Una piccola storia, breve della mia coppia preferita.
Buon Halloween a tutte!
Titolo: Waiting for Halloween
Autore/data: chiara53 – ottobre 2019
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Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo, romantico.
Personaggi: Severus Piton, Ninfadora Tonks, Remus Piton.
Pairing: Severus/Tonks
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti: AU.
Riassunto: Apre gli occhi Dora e allunga la mano verso il lato del letto di Severus: è vuoto e freddo.
Parole/pagine: 1157/3
Storia scritta per la sfida “Happy Halloween” del Forum “Il Calderone di Severus”
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Waiting for Halloween
Siedi alla scrivania da ore, ma non è il lavoro che ti assilla.
Le pergamene firmate e controllate sono già pronte per essere inviate al Ministero e ordinatamente accatastate.
Alzi lo sguardo alla vecchia pendola, eredità di Albus: sono le tre.
E’ già Halloween.
E’ la notte in cui non riesci a scrollarti di dosso ricordi, rimpianti e rimorsi.
La vita di tutti i giorni corre su binari veloci e, a tratti, le giornate passano anche troppo in fretta; non c’è tempo per rievocare le ombre che sfumano ai margini della tua visione, ben nascoste in fondo alla quotidianità.
Preside, padre e marito: una vita impegnativa, spesso stancante, maledettamente vivace, però.
Una bella vita.
Una vita che non immaginavi per te.
Una vita che pensavi di non meritare
Una donna ti è accanto: una donna colorata e un po’ pazza con la quale non ti annoi mai.
Stasera non hai voluto disturbare il suo sonno: inutile stendersi accanto a Dora guardando il buio, girandoti e rigirandoti senza sonno.
Ogni 31 ottobre torni al tuo vecchio io vigile, assorbito da memorie e cicatrici indelebili.
Sei rimasto seduto qui abbastanza e, mentre le dita si muovono disegnando sulla pergamena linee e figure geometriche senza senso, i pensieri vanno per loro conto: corrono all’indietro verso quel passato che non finisce mai di accusarti.
Intorno a te la grande stanza non è silenziosa; i quadri immersi nel sonno cullano lievi rumori e sospiri; ti senti osservato da una folla curiosa a tratti fastidiosa di vecchi. E’ allora che ti alzi dal grande scranno che fu dei tuoi predecessori e cerchi una via di fuga.
Volti le spalle ai sussurri e al sommesso tintinnio dei piccoli oggetti che conservi chiusi in una nuova teca di vetro; sono la memoria sacra del vecchio Albus: colui che per anni ha tenuto il tuo corpo e la tua anima stretta tra le mani.
Non puoi dimenticare quando, tanto tempo fa, con una promessa trasformò la tua paura in rabbia e la rabbia in vendetta e rimorso, senza mai mollare la presa, senza cedere mai.
Tutto per il Bene Superiore. E il tuo bene?
Il tuo?
Eri solo, amaramente solo.
Il Vecchio si era assicurato che fosse così.
Si era assicurato che fossi isolato a causa dei misteri che nascondevi.
Perché per Albus l’unico modo per tenere protetta una notizia riservata era fare in modo che una sola persona ne fosse a conoscenza e che quella persona non fosse in grado di condividerla con nessuno…
Quella persona eri tu.
Prima di chiudere la porta sollevi lo sguardo e la sua immagine addormentata è placida e distante.
Lo credevi un padre, ma era un padre illusorio: con la promessa del perdono e della redenzione ti ha controllato per anni e poi ti ha strappato l’anima costringendoti ad un assassinio orribile e condannandoti all’odio e alla fuga.
Senza alcuna pietà, senza ripensamenti.
In
questa stanza,
questa notte non fai fatica a ricordare e a lasciarti scivolare nel passato.
Apri la porta e ti avvii verso le tue stanze, a casa.
*
Percorri il breve corridoio che ti separa dai tuoi alloggi e sfili gli stivali appena entrato, per non fare rumore, poi ti liberi della giacca.
