Autore: Anto67
Titolo: Senza via di scampo
Data: ottobre 2021
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Tipologia: one-shot
Personaggi: Severus Snape
Epoca: HP ad Hogwarts
Genere: Introspettivo
Rating: per tutti
Pairing: nessuno
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Un momento, un luogo, un impegno inderogabile: nella mente di Severus si affacciano, in un flash di pochi secondi, pensieri contrastanti, immagini e riflessioni sulla propria condizione.
Note: scritto per la Sfida n. 9 FA+FF: Happy Halloween!
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling ed a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling, la trama di questa storia e l’immagine allegata sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia, una citazione da essa o l’immagine allegata. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Senza via di scampoNon voglio bussare a questa porta.
Non posso più pensarmi in un ruolo che non mi appartiene.
Sono troppo stanco, terribilmente stanco.
Qualcuno osa dirmi che sono giovane, nei migliori anni della mia vita: io mi sento cento anni sulle spalle.
Non avevo voglia di tornare qui e non è usuale, ma l'immagine rilfessa della mia vita che mi ristituisce questo luogo stanotte mi pesa. E' una vita che non ho scelto ed è la mia condanna.
Lasciatemi rinchiuso nel mio laboratorio, annegare la mente nei miei esperimenti.
Ieri ho deriso la Granger che guardava con occhi lucidi la fotografia di due vecchi, forse i suoi nonni....
Quella giovane babbana si mangia in insalata i due puro sangue, l’arrogante Draco e il predestinato Potter, due inetti disarmanti.
I babbani in questi giorni ricordano i loro morti, patetici individui … eppure io con loro vivo la mia drammatica ricorrenza. La morte altrui e la mia.
Non ho la forza di varcare la porta che mi sta di fronte: significa attivare i sensi, rendere acuta la mente, essere sempre dieci passi avanti, pensare alla prossima mossa quando stai giocando la presente.
Non ho energie: la nausea ed un senso di vertigine mi tolgono la concentrazione. Non me lo posso permettere. Devo dominare la mia mente essere impermeabile a qualsiasi tentativo di violarla. Sono un maestro nell'arte dell'occlumanzia, perchè stanotte mi sento nudo, senza protezione?
Dovevo rifiutarmi di venire, addurre qualche scusa, trovare una via d’uscita: perché per me non c’è mai una via d’uscita? Ah, me dannato, mi disturba questo piagnisteo da donnina! Mi disprezzo per la debolezza che ormai ricorre a intervalli sempre più ravvicinati.
Ora sono qui, è semplice bastano tre colpi dell’inquietante battacchio …
Ma sono così terribilmente stanco.
La Granger – ma perchè ora mi torna in mente la Granger! - avrebbe voluto incenerirmi quando l’ho schernita: ah, stupida ragazza, mai mostrare debolezza. Ma io qui davanti a questa porta chi sono? L’ultimo dei deboli. Io che dispenso pozioni per aiutare gli altri a superare le proprie difficoltà ed a domare istinti belluini, non so aiutare me stesso a ritrovare un po’ di energia.
Ora mi volto e vado via, torno alla scuola, domani è la notte di Halloween e spesso accadono eventi che richiedono la mia presenza. Ecco, ancora doveri, ancora impegni, dannato cervello che sempre lavora nella stessa direzione.
Solo la morte mi può liberare? L’oblio in fondo può essere una condizione peggiore? Sarebbe così semplice farla finita, trovare il coraggio di annullarsi e lasciare che il destino segua il suo corso e riservi ciò che deve a chi deve. Perché io lo devo cambiare, chi sono io per cambiarlo ….
- Mister Severus Snape della delegazione di Londra?
- Sì, sono io
- Mister Voldemort la sta attendendo, manca solo lei.
- Sono qui.
La porta si richiude e il diavolo sorride: gode nel vedere un uomo soccombere. O forse anche lui non sta valutando bene, la partita da giocare è ancora lunga.
Il Portone del Diavolo: particolare
Il Portone del Diavolo appartiene al Palazzo Trucchi di Levaldigi, anche conosciuto come Palazzo del Diavolo, oggi sede della Banca Nazionale del Lavoro a Torino.
La storia ufficiale ci informa che il portone fu scolpito nel 1675 da una manifattura di Parigi su richiesta di Giovanni Battista Trucchi di Levaldigi, conte e generale delle Finanze di Carlo Emanuele II. La porta, molto bella, è riccamente intagliata e adorna di fiori, frutta, animali ed amorini. La cosa più interessante, quella che ha contribuito al nome che oggi porta, è il batacchio centrale che raffigura il diavolo che scruta i visitatori che bussano alla porta. La parte finale, quella che si prende con la mano per bussare, è composta da due serpenti le cui teste si uniscono nel punto centrale.
Per quanto riguarda, invece, la più affascinante versione magica, sembra che il portone sia comparso una notte dal nulla. Si narra che, quella notte, un apprendista stregone avesse invocato le forze oscure e lo stesso Satana che, scocciato da questa invocazione, decise di punire lo stregone imprigionandolo dietro il portone che il malcapitato non riuscì mai più ad aprire. Si narra, inoltre, che nel 1600 fosse sede della Fabbrica dei Tarocchi: secondo gli esoteristi la carta dei tarocchi che è associata al Diavolo è il 15, che era allora il numero civico del palazzo.
Esistono anche altre leggende sul Palazzo del Diavolo.
Alla fine del settecento, epoca in cui il Palazzo apparteneva a Marianna Carolina di Savoia, durante un’importante e sontuosa festa di carnevale, una delle danzatrici che si esibiva per intrattenere gli ospiti cadde a terra pugnalata mortalmente. Il colpevole non fu mai ritrovato né tanto meno l’arma del delitto. La notte stessa dell’omicidio si scatenò sulla città una vera e propria tempesta di vento e pioggia culminata con lampi accecanti, tuoni fragorosi e vetri frantumati. Un vento freddo soffiò all’interno del palazzo e spense tutte le luci, gli invitati scapparono urlanti. Poco tempo dopo venne avvistato un fantasma che si aggirava per le stanze del palazzo, quello della ballerina crudelmente uccisa la notte della festa.
Durante l’occupazione francese, ad inizio ottocento, un tale maggiore Melchiorre Du Perril si dice fosse entrato nel palazzo per consumare un pasto veloce, prima di partire con documenti segreti ed importanti. L’uomo, atteso fuori dal portone dal suo cocchiere, non uscì mai più dal palazzo. Sembra che vent’anni dopo, durante i lavori di ristrutturazione del palazzo, alcuni operai, abbattendo un muro, vi avessero trovato uno scheletro imprigionato e sepolto in posizione eretta.