Le stesse lacrimeScegliere tra le storie di Ida è davvero difficile.
Ho letto tempo fa questa e l’ho trovata particolarmente”perfetta”.
Si tratta di un racconto di tre capitoli: tre parti, di cui due perfettamente speculari e la terza parte quasi una sintesi delle emozioni evocate nelle prime due.
Severus è sempre il perfetto Severus di Ida, inimitabile e IC, ma qui, a mio parere ha un tocco di umanità in più. Umanità dovuta alla descrizione che fin dall’inizio lo mostra fragile, come mai è stato.
Un ospedale e i guaritori sono la cornice di questo racconto che fa delle spiegazioni e dei chiarimenti ( non solo tra i due protagonisti)il fulcro intorno al quale ruotano le emozioni e la commozione che prende il lettore ad ogni frase, ad ogni passo, quasi riga dopo riga.
Mi sono imposta di essere razionale e cercare anche le parole e le frasi speculari o ripetute ed ho trovato una perfetta corrispondenza tra due punti di vista, che non sono così opposti come si potrebbe pensare.
Differente è sicuramente lo stato d’animo con cui la realtà irrompe nelle emozioni.
In tutto il lungo racconto c’è questo continuo entrare ed uscire dal presente per tuffarsi nel passato e nei ricordi.
Se qualcuno vuole conoscere davvero chi siano Severus Piton ed Harry Potter è sufficiente che legga questi tre capitoli e, la visione del perché di tutto, emergerà prepotente.
Ho trovato nella prima parte un Harry molto più vero e maturo rispetto all’edulcorata e irrealistica versione dei libri.
E’ un ragazzo, diventato uomo troppo presto, che vuole fermamente recuperare i suoi errori, soprattutto il più grave, quello che ritiene irrimediabile, perché il suo interlocutore è diventato una specie di convitato di pietra: presente, ma inanimato e incapace di capire, ascoltare, controbattere o perdonare.
Mi ha colpito la descrizione tragicamente perfetta della reazione del ragazzo di fronte alle patetiche, anche se gentili, spiegazioni dei medici, incapaci di arrivare al cuore di Harry, un vero Grifondoro che non si rassegna mai all’inevitabile, convinto che ci sia sempre un’altra soluzione, un’altra possibilità.
Gli do perfettamente ragione, è così che si reagisce di fronte alla realtà inaccettabile della malattia inguaribile o della morte: con il rifiuto. Ci si dice: no, non può essere e non sarà, oppure si ascolta senza ascoltare davvero.
E così, già dalle prime battute, Harry, fin nelle piccole cose, tratta Severus come se il mago potesse ancora giudicarlo, criticarlo, come se fosse perfettamente presente a se stesso. Ad esempio: quelle tende vanno aperte o chiuse? E’ meglio fare quello che è giusto o quello che Piton forse vorrebbe?
Persino in quell’ azione marginale Harry si interroga e riflette ed è da lì che parte l’analisi spietata contro se stesso; un’analisi delle azioni che una ad una vengono esaminate e chiarite attraverso le ragioni del cuore e dell’affetto, ispirati proprio dalla persona che lui credeva più lontana e aliena dalla sua vita.
Ed è così che la scrittrice trasforma l’odio in amore, l’ombra in luce e Severus nell’eroe glorioso che merita di essere.
Perdono e
mi dispiace sono le parole che ricorrono nelle frasi di Harry, insieme a
sempre e
grazie , sono parole scritte tra le righe delle prime pagine, ma sono fondamentali.
Harry sente e capisce che Severus è l’unico legame vero rimasto tra lui e la sua famiglia; quelli che riconosce come suoi errori, lo costringono a fare i conti con i pregiudizi che lo hanno sempre guidato.
La catarsi di Harry si può compiere solo attraverso un confessione sincera dei propri errori, ammettendo la perenne mancanza di obbiettività che ha contraddistinto i suoi rapporti con Severus. (qui scatta spontaneo un applauso!)
Brava Ida a costruire un nuovo legame tra i due, con logica e amore, passo dopo passo, episodio dopo episodio, in un intrecciarsi perfetto della storia originale con le ragioni del cuore che hanno spinto Severus alle azioni compiute ed Harry a comprenderne finalmente il perché.
E' stata una stretta al cuore l’immagine delle mani che si avvicinano senza stringersi.
Commovente la descrizione del rispetto che Severus suscita in Harry, anche nella sua immobile presenza. Egli è, anche in circostanze tanto particolari, perpetuamente uguale a se stesso e alle caratteristiche che lo identificano nel nostro immaginario e in quello di Harry.
Quel sentire vive le parole e i sorrisi beffardi, il sarcasmo e lo sguardo buio e profondo sono la spinta finale al lettore per amare incondizionatamente Harry, rigenerato, che scopre quanto gli manchi il suo professore: professore, sì, finalmente, rispettato nel suo ruolo e chiamato con l’appellativo che gli compete.
Tutto è visto con la naturalezza destinata a chi si stima, si rispetta e perfino si ama.
Tornerà, anche nella seconda parte, una frase che evidenzia il rispetto profondo verso Severus da parte di Harry. Tra le colpe e le memorie ne emerge una che costringe il giovane a scegliere una frase intera per evitare la parola “assassino”, per non offendere o rammentare un dolore a chi non può sentire né vedere, ma è presente e Harry non sa ancora quanto...
