Titolo: Alleanze inattese
Autore/data: Gabrix1967 – ottobre 2021
Beta-reader: Ida59
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, drammatico.
Personaggi: Severus, Arya (personaggio originale)
Pairing: Severus, Arya (personaggio originale)
Epoca: prima della saga, sesto anno di insegnamento per Severus e di studi ad Hogwarts per Arya (ottobre 1987)
Avvertimenti: AU
Riassunto: Nel tardo pomeriggio del 31 ottobre una studentessa del sesto anno viola il regolamento scolastico per aiutare un’amica. Severus la scopre. Quale sarà la giusta punizione?
Nota 1: Un enorme grazie a Ida, presente e disponibile anche quando è davvero difficile.
Nota 2: E’ strano e peculiare il modo in cui i “mondi fantastici” in cui proiettiamo le nostre storie cerchino di attirare la nostra attenzione, quasi che a loro non sia sufficiente vivere relegati nelle poche pagine con cui li liquidiamo. Così, mentre mi trovavo a pensare alla storia di Halloween, cercando un modo per raccontarla, mi sono accorta che “la mia” Arya (della storia di Halloween) aveva esattamente la stessa età che ha nell’ultimo capitolo della storia in progress, in cui ve l’ho presentata. Non trovate anche voi che sia un modo esplicito per chiedere di esistere, e non solo nei pochi episodi già raccontati?
Nota 3: Se qualcuno nelle parole di Arya ha riconosciuto similitudini con la poesia Correspondances di Charles Baudelaire, non si è sbagliato.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, ove presenti, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
ALLEANZE INATTESE
Sabato 31 ottobre. Tardo pomeriggio. La festa di Halloween organizzata per gli studenti di Hogwarts si avvicina.
Nella penombra dell’aula di Pozioni, un vapore a spirale si solleva dall’unico calderone acceso. Al suo interno, un liquido madreperlaceo non ha ancora raggiunto lo stato di quiete. Arya lo osserva attonita. La fragranza di tè nero, legna appena tagliata, pergamena e inchiostro che arriva alle sue narici, le rivela, con prepotente chiarezza, ciò che ancora cerca di nascondere a se stessa. Inchiodata da quella rivelazione, la giovane strega ha smesso improvvidamente di interrogarsi sulla natura dei rumori che provengono dall’esterno. Socchiude gli occhi il tempo necessario perché la nascente consapevolezza si sedimenti in fondo al cuore, lasciandole lo spazio per far riemergere la lucidità che le ha sempre consentito di guardare alla sua vita con sufficiente ironia. Inspira ancora con voluttà e scuote con vigore la testa, quasi che con quel movimento possa cacciar via l’idea che le si è insinuata nella mente.
“Merlino, non ora!” esclama, guardando con apprensione la porta. Dall’altra parte, un rumore di passi sembra avvicinarsi.
Se non fosse stato per aiutare ancora una volta la sua amica Susan, non si troverebbe lì a quell’ora, senza autorizzazione e non rischierebbe di far tardi alla cena. Deve ancora prepararsi per la festa che inizierà tra poco.
Ma Mark merita lo scherzo che lei e Susan hanno orchestrato. Quel bellimbusto non aveva alcun diritto di calpestare i sentimenti di Susan, invitando Sally al ballo. Così, se per qualche ora si metterà in ridicolo mostrandosi infatuato di Mrs Purr, e se per questo dovrà subire le conseguenze delle rappresaglie di Gazza, peggio per lui!
Arya sorride al pensiero di Mark che insegue lo stizzoso felino, poco propenso alle smancerie, tallonato dal bilioso guardiano del castello. Ma un rumore di cardini la ridesta dalla divertente scenetta sulla quale sta fantasticando.
Nello specchio della porta è apparsa una sagoma imponente e nera, che ora avanza verso di lei. Non è un sogno: in pochi passi, la nuova presenza l’ha raggiunta e l’osserva con un’espressione al tempo stesso accusatoria e interrogativa.
