| Titolo: Strani intrecci Autore: Xe83 Data: Ottobre 2020 Tipologia: one-shot Beta-reader: Anouk Rating: per tutti Genere: commedia, drammatico Personaggi: Harry, Hermione, Ron, Severus, guardiano cimiteriale Epoca: II anno Avvertimenti: AU
Riassunto: "Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici". (Khalil Gibran)
Ringrazio di cuore la mia Beta-reader perché è fantastica, anzi, molto di più.
Strani intrecci
«Ehi, no, non addormentarti. Non adesso». «Non sto dormendo, sono sveglio, sveglissimo». «Allora che fai con gli occhi chiusi?» «Mi sto solo riposando, davvero. Te lo giuro, te lo giuro sulla mia bacchetta». «Non si giura, mai». «Che noioso che sei. Ma perché continuo a darti retta?». «Beh, facile, sei mio amico» «Siamo amici, ma se continui così non lo rimarremo per molto. Aspetta, ascolta». «Ti sto ascoltando da secoli». «Abbassa quella torcia, così mi accechi». «No, taci. Cos'è stato?». «Ah, non saprei». «Abbassa la voce. Stai urlando». «Guarda, non ti sopporto più, tra poco me ne vado». «Riaccendi la torcia, è tutto nero». «Non la trovo. Se non mi cacciassi i piedi in bocca sarebbe più facile trovarla». «Sei tu che hai la bocca sotto i miei piedi!». «Mi stai facendo male, cosa fai?». «Ma cosa vuoi che faccia, qui è tutto stretto».
«Che ci fate qui dentro?» una voce conosciuta e sorpresa interruppe la concitata conversazione. «Eh, ciao! Facevamo ordine» bofonchiarono all'unisono i ragazzi nel vano e impacciato tentativo di trovare una scusa che sembrasse plausibile. «Facevate ordine chiusi, al buio, nell'armadio di camera vostra?» Harry cercando qualcosa di razionale e sensato da dire, aggiunse esitante «Ehm, Hermione ti spieghiamo subito». «Direi.» rispose lei in tono saputo poi, inarcando le sottili sopracciglia, continuò «Trovo un biglietto nel quale mi chiedete di raggiungervi immediatamente in camera vostra, mi precipito qui e vi ritrovo chiusi nell'armadio! » puntualizzò acida e indispettita.
Mentre la ragazza parlava i due amici si guardavano colpevoli, sfoderando un'aria da cuccioli incompresi. «Che foste tipi strani non avevo dubbi» sentenziò la giovane strega assumendo un tono ironico, «ma fino a questo punto… ». «Ascolta, volevamo semplicemente farti uno scherzo innocente» la interruppe Harry, «solo che qualcosa è andato storto, il piano non ha funzionato alla perfezione» e, giocando sull'evidenza per levarsi di impiccio, sottolineò «dai, in fondo ci stava, è la notte di Halloween...» «Avevamo preparato anche i denti da vampiro, per rendere lo scherzo più spaventoso, ma ci siamo dimenticati di metterli». «Ron, lascia perdere, non importa» lo incalzò il compagno, invitandolo con un leggero cenno del viso a chiudere la bocca. «Ragazzi, avere a che fare con voi è bellissimo. È come vivere costantemente tra i bambini dell'asilo» disse canzonatoria, posando uno sguardo tenero e un poco divertito sui loro volti.
«Ho un'idea, andiamo in Biblioteca a leggere racconti di paura» propose Ron, cercando consenso negli occhi dei compagni. «In biblioteca? Ma vi rendete conto di che ore sono?» la giovane strega scoccò ai due ragazzi uno sguardo severo, poi prontamente proseguì cambiando registro e accondiscendente sussurrò «Possiamo comunque fare qualcosa insieme. Sarebbe divertente». «Sì, restiamo qui, senza scendere in sala comune» propose Harry, pregustando il sapore di una serata diversa dal solito, più intima e tranquilla.
