Ragazzuole... non abituatevi ad aggiornamenti in tempi record.
E' un caso.
Questo capitolo é molto importante per me e spero per voi.
E' da questo capitolo che ben 4 anni fa é nata tutta la storia.
Capitolo 15: Imparerò ad amarti- Di nuovo, Potter. - disse Severus massaggiandosi le tempie – Ripeti tutto e non tralasciare nulla, anche il più piccolo ed insignificante dettaglio può essere fondamentale.
- Ma ha appena finito di raccontarlo! - protestò Ginny – Perché deve continuare a rivivere quell'incubo?
- Va tutto bene, Ginny, - disse Harry con un lieve sorriso nonostante il pallore che faceva spiccare la cicatrice e gli occhi smeraldo circondati da profonde occhiaie violacee – sono io che ho chiesto aiuto al professor Piton.
Si trovavano tutti in Sala Grande. Avevano fatto sparire il grande tavolo e fatto apparire un tavolo rotondo abbastanza largo per tutti i presenti, ma decisamente più piccolo. Le voci rimbombavano nella sala vuota. Era inquietante stare in quella grande sala soli, mentre le voci echeggiavano in modo sinistro attorno a loro. Perfino i fantasmi erano spariti in qualche corridoio isolato del castello.
Ginny si ritrovò a pensare che quella situazione era la degna rappresentazione di quello che erano in quel momento: soli a combattere la guerra.
Erano visibilmente scossi ed intimoriti. Harry fissava a turno un punto imprecisato del muro, poi la punta delle scarpe. Evitava accuratamente di fissare gli altri negl'occhi. Sapeva cosa ci avrebbe visto.
- Avete chiamato Hermione? - chiese fissando una delle torce appese al muro.
Sapeva che Hermione non avrebbe avuto quello sguardo pietoso, che non si sarebbe limitata ad ascoltare terrorizzata il suo racconto. Che avrebbe cercato una spiegazione e che avrebbe voluto trovare una soluzione concreta, senza farcirla di inutili parole di sostegno.
Come Piton.
Trattenne un sorriso.
Erano stranamente simili.
Ma, forse, non era poi così strano.
- Certo, caro. - gli rispose Molly con un sorriso materno che celava una profonda preoccupazione per lui e per la tutta la sua famiglia – Non era nella sua stanza. Le abbiamo mandato un messaggio. Se sta meglio è probabile che sia in biblioteca o nel parco a controllare le barriere. Non sta mai ferma quella ragazza. - fece un sorriso che voleva essere di incoraggiamento, di conforto, ma che fece sentire Harry ancora più piccolo. Ancora più indifeso e solo.
Severus sentì la conversazione, ma non mostrò il minimo interesse.
Credeva – nel profondo del cuore
sperava - che Hermione fosse la prima a precipitarsi dall'amico, come aveva fatto quella sera quando Potter non riusciva a svegliarsi.
Fece finta di non sentire la
delusione per non averla ancora vista.
Ignorò il
desiderio di sentire ancora la sua fresca pelle e il sapore delle sue labbra.
O la
gelosia che gli rodeva l'anima nell'immaginarla china ed in lacrime al capezzale di Potter.
Le parole di Albus gli rimbombavano ancora nella testa. E più insinuava che fosse innamorato della piccola Grifondoro saccente, più si intestardiva dicendosi che amava solo Lily.
Il filo dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto dall'entrata trafelata dell'oggetto dei suoi
indesiderati pensieri.
Calò il silenzio nella Sala Grande mentre tutti fissavano la strega che non si faceva vedere da tre giorni.
- Santo Godric, - sbottò Ginny con gli occhi sgranati dimenticandosi un attimo del motivo che li aveva spinti a riunirsi così velocemente - cosa diavolo hai fatto ai capelli?
Hermione si guardò attorno e arrossì lievemente.
Adorabile, Severus.
Anche Lily lo era.- Oh...- fece la strega imbarazzata – io... li ho tagliati.
- Perché? - domandò la rossa – Sono cortissimi!
- Erano troppo lunghi. Mi impacciavano durante la preparazione delle pozioni e richiedevano troppo lavoro. Così sono molto più libera.
- Sembri un maschio. - sentenziò Ron duramente.
- Ron! - fece Molly indignata – Non essere scortese! Non ascoltarlo Hermione, ti stanno bene. E in quanto a te, signorina, - continuò rivolta alla figlia – dobbiamo fare un discorsetto sul tuo linguaggio. Io e tuo padre ti abbiamo insegnato l'educazione.
Ginny sbuffò indignata.
- Vorrà dire che la prossima volta che schianto un Mangiamorte chiederò scusa.
- Ginny!
Quasi tutti nascosero un sorriso divertito.
Severus avrebbe volentieri alzato gli occhi al cielo, ma non voleva dare troppa importanza a quella pietosa scena di vita quotidiana.
- Cos'è successo? - domandò Hermione interrompendo il litigio tra le due donne Weasley.
Quasi tutti si scambiarono uno sguardo impaurito ed imbarazzato.
- Harry ha fatto un altro...
sogno. - fece Kingsley lanciando un'occhiata veloce al ragazzo.
La strega fissò l'amico. Severus vide che non c'era compassione negl'occhi della donna diversamente dagli altri presenti in quella stanza.
