Capitolo 17 di Imparerò ad amarti
Attenzione: anche in questo capitolo c'é una scena VM 18 quindi qui di seguito troverete il capitolo censurato.
Per leggere il capitolo in tutte le sue parti piccanti andate
quiCapitolo 17: Non lasciarti dominare dalla rabbia Non dormiva così bene da anni. Non ricordava l'ultima volta che aveva dormito così profondamente.
Aprì gli occhi mettendo a fuoco la stanza mentre si destava del tutto, ricordando quello che era successo la notte prima.
Hermione gli dava le spalle. Il respiro lento e regolare gli fece capire che stava ancora dormendo.
Osservò la linea della sua schiena; c'erano due vecchie cicatrici quasi del tutto scomparse all'altezza della scapola destra, dove era stata colpita da un potente schiantesimo.
Resta... resta con me. Stanotte e per tutte le altre notti.Sorrise e si avvicinò alla sua schiena. Delicatamente posò le labbra sulla sua spalla e iniziò a lambirne la pelle morbida e profumata di ciliegia salendo lentamente verso il collo.
Sentì di nuovo il desiderio svegliare i suoi sensi e il suo corpo, iniziò ad accarezzarle la schiena sentendola muoversi appena, prossima al risveglio.
Si avvicinò il più possibile, continuando a baciare ed accarezzare ogni lembo di pelle che riusciva a raggiungere con mani e labbra.
Voleva svegliarla. La desiderava di nuovo e non aveva nessuna intenzione di reprimere il desiderio.
Parte VM...
Severus e Hermione hanno un risveglio piccante Le accarezzò la schiena mentre riprendeva fiato, ubriaco di lei, del suo sapore e del suo odore dolce misto a quello acre del sesso.
Ma forse é meglio dire che avete fatto l'amore, Severus. Dopo qualche istante Hemione si sollevò e lo guardò negl'occhi.
Sorrideva. Ogni parte del suo corpo sorrideva per lui, e Severus, per la prima volta nella sua lunga vita tormentata, si sentì
fortunato.Fortunato come neppure Lily l'aveva mai fatto sentire.
Sì, avevano fatto l'amore.- Buongiorno. - le disse.
Lei ridacchiò e gli sfiorò le labbra con un tenero bacio.
- Buongiorno.
Stava per parlare di nuovo quando qualcuno bussò alla porta.
Si guardarono negl'occhi e rimasero in silenzio, in quella posizione che presto sarebbe diventata scomoda per entrambi, ancora fusi insieme.
Bussarono di nuovo.
- Hermione!
Severus sentì la sua compagna irrigidirsi, la velocità con cui scese dal suo corpo e dal letto lo lasciò stupefatto. Rimase qualche istante a fissare il soffitto, sentendo l'aria fresca della stanza accarezzargli il corpo ancora accaldato e sudato.
Si mise seduto fissandola mentre cercava i vestiti sul pavimento.
Hermione inciampò in una scarpa si lasciò sfuggire un'imprecazione molto colorita.
Bussarono di nuovo, questa volta più forte.
- Ti ho sentito, Hermione! So che ci sei!
Ghignò divertito mentre lei si rivestiva con il primo indumento che le venne in mano, scese
lentamente dal letto e iniziò a prendere i propri vestiti dal pavimento.
* * * *
Ginny era al settimo cielo.
Camminava frettolosamente per i corridoi del castello e, ogni dieci passi, guardava l'anello che Harry le aveva messo al dito.
Aveva immaginato di sposare Harry da quando era solo una bambina. Al primo anno scriveva in modo molto infantile sugli angoli delle pergamene
Ginevra Potter, ma non aveva mai osato sperare che quel sogno potesse diventare realtà.
Lei e Harry si sarebbero sposati.
Lei, la giovane Ginevra Weasley, unica figlia femmina di una famiglia troppo numerosa, troppo chiassosa, troppo invadente.
Lei che non era bella come molte altre ragazze, che non era intelligente come Hermione e con un caratterino che aveva destabilizzato molti ragazzi prima di lui.
