Il Calderone di Severus

Sfida N. 9 FF: Se Severus non fosse mai morto

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view post Posted on 19/12/2013, 22:45
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Capitolo 19: La fenice d'argento

Harry era dritto in piedi nel vicolo che separava due case.
Non sapeva dire se fossero le pozioni di Piton o l'adrenalina che gli scorreva in corpo, ma si sentiva bene, quasi sereno.
Attendeva l'inizio di quella battaglia in quel villaggio ormai fantasma che aveva visto i suoi pomeriggi spensierati di adolescente. C'erano tanti ricordi piacevoli tra quelle vie, c'erano tanti sorrisi che ricordava con gioia, era stato felice in quel luogo.
Se doveva morire quello era un bel posto per farlo.
A testa alta osservava a strada che si allungava davanti a lui.
Presto l'avrebbe visto, lui con il suo esercito formato da incubi e dolore.
Era pronto per combattere, per salvare il mondo.
I suoi pensieri andarono ai suoi amici che attendevano in posizioni strategiche per tutto il villaggio, andò a Ginny che si era accucciata sul tetto di una delle case con la sua scopa in mano pronta a spiccare il volo.
Andarono a Ron e Hermione, i suoi due migliori amici e sperò che, col tempo, avrebbero superato le divergenze e le difficoltà che, al momento, li separavano.
Andarono al resto della famiglia Weasley che per lui era stata come una vera famiglia, una grande calorosa famiglia che l'aveva fatto sentire amato, che gli aveva fatto conoscere l'abbraccio di una madre o l'orgoglio di un padre.
Andarono ai membri dell'Ordine che l'avevano aiutato, spesso perdendo la vita.
Andarono a tutti quelli che erano morti per lui, a partire dai suoi genitori; avrebbe voluto stringere ancora la pietra della resurrezione per poterli vedere ancora una sola volta e riempire quel buco che gli stava divorando il cuore e l'anima.
Andarono a Piton, al mago che per anni aveva considerato solo una minaccia, un nemico da sconfiggere per sentirsi meno in colpa. Incolpare Piton era più semplice che incolpare se stesso.
Harry sorrise in quel villaggio fantasma, mentre attendeva Voldemort e il suo esercito di morti. Sorrise mentre si rendeva conto che i suoi pensieri sembravano quelli di un condannato a morte.
Harry era pronto a combattere; a salvare il mondo; a compiere il suo destino.
Harry era pronto a morire. E, questa volta, non ci sarebbero state più vie di fuga.

* * * *


Quando George srotolò la mappa di Hogsmeade sul tavolo in Sala Grande, tutti la fissarono meravigliati.
- E' molto dettagliata. - affermò Hermione stupita – Quando l'hai disegnata?
- A dire il vero era di Fred. - spiegò il ragazzo chinando il capo, lisciando con devozione la pergamena disegnata – In sei anni abbiamo imparato a conoscere Hogsmeade in ogni suo angolo e quando abbiamo aperto il negozio a Diagon Alley, siamo tornati al villaggio varie volte per cercare il punto esatto dove aprire una succursale. Fred aveva una grande memoria fotografica, ci ha impiegato quasi tre anni per disegnarla tutta nei minimi particolari. Spesso uscivamo di nascosto di notte per vedere meglio i vicoli deserti e disegnarli meglio. - sollevò lo sguardo e fece un lieve sorriso in direzione della madre come per scusarsi - I passaggi segreti che portano Hogsmeade sono tutti bloccati? - domandò voltandosi verso Severus.
- Sì. - confermò Piton – Ho dovuto farlo per evitare che qualche studente potesse uscire di nascosto. I Mangiamorte appostati al villaggio non si sarebbero fatti scrupoli a uccidere qualcuno pensando che fosse Potter dopo aver preso della polisucco. Ma, forse, - continuò mellifluamente lanciando un'occhiata di traverso alla giovane Weasley – avrei dovuto bloccare meglio il passaggio che porta alla presidenza.
La strega arrossì senza togliere lo sguardo dalla mappa.
- E il passaggio dalla Stanza delle Necessità? - domandò George.
- Credo che la Stanza delle Necessità sia distrutta. - valutò Hermione – Se l'ardemonio può distruggere una magia oscura come quella degli Horcrux può anche distruggere la magia racchiusa tra quelle mura. E' un rischio tentare di aprirla, non sappiamo cosa ci sia dall'altra parte.
- Allora non ci resta che la strada principale. - continuò il giovane mago indicando la strada che collega Hogwarts a Hogsmeade.
- Fortunatamente il villaggio non presenta molte strade, - valutò Kingsley - dobbiamo trovare dei punti strategici.
- Gli Inferi sono molti. - sussurrò Harry ancora debole e scosso dopo la visione – Credevo che Silente li avesse distrutti tutti in quella caverna, ma mi sono sbagliato.
- Bloccheremo le varie strade d'accesso secondarie che portano al villaggio e, una volta che saremo tutti a Hogsmeade, bloccheremo anche la strada che porta alla scuola. Hagrid, tu sei l'unico che contro gli Inferi e i Dissennatori sei più vulnerabile perché non conosci gli incantesimi di difesa, ti indicherò i punti dove accendere dei fuochi. Voglio che la maggior parte di quelle immonde creature passi da un unico passaggio in modo da poterli abbattere uno dopo l'altro.
- Ci puoi contare su di me, Stakelbolt. - rispose il mezzogigante accarezzando la testa di Thor
- E per i Dissennatori ? - domandò Charlie.
- Non possiamo alzare una barriera su tutto il villaggio, consumeremmo troppe energie. I migliori sul manico di scopa dovranno volare attorno al castello e scagliare l'incanto Patronus per proteggere gli altri a terra e respingere quegli esseri. Direi che tu Charlie, io e Arthur possiamo prenderci questo incarico.
- Vado io al posto di papà. - fece Ginny risoluta – Sono più abile su un manico di scopa.
- Ginny... - mormorò sua madre già in sul punto di piangere.
- Sarò più tranquilla se papà sarà giù ad aiutare Harry, mamma. Non voglio litigare per questo con te.
- Va bene. - fece il signor Weasley posando una mano sulla spalla della moglie – Io resto giù.
- Bene. - fece l'Auror – Ora vediamo le altre posizioni...

* * * *


Hermione stava finendo di disilludere una grande buca che lei e Ron avevano scavato tra due case. Il piano era semplice: farci entrare più Inferi possibili e poi dargli fuoco per eliminarli. Era stata un'idea di Severus.
Ron se la cavava meglio di quando pensasse, era concentrato, usava gli incantesimi non verbali come mai aveva fatto e sembrava più forte nonostante la menomazione.
Era sollevata e felice per lui.
Si erano solo scambiati qualche consiglio per la realizzazione della buca e poi avevano lavorato in silenzio. Non sopportava quella situazione, specialmente con la possibilità di morire da un momento.
- Ron... - iniziò a dire.
- No. - la interruppe brusco il mago mentre si guardava attorno attento ad ogni movimento o rumore sospetto – Non farlo ora. Non puoi voler parlare ora. Io non voglio sentire. Non voglio nessuna scusa né giustificazione. Sono furioso con te Hermione. Mi hai spezzato il cuore e non posso, non voglio perdonarti. Non questa notte. Quindi no, non parlare, non dire nulla. Stai zitta e finisci quella maledetta buca. E' questo il grande piano, giusto? - la strega colse il riferimento a Piton, ma non ci badò.
Hermione finì il suo lavoro poi iniziò a guardarsi attorno imitando Ron.
Dopo qualche minuto il mago indicò il tetto di una delle case.
- Direi che quello è il punto ideale per aspettare che arrivino. Il tetto è sgombro dalla neve, possiamo nasconderci dietro quel comignolo.
- Mi odierai per sempre Ron? - gli domandò osservando il punto che lui stava indicando.
- Non lo so. Forse.
La strega non rispose, si limitò a smaterializzarsi.

