Il Calderone di Severus

Sfida N. 9 FF: Se Severus non fosse mai morto

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view post Posted on 13/2/2013, 19:30
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CITAZIONE (Ida59 @ 12/2/2013, 21:33) 
Bello, come sempre, e proprio come tale atteso, il filo conduttore del capitolo, l’elemento naturale che unisce personaggi e trama: il ghiaccio, in questo capitolo.

Ti anticipo che ci sarà qualche capitolo senza elemento naturale che compie il collegamento (te ne renderai conto, quando leggerai l'ottavo), perché non è presente nella poesia "ispiratrice".

CITAZIONE
Lo so, sembrerà magari noioso e ripetitivo come complimento, ma a me piacciono tantissimo queste tue frasi!

E non sai quanto io sia felice che queste frasi ti piacciano tantissimo!

CITAZIONE
Bello, bello, bello!
E’ bellissimo, per me, ritrovare questi suoi pensieri: quanto mi è mancato di leggere, capitolo per capitolo, il tormentoso circolo di questi pensieri che si rincorrono all’infinito nel tormento del presente irrimediabilmente cristallizzato nel rimorso in cui vive Severus!

Spero di riuscire a continuare a posatare con regolarità, fino alla fine della storia. Al momento sto scrivendo il capitolo IX, che è quasi giunto in direttiva d'arrivo.

CITAZIONE
AAAAh! Alla fine mi sa che metterò in cornice tutti questi brani ossessivi, uguali epppure diversi, colmi di un inconsolabile dolore! (E il dolorimetro sale, eccome se sale!)

E temo che continuerà a salire nei prossimi capitoli.

CITAZIONE
Assurdo, ma ho pensato che la coccinella potesse essere Severus e che Rebecca potrebbe riuscire a scalfire e sciogliere il ghiaccio intorno a lui…

Che bella immagine che ti è venuta in mente! Ammetto di non averci pensato (in realtà volevo solo fare in modo che Rebecca compisse una magia che avesse qualcosa a che fare con il ghiaccio), ma adoro quello che hai scritto... e chissà che, alla fine, Severus non sia effettivamente la coccinella...

CITAZIONE
E’veramente incredibile come ogni volta riesci, in modo sempre diverso, a descrivere l’ossessiva immobilità dei suoi pensieri dovuta a quell’eterno rincorrersi in circolo, senza mai trovare una via di fuga.

Grazie mille! In realtà mi piace trovare nuovi modi per descrivere l'immobilità dei pensieri di Severus, che si muovono in un circolo continuo.

CITAZIONE
Anche questo mi piace tanto: è i suo dolore, il suo rimorso, la sua colpa…

Contenta che ti piaccia!

CITAZIONE
Sospiro, sospiro, sospiro… come si dibatte in questa disperazione senza rassegnazione il mio povero amore!

Grazie mille per la recensione! E per tutto quello che hai scritto! E adesso vado a scrivere un po' del capitolo IX, ispirata dal suonatore d'organetti che quasi tutte le sere si apposta sul ponte che collega l'ile de la cité con l'ile Saint-Louis.
 
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view post Posted on 13/2/2013, 20:59
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CITAZIONE (Alaide @ 13/2/2013, 19:30) 
Ti anticipo che ci sarà qualche capitolo senza elemento naturale che compie il collegamento (te ne renderai conto, quando leggerai l'ottavo), perché non è presente nella poesia "ispiratrice".

Sì, ho già letto il capitolo (a breve il commento) e ho notato che lì è diverso.
CITAZIONE (Alaide @ 13/2/2013, 19:30) 
Che bella immagine che ti è venuta in mente! Ammetto di non averci pensato (in realtà volevo solo fare in modo che Rebecca compisse una magia che avesse qualcosa a che fare con il ghiaccio), ma adoro quello che hai scritto... e chissà che, alla fine, Severus non sia effettivamente la coccinella...

Be', in questo caso Rebecca lo libererebbe! :)
CITAZIONE (Alaide @ 13/2/2013, 19:30) 
Grazie mille per la recensione! E per tutto quello che hai scritto! E adesso vado a scrivere un po' del capitolo IX, ispirata dal suonatore d'organetti che quasi tutte le sere si apposta sul ponte che collega l'ile de la cité con l'ile Saint-Louis.

No, no, nooooooooo! Il suonatore d'organetti porta malissimo in questa storia!!!


Edited by Ida59 - 24/7/2015, 22:08
 
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view post Posted on 14/2/2013, 13:41
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Winterreise - Capitolo VIII: Rückblick, di Alaide

E anche in questo inizio di capitolo la spirale di tormento per Severus continua ininterrotta.
CITAZIONE
Ogni giorno portava con sé il voltarsi indietro, l’impossibilità di vedere altro nel suo futuro, se non un continuo sguardo volto al passato, a quel passato che non poteva dimenticare, che non voleva dimenticare. Era una riflessione tormentosa e dolorosa, una riflessione necessaria, perché il tormento faceva parte della sua anima, giusta ricompensa per quelle colpe incancellabili.

Sì, in modo molto evidente, visto che non è morto e non ha più altro da fare, Severus ha deciso di tormentarsi a fondo in una impossibile espiazione delle sue colpe, senza nemmeno provare a cercare di raggiungere una redenzione finale.
CITAZIONE
Severus si ritrovò a fissare nuovamente gli occhi pieni di fiducia ed innocenza della bambina, quell’innocenza che traspirava dalla lettera che gli aveva fatto dare dalla zia. Era un’innocenza che pareva scontrarsi in maniera assoluta con le sue colpe, con l’innocenza che lui non aveva mai avuto, nemmeno quando aveva l’età di Rebecca.

Un perfetto contrasto colpa/innocenza. E mi immagino che la bimba sia vestita di bianco…
CITAZIONE
Gli occhi della bambina parevano fissarlo, adesso, con quell’estrema fiducia che già gli aveva rivolto quando gli aveva chiesto il fazzoletto, una fiducia che sarebbe scomparsa, ne era certo, se Rebecca avesse saputo la verità su di lui.
Una fiducia che non meritava, ancor più considerando l’innocenza di quella bambina.

Ovvia considerazione… oooh, mio povero Severus…
CITAZIONE
Si era aspettato che si stancasse di attendere, oppure che insistesse insopportabilmente, invece stava soltanto aspettando la sua decisione.

Strana bimba, Rebecca. In un certo qual senso mi ricorda Emma dell’altra tua storia. Ti vengono bene le bambine nelle fic!
CITAZIONE
Forse, fermandosi, avrebbe avuto, per qualche breve istante, un momento in cui i ricordi non sarebbero giunti in massa a gridargli le sue colpe imperdonabili.

Magari… un attimo di tregua al suo tormento… ma mi sa che l’autrice è troppo “sadica” (nell’accezione particolare del “Sadi-Club”) per concederglielo…

C’è qualcosa di diverso in questo capitolo rispetto a tutti i precedenti. Non ritrovo più il filo conduttore dell’elemento atmosferico che mi conduce da un personaggio all’altro, e ammetto che all’inizio mi è mancato; poi mi sono accorta che questa volta sono i pensieri stessi di Severus che si svolgono per tutto il capitolo (e chi sono mai io per lamentarmi di ciò?) per unirsi infine alla musica ed al canto, a quelle parole che, in apparenza innocue, tramite la magia della musica sanno invece evocare i suoi ricordi riportando sempre i suoi pensieri al circolo infinito di tormento: povero Severus intrappolato in questa ossessione d’amore e incatenato al passato dalle sue colpe!
Ho trovato davvero bellissimo il modo in cui hai saputo perfettamente amalgamare le parole del canto con i ricordi di Severus, apparentemente slegati ma invece intimamente connessi nel suo più profondo sentire, riuscendo a trovare connessioni veramente stupende . E così ancora si torna al leitmotiv della storia (ed io dolorosamente gioisco), a colpe imperdonabili, dolorosi rimorsi e irraggiungibile, nel fascino antico e melodioso delle tue parole.
CITAZIONE
Una vita in cui era straniero, in mezzo alla moltitudine.
Anche in quel momento, lì, tra quei Babbani, sapeva di essere solo nel suo cammino, un cammino che lo portava avanti, con lo sguardo volto sempre indietro, un cammino che si srotolava davanti a lui in pieno inverno. Era come se il suo viaggio fosse quello di un viandante che proseguiva sempre in un sentiero ricoperto di ghiaccio e neve, ma di un ghiaccio ed una neve brucianti, come le sue colpe, impresse a fuoco nella sua anima.

Credo che in queste frasi ci sia l’essenza di Winterraise, quel viaggio infinito lungo l’inverno dell’anima e la solitudine data da quell’essere (o sentirsi) diverso rispetto a tutti gli altri. Sarà anche ripetitivo fino all’ossessione (e lo vedo perfetto per Severus, visto che così è realmente stata la sua vita) ma a me piace tantissimo questo angoscioso e insistente ritorno al passato tra le cui spire Severus sembra irrimediabilmente intrappolato.
Le ultime frasi in chiusura del capitolo sono bellissime e tremende insieme, da brividi. Da nodo alla gola, le ultime 5 parole.

Una piccola nota: non so se è voluto o meno, ma i genitori di Rebecca in questo capitolo mi hanno ricordati i Dursley.


Edited by Ida59 - 24/7/2015, 22:08
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 14/2/2013, 13:41) 
Un perfetto contrasto colpa/innocenza. E mi immagino che la bimba sia vestita di bianco…

Non immagino quasi mai i vestiti dei personaggi. Ma può starci Rebecca vestita di bianco.

CITAZIONE
Strana bimba, Rebecca. In un certo qual senso mi ricorda Emma dell’altra tua storia. Ti vengono bene le bambine nelle fic!

In effetti ho un debole per descrivere bambine silenziose e "strane". O meglio bambine che hanno subito un qualche trauma (a Rebecca è morto lo zio. Ad Emma sta morendo la madre).

CITAZIONE
Magari… un attimo di tregua al suo tormento… ma mi sa che l’autrice è troppo “sadica” (nell’accezione particolare del “Sadi-Club”) per concederglielo…

Ovviamente!

CITAZIONE
C’è qualcosa di diverso in questo capitolo rispetto a tutti i precedenti. Non ritrovo più il filo conduttore dell’elemento atmosferico che mi conduce da un personaggio all’altro, e ammetto che all’inizio mi è mancato; poi mi sono accorta che questa volta sono i pensieri stessi di Severus che si svolgono per tutto il capitolo (e chi sono mai io per lamentarmi di ciò?) per unirsi infine alla musica ed al canto, a quelle parole che, in apparenza innocue, tramite la magia della musica sanno invece evocare i suoi ricordi riportando sempre i suoi pensieri al circolo infinito di tormento: povero Severus intrappolato in questa ossessione d’amore e incatenato al passato dalle sue colpe!
Ho trovato davvero bellissimo il modo in cui hai saputo perfettamente amalgamare le parole del canto con i ricordi di Severus, apparentemente slegati ma invece intimamente connessi nel suo più profondo sentire, riuscendo a trovare connessioni veramente stupende . E così ancora si torna al leitmotiv della storia (ed io dolorosamente gioisco), a colpe imperdonabili, dolorosi rimorsi e irraggiungibile, nel fascino antico e melodioso delle tue parole.

Ammetto di essermi divertita (da brava autrice sadica... ma con i personaggi delle fan-fiction lo sono relativamente meno che con quelli delle mie originali) a trovare i brani, a collegarli con pensieri e ricordi di Severus.
Ti ringrazio dei complimenti. Alle volte, nonostante tutto, non ero certissima di alcuni collegamenti.

CITAZIONE
Credo che in queste frasi ci sia l’essenza di Winterraise, quel viaggio infinito lungo l’inverno dell’anima e la solitudine data da quell’essere (o sentirsi) diverso rispetto a tutti gli altri. Sarà anche ripetitivo fino all’ossessione (e lo vedo perfetto per Severus, visto che così è realmente stata la sua vita) ma a me piace tantissimo questo angoscioso e insistente ritorno al passato tra le cui spire Severus sembra irrimediabilmente intrappolato.
Le ultime frasi in chiusura del capitolo sono bellissime e tremende insieme, da brividi. Da nodo alla gola, le ultime 5 parole.

Feliccissima che ti sia piaciuta tutta quella parte, le ultime frasi in particolare! Le ultime 5 le avevo in mente come conclusione del capitolo da tempo. Dovevo solo arrivarci.

CITAZIONE
Una piccola nota: non so se è voluto o meno, ma i genitori di Rebecca in questo capitolo mi hanno ricordati i Dursley.

Non è voluto. Però, rileggendo il capitolo a mente fresca, possono avere dei punti in comune.
E adesso torno a scrivere il capitolo IX (mi manca pochissimo a concluderlo).
 
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view post Posted on 15/2/2013, 22:06
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CITAZIONE (Alaide @ 15/2/2013, 21:50) 
Ammetto di essermi divertita (da brava autrice sadica... ma con i personaggi delle fan-fiction lo sono relativamente meno che con quelli delle mie originali) a trovare i brani, a collegarli con pensieri e ricordi di Severus.
Ti ringrazio dei complimenti. Alle volte, nonostante tutto, non ero certissima di alcuni collegamenti.

Sono certa che hai goduto, e sofferto soprattutto, ed è questo ciò che conta realmente, cercando i collegamenti con i brani, che a me sembrano tutti validissimi.

Tra l'altro, ieri sera ho ascoltato in Tv (registrato) la prima parte di Winterraise: languidamente straziante. E ho ricordato i tuoi capitoli leggendo le parole...


