| Uno specchio. E un volto. Un altro anno ancora, e il viso è sempre quello, gli stessi occhi, la stessa bocca. C’è una ruga in più, vicino alle labbra, anche quando non c’è sorriso. La tocca lei, e tu fai altrettanto con la tua. Uno specchio, sempre quello anche un anno dopo, uno specchio a mostrare ciò che non è ancora cambiato. Senti un rumore, il suono sgraziato di un leggero russare, e sorridi, ma il tuo volto è sempre lo stesso. Più vecchio.
Lei sente il ricordo di un rumore, un respiro passato, sentito per pochi secondi, e non sorride, ma anche il suo volto è sempre lo stesso. Più distrutto.
Chiudete gli occhi nello stesso istante, lei lo sente, e quando li riaprite, l’identica voce di sempre è ancora lì, la voce di un silenzio troppo opprimente.
Tu hai il tuo respiro pesante poco lontano a spezzarlo.
Lei ha le mani a stridere sul vetro che non distruggono il suo riflesso.
Due corpi nella notte illuminati appena da una fioca lampadina. Un corpo nudo appena amato e uno amato troppo poco da un corpo troppo lontano. Coperto.
C’è qualcuno che si muove al di là della porta socchiusa, lo senti, forse ha aperto gli occhi e ti cerca.
Lei si guarda intorno, la compagnia del buio adesso è totale mentre i piedi nudi si muovono appena; al di là di quella porta chiusa, soltanto sogni, solo una folata di dita.
Tu sorridi e torni in quel letto sfatto dove lui ti aspetta, ti aspetta il suo abbraccio e il suo cuore. La felicità.
Lei apre la porta, apre ad altro buio, ma i passi spogli tornano allo specchio, a guardare il suo viso, lontano da quel letto vuoto di corpi.
Gli stessi rintocchi si abbattono sul tempo come un mare impazzito, mentre labbra ti sfiorano e un cuore t’incatena ad un cielo sereno, e ti parla d’amore e di vita infinita. Auguri di un per sempre.
Un per sempre di lei davanti a quello specchio sempre uguale che sorride a te, agli uomini felici. Un per sempre in una porta che si chiude.
E lei… «Auguri di un per sempre felice, Severus.»
|