E' coraggiosa, Severus.
Anche Lily lo era. - Che sogno? - domandò prendendo posto accanto a Charlie.
- Voldemort, - spiegò Harry ignorando i sussulti degli altri - ha ucciso un Mangiamorte.
Hermione socchiuse gli occhi perplessa.
- Ha ucciso un Mangiamorte? E’ stato punito?
- Non era una punizione. Secondo lui era un privilegio. Un enorme dono.
- Perché?
- Prima che fossimo interrotti dai tuoi cambi d'immagine, Granger. - rispose Severus acido – Cercavamo di capirlo.
Lo sguardo di fuoco che gli lanciò avrebbe intimorito chiunque. Severus lo sostenne senza timore.
E' combattiva, Severus.
Anche Lily lo era.Eppure dovette ammettere a se stesso che gli erano mancati quegl'occhi, così come il profumo di ciliegia che stava invadendo la Sala Grande e i suoi polmoni. O, forse, solo i suoi polmoni.
Si rese conto di non aver veramente
respirato per tre giorni, che il solo vederla in quella stanza gli era di conforto. E il suo sguardo continuava a cercare le sue labbra rosse e tracciava una scia immaginaria sul suo corpo.
Improvvisamente sentì le mani prudere e le labbra pizzicare, si rese conto che voleva baciarla e sentire, di nuovo, la sua pelle e il suo sapore.
Nessuno si accorse di Ron che spostava lo sguardo dal mago alla strega. La mano sana si chiuse a pugno sotto il tavolo.
E' bella, Severus.
Anche Lily lo era.- Avanti Potter. - disse spostando, quasi con violenza, lo sguardo dalla giovane ad Harry che non aveva smesso di fissare il muro – Ricomincia.
Harry raccontò tutto quello che gli tornava in mente.
La stanza scura dove viveva Voldemort. La stessa stanza doveva aveva visto uccidere la McGranitt. La netta sensazione di non essere solo.
L'arrivo del Mangiamorte, la sua presenza appena percepita.
E poi una voce, un sibilo che gli sussurrava all'orecchio che era arrivato il momento, che era inutile aspettare ancora.
Ripeté la discussione con il Mangiamorte, ogni parola, ogni frase.
Chiuse gli occhi e serrò le mani in due pugni stretti.
- E poi l'ha ucciso. - disse con un sussurro finendo il racconto.
Era stanco di avere immagini di morte dietro le palpebre abbassate. Era stanco di ogni viso che rivedeva e che gli ricordava il perché erano morti.
Sperava che la guerra finisse in fretta. Ma non era certo che gli orrori a cui aveva assistito sarebbero finiti con la sconfitta di Voldemort.
Sempre se fosse riuscito a sconfiggere Voldemort.
E probabilmente quegli sguardi pietosi non sarebbero mai spariti.
Nessuno parlò, come la prima volta che aveva raccontato il sogno. Come quando aveva detto a tutti che la professoressa McGranitt era morta. Come quando aveva urlato che Piton era ancora vivo. Quando aveva urlato che lui
sapeva che
aveva visto.Tutti erano troppo intimoriti da quel legame che univa le loro menti e le loro anime.
Aprì gli occhi e si guardò attorno. Ginny gli aveva preso la mano e tratteneva le lacrime. Gli altri non lo guardavano, si fingevano pensierosi fissando punti imprecisati della Sala Grande.
Si sentì un reietto, un rifiuto della società da evitare. Un lebbroso, portatore di una malattia mortale.
Una malattia col nome di Lord Voldemort.
Severus soppesò ogni parola detta dal ragazzo; c'era qualcosa che gli sfuggiva. Sapeva di avere la soluzione davanti gli occhi, ma non riusciva a vederla.
C'era qualcosa nel racconto che stonava, ma, per quanti sforzi facesse, non riusciva a capirlo.
Era snervante.
- Harry... - fece l'amica piano spostando lo sguardo su di lui, come se stesse ragionando su ogni singola parola – quando dici che l'ha ucciso, stai dicendo che ha usato la bacchetta?
Tutti alzarono lo sguardo su di lei.
Severus sgranò impercettibilmente gli occhi.
Ecco la sua risposta.
E' intuitiva, Severus.
Anche Lily lo era. - Cosa?
- Ha usato l'anatema che uccide, Potter? - domandò spazientito Piton.
- Io... non ne sono certo...- rispose titubante il mago – stavo per svegliarmi... non ho visto...
- Maledizione, Potter! - imprecò il professore di Pozioni alzandosi di scatto – Concentrati e cerca di ricordare!
Ginny aprì la bocca per difenderlo, ma un'occhiata malevola dell'uomo la fece desistere.
Harry chiuse gli occhi cercò i ricordare, di rievocare l'immagine di quella stanza.
Aprì gli occhi, non fisicamente ma quelli della memoria, e si ritrovò nella vecchia camera che aveva sognato. Era in piedi davanti al camino spento nello stesso punto dove si trovava l'Oscuro Signore.
Solo che era
lui l'Oscuro Signore.
Sentiva la presenza di
qualcosa o
qualcuno attorno a lui, era
qualcosa qualcuno che conosceva.
