| (per farmi perdonare la lunga assenza, le mie "briciole", da cui poi è nata "Patronus")
È come un respiro nel profondo dell’anima. Come un’impronta nella neve. Come un nodo stretto in gola. Non dai tregua, ma mi lasci con gli occhi asciutti.
Sono passati 10 anni dalla tua morte. Io, di anni, ne ho 31 ma sul mio volto, gli altri, ne leggono almeno il doppio. Sono ancora magro e i miei capelli sono sempre troppo in disordine. Negli anni, non ho mai imparato a curare queste cose di me. Per cui, nonostante questi 31 anni, continuano a prendermi ancora in giro. Sono di nuovo a Hogwarts. Fra i più giovani insegnanti. Sono tornato fra queste mura, che sono state l’unica mia casa. Ci sono tutti i miei professori di allora, che ora chiamo colleghi. Mi sorridono, mi ascoltano. Qualcuno mi teme. Qualcuno mi protegge. Il tempo passa veloce qui. Mi manchi. La colpa e il dolore hanno una precisa misura. Superata quella, io penso non sia più possibile soffrire. Così, dopo la tua morte, sono rimasto attaccato alle sottane di Silente come l’unica speranza della mia vita. Per due mesi, a letto, senza lacrime e senza parole. Minerva ogni tanto veniva a trovarmi, con una scusa inutile, e mi diceva che ero troppo magro. Poi, poco alla volta, la stessa sofferenza è diventata narcotica. Sono tornato alla vita. La tua immagine, poco alla volta, è come sbiadita, come andata in secondo paino. Le occupazioni di ogni giorno hanno preso il sopravvento. Ho guardato fuori. Fino a quando un giorno mi sono accorto di non pensarti più. Il vulcano contratto dei nostri ricordi riposa silenzioso nel profondo del mio cuore. Non li rivedo mai. Non li rivivo mai. So che ci sono, nel profondo più vivo di me. Non permetterei di sciuparli a nessuno. Una ragione in più per essere sospettoso e attento. Ma, allo stesso tempo, un po’ è come se non ci fossero neanche per me. Avrei potuto rubare qualcosa di te. Strapparla a chissà qualche tua amica. Rubare una foto, una lettera, un pensiero. Per me vale solo per ciò che porto nel cuore. Sono scritti con il sangue, il pianto, i sospiri. Per me valgono il doppio.
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