Il Calderone di Severus

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view post Posted: 21/4/2024, 11:33 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
Capitolo 3

Era ufficialmente un’insegnante.
Non che prima non lo fosse, ma sentire Severus – il Preside Piton – annunciarlo in Sala Grande al banchetto di apertura della scuola era come se rendesse tutto più reale.
La sua aula era pronta, il suo programma era pronto, mancavano solo gli studenti.
Certo c’era ancora quella visione nella sfera che la tormentava, ma aveva deciso di non darle un significato, se prima non avesse avuto un quadro generale completo.
Saltare subito alle conclusioni non era mai una scelta saggia nella divinazione.
Si concentrò sul banchetto: la sua parte preferita del primo giorno di scuola.
Aveva assistito allo smistamento con un misto di ansia e gioia.
Ricordava ancora il suo: impacciata undicenne paffutella che saliva intimorita gli scalini fino al Cappello Parlante.
C’erano voluti pochi istanti prima che urlasse la sua Casa per i futuri sette anni.
Aveva tirato un sospiro di sollievo quando era stata smistata a Corvonero; sua madre le aveva detto che, se fosse finita tra gli sgobboni di Tassorosso, poteva anche non tornare mai a casa.
Non aveva mai scoperto perché provasse così tanto astio verso la casa di Tosca, dato che lei per prima era stata una Tassorosso.
Restava una soddisfazione solo sua; sua madre, scoperta la Casa, le aveva scritto dicendole che il Cappello si era sbagliato: quella maledizione che chiamava figlia non poteva essere così intelligente.
Esatte parole sue.
Quando aveva scoperto la sua predisposizione per la divinazione era stato ancora peggio.
Una predisposizione inutile, che avrebbe portato solo ad un fallimento dietro l’altro.
Altra lettera della dolce mammina.
L’apice l’aveva toccato quando si era rifiutata di usare il suo dono per aiutarla col gioco d’azzardo.
I contatti li aveva quasi del tutto persi quando era scappata con la prima compagnia circense che aveva trovato.
Restava, comunque, sua madre e quando riusciva a contattarla per avere dei soldi, lei glieli faceva recapitare.
Non riusciva ad odiarla fino in fondo, aveva sempre desiderato un qualche tipo di rapporto normale con lei.
- Mi passi quel vassoio, cara?
Si destò dai ricordi. Minerva la fissava e indicava il vassoio di purè con un dito.
- Certo, scusi Professoressa.
La strega si versò un cucchiaio di purè e le ripassò il piatto per poterlo rimettere a posto.
- Te l’ho già detto, - le disse con un sorriso materno. Era invecchiata molto dall’ultima volta che l’aveva vista, eppure il suo sguardo restava lo stesso – puoi chiamarmi Minerva.
- Non ne sarei capace. – rispose versandosi del succo di zucca – Lei resta la professoressa McGranitt. Questo non cambierà.
- Il primo smistamento è il più emozionante. Fa ricordare il proprio. Hai bei ricordi del tuo, cara?
- Sì. – mentì concentrando l’attenzione sul piatto – Molto.
- Te l’hanno mai detto che sei una pessima bugiarda?
Alzò la testa di scatto guardando l’anziana insegnante, aprì la bocca per ribattere che non stava mentendo, che ricordava davvero con gioia il suo smistamento, ma desistette.
Sospirò e fece un lieve sorriso lanciando un’occhiata furtiva al Preside tre sedie più in là che mangiava con calma.
- Sì, me l’hanno già detto.