Si guardò l'anello al dito.
Harry aveva veramente scelto
lei.Poteva essere più felice?
Quando si era svegliata nell'aula di incantesimi – abbastanza indolenzita per aver dormito tutta notte sul pavimento – aveva deciso che doveva dirlo a qualcuno. Doveva gridare la sua gioia.
Arrivata al quarto piano quasi si mise a correre.
Per poco non superò la stanza, tanto era immersa nei suoi pensieri.
Frenò bruscamente e bussò alla porta di legno scuro.
Non ottenne nessuna riposta, ma era ancora presto e avrebbe bussato fino a svegliarla. O buttare giù la porta.
Bussò di nuovo.
- Hermione!
Appoggiò l'orecchio alla porta e rimase in ascolto. Sentì dei rumori attutiti, un leggero tonfo come se qualcuno fosse inciampato in qualcosa e un'imprecazione che avrebbe fatto arrossire anche Pix.
- Ti ho sentito, Hermione! So che ci sei! - urlò bussando di nuovo più forte.
Sentì dei passi dall'altra parte e vide la porta socchiudersi quel tanto che bastava per vedere solo la figura della sua migliore amica.
Se non fosse stata tanto felice ed agitata avrebbe trovato il suo comportamento più strano del solito. Avrebbe notato il rossore sulle sue guance, e quella camicia, palesemente da uomo, allacciata storta, come se avesse dovuto vestirsi in fretta e con il primo indumento che le era venuto in mano.
Avrebbe notato tutto questo e l'avrebbe tempestata di domande imbarazzanti ed inopportune.
L'avrebbe fatto se Harry non le avesse chiesto la sera prima di sposarlo.
- E' successo qualcosa ad Harry? - domandò subito Hermione.
Sembrava più agitata del solito.
- No... no...- si affrettò a tranquillizzarla – ma devo parlarti!
L'altra sembrava nervosa.
- Ginny... io... adesso non posso proprio... scendo tra poco per la colazione...
- Andiamo, è importante!
- Non puoi aspettare qualche minuto?
- No! Devo dirtelo adesso!
Hermione sospirò.
- Va bene, dimmi tutto.
-
Qui? Devo parlarti in corridoio?
- Ci dormo solo io. - spiegò l'altra sempre più agitata – Nessuno ti sentirà.
- Ma non posso pararti qui! Non puoi farmi entrare?
- Oh... no, non posso. E'... tutto in disordine! - Hermione si girò verso la camera come se dovesse controllare qualcosa – La
camera é impresentabile! - confermò tornando a guardarla.
- Hermione,- iniziò Ginny seria, mettendo le mani sui fianchi in una perfetta ed involontaria imitazione di sua madre – ho sei fratelli. Sono abituata al disordine.
- Ginny...
- Perchè devo pregarti di farmi entrare in camera tua? - domandò sospettosa, sollevando la testa cercando di vedere questo
fantomatico disordine – Ho una notizia importante e, per una volta, é una bella notizia!
- E' solo il momento sbagliato. - cercò di spiegare Hermione impacciata – Se mi aspetti in Sala Grande tra dieci minuti arrivo.
- Hermione davvero non...
La porta si spalancò di colpo e la frase le morì in gola.
Severus Piton apparve sulla soglia accanto ad Hermione.
Non era la presenza del mago a stupirla, quanto il fatto che fosse a petto nudo.
E solo allora si rese conto che la camicia l'aveva addosso la sua amica.
Indossava la camicia di Severus Piton. Si sentì arrossire fino alle orecchie, ma nonostante tutto non riuscì a distogliere lo sguardo dal petto asciutto del mago segnato da cicatrici.
-
E' il momento sbagliato, Weasley. - ripeté Piton con voce profonda, spazientito ed irritato – Hermione scenderà tra pochi minuti.
Sollevò gli occhi e incrociò il suo sguardo. Rivide quella scintilla che animava quei pozzi vuoti in aula.
- E' tornato Piton. - pensò nei secondi di silenzio che seguirono la sua frase.