“Perché non sono affatto stupito di trovarti implicata nell’ennesima situazione dalla quale potrebbe derivare la tua espulsione?” domanda con voce pericolosamente modulata Piton, accendendo con un colpo di bacchetta tutte le torce dell’aula.
Arya sa che l’apparente pacatezza di quell’approccio prelude a conseguenze molto severe. L’ultima volta che è stata colta con le mani nel sacco, ha dovuto colmare di formalina tutti i barattoli del ripostiglio delle scorte del professore, esposta, per un’intera giornata, all’odore pungente del nauseante liquido e costretta alla visione di ogni tipo di viscida creatura. Deve pensare velocemente a come venir fuori da quella situazione.
“Non trova anche lei che sia perfetta?” esclama, indicando il contenuto del calderone, facendo ricorso a tutto il coraggio che le rimane.
Piton la scruta. Nello sguardo trasparente di Arya c’è da sempre un contagioso entusiasmo. Il professore annega nei ricordi della mancata felicità, che le iridi verdi della giovane strega non smettono di evocare. “Perfetta, dici?” domanda finalmente, affacciandosi nel calderone. Il suo tono scettico si spegne quando il liquido perlaceo sprigiona, solo per lui, note di erba umida, di biscotti allo zenzero e di giglio, riempiendogli il cuore di amarezza al ricordo del perduto amore. Tossisce, nel tentativo di mettere fine al momentaneo sgomento. Lily gli manca ancora, sempre, e, di più, in quella dannata ricorrenza.
Arya è sorpresa. Che odore avrà percepito il professore per tossire con tanta energia? “Cosa ha sentito?” chiede, prima di realizzare che sta formulando una domanda inopportuna. E subito rabbrividisce, all’idea della reazione che si scatenerà presto.
“Percepisco un forte sentore di guai!” sibila Piton, scrollandosi di dosso la dolorosa suggestione di quel momento. “E ora, vuoi dirmi perché ti sei introdotta nella mia aula senza autorizzazioni, saccheggiando le mie scorte per realizzare una pozione di cui il Ministero della Magia ha vietato la produzione?” la sua voce si è fatta tagliente. Non accetterà altre digressioni.
Arya deglutisce, combattuta tra la verità e una bugia salvifica. Ma, prima che inizi a parlare, il professore l’ammonisce.
“Dimenticavo, Gray, cerca di essere credibile, perché oggi le possibilità che io decida di espellerti sono piuttosto elevate!”
Adesso tocca a lei. Le note di legna appena tagliata, che si sprigionano per lei dai vapori della pozione, richiamano alla sua mente immagini di cupi e silenziosi boschi dai fitti e imponenti fusti, in cui le verità si celano agli occhi degli incauti visitatori. Eppure il bosco parla alla sua anima con accenti che, a tratti, le sembra di comprendere. E allora, perché al cospetto di quel mago austero e scostante si sente sempre incapace di esprimersi compiutamente? Perché le verità più evidenti tornano ad affondare nel buio del fitto sottobosco?
“Una vendetta!” mormora alla fine, consapevole di consegnarsi completamente al suo aguzzino. Ora sarà solo lui a valutare se quell’iniziativa ha il valore del sacrificio che potrebbe esserle richiesto. Ma Arya ha deciso: dirà la verità.
“Una vendetta?” la voce di Piton suona incuriosita e, inaspettatamente, placata.
“Volevo aiutare Susan,” chiarisce la giovane strega, senza esitare oltre.
Il volto del professore si è fatto attento.