Edited by Ida59 - 24/7/2015, 22:08
 
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view post Posted on 20/3/2013, 23:39
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Mi ero ripromessa di tornare sul forum con il capitolo 14 e così ho fatto!
Buona lettura.
Domani metto il ilnk alla prima pagina. Ora vado a nanna... ho troppo sonno.

EDIT: sistemata la prima pagina.

Capitolo 14: Odiare tutti, soprattutto se stessi

Rupert Nillimore non era il mago più dotato dell’Inghilterra. La sua vita era stata sempre mediocre così come i suoi poteri. Il Cappello Parlante l’aveva assegnato ai Serpeverde solo perché proveniva da una famiglia di purosangue appartenenti a quella Casa da generazioni. Per essere precisi quel vecchio straccio l’aveva catalogato troppo codardo per finire a Grifondoro, troppo stupido per la Casa di Corvonero e troppo sfaticato per gli sgobboni di Tassorosso.
Quando il Signore Oscuro l’aveva bruciato sulla testa di quell'insulso di Paciock aveva riso con soddisfazione.
Quello che il Cappello Parlante non aveva visto era la pazienza che compensava le sue scarse qualità magiche. O forse l'aveva vista, ma non vi aveva dato molta importanza. Fin da ragazzo era sempre stato alle spalle di qualcuno più dotato di lui, con calma aveva atteso un momento di debolezza per poi prendere il suo posto, ogni merito e ricchezza, lasciando ad altri problemi e responsabilità. Era abile in questo e gli anni avevano affinato la sua tecnica.
Tra le file dell’Oscuro non era differente.
Durante la prima guerra era rimasto in disparte osservando i membri più in alto nella fila di Mangiamorte, aspettando il momento migliore per agire, ma non era riuscito a raggiungere l’obbiettivo che si era prefissato.
Era giovane ed inesperto, troppo prudente per cogliere al volo un'occasione.
Quando la voce della caduta dall’Oscuro aveva iniziato a spandersi nel mondo magico, era stato uno dei primi, se non il primo, a darsi alla fuga. In pochi avevano notato la sua presenza per cui far sparire le sue tracce era stato estremamente facile.
Era tornato in Inghilterra dopo una decina di anni, quando i soldi della famiglia della moglie, sposata controvoglia e solo perché la madre aveva giurato di diseredato se non si fosse accasato, erano finiti e aveva iniziato a dare fondo ai soldi della sua famiglia. Non aveva mai lavorato e non aveva nessuna intenzione di trovarsi un lavoro.
Morta sua madre era rimasto l’unico erede con un patrimonio da spendere come meglio credeva. Non aveva figli e, proprio come per il lavoro, non aveva nessuna intenzione di averne.
Quando anche la moglie, una donna polemica, brutta e che non mancava mai di sottolineare le sue debolezze e mancanze, era morta in circostanze strane, ma che nessuno aveva osato approfondire, era rimasto solo con i suoi soldi e molto tempo libero da riempire.
Anni dopo, quando il Signore Oscuro era risorto, della sua eredità era rimasta solo la villa padronale e i mobili antichi che aveva già iniziato a vedere per saldare i debiti di gioco e per pagare la compagnia di allegre donnine che non avevano nulla da rinfacciargli.
La promessa di ricchezze e prestigio l’avevano fatto tornare di corsa tra file dei Mangiamorte.
Come vent’anni prima era rimasto in disparte, prendendo il posto dei compagni che morivano o venivano catturati.
Nel giro di breve era finito tra la rosa dei più vicini all’Oscuro.
Aveva ricevuto il Marchio, cosa a cui non aveva aspirato nella prima guerra.
Durante la battaglia ad Hogwarts aveva partecipato il meno possibile sondando l’esito della battaglia per darsi alla fuga al primo segnale di sconfitta del Padrone. Quando aveva capito che l’esito non sarebbe stato così scontato come tutti credevano era tornato al suo posto, smaterializzarsi con l’Oscuro era stato facile, così come prendere il posto Severus.
Ora era lui che preparava le pozioni. Non erano perfette, forse il loro effetto non era duraturo come quelle di Piton, ma era lui che sedeva alla sua destra ora.
Era le sue orecchie e i suoi occhi al di fuori di quel castello in disuso.
Il fatto che fosse l’unico Mangiamorte rimastogli accanto era un dettaglio irrilevante. Sapeva che fino a quando l’Oscuro aveva bisogno di lui era al sicuro.
Aveva già messo al sicuro un buon numero di galeoni e preziosi manufatti che avrebbe potuto vendere sul mercato nero europeo, ma la sua sete di ricchezze non aveva ancora trovato la pace.
Non si preoccupava, sapeva riconoscere il momento giusto per andarsene.
Si fidava del suo intuito.
Il suo intuito non sbagliava mai.
Percorse il corridoio che lo separava dalla stanza che il Signore Oscuro aveva occupato, le armature disposte con ordine metodico alle pareti erano ingrigite dalla polvere vecchia, gli arazzi dai colori sbiaditi puzzavano e alcuni quadri erano appesi storti.
Di certo non era la sistemazione più adatta per l'Oscuro Signore. Ma l’unico elfo domestico che si occupava della sua magione era morto di stenti qualche mese prima e non aveva nessuna intenzione di pulire come una qualsiasi sguattera.
Aveva sistemato la vecchia camera di sua madre come meglio poteva e aveva fatto accomodare il Padrone.
Lui sembrava non tenere conto delle condizioni della casa e la cosa gli andava più che bene.
Restava tutto il giorno chiuso in quella stanza, a volte l’aveva trovato a fissare fuori dalla finestra, altre a pensare ad alta voce senza accorgersi della sua presenza che entrava furtivo, lasciava i pasti e la pozione e se ne andava in silenzio attendendo i suoi ordini.
A volte ci volevano giorni prima che lo chiamasse.
Mentre voltava l'ultimo angolo lanciò un'occhiata alla pozione che portava sul vassoio: non era pronta.
Mancava l'ultimo ingrediente, il più importante.
Era stato il Padrone a chiedergli di portargli la pozione ancora da finire, probabilmente aveva trovato una nuova vittima.
Bussò alla porta e aprì senza attenere il permesso. La stanza era nella solita penombra, l'Oscuro era seduto sulla poltrona davanti al camino spento. La scacchiera mostrava una partita iniziata da poco.
Si mosse piano e silenzioso poggiando il vassoio sullo scrittoio di sua madre.
Il sibilo del Padrone riempì il silenzio improvvisamente, il mago non riuscì a reprimere un sussulto sorpreso e un brivido di terrore.
Si voltò piano aspettandosi di vedere i suoi occhi rossi fissarlo con una luce maligna. Stupidamente pensò di vedere Nagini strisciare da qualche parte.
Invece Lord Voldemort continuativa a fissare la scacchiera.
Un pedone bianco si mosse di due caselle.
Rupert socchiuse gli occhi incuriosito.
L'Oscuro unì la punta delle dita scheletriche.
- Ancora una volta sei qui da me. - sussurrò il mago oscuro.
Il mago si guardò attorno spaesato.
- Padrone... - balbettò – mi avete chiamato voi...
- E ancora non capisco cosa sei.
- Un vostro umile servitore, mio Signore.
Di nuovo quel sibilo. Rupert vide le labbra del mago muoversi, ma sembrava che il suono arrivasse da qualche altra parte. Rimbombava nella stanza, come se provenisse da un luogo remoto, un altro mondo.
Rabbrividì terrorizzato.
C'era qualcosa di sbagliato in quello che vedeva. L'Oscuro non stava parlando con lui. Era come e stesse parlando all'oscurità che lo circondava.
Si rese improvvisamente conto che stava uscendo di senno.
L'alfiere nero si mosse in obliquo distruggendo la torre bianca.
Le labbra serpentine di Voldemort si tirarono un sorriso maligno.
- Mossa sbagliata, amico mio. - disse divertito mentre osservava la scacchiera.
Il Mangiamorte decise di uscire il più velocemente possibile.
Non voleva più essere testimone della sua pazzia.
Più lentamente di quanto desiderasse si avviò alla porta della stanza. Il sibilo tornò prepotente a riempire le sue orecchie e il silenzio innaturale che lo circondava, rabbrividì di nuovo come se una mano gelida l'avesse accarezzato. Sentì uno dei pezzi della scacchiera strisciare fino alla meta ordinata.
- Sei stato un servo fedele Rupert. - disse improvvisamente Voldemort bloccandolo sulla soglia – Hai preparato questa pozione e mi hai servito quando molti dei tuoi fratelli mi hanno abbandonato.
Il mago si voltò, il Signore Oscuro si era alzato senza fare rumore, attorno a lui l'oscurità sembrava più evidente, quasi impenetrabile in alcuni punti.
- Mio... mio Signore... - balbettò – io vivo solo per servirla.
- Non mentire all'Oscuro Signore, Rupert. - il tono era quasi dolce, come un padre che sgrida amorevolmente il figlio - Tu vuoi solo il potere e una ricchezza da sperperare.
Il mago si avvicinò lentamente, avvolto in quell'oscurità sembrava uno spettro che si muoveva, un Dissenatore in carne ed ossa che strisciava nell'oscurità.
- Padrone...
- Ma io sono un Signore generoso, mio fedele servitore.
Il Mangiamorte annuì.
La labbra sottili del mago si incurvarono in un divertito sorriso maligno.
- Stai indietreggiando. - valutò, le pupille verticali sembrarono brillare, le narici, o quelle che dovevano essere tali, si dilatarono lievemente come se sentisse l’odore della sua paura - Tu mi temi.
Il mago sgranò gli occhi.
- Voi siete un mago potente...
- Il più potente!
- Certo, mio Signore. – balbettò con un lieve inchino servile.
- Ti farò il più grande dei regali, Rupert. - disse Voldemort avanzando di un passo – Il privilegio più grande. A nessuno ho dato tale privilegio, nessuno poteva desiderare dono più grande.
- Gr... grazie, mio Signore.
Improvvisamente si rese conto che non c'erano corpi nella stanza, nessuna vittima, nessuno a cui prendere l'ultimo ingrediente.
Tranne lui.
Quando il Mangiamorte vide la lama del pugnale brillare nella mano dell'Oscuro il suo intuito gli disse che non era poi così indispensabile come aveva creduto.
Il suo intuito non sbagliava mai.

* * * *


Albeggiava.
Hermione scese dal letto ed entrò in bagno.
Ormai dormiva tre, quattro ore a notte. Era distrutta, era rimasta solo una pallida ombra della giovane ragazza studiosa di un tempo.
Aveva finito la pozione soporifera che le garantiva qualche ora di risposo senza incubi. Prepararne altra avrebbe significato scendere nei sotterranei. Scendere nei sotterranei voleva dire incrociare Severus.
E lei non voleva vederlo.
Così si era rassegnata a quelle ore di sonno agitato fino a quando gli incubi non la svegliavano e il sonno spariva lasciandola al buio, sola e tremante.
Era così da tre giorni. Sapeva che non poteva restare in quella stanza per tutta la vita. Aveva mentito agli altri accusando una lieve influenza, ma ora doveva uscire e affrontare il mondo. Anche la pozione più debole avrebbe fatto passare una semplice influenza in un paio di giorni.
Lanciò un’occhiata allo specchio.
Non le piaceva l’immagine che le restituiva. Era troppo pallida, troppo maga, troppo stanca.
Le lacrime erano finite lasciando lo spazio alla disperazione, alla solitudine e a due profonde occhiaie scure. Neppure il lieve trucco che si concedeva ogni mattina, facendo ringhiare la voce austera e severa della McGranitt nella sua testa, le avrebbe nascoste.
Sospirò appoggiando le mani sul lavello continuando a guardarsi allo specchio.
Improvvisamente ricordò quel telo nella casa di Silente. Il vecchio lenzuolo che Severus aveva appeso alla parete per nascondervi qualcosa.
Aveva pensato ad un quadro, forse un ritratto del vecchio Preside, ma ora aveva una vaga idea di quello che poteva nascondere.
Forse anche lui odiava la sua immagine allo specchio.
Si odiava per com’era diventata. Così succube dell’amore, così maledettamente emotiva.
Lei che aveva fatto della logica e della ragione le sue ancore di salvezza, i suoi pilastri per non perdere la testa durante la guerra.
Ron l’aveva fatto infuriare, urlare, piangere, aveva creduto di averla fatta innamorare, ma si era sbagliata.
Severus aveva fatto molto di più. Con lui ogni emozione si era amplificata riempiendo ogni anfratto del suo essere. Severus era stato in grado di distruggere il suo mondo logico e rigido. Severus era entrato in lei, in ogni fibra della sua anima.
E si odiava per averglielo permesso.
Chiuse gli occhi, in quei giorni aveva fatto della solitudine e del silenzio la sua preziosa corazza, aveva cercato una soluzione, una scappatoia da quel sentimento così forte che la faceva solo soffrire. Da quel male dell’animo che non l’abbandonava più.
Alla fine era arrivata alla conclusione che neppure la mente più brillante e logica del mondo avrebbe potuto trovare una soluzione al suo problema.
Si era rassegnata ad amarlo e sapeva che sarebbe durato per sempre.
Sempre.
In un attimo la sua mente la riportò a quei momenti, il suo stomaco di chiuse in una morsa dolorosa e il suo cuore sussultò in petto.
Le tornarono in mente le sue mani che l’accarezzavano con bramosia e lussuria. A quelle labbra che l’assaporavano con urgenza, alla sua lingua che le accarezzava la pelle infuocata. Al suo corpo possente che la sovrastava accogliendola in un peccaminoso e proibito abbraccio.
Ripensava a tutto questo; al suo petto che velocemente si mostrava a lei. Alle sue dita che lo scoprivano. Ai suoi gemiti.
Al suo nome sospirato con passione.
Quel nome.
L’odiato nome.
Lily.
Serrò la mascella irritata.
Lily.
La colpa era solo sua. Era stata una vigliacca, l’aveva lasciato nel momento del bisogno. Aveva visto in lui il cambiamento, l’aveva visto addentrarsi nelle arti oscure. Invece di cercare di capirlo, l’aveva attaccato e poi deriso nel momento del bisogno. Si era schierata con i bulletti della scuola che lo maltrattavano. L’aveva lasciato andare.
Alla prima occasione l’aveva abbandonato per prendere la strada più facile. Per stare con il ragazzo perfetto, per una vita perfetta che nessuno avrebbe giudicato.
Non aveva avuto il coraggio di accettare Severus per quello che era, non era stata in grado di addentrarsi nella sua ombra.
Aveva finito le scuse per restargli amica.
Scuse! Doveva cercare scuse per stargli accanto!
Il solo pensiero la faceva infuriare.
Lei, invece, ci viveva nella sua ombra. Beveva la sua stessa oscurità, il suo stesso essere. Non aveva paura di lui perché dietro l’ombra più scura e minacciosa sapeva che pulsava un cuore di luce accecante. Sapeva che Severus era un uomo di luce e vita, non di oscurità e morte.
Odiava Lily Evans.
E più odiava lei, più odiava se stessa perché Lily era la madre morta del suo migliore amico.
Aprì gli occhi e si riguardò allo specchio. Decisamente non era più l’Hermione di un tempo.
E l’immagine che vedeva davanti a sé non la rispecchiava più.