* * * *



Tagliava la carne nel piatto con poco appetito, fissava i fagiolini abbandonati lì accanto indeciso se finirli o lasciarli nel piatto.
Il primo banchetto era sempre una festa, per tutti. Studenti e professori.
Eppure, non riusciva a distogliere l’attenzione da chi era seduta a qualche sedia accanto a lui.
Tre sedie alla sua sinistra, la stessa occupata per anni da Sibilla ed ora occupata dalla nuova professoressa di Divinazione.
Annunciarla davanti a tutti, pronunciare il suo nome ad alta voce era stato… soddisfacente… non capiva neppure lui bene il perché.
In quelle settimane, soli nel castello – Gazza, depresso, escluso – avevano passato del tempo insieme.
Poi era arrivata Minerva e sembrava aver deciso di rapire Anathema fino al bacchetto di inizio anno. Parlavano in continuazione. La vecchia collega sembrava particolarmente interessata alla nuova professoressa; lei che aveva sempre disprezzato Divinazione come materia.
Invece ora le faceva un sacco di domande su quello che avrebbe insegnato e sulla sua vita al circo.
Lui era rimasto a guardare, spesso da lontano, infastidito, come se Minerva gli avesse rubato il tempo con Anathema.
Era ridicolo.
Ora, però, vedeva la strega silenziosa, incupita, come se non fosse con loro in quel momento.
Si domandò se stesse avendo una visione o se ci fosse altro a distrarla. Minerva aveva provato a parlarle, ma non sembrava avesse avuto molta fortuna.
La osservò mangiare con poco entusiasmo una porzione di tacchino farcito, senza alzare gli occhi dal piatto. Aveva allungato una mano, bloccando il bicchiere di Filius che sarebbe caduto da un momento all’altro.
Tornò a concentrarsi sul piatto e finì la sua cena.
Alla fine del banchetto gli studenti si alzarono tutti insieme in una cacofonia di vocette stridule, passi pesanti e fantasmi che accompagnavano il loro cammino verso le Sale Comuni.
Come da prassi, usciti i ragazzi, i professori passarono ancora qualche minuto per confrontarsi su nuovi arrivati; una prima impressione a caldo prima di incontrali in aula.
Anathema stava in silenzio, con lo sguardo fisso dentro il bicchiere, come se cercasse una risposta ad una domanda nella sua testa.
- Anathema…- la chiamò. La sua voce sovrastò quella di tutti – quali sono le tue impressioni?
La veggente restò ferma, come se non lo avesse sentito. Fissava l’interno del calice facendo ruotare la bevanda al suo interno.
- Anathema?
Le sollevò il capo e si voltò a guardarlo, mettendolo a fuoco in un secondo momento.
Sorrise, ma non era il solito sorriso che aveva avuto nei giorni precedenti, non era il sorriso radioso che le illuminava lo sguardo. Era un sorriso di circostanza che si fermava alle labbra.
- È stato… interessante vedere lo smistamento dalla parte di un professore. – rispose fingendosi entusiasta – Non posso credere che un tempo ero proprio come quei ragazzini.
- Hai già qualche intuizione legata alla tua materia? La tua aula sarà piena di giovani menti pronte ad essere esaminate?
La vide sussultare e irrigidire le spalle.
- Oh… i ragazzi erano troppi… tutti insieme. – spiegò frettolosamente – Immagini confuse che non portano a nulla di concreto. Le darò le mie impressioni più dettagliate dopo le prime lezioni. Non si preoccupi, Preside Piton, -la voce era diventata fredda all’improvviso, usando una formalità che tra di loro non c’era mai stata - la mia aula sarà presto piena di giovani promesse della divinazione.
Gli sembrò arrabbiata e si domandò cosa avesse fatto per farla adirare.
Quella donna lo confondeva.
Restò ancora a parlare in Sala Grande, legato al suo ruolo di Preside.
Quando riuscì a liberarsi si guardò attorno, ma Anathema era sparita.
Poteva bussare alla sua camera, ma avrebbe significato ammettere di aver fatto qualcosa per farla arrabbiare, ed era fuori questione.
Aveva fatto solo una domanda.
Si diresse alla sua stanza; aveva abbandonato i sotterranei durante la guerra occupando la stanza che un tempo era stata di Silente. Proprio accanto alla Presidenza.
Entrò, usando l’entrata diretta dell’ufficio circolare, e lasciò il mantello appeso su uno degli appendiabiti a muro.
Prese un libro dalla libreria e tornò nell’ufficio per leggere.
Si posizionò sul piccolo divanetto nascosto in quella specie di soppalco dove c’era la biblioteca personale del Preside. Tomi vecchi di secoli che passavano da Preside a Preside.
Alcuni erano diari scritti direttamente dai fondatori.
Fanny volò fino a lui, si piazzò sull’altra metà del divano e si appollaiò sul cuscino.
La guardò indeciso se riprenderla o meno. Sapeva, comunque, che qualsiasi cosa avrebbe detto alla creatura non si sarebbe mossa da lì.
Animale testardo.
Aveva chiesto a Silente se fosse qualcosa che faceva abitualmente anche con lui, ma era stato categorico nel dirgli che Fanny era sempre stata solitaria, a differenza sua che era sempre circondato da persone o, per lo meno, da Minerva.
