| Titolo: Intervallo Autore: Xe83 Data: ottobre 2021 Beta reader: Giorgy che ringrazio di cuore per il suo entusiasmo e per la squisita pazienza.💖 Tipologia: one-shot Genere: drammatico Rating: per tutti Personaggi: Arabella Figg, Minerva Mc Granitt, Severus Snape Epoca: 31 ottobre 1986 Avvertimenti: nessuno
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Intervallo «Minerva, vieni avanti. Quel cornicione non è sicuro, non mi stupirei se un giorno o l'altro andasse in frantumi. Avrebbe bisogna di una bella sistemata» disse la donna mentre posava un vassoio sul tavolo coperto da una tovaglia in cotone e lino color avorio. La teiera emanava un dolce aroma agrumato e un filo di fumo usciva dal beccuccio per alzarsi al soffitto. Intorno due tazze di porcellana, della stessa finitura di delicati fiori turchesi, attendevano il momento di essere riempite mentre un piatto adorno di biscotti zucca e cannella gongolava conscio della propria squisita bontà.
«Brava, eccoti in perfetto orario per il tè. Ti aspettavo». La donna tolse velocemente il grembiule che nascondeva una gonna scozzese a pieghe con l'orlo che lambiva le ginocchia. Riordinò la retina che raccoglieva i capelli appena argentati e sfoderò un accenno di sorriso prima di tuonare decisa «Mr Tibbles lasciala entrare: i tuoi convenevoli iniziano ad essere eccessivi, anzi, decisamente appiccicosi». Il gatto dalle orecchie appuntite, infastidito e seccato, lanciò una occhiata torva e andò a sistemarsi sulla poltrona davanti al caminetto, acciambellandosi morbidamente.
«Oh, mia cara, non sai quale piacere ricevere il tuo invito per il tè» disse la donna alta e distinta, levandosi l'enorme cappello a tese larghe e il mantello smeraldo. «Possiamo dire che sia una tradizione oramai: trascorrere insieme il pomeriggio di Halloween è una ricorrenza a cui non rinuncerei affatto » sottolineò civettuola la padrona di casa. «Giusto ieri mattina ho incontrato Harry» e continuando decisa specificò «per la verità lui non mi ha vista: stava andando a scuola. Sai, ha sei anni e frequenta un istituto per giovani Babbani. Non credo gli piaccia molto, ha sempre un'espressione afflitta, povero ragazzo». La signora Figg smise per alcuni secondi di sbocconcellare il suo dolcetto di zucca per fissare davanti a sé con sguardo pensieroso e assorto. «Albus ha ben altri progetti per lui» sottolineò la professoressa Mc Granitt «purtroppo non posso aggiungere altro, ma ti assicuro che il Preside non si è dimenticato del figlio di Lily e James». Dopo aver pronunciato tali parole con risolutezza accostò le labbra alla tazza per sorbire un sorso di tè bollente e profumato.
Ogni anno, durante il conviviale appuntamento di Halloween, le due donne davano memoria dei coniugi Potter uccisi per mano dell'Oscuro: le loro parole rammentavano la terribile tragedia che aveva sconvolto il mondo magico e lasciato orfano un bimbo di appena due anni. La mente di Minerva poi migrava in gran segreto oltre il presente liso, oltre il passato rammendato, oltre le barriere lacerate dei cuori solitari per raggiungere col pensiero l'uomo che per molti rimaneva un enigma e per lei un fantasmagorico caleidoscopio di oscurità: Severus Snape.
Dal giorno del rogo si era serrato ancor più in una coriacea blinda di mutismo e disprezzo lasciando tutto il mondo fuori, lontano. Minerva aveva colto il repentino mutamento e da spettatrice silenziosa percepiva la sofferenza del suo cuore, partecipava con mestizia al suo dolore, capiva che in lui qualcosa si era spezzato irrimediabilmente ma ancora le sfuggivano frammenti essenziali per comprendere appieno quel mago tenebroso che godeva della fiducia di Silente. Un uomo difficile da capire, quasi impossibile da amare eppure lei lo stimava e nutriva un sentimento d'affetto tanto viscerale da non ardire rivelarlo nemmeno a se stessa.