* * * *



Severus camminava per le stradine deserte del villaggio guardandosi attorno. Il silenzio che lo circondava era opprimente, era abituato al silenzio, sapeva apprezzarlo, ma quello che lo attorniava sembrava un nefasto presagio di morte.
La neve gelata scricchiolava sotto la suola delle scarpe aumentando la sensazione di desolazione che lo circondava. La bacchetta era stretta in mano, pronta ad agire.
I suoi pensieri andarono ad Hermione, appostata da qualche parte con il giovane Weasley.
Un leggera fitta di gelosia gli strinse lo stomaco. Storse la bocca in una smorfia infastidita, non era il momento ideale per essere geloso.
Avrebbe voluto essere con lei, ma la sua presenza lo avrebbe distratto. Avrebbe pensato alla sua sicurezza prima di ogni altra cosa, ancora prima della sua vita. E lui, per la prima volta in tutta la sua vita, non voleva morire. Aveva ancora tante cose da fare, da dire. Non voleva lasciarla sola.
E non voleva più restare solo.
Si fermò in un angolo buio, mimetizzandosi tra le ombre delle case abbandonate e si voltò a guardare il profilo del castello che si stagliava all'orizzonte.
Prima di prepararsi per andare al villaggio si erano concessi un paio d'ore per prepararsi sia mentalmente che fisicamente. Lui ed Hermione avevano fatto razzia nella dispensa di pozioni e avevano distribuito tutte le pozioni rimpolpasangue e cicatrizzanti disponibili. Aveva dato un potente ricostituente a Potter senza farsi vedere.
Poi erano rimasti soli.
- Non mi prometterai di scappare se le cose si metteranno male, vero? - le aveva chiesto non appena aveva chiuso la porta dei suoi appartamenti isolandoli dal mondo che li osservava con scetticismo e diffidenza.
- Sai che non lo farò. - aveva risposto coraggiosamente lei accarezzando i bottoni neri della sua casacca – Ho pura, ma non scapperò.
Aveva sorriso di fronte a quell'orgoglio e quel coraggio. Aveva sorriso e aveva avuto paura nello stesso tempo.
L'aveva avvicinata di più al suo corpo e aveva unito le loro labbra in un bacio ricco di passione e disperazione mentre le toglieva velocemente ogni indumento. Il tempo era poco e non voleva sprecarlo.
Hermione aveva risposto con lo stesso desiderio liberandolo in fretta delle vesti. Alcuni bottoni della camicia furono stappati con poca grazia e tintinnarono sul pavimento di pietra.
Mentre la faceva stendere sul letto lei fece per parlare, ma glielo impedì con un bacio.
- Non parlare come se stessimo per morire. - le aveva sussurrato all'orecchio mente le sue mani l'accarezzavano affamato – Non fare promesse prima di una battaglia. Noi non moriremo.
- No... - aveva mormorato lei inarcandosi sotto le sue carezze.
- Abbiamo ancora molto di cui parlare dopo questa guerra. Ho intenzione di starti accanto per molto, molto tempo, Hermione.
- Sì...
Aveva ripreso a baciarla ed accarezzarla, sentendola morbida e calda sotto le sue mani.
L'amava.
Si bloccò all’improvviso, fissandola, toccandola con più dolcezza.
- Severus... - l'aveva chiamato lei preoccupata da quel cambio così repentino – cosa c'é?
La fissava negl'occhi incantato, avrebbe voluto dirglielo, in quel momento, prima dell'ultima battaglia contro l'Oscuro Signore. Aprì la bocca per farlo ma le parole non uscirono. Erano bloccate in gola come se ancora non fosse certo dei suoi sentimenti, come se avesse paura di perdere tutto di nuovo con quelle due semplici parole. Restò fermo, immobile ad osservarla mentre il suo cuore esplodeva di gioia e paura nello stesso momento.
- Severus...
- Promettimi che non morirai. - le chiese, quasi implorandola – Io… non... - sospirò e la strinse a sé respirando a pieni polmoni quel profumo di ciliegia che aveva imparato ad amare ancora prima di rendersene conto - promettimelo Hermione. Ho bisogno di sentirmelo dire.
Lei gli accarezzò il volto e i capelli sorridendo. Aveva capito il suo tormento interiore, forse anche le sue parole non dette. Capiva tutto quell’intrigante strega che gli aveva rubato cuore, anima e vita. Che gli aveva dato una ragione per vivere e combattere. Quella saccente, irritante, adorabile donna che era entrata nella sua oscurità senza paura, senza ripensamenti.
Si era sollevata per baciarlo.
- Te lo prometto... - alitò sulle sue labbra facendolo rabbrividire di piacere – non morirò. Ora, però, non voglio pensare alla battaglia. Voglio solo essere amata.
Era entrato in lei con urgenza e non avevano più parlato. Si erano amati per tutto il tempo che gli era stato concesso, con desiderio e disperazione. Affogando le paure ognuno nel corpo dell'altro.
Delle scintille rosse illuminarono le stradine di Hogsmeade con una malsana luce rossastra.
Severus alzò il volto verso il cielo scuro privo di stelle.
Era iniziata la battaglia.

* * * *



Era stato Charlie a lanciare le scintille rosse in cielo.
Ancora prima di vedere i Dissennatori aveva avvertito il gelo entrargli sotto la pelle, paralizzando ogni pensiero felice.
Aveva avvertito gli altri e avevano iniziato a volare in circolo attorno al villaggio cercando di perforare con lo sguardo l'oscurità che li avvolgeva.
Il primo Dissennatore se lo ritrovò davanti all'improvviso, come se fosse sbucato dal nulla, lanciò un grido sorpreso prima di sbilanciarsi su un lato per schivarlo. Alla seconda curva aveva la bacchetta in mano e l'incantesimo pronto.
Il Patronus a forma di drago illuminò il cielo mostrando al mago molti più Dissenntaori di quanti potesse effettivamente scacciarne. Facendosi coraggio si inclinò in avanti per prendere velocità e raggiungere gli altri mentre il suo Patronus scacciava la prima fila di quegli esseri.
La battaglia era iniziata, chi era a terra poteva vedere i bagliori dell'incanto patronus in cielo e le ombre scure dei Dissennatori .
Il gelo portato da quegli esseri si stava diffondendo per le stradine, raggiungendo tutti quelli che aspettavano gli Inferi .
Molly chiuse gli occhi qualche secondo scacciando dalle mente ogni immagine di Fred immobile e freddo disteso sul pavimento della Sala Grande.
Arthur cercò la sua mano, gliela stinse infondendole coraggio.
Hermione rabbrividì e Ron serrò la mascella concentrandosi sul vicolo in attesa dell'arrivo degli Inferi.
Il primo gruppo di Inferi arrivò da una stradina laterale e furono bloccati da uno dei fuochi accesi da Hagrid. Mentre gli esseri si bloccarono in cerca di un'altra strada per entrare e seguire gli ordini del loro padrone il mezzogigante uscì dal suo nascondiglio con un legno incendiato in mano. Colpiva e bruciava ogni cadavere che si ritrovava davanti. Gridava e brandiva la clava con forza.
Thor corse nel villaggio abbaiando.

* * * *



Sentì i latrati di Thor in lontananza e strinse meglio la bacchetta bilanciando il peso del corpo sui piedi affondati nella neve.
Assottigliò lo sguardo quando iniziò ad intravedere delle figure in lontananza.
Tom avanzava sicuro con il suo esercito di Inferi alle spalle, ghignava soddisfatto con gli occhi che brillavano come rubini nella notte buia.
Harry sentì una fitta alla cicatrice, ma la ignorò. Non provò neppure a chiudere la mente sapendo che era, ormai inutile.
Mano a mano che si avvicinavano, più veloce di quanto ricordasse, il giovane mago si ritrovò a sorridere, nello stesso modo in cui sorrideva il mago oscuro.
- Ben arrivato, Tom. - disse quando l'altro fu abbastanza vicino per sentirlo – Ti stavo aspettando.
- La tua arroganza riesce sempre a stupirmi.- rispose Voldemort. Allungò una mano bianca dalle lunghe dita scheletriche – Vieni con me Potter. Poni fine alla guerra e risparmierò i tuoi amici.
- Non credo nella tue promesse e sono qui per combatterti. Per finirla una volta per tutte.
- Sono d'accordo. E' il momento di finire questa storia. - Voldemort voltò appena il volto verso gli Inferi che lo circondavano – Entrate nel villaggio. - ordinò - Uccidete tutti i maghi e le streghe che trovate, ma non toccare Harry Potter.
Gli Inferi si mossero sgraziati, all'unisco, marciando verso il villaggio. Harry li sentì strisciare al suo fianco, non li fermò, non era il suo compito. Fu sfiorato dalla loro pelle gelata, umida e molle. Rabbrividì disgustato con l'odore di putrefazione che invadeva l'aria, senza mai smettere di fissare il mago oscuro.
Voldemort era a pochi metri di distanza, stringeva una bacchetta di legno scuro che non riconobbe, forse era dell'ultimo mangiamorte che aveva ucciso, ma non era importante. La labbra serpentine di Voldemort si allungarono in un folle sorriso che prometteva solo dolore e morte. Harry lo vide annuire, come se qualcuno, qualcosa, gli stesse sussurrando all'orecchio. Non aveva bisogno di farsi domande; sapeva chi o cosa sussurrava direttamente nella sua mente. Lo vide bagnarsi le labbra sottili con la punta della lingua, come se pregustasse il sapore del sangue. Del suo sangue.
- Harry Potter é mio. - sibilò minaccioso.
Fu allora che il ragazzo che era sopravvissuto lanciò il suo primo incantesimo.

