
Hermione era seduta, coperta fino alla vita dal lenzuolo. Indossava ancora i vestiti della battaglia, Madama Chips le aveva dato una pozione che le aveva messo in sesto la spalla in pochi minuti, ma gliela aveva fasciata ed immobilizzata per sicurezza.
I tagli e gli ematomi sul volto erano già in via di guarigione.
Ma la ferita più profonda, Severus lo sapeva bene, era nel suo animo.
Nell'animo di tutti.
Lei fissava il vuoto così come Ginny, ma non c'era traccia sul suo volto di lacrime, era una fredda maschera di odio e rabbia.
- Hermione... - la chiamò sfiorandole una mano.
La strega sollevò lo sguardo.
- Come ti senti? - le domandò dolcemente.
- La pozione di Madama Chips e le pomate stanno facendo effetto. Non sento più molto dolore. - la risposta era stata fredda e distacca e, di certo, Severus non si riferiva alle sue condizioni fisiche.
- Hermione... - mormorò lui trattenendo un sospiro – chiuderti in questo modo non ti farà bene.
La strega gli lanciò un'occhiataccia.
- Cosa ne hai fatto del corpo di Voldemort?
Severus sentì un brivido percorrergli la colonna al suono di quel nome, ma lo ignorò.
- L'ho buttato in una delle buche in Hogsmeade. - spiegò – Sono rimasto a guardarlo bruciare fino a quando non ne è rimasto che un cumulo di cenere.
Hermione non sembrò sollevata dalla notizia.
- Dov'è Harry? - domandò all'improvviso guardandosi attorno – Vorrà saperlo.
Il mago la fissò intensamente.
- Hermione... - trattenne un sospiro - Harry è morto.

* * * *



Quando entrarono nella casa abbandonata, al suono dell’ultimo rintocco delle sette, Hermione era sveglia, in piedi vicino alla finestra incantata.
- Siete usciti! - gridò quando aprirono la porta – Fuori c'erano quegli esseri e voi siete usciti!
Nonostante lo sguardo scuro stava sorridendo.
- Li ho visti cadere! - esclamò poi entusiasta – E ho visto il tuo braccio! Questo... questo...
Il viso fu rigato da lacrime di sollievo e felicità, si buttò tra le braccia di Severus e scoppiò in un pianto sollevato.
- E' finita! - urlò Ron correndo fuori dalla casa e lanciando in aria scintille rosse e oro – La guerra è finita!
Severus asciugò le lacrime della strega, anche lui sorrideva.
Da fuori arrivavano ancora le urla di gioia di Ron.
- Infantile... - sentenziò il mago vestito di nero facendola ridere.
Uscirono da quella casa e si incamminarono nella neve. Hermione era un po' incerta sulle gambe, ma non cercava l'aiuto di Severus per camminare.
Superarono gli Inferi senza neppure guardarli, trattenendo il fiato per l'odore nauseabondo che si portavano dietro.
Dalla buca accanto alla casa si potevano vedere i residui del fuoco che Hermione e Ron avevano acceso.
Sentirono Thor abbaiare in lontananza.
Charlie atterrò con la scopa poco distante da loro, abbracciò il fratello con un sorriso vittorioso sul volto. Poi strinse la mano di Piton e fece un sorriso radioso verso Hermione, aveva i capelli scompigliati e un taglio sulla guancia, ma, a parte questo, stava bene.
Il vicolo dove Harry aveva atteso l'Oscuro Signore non era molto distante dal punto in cui si trovavano Ron ed Hermione all'inizio della battaglia.
La strega si strinse una delle coperte che aveva preso da quella casa sulle spalle e si voltò verso Severus.
Era arrivato il momento di sperare in un futuro felice, in un mondo migliore. Forse la sua vita sarebbe stata noiosa da quel giorno in poi.
Le andava benissimo così.
Tornò a fissare la strada, intravedeva la via principale tra l'ufficio postale e i Tre Manici di scopa.
Voleva vedere Harry, abbracciarlo, ridere e piangere con lui.
Accelerarono il passo quando superarono i Tre manici di scopa che era stato lo sfondo dei suoi pomeriggi spensierati ad Hogsmeade.
Sentirono il sibilo di una scopa sopra le loro teste. Era quasi certa che fosse Ginny che voleva andare da Harry prima di tutti gli altri.
- NO!
L'urlo della sua amica fece morire il suo sorriso e l'entusiasmo di Ron e Charlie. Sentì Severus irrigidirsi accanto lei, si voltarono nello stesso momento e in un istante la consapevolezza di quello che era successo si riversò su di loro come un enorme macigno.
Allungarono il passo, rischiando di scivolare sulla neve. Superarono i due edifici ritrovandosi all'inizio del villaggio.
I corpi di Voldemort e di Harry erano distesi a terra, vicini, le loro mani quasi si sfioravano. Il mago oscuro stringeva ancora la bacchetta.
- Harry... - sussurrò Ginny piangendo, toccando il corpo del ragazzo, pulendogli li viso dal sangue; la scopa era stata abbandonata poco distante – Harry... ti prego... ti prego... Harry svegliati... non è il momento di scherzare... Harry... ti... - lo abbracciò cercando un calore che non avrebbe più trovato – No... no... non è giusto...
Gli altri li raggiunsero in fretta.
L'entusiasmo era svanito in un attimo e il silenzio di quel villaggio fantasma fu riempito dal pianto di dolore e dalla disperazione di Ginny.

* * * *


- NO! - urlò Hermione scendendo velocemente dal letto era scalza, ma non le importava – NO!
Severus la fissò senza muoversi, si aspettava una reazione del genere. Hermione si era chiusa da quando erano tornati al castello, non aveva più parlato, si era lasciata curare da Poppy e poi si era chiusa in quell'assoluto mutismo senza voler vedere nessuno.
La vide aprire le tende che la nascondevano al resto dell'infermeria ed uscire. La seguì deciso a farla ragionare.
Tutti li stavano guardando.
La seguì sapendo qual'era il suo ruolo. Odiandosi, ma consapevole di quello che doveva fare.
Ci aveva ragionato mentre faceva bollire la pozione per la giovane Weasley.
- Abbiamo visto il suo corpo, Hermione. - cercò di tenere un tono neutro, calmo quasi dolce – Harry è morto.
- Smettila di dirlo! - gridò la strega – Harry è già stato colpito dall'Anatema che Uccide due volte! Ed è sopravvissuto entrambe le volte. Ci vorrà solo più tempo!
- Questa volta è diverso. - tentò di spiegarle Severus, ignorando le occhiate di tutti i presenti – Harry non aveva più protezione.
- Aveva noi! Noi eravamo la sua protezione!
- Harry lo sapeva, Hermione. Sapeva che questa era la fine. E lo sapevi anche tu.
Alla fine resteremo solo io e Tom.
Hermione rabbrividì e scosse con forza la testa, non poteva crederci, non voleva accettarlo. Non dopo tutto quello che avevano passato.
La guerra era finalmente finita, ma quale prezzo avevano pagato per la loro continua lotta? Per la pace del mondo magico?
- Dillo Herimione. - disse all'improvviso Severus.
Il tono era caldo e la strega avvertì tutto il suo dolore e la stanchezza in quelle poche parole. Soffriva Severus, in silenzio, come aveva sofferto in silenzio e da solo per tutta la vita. Avrebbe dovuto stargli vicino, ma non ci riusciva. Il vuoto che avvertiva da quando aveva visto Harry riverso a terra era troppo grande, troppo doloroso e non voleva più soffrire. Era stanca di provare dolore.
Harry meritava la serenità di un futuro felice, meritava di stare con Ginny, di avere una famiglia. Avevano in mente di saccheggiare Mielandia una volta vinta la guerra e mangiare dolci fino a star male.
Volevano fare una vacanza, vivere spensierati, ridere dei tempi in cui erano stati costretti a mangiare i suoi funghi mollicci.
Questo volevano e Harry lo meritava.
Meritava una vita tranquilla.
Meritava una vita.
Sollevò il mento con aria di sfida, vedendo i suoi occhi neri riempirsi di stupore e, forse, anche di rabbia.
- Dillo! - questa volta la voce di Severus tradiva un tremito di collera.
- Severus... - fece Arthur tristemente senza smettere di fissare la figlia, stringeva un fazzoletto color verde acido – forse è meglio...
- No. - lo interruppe brusco il mago, continuando a fissare Hermione – Evitare la realtà non farà tornare Potter in vita. E più il tempo passa e meno sarà facile accettarlo. So cosa prova, cosa proviamo tutti. Ma bisogna accettare che le cose non vanno sempre come ci si aspetta. Quindi, Hermione, dillo!
Lei serrò le labbra con forza.
- Vuoi sapere cosa succederà se ti ostini a questo cocciuto silenzio? Passeranno i giorni, i mesi, forse anche gli anni e, alla fine, ti sembrerà di essertelo sognato. Crederai che Harry sia ancora vivo e aspetterai sue notizie. Poi, un giorno, la realtà ti cadrà addosso e il dolore sarà così forte, così distruttivo e vorrai essere morta pur di smettere di soffrire e io non lo permetterò. Hai capito Hermione? Io non te lo permetterò!
- E' questo che è successo con Lily? - voleva sfogare la sua rabbia e Severus era lì, a portata di insulto – Hai creduto di sognare la sua morte fino a quando non ti sei deciso ad accettare la sua morte?
- Sì. - ammise il mago stranamente calmo – E se Silente non mi avesse salvato in tempo sarei morto molto, molto tempo fa. Non posso prometterti che andrà tutto bene, sarà doloroso, ma devi affrontarlo.
- Piton ha ragione. - disse improvvisamente Ron, si stava fissando le mani, erano ancora sporche di terra e di sangue.
- Adesso stai dalla sua parte, Ronald?
- Questa volta sì. Harry è morto, Hermione.
Calò il silenzio. Severus non smetteva di fissare Hermione. Lei aveva chiuso gli occhi e scuoteva il capo.
- Harry è morto. - disse George senza nascondere le lacrime che gli rigavano il volto, facendo voltare tutti – Così come è morto mio fratello. E nessuno dei due vorrebbe vederci così.
- Harry è morto. - gli fece eco Charlie accarezzando la mano della sorella.
- Harry è morto. - sussurrò Kingsley, era appoggiato alla parete e fissava il pavimento – Si è sacrificato per tutti noi.
- Harry è morto. - continuò Arthur soffiandosi poi il naso nel fazzoletto.
- Harry è morto. - mormorò Molly accarezzando i capelli di Ginny e tirando su con il naso – E' come se fosse morto un altro dei miei figli.
- Hermione... - Severus la chiamò avvicinandosi di qualche passo, lei si era appoggiata alla parete, teneva ancora le palpebre serrate con forza – Hermione...
- Non... non posso...
Il mago le accarezzò le guance.
La strega aprì gli occhi sollevò lo sguardo sul pozionista. Severus sapeva cosa stava provando, conosceva il vuoto lasciato dalla morte di una persona cara.
Ma sapeva anche che bisognava reagire.
- Harry è morto. - sussurrò Hermione.
Severus vide la consapevolezza dietro i suoi occhi lucidi di lacrime. Era come sentire il suo cuore che si spezzava.
Vide la sua maschera sgretolarsi sotto il suo sguardo, la vide crollare tra le sue braccia scoppiando in un pianto doloroso. La strinse a sé senza preoccuparsi degli altri. Consolandola, cullandola con il proprio corpo, con il suo amore.
- … è morto... - singhiozzò stringendo la sua casacca nera – non è giusto... non doveva finire così...
- Ci sono qui io. - sussurrò lui accarezzandole i capelli.