Qualcosa qualcuno a cui non riusciva a dare un nome, ma
qualcosa qualcuno a cui aveva iniziato ad abituarsi.
L'
amico dai mille volti, lo chiamava.
Ma non c'era nessuno accanto a lui, non
fisicamente, a parte il viscido Mangiamorte che tremava sulla soglia.
La sua paura lo fece sorridere, un sorriso divertito e maligno che sentì incurvagli le labbra.
Lo sentì quel sorriso e tutti nella Sala lo videro. Ginny allentò la presa sulla sua mano, ma lui non ci fece caso.
Era concentrato sull'inetto uomo che aveva davanti.
Lo avrebbe ucciso quel Magiamorte, era il suo momento e l'oscurità che lo avvolgeva gli diceva che era arrivato il momento. Il suo
amico aveva ragione, era ora di porre fine a quella situazione di stallo.
Probabilmente non era la vittima migliore, ma gli avrebbe dato abbastanza forze per finire un lavoro lasciato in sospeso. Abbastanza forze per farlo arrivare alla sua preda.
Ma prima di perdersi in piacevoli pensieri di morte e immaginare il sapore del sangue del ragazzo che
troppe volte era sopravvissuto, doveva prima mettersi in forze.
Abbassò gli occhi alla mano, Harry si rese conto che le sue dita bianche e scheletriche non stringevano una bacchetta.
Alzò di nuovo gli occhi sul Mangiamorte, lo vide impallidire e comprendere improvvisamente il suo ruolo in quella stanza.
Ricacciò indietro il ricordo, la sensazione di non essere solo in quella stanza buia, il desiderio di morte, il divertimento che provava notando la paura di quell'insulso mago e si impose di ricordare che non era
veramente in quella stanza, che non era sua la mano che stringeva il pugnale.
Che
lui non era l'Oscuro Signore.
- No...- disse aprendo gli occhi e rabbrividendo tornando padrone sul suo corpo e della sua mente – ha usato un pugnale... voleva qualcosa da quel Mangiamorte. Qualcosa che l'avrebbe messo forze prima... prima... - non riuscì a finire la frase, abbassò lo sguardo e si mise ad osservare la sua mano intrecciata a quella di Ginny.
- Prima di cosa, Harry? - chiese Arthur.
- Prima di venire da me.
La stretta di Ginny aumentò di nuovo, aveva smesso di trattenere le lacrime ed ora scorrevano lente e silenziose sulle guance.
Avrebbe voluto dirle qualcosa di confortante, sorridere, farsi vedere forte.
Invece restò fermo su quella sedia, restituendo una debole stretta a quella della strega che amava.
Era stanco.
Severus iniziò a camminare per la stanza sotto lo sguardo stupito di tutti. Camminava in cerchio e muoveva le labbra sottili lentamente parlando a e stesso.
Fece su e giù parecchie volte prima di fermarsi e fissare Harry negli occhi.
Negli occhi di Lily.Si rese conto, però, che mancava qualcosa in quello sguardo smeraldo che aveva sempre amato.
Era la scintilla dell'amore. Forse il fuoco della passione. Oppure la luce dell'affetto.
Probabilmente era solo una lieve sfumatura color nocciola.
Ignorò i suoi inutili pensieri.
- Cos'ha preso, Potter?
- Severus... - iniziò Molly – credo che sia sufficiente...
- No, invece. - rispose duro senza staccare gli occhi dal ragazzo - E' importante.
- Credo... credo il suo sangue...
- Lo credi Potter o ne sei certo?
Harry rimase in silenzio qualche istante.
- Ne sono certo.
- Non è possibile... - disse il professore riprendendo a camminare in cerchio ignorando tutti i presenti – non è possibile... non era in grado di preparare la pozione... la formula era troppo complicata.
Gli altri si scambiarono uno sguardo confuso.
Hermione osservò il mago, si ritrovò a mordersi un labbro vedendolo così agitato.
- Quale formula? - domandò.
Severus non rispose, continuò a camminare e borbottare frasi incomprensibili.
- Quale formula? - domandò ancora alzando un po' la voce.
Il mago continuava a camminare imperterrito. Hermione si chiese se l'anno in cui era stato Preside facesse quegli stessi gesti, magari cercando di capire dove potessero essere. Magari cercando sempre nuovi metodi per difendere gli studenti senza far cadere la sua copertura.
Sentì una stretta al cuore e, di nuovo, il desiderio di abbracciarlo e confortarlo. L'avrebbe fatto se lui glielo avesse permesso, se lui non l'avesse chiamata Lily mentre la spogliava.
E la rabbia per se stessa tornò prepotente, era debole per colpa sua. Chiuse le mani a pugno e lo fissò dura, rabbiosa.
- Rupert non sapeva neppure mescolare l'aria...- continuò Piton ignorando tutti – non poteva farcela. L'Oscuro non poteva affidare la formula in mano a quel mancato Magonò.
- Severus! - gridò frustata Hermione facendo sussultare alcuni dei presenti. Il mago si bloccò di colpo e fissò la giovane.
Hermione era arrossita per il modo confidenziale in cui l'aveva chiamato davanti a tutti; nelle settimane che avevano seguito il suo risveglio ad Hogwarts, quando il profumo di ciliegia aveva iniziato ad entragli nell'anima senza che se ne rendesse veramente conto, Hermione era stata una delle poche che gli era rimasta accanto nonostante le sue continue lamentele. Era stato un pessimo paziente, ma nonostante tutto lei era rimasta, testarda fino alla fine.