Sospirò e accarezzò la testa della fenice, come se fosse un gatto.
- Non mi sento solo. – cercò di tranquillizzarla – Puoi tornare sul tuo trespolo. Ti ho messo del mangime.
Come aveva immaginato la creatura non si mosse.
Aprì il librò e lesse qualche pagina. Sospirò rendendosi conto che non aveva davvero letto quella pagina, ma solo scorso le parole senza capirne il senso nonostante fosse un libro che aveva già letto. Liberò la mente, ci provò almeno e tornò a leggere; dopo qualche minuto chiuse il tomo con un colpo deciso.
Questa volta Fanny alzò la testa per guardalo.
- Non riesco a concentrami. – le spiegò – Voglio capire perché si è arrabbiata.
La creatura emise un basso fischio.
- Sto parlando di Anathema. – si alzò dal divanetto e abbandonò il libro – Perché, poi, lo sto dicendo a te?
Uscì dalla presidenza e si diresse con passo deciso al quinto piano.
Arrivato davanti alla porta della stanza della strega restò fermò, indeciso su cosa fare.
Era sera tardi, l’avrebbe svegliata e poi cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
- Salazar è assurdo! – sbottò passandosi una mano tra i lunghi capelli neri.
Lasciò perdere, ma ormai era del tutto sveglio: decise di fare un giro di ronda del castello.
Camminò per i corridoi in penombra e deserti, svegliando alcuni personaggi dei quadri con la luce della bacchetta. Ignorò ogni protesta e anche Pix che galleggiava pigramente vicino alla statua della strega orba.
Arrivato alla porta che dava alla Torre di Astronomia si bloccò: era aperta.
Nessuno saliva su quella Torre senza l’autorizzazione sua o della professoressa di Astronomia.
Intenzionato a punire i trasgressori salì silenziosamente gli scalini che portavano in cima.
Ripercorse il giorno in cui aveva salito quegli stessi gradini con intenzioni ben diverse.
Gli era impossibile non collegare quella scala con quella notte: per quanti anni fossero passati, ogni volta che arrivava in cima – e ci andava più spesso di quanto volesse ammetterlo - si aspettava di vedere Silente in piedi ad attenderlo.
Ad attendere il suo assassino.
Ma non c’era mai.
C’era sempre e solo lui, il vento che soffiava e i sensi di colpa che non se ne andavano mai del tutto.
Si bloccò all’entrata: questa volta c’era qualcuno sulla torre.
Non un fantasma dalla lunga barba bianca e gli occhi ceruli, ma una strega che conosceva bene. Seduta su una sedia da campeggio pieghevole, un’altra vuota accanto.
Una brocca e due bicchieri appoggiati sul pavimento.
Indossava ancora i vestiti che aveva durante il bacchetto, nulla di insolito, ma una normale veste da strega blu notte con ricami argento che mettevano in risalto le curve, come tutto quello che indossava.
Forse era solo lui che lo notava.
Sulle gambe aveva una coperta di lana gialla.
- Juju.
Il soprannome gli era scivolato dalle labbra senza volerlo.
Lei si voltò. Questa volta il sorriso le illuminava anche agli occhi e tutto gli sembrò tornare al suo posto.
- Allora sei tu. – mormorò la strega.
- Aspettavi qualcun’altro?
Chi altri poteva aspettare sulla Torre di Astronomia?
- Sapevo che sarebbe arrivato qualcuno. – precisò – Ma non sapevo chi.
Si sedette sulla sedia accanto, Anathema aprì di più la coperta e la posizionò sulle sue gambe.
- Fa freddo.
Si allungò per prendere la brocca dal pavimento di pietra e un bicchiere.
- Non è limonata, vero?
- Margarita di mezzanotte. – iniziò a versare il liquido giallo nel bicchiere – Succo di lime. Triple Sec. Tequila. – gli offrì il drink – Probabilmente ho esagerato con la tequila.
Prese il bicchiere e ci guardò dentro indeciso se berlo o no: non si negava un buon bicchiere di vino o di liquore, ma non aveva mai bevuto nulla del genere. Gli sembrava quel genere di drink che i Babbani bevevano in bicchieri dalle forme strane, con ombrellini di carta colorata o spicchi di frutta incastrati nel bordo.
Anathema riempì l’altro bicchiere e li fece tintinnare, quindi bevve un lungo sorso senza aspettarlo.
La osservò con fin troppo interesse.
La strega appoggiò la testa all’indietro e chiuse gli occhi.
- Ci voleva. – gli disse rilassata.
Si decise a bere il margarita.
Trattene una smorfia: decisamente troppa tequila.
Era quasi sicuro che determinati drink dovessero essere equilibrati nel gusto; lui sentiva solo tequila con un retrogusto di lime.
Non disse nulla, comunque. Il suo stomaco si scaldò immediatamente e il calore si stava propagando per tutto il corpo.
Bevve un altro sorso.
Piccolo. Non voleva esagerare.
- Vuoi ubriacarti già il primo giorno di scuola?
Lei rise.
- Il margarita di mezzanotte è una tradizione. – gli spiegò - Si beve sempre prima di una grande tournée. È di buon auspicio.
- È una tradizione circense? – domandò curioso bevendo un altro sorso questa volta un pochino – solo un pochino – più lungo.