* * * *


Immerso nell’oscurità amica e complice Severus sedeva su una delle poltrone dello studio circolare.
Si era ripromesso di non tornarci mai più eppure era di nuovo lì, tra quelle mura odiate, con i rumori che conosceva a memoria; colonna sonora delle sue solitarie notti da Preside.
Non era certo del motivo che l’aveva spinto in quell’ufficio. Forse era stato il bisogno di estraniarsi dal mondo. Forse il bisogno di ricordare cosa fosse e di cosa fosse capace. Forse il profumo di lei tra quelle pareti, non era così forte da fargli perdere la lucidità.
Il dolore tra quelle pareti era più forte del ricordo del sapore della sua pelle.
Era seduto da diverse ore. Immobile su quella poltrona, fisso ad osservare un punto buio non definito della stanza circolare.
Tra poco avrebbe albeggiato.
Aveva dormito poco e si sentiva esausto, ma sapeva che per quella notte il sonno non avrebbe più fatto ritorno. Così si era alzato, vestito e si era diretto verso i giardini. Ma il bianco accecante della neve l’aveva fatto desistere. Tutto quel candore immacolato e quella purezza l’avevano fatto sentire a disagio.
Aveva già sporcato con la sua presenza troppe cose e persone nella sua vita e non voleva sporcare anche quel panorama.
Era tornato sui suoi passi desideroso solo di non pensare più a nulla, di tornare alla non-vita di Godric’s Hallow dove le sue insulse giornate le passava a fissare gli occhi verdi della sua amata Lily.
Invece era di nuovo lì.
Tra quelle mura dopo aver giurato di non tornarci.
A cercare di mettere a tacere quel cuore che aveva iniziato a battere per un’altra.
Chiuse gli occhi trattenendo un sospiro. Era una situazione esasperante.
Mise una mano nella tasca interna del mantello ed estrasse l’oggetto tanto amato e odiato che per giorni aveva osservato in religioso silenzio, perso nei brevi istanti che aveva vissuto con lei. In effimeri ricordi gioiosi che si perdevano non appena tornava alla realtà. O quando la sbornia passava.
Nell’oscurità non vedeva il suo volto serafico, ma non ne aveva veramente bisogno.
L’immagine di Lily era stampata nella sua mente, nel suo cuore, nella sua anima. Ogni riflesso dei suoi capelli, ogni sfumatura dei suoi occhi. Conosceva tutto di lei. Eppure ora c’era anche Hermione. Caparbia e irremovibile aveva iniziato a farsi strada in lui, senza che se ne accorgesse. E gli occhi verdi che sognava ogni notte avevano iniziato a diventare marroni, i riflessi rossi diventavano castani e il profumo di Lily aveva iniziato ad avere una lieve sfumatura di ciliegia mai avuta prima.
Lei… non è mai stata veramente tua… mai…
Era vero. Lily non era mai stata sua. Si era illuso che il legame che li univa ancora prima d'iniziare Hogwarts fosse indissolubile, un filo diretto che li avrebbe uniti per sempre.
Invece Lily si era distanziata fin dal giorno dello smistamento.
Quando l’aveva vista sedersi a quel tavolo.
Lily ha scelto James. Non ti hai mai capito, non ha mai voluto veramente capirti.
Anche questo era vero.
Per Lily era solo un contatto con il mondo della magia. Un ragazzo smorto e con gli abiti riadattati di suo padre che gli narrava di luoghi incantati e magie proibite.
Lui l’aveva amata incondizionatamente, anche quando alla fine aveva scelto Potter. Lily, invece, si era sempre preoccupata dal giudizio degli altri sulla loro amicizia. Cercava delle scuse per essergli ancora amica, liquidandolo poi alla prima occasione utile.
James e Sirius potevano ferirlo fisicamente, ma nessuno l’aveva annientato come Lily quel pomeriggio del quinto anno.
Scegli me… ama me…
Sarebbe stato bello farsi amare da Hermione. Lasciare che lei lenisse ogni ferita del suo animo e del suo cuore. Ma lei meritava di più.
Non un uomo piegato dal suo passato. Un vecchio mago che camminava per quei lugubri corridoi come un’ombra minacciosa, senza scopo, senza più lottare per nulla, neppure per la sua vita.
Meritava la luce di un sorriso e di uno sguardo colmo d’amore che lui non sapeva più donare.
Lui non sapeva più amare.
Il primo raggio di sole tagliò l’oscurità dello studio circolare.
Il mago si alzò dalla poltrona e si avviò verso la porta.
Mentre dava le spalle alla scrivania intravide con la coda dell’occhio un luccichio provenire da una delle vetrinette.
La provette di Albus in quei lunghi mesi non erano state toccate, ognuna era catalogata con la propria etichetta e riposta con cura. Non aveva mai avuto modo di studiarle, le aveva sempre catalogate come oggetti d’arredo, testimonianza del passaggio di Silente.
Albus, d’altro canto, non gliele aveva mai parlato.
Erano tutte fiale di cristallo, alcune erano vuote, altre piene solo a metà. Contenevano ingredienti per pozioni o semplicemente liquori. Ma tra tutte quelle provette di pregiata fattura una spiccava su tutte.
Era una banale ampolla della dispensa di pozioni. Una di quelle vecchie, dal vetro opacizzato dal tempo, panciuta e dal tappo di sughero. Stonava in mezzo a tutte le altre dai raffinati tappi dorati e argentati.
Severus aprì l’anta di vetro incuriosito e la prese in mano. Riconobbe all’istante il suo contenuto: erano dei ricordi.
Con l’altra mano prese il cartoncino affisso al tappo e sgranò gli occhi neri.
Per Severus.
La calligrafia non era quella di Albus.
- Minerva…- mormorò.
Il mago osservò la fiala nella mano, socchiuse gli occhi come se potesse vedere quei ricordi senza il pensatoio.
Perché Minerva gli aveva lasciato dei ricordi? Cosa voleva dirgli di così importante? E perché non glielo aveva detto prima di partire?
Stringendo la fiala prese il pensatoio dal ripiano e lo appoggiò sulla scrivania. Stappò la boccetta e versò il denso fumo argentato. Osservò le spirali nella bacinella indeciso sul da farsi. Prese il pensatoio e lo agitò come un setaccio, come se cercasse qualcosa sul fondo. Dal fumo emerse una figura, era una casa, vecchia e mal tenuta.
La conosceva: era la casa di Albus.
Alzò il capo, il sole stava sorgendo velocemente, le ombre si stavano ritirando, la luce stava riempiendo lo studio.
Sospirò e, con un movimento fluido e veloce, mise la testa nel pensatoio.
All'inizio non vide nulla, era circondato dal buio. Mano a mano che si addentrava nel ricordo di Minerva delle case iniziarono a spuntare dal nulla, i suoi piedi poggiarono sul lastricato di una strada. Riconobbe la piazza, un paio di edifici, i rumori del villaggio di Godric's Hallow.
Un crack improvviso lo fece voltare di scatto, vide Minerva sul marciapiede, si stava guardando attorno. Sembrava improvvisamente più vecchia, era pallida, i capelli, per una volta, sembravano scomposti, come se li avesse legati in fretta senza guardarsi allo specchio. Ma quello che spaventò Severus erano gli occhi, si muovevano febbrili dietro le lenti degli occhiali. Non aveva mai visto Minerva così sconvolta.
Nonostante la visibile agitazione il suo corpo era immobile, in piedi in mezzo al marciapiede, si guardava attorno come se cercasse qualcosa o qualcuno.
Quando si incamminò Severus fu quasi colto alla sprovvista, la seguì con passo deciso, ignorando i rumori del villaggio e il cielo che stava diventando sempre più scuro. Alcuni lampi brillarono all'orizzonte.
Sgranò gli occhi quando riconobbe la strada.
Entrarono nel cimitero senza fare rumore, seguì Minerva fino alla tomba di Lily, quando la vide ferma davanti alla lapide si avvicinò.
- Mi dispiace, Lily. - la sentì quanto fu abbastanza vicino – Devo farlo... non c'é altro modo.
La vide estrarre la bacchetta e puntarla sul terreno ghiacciato del cimitero, un tuono rimbombò sulle loro teste; Severus quasi gridò quando sentì la prima parte dell'incantesimo che stava formulando.
Improvvisamente intorno a lui tutto vibrò, il cimitero iniziò a sparire, si ritrovò ancora immerso nel nulla, ma prima che tutto divenne buio aveva avvertito chiaramente la terra sotto i suoi piedi tremare.
L'aria attorno a lui vibrò di nuovo a una nuova scena gli apparve davanti.
Erano nel giardino abbandonato della casa di Albus.
Il vento ululava impetuoso attorno a lui, i rami secchi degli alberi sfregavano tra di loro, il villaggio era illuminato dalla malsana luce dei lampi.
Un altro tuono rimbombò sopra le loro teste.
Un altro lampo e il mago vide la strega in piedi davanti ad una delle finestre del piano terra.
Si avvicinò velocemente.
Minerva osservava l'interno della casa, era ancora più pallida di prima, Severus sapeva cosa stava per succedere. Ricordava ogni particolare di quella notte maledetta.
Sentì la voce dell'altro se stesso urlare dalla cucina, si affacciò e si vide entrare in salotto mentre Lily, anzi quello che restava del corpo di Lily, restava seduta sulla poltrona accarezzando il libro con all'interno la sua fotografia.
Vide se stesso aprire la bocca in un muto urlo di terrore, mentre l'essere lo fissava con gli occhi della donna che amava.
E mentre riviveva la scena le sue mani si chiusero a pugno, conficcando le unghie nei palmi.
Minerva continuava a formulare l'incantesimo quasi come se fosse una litania.
Il suo cuore batteva furioso nel petto.
L'altro se stesso indietreggiava impaurito. Lily gli puntava il dito putrefatto.
Minerva fermò l'incantesimo, il tempo sembrò essersi fermato, l'essere che la strega aveva richiamato dalla tomba restò immobile in attesa del prossimo ordine. Minerva mosse quasi all'improvviso la bacchetta verso gli alberi.
Un ramo si spezzò con un rumore secco e cadde rompendo la finestra della cucina. Nel momento in cui il Severus dei ricordi si voltò per vedere cosa fosse successo, Minerva fece sparire il cadavere facendolo comparire nel giardino accanto a lei.
Severus chiuse gli occhi per non dover vedere di nuovo Lily in quello stato, ma non c'era veramente bisogno, sentì ancora l'aria tremare attorno a sé e quando sollevò le palpebre si ritrovò nell'ufficio circolare.
Minerva era seduta sulla sedia del Preside. I capelli erano in disordine, fissava la fiala vuota tra le mani tremanti, stava piangendo in silenzio.
- Minerva... - la chiamò Silente dal ritratto – Minerva... non avevi scelta.
La strega non rispose, chiuse gli occhi e strinse la fiala la avrebbe contenuto i suoi ricordi. Un modo per dimenticare cosa aveva fatto.
- Severus aveva bisogno di un forte shock, non sarebbero bastate le parole di Hermione, per quanto dettate da un cuore innamorato.
Minerva annuì trattenendo un singhiozzo, prese un fazzoletto di tessuto scozzese dalla manica e si asciugò gli occhi.
Severus serrò la mascella furioso.
Era ancora un burattino nonostante tutto.
Desiderò andarsene e gli bastò un lieve salto per uscire dal pensatoio e tornare alla realtà. La stanza era, ormai, illuminata quasi del tutto. Le ombre si erano ritirate, i Presidi continuavano a russare nelle cornici. Guardò la scrivania come se potesse vederci ancora Minerva china a piangere per quello che aveva fatto.
Silente lo fissava dal ritratto, l'unico che non fingeva di dormire. Aveva l'espressione seria, le mani congiunte in petto, sedeva sulla poltrona dipinta aspettando una sua reazione.
Sentì il forte impulso di bruciare il ritratto. Digrignò i denti.
- Manipoli la gente anche da morto Silente? - domandò ironico.
- Per il Bene Superiore...
- Calpesti i sentimenti delle persone come se nulla fosse, - lo interruppe – i miei, quelli di Minerva, quelli di Potter... - chiuse le mani a pugno ignorando il forte impulso di fare a pezzi lo studio - quelli di Hermione. Prosciughi le persone di ogni energia fino a quando non desidera la morte. Anzi... la gente pensa che morire sia l'unica soluzione!
- Severus...
- Minerva si è suicidata! - urlò il mago – Lo sapeva che partire per quel viaggio era pericoloso, eppure non le importava perché si odiava troppo per quello che aveva fatto. Usare quel tipo di magia oscura; profanare un cadavere. Usare Lily per costringermi a tornare.
- Minerva sapeva che c'eri qui tu a proteggere il castello. Era serena, tranquilla.
Severus fece un gesto infastidito con la mano.
- Minerva non riusciva più a guardarsi allo specchio per quello che aveva fatto. Quanta gente dovrà ancora vergognarsi del proprio riflesso per colpa tua, Albus?
- Quello che Minerva ha fatto l'ha fatto solo per te. - rispose il dipinto – L'ha fatto per farti tornare a vivere. Ti vedevo in quella casa, perennemente ubriaco, giorni a fissare la foto di un amore morto. Di un amore che ti stava uccidendo. Anzi che ti ha quasi ucciso! - ora anche Silente stava parlando a voce alta, si era alzato dalla poltrona, anche gli altri maghi osservavano la scena con interesse.
- Non parlare di Lily! Non osare parlare di lei! Hai usato i miei sentimenti per manovrarmi, per farmi sentire in colpa per tutta la vita. Ho fatto tutto per te, Silente. Tutto quello che mi hai chiesto, anche le cose più orribili che non hanno fatto altro che opprimermi. Ma volevo farlo, potevo sopportarlo. Avevo delle colpe da espiare, ma Minerva... lei non doveva... lei...
- Che insolenza! - urlò uno dei predecessori di Albus, seguito poi da molti altri – Che modo di rivolgersi ad un ex Preside di questa scuola. Che diritto hai di giudicare l'operato di un mago ben più vecchio e più saggio di te?
- Grazie, Jonathan. - lo fermò Albus con un sorriso cortese - Minerva ha aperto uno spiraglio nella tua corazza. - il tono di Silente era improvvisamente mutato, parlava con il consueto tono dolce, aveva azzittito gli altri dipinti solo con un cenno della mano, era tornato a sedersi sulla poltrona dipinta – Dimmi che da quando sei qui non hai iniziato a vedere la giovane Granger con occhi diversi. Dimmi che la sua vicinanza ti è indifferente, che quando la vedi non senti qualcosa ruggire dentro di te. Che quei sentimenti che provavi per Lily ora non li provi per Hermione.
Severus rimase in silenzio, ansimava come se avesse corso per miglia, sentiva il cuore galoppare nel petto, sentiva un rivolo di sudore percorrergli la schiena, lungo la spina dorsale.
Avrebbe voluto prendere la bacchetta e bruciare quello stupido quadro. Sì, l'avrebbe fatto se non fosse stato Silente
- Il metodo che Minerva ha usato, ammetto suggerito in qualche modo da me, è poco ortodosso, ma sei tornato. Ha incrinato la tua visione dell'amore idilliaco e ti ha permesso di innamorarti di qualcun altro.
- Io non sono innamorato di Hermione. - ribatté in fretta, troppo in fretta.
Albus sorrise, quel sorriso caldo, rassicurante che aveva il potere di fargli fare qualsiasi cosa gli chiedesse.
Lo stesso sorriso disarmante che aveva quando gli aveva chiesto di ucciderlo.
- Va bene, Severus. - rispose osservandolo da sopra gli occhialini a mezzaluna - E' sicuramente come dici tu. Ma ricorda che tutte le nostre azioni sono sempre mosse dall'amore. Tutte. Anche quelle più insignificanti.