* * * *


Mentre Charlie e Ron sollevavano Harry per portarlo al castello e gli altri di stringevano attorno ad una Ginny in lacrime, lui si avvicinò al corpo dell'Oscuro.
Aveva la pelle quasi grigia, gli occhi di un rosso spento spalancati sul mondo che aveva, invano, cercato di conquistare. La bocca era aperta in un muto urlo stupito.
Sperò che la sua morte fosse stata dolorosa, che la sua anima bruciasse all'inferno per tutta l'eternità.
Fece un ghigno disgustato mentre muoveva la bacchetta con un gesto di stizza il corpo dell'Oscuro veniva sollevato dall'incantesimo.
Camminò velocemente con il corpo dell'odiato mago che fluttuava davanti a suoi occhi. Senza staccare lo sguardo dal cadavere superò la strada che divideva la i Tre Manici e l'ufficio postale, non guardò gli Inferi a terra né si accorse del loro pungente odore.
Si avvicinò alla buca vicino alla casa, con un colpo deciso buttò il corpo senza vita di Voldemort tra le basse fiamme del fuoco, con un altro colpo alimentò il fuoco. Restò fermo ai bordi della buca osservando i vestiti di quello che un tempo aveva chiamato Padrone prendere fuoco. Restò a guardare le fiamme che si mangiavano il corpo di Tom Riddle.
Sentì l'odore della sua carne bruciare, restò a guardare mentre si trasformava in cenere, ripensando a tutti quelli che erano morti per ostacolarlo.
Ripensò a Lily, alla sua amica, agli anni che aveva pianto per lei. Al quel senso di colpa che, nonostante tutto, albergava ancora nel suo cuore.
- Non ho mantenuto la mia promessa. - mormorò fissando le fiamme – Non ho protetto Harry. E' morto eppure... eppure mi sembra che ora sia in pace. Non doveva finire così, ma se restava in vita non sarebbe più stato lo stesso. Non dopo questa guerra, non dopo tutte le persone che sono morte per lui. - sollevò lo sguardo vero il cielo dove la cenere si mischiava all'aria – Ora tocca a te prenderti cura di lui, Lily.
Si portò una mano tremante alla guancia e si asciugò l'unica lacrima solitaria che gli bagnava la pelle.
Mentre il vento portava via le ultime ceneri prodotte dal corpo dell’Oscuro, si udirono in lontananza otto lenti rintocchi.

* * * *


Era quasi mezzanotte ormai.
Era stata una lunga, dolorosa, intesa giornata. La battaglia iniziata quello scuro pomeriggio di Gennaio era finita nel peggiore dei modi. Avevano vinto. Erano liberi. Ma Harry era morto per salvarli. E quella vittoria aveva un sapore disgustoso.
L'aveva portata nella sua camera nonostante i rimproveri di Poppy, Hermione aveva bisogno di restare sola. Di pensare, di sfogarsi, anche di urlare se ne avesse sentito la necessità.
E lui era disposto ad accettare ogni insulto, ogni lacrima, ogni accusa.
Amare significava anche quello.
In silenzio si erano lavati a turno per poi ritrovarsi nel letto, esausti, ma senza sentire la necessità di dormire.
L'aveva abbracciata e respirava a pieni polmoni quel profumo di ciliegia che l'accompagnava dal suo risveglio ad Hogwarts. Hermione piangeva in silenzio asciugandosi le lacrime ogni tanto, tirando su con il naso ad intervalli regolari.
Lui non parlava, voleva che fossero i suoi gesti a parlare.
- La vita fa schifo. – sentenziò di punto in bianco Hermione interrompendo quel silenzio carico di dolore.
- Hai ragione, - confermò Severus accarezzandola – la vita fa schifo. Ma, - continuò – fa meno schifo da quando ci sei tu nella mia vita.
La sentì sospirare ed accoccolarsi meglio vicino al suo corpo.
- Ti amo Severus.
Il silenzio che calò tra di loro fu ancora più pesante, il mago sgranò gli occhi e sentì il suo corpo irrigidirsi senza controllo. Un formicolio gli attraversò ogni muscolo, sapeva che lo amava, lo sapeva benissimo, ma sentirselo dire era tutt'altra cosa.
Hermione scattò giù dal letto velocemente, indossava quel pigiama troppo grande che la faceva sembrare più bambina di quello che era in realtà. Aveva una mano premuta sulle labbra e le guance in fiamme.
- Merlino... io... io... mi ero ripromessa di non dirtelo. Che non c'era bisogno delle parole perché contavano i fatti. Mi è uscito da solo.
- Hermione... va tutto bene...
- No! Non volevo dirtelo.
Severus sollevò un sopracciglio.
- Non volevi?
- Io... io... volevo... ma non volevo. - si coprì il volto con le mani - Sono troppo stanca per fare questo discorso.
Il mago fece un lieve sorriso, si mise in ginocchio sul letto, le prese una mano e la trascinò nuovamente sul materasso.
Lei si lasciò guidare senza dire più nulla, con le guance rosse, lo sguardo basso, si mordeva un labbro e lui la trovava adorabile, bellissima. Sua.
La obbligò con dolcezza a guardarlo, poi liberò il labbro dai suoi denti e scese a darle un lungo bacio.
- Hermione...
- No. - sussurrò lei con un filo di voce abbracciandolo – Non voglio che tu lo dica. Non adesso. Non qui. Crederò che tu me l'abbia detto perché te l'ho detto io. E non voglio. Voglio che sia una tua decisione. E non mi importa se non me lo dirai mai, Severus. Lo dirò io per entrambi. – sollevò il volto e lo guardò dritto negli occhi neri, gli sorrise dolcemente e con amore – Non troppo spesso, te lo prometto.
Il mago sorrise, le accarezzò una guancia e le diede un altro bacio a fior di labbra.
- Ora dormiamo. - le disse – Domani dovremo affrontare il mondo e non sarà piacevole.
- E’ già domani Severus.

Epilogo: Tornare a casa

Otto mesi.
Erano passati otto mesi da quel giorno ad Hogsmeade.
In quei mesi il Ministero si era mosso velocemente cancellando ogni traccia della guerra, come se non volesse più ricordare, come se volesse cancellare ogni ferita e dimenticare tutto.
Ma, questa volta, nessuno avrebbe dimenticato. Potevano cancellare le ferite fisiche del mondo, ma quelle dell'animo avrebbero sanguinato ancora per anni prima di rimarginarsi del tutto e, per alcuni, non era neppure detto che si sarebbero rimarginate.
In quegli otto mesi tutto era tornato alla normalità. La neve si era sciolta, la natura era risorta dalle ceneri e del sangue che sporcava il terreno, era fiorita, era tornata la vita e poi era tornata nella terra per accogliere di nuovo l’inverno che, quell’anno, sembrava deciso ad arrivare prima del previsto.
Il mago osservava la tomba a Godirc's Hollow, nessuna foto, solo un nome, due date e la stessa identica frase che era stata incisa sulla tomba accanto.
L’ultimo nemico che verrà sconfitto è la morte.
Alla fine era stato sepolto vicino a sua madre.
Il marmo era ricoperto di fiori, indegni regali dei maghi che lui aveva salvato pagando con la propria vita.
- Congratulazioni Potter. - disse il mago vestito con neri abiti Babbani – E' un maschio.
Nessuno nel cimitero si voltò verso di lui. Non era insolito che qualcuno parlasse ad una tomba.
Severus aveva passato giorni in quel cimitero quando credeva che la sua vita non avesse più uno scopo. Conosceva ogni anfratto di quel luogo che aveva conosciuto le sue lacrime di dolore e il suo pentimento. Conosceva i volti delle vecchie spose che andavano a trovare i propri mariti, perfino i volti dei figli che facevano visita ai genitori.
Me nessuno conosceva lui.
Non gli era mai importato.
- La signorina Weasely ha scoperto la gravidanza qualche giorno dopo il suo funerale. E' stata una gravidanza piuttosto tranquilla, il parto, invece, è stato più difficile. Il bambino era girato male, ma alla fine è nato senza complicanze e sta bene. Niente capelli rossi, ha gli occhi di Ginny. - spostò lo sguardo sulla tomba accanto senza rimpiangere gli occhi verdi che un tempo aveva amato più di qualunque altra cosa al mondo – Le ho ordinato di non chiamare il bambino Albus Severus e mi chiedo ancora come le sia venuto in mente un nome del genere, ma, forse, avrei dovuto lasciarglielo usare visto il nome che ha poi scelto per quella povera creatura.* - fece un breve pausa come se volesse dare tempo all'altra persona di immaginarsi il piccolo. - Vuole che sia il suo padrino. - sollevò il viso verso il cielo limpido di quella fredda giornata lasciandosi baciare dalla luce tiepida del sole – Credo che accetterò. - tornò a guardare il marmo grigio della tomba e sollevò un sopracciglio come se Harry avesse risposto con qualche frase decisamente fuori luogo – Quel bambino ha la sfortuna di avere i suoi geni Potter ed è accerchiato da troppe calde teste rosse. Ci vuole qualcuno che gli mostri la strada e chissà magari diventerà anche un buon Serpeverde.
Ghignò divertito, avrebbe voluto ridere per il pensiero di un Potter con la divisa verde e argento.
- Kinsgley è stato nominato Ministro della Magia, ha buone idee, bei progetti. I pochi Dissennatori rimasti dopo la battaglia sono stati rinchiusi in qualche luogo sconosciuto. Hogwarts è stata riparata dai danni più grossi, ma è ancora in fase di restauro; riaprirà il prossimo Settembre. Mi è stata offerta la presidenza. Ho rifiutato. – fece un lieve sorriso – La Francia si è rivelata una casa più accogliente del previsto.
Severus voltò il viso verso la collina dove c’era la casa semi distrutta.
- Verrà demolita la prossima primavera. Quando ho mostrato il suo testamento e la sua richiesta, il Ministero della Magia si è rifiutato di accettare. Hermione ha lottato con tutte le sue forze per esaudire il suo ultimo desiderio. – gli occhi del mago erano illuminati da una scintilla di puro amore e orgoglio – E’ una combattente, non ha mai vacillato e alla fine ha vinto. Verrà costruito un parco, per maghi e Babbani. Anche questa è stata una sua idea e la trovo magnifica. – tornò a guardare le tombe e il suo sguardo si soffermò sul nome di Lily – I miei primi ricordi piacevoli sono legati ad un parco giochi.
Le campane della piccola chiesa adiacente al cimitero suonarono tre volte.
- Devo andare. – disse – La mia Passaporta si attiverà tra meno di mezz’ora. Tornerò Potter, non so quando, ma tornerò. – spostò lo sguardo su ogni nome inciso sul marmo levigato – Addio.