Passare da
signorina Granger a
Hermione, era stato facile e più naturale di quanto si fosse mai aspettato, Hermione aveva iniziato a chiamarlo per nome poco prima che decidesse di partire.
La prima volta che aveva pronunciato il suo nome ricordava un leggero brivido percorrergli la schiena. Ricordava di aver pesato che nessuno, neppure la sua dolce Lily, aveva mai pronunciato il suo nome con quel tono.
Il tono di una donna innamorata.
Si fissarono in silenzio per parecchi secondi in un muto dialogo che solo lui poteva comprendere.
Forse non se n'era andato perché non voleva più combattere.
Forse se n'era andato perché Hermione aveva iniziato, già tempo fa, a demolire alcune barriere che aveva innalzato in anni di solitudine, rancore e sensi di colpa. Forse Lily era diventata, con gli anni, una comoda scusa per escludere ogni sentimento positivo.
Perché se non si provano sentimenti non si può soffrire. Se non ci si lega alle persone non si soffrirà quando queste moriranno. Perché le persone che amava erano destinate a morire accanto a lui.
Ed improvvisamente, sotto quello sguardo di fuoco color nocciola, così diverso dallo sguardo che aveva creduto di amare tutti quegl'anni, si rese conto che era
morto immerso nel verde smeraldo di Lily. Nella sofferenza di un amore mai ricambiato. Con il dolore di un cuore spezzato.
Ed era
rinato nel profumo e nel sapore di Hermione. Con la promessa di un amore sincero. Con la possibilità di essere felice, di essere amato come mai era stato in vita sua. E come mai aveva immaginato.
E che questa opportunità gli faceva paura.
Una fottuta paura.
- Quale formula? - domandò di nuovo Hermione ancora rossa in volto per l’imbarazzo, ma senza abbassare lo sguardo.
Il mago si guardò attorno come se si fosse reso solo conto solo in quel momento di aver parlato ad alta voce, tutti lo stavano fissando in attesa di una sua spiegazione. Capì come doveva sentirsi Albus ogni volta che qualcuno cerava in lui una risposta.
- Prima che l'Oscuro cercasse la Bacchetta di Sambuco, - spiegò – ha provato altri modi per diventare più forte. C'è una pozione... è estremamente difficile da distillare e sono certo che non c'erano scorte disponibili. E' un pozione che amplifica i poteri magici se si utilizza un determinato ingrediente.
- Quale ingrediente? - domandò Kinsgley.
- Sangue. Per le precisione sangue di mago. - rispose l'altro. Molly si portò una mano alla bocca inorridita. – Più il mago è potente, più la pozione ha effetto. Ma la formula è instabile e la pozione da una forte assuefazione se presa per lunghi periodi. In pochi sono in grado di eseguirla nel modo corretto.
- Non esiste una pozione del genere. - fece Hermione decisa – Ho letto abbastanza libri della Sezione Proibita per esserne certa, non c'è nulla. Neppure un accenno.
Per la prima volta da quando era arrivato Severus sorrise. Non un sorriso di gioia, ma uno dei suoi sorrisi obliqui, uno di quelli che avrebbe fatto rabbrividire Neville.
Uno di quelli che aveva fatto innamorare Hermione.
- E' ovvio che tu non abbia trovato nulla in biblioteca. Nessuno sa della sua esistenza.
Hermione sgranò gli occhi.
- L'hai creata tu...
E' intelligente, Severus.
Anche Lily... oh al diavolo!Il ghigno sul volto spigoloso del mago aumentò, annuì leggermente.
- Silente ha sempre sostenuto che l'Oscuro non era morto e che sarebbe ritornato. Conoscevo il mio ruolo e dovevo interpretare la mia parte in modo perfetto. Ho iniziato a studiare quella pozione qualche anno dopo la sua caduta. Perfezionando la sua imperfezione, selezionando gli ingredienti più rari e difficili da trovare. Rendendola complicata ogni anno. Sapevo che sedici anni di informazioni non sarebbero bastati per far credere nella mia completa fedeltà. Quella pozione invece...
Ron scosse il capo e si voltò verso Hermione con un ghigno sul volto. Molly era bianca come un lenzuolo. Conoscere questi dettagli del doppio gioco di Piton era troppo, sapeva che aveva fatto cose orribili per restare nel suo ruolo di Mangiamorte e spia. Aveva superato l'omicidio di Silente etichettandolo come atto di estremo coraggio e lealtà al mago ormai morente, ma sapere che aveva creato
volontariamente una pozione del genere e chissà quanti altri incantesimi oscuri era decisamente troppo. Nonostante continuasse a ripetersi che Severus era dalla loro parte, che aveva protetto Harry per tutti quegli anni, che aveva salvato George tagliandogli solo l'orecchio quando aveva corso il rischio di morire non cambiava quello che lui rappresentava: un Mangiamorte.
Le tornarono in mente le parole che aveva detto Sirius una sera nella cucina di Grimmauld Place:
un Mangiamorte resterà sempre un Mangiamorte.- Silente sapeva dell'esistenza di quella pozione? - domandò Arthur bianco quanto la moglie.