Dimenticò l'anello, la proposta di matrimonio e si ritrovò nell'aula fredda dei sotterranei a tagliare radici o nell'ufficio del Preside dopo che aveva tentato di rubare la spada di Grifondoro.
Piton sollevò un sopracciglio fine.
- Ha capito, signorina Weasley? - il tono era ancora più irritato e mellifluo del solito.
Era il tono che usava prima di affibbiarle una punizione o un compito che l'avrebbe inchiodata in Sala Comune per tutta la notte.
Sono mezzo nudo nella camera da letto della tua migliore amica, ma a te non deve interessare; ora vai in Sala Comune e prepara un tema di due rotoli sulle foglie di biancospino. - Signorina Weasley!
- Sì,
professor Piton. - quasi urlò con voce più acuta del solito, sussultando sul posto come se fosse stata beccata a copiare, sentendosi addosso la divisa scolastica. Si voltò di scatto e torò sui suoi passi. Si era quasi aspettata che togliesse punti alla sua Casa.
Dopo tre rampe di scale si bloccò, improvvisamente conscia di quello che aveva visto, realizzando che
Severus Piton era a mezzo nudo nella camera di
Hermione Granger.Si portò una mano alla bocca.
- Oh Godric...
* * * *
L'avrebbe rincorsa se il suo abbigliamento fosse stato più
consono.Chiuse la porta e rimase a fissare il legno scuro.
Sentì Severus andare in bagno e aprire il rubinetto per rinfrescarsi. Con un sospiro si tolse la camicia e la appoggiò sul letto per poi aprire l'armadio. Mentre si rivestiva lui uscì asciugandosi il volto con una salvietta.
Restò in silenzio mentre si allacciava i pantaloni, cercando qualcosa da dirgli.
- Mi dispiace. - disse infine non trovando altre parole – Per Ginny intendo...
Il mago indossò la camicia ed iniziò ad allacciarla.
- Non é colpa tua. - le disse chiudendo gli ultimi bottoni – Va bene così.
- Lo dirà ad Harry e...
- Ti preoccupa la reazione di Potter?
Lei scosse il capo.
- Non é lui. E' per
Ron.Vide il suo volto incupidirsi.
-
Wealsey? Ti preoccupi per Ron Weasley?
Non riuscì a reprimere il lieve sorriso che le salì alle labbra quando avvertì fastidio nella sua voce.
Era
geloso.- Gli avevo detto che tra di noi non c'era niente. -
Non c'è niente tra me e Severus. Niente.- Ronald non sa gestire le emozioni, Severus. Si innervosisce per una stupida partita di Quidditch, quando lo saprà... - chiuse gli occhi per non dire ad alta voce quello che stava pesando – Harry dice che é migliorato, ma io so come tiene la bacchetta. Sa eseguire gli incantesimi più semplici, non é in grado di combattere né di difendersi e so per certo che non abbandonerà Harry ancora una volta. - aprì gli occhi e quasi sussultò trovandoselo così vicino che la fissava, non lo aveva sentito camminare verso di lei – Non voglio che gli succeda qualcosa, Severus. Voglio bene a Ron.
- Lo so. - rispose accarezzandole una guancia con due dita – Puoi sempre dire alla signorina Weasley che ha frainteso.
- No,- rispose decisa - non voglio fingere. – si mordicchiò il labbro inferiore – Ma se vuoi tenere tutto nascosto posso parlare con Ginny e chiederle di mantenere il segreto.
Il mago fece un leggero sorriso.
- Va bene così, Hermione.
* * * *
Nella Sala Grande non aveva toccato cibo, fissava a turno la colazione sul tavolo e l'entrata.
- Che sfortuna! - sbuffò George accanto a lei – Ci sono solo uova! Io detesto le uova!
- Kingsley ha detto che le scorte stanno finendo. - rispose Harry versandosi il succo di zucca – Le dispense sono quasi del tutto vuote. Gli elfi fanno quello che possono.
Pestò poca attenzione alla discussione. Sussultò quando Hermione entrò nella Sala Grande guardandosi attorno, Piton entrò subito dopo di lei.