“Mark è un vigliacco. Ha fatto di tutto per farsi notare da lei che non voleva saperne di lui. Si è mostrato diverso da come è in realtà. E per cosa? Per potersi vantare con i suoi amici di aver fatto breccia nel cuore dell'unica studentessa, tra le più popolari della scuola, che non gli ha mai mostrato il proprio interesse. Capisce? Ha finto solo per farla innamorare e, quando ci è riuscito, l’ha umiliata invitando un’altra ragazza alla festa di Halloween e l’ha fatto, come al suo solito, platealmente, per offenderla.” Arya sembra non pensare più al rischio di essere espulsa. Il suo volto è arrossato dalla foga del racconto e dall’indignazione, quasi che tutto dipenda solo dal suo intervento riparatore.
“Dunque Mark è un vigliacco …” la interrompe Piton.
Odia da sempre i prepotenti. Detesta chiunque usi la propria buona reputazione per offuscare quella degli altri. Quante volte Potter e i suoi amici lo hanno umiliato in pubblico? Quante volte James ha giocato con i sentimenti delle compagne di scuola prima di scoprirsi innamorato di Lily? James Potter o Mark Smith, nessuno dovrebbe mai credersi in diritto di calpestare il cuore di altri.
“Questo non vuol dire che tu possa impunemente introdurti nella mia aula e saccheggiare il deposito delle scorte,” aggiunge con tono severo.
Il professore ha ragione. Arya abbandona la foga da
pasionaria, con la quale ha motivato le sue infrazioni al regolamento scolastico, e si fa pensierosa. D’improvviso, nessuna giustificazione le sembra più valida. L’obiettività e la gravità delle trasgressioni l’hanno messa di fronte alle proprie responsabilità. China il capo. “Le chiedo scusa, non avrei dovuto,” mormora confusa, mentre le note legnose della pozione ancora calda le solleticano il naso, giocando, prima di tutto a lei, il brutto tiro per il quale è stata realizzata.
“E’ così: non avresti dovuto!” conferma il professore seccamente. Poi, agitata la bacchetta, con un Incantesimo di Appello, guida fino a sé una lunga fila di ampolline vuote, che dispone ordinatamente sul tavolo. “Ora mi aiuterai a riempirle e a catalogarle,” dice indicandole. “Il Ministero vieta la riproduzione di questa pozione, ma io non tollero lo spreco di ingredienti rari e preziosi:” sentenzia bruscamente.
“Ma così non arriverò mai alla festa!” protesta sommessamente Arya, abbracciando con sguardo sgomento il gran numero di ampolline che ha ricoperto la postazione di lavoro.
“Potrebbe essere il male minore,” insinua Piton, guardandola in tralice.
Sono da poco passate le sette del pomeriggio quando l’ultima boccetta viene riempita e Piton considera con soddisfazione il lavoro ultimato. Poi, fatto arrivare un pesante vassoio di rame, vi colloca ordinatamente tutte le fiale di Amortentia e invita Arya a seguirlo, trasportando il vassoio nel ripostiglio. Lì, salito su una scala di legno, con gesti misurati e meticolosa attenzione, prende a sistemare le provette in appositi supporti su uno scaffale molto in alto.
Ai piedi della scala, la giovane strega osserva il professore, ancora incredula di sentirsene così attratta, poi, imbarazzata dal silenzio che è calato tra loro, prova a distogliere il pensiero da una passione che non promette nulla di buono. Per questo, comincia a contare le provette sul vassoio, e che devono ancora essere sistemate. Le osserva mentre, a causa del tremore dello sforzo, vanno da una parte all’altra. Il loro rotolare ordinato, come di un’onda che si spinge sulla battigia e viene richiamata dalla corrente, la ipnotizza. I suoi occhi ne seguono i movimenti, perdendosi nel fluttuare delle piccole fiale, fino a quando una boccetta le sfiora il pollice, con il quale ha sconfinato il profilo dell’impugnatura, invadendo il piccolo territorio interno. Ora che la osserva meglio, si accorge che l’ampollina è quasi vuota. Non sarebbe una grave sottrazione, pensa, mentre inaspettatamente, la situazione sembra voltarsi a suo vantaggio. Non può lasciarsi sfuggire l’occasione. Attende che la bottiglietta si avvicini un’altra volta al bordo del vassoio e la blocca, con lo stesso dito che prima è stato sfiorato.