Edited by ellyson - 21/3/2013, 10:32
 
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view post Posted on 23/3/2013, 15:47
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Capitolo 14: Odiare tutti, soprattutto se stessi

Apertura da film, personaggio delineato in tutto il suo squallore.
Sei lì e lo vedi questo indegno figuro falso e vigliacco: uno da mettere tra gli ignavi facendogli un piacere. Disgustato dalla presenza dell’Oscuro, ma attaccato a lui come una zecca per rubare pensando solo a tutelarsi e meditando la fuga.
Scena perfetta e descritta fin nei particolari più nascosti, il vile e il malvagio, lo sciocco e il furbo.
Il dialogo mi ha riportato nella Stamberga di buona memoria, ho colto il parallelo che hai servito al lettore con maestria, ma senza indulgere nell’imitazione. Altra è la storia e il rapporto che si racconta, ma Voldemort è lui, sempre e comunque lui: per una volta ho provato un attimo di simpatia per l'Oscuro.
Sei riuscita persino in questo!

Poi entra prepotente la tua Hermione: unica e inimitabile, perfetta e realistica. Mentre leggo non posso non immedesimarmi in lei, perché questa è una delle tue abilità, riuscire a far “sentire” il lettore dentro il personaggio, in balia dei suoi sentimenti e delle emozioni che prova, lo spingi davanti allo specchio e nei suoi pensieri, perché tu hai deciso che è così che deve essere.
Hermione pensa esattamente quello che io penso, è così che vedo la sua incorporea rivale; agli occhi di chi ama il dolore è veramente straziante, ma composto, logico, razionalizzato, finché non erompe un grido silenzioso. Ha voglia di urlarlo l’odio contro l’ingiustizia perpetrata verso Severus da “quella” che non ha capito, non ha apprezzato, ma ha solo buttato via la vita e il futuro dell’uomo pieno di luce che lei ama: è un’ Hermione ormai vinta e arresa davanti all’evidenza e all’ineluttabile potenza del sentimento che l’autrice così bene descrive.

Il punto di vista si sposta e un Severus perfetto nei pensieri, nei gesti, nelle azioni compare e la scena è sua, vorrei, ma non posso, questo è il suo mantra. Ed ecco che Elly ci propone l’altra metà del cielo: un’altra creatura razionale e logica che si smarrisce nei ricordi e nei rimorsi. Severus è sotto attacco, perché l’amore non è razionale, non è riconducibile ad alcuna logica: vive e basta, di profumi e emozioni di stranezze ed irrazionalità.
Infatti Hermione:
Caparbia e irremovibile aveva iniziato a farsi strada in lui, senza che se ne accorgesse. E gli occhi verdi che sognava ogni notte avevano iniziato a diventare marroni, i riflessi rossi diventavano castani e il profumo di Lily aveva iniziato ad avere una lieve sfumatura di ciliegia mai avuta prima.”

Poi alla fine puro esplicito meraviglioso horror, no, non quello sanguinolento da quattro soldi, ma quello vero, da patema e batticuore, motivato, raccontato ed esplicativo: collegato alla perfezione con il resto del racconto.
Minerva… eccezionale, figura tragica quanto Severus in questa ultima parte del capitolo.
Severus, povero, finalmente si arrabbia e scarica l’ira contro l’oggetto che rappresenta Albus, anche da morto, manovratore e pronto a passare sul cuore e la coscienza di chiunque per il maledetto Bene Superiore; si sfoga il tuo Severus: era ora. Ma c’è sotto un’altra verità che il quadro non tace, non nasconde e che non può rimanere nascosta, negata, forse, ma troppo in fretta; no, non posso raccontare tutto.
Va letto questo capitolo e più di una volta, per cogliere tutti i significati e le verità rivelate.
Non mi stanco di applaudire la tua prosa scorrevole, descrittiva e introspettiva, tanto da permettere l’immedesimazione del lettore.
Ti prego non farci attendere altri sei mesi!!!
 
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view post Posted on 25/3/2013, 14:03
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CITAZIONE
Apertura da film, personaggio delineato in tutto il suo squallore.
Sei lì e lo vedi questo indegno figuro falso e vigliacco: uno da mettere tra gli ignavi facendogli un piacere. Disgustato dalla presenza dell’Oscuro, ma attaccato a lui come una zecca per rubare pensando solo a tutelarsi e meditando la fuga.
Scena perfetta e descritta fin nei particolari più nascosti, il vile e il malvagio, lo sciocco e il furbo.
Il dialogo mi ha riportato nella Stamberga di buona memoria, ho colto il parallelo che hai servito al lettore con maestria, ma senza indulgere nell’imitazione. Altra è la storia e il rapporto che si racconta, ma Voldemort è lui, sempre e comunque lui: per una volta ho provato un attimo di simpatia per l'Oscuro.
Sei riuscita persino in questo!

Rupert é nato come personaggio sacrificabile.
Quando é venuto fuori sapevo già che l'avrei ucciso.
E così é stato, nato e morto in un capitolo, ma non é un caso.
In qualche modo servirà anche la sua morte.
Più che altro mi serviva un punto di vista diverso per vedere Voldemort.
Il mio zio Voldy che sta dando i numeri. Anche lì c'é un motivo preciso, non é solo per renderlo più imprevedibile.
E sì, ho provato anch'io un po' di simpatia per Vody in questo capitolo. Più che altro perché mi ha tlto l'odioso Rupert dai piedi.



CITAZIONE
Poi entra prepotente la tua Hermione: unica e inimitabile, perfetta e realistica. Mentre leggo non posso non immedesimarmi in lei, perché questa è una delle tue abilità, riuscire a far “sentire” il lettore dentro il personaggio, in balia dei suoi sentimenti e delle emozioni che prova, lo spingi davanti allo specchio e nei suoi pensieri, perché tu hai deciso che è così che deve essere.

Hermione... del capitolo é stata la prima parte che ho finito.
Hermione qui si vede per quello che é: una donna dal cuore spezzato.
Che si chiude in stanza per non vedere il mondo che fa male, o l'uomo che le ha spezzato il cuore.
Non é molto dissimile dall'Hermione che ha lanciato i canarini a Ron.
Hermione nel gestire i sentimenti é rigida e logica (a mio parere) e Severus ha la straordinaria capacità di distrugere ogni argine, come un fiume in piena.
Ed é un po' quello che fa con me.



CITAZIONE
Hermione pensa esattamente quello che io penso, è così che vedo la sua incorporea rivale; agli occhi di chi ama il dolore è veramente straziante, ma composto, logico, razionalizzato, finché non erompe un grido silenzioso. Ha voglia di urlarlo l’odio contro l’ingiustizia perpetrata verso Severus da “quella” che non ha capito, non ha apprezzato, ma ha solo buttato via la vita e il futuro dell’uomo pieno di luce che lei ama: è un’ Hermione ormai vinta e arresa davanti all’evidenza e all’ineluttabile potenza del sentimento che l’autrice così bene descrive.

Insultare Lily é stata la parte più divertente del capitolo!!
Perché sono dell'idea che se ami Severus, devi odiare Lily. E forse anche ringraziare perché se Lily non avesse fatto quello che ha fatto ora Severus non sarebbe l'uomo straordinario che é.
Io inizio ad insultarla, per i ringraziamenti vedremo.... magari alla fine della storia.


CITAZIONE
Il punto di vista si sposta e un Severus perfetto nei pensieri, nei gesti, nelle azioni compare e la scena è sua, vorrei, ma non posso, questo è il suo mantra. Ed ecco che Elly ci propone l’altra metà del cielo: un’altra creatura razionale e logica che si smarrisce nei ricordi e nei rimorsi. Severus è sotto attacco, perché l’amore non è razionale, non è riconducibile ad alcuna logica: vive e basta, di profumi e emozioni di stranezze ed irrazionalità.
Infatti Hermione:
Caparbia e irremovibile aveva iniziato a farsi strada in lui, senza che se ne accorgesse. E gli occhi verdi che sognava ogni notte avevano iniziato a diventare marroni, i riflessi rossi diventavano castani e il profumo di Lily aveva iniziato ad avere una lieve sfumatura di ciliegia mai avuta prima.”

E Severus é come Hermione.
E Hermione é come Severus.
Lei ormai ha giocato le sue carte. Spetta a lui.
Fermo nelle sue rigide idee sull'amore per Lily. O pronto a vivere quella seconda vita non voluta?
Però Hermione c'é, si é intrufolata in lui.
E' un dettaglio che non si può ignorare.


CITAZIONE
Poi alla fine puro esplicito meraviglioso horror, no, non quello sanguinolento da quattro soldi, ma quello vero, da patema e batticuore, motivato, raccontato ed esplicativo: collegato alla perfezione con il resto del racconto.
Minerva… eccezionale, figura tragica quanto Severus in questa ultima parte del capitolo.

Ah Minerva! Quanto mi é dispiaciuto farle fare quella fine e quella scelta! Ma non avevo alternative.
E lei era l'unica in grado di farlo.
Spero che mi perdonerai Minerva... -_-


CITAZIONE
Severus, povero, finalmente si arrabbia e scarica l’ira contro l’oggetto che rappresenta Albus, anche da morto, manovratore e pronto a passare sul cuore e la coscienza di chiunque per il maledetto Bene Superiore; si sfoga il tuo Severus: era ora.

Insultare Albus é stata la secodnda parte divertende del capitolo! Sentimenti così repressi che dovevano uscire con il botto!
Severus era a tanto così dal prendere il quadro e farlo a brandelli, ci mancava pochissimo.
Ma lui ha un ottimo self control, si trattiene... urla e basta.



CITAZIONE
Va letto questo capitolo e più di una volta, per cogliere tutti i significati e le verità rivelate.
Non mi stanco di applaudire la tua prosa scorrevole, descrittiva e introspettiva, tanto da permettere l’immedesimazione del lettore.
Ti prego non farci attendere altri sei mesi!!!