Dopo alcuni secondi di silenzio durante i quali i tre ragazzi si fissarono come a riordinare le idee, la giovane accomodandosi sul letto a baldacchino di Ron, seduta con le gambe incrociate in una comoda posizione, riprese dolcemente la parola «Harry, ascolta, forse preferiresti restare da solo questa sera?» «Perché? Se non mi andasse ve lo direi» si sentì rispondere con piglio deciso ma sincero. «Beh, per te è un giorno, anzi, è una notte particolare. O forse non avrei dovuto nemmeno ricordartelo», continuò la ragazza spostando imbarazzata una ciocca di ricci che le si era posata per errore tra gli occhi. Harry tacque per qualche secondo poi rispose scuotendo lentamente il capo «Cosa vuoi dire? Perché è la notte in cui sono morti i miei genitori? No, nessun problema. Non mi fa stare male, davvero, possiamo continuare con la nostra serata» disse sfoderando un atteggiamento che pareva schietto, convincente e rassicurante. «Però dobbiamo decidere che cosa fare, a meno che non vogliamo passare tutto il tempo a guardarci in faccia, ma non sarebbe divertente» terminò lanciando ai due compagni uno sguardo di intesa seguito da un mezzo sorriso. .......
«Senta, dico a lei, veda di sbrigarsi, tra poco si chiude» fece un ultimo tiro prima di gettare via il mozzicone consunto che teneva tra le dita, poi si strinse nelle spalle e chiuse due bottoni del pesante cappotto. «Ha capito?» riprese dopo un paio di secondi iniziando a spazientirsi «non facciamo gli straordinari, nemmeno stasera. Se non le va bene può andare a chiederlo a loro» disse indicando sarcasticamente, con un lieve movimento della mano, una fila ordinata di pietre tombali. «Magari sapranno essere più convincenti di me» concluse sgarbatamente, senza alzare il tono della voce, ma con una certa malcelata impazienza.
"Santo Cielo, in questa sera dell' anno arrivano sempre i più squilibrati all'ora di chiusura, che il Diavolo se li prenda una buona volta!" pensò scuotendo il capo visibilmente infastidito e perplesso. "Eh, porco mondo, ho idea che il tipo là avanti non se lo prenderebbe nemmeno il Demonio". Dopo una breve esitazione, con questo pensiero si congedò dalla abituale e silenziosa platea, tirandosi dietro, senza troppo garbo, la cigolante porta della minuscola casa cimiteriale.
Poco distante, davanti ad una lapide di marmo niveo e lucente, una scura figura rimaneva immobile, solitaria e pareva incurante di tutto ciò che la circondava. Se ne stava in piedi, avvolta in una sorta di mantello nero e fissava appena avanti a sé.
Faceva decisamente freddo per essere la fine di ottobre. Le notti elargivano tremende gelate che impiegavano quasi tutto il giorno successivo per sciogliersi. Il cielo non aveva ancora offerto neve: la temperatura era troppo rigida per regalare la soffice visione di candidi fiocchi. Era inusuale in quel periodo dell'anno scorgere le fila di tombe, solitamente avvolte nella coltre bianca, risaltare invece sul terreno brullo, come tante tessere giganti di un domino immobile e silenzioso. La terra asciutta e irrigidita dal freddo presentava sulla superficie solchi irregolari, mentre scheletrici rami consegnavano al suolo le ultime tardive foglie sotto l'invito di un soffio quasi impercettibile.
L'inflessibile e tenebrosa figura non pareva nemmeno appartenere ad un essere umano. Se non fosse stata per la tinta scura della lunga palandrana sarebbe stata facilmente confusa con una delle statue votive ospitate in quel minuscolo luogo di perenne memoria.
I tratti del viso irrigiditi ed arrossati venivano silenziosamente solcati da finissime stille roventi. Due sottili linee serpeggianti scorrevano incerte dalle palpebre appena socchiuse a rigare il volto. Si mescolavano tra i capelli scomposti, per poi proseguire decise lungo le pareti oblique del collo e a perdersi, infine, tra le tortuosità dell'anima.
Le iridi scure, inumidite e velate di lacrime, fissavano un punto immaginario poco distante dai piedi, rifiutandosi di osservare quella realtà rimossa un'infinità di volte e troppo straziante da rielaborare.
La mano destra, smunta ed intirizzita dal gelo, stringeva appena un mazzo di candidi gigli fuori stagione, dove teneri steli sorreggevano delicati petali pronti a diffondere il ricordo di un futuro reciso e rimpianto in eterno. ..............
«Sapete cosa faremo? La storia di Halloween la scriveremo noi» suggerì smaniosa come una bambina con gli occhi accesi di impazienza. «Hai mai scritto una racconto del terrore?» chiese Ron alimentando il fantasioso progetto della ragazza. «No, ma perché deve essere per forza del terrore?» «Beh, perché questa è la sera di Halloween, la notte delle streghe…». «Appunto, io sono una strega, ma non faccio paura, direi» «Insomma...» commentó le parole dell'amica con tono distratto, strofinandosi un occhio con le dita. «Ronald! Ti faccio pentire di quello che hai detto! E anche di quello che hai pensato» sentenziò Hermione, mentre i due compagni la fissavano stupiti.