* * * *


Severus era in piedi nella piazza del Villaggio.
Sopra di lui il cielo era illuminato dai Patronus, sentiva il gelo dei Dissennatori insinuarsi sotto la tunica, ma non ascoltò le orribili voci che sussurravano al suo orecchio.
Ignorò le terrificanti immagini di Lily ridotta ad un Infero o quelle di Hermione morta in qualche vicolo in mezzo alla neve. Cercò di non ricordare il corpo di Silente che cadeva dalla torre dopo che esser stato colpito dalla maledizione che gli aveva lanciato, finse di non sentire tutte le male parole di Minerva o il senso di colpa per non essere riuscito a salvare chi, più di lui, meritava una seconda possibilità di vivere.
Ignorò le urla di sua madre e quelle di suo padre.
Si concentrava sui vicoli che si affacciavano sulla piazza.
Attorno a lui cieche vetrine oscurate lo fissavano come enormi orbite vuote e nere. Non gli era mai piaciuto quel villaggio, neppure da giovane. C'era andato con Lily solo per farle piacere, solo per stare accanto a lei il più a lungo possibile. Dopo che Lily lo aveva lasciato solo, dopo che aveva preso la sua strada, Hogsmeade aveva perso ogni valido interesse, vi si era recato solo quando aveva avuto bisogno di pergamene nuove o una nuova penna d'oca e solo quando aveva abbastanza galeoni. Il che aveva ridotto drasticamente le sue visite al villaggio.
Il primo rumore arrivò alla sua destra, strappandolo dai ricordi passati. Si voltò di scatto vedendo il primo gruppo di Inferi invadere la piazza. Si muovevano più in fretta di quanto ricordasse, forse l'Oscuro Signore gli aveva incantati rendendoli più veloci, camminavano strisciando i piedi, lasciandosi alle spalle una scia di melma puzzolente e brandelli di carne putrefatta.
In alcuni erano evidenti i traumi che li avevano portati alla morte. Riconobbe parecchi morsi di licantropi, altri avevano pezzi interi staccati dal corpo, uno era privo delle braccia. Altri erano intatti, probabilmente vittime di maledizioni, vide orbite vuote, bocche spalancate prive di denti, capelli stopposi sporchi di terra, corpi nudi, così magri da intravederci le ossa.
A quel gruppo se ne aggiunsero altri, sbucavano dagli altri vicoli invadendo la piazza, il mago restò fermo, immobile mentre gli esseri si avvicinavano portando con loro odore di morte.
A poco meno di un metro Severus ghignò e mosse la bacchetta. Per qualche istante gli Inferi si bloccarono per poi cadere nella buca apparsa sotto i loro piedi. Caddero rovinosamente a terra, uno sopra l'altro, uno dopo l'altro, e gli esseri dietro precipitarono nella buca incapaci di ragionare, seguendo solo l'ordine del loro padrone.
Quando il fosso fu pieno Severus colpì uno degli Inferi che stavano per cadere con un incantesimo. Il demone prese fuoco, continuando nella sua camminata ignaro del dolore e delle fiamme che lo divoravano. Cadde incendiando fuoco agli altri.
Severus era circondato da un anello di fuoco, l'odore di carne bruciata era stomachevole. Le fiamme crearono orribili ombre sui muri grigi delle strutture. Una danza macabra di fuoco e ombre.
Un improvviso urlo squarciò l'aria della notte, un urlo di donna. Un brivido gli attraversò il corpo.
Vide un bagliore argento in cielo.
- Hermione! - la voce di Ron echeggiò nel villaggio deserto.
Il mago vestito di nero si mise a correre.