* * * *


In quei mesi l’odore della lavanda si affievoliva. Il periodo della fioritura era passato, quando il profumo era diventato così inteso da fargli girare la testa.
Hermione aveva ragione, i primi giorni gli aveva dato la nausea, ma poi si era abituato e non riusciva più ad immaginare una vita senza quella fragranza tra le narici.
Perfino il profumo di Hermione sembrava più buono, più eccitante.
Avevano trovato una piccola casa in uno sperduto pesino di campagna. Avevano fatto crescere l’edera su gran parte delle pareti, la cantina era stata riadattata come laboratorio, il salotto, e parte della loro camera, era tappezzato di libri.
Passavano le loro giornate a leggere, discutere, coltivare il piccolo orto sul retro e fare l’amore. Passeggiavano per il paese o viaggiavano per la Francia alla ricerca di libri antichi ed ingredienti rari.
Sapeva che un giorno sarebbero tornati in Inghilterra, ma per il momento quella vita gli andava bene.
Era come una vacanza. Una lunga vacanza in cui conoscersi meglio, vivere il loro amore senza pensieri.
Amava Hermione, anche se ancora non era stato in grado di dirglielo.
Entrò in casa e venne accolto dal sorriso radioso di lei, era seduta sulla sua poltrona a leggere un libro. Indossava un maglione bianco a collo alto largo almeno due taglie in più dal quale spuntavano le gambe nude a morbide. Sul tavolino accanto alla poltrona era abbandonata una tazzina di porcellana dove intravedeva il fumo del the caldo.
Il calore del camino acceso aveva scaldato piacevolmente la casa.
La vide mettere un segnalibro tra le pagine e alzarsi.
Gli andò incontro a piedi nudi, ignorando il freddo del pavimento e lo avvolse in un dolce abbraccio dal sapore di ciliegia e lavanda.
La strinse forte, come se fosse stato lontano da lei mesi e non solo poche ore.
La strega lo sciolse dal suo abbraccio e lo baciò dolcemente.
- Finalmente sono a casa.

FINE




Note autrice
(*) l’idea è lasciare a voi carta bianca e appioppare a quel povero bambino qualsiasi orrido nome vi venga in mente. Per quando mi riguarda il bambino si chiama Harry James Sirius Remus Potter

E’ finita… ci sono voluti 3 anni (e non 5 ma sono sempre tanti!), 207 pagine, oltre 84.000 parole, ma l’ho finita!
Questa storia mi ha fatto panare, ridere e piangere. C’è stato un momento in cui ho creduto che non l’avrei mai finita, l’epilogo sembrava lontano anni luce!
Invece ho messo la parola fine e ancora non ci credo.
Sono così abituata a vedere il file sul desktop come silenzioso rimprovero per non averla ancora finita che ora lo schermo mi sembra vuoto.
Io spero che per voi ne sia valsa la pena di aspettare. Forse non è il finale che aspettavate, ma se in tre anni alcune cose nella trama sono cambiate rispetto al progetto originale, il finale è sempre stato lo stesso. Io sapevo che Harry non avrebbe superato questa guerra, così come sapevo che Severus non avrebbe detto ad Hermione che l’amava, non così apertamente insomma.
Ma non sapevo che Severus e Ron avrebbero stretto quella strana alleanza durante la guerra. XD
Ringrazio i lettori silenziosi, il mio amato beta (mio marito) che ha visto questa storia nascere dal principio e mi ha aiutato tantissimo quando un buco nero aveva inghiottito tutte le mie idee e non sapevo dove sbattere la testa.
Ringrazio Severus ed Hermione, i miei compagni di avventura. Senza di loro sarei una scrittrice di FF fallita!
E ringrazio chi mi ha “costretto” a scriverla questa storia, Ida che mi ha dato la spinta iniziale anche se a lei la storia non è piaciuta tutta! XD
Ma non si può piacere a tutti. Vero Severus? ;)

Edited by ellyson - 27/2/2014, 10:12
 
Top
view post Posted on 26/2/2014, 23:35
Avatar

Pozionista abile

Group:
Moderator
Posts:
9,272

Status:


E' finita, congratulazioni Elly! :D E' una storia che ho seguito anch'io durante tutti questi anni, magari senza troppa continuità, ma l'ho seguita e amata, attendendone con impazienza il finale che finalmente è giunto, inaspettato e sorprendente. L'unica certezza che avevo era che Severus ed Hermione avrebbero sconfitto ogni difficoltà e si sarebbero ricongiunti e amati per tutta la vita, ma il resto è stato qualcosa di veramente imprevedibile e anche abbastanza sconvolgente :huh: E comunque, come è nel tuo stile, per nulla scontato. Anche stavolta sei riuscita a coinvolgermi, tenermi sulla corda, commuovermi, farmi arrabbiare al termine di capitoli sospesi proprio al culmine dell'azione, lasciarmi senza fiato davanti alla decisione di "sacrificare" personaggi chiave quali Minerva e, alla fine, Harry.
Ma tutto, assolutamente nel rispetto di un canone puntuale e preciso e di una trama straordinariamente avvincente, grazie alla quale hai scritto un nuovo libro, un sequel che sarebbe stato davvero degno di fare da seguito al settimo HP.
Mancherà non solo a te, ma anche a me questa tua opera omnia strepitosa e preziosa, che hai scritto divertendoti ma anche soffrendo, che hai coccolato ma anche un po' odiato ne sono certa, (parlo per esperienza ;) :P ) Ti sarai chiesta mille volte alla fine se questo era il finale più giusto, quello migliore: sicuramente è stato un finale degno di tre anni di fatiche, te lo posso garantire. Un finale estremamente curato, sentito, pieno di emozione, di valore e di un pizzico di rimpianto per la storia che dovevi abbandonare perchè giunta al termine: in questo finale ci sei tu, Elly, e la tua capacità di arrivare con le parole dritta al cuore della gente attraverso due personaggi meravigliosi che ormai è come appartenessero un po' anche a te, per come li ami con infinito rispetto. Perciò questo finale è perfetto così, bravissimissima, mitica Elly! :applauso:
A proposito, il bambino molto probabilmente lo avrei chiamato anch'io così, levando però il "Sirius" di mezzo :lol:
 
Top
view post Posted on 27/2/2014, 10:25
Avatar

Pozionista sofisticato

Group:
Administrator
Posts:
13,843
Location:
Dalla luna...

Status:


CITAZIONE (Ele Snapey @ 26/2/2014, 23:35) 
E' finita, congratulazioni Elly! :

Grazie Ele! :wub:

CITAZIONE
E' una storia che ho seguito anch'io durante tutti questi anni, magari senza troppa continuità,

Beh tanto neppure io sono stata puntuale negli aggiornamenti! :lol: :lol: :lol:


CITAZIONE
L'unica certezza che avevo era che Severus ed Hermione avrebbero sconfitto ogni difficoltà e si sarebbero ricongiunti e amati per tutta la vita,

Avevo anch'io quest'unica certezza!
Non certo la base più solida del mondo per creare una FF di queste proporzioni! :woot:


CITAZIONE
ma il resto è stato qualcosa di veramente imprevedibile e anche abbastanza sconvolgente :huh: E comunque, come è nel tuo stile, per nulla scontato. Anche stavolta sei riuscita a coinvolgermi, tenermi sulla corda, commuovermi, farmi arrabbiare al termine di capitoli sospesi proprio al culmine dell'azione, lasciarmi senza fiato davanti alla decisione di "sacrificare" personaggi chiave quali Minerva e, alla fine, Harry.

Grazie ancora.
Minerva é stata una decisione sofferta, sia per la sua morte, sia per il modo orribile in cui l'ho fatta morire.
Ma serviva, anche lei con il suo sacrificio serviva... :cry:

CITAZIONE
Ma tutto, assolutamente nel rispetto di un canone puntuale e preciso e di una trama straordinariamente avvincente, grazie alla quale hai scritto un nuovo libro, un sequel che sarebbe stato davvero degno di fare da seguito al settimo HP.

Sìììììì!!! Mandiamolo alla Rowling!!! :woot: :woot: :woot: :woot:


CITAZIONE
Ti sarai chiesta mille volte alla fine se questo era il finale più giusto, quello migliore: sicuramente è stato un finale degno di tre anni di fatiche, te lo posso garantire. Un finale estremamente curato, sentito, pieno di emozione, di valore e di un pizzico di rimpianto per la storia che dovevi abbandonare perchè giunta al termine: in questo finale ci sei tu, Elly, e la tua capacità di arrivare con le parole dritta al cuore della gente attraverso due personaggi meravigliosi che ormai è come appartenessero un po' anche a te, per come li ami con infinito rispetto. Perciò questo finale è perfetto così, bravissimissima, mitica Elly!