- Silente sapeva sempre tutto.
- E non hai pensato che Lui avrebbe potuto usarla?
- Rupert non è mai stato un mago dalle grandi capacità magiche, non è mai stato un problema per l'Ordine. Anzi credevo che fosse scappato alla prima occasione utile.
- Per preparare una pozione del genere,- valutò Hermione guardandosi le mani – ci vogliono esperimenti. Vari tentativi. Se questo Mangiamorte è... era - si corresse subito - così mediocre come ha fatto a prepararla? Deve aver avuto qualcuno a cui prelevare il sangue ad intervalli brevi per...- le parole le morirono in gola, si fissò ancora le dita qualche istante poi sollevò lo sguardo sul mago – Tu sei stato prigioniero per settimane.
- E' vero. - annuì il mago.
Hermione sbiancò
- Ti ha usato come cavia...
- Ero incosciente quasi tutto il tempo, - rispose – ma credo che sia una possibilità. Rupert ha usato il mio sangue per testare la pozione e, quando ha raggiunto una formula abbastanza stabile, l'Oscuro Signore ha pensato che non servivo più.
- Severus... - sussurrò l'altra.
- Ora cosa facciamo? - domandò Charlie guardando a turno i presenti – Aspettiamo una sua mossa?
- Se l'Oscuro ha ucciso l'ultimo Mangiamorte rimastogli accanto, - valutò Kingsley grattandosi il mento – vuol dire che si sta preparano ad attaccare. Direi di aumentare la protezione attorno al castello. Hermione potresti pensarci tu? So che hai trovato degli incantesimi che potrebbero esserci utili in biblioteca.
La strega annuì e tornò a guardarsi le mani sulle ginocchia. Aveva allentato i pugni, e la rabbia era stata sostituita dalla tristezza.
- Bene. Direi di verificare i punti più deboli del castello per evitare altri danni, non voglio che di Hogwarts resti solo qualche maceria. E Ron dovresti imparare meglio ad utilizzare meglio la bacchetta altrimenti non puoi combattere. Se vuoi posso...
- Lo aiuterò io. - disse Harry – Io e Ron ci stiamo già esercitando in un'aula al primo piano. Sta migliorando.
- Direi che per il momento é tutto.
* * * *
Tagliarsi i capelli non le sembrò più un'idea brillante come quella mattina.
Il vento soffiava gelido nel giardino entrandole nel collo della veste un tempo coperta dai capelli.
Era stato un cambiamento drastico, ma necessario. Allo specchio, ora, vedeva un'immagine che le somigliava di più. Quello che provava non era cambiato, ma era stanca di vedere il riflesso di una strega morta sotto il peso di un amore distruttivo.
Ora si sentiva più se stessa, anche se somigliava ad un uomo come Ron aveva fatto notare.
Si sistemò meglio la sciarpa con i colori della sua Casa attorno al collo bloccando ogni spiraglio accessibile all’aria gelida e superò il portone di quercia. Il vento le ghiacciò immediatamente il volto, sentì rabbrividire tutto il suo corpo, si strinse meglio nel pesante mantello e si incamminò verso le barriere magiche. I passi rimbombavano nel portico che separava l'entrata della scuola con i giardini.
Si bloccò poco prima di entrare nelle neve notando un'ombra dietro una delle colonne di pietra. In silenzio sfoderò al bacchetta e si avvicinò cauta selezionando l'incantesimo migliore nella sua mente. A pochi passi dalla colonna aumentò la stretta attorno alla bacchetta e fece un balzo in avanti già pronta a scagliare una fattura.
Si bloccò di colpo, le labbra avevano quasi pronunciato l'incantesimo.
- Ron... - sospirò abbassando il braccio – mi hai spaventato a morte.
- Scusami. - rispose l'altro spostando lo sguardo dalla bacchetta a lei – Ti stavo aspettando.
Hermione ripose la bacchetta nella tasca intera del mantello, era la prima volta, da quando non lo cercava più, che Ron le parlava senza urlare, oppure senza insultarla.
- Avevi bisogno di parlarmi? - chiese con un leggerlo sorriso speranzoso.
- Ho una domanda da porti. E' un dubbio che mi assale da qualche tempo e solo tu puoi aiutarmi.
Hermione si avvicinò di un passo, forse l'aveva perdonata per il modo ingiusto in cui l'aveva trattato.
- Volevo sapere, - iniziò il rosso – come ci si sente ad amare un uomo che
volontariamente ha creato pozioni ed incantesimi oscuri per fare del male agli altri e per aumentare il potere di un mago oscuro. - Hermione si bloccò di colpo sgranando gli occhi - Riesci a dormire con lui la notte o ti limiti a scoparlo come facevi con me?
Incurvò le labbra carnose in un sorriso divertito che stonava con le parole appena pronunciate.
La strega si sentì sprofondare ed arrossire nello stesso momento.
Indietreggiò senza volerlo e spostò lo sguardo altrove, troppo imbarazza per fissarlo negli occhi.
- Ron...- sussurrò senza sapere bene cosa dire – come hai capito...