Si stavano avvicinando al tavolo quando Kingsley chiamò Piton.
Li vide scambiarsi un'occhiata e poi separarsi, senza dire nulla; lui andò verso l'Auror, lei prese posto accanto a George.
- Buongiorno. - disse Hermione prendendo la caraffa del caffè.
- Buongiorno. - fece eco Harry, Geroge si limitò ad un cenno del capo mentre torturava le uova strapazzate con la forchetta.
Lei non ripose, si limitò a fissarla.
La colazione fu veloce e silenziosa, Hermione non disse nulla e non si voltò neppure una volta a guardare Piton che stava ancora parlando.
Se la loro era una relazione era alquanto strana.
- Ginny…- iniziò Hermione – forse è meglio se parliamo.
- Sì. – rispose lei alzandosi – Forse è meglio.
- Possiamo parlare qui.
- A questo tavolo?
- Non ho nulla da nascondere.
- A parte la tua tresca con Piton.
George sputacchiò le uova strapazzate in faccia ad Harry e lui si strozzò con il succo di zucca che stava bevendo.
Sarebbe stata una situazione comica se lo sguardo di Ginny ed Hermione non fosse stato così serio.
Non avrebbe voluto essere così dura con lei, ma si sentiva tradita dal suo silenzio. Pensava di essere la sua migliore amica, invece le aveva taciuto una cosa così importante.
- Non è una
tresca. – precisò la strega seria.
Harry e George si scambiarono un’occhiata veloce e si alzarono dal tavolo borbottando scuse che, alle orecchie della rossa, suonarono insignificanti.
Ginny era ancora in piedi, arrabbiata e stanca dal comportamento così enigmatico dell’amica.
- Perché non mi hai detto nulla? – le domandò – Sono la tua migliore amica!
- E’ una situazione complicata. Fino a ieri io e Severus…- Hermione fece un sorriso che infastidì Ginny, facendola sentire una bambina piccola a cui bisogna dare una spiegazione controvoglia - Non sapevo come dirti che ero innamorata di lui. E poi c’era Ron…
- Ron lo sa?
La vide abbassare il capo imbarazzata, per poi annuire debolmente.
Si sentì il corpo attraversare da un formicolio di collera.
- E non hai pensato ai suoi sentimenti? – aveva gridato, non era riuscita a trattenersi.
Vide con la coda dell’occhio Kinglesy e Piton voltarsi nella loro direzione.
- Qui non si tratta di me e Ron, ma di me e te, Ginny.
- Qui si tratta di te che ti scopi Piton!
Aveva gridato di nuovo e, questa volta, vide bene Kingsley voltarsi con gli occhi sgranati verso di loro e poi verso Piton.
Il
pipistrello, invece, si era limitato ad incrociare le braccia al petto e a fissarle ignorando quello che gli stava dicendo l'Auror.
Hermione scattò in piedi rossa in volto. Ginny non riuscì a capire se per l'imbarazzo o per la rabbia.
- Sei stata discreta come il tuo solito. - sibilò l'altra – Chissà perché pensavo che saresti sé stata felice per me.
- Hai spezzato il cuore a mio fratello.
- Ma se hai sempre detto che quello che conta di più per Ron é il cibo!
- Non nell'ultimo anno. Non da quando è stato ferito! Così non vorrà più lottare, te ne rendi conto Hermione?
Stavano entrambe urlando, Kingsley e Piton avevano rinunciato a parlare, un fantasma fluttuava nell'angolo della Sala pronto a spargere il pettegolezzo in ogni anfratto del castello. Se non fosse stata così adirata e pronta alla battaglia, Ginny avrebbe anche visto i suoi genitori e Ron all'entrata della Sala Grande.
Avrebbe notato lo sguardo incredulo dei suoi genitori e le orecchie rosse del fratello.