Ti dirò... la parte della finale, quando Severus parla alla tomba di Harry, é sempre stata nella mia testa, fin da subito, era un finale che avevo pronto da tre anni.
Sapevo che finiva così, il problema era arrivarci! :lol:
E sì in questo finale ci sono io e tutto il mio amore per questa enorme storia che mi ha dato tantissimo e che contineràa darmi molto.

E' un finale dolce ma anche molto amaro perché dopo quella battaglia nessuno sarà come prima.


CITAZIONE
A proposito, il bambino molto probabilmente lo avrei chiamato anch'io così, levando però il "Sirius" di mezzo :lol:

Beh Sirius aggiunge quel tocco di orrido che fa storcere il "nasone" di Severus. ;)
 
Top
view post Posted on 6/4/2014, 18:08
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,394
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Ed ecco, infine, anche il mio commento all'ultimo capitolo di "Imparerò ad amarti" di Elly.

CITAZIONE
Era abituato al bruciore del Marchio e, con gli anni, aveva imparato a riconoscere ogni singola sfumature di dolore. Solo da come bruciava riusciva a capire se l'Oscuro fosse in collera o semplicemente infastidito.

Sì, proprio così! L’ho sempre pensato anche io che Severus riuscisse a comprendere l’umore dell’Oscuro dal modo in cui il Marchio bruciava!
Molto bella e intensa la scena in cui Severus cerca di costringere Hermione ad accettare la morte di Harry, con tutta la determinazione del suo amore, accettando anche il paragone con Lily. Ed alla fine, quando anche Ron, George e Charlie gli danno manforte, ripetendo ognuno la stessa la frase, all’improvviso è giunto, del tutto inaspettato il nodo alla gola. Che è diventato ancora più intenso alle parole di Molly… E poi c’è tutta la comprensione di Severus, lui che sa bene cosa significa. Ed è dolcissimo, Severus, con la sua Hermione… Bé, che dire, è una scena molto bella: come il più bello ed onorevole dei funerali per Harry.
E la scena che segue subito dopo… è altrettanto intensa, da togliere il fiato con quel finale: è davvero commovente, di nuovo da nodo alla gola, quella lacrima in onore di Harry e del suo ricordo di Lily.
Molto tenera, invece, la scena successiva, con quel “ti amo” che scappa fuori, oltre ai gesti. Tenera anche la risposta e giusto che non ci sia, proprio in questo momento, anche il contraccambiare la frase. Ci sarà tempo. Domani. Un domani che è già iniziato, ed è un finale bellissimo. Quasi romantico.
Carino l’epilogo, bello e brutto allo stesso tempo per Harry. E per la povera Ginny.
Hihihi… gli ha impedito di usare quel nome… però ne sarà il padrino: wooooow!

Commento a caldo, alla fine della lettura di una storia che ho tanto insistito che tu scrivessi.
Non so bene il perché, ma questa storia, in fondo, nonostante il bel finale per loro… mi lascia comunque un po’ di amarezza.
Non sono mai riuscita ad andare d’accordo con questa tua Hermione, troppo diversa dalla tua solita, troppo ingombrante, in un certo senso, da portar via spazio e luce a Severus. Non so, sarà per questo… E Severus, non so, anche lui in questa particolare versione dimessa non mi convince.
Sono… tristi. Amareggiati e perdenti. Non so perché, ma è così che li vedo e li sento. Tristi. Oooh… ci sono mille ragioni perché siano così, lo so benissimo, però…


Edited by Ida59 - 24/7/2015, 22:14
 
Web  Top
view post Posted on 24/7/2015, 21:42
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,394
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Nuova veste grafica per la sfida.


Se%20Severus%20non%20fosse%20mai%20morto_zpsjqwsnzux



Se%20Severus%20non%20fosse%20mai%20morto%20mini_zpscrk2sdme



Edited by Ida59 - 2/7/2017, 21:55
 
Web  Top
view post Posted on 20/12/2021, 13:01
Avatar

Pozionista

Group:
Severus Fan
Posts:
3,086

Status:


Dopo secoli (il mio ultimo aggiornamento della storia risale al 2013) e dopo molte false ripartenze, ho ripreso in mano Winterreise, di cui, al momento, ho già scritto fino al capitolo XIV.
Spero che, nel frattempo, non mi sia arrugginita, né di aver cambiato troppo stile.
Lascio intanto il link al primo capitolo, per chi volesse rinverdire i ricordi, considerando gli anni che sono trascorsi dell'inizio della stesura (quasi 11 :o: ).
Il capitolo, come avevo promesso nel lontano 2013 movimenta la trama, con l'aggiunta di un elemento narrativo che, per quanto importante, serve essenzialmente per far smuovere l'immobilità in cui si trovavano più o meno tutti i personaggi e per approfondire alcuni aspetti psicologici.
Prima di lasciarvi il capitolo XII, aggiungo solo che è piuttosto lungo: ho ripreso a scrivere ed i capitoli sono diventati dei "fiumi in piena". Al momento credo che aggiungerò un nuovo capitolo ogni 10-15 giorni.


Capitolo XII

Einsamkeit


Ach, dass die Luft so ruhig!
Ach, dass die Welt so licht!
Als noch die Stürme tobten,
war ich so elend nicht.

Oh, quest’aria così calma!
Oh, questo mondo così luminoso!
Mentre infuriava la tempesta,
non ero così miserabile.
[1]