«E se scrivessimo un racconto sul professor Snape?». «Non mi pare una buona idea» si affrettò a dire Ron, come se le parole della ragazza fossero un sinistro presentimento. «Hermione, fammi capire, hai davvero intenzione di scrivere una storia che parli di lui?» Harry incalzò l'amica rivolgendole uno sguardo incuriosito e indagatore. «Calma, aspetta, non lo so». «Accidentaccio, Hermione, vuoi veramente scrivere di Snape? Fatti venire un'altra idea, non voglio avere nulla a che fare con lui, specialmente fuori dall'orario di lezione». «Intanto è il Professor Snape e non è di certo tuo fratello!» puntualizzò sbrigativamente l'abile strega. «Eh, certo, vorrei anche vedere!» «Piantatela voi due, che avete? Così buttiamo via tempo. Sembrate una coppia noiosa, sposata da una vita e state diventando insopportabili» sbuffò Harry mentre con le dita si sistemava sul naso le lenti degli occhiali. «Granger, stampatelo bene in testa, non ti sposerò mai, nemmeno se fossi l'ultima donna rimasta sulla faccia della terra» «Grazie, lo so, è amore reciproco» continuarono a battibeccarsi i due amici. «Beh, sapete che vi dico, mi sono stancato di sentirvi litigare. Vado a letto, a studiare per il compito di Pozioni» tagliò corto Potter. «Miseriaccia, preferisci studiare Pozioni piuttosto che restare con i tuoi amici? Ma tu sei tutto matto» esalò Weasley esterrefatto, lanciando al compagno una rapida occhiata di compatimento.
«Ragazzi, secondo voi cosa starà facendo questa sera il Professore?» tornò a farsi sentire Hermione. «Non l'ho visto al banchetto in Sala Grande» constatò garbatamente e proseguì «comunque ce lo vedo ad aggirarsi per i dormitori, specialmente tra quelli femminili, facendo scherzi tremendi» Harry rivolse all'amica un penetrante sguardo, mentre un bonario e dolce sorriso gli si allargò in volto. «Mi auguro per lui che abbia qualcosa di meglio da fare» rispose lei in un soffio e continuò senza prender fiato «poi non sono così sicura che apprezzi la festa di Halloween. Ripeto, non sappiamo nulla di lui e ci andrei piano con facili ipotesi e congetture» concluse con risolutezza l'arguta Grifondoro.
«Lui è il professore che vedo in classe quasi tutti i giorni e non mi piace, ne farei volentieri a meno». Ron terminò il pensiero con una lieve smorfia del volto di chi è conscio di aver condiviso un'ovvietà divenuta inspiegabilmente necessaria. «Pensi di conoscerlo perché lo vedi camminare tra i banchi spiegando Pozioni?» s'impose di sorridere lievemente il giovane mago «Ha ragione Hermione, non sappiamo nulla della sua vita» sentenziò infine spostando con le dita il ciuffo ribelle dalla fronte. «Frena, io francamente non voglio sapere niente di lui. Mi mette i brividi già solo a guardarlo, e poi, non mi piacciono i suoi occhi». «Perché hai citato i suoi occhi?» riprese il ragazzo incuriosito. «Per quale motivo non avrei dovuto farlo?» replicò Ron un po' confuso, senza pensarci troppo, fissando l'amico con una combinazione di irritazione e divertimento. «Lascia perdere, era solo semplice curiosità» terminò il compagno altrettanto di getto, socchiudendo le labbra in un impercettibile sbadiglio.
Le voci dei tre ragazzi si intrecciarono in una fitta trama di suoni ancora per lunghissimi minuti, poi si fecero più sottili, fino ad assumere la sonora eleganza di lievi sussurri. Le loro stanche palpebre, divenute pesanti, intuirono che il sonno li avrebbe presto raggiunti per condurli nell'onirico regno degli infiniti frammenti di luce. Fuori intanto la nebbia era improvvisamente calata a sorprendere la notte, ad avvolgere luoghi infiniti, vite sospese, a cullare sogni nascosti e pensieri lontani.
Edited by Xe83 - 30/10/2020, 14:42
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