- No, – rispose lei aprendo gli occhi e voltandosi per guardarlo – di Madame Juju.
Fecero tintinnare di nuovo i bicchieri.
Bevvero.
- Sei nervosa?
- Una volta ho provato a lanciare i coltelli su una piattaforma girevole. Avevo messo un manichino per esercitarmi. L’ho decapitato al primo lancio.
La fissò cercando di capire il nesso.
- Mi sento come quel manichino. – precisò Anathema con un sussurro, come se qualcuno al di fuori di lui potesse udirla – E gli studenti… tutti quelli in Sala Grande questa sera, - continuò puntando un pollice alle spalle - hanno un coltello puntato su di me.
Lei bevve di nuovo, il suo bicchiere si era già svuotato.
- Andrà bene. – tentò di rassicurarla bevendo un sorso. Il sapore forte della tequila non lo disturbava più e iniziava a sentire caldo ovunque – Te la caverai.
Lei fece una smorfia, versandosi il secondo bicchiere.
- C’è quella stupida visione… - gemette – ho deciso di non pensarci, ma continuo a farlo.
- Quale visione?
Gli raccontò quello che aveva visto nella sfera di cristallo qualche giorno prima. Nonostante continuasse a dirgli che poteva non significare nulla, vedeva che nel profondo era qualcosa che la spaventava. Ora capiva perché in Sala Grande si era messa sulla difensiva all’improvviso.
I bicchieri venivano riempiti in fretta e altrettanto in fretta svuotati, ma la caraffa sembrava non finire mai.
Tentò di tranquillizzarla. Ci provò almeno, al quarto – forse il quinto o il sesto aveva perso il conto - bicchiere non era del tutto certo di quello che stava dicendo.
Sentiva la testa leggera, il corpo caldo.
- I ragazzini sono terribili… - biascicò facendo ruotare il drink nel bicchiere – non farti vedere debole o ti schiacceranno.
- Se stai cercando di rassicurarmi, - farfugliò lei posandogli una mano sul braccio – stai facendo un pessimo lavoro.
- Sono onesto.
- È fastidiosamente… - gli puntò un dito corrugando la fronte cercando la parola giusta – fastidioso.
Il pozionista finì di bere e guardò la caraffa: vuota.
- Siamo brilli. Molto brilli.
Anche lei guardò la caraffa con uno sguardo vagamente deluso.
- Temo di sì.
Si alzarono constatando di avere entrambi le gambe molli, ma lui riusciva a stare dritto senza troppi problemi; Anathema aveva decisamente bisogno di sorreggersi a lui per arrivare alle sue stanze.
- Meno tequila. – borbottava mentre faceva sparire le sedie da campeggio con gesti impacciati della bacchetta – Decisamente meno tequila.
Si mise la coperta gialla sulle spalle come se fosse un mantello e alzò la testa.
Quella notte il cielo era limpido, era ancora una di quelle notti dove si potevano vedere gli astri senza difficoltà. Presto sarebbe arrivato l’autunno e le nubi avrebbero coperto molte notti fredde.
- Credi nell’aldilà, Severus?
Era una domanda strana, non era certo di avere una risposta da sobrio, figuriamoci ora.
- Non saprei. – rispose sinceramente – Tecnicamente sono morto qualche minuto in quella stamberga puzzolente, ma non ricordo né cori angelici né odore di zolfo. Forse lassù… laggiù… da qualche parte… stanno ancora litigando per capire dove dovrei finire una volta morto. Veramente morto. – precisò dopo un attimo di esitazione - Quindi non lo so.
- Mi piace pensare che da morti andiamo sulle stelle ad osservare la vita delle persone che abbiamo lasciato indietro. – puntò il dito in alto – Lassù, da qualche parte, c’è mia madre… - ghignò - che ride e scommette sul mio fallimento.
Si sentì investire da un’ondata di tristezza, si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
- Non fallirai, Anathema.
- Puoi chiamarmi Juju. Mi piace.
Scesero la scala a chiocciola un gradino alla volta, reggendosi l’un l’altro, Anathema ridacchiava come un’adolescente, lui tentava di essere serio per entrambi… e di camminare dritto per entrambi.
- Noi due balleremo… - mugugnò all’improvviso a pochi passi dalla porta dei suoi alloggi, con lo sguardo leggermente velato dall’alcool, avvolta da una coperta di lana gialla, mentre si reggeva a lui tenendolo per la vita con un braccio – saremo abbracciati… sotto un cielo di stelle colorate. – socchiuse gli occhi cercando di mettere a fuoco un’immagine che poteva vedere solo lei – Credo che proverai a baciarmi… ma ti respingerò.
- La storia della mia vita. - borbottò per nulla lucido, concentrato solo a mettere un piede davanti l’altro – Sei ubriaca, Juju.
- Sì, - ammise portando una mano alla testa facendo una smorfia – decisamente ho messo troppa tequila.
La salutò con un lieve cenno del capo e tornò a passo lento verso la sua stanza.
L’alcool gli offuscava i pensieri, ma riuscì ad arrivare in camera, cambiarsi per la notte – ma non ricordava dove avesse messo i vestiti – e infilarsi sotto le lenzuola.
La testa iniziava a pesare, sulle labbra il sapore della tequila, sul corpo ancora il suo calore mentre lo abbracciava.