Londra, 26 gennaio 2002


Harry si sentiva stranamente in ansia quel giorno di gennaio, per quanto non ne comprendesse il motivo. Contrariamente ad altre giornate, quella era luminosa, con il cielo terso, del tutto privo di nubi. Quando si era recato al Ministero della Magia aveva apprezzato la luce del sole che gli aveva colpito il volto. Eppure, in quel momento, mentre stava scrivendo un verbale per un piccolo furto di ingredienti illegali avvenuto il giorno prima, era certo che ci fosse qualcosa che non andasse.
Eppure, non sapeva nemmeno dirsi cosa fosse.
Era soltanto una strana sensazione, che lo faceva sentire teso e nervoso. Per un istante si chiese se quell’impressione avesse, per caso, qualcosa a che fare con l’inutile visita a Spinner’s End di diversi giorni prima. Non aveva nemmeno osato parlarne con Hermione. Forse l’amica gli avrebbe potuto dare dei buoni consigli o formulare un’ipotesi circa il luogo dove si potesse trovare Piton le tre volte che era riuscito ad avere il coraggio di andare a bussare alla sua porta. Eppure, aveva taciuto, per quanto non ne sapesse nemmeno il motivo, considerando che le aveva riferito degli altri due viaggi a vuoto.
Se per questo non aveva mai fatto cenno a Ron di quel suo desiderio di parlare con Piton, per quanto non riuscisse nemmeno lui a spiegarsene il motivo. Forse temeva che l’amico non comprendesse appieno le motivazioni che lo spingevano a cercare in quel modo un contatto con l’uomo.
Cercando di pensare ad altro, lasciò cadere lo sguardo sul rapporto che stava scrivendo, notando di aver lasciato gocciolare l’inchiostro sulla pergamena, creando una macchia nera che si era allargata a dismisura sulle parole già scritte. Cristopher, il suo supervisore durante l’apprendistato, non ne sarebbe stato per nulla contento se lo avesse visto così distratto e Harry sapeva perfettamente di doversi impegnare al massimo quell’anno, l’ultimo prima di diventare ufficialmente Auror. Era cosciente che il passaggio dall’apprendistato alla carica ufficiale era, per molti versi, una semplice formalità, ma non voleva coronare il suo sogno unicamente perché tutti lo consideravano quasi l’unico eroe della guerra magica.
Appallottolò rapidamente il foglio, chiedendosi se, invece del rapporto, non avrebbe dovuto scrivere al ministero per fare richiesta che venisse attribuito l’Ordine di Merlino a Piton. Non sapeva nemmeno perché stesse pensando di farlo in quel momento, né se all’uomo avrebbe fatto piacere. D’altronde, si disse, ricordando le parole che Hermione gli aveva detto, un giorno, con ogni probabilità la sua richiesta sarebbe stata rifiutata, perché il Mondo Magico non pareva voler riconoscere l’esistenza di un eroe scomodo e complesso qual era Piton.
Rabbrividì.
Sapeva, anche se avrebbe voluto negarlo con tutto sé stesso, che l’amica aveva ragione, che l’intera comunità magica aveva scelto di ignorare un eroe come Piton, di dimenticarsi di lui, di non nominarlo mai nell’annuale anniversario della fine della guerra. In fin dei conti, sembrava quasi che il Mondo Magico avesse scelto di seguire nuovi pregiudizi.
Ed Harry era certo che non fosse quello lo scopo per cui aveva lottato, né per cui tante persone avevano dato la vita. Mentre ricominciava la stesura del verbale, si sentì improvvisamente solo e miserabile, per quanto, poco distante da lui, alcuni Auror stessero chiacchierando tra loro o muovendosi da un ufficio all’altro.
Quasi gli sembrò che quel giorno fosse più desolato di quelli gelidi e nuvolosi che lo avevano preceduto.
Ma al di fuori dell’edificio che celava il Ministero della Magia, il sole di quella tarda mattinata di gennaio illuminava l’intera Londra, le sue zone magiche ed i suoi quartieri Babbani. Il cielo sopra la capitale inglese era terso, di un blu luminoso che faceva quasi presagire la primavera ancora lontana.
A Rebecca parve che quello fosse un buon segno, mentre, tenendo la mano della zia, si avvicinava alla Tate Britain. Intorno a lei anche altre persone avevano deciso di uscire, nonostante il freddo, ma quella era la prima giornata serena da molto tempo.
La bambina si chiese se la mamma sarebbe rimasta delusa sapendo che lei e zia Ygraine non stavano andando al parco, ma al museo. Non che mamma e papà non volessero che lei andasse al museo. Però Rebecca era certa che non sarebbero stati felici nel sapere che avrebbe incontrato una persona che loro non conoscevano.
Forse a papà il signor Piton non sarebbe nemmeno piaciuto.
E nemmeno alla mamma.
Forse non sarebbero nemmeno stati felici sapendo che lei era una strega.
Aveva paura del momento in cui lo avrebbe detto loro e del giorno in cui la zia sarebbe partita, a metà aprile, per andare a cantare a Bologna.
Temeva di rimanere sola. E di non poter più incontrare il signor Piton.
Mamma e papà non l’avrebbero di certo fatta uscire da sola e lei avrebbe perso l’unico legame che aveva con il Mondo Magico.
E una persona di cui si fidava e a cui voleva bene.
La bambina rabbrividì. In quel momento quella giornata di sole non le sembrava più tanto bella.
Però avrebbe, prima o poi, dovuto parlarne con la mamma e il papà. Forse era meglio farlo subito o forse avrebbe potuto aspettare fino a quando non sarebbe arrivata la lettera dalla scuola di magia di cui le aveva parlato il signor Piton.
«Zia», disse, mentre salivano i gradini del museo. «Credi che dovrei dire a mamma e papà… insomma spiegare loro che…»
Rebecca non sapeva nemmeno come dire la verità senza che tutti la sentissero. Il signor Piton era stato molto chiaro in proposito: il Mondo Magico era un segreto per le persone senza magia. Quindi non poteva di certo parlarne, mentre un gruppo di turisti le passava di fianco e non importava che parlassero una lingua che lei non capiva.
«Non lo so, Rebecca. Forse è meglio aspettare qualche altro tempo.»
Ygraine non era certa di aver dato il miglior consiglio alla nipote, ma temeva il momento in cui Gawain e Margaret sarebbero venuti a sapere della magia. Mai come in quel momento avrebbe voluto che Tristan fosse lì. Suo fratello avrebbe sicuramente saputo cosa fare e, forse, sarebbe riuscito a tamponare il disappunto di Gawain, che aveva sentito più volte parlare del futuro che sognava per Rebecca e di certo non prevedeva l’uso di una bacchetta magica, né men che meno l’idea di diventare pozionista che la nipote le aveva confidato il giorno prima. Era da quando aveva scoperto che il signor Piton si occupava di quella materia che aveva deciso che quella sarebbe stata la sua strada.
Mentre si recavano alla caffetteria del museo, Ygraine cercò – e non era la prima volta che lo faceva – di comprendere per quale motivo si fidasse di un uomo conosciuto per puro caso e che lei aveva invitato a bere un tè unicamente perché si era dimostrato gentile con Rebecca. Forse era stato proprio quel particolare a portarla ad avere fiducia in lui. Ci sarebbe stato chi non lo avrebbe, con ogni probabilità, definito gentile. Non aveva modi affabili, né sorrideva. Eppure, si disse, mentre raggiungeva il corridoio che conduceva alla caffetteria, preferiva quel distacco a quelli che potevano essere finti sorrisi.
Il sole entrava luminoso dai vetri del museo, lasciando che i suoi raggi si insinuassero anche al di là della porta d’ingresso della caffetteria, altrimenti priva di finestre. Ed era quello un sole che contrastava nettamente con il gelo della sua anima, si disse Severus, mentre osservava la bambina e la nipote avanzare verso il tavolo dove s’era seduto pochi istanti prima, quando aveva lasciato la sala del museo e il quadro di quella Lily che non era Lily.
Rebecca gli sorrise felice, dopo averlo salutato.
Per quanto sarebbero durati quei sorrisi? Un giorno, la bambina avrebbe scoperto che razza d’uomo fosse ed allora non gli avrebbe più sorriso. E non l’avrebbe fatto nemmeno la signorina Ainsworth, con i suoi occhi fiduciosi e i lunghi capelli biondi, quel giorno raccolti in una treccia.
Un giorno, si disse, mentre rispondeva ad una domanda della bambina, lo avrebbero odiato, forse doppiamente, perché aveva deciso di insozzare la loro innocenza con la sua colpevolezza. Non aveva ancora parlato della giustizia magica – a Rebecca interessava altro – ma, quando lo avesse fatto e dopo che avessero scoperto tutto, sarebbero state del suo stesso avviso.
Al processo avrebbero dovuto condannarlo ad Azkaban.
In fin dei conti, non ci sarebbe stata nessuna differenza tra la sua vita attuale e quella in prigione, se non per le lettere della bambina e quei pomeriggi nella caffetteria del museo. Si rendeva conto che quelli erano gli unici momenti di quiete, gli unici momenti in cui il suo animo non era totalmente immerso nell’inverno desolante della sua vita.
Improvvisamente il telefono della signorina Ainsworth suonò, facendo quasi sobbalzare la bambina e anche la giovane donna che lo stava ascoltando con attenzione. Dal tavolo di fronte al suo, un uomo li fissò irritato.
«Scusate, è il teatro. Esco un attimo», disse il soprano, prima di raccomandarsi alla nipote di comportarsi bene.
«Magari le chiedono di cantare un altro ruolo e la zia non dovrà più andare a Bologna ad aprile», commentò la bambina, alcuni istanti dopo che la giovane donna si fu allontanata.
«Immagino che tua zia abbia preso un impegno con il teatro di Bologna.»
«Oh… è vero. Quindi non starebbe bene per lei annullare l’impegno», Rebecca rimase per qualche istante in silenzio, pensosa. «Nelle pozioni si usano anche ingredienti norm…»
La bambina si interruppe, quando si udì il suono metallico del suo cucchiaino da tè cadere per terra. Gli sorrise con fare di scusa, prima di chinarsi per raccoglierlo. In quel momento un grido squarciò la calma della caffetteria. Severus scostò lo sguardo dalla bambina per portarlo sul tavolo di fronte al loro, valutando rapidamente la situazione.
«Non girarti», disse rapidamente quando si accorse che la bambina, che si era alzata, tenendo la posata in mano, stava per voltare il capo verso il trambusto alle sue spalle.
Le tolse il cucchiaino dalla mano e lo posò sul tavolo, mentre Rebecca gli obbediva, senza fare troppe domande.
L’uomo si chiese per un istante perché la bambina l’avesse fatto. Forse era stato il tono brusco che aveva usato, forse era semplicemente abituata a rispettare i grandi oppure era più banalmente confusa e spaventata. Poco dopo gli strinse una mano e Severus notò che tremava. Prima di lanciare un’occhiata verso il tavolo di fronte, le mise l’altra mano sulle spalle, in modo da accertarsi che rimanesse effettivamente immobile, senza guardare verso il tavolo alle sue spalle, accanto al quale un uomo era riverso sulla sedia, mentre quella che doveva essere sua moglie gli si era avvicinata. Con ogni probabilità era stato colpito da un infarto, si disse Severus. Qualcuno, poco distante da loro, stava parlando ad uno di quei telefoni portatili che sembravano andar tanto di moda tra i Babbani.
L’attenzione di Severus tornò immediatamente alla bambina, che continuava a rimanere immobile. Il volto era pallido e confuso, mentre intorno a loro il trambusto sembrava aumentare.
«Cos’è successo?» domandò la bambina, con voce flebile.
«Un uomo non si è sentito bene», spiegò brevemente Severus, evitando di dire al Rebecca che, con ogni probabilità, quell’uomo era morto.
Quando tornò a guardare verso il tavolo, notò che gli altri avventori si era avvicinati, forse perché pensavano di poter essere utili, forse unicamente per morbosa curiosità.
«Possiamo and…», iniziò Rebecca, ma Severus non le diede il tempo di finire, facendola alzare in piedi.
La bambina lo sguardò per un istante, gli occhi confusi, mentre la trascinava verso la parete alle loro spalle.
Rebecca non sembrava spaventata, né irritata per il modo in cui l’aveva portata verso il muro. Anzi, sembrava ancora fidarsi di lui, come aveva sempre fatto fino a quel momento.
Era stata una fortuna che la bambina fosse stata così obbediente poco prima e che, con ogni probabilità, volesse proporgli di uscire dalla caffetteria. Era rimasta voltata verso la parete della caffetteria, immobile. E questo le aveva risparmiato di vedere la moglie dell’uomo riverso sulla sedia cadere a terra colpita dal raggio verde di un Avada Kedavra.
E doveva essere unicamente perché la sua attenzione era totalmente concentrata su Rebecca che Severus non aveva visto il primo incantesimo colpire l’uomo.
«Cosa sta succedendo?»
La voce di Rebecca era a mala pena udibile al di sopra delle grida e del trambusto. Tenendo la bacchetta ben salda in mano, Severus scrutò le persone che si stavano affollando intorno alla donna caduta a terra.
«Stammi vicino.»