- Quindi dovevo rinunciare alla mia felicità. Dovevo stare con Ron ben sapendo che non era felice e che non avrei mai ricambiato i suoi sentimenti. E' questo quello che pensi, Ginny? Mi dispiace, ma non ho intenzione di illudere più nessuno. Ho la possibilità di vivere l'amore che voglio. Ho lottato per arrivare a questo punto e tu non sai quanto ho sofferto, ed ora che posso vivere un amore come il tuo non ho intenzione di rinunciarvi. Se non puoi, o non vuoi, capire i miei sentimenti, non m'importa.
- E ai tuoi genitori cosa dirai? - le urlò – Sapranno capirlo loro, Hermione? Sapranno capire chi é lui e cos'ha fatto? Sapranno accettarlo?
Hermione tornò a sedersi.
- E' possibile che non verranno mai a saperlo. – rispose con calma.
La giovane Weasley sgranò gli occhi.
- Tu non... non...
- Ho modificato loro la memoria, - rispose lei abbassando sguardo basso, prendendo poi una fetta di pane tostato – gli ho fatto credere di volersi trasferire dall'altra parte del mondo. Tu non avresti paura di una figlia del genere? Come pensi che possano guardarmi sapendo cosa sono in grado di fare?
- Sono i tuoi genitori!
- Mi guarderanno nello stesso modo in cui noi guardiamo Harry. Avranno paura di me e della mia bacchetta.
- E’ una sua
brillante idea? – domandò con stizza facendo un cenno col capo nella direzione di Piton.
- No, è solo mia. Ci stavo pensando da un po’ di tempo. E più passano i giorni, più mi convinco che sia la scelta migliore. Per Severus è un errore. – si affrettò ad aggiungere quando la vide aprire la bocca per ribattere.
- Fai quello che vuoi. – dichiarò Ginny dandole le spalle e dirigendosi a grandi passi verso l’uscita.
Hermione appoggiò la fetta di pane sul tavolo, la poco piacevole chiacchierata con Ginny le aveva chiuso lo stomaco.
Sentì Severus sedersi accanto a lei.
- Mangia, - le disse rimettendole in mano la fetta di pane tostato – non puoi stare a stomaco vuoto.
- Mi odia.
- Le passerà. – rispose Severus versandosi del caffè.
Hermione fece un mezzo sorriso rigirando il pane tostato tra le mani, sentì le dita di Severus accarezzarle l’altra mano appoggiata mollemente sul tavolo.
Si voltò vero si lui e sorrise debolmente.
* * * *
La bacchetta vibrò leggermente, Harry la tenne ferma afferrandola più saldamente.
Ron sbuffò e si passò la mano sana tra i capelli rossi.
Harry lo osservava e non sembrava soddisfatto dei risultati.
Avevano iniziato con gli incantesimi di disarmo, ma non funzionavano. I suoi incantesimi non erano abbastanza potenti, Harry riusciva a resistere tenendo ferma la bacchetta. A volte riusciva perfino a schermare l'incantesimo e bloccarlo.
Ci riprovò, impugnò la bacchetta come faceva con la mano destra e pronunciò l'incantesimo.
La bacchetta vibrò, forse più forte di prima, ma Harry riuscì a tenerla in mano senza difficoltà.
- Maledizione! - gridò frustrato – Non ci riesco.
- Non ti stai concentrando abbastanza. - lo riprese il suo amico.
- Non é vero.
Era una bugia e lo sapevano entrambi. In testa aveva solo un pensiero fisso che lo tormentava e non riusciva a pensare lucidamente ad altro.
Provò di nuovo con l'incantesimo, con frustrazione e rabbia. L'incantesimo colpì il polso dell'amico che la lasciò cadere, non era schizzata via come faceva di solito, ma era, comunque, un passo avanti.
- Meglio che niente. - echeggiò Harry raccogliendola da terra mentre con l'altra mano si massaggiava il polso, ma dal tono di voce si capiva che era preoccupato – Ma devi imparare a scindere le tue emozioni, Ron.
Evidentemente non riesci a scindere il sentimento da un semplice rapporto fisico.Deglutì e cercò di non pensare a lei, cercò di non ripensare a quando era nel suo letto, fisicamente con lui, ma con mente, cuore e anima con un altro.