Immagi legate al capitolo 3

Anathema sulla Torre di Astronima a bere margarita




Anathema che guarda le stelle con la sua coperta gialla sulle spalle. (si é meno... formosa di quello che dovrebbe essere, ma la IA fa fatica a capire il temine cury, o qualsiasi suo sinonimo. :lol: )

view post Posted: 20/4/2024, 20:39 Cosa state ascoltando adesso? - Canzoni e Cantautori e Cantanti
Continuiamo sulla via delle vecchie canzoni.

Elvis Presley - (You're The) Devil in Disguise


view post Posted: 20/4/2024, 20:04 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE (chiara53 @ 20/4/2024, 19:50) 
Ho riletto il secondo capitolo e adesso? Ho bisogno del terzo!

Aspetti domani. :lol:


CITAZIONE
La prima parte è davvero un gioiellino Severus è in piena forma: è lui senza tormenti, ma con una vita difficile alle spalle, anzi, sulle spalle. Ti sei districata con eccellente eleganza dai soliti cliché del "dolore" del "rimorso" ecc. ecc., questa è una delle cose che apprezzo molto nei tuoi scritti, riesci a ricordare tutto il passato senza appesantire il personaggio e senza renderlo cupo. E' un'abilità che si acquisisce col tempo e con la sensibilità per il lettore. Sono questi gli elementi che distinguono chi sa scrivere da chi no.
Non mi soffermo sui particolari che chi leggerà deve scoprire e godere.

Se non ci fosse un po' di angoscia per il passato non sarebbe il nostro Severus.
Il passato c'é sempre, non possiamo ignorarlo, ma non é più pesante.
E poi c'é Albus che fa in modo che Severus non si persa nei suoi pensieri negativi... e Minerva... ma lei arriverà dopo.



CITAZIONE
Anathema è davvero deliziosa e perfetta, io la adoro, una che non si fa problemi e che è quello che è apprezzandosi per il suo aspetto, è difficile e lo so bene perchè questa strega mi sta insegnando qualcosa: si può imparare ad ogni età, cosa credi?
Mi piace il suo approccio alla vita, la sicurezza che ha elaborato nel tempo, non ha paura di vivere. Tuttavia penso che nasconda qualcosa e prima o poi lo scoprirò!

