Il Calderone di Severus

Sfida N. 8 FF: Il confronto! (Tempo illimitato)

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*Lithium
view post Posted on 1/8/2008, 10:50 by: *Lithium




Mmh... e per le fic a capitoli come si fa?

Facciamo così, io intanto posto il primo... il secondo capitolo arriva al massimo dopodomani ^^
Se sto facendo una cavolata ad organizzarmi così... boh, ditemelo e provvedo in qualche modo :triste:

Solo un piccolo avvertimento, prima di iniziare: sono andata OOC.
Sento di essere andata OOC.
Perdonatemi e... ehm... cercate di vedere al di là di questo Harry un po' storto.
Sarebbe bello se riusciste anche voi a vedere le basi su cui l'ho "traviato"... ma non vi posso di certo chiedere di stravolgere la vostra opinione su di lui e, tra l'altro, vedrò di farlo tornare IC in tempi brevissimi.

Un'ultima nota: a dire la verità, questa sarebbe più una oneshot che una longfic... ma dividerla in capitolini di 1000 parole circa mi sembrava molto più funzionale. Insomma, mi piace l'effetto generale.


Titolo: In ritardo per l'odio

Autore: Lithium

Tipologia: fic a capitoli

Rating: per il momento, direi Pg15

Genere: Introspettivo, Drammatico.

Personaggi: (in ordine di apparizione) Harry Potter, Hermione Granger, Draco Malfoy, Severus Piton.

Pairing: Per il momento nessuno.

Avvertimenti: Linguaggio vagamente volgare.




I capitolo - Fedele alla tua parte peggiore.





Non avevano peso.
Niente aveva peso, niente tranne il tuo corpo.
Quello sì, che pareva pesare un quintale.
E i passi erano faticosi, tra le schiene incurvate di chi piangeva ed i corpi placidamente addormentati dei morti.
Si affaccendavano ed urlavano, quelli che ancora si potevano riempire i polmoni di aria, volavano leggeri e rumorosi da un ferito all'altro.
I feriti erano pesanti e pallidi, i soccorritori non avevano peso - ma erano pallidi lo stesso.
Danzavano, piangendo, tra visi rossi di sangue e corpi piegati in armonie strane, incredibilmente snodati grazie alle inedite articolazioni delle ossa rotte.

Tu, il Ragazzo-Che-Sopravvive-Inevitabilmente, te la sentivi di troppo quell'ennesima morte scampata.
Il pavimento della Sala Comune sembrava troppo freddo per accogliere i corpi esanimi dei tuoi compagni che, fedeli ad un patto "fino alla morte", avevano visto concludersi il contratto. Troppo freddo e troppo duro, come la terra che li avrebbe accolti non appena tutta la confusione si fosse spenta in un sussurro di condoglianze.
Se anche tu fossi stato tra di loro, se anche tu fossi stato un'altra perdita...
Avrebbero forse avuto meno freddo, su quei lastroni di pietra, avrebbero riposato meglio nel sentirsi il tuo corpo spaccato accanto ai loro?
Non avresti voluto lasciarli soli - faceva male, lasciarli soli.
E faceva comunque troppo freddo, per loro.

Ma erano urli mentali inutili, per te che ancora sfuggivi alle regole della decomposizione.

Sentisti una voce conosciuta singhiozzare alla tua destra... ma era troppo, troppo in infiniti sensi, fermare il cervello e costringerlo a riconoscere quella voce, fermare il movimento delle tue gambe magre e tentare una carezza, una parola, una consolazione che non avrebbe mai potuto lenire il dolore.
Così tu camminavi come cammina un cieco, gli occhi spenti al di sotto delle lenti degli occhiali.

Intorno a te, tutti i tuoi morti.

Li contavi con dita invisibili, fatte di pensiero, li inanellavi in un mantra composto da nomi, sparsi secondo un ordine che di cronologico non aveva nulla: era l'ordine del cuore.
E se un cadavere lo chiamavi amico, ce n'era un altro che lo chiamavi papà. Un altro ancora, sepolto nella stessa tomba, sussurrato con lo stesso dolore, lo chiamavi mamma.

Ma c'era un altro cadavere, sgradevole, quasi nauseante.
Quel corpo, con poco sangue nelle vene ma molto al di fuori di esse...
Non lo chiamavi a raccolta accanto a Sirius, a Malocchio, a Remus e a Tonks.

Non sapevi come chiamarlo.

Se la meritava, la dignità di un nome che non fosse quello anagrafico?
Quale?
Amico, nemico, bastardo, sostegno, pezzo di merda, protettore, stronzo, tuo simile—

Non sapevi come chiamarlo.