Grazie, grazie, grazie. (e altri mille grazie)
E' stato un capitolo complesso, spacialmente l'ultima parte.
Il capitolo 15 é già in stesura, é un capitolo a cui tengo molto e che ho già ben delineato in mente da molto, molto tempo.
Non ti prometto che esce tra due settimane, ma neppure tra sei mesi (!!!).
Spero di metterci poco, comunque. Ma non prometto più nulla. Si sa le mie promesse valgono ben poco!
 
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view post Posted on 25/3/2013, 15:48
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Ti voglio bene Elly, non cambiare! :wub: :wub:
 
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view post Posted on 26/3/2013, 10:43
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Il sentimento é ricambiato. :wub:
Non ti preoccupare. "Cambiare" significa avere tempo e io non ne ho!! :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Quindi vi dovete accontentare di me.
In molti la vedrebbero come una punizione divina...
 
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view post Posted on 9/4/2013, 10:06
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Ragazzuole... non abituatevi ad aggiornamenti in tempi record.
E' un caso.
Questo capitolo é molto importante per me e spero per voi.
E' da questo capitolo che ben 4 anni fa é nata tutta la storia.

Capitolo 15: Imparerò ad amarti

- Di nuovo, Potter. - disse Severus massaggiandosi le tempie – Ripeti tutto e non tralasciare nulla, anche il più piccolo ed insignificante dettaglio può essere fondamentale.
- Ma ha appena finito di raccontarlo! - protestò Ginny – Perché deve continuare a rivivere quell'incubo?
- Va tutto bene, Ginny, - disse Harry con un lieve sorriso nonostante il pallore che faceva spiccare la cicatrice e gli occhi smeraldo circondati da profonde occhiaie violacee – sono io che ho chiesto aiuto al professor Piton.
Si trovavano tutti in Sala Grande. Avevano fatto sparire il grande tavolo e fatto apparire un tavolo rotondo abbastanza largo per tutti i presenti, ma decisamente più piccolo. Le voci rimbombavano nella sala vuota. Era inquietante stare in quella grande sala soli, mentre le voci echeggiavano in modo sinistro attorno a loro. Perfino i fantasmi erano spariti in qualche corridoio isolato del castello.
Ginny si ritrovò a pensare che quella situazione era la degna rappresentazione di quello che erano in quel momento: soli a combattere la guerra.
Erano visibilmente scossi ed intimoriti. Harry fissava a turno un punto imprecisato del muro, poi la punta delle scarpe. Evitava accuratamente di fissare gli altri negl'occhi. Sapeva cosa ci avrebbe visto.
- Avete chiamato Hermione? - chiese fissando una delle torce appese al muro.
Sapeva che Hermione non avrebbe avuto quello sguardo pietoso, che non si sarebbe limitata ad ascoltare terrorizzata il suo racconto. Che avrebbe cercato una spiegazione e che avrebbe voluto trovare una soluzione concreta, senza farcirla di inutili parole di sostegno.
Come Piton.
Trattenne un sorriso.
Erano stranamente simili.
Ma, forse, non era poi così strano.
- Certo, caro. - gli rispose Molly con un sorriso materno che celava una profonda preoccupazione per lui e per la tutta la sua famiglia – Non era nella sua stanza. Le abbiamo mandato un messaggio. Se sta meglio è probabile che sia in biblioteca o nel parco a controllare le barriere. Non sta mai ferma quella ragazza. - fece un sorriso che voleva essere di incoraggiamento, di conforto, ma che fece sentire Harry ancora più piccolo. Ancora più indifeso e solo.
Severus sentì la conversazione, ma non mostrò il minimo interesse.
Credeva – nel profondo del cuore sperava - che Hermione fosse la prima a precipitarsi dall'amico, come aveva fatto quella sera quando Potter non riusciva a svegliarsi.
Fece finta di non sentire la delusione per non averla ancora vista.
Ignorò il desiderio di sentire ancora la sua fresca pelle e il sapore delle sue labbra.
O la gelosia che gli rodeva l'anima nell'immaginarla china ed in lacrime al capezzale di Potter.
Le parole di Albus gli rimbombavano ancora nella testa. E più insinuava che fosse innamorato della piccola Grifondoro saccente, più si intestardiva dicendosi che amava solo Lily.
Il filo dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto dall'entrata trafelata dell'oggetto dei suoi indesiderati pensieri.
Calò il silenzio nella Sala Grande mentre tutti fissavano la strega che non si faceva vedere da tre giorni.
- Santo Godric, - sbottò Ginny con gli occhi sgranati dimenticandosi un attimo del motivo che li aveva spinti a riunirsi così velocemente - cosa diavolo hai fatto ai capelli?
Hermione si guardò attorno e arrossì lievemente.
Adorabile, Severus.
Anche Lily lo era.

- Oh...- fece la strega imbarazzata – io... li ho tagliati.
- Perché? - domandò la rossa – Sono cortissimi!
- Erano troppo lunghi. Mi impacciavano durante la preparazione delle pozioni e richiedevano troppo lavoro. Così sono molto più libera.
- Sembri un maschio. - sentenziò Ron duramente.
- Ron! - fece Molly indignata – Non essere scortese! Non ascoltarlo Hermione, ti stanno bene. E in quanto a te, signorina, - continuò rivolta alla figlia – dobbiamo fare un discorsetto sul tuo linguaggio. Io e tuo padre ti abbiamo insegnato l'educazione.
Ginny sbuffò indignata.
- Vorrà dire che la prossima volta che schianto un Mangiamorte chiederò scusa.
- Ginny!
Quasi tutti nascosero un sorriso divertito.
Severus avrebbe volentieri alzato gli occhi al cielo, ma non voleva dare troppa importanza a quella pietosa scena di vita quotidiana.
- Cos'è successo? - domandò Hermione interrompendo il litigio tra le due donne Weasley.
Quasi tutti si scambiarono uno sguardo impaurito ed imbarazzato.
- Harry ha fatto un altro... sogno. - fece Kingsley lanciando un'occhiata veloce al ragazzo.
La strega fissò l'amico. Severus vide che non c'era compassione negl'occhi della donna diversamente dagli altri presenti in quella stanza.
E' coraggiosa, Severus.
Anche Lily lo era.

- Che sogno? - domandò prendendo posto accanto a Charlie.
- Voldemort, - spiegò Harry ignorando i sussulti degli altri - ha ucciso un Mangiamorte.
Hermione socchiuse gli occhi perplessa.
- Ha ucciso un Mangiamorte? E’ stato punito?
- Non era una punizione. Secondo lui era un privilegio. Un enorme dono.
- Perché?
- Prima che fossimo interrotti dai tuoi cambi d'immagine, Granger. - rispose Severus acido – Cercavamo di capirlo.
Lo sguardo di fuoco che gli lanciò avrebbe intimorito chiunque. Severus lo sostenne senza timore.
E' combattiva, Severus.
Anche Lily lo era.

Eppure dovette ammettere a se stesso che gli erano mancati quegl'occhi, così come il profumo di ciliegia che stava invadendo la Sala Grande e i suoi polmoni. O, forse, solo i suoi polmoni.
Si rese conto di non aver veramente respirato per tre giorni, che il solo vederla in quella stanza gli era di conforto. E il suo sguardo continuava a cercare le sue labbra rosse e tracciava una scia immaginaria sul suo corpo.
Improvvisamente sentì le mani prudere e le labbra pizzicare, si rese conto che voleva baciarla e sentire, di nuovo, la sua pelle e il suo sapore.
Nessuno si accorse di Ron che spostava lo sguardo dal mago alla strega. La mano sana si chiuse a pugno sotto il tavolo.
E' bella, Severus.
Anche Lily lo era.

- Avanti Potter. - disse spostando, quasi con violenza, lo sguardo dalla giovane ad Harry che non aveva smesso di fissare il muro – Ricomincia.
Harry raccontò tutto quello che gli tornava in mente.
La stanza scura dove viveva Voldemort. La stessa stanza doveva aveva visto uccidere la McGranitt. La netta sensazione di non essere solo.
L'arrivo del Mangiamorte, la sua presenza appena percepita.
E poi una voce, un sibilo che gli sussurrava all'orecchio che era arrivato il momento, che era inutile aspettare ancora.
Ripeté la discussione con il Mangiamorte, ogni parola, ogni frase.
Chiuse gli occhi e serrò le mani in due pugni stretti.
- E poi l'ha ucciso. - disse con un sussurro finendo il racconto.
Era stanco di avere immagini di morte dietro le palpebre abbassate. Era stanco di ogni viso che rivedeva e che gli ricordava il perché erano morti.
Sperava che la guerra finisse in fretta. Ma non era certo che gli orrori a cui aveva assistito sarebbero finiti con la sconfitta di Voldemort.
Sempre se fosse riuscito a sconfiggere Voldemort.
E probabilmente quegli sguardi pietosi non sarebbero mai spariti.
Nessuno parlò, come la prima volta che aveva raccontato il sogno. Come quando aveva detto a tutti che la professoressa McGranitt era morta. Come quando aveva urlato che Piton era ancora vivo. Quando aveva urlato che lui sapeva che aveva visto.
Tutti erano troppo intimoriti da quel legame che univa le loro menti e le loro anime.
Aprì gli occhi e si guardò attorno. Ginny gli aveva preso la mano e tratteneva le lacrime. Gli altri non lo guardavano, si fingevano pensierosi fissando punti imprecisati della Sala Grande.
Si sentì un reietto, un rifiuto della società da evitare. Un lebbroso, portatore di una malattia mortale.
Una malattia col nome di Lord Voldemort.
Severus soppesò ogni parola detta dal ragazzo; c'era qualcosa che gli sfuggiva. Sapeva di avere la soluzione davanti gli occhi, ma non riusciva a vederla.
C'era qualcosa nel racconto che stonava, ma, per quanti sforzi facesse, non riusciva a capirlo.
Era snervante.
- Harry... - fece l'amica piano spostando lo sguardo su di lui, come se stesse ragionando su ogni singola parola – quando dici che l'ha ucciso, stai dicendo che ha usato la bacchetta?
Tutti alzarono lo sguardo su di lei.
Severus sgranò impercettibilmente gli occhi.
Ecco la sua risposta.
E' intuitiva, Severus.
Anche Lily lo era.