Anathema é un libro aperto, non ha paura di mostrare quello che é e non ha molti filtri :XD: .
Però sì... anche lei ha qualcosina di cui non vuole parlare.
Severus lo sa benissimo.


CITAZIONE
Un accenno al quadro di Silente: anch'esso è trattato e gestito con particolare attenzione, senza cadere nelle ovvietà che ben conosciamo, così come Fanny. Una delizia :D

Albus é sempre presente nella vita di Severus che lo si voglia o meno.
Lui c'é.

CITAZIONE
Vabbè, ti ringrazio per la risposta lunghisssssssima che mi hai regalato nel precedete commentino, è così raro che tu ne abbia tempo e voglia. Sono contenta però, perchè merita davvero attenzione questa tua storia in cui si percepisce quanto sei cresciuta sia nel contenuto che nello stile.

Non farci l'abitudine. :XD: <3

CITAZIONE
Adesso aspetto. <3

Domani!
view post Posted: 20/4/2024, 19:35 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE (Lonely_Kate @ 20/4/2024, 11:18) 
Anathema è simpatica, solare, allegra, colorata, empatica. Tutto il contrario di Severus. Un yin & yang che tuttavia si armonizza alla perfezione . Tutto lascia ben sperare nella possibilità di lei di liberare il sorriso del mago, e nella grandissima capacità e desiderio di amare di lui. Attendo anche io con ansia il seguito 🥰

Anathema é quella macchia di colore che serve a questo Severus.
Povero Severus... non sa ancora cosa gli aspetta. :lol:
<3 <3
view post Posted: 20/4/2024, 19:21 Gli orrori della IA. - Immaginando Severus
CITAZIONE (Lonely_Kate @ 20/4/2024, 10:25) 
Diversamente magro e’ una delizia 🤣
Contribuisco con un’immagine che a qualcuno (fuori di zucca) potrebbe piacere. Tuttavia, ha un sapore nostalgico: chissà quando potremo rivedere Severus in posa frontale 😢
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*Elly si cava gli occhi con un cucchiaino*
view post Posted: 20/4/2024, 19:19 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE (Ele Snapey @ 18/4/2024, 19:20) 
Finalmente sono riuscita a leggermi i capitoli!
Ma perchè Anathema la immagino con la tua faccia e le tue espressioni, Elly? ^U^
Ebbene, si sentiva la mancanza di una storia delle tue: bella, coinvolgente, piena di ottime premesse soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra Anathema e il prof. ;P
E le immagini che hai creato, wow, favolose :rolleyes: Adoro il colore che hai scelto per il suo abito, ma adoro anche lei: è un personaggio fantastico 3_3
Pubblica presto, non lasciare che cali la tensione. Non vedo l'ora di seguire l'evoluzione =)

Grazie Ele! <3 <3
Potrei avere qualcosa in comune con Anathema in effetti... :medita: Ci sono alcuni comportamenti un po' folli in cui mi ritrovo.
Grazie anche per le immagini... ora, però, senza Bing sarà più difficile. :sob:
Il capitolo 3 é già in canna. :B):
view post Posted: 14/4/2024, 14:34 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
Capitolo 2