Conosci ogni angolo e non hai bisogno di lanciare un Lumos per essere certo di accedere alla cucina.
Il tappeto accanto al fuoco ti accoglie morbido e colorato: al centro una grande zucca arancione troneggia in attesa di essere intagliata.
Ti siedi a terra con la schiena appoggiata ad un lato del camino e accarezzi il grosso frutto come se fosse uno strano animale, poi appelli un coltello sottile e un grosso cucchiaio. Hai deciso di preparare una piccola sorpresa per i gemelli: in fondo la zucca è lì per farsi rovinare da loro entro domani, poi ci vorrà un tocco di bacchetta per cancellare danni e imprecisioni.
Non hai mai potuto farlo da bambino, perché a casa tua la zucca costava troppo e serviva per essere cibo e non gioco. Ti accontentavi di guardare quelle degli altri illuminate la sera di Halloween: accanto alla tua porta c’era solo il buio.
Per una volta vuoi giocare come non ti è mai stato concesso da piccolo e pensi che lavorare con le mani ti aiuterà a scacciare i brutti pensieri che ti hanno tenuto compagnia fino adesso.
Alla luce delle fiamme morenti cominci a tagliare via la cima della zucca attorno al picciolo; lo fai senza magia con precisione chirurgica, attento a lasciare un buco sufficiente a svuotare la polpa.
Mentre afferri il cucchiaio senti piccoli passi avvicinarsi.
- Papà, posso aiutarti? - pronuncia una vocina assonnata.
Sulla porta è comparso Remus sbadiglia e si strofina gli occhi.
Vorresti rimproverarlo, ma alla fine non ti va di fare da solo questa cosa.
- Vieni a sederti qui. Rem – gli dici scuotendo il capo mentre lo ammonisci - e… se vuoi aiutarmi, fallo in silenzio: dormono tutti ancora.
- Sarà il nostro segreto papà? Solo io e te? Dai! Facciamo una sorpresa a Johnny e a mamma. Sussurra e mette un ditino davanti alla bocca simulando di tacere.
Ti si accoccola vicino e comincia a raschiare il coperchio della Zucca con attenzione.
Stai togliendo la polpa quando senti il peso della testa di Remus appoggiarsi al tuo braccio.
Si è addormentato con il coperchio della zucca ancora in mano.
Appoggi la grossa cucurbitacea mezza svuotata e abbracci tuo figlio, mentre il tepore del camino culla entrambi.
Faccio riposare gli occhi un momento – pensi tra te e te –
sì, sì un momento, un momento solo…*
Apre gli occhi Dora e allunga la mano verso il lato del letto di Severus: è vuoto e freddo.
Non ha dormito, non è nemmeno venuto a riposare un po’.
Lei conosce, lei sa la pena che porta dentro di sé il suo uomo in questo giorno e, se la festa obbligata della sera lo costringe alla compagnia, la notte che precede Halloween non sfugge alla consueta presa di coscienza di ciò che è stata tutta la sua vita passata.
Dora si alza; ha intenzione di preparare un caffè forte per lui e per sé: è ancora tanto presto.
Sa che lo troverà sul divano, davanti al fuoco con un libro in mano facendo finta di leggere.
Vuole abbracciarlo e condividere un bacio per aiutarlo a far sbiadire i fantasmi che lo perseguitano.
Sbadiglia e si stira mentre scalza si avvia in cucina.
Le braci nel camino languono, e sussulta quando vede suo marito e suo figlio addormentati sul tappeto tra i resti della zucca mezza svuotata.
Rem è disteso sul petto del padre che lo ha avvolto con un braccio nel sonno: il viso di Severus è rilassato, tranquillo, un’ombra di sorriso sulle labbra, il respiro calmo e quieto.
Si avvicina, Dora, e sfiora le due teste nere con un bacio leggero, poi sorride: anche per il suo mago tormentato l’amore ha ripulito la nebbia in una vertigine di libertà dal passato.