- Cosa?
- Ha usato l'anatema che uccide, Potter? - domandò spazientito Piton.
- Io... non ne sono certo...- rispose titubante il mago – stavo per svegliarmi... non ho visto...
- Maledizione, Potter! - imprecò il professore di Pozioni alzandosi di scatto – Concentrati e cerca di ricordare!
Ginny aprì la bocca per difenderlo, ma un'occhiata malevola dell'uomo la fece desistere.
Harry chiuse gli occhi cercò i ricordare, di rievocare l'immagine di quella stanza.
Aprì gli occhi, non fisicamente ma quelli della memoria, e si ritrovò nella vecchia camera che aveva sognato. Era in piedi davanti al camino spento nello stesso punto dove si trovava l'Oscuro Signore.
Solo che era lui l'Oscuro Signore.
Sentiva la presenza di qualcosa o qualcuno attorno a lui, era qualcosa qualcuno che conosceva. Qualcosa qualcuno a cui non riusciva a dare un nome, ma qualcosa qualcuno a cui aveva iniziato ad abituarsi.
L' amico dai mille volti, lo chiamava.
Ma non c'era nessuno accanto a lui, non fisicamente, a parte il viscido Mangiamorte che tremava sulla soglia.
La sua paura lo fece sorridere, un sorriso divertito e maligno che sentì incurvagli le labbra.
Lo sentì quel sorriso e tutti nella Sala lo videro. Ginny allentò la presa sulla sua mano, ma lui non ci fece caso.
Era concentrato sull'inetto uomo che aveva davanti.
Lo avrebbe ucciso quel Magiamorte, era il suo momento e l'oscurità che lo avvolgeva gli diceva che era arrivato il momento. Il suo amico aveva ragione, era ora di porre fine a quella situazione di stallo.
Probabilmente non era la vittima migliore, ma gli avrebbe dato abbastanza forze per finire un lavoro lasciato in sospeso. Abbastanza forze per farlo arrivare alla sua preda.
Ma prima di perdersi in piacevoli pensieri di morte e immaginare il sapore del sangue del ragazzo che troppe volte era sopravvissuto, doveva prima mettersi in forze.
Abbassò gli occhi alla mano, Harry si rese conto che le sue dita bianche e scheletriche non stringevano una bacchetta.
Alzò di nuovo gli occhi sul Mangiamorte, lo vide impallidire e comprendere improvvisamente il suo ruolo in quella stanza.
Ricacciò indietro il ricordo, la sensazione di non essere solo in quella stanza buia, il desiderio di morte, il divertimento che provava notando la paura di quell'insulso mago e si impose di ricordare che non era veramente in quella stanza, che non era sua la mano che stringeva il pugnale.
Che lui non era l'Oscuro Signore.
- No...- disse aprendo gli occhi e rabbrividendo tornando padrone sul suo corpo e della sua mente – ha usato un pugnale... voleva qualcosa da quel Mangiamorte. Qualcosa che l'avrebbe messo forze prima... prima... - non riuscì a finire la frase, abbassò lo sguardo e si mise ad osservare la sua mano intrecciata a quella di Ginny.
- Prima di cosa, Harry? - chiese Arthur.
- Prima di venire da me.
La stretta di Ginny aumentò di nuovo, aveva smesso di trattenere le lacrime ed ora scorrevano lente e silenziose sulle guance.
Avrebbe voluto dirle qualcosa di confortante, sorridere, farsi vedere forte.
Invece restò fermo su quella sedia, restituendo una debole stretta a quella della strega che amava.
Era stanco.
Severus iniziò a camminare per la stanza sotto lo sguardo stupito di tutti. Camminava in cerchio e muoveva le labbra sottili lentamente parlando a e stesso.
Fece su e giù parecchie volte prima di fermarsi e fissare Harry negli occhi.
Negli occhi di Lily.
Si rese conto, però, che mancava qualcosa in quello sguardo smeraldo che aveva sempre amato.
Era la scintilla dell'amore. Forse il fuoco della passione. Oppure la luce dell'affetto.
Probabilmente era solo una lieve sfumatura color nocciola.
Ignorò i suoi inutili pensieri.
- Cos'ha preso, Potter?
- Severus... - iniziò Molly – credo che sia sufficiente...
- No, invece. - rispose duro senza staccare gli occhi dal ragazzo - E' importante.
- Credo... credo il suo sangue...
- Lo credi Potter o ne sei certo?
Harry rimase in silenzio qualche istante.
- Ne sono certo.
- Non è possibile... - disse il professore riprendendo a camminare in cerchio ignorando tutti i presenti – non è possibile... non era in grado di preparare la pozione... la formula era troppo complicata.
Gli altri si scambiarono uno sguardo confuso.
Hermione osservò il mago, si ritrovò a mordersi un labbro vedendolo così agitato.
- Quale formula? - domandò.
Severus non rispose, continuò a camminare e borbottare frasi incomprensibili.
- Quale formula? - domandò ancora alzando un po' la voce.
Il mago continuava a camminare imperterrito. Hermione si chiese se l'anno in cui era stato Preside facesse quegli stessi gesti, magari cercando di capire dove potessero essere. Magari cercando sempre nuovi metodi per difendere gli studenti senza far cadere la sua copertura.
Sentì una stretta al cuore e, di nuovo, il desiderio di abbracciarlo e confortarlo. L'avrebbe fatto se lui glielo avesse permesso, se lui non l'avesse chiamata Lily mentre la spogliava.
E la rabbia per se stessa tornò prepotente, era debole per colpa sua. Chiuse le mani a pugno e lo fissò dura, rabbiosa.
- Rupert non sapeva neppure mescolare l'aria...- continuò Piton ignorando tutti – non poteva farcela. L'Oscuro non poteva affidare la formula in mano a quel mancato Magonò.
- Severus! - gridò frustata Hermione facendo sussultare alcuni dei presenti. Il mago si bloccò di colpo e fissò la giovane.
Hermione era arrossita per il modo confidenziale in cui l'aveva chiamato davanti a tutti; nelle settimane che avevano seguito il suo risveglio ad Hogwarts, quando il profumo di ciliegia aveva iniziato ad entragli nell'anima senza che se ne rendesse veramente conto, Hermione era stata una delle poche che gli era rimasta accanto nonostante le sue continue lamentele. Era stato un pessimo paziente, ma nonostante tutto lei era rimasta, testarda fino alla fine.
Passare da signorina Granger a Hermione, era stato facile e più naturale di quanto si fosse mai aspettato, Hermione aveva iniziato a chiamarlo per nome poco prima che decidesse di partire.
La prima volta che aveva pronunciato il suo nome ricordava un leggero brivido percorrergli la schiena. Ricordava di aver pesato che nessuno, neppure la sua dolce Lily, aveva mai pronunciato il suo nome con quel tono.
Il tono di una donna innamorata.
Si fissarono in silenzio per parecchi secondi in un muto dialogo che solo lui poteva comprendere.
Forse non se n'era andato perché non voleva più combattere.
Forse se n'era andato perché Hermione aveva iniziato, già tempo fa, a demolire alcune barriere che aveva innalzato in anni di solitudine, rancore e sensi di colpa. Forse Lily era diventata, con gli anni, una comoda scusa per escludere ogni sentimento positivo.
Perché se non si provano sentimenti non si può soffrire. Se non ci si lega alle persone non si soffrirà quando queste moriranno. Perché le persone che amava erano destinate a morire accanto a lui.
Ed improvvisamente, sotto quello sguardo di fuoco color nocciola, così diverso dallo sguardo che aveva creduto di amare tutti quegl'anni, si rese conto che era morto immerso nel verde smeraldo di Lily. Nella sofferenza di un amore mai ricambiato. Con il dolore di un cuore spezzato.
Ed era rinato nel profumo e nel sapore di Hermione. Con la promessa di un amore sincero. Con la possibilità di essere felice, di essere amato come mai era stato in vita sua. E come mai aveva immaginato.
E che questa opportunità gli faceva paura.
Una fottuta paura.
- Quale formula? - domandò di nuovo Hermione ancora rossa in volto per l’imbarazzo, ma senza abbassare lo sguardo.
Il mago si guardò attorno come se si fosse reso solo conto solo in quel momento di aver parlato ad alta voce, tutti lo stavano fissando in attesa di una sua spiegazione. Capì come doveva sentirsi Albus ogni volta che qualcuno cerava in lui una risposta.
- Prima che l'Oscuro cercasse la Bacchetta di Sambuco, - spiegò – ha provato altri modi per diventare più forte. C'è una pozione... è estremamente difficile da distillare e sono certo che non c'erano scorte disponibili. E' un pozione che amplifica i poteri magici se si utilizza un determinato ingrediente.
- Quale ingrediente? - domandò Kinsgley.
- Sangue. Per le precisione sangue di mago. - rispose l'altro. Molly si portò una mano alla bocca inorridita. – Più il mago è potente, più la pozione ha effetto. Ma la formula è instabile e la pozione da una forte assuefazione se presa per lunghi periodi. In pochi sono in grado di eseguirla nel modo corretto.
- Non esiste una pozione del genere. - fece Hermione decisa – Ho letto abbastanza libri della Sezione Proibita per esserne certa, non c'è nulla. Neppure un accenno.
Per la prima volta da quando era arrivato Severus sorrise. Non un sorriso di gioia, ma uno dei suoi sorrisi obliqui, uno di quelli che avrebbe fatto rabbrividire Neville.
Uno di quelli che aveva fatto innamorare Hermione.
- E' ovvio che tu non abbia trovato nulla in biblioteca. Nessuno sa della sua esistenza.
Hermione sgranò gli occhi.
- L'hai creata tu...
E' intelligente, Severus.
Anche Lily... oh al diavolo!

Il ghigno sul volto spigoloso del mago aumentò, annuì leggermente.
- Silente ha sempre sostenuto che l'Oscuro non era morto e che sarebbe ritornato. Conoscevo il mio ruolo e dovevo interpretare la mia parte in modo perfetto. Ho iniziato a studiare quella pozione qualche anno dopo la sua caduta. Perfezionando la sua imperfezione, selezionando gli ingredienti più rari e difficili da trovare. Rendendola complicata ogni anno. Sapevo che sedici anni di informazioni non sarebbero bastati per far credere nella mia completa fedeltà. Quella pozione invece...
Ron scosse il capo e si voltò verso Hermione con un ghigno sul volto. Molly era bianca come un lenzuolo. Conoscere questi dettagli del doppio gioco di Piton era troppo, sapeva che aveva fatto cose orribili per restare nel suo ruolo di Mangiamorte e spia. Aveva superato l'omicidio di Silente etichettandolo come atto di estremo coraggio e lealtà al mago ormai morente, ma sapere che aveva creato volontariamente una pozione del genere e chissà quanti altri incantesimi oscuri era decisamente troppo. Nonostante continuasse a ripetersi che Severus era dalla loro parte, che aveva protetto Harry per tutti quegli anni, che aveva salvato George tagliandogli solo l'orecchio quando aveva corso il rischio di morire non cambiava quello che lui rappresentava: un Mangiamorte.
Le tornarono in mente le parole che aveva detto Sirius una sera nella cucina di Grimmauld Place: un Mangiamorte resterà sempre un Mangiamorte.
- Silente sapeva dell'esistenza di quella pozione? - domandò Arthur bianco quanto la moglie.
- Silente sapeva sempre tutto.
- E non hai pensato che Lui avrebbe potuto usarla?
- Rupert non è mai stato un mago dalle grandi capacità magiche, non è mai stato un problema per l'Ordine. Anzi credevo che fosse scappato alla prima occasione utile.
- Per preparare una pozione del genere,- valutò Hermione guardandosi le mani – ci vogliono esperimenti. Vari tentativi. Se questo Mangiamorte è... era - si corresse subito - così mediocre come ha fatto a prepararla? Deve aver avuto qualcuno a cui prelevare il sangue ad intervalli brevi per...- le parole le morirono in gola, si fissò ancora le dita qualche istante poi sollevò lo sguardo sul mago – Tu sei stato prigioniero per settimane.
- E' vero. - annuì il mago.
Hermione sbiancò
- Ti ha usato come cavia...
- Ero incosciente quasi tutto il tempo, - rispose – ma credo che sia una possibilità. Rupert ha usato il mio sangue per testare la pozione e, quando ha raggiunto una formula abbastanza stabile, l'Oscuro Signore ha pensato che non servivo più.
- Severus... - sussurrò l'altra.
- Ora cosa facciamo? - domandò Charlie guardando a turno i presenti – Aspettiamo una sua mossa?
- Se l'Oscuro ha ucciso l'ultimo Mangiamorte rimastogli accanto, - valutò Kingsley grattandosi il mento – vuol dire che si sta preparano ad attaccare. Direi di aumentare la protezione attorno al castello. Hermione potresti pensarci tu? So che hai trovato degli incantesimi che potrebbero esserci utili in biblioteca.
La strega annuì e tornò a guardarsi le mani sulle ginocchia. Aveva allentato i pugni, e la rabbia era stata sostituita dalla tristezza.
- Bene. Direi di verificare i punti più deboli del castello per evitare altri danni, non voglio che di Hogwarts resti solo qualche maceria. E Ron dovresti imparare meglio ad utilizzare meglio la bacchetta altrimenti non puoi combattere. Se vuoi posso...
- Lo aiuterò io. - disse Harry – Io e Ron ci stiamo già esercitando in un'aula al primo piano. Sta migliorando.
- Direi che per il momento é tutto.