Era in piedi nel suo ufficio.
L’ufficio che aveva ereditato da Silente.
L'ufficio che, a voler essere onesti, aveva rubato a Silente.
Non importava quanti anni fossero passati da quella maledetta notte, non importava quanti articoli sulla sua innocenza uscivano sui giornali o a quante commemorazioni partecipasse a nome della scuola o solo come ombra nascosta.
Gli sguardi di Minerva non erano importanti; le scuse di Potter solo parole al vento.
Il dolore per quello che aveva fatto, per quello che era stato costretto a fare, era sempre presente.
Monito silenzioso di quella che era la sua natura.
Aveva pensato di andarsene dall'Inghilterra.
Sdraiato in quel letto d'ospedale, con solo i pensieri a fargli compagnia, fissando un muro fastidiosamente bianco; aveva pensato di lasciarsi tutto alle spalle.
Ricominciare tutto da capo. Nuova vita. Nuove opportunità. Nuova maschera.
Invece era rimasto.
Sentiva che aveva ancora un lavoro da portare a termine.
Non si trattava di riabilitare il suo nome, né di ricordare chi aveva perso la vita in guerra. Per quello c'erano persone più degne di lui.
Aveva promesso a Silente di prendersi cura della scuola e degli studenti: l'avrebbe fatto.
Sospirò osservando il parco deserto del castello; la mattina stava lasciando velocemente il posto al pomeriggio, aveva visto i raggi del sole accarezzare la superficie del lago facendolo brillare.
In quelle lunghe giornate oziose sentiva la solitudine avvolgerlo con la sua morsa fredda come una maschera argentata.
Di solito la solitudine non gli pesava, ne era assuefatto, ma negli ultimi anni sentiva che stava sprecando quella seconda inaspettata vita.
Un pop alle spalle che lo fece voltare.
Un elfo domestico era al centro della stanza, le mani intrecciate e lo sguardo spaesato mentre si guardava attorno.
Sulla fronte spiccava un bernoccolo grande quanto una noce.
Nella sua testa poteva sentire gli strilli indignati della futura signora Weasley.
- Spony si scusa se ha disturbato il Preside Piton. - squittì la creatura – Spony qui per avvisare Preside Piton che c'è un problema al quinto piano.
- Problema?
- La professoressa Shipton sta pulendo una vecchia aula.
- Le ho dato io il permesso di usarla per le lezioni di Divinazione.
La creatura intrecciò ancora di più le piccole dita sottili, Severus temette che potesse spezzarsele da un momento all'altro.
- La professoressa ha rifiutato il nostro aiuto... tre elfi si sono schiacciati le dita nei cassetti della cucina, Spony ha picchiato la testa contro lo sportello del forno.
Il mago si strinse la radice del naso tra l'indice e il medio.
- Lei... - prese un profondo respiro – ha le sue idee.
- Spony teme che il Preside Piton non sia soddisfatto del suo lavoro. Anche altri elfi credono questo. Noi preoccupati di essere… - l’elfo tremò visibilmente, il mago notò i suoi occhi scattare verso l’angolo della scrivania – liberati. – l’ultima parola su un debole sussurro tremolante.
La creatura scattò verso il tavolo, Severus lo bloccò con un movimento della bacchetta.
- Nessuno verrà liberato. – dichiarò fissando Spony negli acquosi occhi marroni – Dillo anche agli altri. Non punitevi più. Parlo io con la professoressa Shipton.
L’elfo domestico sparì con uno schiocco di dita e un altro pop.
- Mi è simpatica questa nuova professoressa. – disse Silente – Quando ce la porti qui per le presentazioni ufficiali?
- Presentazioni ufficiali? – domandò – Puoi andare indisturbato nei quadri del quinto piano e vederla da solo, Albus.
Gli altri Presidi borbottarono indignati per il suo atteggiamento. Era tipico, ormai ci aveva fatto l’abitudine ai borbottii dei vecchi dipinti, ma nessuno di loro avrebbe mai capito il legame tra lui e Albus, neppure quanto il quadro di Silente fosse diverso da loro.
Era pur sempre un quadro, una pallida imitazione dell’originale seppellito nel parco del castello, ma lo sentiva comunque lì.
A volte lo faceva sentire meno solo.
Altre volte era solo l’illusione di qualcosa che non avrebbe più avuto. Faceva maledettamente male.
C’erano state volte in cui avrebbe preferito distruggere quella tela, o affatturarla in modo che non potesse parlare mai più. Silente lo capiva, perfino il quadro riusciva a capirlo, e in quei momenti se ne stava in silenzio, seduto sul suo seggio a fingere di dormire.
Lui, d’altro canto, fingeva di non vederlo sparire tra un quadro e l’altro nei corridoi mentre camminava di notte per controllare che tutto fosse in ordine e per fuggire degli incubi che ancora venivano a tormentarlo nel sonno.
Un equilibrio costruito di anni di amicizia difficile da distruggere anche con la morte.
Era snervante e rassicurante nello stesso tempo.
Uscì dal suo ufficio e si incamminò a passo svelto verso il quinto piano.
La prima cosa che udì fu la musica, dalla porta dell’aula aperta usciva qualche nuvola di polvere, alcuni banchi erano stati postati nel corridoio, uno spazzolone e un secchio erano poco distanti dalla porta.
Si affacciò all’aula e sgranò gli occhi: Anathema stava ballando con la scopa in mano, una bandana a coprirle il caschetto, i pantaloni attillati neri mettevano in risalto il corpo giunonico, una t-shirt di almeno due taglie più grande la coprivano fino a metà coscia, ma il colletto largo era scivolato a lato; la spallina del reggiseno faceva capolino.
Si ritrovò a fissarla che lo volesse o meno, ipnotizzato da quella danza che non aveva nulla di armonioso o sensuale, immerso nella musica Babbana che non si sentiva spesso in quel castello.
La strega la vide sulla porta e si bloccò sorridendo per nulla imbarazzata.
Si domandò se ci fosse qualcosa che imbarazzasse Anathema Shipton.
Prese la bacchetta appoggiata alla cattedra e fece un gesto veloce: la musica si bloccò.
- Severus. – lo chiamò col fiatone. Della polvere le sporcava la guancia – Hai bisogno?
Il pozionista si guardò attorno: l’aula era quasi del tutto vuota se si escludeva la cattedra e il banco dove Anathema aveva appoggiato il giradischi.
Il soffitto era ancora pieno di ragnatele, sul pavimento c’erano alcuni mucchietti di polvere. Si intravedeva il pulviscolo illuminato dal sole di quel primo pomeriggio.
Tornò a fissarla, con quel sorriso sincero, la faccia sporca, la spallina del reggiseno che faceva capolino e la scopa in mano.
Deglutì.
- Stai ballando con una scopa?
Fu l’unica domanda che riuscì a porle.
- È una ballerina eccellente. – esclamò entusiasta sollevando l’oggetto incriminato – Ma non credo che tu sia venuto qui vedermi ballare.
Riprese a spazzare per terra sollevando polvere.
- Devi lasciar fare qualcosa agli elfi domestici, Anathema.
- Non mi servono, me la cavo da sola. – gli lanciò un’occhiata divertita - Hai mai pulito una stalla?
- No.
- Io sì. Quest’aula non mi spaventa.
- Non è per quello. – precisò – Gli elfi… vedi… hanno uno strano modo di vedere le cose. – sospirò massaggiandosi la radice del naso – Per favore, fatti aiutare. Non voglio ricevere un’altra lunghissima missiva dall’Ufficio controllo Creature Magiche sulla responsabilità di far capire agli elfi domestici che le punizioni fisiche autoinflitte vanno contro ogni regolamentazione sancita dalla nuova politica del Ministero della Magia.
Anathema fece una smorfia.
- Suona di gran seccatura.
- Credimi lo è.
- Va bene. – tagliò corto lei – Farò spostare i banchi in corridoio dagli elfi, ma l’aula la devo pulire io. Devo sentirne le vibrazioni e capire come sistemare ogni oggetto e ogni banco. Ci vorrà qualche giorno.
Annuì solamente e si allontanò dall’aula.
Svoltato l’angolo le note di Dolly Parton tornarono ad echeggiare nel corridoio.