- Riproviamo. - disse Harry riposizionandosi davanti a lui – Cerca di tenere il braccio più in alto e ruota meno il polso.
Ron si concentrò, almeno ci provò.
Sono certa che troverai la donna in grado di apprezzarti come meriti. Maledizione!
Harry avvertì la bacchetta vibrare appena.
- Non ti impegni Ron! - gli disse demoralizzato - Hai la mente altrove! Se non sarai in grado di disarmare un altro mago dovrò dirlo ai tuoi e ti manderanno a Villa Conchiglia.
- Io non resterò a guardare mentre la mia famiglia rischia la vita.
- Allora concentrati, maledizione!
Per la prima volta Harry si rese conto quanto doveva essere stato frustrante per Piton insegnargli Occlumanzia.
Avrebbe preso a pugni il suo migliore amico se l'avrebbe aiutato a trovare la concentrazione giusta.
Calò il silenzio nell'aula. Ron ed Harry si guardarono negl'occhi.
Fu Harry il primo a parlare.
- Mi dispiace, Ron. Davvero. Ma devi fartene una ragione, adesso. Se vuoi odiare Hermione o Piton puoi farlo finita la guerra. Ora devi solo imparare a combattere.
Un pugno allo stomaco non avrebbe avuto lo stesso effetto.
Ron sapeva che tra di loro c'era qualcosa o stava per succedere qualcosa. Lo vedeva tutti i giorni, ma le parole di Hermione del giorno prima –
cristo solo il giorno prima! - gli avevano dato la debole speranza che si fosse sbagliato. Era arrabbiato, furioso con lei, ma sapeva che gli sarebbe passato.
Non era in grado di essere troppo in collera con Hermione.
Ma ora...
Sospirò e abbassò lo sguardo sulla sua bacchetta, non la sentiva più come un tempo, era come un peso estraneo nella mano. Era sempre stato un mago decente, ora non riusciva neppure a sollevare più di un libro alla volta.
E più falliva, più si sentiva peggio. Voleva migliorare, ma non ci riusciva. Sapeva che Harry aveva ragione, se non imparava a combattere con la mano sana che gli era rimasta sarebbe stato un peso per gli altri.
E non solo durante la battaglia, ma per tutta la vita.
- Riprova. - disse l'amico – Cerca di non pensare a nulla. - sospirò e ravvivò i capelli spettinati con la mano – O almeno provaci.
Ron chiuse gli occhi concentrandosi sul respiro, focalizzando i pensieri su un muro nero, senza immagini che lo distraessero.
… pensavi a lui quando venivi a cercarmi e gemevi nel mio letto?Il giovane mago scosse il capo, cacciando quell'immagine.
Sì.Lanciò l'incantesimo.
Questa volta la bacchetta non si mosse di un millimetro.
- Cazzo! - urlò Ron desiderando lanciare la propria bacchetta dall'altra parte della stanza.
- Concordo. - echeggiò Harry andando accanto a lui evidentemente demoralizzato – E' inutile, Ron. Non ti concentri. Parla con Hermione se ti aiuta ad andare avanti.
- So già cosa mi direbbe. - rispose l'altro.
- Allora, amico, io non so più come aiutarti.
Si sedettero su un banco, l'uno accanto all'altro.
- A te non disturba? - domandò dopo qualche intenso minuto passato fissarsi i lacci delle scarpe – Insomma... era innamorato di tua madre!
Harry fece ruotare la bacchetta tra le dita pensieroso.
- Mia madre non é stata gentile con Piton. - rispose tristemente fermando la bacchetta – Eppure lui non ha mai smesso di amarla. Sono passati tanti anni, forse troppi.
- Aveva giurato di proteggerti.
- E' quello che ha fatto, Ron. In modo brusco, ma é quello che ha fatto. Anzi è quello che sta facendo.
- Potrebbe essere suo padre.
- Anche tra Tonks e Remus c'erano parecchi anni di differenza. Eppure si sono sposati, hanno avuto Teddy.
Ron scese dal banco sospirando demoralizzato.