Rebecca non osò fare altre domande. La voce dell’uomo le faceva intuire che doveva essere accaduto qualcosa di più grave di un uomo che si era sentito male. Qualcuno aveva urlato la parola “morta” e lei non voleva vedere.
Sapeva che la nonna aveva visto lo zio morto e sapeva che doveva essere stato orribile. Per due giorni la nonna non aveva parlato con nessuno ed aveva pianto tantissimo.
Si appiattì maggiormente contro il signor Piton, nascondendo il volto contro la sua schiena.
Era certa che lui l’avrebbe tenuta al sicuro e che l’avrebbe riportata dalla zia.
Sperava solo di essere al più presto fuori da quel luogo.
Uno dei suoi posti preferiti, fino a quel momento.
Non era certa di voler tornare ancora lì dentro dopo tutto quell’urlare.
Severus prese a farla spostare lungo il muro. Rebecca sapeva che stavano muovendosi verso l’uscita ed era felice che così fosse.
Avrebbero ritrovato la zia e poi se ne sarebbero andati.
«State tutti calmi», una voce sovrastò improvvisamente il frastuono.
A Rebecca sembrò che ci fosse qualcosa di strano nel modo in cui quell’uomo aveva parlato, ma decise di non guardare e di rimanere dov’era, anche quando il signor Piton si fermò.
Nella stanza piombò uno strano silenzio che la fece rabbrividire.
Quella giornata di sole non le piaceva più. Era stata così bella all’inizio, ma in quel momento si sentiva impaurita e infelice, come non lo era stata nei giorni freddi e nuvolosi precedenti. L’unica cosa che la rincuorava era la presenza di Severus.
«Signori, seguite il mio collega, che vi condurrà fuori di qui, per porvi qualche domanda», continuò la voce. «Non avete nulla da temere. Si tratta solo di una procedura comune in casi come questi.»
Severus sentì Rebecca tremare appena. La bambina si era comportata in maniera ammirevole, senza protestare quando l’aveva spinta verso la parete e senza mai essere vinta dalla curiosità di guardare verso i due cadaveri che giacevano dall’altra parte della stanza. Un uomo e una donna, che dovevano essere due Auror – li aveva traditi l’incantesimo che uno di loro aveva usato per amplificare la voce e gli abiti Babbani scoordinati che indossavano – stavano facendo scemare gli altri avventori verso la porta che immetteva nella cucina.
Aveva sperato che impiegassero più tempo ad arrivare, in modo da portare la bambina fuori dalla stanza, affidarla alla zia ed evitare loro le domande che sicuramente gli Auror avrebbero posto. In quel momento, mentre un altro Auror lo stava fissando, si rendeva perfettamente conto che di lì a poco la fiducia di Rebecca e della signorina Ainsworth sarebbe caduta in cenere.
Le avrebbero interrogate.
E avrebbero rivelato loro che egli era un assassino.
Ed allora anche quella strana parvenza di normalità sarebbe finita.
Avrebbe perso quella sorta di presente e l’unico momento in cui parlava con qualcuno, rompendo la lunga sequela di giornate trascorse in una solitudine implacabile e assoluta.
Ma, in quel momento – e lo leggeva perfettamente negli occhi dell’Auror – tutto sarebbe finito.
E lui sarebbe tornato ad essere totalmente miserabile, immerso nell’immobilità dell’inverno della sua anima, che nessun sole avrebbe potuto sciogliere, intrappolato dalle sue colpe e da un desiderio di un perdono che non sarebbe mai arrivato.
«Piton», l’Auror – un suo ex studente di Corvonero, se non andava errato – si era avvicinato a loro. «Tu verrai con noi… quanto alla bambina…»
Rebecca si azzardò a sbirciare, da dietro la schiena di Severus, l’uomo che aveva parlato e che si era rivolto a loro. Le era sembrato molto maleducato e aveva parlato con una voce che non le piaceva.
«Verrà con noi», la voce del signor Piton le parve più dura del solito. Eppure, le diede sicurezza.
«I Babbani devono andare…», iniziò a dire l’uomo maleducato.
«Non è una Babbana»
Rebecca si permise un'altra occhiata all’uomo che aveva parlato con loro. Da quel che aveva detto, poteva capire che era un altro mago, ma le sembrava ben diverso dal signor Piton.
Non le piaceva.
E probabilmente non piaceva nemmeno a Severus.
«Seguitemi, allora.»
Rebecca si staccò appena dal signor Piton, quando ripresero a camminare, allontanandosi dalla parete, anche se non del tutto. Guardò fisso avanti a sé, senza osare voltarsi indietro, dove erano stati seduti e dove qualcuno era morto.
Solo in quel momento notò che erano più vicini alla porta di quanto non credesse e che al di là si trovava sua zia, che la stava indicando ad un ragazzo. Accennò un piccolo cenno di saluto, perché la zia sembrava molto agitata.
Voleva che non si preoccupasse per lei e per il signor Piton. Era una fortuna che con lei ci fosse l’uomo perché sapeva che, se non ci fosse stato Severus, non sarebbe riuscita a rimanere così calma.
Al di là delle finestre il sole illuminava il corridoio, incurante di quel che stava accadendo all’interno del museo, o, almeno così parve a Ygraine, mentre quello che doveva essere un poliziotto, per quanto fosse incredibilmente giovane e non portasse alcuna divisa, le stava impedendo di entrare nella caffetteria, anche in quel momento in cui Rebecca e il signor Piton si stavano avvicinando a loro.
«Mia nipote ci ha quasi raggiunti, forse potrebbe lasciarmi andare da lei», provò a dirgli, chiedendosi se il ragazzo avesse paura di sbagliare.
«Secondo…», ma il giovane non aggiunse altro, mentre il sole sembrava splendere ancora più intenso nel corridoio pressoché deserto.
E il sole, in quel momento, illuminava anche l’Auror, l’uomo e la bambina che stavano raggiungendo la porta della caffetteria. Ad Harry sembrò quasi che ci fosse un che di crudele in quei raggi. Non riuscì nemmeno a dire alla giovane donna che aveva trattenuto nel corridoio – Cristopher gli aveva detto di non fare entrare nessuno nella stanza, non appena erano arrivati – che poteva effettivamente raggiungere la nipote.
Probabilmente lo stava prendendo per uno stupido o per qualcuno alle prime armi.
Ma non poteva impedirsi di fissare Piton. Per tre volte era andato a casa sua e per tre volte non l’aveva trovato ed ora se lo vedeva davanti in quel museo Babbano, in compagnia di quella che doveva essere la nipote della donna che aveva trattenuto.
«Harry», la voce di Micheal, un altro Auror con cui aveva lavorato durante il suo apprendistato, lo riscosse dalla sua immobilità. «Signora, deve seguirci.»
Il ragazzo si spostò appena per fare passare la donna che si affrettò ad abbracciare la bambina, che si era staccata solo in quel momento da Piton. Non sentì le parole che la bimba sussurrò alla zia, né quella che le disse Micheal, quando, probabilmente chiese spiegazioni.
Harry iniziò a seguire, senza quasi rendersene conto, l’Auror, insieme ad Emily e a Cristopher che li avevano raggiunti, senza che lui se ne accorgesse. A Corinne e a Oscar doveva essere toccato il compito di occuparsi dei Babbani che sarebbero stati interrogati e obliviati.
Anche la donna che aveva trattenuto doveva essere una Babbana, considerando che non l’aveva riconosciuto, ma questo gli chiariva ancora meno per quale motivo conoscesse Piton, che camminava davanti a lui. Solo in quel momento si accorse di essere rimasto in fondo alla fila e che l’uomo non l’aveva praticamente degnato di uno sguardo. O forse l’aveva fatto, ma lui era troppo attonito per rendersene conto.
«Il direttore del museo ci ha messo a disposizione questi uffici», disse Cristopher, non appena si fermarono.
Harry si rese conto di aver probabilmente perso dei pezzi di conversazione. Si chiese cosa avessero raccontato al direttore del museo per convincerlo a dare loro alcuni degli uffici dalle ampie vetrate che si aprivano su un corridoio illuminato dal sole. Lanciò un’occhiata a Piton, ma l’uomo non ricambiò lo sguardo.
«Cristopher vorrei che tu ti occupassi della signorina Ainsworth», disse Micheal, che doveva aver preso le redini dell’indagine. «Io interrogherò Piton, mentre Emily parlerà con la bambina.»
«Non dovrebbe essere presente anche la signorina Ainsworth all’interrogatorio della nipote?»
A parlare era stato Piton e ad Harry sembrò che la voce dell’uomo fosse leggermente più fioca di un tempo, per quanto il tono gli ricordasse quello che aveva a lezione.
«Non è obbligatorio. Il regolamento stabilisce unicamente che all’interrogatorio di un bambino devono partecipare due adulti. Per questo Harry andrà con Emily.»
Il ragazzo avrebbe voluto protestare, ma non disse nulla. Non lo fece nessun altro, perché Cristopher si avvicinò alla zia della bambina per invitarla a seguirlo. La osservò mentre si chinava verso la nipote e le diceva alcune parole. Harry si chiese, mentre seguiva Emily e la bambina, per quale motivo la piccola fosse con la zia e non con i genitori. Forse era orfana oppure era andata al museo con la zia.
Il che non spiegava perché Piton fosse in loro compagnia.
Mentre si sedeva dietro una scrivania, che Emily aveva sgombrato con un colpo di bacchetta, si disse che avrebbe voluto trovarsi all’interrogatorio dell’uomo. Avrebbe voluto interrogarlo lui, di persona, e chiedergli cosa ci facesse in quel museo, chi fossero la bambina e la donna e per quale motivo non avesse risposto alle sue lettere.
Ma con ogni probabilità Piton non gli avrebbe detto nulla o gli avrebbe risposto con delle mezze-verità. In fondo, era stato una spia per anni e non si sarebbe di certo lasciato intimidire o confondere dalle sue domande. E anche se non fosse stato una spia era il miglior Occlumante in circolazione.
«Come ti chiami?»
Harry si riscosse quando Emily fece la prima domanda alla bambina.
«Rebecca Ainsworth.»
«Perché eri con Piton?»
Harry lanciò un’occhiata alla collega, una donna di grande esperienza che Micheal doveva aver ritenuto essere la più adatta ad interrogare una bambina che sembrava palesemente a disagio, mentre giocherellava con le pieghe della gonna.
«Eravamo d’accordo di prendere un tè insieme questa mattina.»
Emily scrisse qualcosa sulla pergamena che aveva accanto, ma Harry non riuscì a leggere nulla, dato che la copriva con il corpo.
«Piton ha detto a Micheal che non sei una Babbana.»
«Sì… cioè, fino a poco fa non sapevo di essere una strega, ma…»
«Nata Babbana, quindi?»
La bambina annuì soltanto. Harry lanciò un’occhiata a Emily, che aveva scritto qualcos’altro sulla pergamena.
«Cos’hai visto?»
Le domande di Emily sembravano a Harry sintetiche, prive di qualsivoglia simpatia, come se volesse mettere a disagio la bambina, che si voltò verso il corridoio, quasi sperasse di veder comparire oltre i vetri la zia. Forse Micheal avrebbe dovuto permettere alla signorina Ainsworth di assistere all’interrogatorio, come era certo avvenisse nel mondo Babbano.
«Non molto… subito pensavo che qualcuno si fosse sentito male, poi ho sentito qualcuno gridare che qualcuno era morto, ma non ho mai guardato… il signor…»
«Non hai nemmeno visto una luce verde? Per due volte?»
Rebecca scosse il capo.
«Sei sicura? Se hai paura puoi star tranquilla e dirci tutto.»
«Non ho visto nulla, signora. Il…»
«Mi chiedo come tu abbia fatto dato che ti trovavi di fronte al tavolo dove quelle due persone sono state assassinate.»
Harry scoccò un’occhiata alla collega. Emily era sulla cinquantina ed un’Auror di certo più esperta di lui, ma gli sembrava che quelle domande non avessero senso. A parer suo, avrebbe dovuto essere più paziente e gentile e non interrompere mai la bambina ogni volta che stava per nominare Piton.
All’improvviso gli parve che la donna fosse molto simile a quando lui era al primo anno ed era certo che il suo ex professore di pozioni avesse intenzione di impadronirsi della Pietra Filosofale.
«Il signor Piton era seduto di fronte al tavolo, io stavo alla sua sinistra e la zia era di fronte a lui.»
«E dici di non aver visto nulla… nemmeno una luce verde.»
«No… la zia è stata chiamata dal teatro. A me è caduto un cucchiaino e poco dopo il signor Piton mi ha detto di non guardare, quando… quando…»
«Quando l’uomo è stato ucciso?»
«Sì… ed io ho fatto come mi diceva. E poi…»
«E non ti è sembrato strano?»
Harry si mosse a disagio sulla sedia. La bambina si era fatta più nervosa o, forse, irritata e non poteva darle torto.
«No, secondo me non voleva che io…»
«Sei…»
«Emily, perché non la fai finire di parlare?»
Harry ricevette un sorriso grato dalla bambina e un’occhiataccia dalla collega. La verità era che Emily lo stava irritando. Aveva interrotto molte volte la bambina, senza che potesse spiegare cos’era successo. Ricordava bene le prime lezioni appena era stato ammesso alla formazione da Auror ed era stato ribadito allo sfinimento che bisognava mettere a proprio agio i testimoni. Invece Emily stava facendo il contrario.
«Sono io a condurre l’interrogatorio, Harry. So che sei animato da buone intenzioni, ma ho molta esperienza con i bambini. Allora, Rebecca, non ti è sembrato che Piton si comportasse in maniera strana?»