* * *


Osservavano gli Inferi cadere uno dopo l'altro dentro nella buca rovinando su loro stessi, schiacciandosi, rompendosi le ossa, ma senza dare segni di dolore.
Hermione e Ron fissavano disgustati la scena mentre un Infero, che un tempo doveva essere stata un'avvenente giovane strega, cadeva sopra un altro demone, decisamente più vecchio, morto da più tempo, spezzandogli le gambe. Il rumore delle ossa che si frantumavano venne spezzato dal rumore di un Infero che rotolava sopra gli altri.
- Direi che sono abbastanza. - valutò Hermione con una smorfia disgustata.
Ron puntò la bacchetta contro un Infero dandogli fuoco. L'essere cadde nella buca incendiando agli altri.
- Possiamo scendere.
Si bloccarono quando avvertirono la famigliare sensazione di gelo e quell'opprimente sensazione al petto che risucchiava ogni pensiero felice.
Hermione gridò quando vide un Dissennatore puntare dritto nella loro direzione. Quasi strisciando sulle tegole della casa, ombra minacciosa che si avvicinava velocemente portando solo dolore e tristezza. La strega rabbrividì facendo un passo indietro, attenta a dove metteva i piedi. Strinse la bacchetta ben sapendo che era inutile in quel momento nella sua mano. Vide con la coda dell'occhio Ron allungare la bacchetta e gridare l'incanto patronus, il cane argentato illuminò il cielo oscuro e scacciò il Dissenatore in pochi istanti.
- Non hai fatto l'incantesimo.- disse il giovane mago curioso e stupito nello stesso momento – Tu eri stata la prima ad evocare un patronus corporeo. Dov'é la tua lontra?
- Svanita. - rispose semplicemente lei passandosi una mano tra i corti capelli. Vide Ron aprire la bocca per dire qualcosa, ma bloccò la sua frase solo con un'occhiataccia - Ci conviene scendere da questo tetto, mi sto congelando.
Guardarono in basso alla ricerca del punto migliore per smaterializzarsi quando quel gelo opprimente tornò a farsi sentire.
Questa volta il Dissennatore non era solo. Un gruppo di demoni si avvicinavano minacciosi, le mani putride fuori dalla veste puntate nella loro direzione, Hermione poté quasi vedere le loro bocche protese per succhiare via la felicità e le loro anime.
Sentì il gelo entrarle dentro, nell'anima e nel cuore, congelando ogni sensazione piacevole. Insinuandole nella mente pensieri orribili.
Illusa. Lui non ti amerà mai.
Digrignò i denti, cercando di bloccare ogni pensiero negativo, cercando un ricordo felice da cui attingere la forza di cui aveva bisogno. Uno qualsiasi.
Non hai ricordi<i> felici <i>con Severus. Non avrai nulla, solo i cocci taglienti del tuo cuore spezzato.
Il cane argenteo di Ron corse sul tetto facendo allontanare i Dissennatori, ma erano troppi e l'incantesimo non era abbastanza potente per scacciarli tutti.
Hermione si guardò attorno. L'alito le si condensava davanti al viso. Allungò la bacchetta ed evocò il patronus concentrandosi solo su Severus e le ore che aveva passato con lui. A quel suo modo di amarla, ai suoi occhi di tenebra che l'avvolgevano in un caldo abbraccio.
All'inizio pensò di esserci riuscita, dalla bacchetta comparve il fumo argentato. Non era abbastanza per prendere una forma corporea, ma era meglio di niente. Lanciò il patronus verso una di quelle immonde creature che, però, non fu scacciata. Si cibò del suo ricordo felice e si voltò verso di lei. Sembrava infuriato.
La strega si morse un labbro, mise un piede su una tegola ghiacciata e scivolò sul tetto.
Urlò e cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa mentre cadeva velocemente verso la grondaia e poi alla rovinosa caduta di almeno due piani.
- Hermione! - sentì Ron urlare nella sua direzione.
Lo sentì raggiungerla ed afferrarla con la mano sana poco prima che cadesse nel vuoto. La bacchetta del mago rotolò dentro la grondaia e il cane argenteo sparì in un turbinio di scintille che illuminarono un'ultima volta il tetto prima di sparire del tutto.
- Ron! - gridò lei – La tua bacchetta!
- Tu sei più importante di quello stupido pezzo di legno. - si sforzò di dire lui mentre la teneva con una mano sola – Ora prova ad aggrapparti a qualcosa per salire.
Allungò la mano che stringeva la bacchetta sulla grondaia, l'afferrò ma non era preparata alla fitta di dolore che seguì. La lamina le tagliò il palmo, un taglio profondo, lanciò un grido, allentò la presa e la bacchetta le scivolò dalla mano sporca id sangue. Imprecò mentre fissava la sua unica arma cadere ai suoi piedi, affondando poi nel cumulo di neve che si era ammucchiata davanti all'entrata principale della casa. Si osservò il palmo, il taglio pulsava e iniziava anche a bruciare.
Si voltò verso Ron, teneva gli occhi chiusi e stringeva i denti, poteva vedere i muscoli del braccio e i nervi tesi. Si stava sforzando troppo e i Dissennatori erano vicini. Troppo vicini.
- Lasciami. - gli disse.
- Tu sei pazza! - si sforzò di dire lui – E' troppo alto!
- La neve dovrebbe attutire la caduta.
- Non... è... rassicurante...
Hermione si guardò velocemente attorno.
- C'è una tettoia sulla mia destra. Se riesci a farmi ondeggiare da quella parte dovrei atterrarci sopra.
- O... ok...
Ron aprì gli occhi e le lanciò un'occhiata veloce come se volesse assicurarsi che fosse pronta. Con il suo aiuto Hermione iniziò ad ondeggiare senza perdere di vista la tettoia, stava velocemente calcolando la distanza quando un Dissennatore comparve alle sue spalle.
- RON!
Ron gridò e lasciò la presa.
Hermione sentì il vuoto inghiottirla. Tutto avvenne troppo velocemente per realizzare quello che stava accadendo. Non vide più Ron, ma solo le pareti della casa che scorrevano davanti ai suoi occhi. Sentiva il gelo entrarle nella mente e un fischio del vento dovuto alla caduta e quando realizzò che stava precipitando senza aver calcolato la distanza, senza sapere la velocità e neppure la sua posizione impattò contro la tettoia con la spalla destra.
L'ultimo suono che sentì fu il sordo rumore, quasi più una sensazione, della spalla che si lussava. L'urlo le morì in gola, il dolore fu così forte ed intenso che temette di perdere i sensi prima di toccare il suolo. Si sforzò di aggrapparsi a qualcosa con l'altra mano, ma le fitte di dolore erano troppo forti e la tettoria troppo gelata ed inclinata.
Sentì Ron urlare sul tetto e poi un lampo argenteo che scacciò via alcuni Dissennatori.
L'ultimo pensiero lucido che fece prima di cadere a terra, fu che Ron aveva ritrovato la bacchetta e se ne rallegrò. Rotolò sulla piccola tettoia e fu, di nuovo, inghiottita dal vuoto.
Le neve caduta dal tetto e negli ultimi giorni attutì la seconda caduta, ma picchiò ancora la spalla ferita e gridò per l'intenso dolore. Vide scintille rosse e lampi di luce dietro le palpebre abbassate.
Osò aprire gli occhi per ritrovarsi sdraiata nelle neve, il braccio destro immobilizzato lungo il corpo, la spalla bollente che pulsava, poteva sentire il gonfiore che lentamente avanzava sotto i vestiti bagnati dalla neve. La mano sanguinava lasciando macchie scarlatte sul manto candido.
Cercò di rialzarsi, ma aveva dolori ovunque, non era certa di poter camminare né di poter utilizzare la bacchetta, ammesso che l'avesse ritrovata.
Si trascinò fino alla parete della casa e cercò di sedersi poggiando la schiena contro il muro.
Poi sentì un altro tipo di gelo. Era il gelo dei Dissennatori che avevano puntato alla preda più debole e vulnerabile. Lei.
Aprì gli occhi vedendoli vicini.
Non riuscì neppure ad urlare mentre il primo si avvicinava quasi permettendole di vedere il volto putrido dietro il cappuccio nero.
Si sentì risucchiare via ogni felicità, ogni sorriso che aveva ricevuto in quel periodo. Ogni sogno di una vita felice e in pace.
Sciocca ragazzina... lui amerà sempre Lily.
Gemette coprendosi il volto con l'unico braccio che riusciva a muovere. Cercando, invano, un riparo.
Ti lascerà. Si stancherà di te. Sei solo una patetica illusa.
Sentì quegli esseri ancora più vicini. Si ritrovò incapace di reagire, non riusciva a scappare, a gridare, a piangere. L'unica cosa che poteva fare era stare in quell'angolo coprendosi gli occhi, circondata dall'oscurità che i Dissennatori portavano con loro.
Sei il suo giocattolo. E quando si sarà stufato ti butterà via.
Capì cosa doveva aver provato Sirius per dodici anni rinchiuso in cella circondato da quelle creature immonde.
Insulsa streghetta, tu non potrai mai portare luce nel suo animo. Non potrai guarire le sue ferite. Sei solo il passatempo del momento, un corpo caldo da abbracciare quando vuole chetare i suoi impulsi primordiali.
Portò le gambe al petto e appoggiò la fronte sulle ginocchia reprimendo un gemito di dolore, sia fisico che dell'anima. Sentì qualcuno gridare il suo nome, ma non riconobbe la voce, pensò di esserselo immaginato.
Sarebbe morta in quel posto, lo sapeva, lo sentiva.
Non avrebbe mantenuto la promessa fatta a Severus. E quel pensiero faceva più male della spalla lussata e del gelo che gli aveva imprigionato lo spirito.
E quando fu quasi pronta a lasciarsi andare del tutto, quando la follia stava per vincere la sua razionalità, avvertì un forte calore circondarla. E l'oscurità che l'aveva avvolta fu spazzata via da un raggio di luce accecante.
Si sentì immediatamente sollevata, il macigno che le era caduto sul petto impedendole di essere felice si era sbriciolato sotto la forza di quella luce che prometteva pace, calore e amore.
Sollevò la testa e aprì gli occhi.
Spalancò la bocca incredula di fronte a quello che stava vedendo.
Era una fenice.
Bellissima, enorme, brillante fenice d'argento che stava scacciando tutti i Dissennatori proteggendola.
Un patronus a forma di fenice. Proprio come quello di Silente.
- Questo non... - balbettò – non è possibile...

Edited by ellyson - 20/12/2013, 13:11
 
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view post Posted on 7/1/2014, 23:56
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I ♥ Severus


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Ovvio che c'è una parte (troppo beve!!!), in questo capitolo, che mi è piaciuta molto più delle altre, così come ci sono dei pezzi (dall'odore nauseabondo) che mi sono piaciuti meno, ma non ti rivelerò quali! ;)
Bello il finale con tensione crescente e l'arrivo, infine, di quel particolare Patronus, che è possibile, eccome se è possibile! :)


Edited by Ida59 - 24/7/2015, 22:11
 
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view post Posted on 30/1/2014, 09:23
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Dopo attenta riflessione, ho deciso di interrompere definitivamente la stesura di Winterreise. Le motivazioni sono simili a quelle che mi avevano portato a bloccarla al capitolo VI (e che potete trovare QUI).
E' da tantissimo tempo che non riesco a scrivere una sola parola e quello che scrivo - e che ho scritto - non mi piace. Per rispetto verso i lettori non me la sento di continuare a scrivere una storia che non piace, in primo luogo, alla scrittrice. Non si tratta di mancanza di ispirazione o di non progettazione della trama (quella è tutta stabilita da quando è stata aperta la sfida), quanto piuttosto di mancanza di fiducia in quello che si è scritto.
Mi dispiace, perché non mi piace lasciare le cose a metà (e qui ero arrivata veramente quasi a metà).
 
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view post Posted on 30/1/2014, 10:25
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... ok ... :(
Però a me dispiace, perchè a me la storia piaceva e da alcune cose che avevi detto ho anche intuito che stavi per "movimentare" le cose, quindi la storia diventava ancora più interessante.
Per me è un peccato. :(


Edited by Ida59 - 24/7/2015, 22:11
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 30/1/2014, 10:25) 
... ok ...
Però a me dispiace, perchè a me la storia piaceva e da alcune cose che avevi detto ho anche intuito che stavi per "movimentare" le cose, quindi la storia diventava ancora più interessante.
Per me è un peccato.

Spiace anche a me, perché non amo lasciare le cose a metà, ma se mancano gli stimoli per proseguire nella scrittura, rischierei di scrivere male ed in maniera non convincente (tra l'altro sono doppiamente dispiaciuta, perché alcune parti dei capitoli successivi le avevo scritte da tempo).
E non mi sembra corretto nei confronti di chi legge.
 
