Eccomi. Un flusso di pensieri (di Severus) più che un vero racconto.
Titolo: Oggi voglio stare spento
Autore/data: Gabrix1967 – ottobre 2020
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, drammatico.
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: 2° anno della Saga HP
Riassunto: Lily Evans è morta per mano di Voldemort e Severus è costretto a fare i conti con il passato.
Nota 1: il titolo è una strofa di una canzone di Vasco Rossi
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, ove presenti, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Oggi voglio stare spento
Oggi vorrei fermare il mio tempo, vorrei restare spento. Invece, i rumori della festa mi scuotono e mi fanno precipitare nell’abisso dei ricordi.
Anche allora era Halloween e nessuno è stato in grado di salvarla.
Era Halloween quel giorno fatale, ma le luci non erano quelle giocose che ondeggiano nelle zucche cave, a solleticare lo spirito dei bambini. Erano luci di morte, scagliate da una bacchetta implacabile.
Fiotti verdi che si abbattevano su chi aveva osato opporsi. Lampi funesti, latori di una fine imminente.
La profezia era chiara. “
Uno dovrà morire per mano dell'altro”, aveva detto la veggente. E l’Oscuro Signore doveva compierla. Non aveva messo in conto la caparbietà di una madre, quando mi aveva promesso di salvarle la vita.
Le luci della Sala Grande mi accecano.
Avreste dovuto lasciarmi da solo nel mio appartamento.
Tuttavia il vecchio ha sentenziato: “
E’ tuo dovere partecipare! Per il buon nome della scuola …” E lui sa che non posso sottrarmi ai patti. Oggi come allora: sono in catene. Ancora di più oggi che devo a lui questa tregua apparente. Eppure i sospetti non si sono completamente estinti. Sento calare pesanti e diffidenti silenzi quando passo accanto ai colleghi a colloquio. Ma devo alla fiducia accordatami questo momentaneo armistizio.
Così sono qui. Compresso nell’assordante silenzio della sua assenza, che tormenta la mia anima sin dall’infausta notte di Halloween in cui ho perso ogni possibilità di riscatto.
Gli accordi, che mi costringono alla farsa di rimanere in vita, mi impediscono ogni libertà.
Vivo morendo ad ogni respiro. Eppure, i vuoti tunnel neri che conducono all’anima che ho perso sono attente lenti che filtrano gli accadimenti e registrano ogni elemento. Devo proteggere la parte di lei ancora in vita. Glielo devo.
La musica è assordante. Rimbomba nel vuoto del mio petto, ma non riesce a mettere a tacere i pensieri. Mi ferisce i timpani, ma non riesce a zittire l’urlo disperato che non so arrestare. Quella voce priva ormai di accenti umani che non ho udito, ma so essere stata la sua ultima invocazione al destino.
I ragazzi ballano. Qualcuno di loro, passandomi accanto, accelera il passo per sottrarsi più velocemente al mio sguardo, che esprime disappunto e dissimula i tormenti. Non sa che la mia avversione non è per il suo agire, ma non m’importa che continui a crederlo, a trovarla immotivata e a biasimare i miei modi.
Il burattinaio, invece, sorride con bonomia. Lui ha la fiducia e la stima di tutti. Io la sua. Nella mia posizione, so che questo deve bastarmi. Ed è così. Vorrei solo che tutto questo arrivasse finalmente al capolinea, affrancandomi.
La giovane Corvonero che è appena inciampata nella coda del mio mantello è quasi svenuta per lo spavento. E’ sbiancata appena ha incrociato i miei occhi. Non ho nemmeno dovuto redarguirla. E’ stato sufficiente rivolgere il mio sguardo verso di lei.
Io, al contrario, ho smesso di aver paura tanto tempo fa. Non ricordo più cosa si dovrebbe sentire. La paura è il lusso di chi ha qualcosa da perdere e io ho già perso tutto, cosa dovrei temere?
La ragazzina si è allontanata velocemente, blaterando qualche parola di scuse. Ha raggiunto i suoi amici in un angolo della sala. Sta sicuramente raccontando l’accaduto, perché, a turno, si voltano verso di me con occhiate curiose. Forse attendono ancora una mia reazione?
Sono abituato ad essere esaminato con timore e con sospetto e, in qualche modo, preferisco questi sguardi a quello di disprezzo del ragazzo. Harry mi scruta con un atteggiamento arrogante, che esprime biasimo e che tanto lo fa assomigliare al padre. Poco conta che gli occhi che mi seguono ora con ostilità, un tempo fossero per me una condiscendente carezza.
I fantasmi di Hogwarts non smettono di inseguirsi a mezz’aria. D’altronde oggi è anche la loro festa. Ma mi fanno trasalire ad ogni passaggio.
“No, non voglio una fetta di torta alla zucca!” Non desidero gratificazioni oggi. Vorrei solo congedarmi da questa compagnia.
E invece Sinistra non smette di guardarmi ad ogni nuovo avvio dell’orchestra. Eppure, dovrebbe aver imparato a conoscermi. Dovrebbe sapere, ormai, che non la inviterò a ballare.
Sir Nicolas mi saluta ossequioso. Sarà la quinta volta dall’inizio della festa. Mi chiedo che differenza ci sia tra me e lui. Cosa fa di me un vivo e di lui un fantasma, se non il fatto che io posso ancora morire.
Finalmente il vecchio si avvicina sorridente. L’orologio ha appena battuto la mezzanotte. Immagino di potermi considerare libero di tornare nel mio appartamento. Piego leggermente il capo, in cenno di saluto. Non mi trattiene. Do un’ultima occhiata alla sala addobbata.
Non provo null’altro che disperazione davanti a tutto questo sfoggio di allegria. Sento il mantello che si gonfia alle mie spalle, mentre mi volto per dirigermi alla porta.
Un nero sipario si abbatte sullo sfavillante palcoscenico, vestito d’arancio per la festa.
Edited by Gabrix1967 - 27/10/2020, 16:51