«No.»
«Come mai gli hai obbedito e non hai guardato?»
«Mamma e papà mi hanno sempre detto di obbedire ai grandi e… mi sembrava la cosa giusta da fare… e poi…»
«E poi? Cos’è successo?»
«C’era molta confusione e il signor Piton mi ha portata verso la parete. Poi siete arrivati voi.»
«E nemmeno questo ti è sembrato strano?»
«No… perché mi continua a chiedere sempre la stessa cosa?»
La domanda della bambina sembrò ammutolire per qualche istante Emily, che forse non se l’era aspettata.
«Sono state uccise due persone e dobbiamo capire ogni movimento dei maghi presenti nella caffetteria.»
«Come sono morte quelle persone?»
Harry ebbe la netta impressione che Emily stesse sorridendo, prima di rispondere.
«Sono state uccise da un incantesimo», la collega lasciò passare qualche istante, mentre Rebecca pareva volersi rannicchiare sulla sedia. «Ma credevo lo avessi capito da sola. Considerando la sua personale esperienza, Piton avrebbe dovuto parlarti dell’anatema che uccide.»
Adesso la bambina sembrava decisamente spaventata, mentre tornava a girarsi verso la porta e il corridoio deserto.
«Ho solo capito che delle persone sono morte… fino ad adesso non sapevo nemmeno che son… fossero state uccise… e…» la bambina si mosse sulla sedia, come se fosse pronta a scappare da un momento all’altro. «… non è da molto che so della magia… e non credo… insomma, non sarà… sarebbe stato bello iniziare a spiegarmi il Mondo Magico partendo dagli incantesimi che fanno del male agli altri.»
«Emily, Rebecca ha ragione», decise di dire Harry, prima che la collega potesse fare un’altra domanda alla bambina. «Non sarebbe stato logico per Piton parlarle delle Maledizioni senza Perdono.»
Rebecca gli sorrise di nuovo ed Harry le sorrise di rimando. In quel momento appariva più tranquilla, per quanto si fosse voltata nuovamente verso il corridoio.
«Può essere. Mi chiedo, però, se tu non sia spaventata da Piton e per…»
«Perché dovrei avere paura del signor Piton?»
Harry notò che Emily non sembrava per nulla contenta dell’interruzione di Rebecca, ma lui era felice che lo avesse fatto. Quando aveva visto arrivare la bambina con Piton gli era parso chiaro che lei si fidasse completamente dell’uomo.
Come lui non aveva mai fatto. Forse se fosse riuscito ad andare oltre alle apparenze sarebbe riuscito ad evitare gli errori che avevano costellato il suo tempo a scuola.
«Quindi confermi che non hai visto nessuna luce verde perché eri voltata la prima volta e perché hai obbedito a Piton?»
La bambina annuì soltanto, sperando che quelle domande finissero presto. Non le era piaciuta quella donna, che aveva continuato ad interromperla, mentre il ragazzo con gli occhiali le era stato molto più simpatico, soprattutto quando le aveva dato ragione.
«Puoi andare. Harry, accompagnala fuori.»
Rebecca scese rapidamente dalla sedia e arrivò fuori dalla stanza prima del ragazzo. Sperava che la zia o il signor Piton fossero già usciti, ma nessuno dei due la stava aspettando.
«Vieni, credo sia meglio sederci.»
La bambina seguì il ragazzo fino a due sedie, dove sedettero entrambi.
«Crede che la zia e il signor Piton usciranno presto da quelle stanze?»
Harry osservò per qualche istante Rebecca, chiedendosi se dovesse approfittare di quel momento per chiederle come avesse incontrato Piton, ma, osservandone il volto preoccupato, decise di non farlo. Forse non erano nemmeno affari suoi, si disse, mentre il sole faceva capolino da una delle finestre, illuminando il corridoio.
E il sole illuminò anche il foglio di pergamena davanti ai due Auror ancora intenti al lavoro. Uno di essi stava osservando l’uomo che stava interrogando, meditando su che domanda fare; l’altro stava fissando tranquillo la donna Babbana che gli stava di fronte.
Ygraine cercava di non fare caso al modo in cui la penna si muoveva da sola sulla pagina ingiallita, dicendosi che doveva unicamente concentrarsi sulle domande che le stava ponendo, non pensare alla magia e nemmeno a Rebecca e a quello che potevano chiederle.
«Dunque, se non ho capito male, lei è uscita poco prima che quelle due persone venissero uccise perché è stata chiamata dalla Royal Opera House e quando è tornata l’Apprendista Auror Potter le ha impedito di entrare?»
«Esattamente», Ygraine aveva tentato di mantenersi calma, di creare gli stessi presupposti degli istanti immediatamente precedenti l’ingresso in scena, quando sentiva tremare le gambe ed era certa di aver perso la voce per riuscire a ritrovare la tranquillità necessaria per affrontare la parte.
Il problema era che lì non stava recitando.
Due persone erano veramente state assassinate con un incantesimo, che quell’uomo le aveva spiegato con cura, per quanto sapesse che lei era unicamente la zia Babbana di una bambina dotata di magia.
«E si è sentita tranquilla sapendo che il signor Piton era con sua nipote?»
«Sì, certo.»
Ygraine seguì con lo sguardo il raggio di sole che illuminava il foglio di pergamena. Quella mattina, il cielo sereno le era parso una benedizione. In quel momento, si sentiva unicamente sola di fronte a quell’uomo che la stava interrogando e di fronte a quello che era accaduto.
Non che fosse stupita nell’apprendere che i Maghi possedessero un incantesimo per uccidere – erano pur sempre degli esseri umani – ma tutto quello che era accaduto la faceva sentire totalmente impotente.
Se soltanto le avessero permesso di stare con Rebecca, forse si sarebbe sentita meno in pena e miserabile.
«Interessante, considerando che Piton… ma forse lei non ne sa nulla. Per caso, ha mai sentito la parola Mangiamorte prima di oggi?»
«No, mai», Ygraine sperò che la voce non le avesse tremato e che l’uomo non si fosse accorta di come avesse stretto il tessuto della gonna con la mano sinistra come faceva sempre prima di affrontare un passaggio musicale particolarmente difficile.
Sapeva di aver appena mentito. Ricordava perfettamente di aver letto quel nome su quella strana lettera anonima. Forse avrebbe dovuto dirlo all’uomo. Con ogni probabilità era suo dovere farlo, ma non le sembrava una buona idea. Era il modo in cui quella frase era stata formulata. Le sembrava che l’uomo volesse accostare il nome di Piton a quello di Mangiamorte. E per quanto lei non sapesse cosa potesse voler dire quella parola, era quasi sicuramente certa che avesse un significato sinistro.
Un significato che non riusciva ad associare all’uomo che aveva svelato a Rebecca di essere una strega, tranquillizzandola sulle cose strane che le stavano accadendo, né men che meno all’uomo che, quel giorno, aveva protetto la nipote.
«Credo che sia tutto per ora, signorina Ainsworth.»
Ygraine si alzò in piedi e lasciò che il poliziotto magico la accompagnasse fino alla porta. Rebecca si trovava su una sedia, insieme al ragazzo con gli occhiali che le aveva impedito di entrare nella caffetteria. Non appena la vide avvicinarsi, la nipote si alzò in piedi e le corse incontro, abbracciandola.
«Può tornare a casa con sua nipote, signorina Ainsworth.»
«Non dovremmo aspettare il signor Piton, zia?»
«Il protocollo prevede che ve ne andiate. Non vorrei essere così rigido nella sua applicazione, ma è la legge», disse l’uomo che l’aveva interrogata.
Ygraine annuì, chiedendosi se dovesse chiedere spiegazioni, ma Rebecca sembrava esausta e lei non aveva nessuna idea di come funzionassero quelle cose nel Mondo Magico.
«Quando sarà finito il suo interrogatorio, potrebbe fargli sapere che gli sono grata per come si è occupato di Rebecca durante questa tragedia?»
«Naturalmente, signorina Ainsworth», disse l’uomo con un sorriso comprensivo.
Ygraine lanciò una rapida occhiata alla porta dell’ufficio dove doveva trovarsi il signor Piton, prima di incamminarsi con Rebecca.
Il sole continuava ad illuminare Londra, mentre zia nipote si allontanavano dalla Tate Britain, dove i visitatori entravano e uscivano, totalmente ignari di quanto avvenuto. D’altronde, l’uomo che l’aveva interrogata aveva spiegato a Ygraine che tutti coloro che ignoravano l’esistenza del Mondo Magico avrebbero subito un incantesimo che avrebbe alterato la loro memoria di quel tragico evento.
Una cosa che sarebbe accaduta anche a lei, se il signor Piton non avesse parlato con Rebecca quel giorno che ora le sembrava terribilmente lontano.
Il sole le colpì il volto, ma non la scaldò in nessun modo.
Quella giornata le parve ben peggiore di quelle che l’avevano preceduta, grigie e fredde. Era quasi come se il suo attuale stato d’animo, teso e preoccupato, fosse in netto contrasto con il cielo terso che la sovrastava.
Improvvisamente le sembrò di sentire, sebbene non riuscisse a capirne la provenienza, le note di un organetto che suonava una musica allegramente dissonante, che la fece rabbrividire.
Le note sembravano volteggiare davanti all’ingresso del museo e salire lungo la sua facciata, per quanto nessuno le sentisse all’interno.
Harry non riusciva a non osservare la porta dietro cui era Piton, chiedendosi perché non avesse interrotto Cristopher quando aveva inventato quella parte del protocollo. Forse, il suo supervisore aveva notato che la bambina, nonostante le sue parole, sembrava sul punto di crollare. Forse, non gli era sembrato il caso di contraddire l’uomo, che si era dimostrato comunque gentile con la signorina Ainsworth. Di certo era stato più affabile di Emily e la donna non sembrava tesa e preoccupata come la bambina, che si era ritrovato più volte a rincuorare durante l’attesa.
La luce del sole gli parve meno luminosa, quando la porta dell’ufficio si aprì.
Harry si alzò di scatto.
Piton era uscito da solo e doveva per forza di cose passargli davanti. Si trovavano in un contesto Babbano e il ragazzo sapeva che l’uomo non si sarebbe Smaterializzato. Doveva parlargli, si disse. Era il momento più opportuno, l’occasione che aveva atteso per tutti quegli anni.
«Piton…», l’uomo si fermò. «… ehm… la signorina Ainsworth ha detto di riferirle che le è grata per come si è preso cura di Rebecca durante… oggi. Avrebbero voluto entrambe aspettare, ma Cristopher… voglio dire l’Auror Taylor non glielo ha permesso.»
Non era affatto quello che voleva dire.
Ma Cristopher era ancora con lui. E Michael ed Emily potevano uscire da un momento all’altro.
Non era quello il momento per poter parlare di quello che gli stava a cuore, per poter ringraziare Piton e chiedergli perdono.
Harry avrebbe voluto che l’uomo dicesse qualcosa, ma annuì solamente, prima di andarsene. E il ragazzo si sentì particolarmente solo in quel momento, nonostante le chiacchiere degli Auror. E si sentì particolarmente miserabile, nonostante il sole che entrava dalle finestre. Forse avrebbe dovuto inseguire Piton e insistere a parlare con lui, ma sapeva che non sarebbe stata una buona idea.
Il sole pareva giocare all’interno del museo e pareva giocare scherzoso all’esterno, per quanto fosse meno splendente rispetto al momento in cui l’uomo era entrato nell’edificio quella mattina.
Severus non si era aspettato che la signorina Ainsworth e Rebecca lo aspettassero, né men che meno che lasciassero un messaggio a Potter.
Mentre un suonatore di organetti produceva la sua nenia, l’uomo si allontanò dalla Tate Britain, con la consapevolezza che, ben presto, quella specie di presente che aveva vissuto, mentre spiegava alla bambina i segreti del Mondo Magico, sarebbe finito.
L’Auror che l’aveva interrogato sembrava ritenerlo colpevole di quanto era avvenuto, per quanto non avesse uno straccio di prova.
E ben presto la signorina Ainsworth sarebbe venuta a sapere di aver affidato la nipote ad un assassino.
Di aver chiesto a Potter di ringraziare da parte sua un assassino.
Non importava nemmeno che lui non avesse commesso quel delitto.
Di certo non agli occhi di una zia che aveva chiaramente a cuore il benessere della nipote.
Gli Auror le avrebbero detto tutto.
Forse l’avevano già fatto e la donna non si era immediatamente resa conto dell’enormità di quello che aveva sentito.
Il sole illuminava il mondo intorno a lui.
Ma, mai come quel giorno, si sentiva immerso nella più assoluta solitudine.
Mai come in quel giorno si sentiva miserabile.
E, mai come in quel giorno, sentì farsi prepotente l’inverno in cui aveva vissuto da che aveva compreso di non essere stato ucciso da Nagini. Nel suo futuro vedeva, sempre più, affacciarsi la prospettiva di vivere in un costante inverno, che l’avrebbe ancora più intrappolato nella gelida solitudine della sua anima spezzata.
Era un giorno di sole, quello, dopo tanti di maltempo, ma il peso del suo passato sembrava schiacciarlo più di prima.
E si sentiva quanto mai lontano da quel perdono che non avrebbe mai potuto ottenere.