- Sono diventato un buon osservatore. - spiegò lui con un'alzata di spalle senza staccarle gli occhi di dosso – Ho visto come lo guardi e come
lui guarda te. - la guardò da capo a piedi, lo sguardo era severo - Probabilmente è lo stesso sguardo che avevo io... prima...
- Tra me e Severus non...
- Già...
Severus... - la interruppe l'altro, il sorriso era scivolato via lasciando solo un ghigno sarcastico, sputò il nome dell'uomo come se fosse un boccone troppo amaro da digerire – dormite nella stessa camera o fate finta che tra di voi non ci sia nulla? Vi divertite alle mie spalle? Il povero Ron Weasley che non è stato in grado di soddisfarti come donna.
- Ron no! - il grido di Hermione echeggiò per i giardini deserti, un uccellino solitario spiccò il volo da uno dei grossi rami del Platano Picchiatore – Non c'è niente tra me e Severus. Niente.
- Non ti credo. Io vi ho visto... e lo sguardo che aveva Piton non era quello di un uomo che non prova
niente per te. Ora dimmi, pensavi a lui quando venivi a cercarmi e gemevi nel mio letto?
- Ron...
- No, non usare quel tono con me! - anche Ron ora stava gridando e la sua voce echeggiava ancora di più nel parco deserto - Rispondi! Pensavi a lui?
La strega si morse un labbro.
- Sì.
Ron fece una smorfia disgustata staccandosi dalla colonna e avviandosi verso l'entrata del castello.
- Ti sta usando. - dichiarò senza voltarsi.
Hermione chiuse gli occhi e non replicò.
- Tu sei e resterai sempre la seconda scelta, Hermione.
La sostituta della madre morta di Harry. Aumentò la stretta sul labbro aprendo un vecchio taglio e serrò i pugni. Non poteva piangere. Non voleva piangere.
- Ti farà del male. Ti spezzerà il cuore e io non ci sarò più ad aspettarti. Non mi farò usare più da te. Io non sarò mai più una seconda scelta.
Ron si allontanò veloce, non voleva più starle accanto. Non voleva avere più nulla a che fare con Hermione Granger. Forse un giorno l'avrebbe perdonata, ma per ora non voleva più vederla, né parlarle. Gli faceva male guardarla, vedere le occhiate che si scambiavano lei e
Severus...Serrò la mascella irritato e aprì la porta di legno per tornare al castello.
Un'ombra scura lo sovrastò, sollevò lo sguardo e non si stupì più di tanto nel vedere Piton sulla soglia.
Sperò che avesse sentito tutta la discussione e maledisse Nagini per non aver finito il lavoro. O quel Mangiamorte per non aver spillato ogni singola goccia di sangue da quel bastardo untuoso.
- Bene, - soffiò gelido – è tutta sua. - un sopracciglio fine dell'uomo si inclinò verso l'alto – Spero che non le sia dispiaciuto arrivare
secondo.Lo oltrepassò e si diresse verso la torre dei Grifondoro dove avrebbe fatto a pezzi qualsiasi cosa gli fosse passata sotto tiro.
Hermione restò immobile sotto il portico a fissare il parco innevato.
Si sentiva sola, svuotata da ogni energia. Sapeva di meritare tutto l'odio di Ron. Sperò solo che un giorno la perdonasse. Che riuscisse a superare il dolore che gli aveva recato.
Era stata egoista. L'aveva usato, non si era mai veramente sforzata di amarlo come meritava. Aveva sempre pensato solo a se stessa.
Si tamponò il taglio sul labbro con un fazzoletto.
- Stupida...- si disse chiudendo gli occhi per ricacciare le lacrime – stupida... sei stata solo una stupida, Hermione.
Si appoggiò alla colonna, più o meno nello stesso punto doveva aveva supplicato Severus di abbandonala.
La vita aveva uno strano senso dell'umorismo.
- Hermione.
La strega sgranò gli occhi. Sentì un brivido percorrerle il corpo.
No.Senza voltarsi si incamminò verso la barriera magica, decisa a mettere una barriera anche tra di loro.
La neve ghiacciata scricchiolava sotto le scarpe, faceva molto freddo e l'alito le si condensava davanti al viso. L'aria gelida entrava nei polmoni, le sembrava di avere mille lame conficcate in petto, ma non avrebbe rallentato, non avrebbe ceduto.
- Hermione!
No.Allungò il passo. Sentì l'altro camminarle alle spalle, accelerare per starle dietro. Poteva raggiungerla e superarla in qualsiasi momento, ma non lo fece. Voleva che fosse lei a voltarsi di sua spontanea volontà.
Non si sarebbe voltata. Non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
No!- Devo avere i capelli
rossi per parlare con te?
Si bloccò di colpo sgranando gli occhi, incredula da quelle parole di sfida. Si voltò furiosa.
Severus era alle sue spalle, le labbra erano piegate in un lieve sorriso vittorioso per averla fatta fermare e voltare.
Sentiva il corpo tremare, non sapeva dire se per la rabbia o per il freddo.
- Potrei farti la stessa domanda, Severus. - sibilò con tutta la sua collera.
Lui non replicò. Si limitò ad incrociare le braccia al petto. Hermione notò che aveva indurito i lineamenti del volto.
- Noi due dobbiamo parlare. - disse lui cambiando argomento.