“Non riesce a fare più in fretta?” domanda quindi, sollevando lo sguardo. Piton la sta fissando e lei arrossisce. Teme che possa aver notato la sua mossa. Ma il professore, con un colpo deciso di bacchetta, finisce di riporre le ultime ampolle di Amortentia e, dopo aver esaminato con compiacimento il lavoro terminato, scende finalmente dalla scala. Quando le è davanti, la guarda lungamente. “La vendetta non è mai una buona ragione per violare le regole, anche se talvolta può apparire come l’unica strada percorribile” mormora, prima di dirigersi alla porta.
Arya ha un fremito. Possibile che l’abbia fatta franca? Prima di abbandonare il vassoio sul tavolo di lavoro, spinge con il pollice la provetta nel palmo della mano, e, con disinvoltura, infila le mani in tasca, dove la lascia scivolare al sicuro. “Lo terrò presente,” mormora impacciata, temendo di essere scoperta da un momento all’altro.
“Come l’avresti usata?”, chiede Piton con distacco, quando ormai stanno uscendo dall’aula.
“Ho trovato la formula di un filtro d’amore molto efficace,” risponde Arya, sorpresa per il rinnovato interesse del professore. “Con poche gocce di Amortentia e altri facili ingredienti, garantisce un effetto sicuro di breve durata. Ne avrei versata solo qualche goccia nel piatto di Mark.” spiega la ragazza.
“E Susan come avrebbe potuto beneficiare di un’infatuazione di poche ore?” la incalza Piton, scettico.
“Susan?” si stupisce Arya. Ma, in effetti, non ha rivelato per intero i suoi piani. “Si sarebbe dovuto infatuare di Mrs Purr,” chiarisce, non riuscendo a trattenere un ampio sorriso.
“Mrs Purr?” esclama Piton sorpreso, scuotendo il capo, e anche a lui sfugge un’espressione divertita. “Devo ammettere che sarebbe stato uno scherzo divertente,” mormora, chiudendo la porta, poi si volta per allontanarsi.
“Professore, quali saranno le conseguenze della mia trasgressione?” lo interroga ancora Arya, sentendo la tasca gravida del peso della sua colpa.
“Valuterò con calma. Ora va, e fa che non debba pentirmi di non aver preso gli opportuni provvedimenti!” sussurra appena Piton.
Arya si allontana velocemente. Tasta incredula la tasca del cardigan e ne tira fuori la sottile provetta con il suo prezioso contenuto. E’ davvero possibile che il professore non si sia accorto del furto? Scuote la testa. Le piace pensare che, a suo modo, l’arcigno mago abbia voluto favorirla.
A poca distanza da lei, Piton percorre ad ampie falcate il corridoio che conduce alla Sala Grande. Alle sue spalle, l’ampio mantello, gonfio, lo segue carico dei frammenti del passato che non riesce a dimenticare, gravido di rimorsi e sogni infranti. Ma è, quella, una ragione sufficiente perché altri non si compiacciano della felice ricorrenza? La piccola concessione fatta, non metterà in pericolo alcuno dei suoi studenti, pensa, mentre lo sguardo sorpreso di Arya si riaffaccia nella sua mente, riempiendo di dolore il vuoto che porta nel cuore da quella maledetta notte in cui, esattamente sei anni prima, Voldemort ha ucciso l’unica donna che lui abbia mai amato. Con un colpo di bacchetta spalanca la porta della sala addobbata a festa. Le luci vivaci gli pugnalano gli occhi e le risate dei ragazzi gli feriscono le orecchie. Punta diritto verso il suo posto a tavola. “
Che la farsa abbia inizio,” pensa, rivolgendo un sorriso stentato ai commensali.
Edited by Gabrix1967 - 15/11/2021, 09:27