- Come ho fatto a ridurmi in questo modo, Harry?
- Perché sei un
sentimentale, Weasley. - echeggiò Piton alle loro spalle.
Ron sentì qualcosa esplodergli all'altezza dello stomaco. Non aveva mai parlato con Piton da quando era tornato e, da quando aveva iniziato a comprendere i veri sentimenti di Hermione, aveva voluto vederlo il meno possibile per non dare conferma ai dubbi che lo tormentavano.
Ora se lo trovava davanti, il solito Piton vestito di nero, con lo sguardo cupo, senza l'ingombrante mantello che lo faceva sembrare un pipistrello gigante.
L'uomo che gli aveva portato via Hermione.
Serrò la mascella irritato.
- Professor Piton... - iniziò Harry accanto a lui.
- Potter, - fece lui senza distogliere lo sguardo da Ron –
vattene.- Ma... professore... - Ron poteva sentire lo sguardo dell'amico spostarsi da lui a Piton.
- Io e Weasley dobbiamo parlare.
Ron ed Harry si scambiarono una lunga occhiata.
- Vai. - disse infine il rosso – Non preoccuparti.
Harry gli diede una pacca sulla spalla.
- Davvero commuovente. - sibilò sarcastico Severus alle loro spalle.
Quando Potter uscì dall'aula, Ron si era aspettato un discorso. Invece Piton si limitò ad osservare l'aula riadatta. Alcuni cuscini erano stati ammassati in un angolo, c'era una pila di libri sulla difesa e alla lavagna era stata scritta una lista di incantesimi che avrebbe dovuto imparare per restare a combattere.
- Disarmare un amico? - domandò beffardo osservandolo con attenzione - Davvero utile visto i risultati fin ora raggiunti.
Il sorriso di scherno su quelle labbra sottili – quelle labbra che baciavano Hermione al posto
suo – lo fece infuriare ancora di più. Senza rendersene conto strinse con più forza la bacchetta.
- Così abbiamo imparato Difesa durante il quinto anno.
- Ah... l'Esercito di Silente. - con la punta della bacchetta sollevò la copertina rigida del primo libro impilato sul banco – E' servito solo a creare scompiglio.
- Abbiamo affrontato i Mangiamorte!
- Paciock si è rotto il naso. Sua sorella una caviglia. - iniziò ad elencare – Escoriazioni varie. Stati confusionali. Hermione...
- Non. Deve. Nominare. Hermione.
Aveva parlato piano, senza volerlo fare realmente, sentendo la rabbia galoppargli in petto.
Vide un luccichio animare gli occhi del mago e l'angolo delle labbra sollevarsi appena in un ghigno.
- Ah... la
gelosia... - soffiò con un ghigno beffardo – un sentimento così sottovalutato. Spesso sono i nostri peggiori sentimenti che ci permettono di sopravvivere.
- E lei o sa bene, vero?
Piton non gli rispose, si limitò a fissarlo intensamente negli occhi.
- Vattene Weasley. - disse allontanandosi dai libri – Non sei capace di tenere una bacchetta, sarai un peso per tutti. Un morto in più sulla coscienza di Potter.
- Io non me ne vado. - rispose deciso.
- Bene, - fece il mago vestito di nero posizionandosi davanti a lui come aveva fatto prima Harry – allora vediamo cosa sai fare.
Ron sgranò gli occhi. Piton voleva duellare con lui? Non era stato in grado di disarmare Harry, era certo che non sarebbe stato in grado di disarmare o colpire un mago potente come Severus Piton.
- Io non duello con lei.
Un sopracciglio nero si incurvò verso l'alto.
- Così
debole...- sibilò – così
infantile. - Ron sentì la mano che impugnava la bacchetta tremare dalla rabbia – Non mi stupisco se Hermione...
Hermione.
Hermione.
Hermione.- Expelliarmus!
Era stato più forte di lui, la mano e l'incantesimo erano partiti contro la sua volontà solo a sentire il nome di lei. Non era riuscito a fermarsi.