- No, - rispose decisa a non cedere, a non farsi più vedere vulnerabile da lui – abbiamo parlato fin troppo.
Tu hai detto tutto quello che c'era da dire. Ora scusami, ho un lavoro da fare.
Si voltò e riprese a camminare.
Severus era riuscito a trattenere la rabbia per quello che aveva udito, ma ora quel suo comportamento aveva fatto affiorare tutta la collera che gli bruciava dentro.
L'immagine di lei a rotolarsi tra le lenzuola con Weasley,
quel Weasley, aveva fatto infiammare il suo animo di gelosia.
Assottigliò lo sguardo chiedendosi come fosse finito in quella situazione. Lui geloso come un ragazzino, che cercava lo sguardo di quella donna, che si perdeva a ricordare il suo sapore e l'odore della sua pelle.
Lui che era sempre stato capace di estromettere i sentimenti dal suo mondo.
Severus Piton succube di un'insopportabile
SoTutto.¹Ed ora che era disposto ad ammettere di provare qualcosa per lei, per quella insopportabile Grifondoro che lo sfidava ogni volta, Hermione lo liquidava in quel modo.
- Quindi funziona così. – la voce dell'uomo era bassa e profonda, ma arrivò chiara e limpida alle orecchie della strega - Fingi di essere la damigella in pericolo, ferita dal malvagio mago oscuro e poi trovi rifugio nel primo letto che trovi. Ti credevo più intelligente Hermione, - sputò il suo veleno con tutta la cattiveria che aveva in corpo – con tutti i membri maschi della famiglia Weasley, proprio con il più tonto dovevi andare. Spero che, almeno, ne sia valsa la pena.
Hermione sentì il suo mondo andare in pezzi, era stata ferita da quell’uomo, usata, umiliata e aveva anche il coraggio di darle della poco di buono!
- Non hai il diritto di giudicarmi. – sibilò con rabbia voltandosi di nuovo verso di lui – Tu hai perso ogni diritto Severus!
Il mago si avvicinò minacciosamente di un passo. Non avrebbe lasciato cadere il discorso tanto facilmente; con lei era sempre una battaglia, un piccola guerra da cui ne usciva in qualche modo sconfitto.
Ogni singola volta.
Ma ora sarebbe stato diverso.
- Mi fai credere di essere l’unico uomo a cui pensi, l’unico a cui sono rivolti i tuoi sospiri e poi scopro che ti scopi Ronald Weasley come una sgualdrina qualunque! Sei una delusione!
Il volto di lei si infiammò, fece un passo verso di lui. Battagliera. Fiera e coraggiosa come una degna Grifondoro.
- Io ti avrei deluso?- gridò con quanto fiato aveva nei polmoni, con il corpo tremante di rabbia – Io ti ho supplicato di restare! Io ero in ginocchio a piangere supplicandoti di rimanere accanto a me! Hai idea di quello che ho provato quando ho visto che te ne andavi? Hai una vaga idea del dolore che ho provato quando mi hai respinto?
Il mago si ammutolì all’improvviso e la rabbia che gli bruciava dentro sembrò svanire.
Aveva perso l’ennesima battaglia.
- Hermione...
- Ho sfiorato ogni genere di squallore amandoti, Severus Piton! – continuò lei, sentì le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi, ma si impose di non piangere. Non davanti a lui. - Ho sentito il mio cuore farsi a pezzi per te. Ma ho continuato a lottare, soffrendo in silenzio e da sola. Era in una stanza buia Severus, ero sola e disperata e Ronald mi dava un rifugio sicuro. Lui era qui quando avevo bisogno di qualcuno! Amarlo sarebbe stato molto più facile per me. Invece...
- Hermione...
- Smettila di dire di il mio nome!
Il mago fece un altro passo verso di lei, diminuendo sempre di più la distanza che li separava.
- Pensavo di essere più forte. - mormorò Hermione piano, ansimava, il fiato si condensava velocemente, la testa sembrava immersa in piccole nubi di fumo – Pensavo di poter sopportare l'idea di essere sempre seconda a...
lei. - chiuse gli occhi, le lacrime minacciavano di scendere da un momento all'altro - Ma non ce la faccio. Non sopporto l'idea di... - le sue parole furono spazzate via dal vento e dalle dita di Severus che lentamente avevano raggiunto il suo viso e avevano iniziato ad accarezzarla.
- Mi dispiace...- le disse piano – non volevo farti soffrire. - Hermione si limitò a fissarlo reprimendo un gemito strozzato - Sono sincero.
Restò in silenzio lasciando che le dita dell'uomo le accarezzassero il viso. Avrebbe voluto lasciasi andare, appoggiare la testa sulla sua mano e farsi cullare come una bambina.
Avrebbe tanto voluto dimenticare tutto quello che era successo.
Scaldarsi con un suo abbraccio.
- Basta...- gemette indietreggiando – ti prego basta, Severus. Lasciami andare.
- Non ci riesco. - ammise il mago allungando ancora la mano per accarezzarla, per sentire di nuovo il calore della sua pelle – Non posso.
Hermione alzò lo sguardo, gli occhi erano velati dalle lacrime mal trattenute, ma, comunque, brillava ancora una scintilla di fiero orgoglio.