Meglio lasciarlo marcire tra un emisfero e l'altro del tuo cervello, tenerlo in disparte affinchè non inquinasse gli altri tuoi morti.

Non ti riuscivi più a riconoscere, in questi pensieri...
Che tutti, per te, un minimo di calore lo meritavano.
Un abbraccio, anche di malavoglia.
Una seconda occasione, magari anche una terza, che tutti hanno bisogno di essere apprezzati e capiti, forse pure amati, ma...
Quel maledetto "ma".
I tuoi propositi d'affetto incondizionato te li suggeriva una voce in fondo al cranio, assomigliava in maniera inquietante a quella di Silente...
Ma la voce stanca che ti diceva che, sì, potevi odiare, potevi ignorare la verità, potevi fuggire perchè, Dio, eri un ragazzino, eri Colui-Che-nonsieramaipotutopermetterediscappare!... quella voce, era la tua.

Uomo di Silente.
Eri stato l'uomo di Silente fino alla fine.
Questa era la fine.
Potevi rimanere suo, o potevi...
Diventare l'uomo di Harry?

Che dolce, sarebbe stato, e la tua stessa voce ti ripeteva "puoi odiarlo, lui ti ha odiato".

Ti faceva male la testa, il cervello era un mostro annidato in mezzo al cranio.
Ti sfiorasti le tempie coi polpastrelli sporchi, scoprendoli freddi.
Le tue labbra era contemporaneamente secche ed appiccicose, non te lo spiegavi...
E chiudesti gli occhi per non vedere più nulla.

«Harry!»

Rumore di passi, davanti a te.
Era strano, il modo in cui riuscivi a riconoscere distintamente quel suono... in mezzo alle urla, in mezzo ai pianti, in mezzo a tutti i tuoi mort—

«Harry...»

La voce la conoscevi, ma di solito non suonava così.
Sembrava qualcosa di alieno, sentirla adesso, sentirla forte e stranamente viva quando tutto intorno a voi era...

Apristi gli occhi.

Hermione.
Incredibilmente vicina, le strade percorse da lacrime ormai vecchie le rigavano le guance sporche.
Le sue labbra sembravano umide, alla luce delle torce, nel movimento nervoso degli occhi c'era un che di febbrile...
Ti riuscì spontaneo paragonare la sua espressione a quella che si metteva addosso poco prima di sapere i risultati degli esami.
Respirava forte, i capelli crespi gli ricadevano pesanti intorno al viso straordinariamente pallido... ti guardò negli occhi, senza trovarci nulla, trattenne il respiro.

«E' vivo.» disse, in un sussurro roco.

Tu aggrottasti le sopracciglia.
Non era da lei, essere così criptica...
In compenso, era proprio da lei sapere qualcosa che gli altri non sapevano.

«Chi, Hermione? Di chi stai parlando?» borbottasti tu in risposta, non riconoscendo la tua stessa voce. Ti sentivi stanco, poco incline alla pazienza... neanche avessi avuto tre o quattro Horcrux appesi al collo.

«Lui— io... insomma, tu sei scappato all'improvviso dopo che... ci hai lasciati lì e lui stava...»

«Hermione?»

« ... sì.»

«Chi?»

Era difficile capire cosa stesse pensando, mentre le palpebre le proteggevano gli occhi arrossati...
Ma poi ti guardò, con la sua serietà così disarmante, ti guardò e tu ti sentisti improvvisamente più piccolo.

«Piton. E' vivo.»

Alzò una mano... tremava.
Solo il corpo, però, non la voce.
Prima non te n'eri accorto... le mani, le mani della ragazza erano impiastricciate di sangue.
Se tu prima non lo vedevi, ora era lei ad aver smesso di vederlo... s'infilò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, tranquillamente ignara di quello sbuffo rossiccio e viscido che si era lasciata sulla tempia.
Ti si rivoltò lo stomaco, ti si rivoltò come un calzino e avresti voluto urlare—Ferma!
Che quel sangue era ancora sporco nei tuoi pensieri, benchè fosse pulito alla luce dei fatti.

«L'ho salvato io.» disse, e nella sua voce c'era qualcosa di dolorosamente adulto.

Tutto il resto fu nausea,
Nausea e disgusto, per il sangue e per il suo padrone.
Per te stesso, per lo schifo che sentivi.

Avresti voluto perdonare.

Ma quello era un pensiero da Silente, ciò che invece ti traforò la mente fu un—

"Merda!"

... lanciato verso nessuno in particolare, perchè ora era tutto più difficile...

Perchè non era mai stato facile e adesso era peggio.
 
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