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Ecco qui il mio penultimo capitolo.
Credo che sia il più crudo di tutta la storia... <_<

Capitolo 20: Legami di sangue

- Se Hermione non dovesse far tornare la memoria ai suoi genitori, mi può promettere che la proteggerà e che sarà lei la sua famiglia?
- Perché dovrei prometterti una cosa del genere Potter?
- Lo consideri come un ultimo desiderio.


La vide cadere dalla tettoia e, per poco, non gli si fermò il cuore.
Era arrivato di corsa, trafelato, seguendo i lampi argentei sui tetti. Aveva trovato la casa nel momento in cui Hermione stava per cadere la seconda volta. Aveva lanciato un incantesimo per proteggerla, ma non era stato abbastanza veloce.
Aveva gridato il suo nome, ma non era certo che l'avesse sentito.
L’aveva sentita urlare per il dolore mentre cercava di rialzarsi con il braccio destro immobilizzato contro il corpo e i Dissennatori che si avvicinavano veloci. Erano troppi e Weasley era intento a scacciarne altrettanti dal tetto.
Doveva fare qualcosa.
Strinse la bacchetta e frugò nella mente alla ricerca di un ricordo abbastanza potente per aiutarla.
Ma non c'erano più ricordi gioiosi da cui attingere il potere. Non c'era più la piccola Lily che gli tendeva la mano per giocare.
Non c'erano più i pomeriggi passati in biblioteca o al lago a rubare sorrisi fugaci o delicati baci dati sulla guancia in segno di amicizia.
Non c'erano più occhi verdi dove perdersi e capelli rossi che si riflettevano al sole.
I Dissennatori accerchiarono Hermione affamati dei suoi ricordi, Severus la vide rabbrividire terrorizzata e coprirsi il volto come ultima, inutile, protezione. Serrò la mascella e cercò più a fondo, un bacio che aveva il sapore di sua madre, un abbraccio che odorava di suo padre, prima che fosse vittima della bottiglia.
Niente. Non c'era più niente.
Si sentì impotente mentre alla donna che amava veniva portato via ogni ricordo felice, forse anche la sua stessa luminosa anima.
Poi capì. Non aveva bisogno di un ricordo felice. Gli bastava un ricordo dove le ombre del suo animo fossero meno dense ed oscure, un ricordo che gli scaldasse il cuore.
Il suo sguardo corse ad Hermione, indifesa, circondata da demoni che distruggono i sogni e le speranze.
Era lei.
Sorrise in quel villaggio fantasma, invaso dal dolore e dalla morte, sorrise nel buio di quel vicolo, in mezzo alla neve sporcata dalla battaglia.
Sorrise mentre ricordava la prima volta che il suo nome gli aveva scaldato il cuore.
Non era il loro primo bacio, o la prima volta che aveva assaporato la sua pelle.
Era il ricordo del suo profumo che gli era entrato dentro, il calore del suo sguardo. La sensazione di completezza che avvertiva quando era al suo fianco. La sua capacità di diradare l'oscurità del suo animo. La paura di perderla.
Perché amare non voleva dire solo essere felice, ma anche avere paura.
Hermione era questo.
Era amore e paura.
Non era ancora un ricordo veramente felice, ma era in grado di cambiare la sua vita.
Di farlo rinascere.
Allora rivivi, Severus.
Strinse la bacchetta e la puntò contro quegli esseri.
- Expecto Patronum!
Aveva gridato l'incantesimo. Quando evocava la cerva sussurrava la formula, la mormorava con rimpianto e rimorso, riempiendo il ricordo di Lily con tutto l'amore che non era stato in grado di mostrare quando era giovane ed insicuro.
Ora aveva urlato attingendo dalla forza di quei sentimenti conosciuti eppure sempre nuovi. Aveva gridato come avrebbe gridato quelle due parole che Hermione non pretendeva, ma che lui voleva dirle.
Il raggio argentato illuminò a giorno il vicolo, era molto più forte di quando avesse immaginato. Lo vide ingrandirsi, rafforzarsi con i suoi sentimenti. Lo vide mutare e al posto della cerva apparve una fenice.
Bellissima, luminosa, sembrava quasi viva.
Era una fenice. Lui. Lei. Loro erano una fenice.
Rinasci come una fenice rinasce dalle proprie ceneri.
E lui era rinato, nel profumo di ciliegia, nel suo sguardo, nel suo cuore e nel suo corpo.
Era rinato con lei.

- Potter...
- E' importante per me. Io non l'ho mai veramente capita e neppure Ron. Lei è l'unico che le ha fatto tornare il sorriso. La proteggerà professore?


Piegò il braccio e lanciò la fenice contro quelle ombre divoratrici di ogni gioia.

- Sì.

* * * *


Hermione lo vide emergere dalla luce come un angelo. Un bellissimo angelo dalle ali nere.
Il Patronus a forma di fenice aveva scacciato tutti i Dissennatori, per poi svanire in una nuvola di scintille d'argento.
Pensò, alla fine, che la follia l'aveva trovata rannicchiata in un vicolo e l'aveva fatta prigioniera.
Ma quando lui si accucciò davanti a lei, con lo sguardo preoccupato, visibilmente pallido tornò alla realtà.
Al freddo della neve e al bruciante dolore alla spalla.
- Severus... - mormorò trattenendo una smorfia di dolore.
Il mago le accarezzò una guancia. La sua mano era calda, ruvida, vera, viva.
Cercò di muoversi, ma una fitta alla spalla la fece gemere.
- Dove ti fa male?
- La spalla.
- Puoi camminare?
- Credo di sì, ma non ne sono sicura.
Piton assottigliò lo sguardo, la profonda ruga gli solcò la fronte ed Hermione capì che stava velocemente pensando alla prossima mossa.
Il rumore della smaterializzazione la fece sussultare e gemere di nuovo nello stesso momento. Severus scattò puntando la bacchetta.
- Hermione! - gridò Ron accucciandosi accanto a lei senza neppure rendersi conto che Severus stava per schiantarlo – Come stai? Ti sei rotta qualcosa? Di chi era quel Patronus?
- Dopo Weasley. - sbottò Piton infastidito da tanta improvvisa premura osservando la facciata della casa – Dobbiamo entrare in questa casa. Devo vedere la spalla di Hermione e capire quanto è grave la situazione. Apri la porta, buttala giù se necessario.
- La mia bacchetta Ron... - mormorò la strega – trova la mia bacchetta, per favore.
Fortunatamente la porta di quella casa era aperta, i proprietari erano fuggiti senza alzare protezioni, il giovane Weasley raccolse la bacchetta di Hermione dalla neve, Severus l'aiutò ad alzarsi e, sorreggendola, la condusse in casa.
Con un colpo di bacchetta accese un fuoco che illuminò un salotto arredato con vecchi mobili e centrini dal dubbio gusto, poi sigillò la porta d'entrata per evitare visite indesiderate.
Fece sedere Hermione su una poltrona blu e le tolse il mantello.
- Dovrò far sparire i tuoi vestiti, Hermione. - valutò Piton osservandola – Devo vedere la spalla.
La strega annuì.
Severus si voltò verso Ron.
- Cerca delle coperte Weasley. - ordinò rudemente.
Il giovane mago corse per le scale che portavano al piano superiore in cerca delle coperte.
I pesanti passi risuonarono in tutta la casa vuota.
Hermione fece un debole sorriso.
- Potevi dirgli di appellarle.
- Così poteva vederti mezza nuda? - rispose lui con un mezzo sorriso cercando di attenuare la tensione.
Lei ridacchiò, ma la risata fu subito interrotta da un gemito di dolore.
Severus mosse velocemente il polso facendo evanescere il maglione, la camicia e il reggiseno di Hermione, le passò un cuscino così da coprirsi i seni ed osservò la spalla.
Era evidentemente fuori posto, aveva iniziato a gonfiarsi ed arrossarsi, c'era un ematoma violaceo che, presto, avrebbe occupato tutta la spalla e forse anche il braccio. Delicatamente il mago la toccò cercando di farle meno male possibile. Hermione tentava di non lamentarsi, teneva gli occhi serrati con forza mordendosi il labbro inferiore.
Oltre alla spalla lussata aveva altri lividi che stavano spuntando un po' ovunque sul corpo e svariati tagli sul volto.
- Merlino... - mormorò Ron alle spalle del mago senza staccare gli occhi dal corpo della strega, teneva in mano alcune coperte – è rotta?
- No. - rispose Severus continuando ad osservare la spalla, sentendo il calore della pelle e il pulsare del cuore – E' lussata.
- Dobbiamo portarla da Madama Chips.
- E come? La strada che porta ad Hogwarts è bloccata, Weasley.
- Ci materializziamo.
Nonostante il dolore Hermione gli lanciò un'occhiata di rimprovero, proprio come quando la vita era più facile e felice per tutti.
- Non ci si può materializzare ad Hogwarts, Ron. Sono sette anni che te lo ripeto. Leggi quel maledetto libro!
- E, anche se potessimo farlo, con una spalla ridotta in questo stato si rischia di arrecare più danni.
- Allora cosa possiamo fare? - domandò esasperato il rosso.
- Va sistemata.- spiegò Piton – Devo rimetterla a posto per evitare danni irreparabili. E devo farlo subito.
- L'ha mai fatto?
Il mago si voltò, aveva un’espressione cupa.
- Non su un'altra persona. - gli rispose – Ma so cosa devo fare. - tornò a voltarsi verso Hermione – Farà male. Molto male. Devi essere preparata, Hermione. Potresti anche svenire
Lei si limitò ad annuire.
Severus e Ron l'aiutarono a sdraiarsi sul tappeto davanti al camino. La coprirono fino ai seni con una coperta di lana.
Severus le accarezzò una guancia, incurante del fatto che ci fosse anche Weasley con loro.
- Devi tenerle le gambe Weasley. - ordinò severo – E tu devi stare ferma Hermione, altrimenti uscirà di nuovo e dovrò ripetere l'operazione. Non sarà piacevole.
- Ve bene... - sussurrò lei osservandolo – non devi preoccuparti. Mi fido di te.
Lui le fece un mezzo sorriso e l'accarezzò di nuovo il volto.
- Il tuo nuovo Patronus è bellissimo. - mormorò la strega.
Ron lo vide chinarsi su di lei, all'inizio pensò che volesse baciarla e si sentì arrossire, ma Piton non la baciò. Le sussurrò qualcosa all'orecchio che la fece sorridere. Un sorriso caldo, innamorato che - Ron lo sapeva bene – a lui non aveva mai rivolto. Vide Hermione allungare il braccio sinistro e stringerlo in un delicato abbraccio.
Era ancora più intimo e privato di un bacio. Ron voltò lo sguardo imbarazzato, sentiva le orecchie andare in fiamme e la gelosia stillare mille lame roventi che gli martoriarono il cuore; eppure sentiva anche che quella scena era giusta.
- Pronto Weasley? - la voce di Piton lo fece voltare di nuovo.
Annuì lanciando un'occhiata prima ad Hermione poi a Piton.
Il pozionista tornò a fissare la strega.
Posizionò le mani sulla spalla gonfia e si concentrò per evitare di dover ripetere l'operazione più di una volta.
La scapola tornò al suo posto con un orribile rumore secco. Come lo schiocco di una frusta. Hermione lanciò un grido, ma riuscì a stare ferma.
Ansimava per il dolore e aveva gli occhi gonfi di lacrime. Sorrise ad entrambi poi svenne.