* * * *



Tagliarsi i capelli non le sembrò più un'idea brillante come quella mattina.
Il vento soffiava gelido nel giardino entrandole nel collo della veste un tempo coperta dai capelli.
Era stato un cambiamento drastico, ma necessario. Allo specchio, ora, vedeva un'immagine che le somigliava di più. Quello che provava non era cambiato, ma era stanca di vedere il riflesso di una strega morta sotto il peso di un amore distruttivo.
Ora si sentiva più se stessa, anche se somigliava ad un uomo come Ron aveva fatto notare.
Si sistemò meglio la sciarpa con i colori della sua Casa attorno al collo bloccando ogni spiraglio accessibile all’aria gelida e superò il portone di quercia. Il vento le ghiacciò immediatamente il volto, sentì rabbrividire tutto il suo corpo, si strinse meglio nel pesante mantello e si incamminò verso le barriere magiche. I passi rimbombavano nel portico che separava l'entrata della scuola con i giardini.
Si bloccò poco prima di entrare nelle neve notando un'ombra dietro una delle colonne di pietra. In silenzio sfoderò al bacchetta e si avvicinò cauta selezionando l'incantesimo migliore nella sua mente. A pochi passi dalla colonna aumentò la stretta attorno alla bacchetta e fece un balzo in avanti già pronta a scagliare una fattura.
Si bloccò di colpo, le labbra avevano quasi pronunciato l'incantesimo.
- Ron... - sospirò abbassando il braccio – mi hai spaventato a morte.
- Scusami. - rispose l'altro spostando lo sguardo dalla bacchetta a lei – Ti stavo aspettando.
Hermione ripose la bacchetta nella tasca intera del mantello, era la prima volta, da quando non lo cercava più, che Ron le parlava senza urlare, oppure senza insultarla.
- Avevi bisogno di parlarmi? - chiese con un leggerlo sorriso speranzoso.
- Ho una domanda da porti. E' un dubbio che mi assale da qualche tempo e solo tu puoi aiutarmi.
Hermione si avvicinò di un passo, forse l'aveva perdonata per il modo ingiusto in cui l'aveva trattato.
- Volevo sapere, - iniziò il rosso – come ci si sente ad amare un uomo che volontariamente ha creato pozioni ed incantesimi oscuri per fare del male agli altri e per aumentare il potere di un mago oscuro. - Hermione si bloccò di colpo sgranando gli occhi - Riesci a dormire con lui la notte o ti limiti a scoparlo come facevi con me?
Incurvò le labbra carnose in un sorriso divertito che stonava con le parole appena pronunciate.
La strega si sentì sprofondare ed arrossire nello stesso momento.
Indietreggiò senza volerlo e spostò lo sguardo altrove, troppo imbarazza per fissarlo negli occhi.
- Ron...- sussurrò senza sapere bene cosa dire – come hai capito...
- Sono diventato un buon osservatore. - spiegò lui con un'alzata di spalle senza staccarle gli occhi di dosso – Ho visto come lo guardi e come lui guarda te. - la guardò da capo a piedi, lo sguardo era severo - Probabilmente è lo stesso sguardo che avevo io... prima...
- Tra me e Severus non...
- Già... Severus... - la interruppe l'altro, il sorriso era scivolato via lasciando solo un ghigno sarcastico, sputò il nome dell'uomo come se fosse un boccone troppo amaro da digerire – dormite nella stessa camera o fate finta che tra di voi non ci sia nulla? Vi divertite alle mie spalle? Il povero Ron Weasley che non è stato in grado di soddisfarti come donna.
- Ron no! - il grido di Hermione echeggiò per i giardini deserti, un uccellino solitario spiccò il volo da uno dei grossi rami del Platano Picchiatore – Non c'è niente tra me e Severus. Niente.
- Non ti credo. Io vi ho visto... e lo sguardo che aveva Piton non era quello di un uomo che non prova niente per te. Ora dimmi, pensavi a lui quando venivi a cercarmi e gemevi nel mio letto?
- Ron...
- No, non usare quel tono con me! - anche Ron ora stava gridando e la sua voce echeggiava ancora di più nel parco deserto - Rispondi! Pensavi a lui?
La strega si morse un labbro.
- Sì.
Ron fece una smorfia disgustata staccandosi dalla colonna e avviandosi verso l'entrata del castello.
- Ti sta usando. - dichiarò senza voltarsi.
Hermione chiuse gli occhi e non replicò.
- Tu sei e resterai sempre la seconda scelta, Hermione. La sostituta della madre morta di Harry.
Aumentò la stretta sul labbro aprendo un vecchio taglio e serrò i pugni. Non poteva piangere. Non voleva piangere.
- Ti farà del male. Ti spezzerà il cuore e io non ci sarò più ad aspettarti. Non mi farò usare più da te. Io non sarò mai più una seconda scelta.
Ron si allontanò veloce, non voleva più starle accanto. Non voleva avere più nulla a che fare con Hermione Granger. Forse un giorno l'avrebbe perdonata, ma per ora non voleva più vederla, né parlarle. Gli faceva male guardarla, vedere le occhiate che si scambiavano lei e Severus...
Serrò la mascella irritato e aprì la porta di legno per tornare al castello.
Un'ombra scura lo sovrastò, sollevò lo sguardo e non si stupì più di tanto nel vedere Piton sulla soglia.
Sperò che avesse sentito tutta la discussione e maledisse Nagini per non aver finito il lavoro. O quel Mangiamorte per non aver spillato ogni singola goccia di sangue da quel bastardo untuoso.
- Bene, - soffiò gelido – è tutta sua. - un sopracciglio fine dell'uomo si inclinò verso l'alto – Spero che non le sia dispiaciuto arrivare secondo.
Lo oltrepassò e si diresse verso la torre dei Grifondoro dove avrebbe fatto a pezzi qualsiasi cosa gli fosse passata sotto tiro.
Hermione restò immobile sotto il portico a fissare il parco innevato.
Si sentiva sola, svuotata da ogni energia. Sapeva di meritare tutto l'odio di Ron. Sperò solo che un giorno la perdonasse. Che riuscisse a superare il dolore che gli aveva recato.
Era stata egoista. L'aveva usato, non si era mai veramente sforzata di amarlo come meritava. Aveva sempre pensato solo a se stessa.
Si tamponò il taglio sul labbro con un fazzoletto.
- Stupida...- si disse chiudendo gli occhi per ricacciare le lacrime – stupida... sei stata solo una stupida, Hermione.
Si appoggiò alla colonna, più o meno nello stesso punto doveva aveva supplicato Severus di abbandonala.
La vita aveva uno strano senso dell'umorismo.
- Hermione.
La strega sgranò gli occhi. Sentì un brivido percorrerle il corpo.
No.
Senza voltarsi si incamminò verso la barriera magica, decisa a mettere una barriera anche tra di loro.
La neve ghiacciata scricchiolava sotto le scarpe, faceva molto freddo e l'alito le si condensava davanti al viso. L'aria gelida entrava nei polmoni, le sembrava di avere mille lame conficcate in petto, ma non avrebbe rallentato, non avrebbe ceduto.
- Hermione!
No.
Allungò il passo. Sentì l'altro camminarle alle spalle, accelerare per starle dietro. Poteva raggiungerla e superarla in qualsiasi momento, ma non lo fece. Voleva che fosse lei a voltarsi di sua spontanea volontà.
Non si sarebbe voltata. Non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
No!
- Devo avere i capelli rossi per parlare con te?
Si bloccò di colpo sgranando gli occhi, incredula da quelle parole di sfida. Si voltò furiosa.
Severus era alle sue spalle, le labbra erano piegate in un lieve sorriso vittorioso per averla fatta fermare e voltare.
Sentiva il corpo tremare, non sapeva dire se per la rabbia o per il freddo.
- Potrei farti la stessa domanda, Severus. - sibilò con tutta la sua collera.
Lui non replicò. Si limitò ad incrociare le braccia al petto. Hermione notò che aveva indurito i lineamenti del volto.
- Noi due dobbiamo parlare. - disse lui cambiando argomento.
- No, - rispose decisa a non cedere, a non farsi più vedere vulnerabile da lui – abbiamo parlato fin troppo. Tu hai detto tutto quello che c'era da dire. Ora scusami, ho un lavoro da fare.
Si voltò e riprese a camminare.
Severus era riuscito a trattenere la rabbia per quello che aveva udito, ma ora quel suo comportamento aveva fatto affiorare tutta la collera che gli bruciava dentro.
L'immagine di lei a rotolarsi tra le lenzuola con Weasley, quel Weasley, aveva fatto infiammare il suo animo di gelosia.
Assottigliò lo sguardo chiedendosi come fosse finito in quella situazione. Lui geloso come un ragazzino, che cercava lo sguardo di quella donna, che si perdeva a ricordare il suo sapore e l'odore della sua pelle.
Lui che era sempre stato capace di estromettere i sentimenti dal suo mondo.
Severus Piton succube di un'insopportabile SoTutto.¹
Ed ora che era disposto ad ammettere di provare qualcosa per lei, per quella insopportabile Grifondoro che lo sfidava ogni volta, Hermione lo liquidava in quel modo.
- Quindi funziona così. – la voce dell'uomo era bassa e profonda, ma arrivò chiara e limpida alle orecchie della strega - Fingi di essere la damigella in pericolo, ferita dal malvagio mago oscuro e poi trovi rifugio nel primo letto che trovi. Ti credevo più intelligente Hermione, - sputò il suo veleno con tutta la cattiveria che aveva in corpo – con tutti i membri maschi della famiglia Weasley, proprio con il più tonto dovevi andare. Spero che, almeno, ne sia valsa la pena.
Hermione sentì il suo mondo andare in pezzi, era stata ferita da quell’uomo, usata, umiliata e aveva anche il coraggio di darle della poco di buono!
- Non hai il diritto di giudicarmi. – sibilò con rabbia voltandosi di nuovo verso di lui – Tu hai perso ogni diritto Severus!
Il mago si avvicinò minacciosamente di un passo. Non avrebbe lasciato cadere il discorso tanto facilmente; con lei era sempre una battaglia, un piccola guerra da cui ne usciva in qualche modo sconfitto.
Ogni singola volta.
Ma ora sarebbe stato diverso.
- Mi fai credere di essere l’unico uomo a cui pensi, l’unico a cui sono rivolti i tuoi sospiri e poi scopro che ti scopi Ronald Weasley come una sgualdrina qualunque! Sei una delusione!
Il volto di lei si infiammò, fece un passo verso di lui. Battagliera. Fiera e coraggiosa come una degna Grifondoro.
- Io ti avrei deluso?- gridò con quanto fiato aveva nei polmoni, con il corpo tremante di rabbia – Io ti ho supplicato di restare! Io ero in ginocchio a piangere supplicandoti di rimanere accanto a me! Hai idea di quello che ho provato quando ho visto che te ne andavi? Hai una vaga idea del dolore che ho provato quando mi hai respinto?
Il mago si ammutolì all’improvviso e la rabbia che gli bruciava dentro sembrò svanire.
Aveva perso l’ennesima battaglia.
- Hermione...
- Ho sfiorato ogni genere di squallore amandoti, Severus Piton! – continuò lei, sentì le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi, ma si impose di non piangere. Non davanti a lui. - Ho sentito il mio cuore farsi a pezzi per te. Ma ho continuato a lottare, soffrendo in silenzio e da sola. Era in una stanza buia Severus, ero sola e disperata e Ronald mi dava un rifugio sicuro. Lui era qui quando avevo bisogno di qualcuno! Amarlo sarebbe stato molto più facile per me. Invece...
- Hermione...
- Smettila di dire di il mio nome!
Il mago fece un altro passo verso di lei, diminuendo sempre di più la distanza che li separava.
- Pensavo di essere più forte. - mormorò Hermione piano, ansimava, il fiato si condensava velocemente, la testa sembrava immersa in piccole nubi di fumo – Pensavo di poter sopportare l'idea di essere sempre seconda a... lei. - chiuse gli occhi, le lacrime minacciavano di scendere da un momento all'altro - Ma non ce la faccio. Non sopporto l'idea di... - le sue parole furono spazzate via dal vento e dalle dita di Severus che lentamente avevano raggiunto il suo viso e avevano iniziato ad accarezzarla.
- Mi dispiace...- le disse piano – non volevo farti soffrire. - Hermione si limitò a fissarlo reprimendo un gemito strozzato - Sono sincero.
Restò in silenzio lasciando che le dita dell'uomo le accarezzassero il viso. Avrebbe voluto lasciasi andare, appoggiare la testa sulla sua mano e farsi cullare come una bambina.
Avrebbe tanto voluto dimenticare tutto quello che era successo.
Scaldarsi con un suo abbraccio.
- Basta...- gemette indietreggiando – ti prego basta, Severus. Lasciami andare.
- Non ci riesco. - ammise il mago allungando ancora la mano per accarezzarla, per sentire di nuovo il calore della sua pelle – Non posso.
Hermione alzò lo sguardo, gli occhi erano velati dalle lacrime mal trattenute, ma, comunque, brillava ancora una scintilla di fiero orgoglio.
- Io non sarò la sostituta della madre morta di Harry.
- Lo so.
- Allora perché non mi lasci stare?
- Perché voglio imparare ad amarti.
Un tempo le sarebbe bastata quella risposta. Un tempo non chiedeva altro che una possibilità, uno spiraglio nella corazza granitica di quell'uomo che amava più di qualsiasi altra cosa.
Le sarebbe bastata quella risposta, un tempo.
Ma ora non bastava più. Ora non era più così tollerante. Ora non voleva solo uno spiraglio. Voleva tutto di Severus. Ogni ombra, ogni sfaccettatura, ogni angolo del suo cuore e della sua anima.
Tutto.
Non si sarebbe più accontentata di una parte del suo cuore.
- L'amore non è come una pozione che si studia sui libri di scuola, Severus. - gli disse – Non puoi imparare ad amare. Puoi solo amare o non amare.
- Io non conosco l'amore, Hermione.
- Non è vero... Lily...
- Quello per Lily era un amore malato, l’ho sempre saputo in fondo, ma… solo ora riesco ad ammetterlo anche con me stesso. Un amore nato nell'ombra, mai ricambiato. Un amore che fa soffrire e che fa male. Io conosco solo questo di amore, Hermione. Nessuna gioia. Nessun sorriso. Solo dolore e sofferenza. Questo è quello che so. Per me questo è amore.
- Severus...
Non riuscì più a trattenere le lacrime, lentamente e silenziose scesero brucianti e salate sulle guance ghiacciate.
- Quello che sento per te...- il mago la fissò intensamente – io non so se posso chiamarlo amore. Ma so che ti cerco nel castello, che la sola tua presenza mi fa stare bene. Che voglio starti accanto. - si avvicinò ancora, poteva vedere il suo riflesso nei suoi occhi neri - Che ti desidero. Che il solo pensiero di te e Weasley mi fa impazzire di gelosia.
Hermione fece un lieve sorriso tra le lacrime e allungò una mano incontrando il suo volto spigoloso.
Severus Piton non era bello.
Non aveva un animo nobile.
O un cuore puro.
Ma per lei era perfetto così com'era. Amava ogni sua cicatrice, ogni sua ombra oscura. Ogni sfumatura del suo sguardo di tenebra.
Semplicemente lo amava.
E lui le stava offrendo il suo cuore.
Non puro, non luminoso, ma vero e sincero.
Sentì le lacrime scendere ancora più copiose. Ma, ora, non erano solo lacrime di dolore e rabbia. Erano anche lacrime di gioia.
Severus le asciugò la guancia con il pollice.
- Mi dispiace farti piangere. - le sussurrò vicino al volto, così vicino che poteva sentire il calore e il profumo della sua pelle - Ma non posso prometterti che queste saranno le ultime lacrime che verserai a causa mia.
- Lo so. - sussurrò Hermione accarezzandogli li volto avvicinandosi al suo corpo, voleva fondersi con lui, diventare un’anima sola, condividere ogni incubo e ogni sogno. Lo desiderava così tanto che non le importava il prezzo da pagare per raggiungere quella felicità che fino a qualche momento prima le sembrava irraggiungibile - Lo so, Severus.
Il mago fece un sorriso e si abbassò sul suo volto. Le labbra sottili baciarono l’ultima lacrima gustandone il sapore salato. Seguì la linea del mento fino ad arrivare al suo orecchio.
- Mi insegnerai ad amare, Hermione?
La strega rabbrividì, l’alito caldo di lui trovò uno spiraglio nella sciarpa. Sentì il calore di quel respiro su tutto il corpo. E ai brividi di freddo susseguirono brividi di piacere e di attesa. Afferrò la sua casacca perché non era certa che le gambe avrebbero retto.
Severus non aspettò una risposta, lentamente le baciò l’angolo della bocca per poi impossessarsi delle sue labbra.
La baciò piano, delicatamente, assaporandola lentamente.
Le loro labbra si muovevano piano, seguendo il loro ritmo. Era diverso dal bacio sulla torre. Diverso da quella sera davanti al camino.
Era un bacio consapevole, desiderato da entrambi.
Hermione si sentiva andare a fuoco, non si sarebbe meravigliata se una volta finito quel bacio così intimo avesse trovato la neve ai loro piedi ridotta ad una pozzanghera fumante.
Quando Severus approfondì quel delicato contatto pensò di perdere anche quella poca lucidità che le era rimasta.
Quando si separarono aprì li occhi e gli sorrise, un sorriso delicato, ancora velato alle lacrime.
Lui ricambiò li leggero sorriso e le passò una mano tra i corti capelli.
- Sembro proprio un maschio, vero? - chiese imbarazzata.
- Ti stanno bene. - disse solamente prima di spostare lo sguardo verso l'orizzonte, dove Hermione sapeva c'era il limite del territorio di Hogwarts – In due finiremo prima.
La strega annuì e si asciugò le guance umide.
- Allora andiamo.
____________________________________

Note:

¹ Giusto perchè si vuole restare più canon possibile anche in una storia AU ricordo che SoTuttoIo viene dal film, SoTutto viene dai libri.
Per una verifica: Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, ma non ricordo il titolo del capitolo, per capirci è quello dove Severus tiene la lezione al posto di Lupin.
 