[1] Wilhelm Müller, Einsamkeit (solitudine), vv. 9-12

 
Top
view post Posted on 20/12/2021, 14:09
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,394
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Sballottata tra il "non ci posso credere" e il "hurrà, evviva, hip hip" rileggerò gli ultimi due/tre capitoli: ricordo bene la trama. Torna anche l'omino con l'organetto e l'odore dolciastro dei tigli?
 
Web  Top
view post Posted on 20/12/2021, 15:09
Avatar

Pozionista

Group:
Severus Fan
Posts:
3,086

Status:


CITAZIONE (Ida59 @ 20/12/2021, 14:09) 
Sballottata tra il "non ci posso credere" e il "hurrà, evviva, hip hip" rileggerò gli ultimi due/tre capitoli: ricordo bene la trama. Torna anche l'omino con l'organetto e l'odore dolciastro dei tigli?

L'omino con l'organetto torna in gran spolvero già in questo capitolo... quanto ai tigli, chissà ;)
 
Top
view post Posted on 20/12/2021, 17:46
Avatar

Pozionista sofisticato

Group:
Administrator
Posts:
14,430

Status:


Ti amo, Leonoraaaaa <3 :woot:
 
Top
view post Posted on 26/12/2021, 19:16
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,394
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Ho riletto gli ultimi capitoli, per rientrare nell'atmosfera ma, nonostante il tempo intercorso, ricordavo molto bene le sensazioni e, in buona parte, anche i fatti.
E il vento sibila nel freddo dell'inverno. Ma può anche essere il sole rossastro del tramonto, o il ghiaccio, la luna o le nubi: in ogni caso è sempre un elemento atmosferico a raccordare tra loro i luoghi.
Su tutta la prosa prevale, fortissimo un elemento lirico, inteso come poetico, pur se molti sono sempre gli appropriati riferimenti operistici.
La domanda sorge solo ora, a questa seconda veloce e parziale lettura: ma Tristan non era anche lui un mago, vero? Se lo fosse stato lo avrebbero contattato da Hogwarts, giusto?
----------------------
Passando al nuovo capitolo, direi che non ho notato dissonanze nello stile, benché siano passati quaSi 10 anni dal precedente capitolo.
Posso dirlo? Ma quanto stronzi sono quei due Auror, Emily e la collega? Ma stronzi forte! Ok non voler pubblicamente festeggiare un eroe scomodo, ma continuare a crederlo un assassino!
Brava Ygraine a non lasciar scoprire che conosce il termine Mangiamorte. Ma chi cavolo le manda quelle lettere?
O mamma, è tornato il suonatore d'organetto che porta sfiga!
E il sole, che dire del sole freddo e splendente in un terso cielo blu a illuminare morte e disperazione?
E dell'inverno del titolo? Quell'inverno il cui viaggio involve intorno a se stesso?
Direi che non hai perso il tuo tocco tagico, Leonora.
 
Web  Top
view post Posted on 26/12/2021, 22:53
Avatar

Pozionista

Group:
Severus Fan
Posts:
3,086

Status:


CITAZIONE (Ida59 @ 26/12/2021, 19:16) 
Ho riletto gli ultimi capitoli, per rientrare nell'atmosfera ma, nonostante il tempo intercorso, ricordavo molto bene le sensazioni e, in buona parte, anche i fatti.
E il vento sibila nel freddo dell'inverno. Ma può anche essere il sole rossastro del tramonto, o il ghiaccio, la luna o le nubi: in ogni caso è sempre un elemento atmosferico a raccordare tra loro i luoghi.
Su tutta la prosa prevale, fortissimo un elemento lirico, inteso come poetico, pur se molti sono sempre gli appropriati riferimenti operistici.
La domanda sorge solo ora, a questa seconda veloce e parziale lettura: ma Tristan non era anche lui un mago, vero? Se lo fosse stato lo avrebbero contattato da Hogwarts, giusto?

Su Tristan posso rispondere, dato che non spoilero nulla: non era un mago, ma soltanto un giovane uomo troppo sensibile.

CITAZIONE
Passando al nuovo capitolo, direi che non ho notato dissonanze nello stile, benché siano passati quaSi 10 anni dal precedente capitolo.

Meno male! Su questo punto ero preoccupata, anche se per ricalarmi nello stile mi sono riletta più e più volte i capitoli precedenti.

CITAZIONE
Posso dirlo? Ma quanto stronzi sono quei due Auror, Emily e la collega? Ma stronzi forte! Ok non voler pubblicamente festeggiare un eroe scomodo, ma continuare a crederlo un assassino!

Puoi dirlo (l'ho pensato anch'io scrivendo). Ognuno dei due Auror (il terzo, quello che ha interrogato Severus, lo conoscerai nel capitolo 13) ha le sue motivazioni per pensare quello che pensa, che verranno ovviamente svelate in seguito. Posso unicamente dire che i pregiudizi sono una brutta bestia, per quanto ci siano delle sfumature tra il modo in cui si comportano.

CITAZIONE
Brava Ygraine a non lasciar scoprire che conosce il termine Mangiamorte. Ma chi cavolo le manda quelle lettere?

Su questo taccio, ovviamente.

CITAZIONE
O mamma, è tornato il suonatore d'organetto che porta sfiga!

Lui non può mai mancare... poi se è appena stato commesso un duplice omicidio. Ovviamente tra un po' ricomparirà il tiglio

CITAZIONE
E il sole, che dire del sole freddo e splendente in un terso cielo blu a illuminare morte e disperazione?
E dell'inverno del titolo? Quell'inverno il cui viaggio involve intorno a se stesso?
Direi che non hai perso il tuo tocco tagico, Leonora.

Non sarei più io se non avessi il tocco tragico... chissà, magari nei capitoli futuri questo diminuirà leggermente.
 
Top
745 replies since 11/1/2010, 13:59   24450 views
  Share