* * * *


Il raggio verde colpì il tronco d'albero dietro il quale si era riparato.
Harry strofinò la cicatrice con il palmo della mano. Gli faceva male, più Tom si avvicinava più bruciava e il dolore lo rendeva debole, vulnerabile. Aveva cercato di ignorarlo e, all'inizio, c'era anche riuscito, ma più combattevano più faceva male.
E più faceva male, più Lui riusciva ad entrargli nella mente.
- Non potrai resistermi per sempre. - sibilò l'Oscuro camminando nella neve, nonostante la bacchetta non fosse sua riusciva a padroneggiarla senza problemi.
- Vuoi sapere perché siamo ancora così legati, Harry Potter? Perché, nonostante io stesso abbia ucciso la parte di me che viveva in te, riesco ancora ad entrare nella tua mente e manipolarti come una marionetta?
Il giovane mago strinse la bacchetta di sambuco. Era curioso, doveva ammetterlo, maledettamente curioso. Voleva sapere perché quello che gli aveva detto Silente in quella visione a King's Cross non si era avverato. Perché Lui era ancora così forte e così vicino alla sua anima.
- Allora...- insinuò mellifluo il mago oscuro – vuoi saperlo, Harry Potter? Vuoi conoscere il segreto che ci lega? Perfino io ne sono stupito, perché quello che ci è capitato è un'opportunità rara, quasi unica.
Harry chiuse gli occhi cercando di non cedere alla tentazione, era una trappola ovviamente. Era probabile che Tom non sapesse proprio nulla, ma, dall'altra parte, voleva sapere. Desiderava sapere.
Si affacciò un poco, giusto per vedere dove fosse il mago, ma si riparò subito quando lo vide vicino.
Si guardò attorno per cercare un altro riparo. Notò una bassa staccionata di pietra che circondava una piccola villetta.
Si concentrò e si smaterializzò sapendo che Voldemort l'avrebbe rintracciato dal rumore dell'incantesimo. Si materializzò dietro la staccionata e fece appena in tempo ad accucciarsi mentre lo schiantesimo si infrangeva contro le pietre.
- Ti credevo più furbo, Harry Potter. - continuò a parlare l'altro – Invece mi devo ricrede, è seccante sapere che per tutti questi anni sono stato sconfitto da un moccioso fortunato. Ma la fortuna ti ha abbandonato, così come aveva abbandonato i tuoi sciocchi genitori.
Il ragazzo strinse i pugni cercando di non lasciarsi trascinare da quelle parole.
- Non hai più la protezione della tua insulsa madre Babbana ed è svanita anche la protezione sui tuoi stupidi amici. Moriranno tutti, lo sai questo Harry Potter?
- NO!
Poté quasi sentire il sorriso maligno di Tom.
- Così sentimentale. L'amore è solo un'illusione, nessuno qui ti ama. Neppure quella tua stupida ragazzina coi capelli rossi.
Scattò in piedi furente di rabbia. La mano che stringeva la bacchetta tremava. Vide chiaramente nello sguardo del mago oscuro un sorriso vittorioso.
- E' fin troppo facile. - ghignò Voldemort, aveva uno sguardo folle, Harry capì solo in quel momento quanto il mago fosse uscito di senno.
Vide la mano biancastra che stringeva la bacchetta sollevarsi pronto a lanciare un incantesimo.
- Erano solo parole vuote le tue Tom? - domandò prendendo tempo – Tu non sai perché siamo ancora legati, vero?
Il mago oscuro si bloccò, il sorriso sulle labbra serpentine si allungò ancora, il volto di Voldemort si era trasformato in una grottesca maschera. Ad Harry ricordò le maschere di Halloween che aveva visto una notte a Privet Drive. Solo che quello che aveva davanti non era la maschera di un demone, era un demone vero.
- Oh ma io lo so... e questa volta neppure il vecchio Silente l'aveva pensato. Quando la sera della mia rinascita ho usato il tuo sangue ho solo pensato che avrebbe annullato la protezione di tua madre. Invece è successo qualcosa di meglio. Il nostro contatto non era legato solo alla mia anima. Oh no... ma anche dal tuo sangue. La mia anima è stata distrutta, ma il tuo sangue, mio giovane ragazzo, il tuo sangue ci lega molto di più di un incantesimo. E' potente, ma instabile, non l'avrei mai scoperto se non avessi distrutto quell'Horcrux.
Harry serrò la mascella di fronte a quella scoperta. Non aveva mai pensato che quello che aveva fatto Voldemort in quel cimitero potesse avere quel genere di ripercussioni.
Neppure Silente ci aveva pensato. Forse loro due erano veramente unici.
- Ed ora quale sarebbe il piano, Tom? - domandò curioso – Bere tutto il mio sangue e sperare che questo ti rimetta in forze come un tempo?
- No. - con la lingua si umettò le labbra serpentine – Vedi, caro il mio stupido ragazzo fortunato, sono affezionato al mio aspetto, ma il mio corpo sta morendo. La pozione che bevo è ormai inutile, ma il mio spirito... la mia anima... quella è legata a te. Al tuo sangue. Non il mio corpo.
Il giovane mago sgranò gli occhi comprendendo solo in quel momento quello che Voldemort voleva da lui. Arretrò si un passo sentendolo nella sua testa.
I pensieri di Tom si confondevano con i suoi, strisciavano all'ombra dei suoi ricordi come tanti neri serpenti.
La cicatrice bruciò con più intensità.
Diventeremo un unico essere perfetto Harry.
Lo sentì direttamente nella sua testa.
Ma vuoi conoscere un segreto? Io sono più forte di te. E quello che resterà dalla tua anima dopo la nostra unione verrà diviso di nuovo in altri Horcrux. Userò oggetti più preziosi, li nasconderò meglio e nessuno, nessuno oserà più sfidarmi. Io sarò di nuovo immortale, potente e temuto e tu... tu sai solo un'anima mutilata che grida in una stanza buia. Griderai, ti dimenerai fino a quando non avrai più le forze per combattermi, fino a quando non potrai più gridare e di te, Harry Potter, non resterà che un mero ricordo.
La cicatrice bruciò più forte. Harry digrignò i denti e fece un altro passo indietro, Voldemort avanzava inesorabile verso di lui.