Negli attimi in cui le due signore conversavano davanti alle tazze fumanti, Snape se ne stava disteso supino, riverso sul letto del proprio alloggio. Bottiglia di Whiskey Incendiario in una mano, bacchetta nell'altra, collo riverso all'indietro, labbra e occhi socchiusi a proteggersi dalla tenue luce del giorno. La redingote aperta e la camicia sbottonata malamente in un impeto di calore alcolico, gli conferivano un'aria trasandata. Lungo il profilo aguzzo del viso una lacrima scivolava salata sfruttando la forza di gravità e solcava la tempia contratta in una smorfia di dolore.
L'austero professore se avesse tentato di alzarsi avrebbe faticato parecchio a mantenersi diritto sulle gambe: le ginocchia si sarebbero piegate in una posa buffa e innaturale facendogli perdere l'equilibrio. Così, evitava saggiamente inutili tentativi restando sdraiato sul letto a smaltire una sbornia che mitigava lo strazio dei ricordi. Il pomeriggio era lungo e soltanto al calar della sera il banchetto in Sala Grande avrebbe preteso la sua presenza. Per allora si sarebbe rimesso in sesto senza portare nello sguardo e sul corpo i segni esteriori di una disperazione logorante, prepotentemente stipata e vissuta tra le paratie dell'anima. Avrebbe varcato la soglia dell'immenso salone sorvegliato da innumerevoli cinerei pipistrelli e, impettito nella rigida casacca, oscurato da una maschera di imperturbabile nonchalance, avrebbe preso posto al tavolo insegnanti di fronte a una folla di ragazzi festosi. Sapeva mentire egregiamente e ancora una volta sarebbe stato pronto a recitare, a sfoggiare una serenità soltanto apparente. Quella quiete che in realtà aveva perso da tempo, sepolta da ricordi lontani.
«Minerva, coraggio, prendine un altro» disse con gentilezza la signora Figg, porgendo all'amica il vassoio di dolci. Intanto il soriano indisturbato gironzolava attorno alle gambe della padrona emettendo docili fusa e tracciando con la coda un cerchio morbido a sfiorarle le ginocchia. «Si è fatto tardi, Arabella, purtroppo ti devo lasciare». La strega si alzò, riprese con garbo i propri indumenti e con un balzo felino uscì dalla finestra atterrando sull'asfalto bigio di Wisteria Walk. Il sole era tramontato dietro i lampioni di Privet Drive, la paziente e risoluta Maganò chiuse per bene i vetri accostati facendo attenzione a non urtare le tende poi trotterellando si diresse in cucina.
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A diverse miglia di distanza un'ombra scura allaccia meccanicamente i bottoni della lunga veste aderente: la sagoma in carne ed ossa davanti allo specchio pare persino più emaciata e smunta dell'immagine riflessa. Le lancette hanno corso veloci: la luna dissemina in cielo tutto il proprio splendore come polvere estrosa e iridescente; una leggera foschia si insinua tra i tronchi degli alberi e sale lenta dalla terra bruna e compatta.
Il mago immobile davanti a sé stesso è una gelida statua di cera: regala allo specchio un'occhiata di sbieco poi dirige le iridi al suolo a fissare le livide fughe del cotto, le lucide scarpe affilate, le mani ossute e sudate. Sul viso appare una smorfia oscurata dai lunghi capelli: un'ombra, un sospiro, un sottile e amaro sorriso. L'uomo varca la soglia che ha il sentore di un passato rappreso e si dirige sicuro alla prossima meta. L'aroma di whiskey serpeggia poi pian piano scompare, acre cimelio di un discorso lasciato in sospeso.
Edited by Xe83 - 25/10/2021, 18:56
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