Piton non poteva entrare in quell'aula e parlargli di Hermione. Cosa sapeva di lei in fin dei conti?
Senti un formicolio attraversargli il braccio, fino alla bacchetta.
Il mago bloccò facilmente l'incantesimo con un ghigno divertito.
- Gli incantesimi non verbali, Weasley! - Piton stava quasi gridando – Eppure mi era sembrato di esser riuscito a farti entrare qualcosa in quella zucca vuota.
- Prima o dopo aver ucciso Silente?
Voleva fargli male. Lo desiderava con tutte le forze, voleva ferirlo, umiliarlo, fargli sentire anche solo una piccola parte del dolore che provava lui.
Un suo incantesimo l'aveva mutilato per sempre.
Gli aveva portato via l'amore.
Ed ora lo stava deridendo.
Eppure Piton non sembrava adirato per le sue parole, anzi stava sogghignando.
- Concentrati sugli incantesimi, - ordinò – non sugli insulti.
- Certo, lei è abituato a ricevergli. Vero
professor Piton? - non riuscì a nascondere il disprezzo nella sua voce.
Riuscì a stento a vedere il braccio di lui che si muoveva. Si mosse in automatico, bloccando l'incantesimo che, sicuramente, l'avrebbe schiantato.
Vide una scintilla brillare gli occhi neri dell’uomo, non era rabbia, sembrava quasi soddisfazione.
- Meglio. - gli disse – Me devi esser più veloce. - si fissarono negl’occhi, Ron era silenzioso, stringeva la bacchetta - Avanti Weasley. – lo punzecchiò l’altro – Fai del tuo meglio. Non preoccuparti per me, - ghignò divertito - mi attenderanno
amorevoli cure questa sera.
La rabbia esplose nel suo corpo come un palloncino pieno d’acqua, digrignò i denti.
- Petrificus Totalus!
Piton lo bloccò con facilità.
- Scontato e debole. – sentenziò con uno sbuffo infastidito – Duelli come una bambina, Weasley. Paciock ha tenuto testa ai Mangiamorte per tutto l'anno scolastico mentre tu ti nascondevi nei boschi.
- Ho distrutto un Horcrux. - si difese – Ho aperto La Camera dei Segreti.
- Hai sibilato in un bagno. E chi ti ha guidato verso la spada di Grifondoro?
Serrò la mascella infastidito, aumentò la stretta attorno al legno della bacchetta.
Piton sorrise con cattiveria.
- Tutto qui? - domandò con cinismo – E' questo il tuo meglio, Weasley? O per farti esplodere devo scendere in particolari più
piccanti?
Voleva gridare.
Sentiva la rabbia esplodergli dentro, divorarlo come un parassita. Il cuore pompare in petto e il sangue salirgli al cervello.
Mosse veloce la mano, pensò così intensamente all'incantesimo che si dimenticò di dirlo ad alta voce.
Piton lo bloccò senza problemi, ma stava sorridendo.
- Molto, molto meglio Weasley. Ma la rabbia ti acceca. Non sei padrone del tuo corpo.
Ron sgranò gli occhi, improvvisamente consapevole di quello che stava accadendo.
Piton lo stava aiutando.
Perché lo stava aiutando?
- Mi odi, Wealsey? - gli chiese a bruciapelo il mago.
Fissò Severus Piton. C'era una voce dentro di lui che gli urlava di odiarlo, di disprezzarlo per quello che aveva fatto in passato e per avergli portato via Hermione.
- Sì. - sibilò stringendo la bacchetta.
- Bene. - disse lui – Usa questo sentimento. Non lasciarti dominare dalla rabbia. Sii tu a dominarla, a piegarla ai tuoi voleri. Capisci cosa intendo?
- Sì. - rispose con un soffio.
Piton fece un mezzo sorriso.
- Bene, Wealsey. Da adesso in poi non mi limiterò a lanciare incantesimi scudo. Sei pronto?
Ron lo vide posizionarsi meglio davanti a lui, impugnò meglio la bacchetta e alzò il braccio.
Ricambiò il mezzo sorriso.
- Sono pronto.