* * * *



Le aveva immobilizzato il braccio destro al corpo e fasciato la spalla. Aveva poi pulito la ferita alla mano e bendata.
Aveva fatto comparire i suoi vestiti e le aveva messo alla bene e meglio la camicia, era stato impossibile infilarle il reggiseno e il maglione. Era ancora addormentata a terra, la coprì con due coperte e rimase seduto a terra appoggiato con la schiena al piccolo divano a due posti di uno sbiadito verde militare.
Weasley controllava periodicamente fuori dalla finestra di vedetta.
Avrebbe voluto curarle i tagli sul volto e gli ematomi più grandi, ma senza le sue pozioni non poteva fare nulla e non aveva unguenti pronti da appellare dal castello.
- Incosciente,- borbottò fissandole il volto pallido dove spiccava un lungo taglio che le aveva spaccato il sopracciglio destro e un ematoma grande come un boccino sulla guancia sinistra. – sei solo un'incosciente Hermione.
Le avrebbe fatto una bella ramanzina alla fine di quella battaglia, aveva rischiato di morire, di lasciarlo solo proprio ora che aveva ricominciato ad amare.
Si alzò in piedi deciso a fare qualcosa di utile.
Ron stava frugando in casa in cerca di qualcosa di utile, Severus pensò che lo faceva solo per non restare a guardarli e la cosa gli andava più che bene.
Si guardò attorno cercando di trovare la sua solita lucidità mentale, ma continuava a lanciare veloci occhiate al corpo di Hermione sdraiato a terra.
All'ennesima occhiata vide, con la coda dell'occhio, un'ombra fuori dalla finestra.
Velocemente, con la pelle che formicolava per via dell'adrenalina, si avvicinò alla finestra, prima di spostare la tenda incantò il vetro permettendogli di vedere fuori senza essere visto. Con un dito spostò la tenda di velluto verde e imprecò.
Wealsey arrivò di fretta, guardò prima Hermione poi lui.
- Cos'é successo? - domandò visibilmente agitato.
- Guarda tu stesso Weasley. - rispose il mago spostandosi permettendogli di osservare fuori.
- Porca... - l'insulto gli morì in gola mentre osservava fuori dalla finestra – Non c'erano prima!
Diversi Inferi si stavano riversando nella strada davanti alla casa, erano fermi di fronte alla facciata.
- Come fanno a sapere che siamo qui?
- Sentono i residui magici. - spiegò Severus osservando le creature sopraggiungere dalle due strade laterali – Il mio Patronus deve averli attirati.
- Possiamo dargli fuoco. - suggerì Ron speranzoso.
- Non così. - ripose l'altro – Non vi ho fatto scavare delle buche per puro divertimento Wealsey. Usa un po' il cervello, o devo dedurre che i neuroni buoni della tua famiglia fossero esauriti quando sei stato concepito. - Ron gli lanciò un'occhiata di fuoco che prontamente ignorò – Questo è un vecchio villaggio, molte case sono semplicemente di legno tenute insieme da molta magia e polvere. Appiccare un incendio non controllato in queste vie è come condannare tutta Hogsmeade. Non è il mio posto preferito, ma non voglio aggiungere alla mia lista di anche la responsabilità di aver raso al suolo l'unico villaggio interamente magico dell'Inghilterra.
I due maghi restarono in silenzio ad osservare gli inferi che si stavano radunando davanti alla casa.
- Esco io. - disse Ron giocherellando la con bacchetta dalla quale uscivano lievi scintille rosse – Sono veloce a correre, li distraggo e li porto lontano. Alcuni posso farli cadere nella buca nel vicolo accanto.
- Non se ne parla proprio, Weasley. - rispose Piton con decisione – Non ho intenzione di spiegare ad Hermione che il suo amico è morto in un improvviso e del tutto inutile atto di stupido coraggio Grifondoro. Esco io. Alcuni posso renderli inoffensivi e so volare. Posso scappare molto più in fretta e la mia scia magica è molto più forte.
- E io non ho intenzione di dire ad Hermione che il suo cocciuto e orgoglioso fidanzato Serpeverde è morto cercando di dimostrare che aveva ragione. - ribatté prontamente l'altro.
Severus si voltò verso il giovane Weasley sollevando un sopracciglio sottile. Il rosso aveva le orecchie in fiamme, continuava a giocherellare con la bacchetta e a fissare le creature fuori dalla casa.
Calò di nuovo il silenzio. Ron smise improvvisamente di giocare aveva lo sguardo preoccupato, si voltò e lanciò un'occhiata ad Hermione ancora svenuta.
- Cosa le ha detto? - gli chiese senza staccare gli occhi da lei – Quando si è chinato prima di sistemarle la spalla. - specificò quando non ricevette risposta.
Il pozionista stava quasi per replicare che non erano fatti suoi, che non aveva nessuna intenzione di sventolare ai quattro venti le sue discussioni private con Hermione.
Ma capì subito che la richiesta di Ron non era dettata dalla curiosità. Voleva essere sicuro che Hermione fosse in buone mani. Era come se si volesse assicurare che almeno lei fosse felice in qualsiasi caso.
Lo capiva.
Il matrimonio di Lily lo aveva distrutto, ma aveva sempre voluto la sua felicità.
Sempre, anche se lontana da lui.
- L'ami molto. - non era una domanda, ma una semplice affermazione.
- Dal primo momento che l'ho vista sul treno. - confermò con una lieve sfumatura di rimorso - Avrei dovuto capirlo prima.
Tornò il silenzio tra di loro. Ron fissava Hermione. Severus fissava Ron.
- Non lasciarti distruggere dal dolore che provi ora. - gli disse il mago – Altrimenti ti porterà alla rovina. Io lo so.
Il rosso annuì solamente, tornando a fissare fuori dalla finestra.
- Le ho detto che è lei il mio nuovo Patronus. - spiegò semplicemente il professore.
Quando Weasley si voltò verso di lui, con la bocca leggermente dischiusa dallo stupore, rispose con un mezzo ghigno.
- Cosa credevi Weasley? Che le avessi sussurrato parole melense e dolci promesse d'amore? Io non sono così. Hermione lo sa bene e mi accetta.
- Se si ama una persona bisogna dirglielo. - ribatté lui con tutta la sua inesperienza, con il suo immaturo entusiasmo.
- Si ama con i fatti e con il cuore, Ron. - mormorò Severus seriamente, chiamandolo per la prima, e forse per l'ultima volta, con il suo nome – Non con le parole. E non intendo continuare questa discussione con te e né con nessun altro membro della tua famiglia o del mondo magico.
Ron non rispose questa volta, tornò a fissare fuori dalla finestra dove un'altra manciata di Inferi si era aggiunto al gruppo. Ne contò una ventina. Se non facevano qualcosa non sarebbero stati in grado di respingerli.
- Quindi...- sussurrò infine – non ci resta che una sola opzione. - guardò il professore che annuì gravemente, si voltò per l'ultima volta verso Hermione e sospirò – Va bene. Facciamolo prima che lei si svegli e ci convinca a restare qui a guardare.