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view post Posted on 9/4/2013, 19:58

Pozionista provetto

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Elly, commentare ora non posso, mi servono almeno altre due o tre riletture fatte con moooolta calma.

Sappi intanto però che solo per questo passo:

"E' intelligente, Severus.
Anche Lily... oh al diavolo!"



Meriti una standing ovation da stadio ed almeno 40 minuti di applauso.
:ola: :ola: :ola:

Il resto dei commenti cuoricinosi appena posso.
 
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CITAZIONE (pingui79 @ 9/4/2013, 20:58) 
Elly, commentare ora non posso, mi servono almeno altre due o tre riletture fatte con moooolta calma.

Sappi intanto però che solo per questo passo:

"E' intelligente, Severus.
Anche Lily... oh al diavolo!"



Meriti una standing ovation da stadio ed almeno 40 minuti di applauso.
:ola: :ola: :ola:

Il resto dei commenti cuoricinosi appena posso.

Grazie. :wub: :wub: :wub: :wub:
Personalmente mi tolta un gran peso sullo stomaco. :lol: :lol:
 
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view post Posted on 13/4/2013, 17:39
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Capitolo 15: Imparerò ad amarti di Elly

Sono partita da quel meraviglioso Hermione 1 Lily 0 che hai messo in firma. Forse non è riferito a questo racconto, né a questo brano, ma l’ho sentito rimbombare nella testa ad ogni… anche Lily lo era… che mi ha tormentato per tutto questo lungo capitolo. So di sicuro che ci hai fatto apposta Elly, è da te tormentare il lettore che, man mano, comincia a non riuscire più a staccare gli occhi dalle righe scritte e se le beve tutte d’un fiato.
Lo so, è un po’ da BM: ma bello, bello questo capitolissimo, che ansia, che magone ad ogni riga, ad ogni parola, ad ogni scena, sempre lì a temere che il sadismo di Elly prenda il sopravvento tra la magia degli sguardi, dei pensieri, dei sorrisi, dei pianti e delle liti. E’ la magia delle Hermione/Severus elevato alla decima.
Tu lo sai di essere unica per questa coppia e te la rigiri come vuoi: le battute di dialogo sono spontanee non potrebbero essere diverse, non si può immaginare che Severus ed Hermione si esprimano in un altro modo.
Questa è vera e autentica specializzazione, mia cara!
Hermione è bella, combattiva, coraggiosa e intuitiva, Severus, e al diavolo Lily!
I sentimenti di Severus sono espressi in maniera da tenerlo IC che di più non si può e lei… Nessun lamento comprensivo. E’ forte e determinata come dev’essere chi ha attraversato il mare in burrasca e ha visto affogare e morire chi amava.
Deludente al punto giusto Molly e insignificante Ginny, hai dipinto, però, un Harry che mi piace: un uomo, non un ragazzetto frignone. Quell’unione mentale con l'oscurità lo fa sentire diverso, un paria e lo avvicina a Severus e ad Hermione: gli unici che non gli dimostrano compassione, unici che gli danno sicurezza ,unici a non avere uno sguardo pietoso e terrorizzato.
Severus razionalizza, pensa e pensa, ma lascia cadere una barriera dopo l’altra.
Si sente il rumore di quando s’infrangono quelle maledette barriere e, nel mezzo degli eventi tragici, ritorna un uomo, così tanto normale, così umano. Scaccia gli occhi verdi, i ricordi falsi e costruiti intorno ad un sogno mai sognato davvero. E’ qui la frase che più delle altre mi ha colpito, quoto e approvo ogni singola parola e concetto perché questo è Severus, e questo è il Severus che abbraccerei insieme ad Elly che lo ha fatto vivere :
Forse Lily era diventata, con gli anni, una comoda scusa per escludere ogni sentimento positivo.
Perché se non si provano sentimenti non si può soffrire. Se non ci si lega alle persone non si soffrirà quando queste moriranno. Perché le persone che amava erano destinate a morire accanto a lui.
Ed improvvisamente, sotto quello sguardo di fuoco color nocciola, così diverso dallo sguardo che aveva creduto di amare tutti quegl'anni, si rese conto che era morto immerso nel verde smeraldo di Lily. Nella sofferenza di un amore mai ricambiato. Con il dolore di un cuore spezzato.
Ed era rinato nel profumo e nel sapore di Hermione. Con la promessa di un amore sincero. Con la possibilità di essere felice, di essere amato come mai era stato in vita sua. E come mai aveva immaginato.
E che questa opportunità gli faceva paura.
Una fottuta paura.



Non ho ancora finito, devi tollerarmi un altro po’.
Non dimentico certo il tuo Ron, finalmente incavolato, come si addice a chi è stato tradito, mi è piaciuto moltissimo: scena epica che restituisce all’amico sfigato di Potter solidità, umanità e simpatia. L'eterno secondo, stavolta, a dispetto di tutto è stato il primo e soffre e sputa veleno sul rivale irraggiungibile.
Hai restituito dignità ad una figura che non meritava dalla sua creatrice di essere trattata così male; non amo Ron per molte ragioni, povero, ma stavolta il guizzo di orgoglio e rabbia che gli hai fatto vivere me lo hanno reso simpatico, vero e fragile. E’ così che doveva essere.
Poi c’è quella parte che aspettavo, che desideravo e la volevo così, esattamente come l’hai scritta, senza una parola in più né una in meno, perché Severus finalmente si decide a dire una verità sepolta e nascosta:

- Io non conosco l'amore, Hermione.
- Non è vero... Lily...
- Quello per Lily era un amore malato, l’ho sempre saputo in fondo, ma… solo ora riesco ad ammetterlo anche con me stesso. Un amore nato nell'ombra, mai ricambiato. Un amore che fa soffrire e che fa male. Io conosco solo questo di amore, Hermione. Nessuna gioia. Nessun sorriso. Solo dolore e sofferenza. Questo



Non sono falsamente elogiativa, ma descrivere l’ultima scena non si può, o per lo meno io non voglio farlo, bisogna leggerla e gustarla fino in fondo, con ombre e luci ,con lui e lei ,nel mondo di Hogwarts che li circonda: un uomo ed una donna che si chiamano Hermione e Severus. La lettrice qui presente è, al momento, alla terza lettura, sistematicamente si commuove allo stesso punto, ma non dirò qual è. Sono convinta che ciascuno può trovare il suo sogno ed il suo desiderio tra le righe finali.
Io ho trovato il mio grazie a te, Elly.
Bravissima.
 
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view post Posted on 7/5/2013, 10:16
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CITAZIONE (chiara53 @ 13/4/2013, 18:39) 
Capitolo 15: Imparerò ad amarti di Elly
Lo so, è un po’ da BM: ma bello, bello questo capitolissimo, che ansia, che magone ad ogni riga, ad ogni parola, ad ogni scena, sempre lì a temere che il sadismo di Elly prenda il sopravvento tra la magia degli sguardi, dei pensieri, dei sorrisi, dei pianti e delle liti. E’ la magia delle Hermione/Severus elevato alla decima.

Sono già stata abbastanza sadica con loro.
Dopo 130 pagine di sguardi rubati, baci che sanno di lacrime e nomi sbagliati sospirati nel momento sbagliato mi sono detta BASTA.
Lily va in cantina, o in soffitta, in un luogo polveroso, comuqnue. XD Sarà sempre nel cuore di Severus perché non può cancellare 20 anni di amore, ma é arrivato il momento di vivere.


CITAZIONE
Tu lo sai di essere unica per questa coppia e te la rigiri come vuoi: le battute di dialogo sono spontanee non potrebbero essere diverse, non si può immaginare che Severus ed Hermione si esprimano in un altro modo.
Questa è vera e autentica specializzazione, mia cara!

Ognuno si trova la sua strada nel fandom di HP! :woot:
Ammetto non saprei scrivere una FF con Draco o con Neville (anche se ci ho provato!). Ormai loro due sono in me. Non posso farci nulla.
In un modo o nell'altro li metto insieme! :P
Sperando di non essere mai noiosa e ripetitiva. <_<


CITAZIONE
Hermione è bella, combattiva, coraggiosa e intuitiva, Severus, e al diavolo Lily!
I sentimenti di Severus sono espressi in maniera da tenerlo IC che di più non si può e lei… Nessun lamento comprensivo. E’ forte e determinata come dev’essere chi ha attraversato il mare in burrasca e ha visto affogare e morire chi amava.

Forse Hermione é più matura di quello che dovrebbe essere. A volte tendo a dimenticare gli anni che ha.
E' giovane, ma ha già una guerra sulle spalle e cicatrici (fisiche e non ) che possono solo farla crescere più in fretta.

CITAZIONE
Deludente al punto giusto Molly e insignificante Ginny,

Molly é solo una voce fuori campo qui.
Diciamo che conta quanto un Nargillo.
Ginny... beh é già lei insignificante....

CITAZIONE
hai dipinto, però, un Harry che mi piace: un uomo, non un ragazzetto frignone. Quell’unione mentale con l'oscurità lo fa sentire diverso,

Il mio Harry uomo... mi piace questo Harry.
Mi piace molto, perché - a mio modestissimo parere :D - ha molto più spessore rispetto a quello che dice la Rowling.
Non solo il ragazzino che vede complotti ovunque guardi, è il mago stanco che vuole porre fine alla guerra.
E il peso delle persone morte in suo nome lo devasta.



CITAZIONE
un paria e lo avvicina a Severus e ad Hermione: gli unici che non gli dimostrano compassione, unici che gli danno sicurezza ,unici a non avere uno sguardo pietoso e terrorizzato.
Severus razionalizza, pensa e pensa, ma lascia cadere una barriera dopo l’altra.
Si sente il rumore di quando s’infrangono quelle maledette barriere e, nel mezzo degli eventi tragici, ritorna un uomo, così tanto normale, così umano. Scaccia gli occhi verdi, i ricordi falsi e costruiti intorno ad un sogno mai sognato davvero.

Alla fine ha ceduto questo mago vestito di nero con tutti i bottoncini ermeticamente chiusi. :lol:
Il suo cuore si é aperto, Hermione l'ha scassinato prima con la dolcezza poi con i pugni. :shifty:
Ed ora... i bottoncini!!!! :woot:
Il mio lenzuolino scivola... scivola... scivola....



CITAZIONE
Non dimentico certo il tuo Ron, finalmente incavolato, come si addice a chi è stato tradito, mi è piaciuto moltissimo: scena epica che restituisce all’amico sfigato di Potter solidità, umanità e simpatia. L'eterno secondo, stavolta, a dispetto di tutto è stato il primo e soffre e sputa veleno sul rivale irraggiungibile.
Hai restituito dignità ad una figura che non meritava dalla sua creatrice di essere trattata così male; non amo Ron per molte ragioni, povero, ma stavolta il guizzo di orgoglio e rabbia che gli hai fatto vivere me lo hanno reso simpatico, vero e fragile. E’ così che doveva essere.:

Con Ron non ho ancora finito a dire il vero.
Ha ancora una particina in questa odissea. Ancora una scena da girare. Con Piton. :o:


CITAZIONE
Poi c’è quella parte che aspettavo, che desideravo e la volevo così, esattamente come l’hai scritta, senza una parola in più né una in meno, perché Severus finalmente si decide a dire una verità sepolta e nascosta

- Io non conosco l'amore, Hermione.
- Non è vero... Lily...
- Quello per Lily era un amore malato, l’ho sempre saputo in fondo, ma… solo ora riesco ad ammetterlo anche con me stesso. Un amore nato nell'ombra, mai ricambiato. Un amore che fa soffrire e che fa male. Io conosco solo questo di amore, Hermione. Nessuna gioia. Nessun sorriso. Solo dolore e sofferenza. Questo

CI SONO VOLUTI SOLO 4 ANNI PER ARRIVARE A QUESTO PUNTO!!!! :wacko: :wacko: :wacko: :wacko: :wacko: :woot: :woot: :woot: :woot:


CITAZIONE
Non sono falsamente elogiativa, ma descrivere l’ultima scena non si può, o per lo meno io non voglio farlo, bisogna leggerla e gustarla fino in fondo, con ombre e luci ,con lui e lei ,nel mondo di Hogwarts che li circonda: un uomo ed una donna che si chiamano Hermione e Severus. La lettrice qui presente è, al momento, alla terza lettura, sistematicamente si commuove allo stesso punto, ma non dirò qual è. Sono convinta che ciascuno può trovare il suo sogno ed il suo desiderio tra le righe finali.
Io ho trovato il mio grazie a te, Elly.
Bravissima.

Grazie.
E grazie a te per la recensione bellissima che ho letto subito, ma a cui rispondo solo ora (mea culpa... -_- ).
Spero di essere ancora così veloce a scrivere.
Siamo qiasi alla fine, manca poco... mi sto impegnano per finirla nell'anno! :lol:
Speriamo bene...
 
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