- Io non sarò la sostituta della madre morta di Harry.
- Lo so.
- Allora perché non mi lasci stare?
- Perché voglio imparare ad amarti.
Un tempo le sarebbe bastata quella risposta. Un tempo non chiedeva altro che una possibilità, uno spiraglio nella corazza granitica di quell'uomo che amava più di qualsiasi altra cosa.
Le sarebbe bastata quella risposta, un tempo.
Ma ora non bastava più. Ora non era più così tollerante. Ora non voleva solo uno spiraglio. Voleva tutto di Severus. Ogni ombra, ogni sfaccettatura, ogni angolo del suo cuore e della sua anima.
Tutto.Non si sarebbe più accontentata di una parte del suo cuore.
- L'amore non è come una pozione che si studia sui libri di scuola, Severus. - gli disse – Non puoi imparare ad amare. Puoi solo amare o non amare.
- Io non conosco l'amore, Hermione.
- Non è vero... Lily...
- Quello per Lily era un amore malato, l’ho sempre saputo in fondo, ma… solo
ora riesco ad ammetterlo anche con me stesso. Un amore nato nell'ombra, mai ricambiato. Un amore che fa soffrire e che fa male. Io conosco solo questo di amore, Hermione. Nessuna gioia. Nessun sorriso. Solo dolore e sofferenza. Questo è quello che so. Per
me questo è amore.
- Severus...
Non riuscì più a trattenere le lacrime, lentamente e silenziose scesero brucianti e salate sulle guance ghiacciate.
- Quello che sento per te...- il mago la fissò intensamente – io non so se posso chiamarlo amore. Ma so che ti cerco nel castello, che la sola tua presenza mi fa stare bene. Che
voglio starti accanto. - si avvicinò ancora, poteva vedere il suo riflesso nei suoi occhi neri - Che ti desidero. Che il solo pensiero di te e Weasley mi fa impazzire di gelosia.
Hermione fece un lieve sorriso tra le lacrime e allungò una mano incontrando il suo volto spigoloso.
Severus Piton non era bello.
Non aveva un animo nobile.
O un cuore puro.
Ma
per lei era perfetto così com'era. Amava ogni sua cicatrice, ogni sua ombra oscura. Ogni sfumatura del suo sguardo di tenebra.
Semplicemente lo amava.
E lui le stava offrendo il suo cuore.
Non puro, non luminoso, ma vero e sincero.
Sentì le lacrime scendere ancora più copiose. Ma, ora, non erano solo lacrime di dolore e rabbia. Erano anche lacrime di gioia.
Severus le asciugò la guancia con il pollice.
- Mi dispiace farti piangere. - le sussurrò vicino al volto, così vicino che poteva sentire il calore e il profumo della sua pelle - Ma non posso prometterti che queste saranno le ultime lacrime che verserai a causa mia.
- Lo so. - sussurrò Hermione accarezzandogli li volto avvicinandosi al suo corpo, voleva fondersi con lui, diventare un’anima sola, condividere ogni incubo e ogni sogno. Lo desiderava così tanto che non le importava il prezzo da pagare per raggiungere quella felicità che fino a qualche momento prima le sembrava irraggiungibile - Lo so, Severus.
Il mago fece un sorriso e si abbassò sul suo volto. Le labbra sottili baciarono l’ultima lacrima gustandone il sapore salato. Seguì la linea del mento fino ad arrivare al suo orecchio.
- Mi insegnerai ad amare, Hermione?
La strega rabbrividì, l’alito caldo di lui trovò uno spiraglio nella sciarpa. Sentì il calore di quel respiro su tutto il corpo. E ai brividi di freddo susseguirono brividi di piacere e di attesa. Afferrò la sua casacca perché non era certa che le gambe avrebbero retto.
Severus non aspettò una risposta, lentamente le baciò l’angolo della bocca per poi impossessarsi delle sue labbra.
La baciò piano, delicatamente, assaporandola lentamente.
Le loro labbra si muovevano piano, seguendo il loro ritmo. Era diverso dal bacio sulla torre. Diverso da quella sera davanti al camino.
Era un bacio
consapevole, desiderato da entrambi.
Hermione si sentiva andare a fuoco, non si sarebbe meravigliata se una volta finito quel bacio così intimo avesse trovato la neve ai loro piedi ridotta ad una pozzanghera fumante.
Quando Severus approfondì quel delicato contatto pensò di perdere anche quella poca lucidità che le era rimasta.
Quando si separarono aprì li occhi e gli sorrise, un sorriso delicato, ancora velato alle lacrime.
Lui ricambiò li leggero sorriso e le passò una mano tra i corti capelli.
- Sembro proprio un maschio, vero? - chiese imbarazzata.
- Ti stanno bene. - disse solamente prima di spostare lo sguardo verso l'orizzonte, dove Hermione sapeva c'era il limite del territorio di Hogwarts – In due finiremo prima.
La strega annuì e si asciugò le guance umide.
- Allora andiamo.
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Note:
¹ Giusto perchè si vuole restare più canon possibile anche in una storia AU ricordo che SoTuttoIo viene dal film, SoTutto viene dai libri.
Per una verifica: Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, ma non ricordo il titolo del capitolo, per capirci è quello dove Severus tiene la lezione al posto di Lupin.