* * * *


Lo raggiunse in fretta.
L’Oscuro afferrò Harry, le mani dalle lunghe dita grigiastre, gelide come le spire di un serpente, o come quelle di un cadavere, si posarono sul volto del giovane mago.
Da lontano, forse in un’altra vita, qualcuno avrebbe potuto scambiarli per due amanti che si scambiavano tenere carezze.
Harry gridò; una fitta lancinante alla testa rischiò di farlo completamente uscire di senno.
Era come avere mille lame arroventate conficcate nella nuca, sentiva il dolore pulsare attraverso le vene, fargli bruciare il corpo e anche l’anima.
Quando i capillari nei bulbi oculari si ruppero il mondo si tinse di rosso, era come galleggiare in un nube rosso sangue.
Incapace di pensare, Harry Potter urlava tra le braccia di Lord Voldemort, riempiendo l'aria silenziosa attorno a loro. La bacchetta di sambuco, la stessa bacchetta che avrebbe dovuto salvare il mondo, scivolò dalla sue mani rotolando ai loro piedi.
Voldemort, ghignò malefico, spezzandola con il tacco della scarpa ed intensificando il suo attacco mentale.
Non aveva più bisogno di quella bacchetta.
Non puoi sconfiggermi, Harry Potter.
La sua voce metallica si fece strada tra il dolore nella mente del giovane mago.
Io sono più forte.
Era vero, tutti lo sapevano eppure avevano lottato ugualmente, avevano sperato; gli avevano dato fiducia e sostegno.
Inutilmente.
Harry sapeva che stava morendo. Sentiva il suo corpo ribollire e la forze venire sempre meno ad ogni secondo di lenta agonia e la cosa peggiore era che non poteva, non sapeva, contrastare il dolore.
Non sapeva più contrastare Voldemort.
Lord Voldemort osservò il ragazzo che impallidiva tra le sua mani, aveva smesso di urlare ma aveva iniziato a tremare digrignando i denti, forse nel vano tentativo di non dargli la soddisfazione di vederlo implorare la morte.
Dalle narici e dalle orecchie iniziò a colare un sottile rivolo di sangue scarlatto, che faceva risaltare ancora di più la carnagione pallida.
- Avresti dovuto arrenderti quando ti ho dato la possibilità, Harry Potter. – sibilò dilatando le narici serpentine per sentire l’odore del sangue del suo nemico, avvicinando le labbra all’orecchio del ragazzo per nulla interessato se lui lo udiva o meno – Ti saresti risparmiato questo dolore. – Intensificò l’attacco, Harry gridò sbarrando gli occhi iniettati di sangue – Ma, come ti avevo già detto una volta, sono un Signore magnanimo… e questo dolore presto finirà.
Con una mano lo afferrò per i capelli, facendogli reclinare la testa all’indietro, mentre con l’altra afferrò la bacchetta nascosta nella manica della lunga tunica nera.
La punta della bacchetta gli sfiorò il petto, all’altezza del cuore.
- Il tuo inutile coraggio porterà i tuoi amici alla morte. Uno per uno periranno per averti sostenuto, per aver creduto in uno sciocco ragazzino come te.
Una serie di immagini raccapriccianti invasero la mente del giovane mago. Harry vide i suoi amici perire sotto raggi di luce verde smeraldo. Vide Ginny riversa a terra in un lago di sangue mentre l'anello che le aveva messo al dito rifletteva gli ultimi raggi di un sole morente, vide la Tana in fiamme con i suoi abitanti intrappolati dentro. Vide Hermione e Ron correre per cercare, inutilmente, di salvarsi da un esercito di Dissennatori. Vide il mondo magico in rovina e lui che rideva, accarezzando la testa di un serpente mentre gli occhi brillavano scarlatti di una luce maligna.
Lui era l'artefice di tutto quel dolore. Di tutta quella morte.
Fu un attimo, un bagliore di lucidità attraversò lo sguardo del giovane mago che alzò con le ultime forze una mano e afferrò la bacchetta del Signore Oscuro.
Lo sguardo si posò su di lui, Voldemort non sapeva se Potter lo vedeva oppure no, ma non gli piacque la luce folle che aveva il ragazzo.
- Ora muori, Harry Potter! – urlò furioso.
Harry aumentò la presa attorno alla bacchetta.
L’anatema fu urlato da entrambi, nel medesimo istante, con la medesima forza e rabbia.
Le stradine di Hogsmeade e parte del parco di Hogwarts furono illuminate dalla malsana luce verde dell’incantesimo.
Tutto si fermò. Ognuno smise di combattere.
E tutto fu avvolto nel silenzio più cupo che l’intero mondo magico avesse mai udito.
 
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view post Posted on 31/1/2014, 14:43
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CITAZIONE (ellyson @ 31/1/2014, 10:17) 
Credo che sia il più crudo di tutta la storia... <_<

Uhm... questo significa che... non mi piacerà? <_< -_- <_<

Edited by Ida59 - 24/7/2015, 22:12
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 31/1/2014, 14:43) 
CITAZIONE (ellyson @ 31/1/2014, 10:17) 
Credo che sia il più crudo di tutta la storia... <_<

Uhm... questo significa che... non mi piacerà? <_< -_- <_ ^_^ <

Temo di sì. :D
Anche se la parte più "cruda" (ma non da VM) é la fine...
 
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view post Posted on 31/1/2014, 18:02
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E nooooooooooooooooo.
Non si interrompe un'azione del genere, un'emozione del genere.
Ti odio Elly, la pagherai cara! :truce:
Bellissimo, sono qui con il fiato sospeso.
Ora ci penso e considero la possibilità di venire a casa tua a strozzarti... o abbracciarti. Ancora non lo so. :ph34r: :D
Brava!
 
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view post Posted on 31/1/2014, 22:02
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CITAZIONE (chiara53 @ 31/1/2014, 18:02) 
E nooooooooooooooooo.
Non si interrompe un'azione del genere, un'emozione del genere.
Ti odio Elly, la pagherai cara! :truce:
Bellissimo, sono qui con il fiato sospeso.
Ora ci penso e considero la possibilità di venire a casa tua a strozzarti... o abbracciarti. Ancora non lo so. :ph34r: :D
Brava!

Strozzami pure! :lol: :lol: :lol:
Ma poi abbracciami.
Eeeee lo so che lascio un po' tutto in sospeso, ovviamente é voluto ;) .
Non preoccuparti Chiara, l'ulimo capitolo arriverà prima del previsto.
Non é lunghissimo, sarà l'epilogo di questo lungo e travagliato parto che dura da 5 ANNI! :blink: :blink: :blink:
 
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view post Posted on 1/2/2014, 08:55
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CITAZIONE (ellyson @ 31/1/2014, 22:02) 
l'ulimo capitolo arriverà prima del previsto.
Non é lunghissimo, sarà l'epilogo di questo lungo e travagliato parto che dura da 5 ANNI! :blink: :blink: :blink:

Bene, perchè la suspance qui è altissima. Caspita cinque anni, davvero tanti, però ne è uscita una storia bellissima.
 
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view post Posted on 3/2/2014, 10:39
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CITAZIONE (Fink @ 1/2/2014, 08:55) 
Bene, perchè la suspance qui è altissima. Caspita cinque anni, davvero tanti, però ne è uscita una storia bellissima.

Ti ringrazio!
Cinque anni lunghissimi... quando metterò la parola fine mi verrà un coccolone....
E' stato dura scriverla. Ho avuto momenti di incertezza, altri in cui non sapevo dove sbattere la testa.
Ho litigato con Severus per questa storia. Più di una volta. Non ho avuto l'ispirazione per mesi...
Ho costretto mio marito a recitare delle parti per vedere se il discorso filava... :blink:
Scriverla é stato terribile, ma anche bellissimo. ^_^
 
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view post Posted on 3/2/2014, 18:29
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CITAZIONE (ellyson @ 3/2/2014, 10:39) 

Ho costretto mio marito a recitare delle parti per vedere se il discorso filava... :blink:
Scriverla é stato terribile, ma anche bellissimo. ^_^
[/QUOTE]

Caspita e tuo marito si è prestato? Credo che il mio moroso non si presterebbe mai a tale pratica.
Comunque ora aspetto con trepidazione :D
 
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view post Posted on 3/2/2014, 18:36
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CITAZIONE (Fink @ 3/2/2014, 18:29) 
Caspita e tuo marito si è prestato? Credo che il mio moroso non si presterebbe mai a tale pratica.
Comunque ora aspetto con trepidazione :D

Ho sposato un santo. ^_^ ^_^ ^_^
 
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view post Posted on 25/2/2014, 12:46
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CITAZIONE (Ida59 @ 5/1/2012, 20:45) 
CITAZIONE (Starliam @ 5/1/2012, 19:39) 
Abbiate pietà, non mi ricordo come aggiungere i capitoli al sommario... me lo rispiegate?

Vai nel primo messaggio di questa discussione e clicchi sulla tua fic. Ti troverai nel primo capitolo della tua storia dove potrai aggiungere il titolo del nuovo capitolo al tuo indice inserendo il link al messaggio del nuovo capitolo.

Stella, ora aggiungo io il link al capitolo 8, come già avevo fatto per il settimo, ma poi cerca di ricordarti di farlo tu.

Edited by Ida59 - 24/7/2015, 22:12
 
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