La scrittrice, abile, lascia il lettore nel dubbio, è un’illusione quella di Harry che osserva il corpo di Piton oppure è la realtà e il mago è presente e ascolta l’intima confessione del giovane?
L’umanità di Severus è messa a nudo dai suoi stessi ricordi, è un uomo che sa amare e piangere, ora, e non solo Harry lo sa, ma anche il resto del mondo:
intollerabile, direbbe Severus,
tutto questo è inammissibile !E Ida, magistralmente, prende per mano il lettore e lo guida alla fine del capitolo con una scelta precisa; Harry si decide a stringere finalmente quella pallida mano e, guardandolo, cerca di capire se l’espressione dietro la maschera caduta sia un sorriso:
il sorriso di Severus, mai visto e mai conosciuto in tanti anni (ma c’era ben poco da sorridere, dico io).
Ci sono ancora tante domande da fare, tante risposte da chiedere e tante proposte da parte di Harry.
Ma lui, Severus, resta lì, non sa il lettore se incosciente o testardo, ma lo scoprirà presto.
Nella seconda parte è stata dura mantenere la razionalità ben ferma, ho capito che quello che speravo si stava avverando:
è sveglio, pensa ed ha sentito ogni cosa , mi sono detta!
Benedetta Ida che ti fa soffrire, sudare e alla fine ti ripaga! E certo non con un’ipocrita medaglia di Merlino!
C’è uno splendido parallelo di Ida tra Potter padre e Harry, infatti entrambi hanno salvato Severus nella Stamberga: è lì la fine e l’inizio di un sentimento, di una coesione, di un rapporto che la scrittrice, abilissima, guida, emozione dopo emozione, verso i ricordi che riempiono mente e cuore di Severus.
Ida giunge a narrare anche quel “mondo rovesciato” che culmina con l’insulto e la fine di ogni speranza, alla ricerca di una rivincita che non sarebbe mai venuta per quella via: ed ora Severus lo sa.
Poi c’è una splendida storia nella storia; quella di un angelo vestito di nero che veglia sul piccolo Harry, qualcosa di incredibile, ma reale e umanamente vero.
No, non credo nemmeno io che Severus abbia abbandonato Harry per undici lunghi anni e c’è tanta reale accettazione delle sua colpe e delle sue responsabilità nella descrizione di quell’abbraccio al buio, nella solitudine: l’abbraccio ad un bambino trascurato, così tremendamente simile a Severus stesso da piccolo.
Ida ha colto l’apice di tutti i sentimenti e li ha descritti alla perfezione, o meglio come io li ho sognati e immaginati innumerevoli volte.
E’ stato bellissimo, emozionante e commovente leggere quelle immagini trasferite in parole, gli stessi eventi che avrei voluto accadessero, anzi che sono accaduti, ma solo nei miei sogni.
Così, Severus, quello bravissimo a mentire, invece, comincia a scoprirsi, a mostrarsi e non trattiene un brivido, uno sguardo, anche se continua a tacere.
E di nuovo tornano le parole chiave “
perdono”, “
gratitudine” e “
ringraziare” il senso è lo stesso della prima parte, ma stavolta c’è la conferma che le supposizioni di Harry erano giuste, tutte, compreso il fatto che Severus prova un’ira insopprimibile nello scoprire che i suoi segreti sono ormai di pubblico dominio.
Lui, che ha sempre protetto la sua intimità più della vita, si ritrova nudo e senza maschera ad affrontare il mondo.
Potter! Sembra di sentirgli dire:
come ti sei permesso!
Vinto dalla potenza dei sentimenti anche Severus capitola, anche lui vuole conoscere la fine della storia e non vuole aspettare.
Dopo aver aperto gli occhi sulla realtà dei sentimenti che lo agitano, non sarà capace di tornare sui suoi passi e lasciar sfuggire le risposte: Piton è un uomo curioso, non dimentichiamolo mai, chi studia e vuole conoscere sempre di più, è curioso di tutto, anche di scoprire nuovi sentimenti e nuove emozioni.
Ed è allora che egli mostra di essere stato sempre sveglio, di aver ascoltato e di voler chiarire tutto, con il giovane che avrebbe potuto essere suo figlio, ma in un’altra realtà e in un altro tempo: Harry Potter.
Si scoprono così gli ultimi segreti, la salvezza, la guarigione, il tempo della malattia.
Harry e Severus parlano di tutto, si raccontano di tutto e Piton resta sempre il professore un po’ bastardo, ma buono dentro, con un cuore pulsante per colui che tanto l’ha odiato e da cui tanto si è fatto odiare: il figlio di Lily, Harry.
Quanta profonda dignità e orgoglio in un piccolo gesto che sembra insignificante. Il bicchiere passato tra le mani e non avvicinato alle labbra contiene tutto un intero mondo di emozioni e inflessibilità verso se stesso e verso l’universo intero. Non sono perduto! - urla quel gesto- Sono ancora io! Posso tener duro, posso sopportare, ma posso anche amare e commuovermi di nascosto, con un’unica lacrima trattenuta tra le ciglia. Nel finale atteso e desiderato c’è l’aprirsi dei cuori senza fanfare, né grida di gioia, ma in quieta, serena dolcezza. Sì, perché Ida ci disegna da par suo le emozioni di Severus, padre e paterno, burbero come si conviene ma, come dico io, umano e con un’anima piena di luce.
Edited by chiara53 - 26/4/2013, 18:03