* * * *



Era seduta sulla sua cattedra e guardava con orgoglio la classe che aveva pulito e sistemato.
C’era voluta più di una settimana per sentire tutte le vibrazioni dell’aula, per percepire le sensazioni dall’esterno e capire come posizionare ogni banco e oggetto per garantire il massimo passaggio delle energie.
Era stato un lavoro estenuante. Spesso si trascinava nella sua stanza e si buttava sul letto con i vestiti della giornata, ma aveva trovato un angolo per tutto.
Aveva trasfigurato alcuni banchi in credenze e le aveva messe lungo le pareti: contenevano sfere di cristallo, tarocchi, rune, pendoli, perfino qualche cristallo e le tazzine da tè.
Ne era particolarmente fiera.
Aveva visto la vecchia aula di Divinazione e l’aveva trovata inadatta, almeno per la sua concezione della materia.
Sospirò sodisfatta e prese la sfera di cristallo che aveva accanto sul tavolo.
La sollevò fino al volto, il suo peso era rassicurate.
Chiuse gli occhi e si concentrò portandola fino alla fronte.
- Dammi qualche notizia sul futuro. – sussurrò all’oggetto come se potesse udirla.
Allungò la mano, la palla si sollevò dal palmo volteggiando a mezz’aria davanti ai suoi occhi.
Un sorriso nostalgico le affiorò sulle labbra: era un trucchetto che aveva spesso usato al circo. Ammaliava i bambini con la sfera che fluttuava davanti a lei mostrando ai piccoli visitatori unicorni e sirene, maghi e creature misteriose.
I bambini erano meravigliati e se ne andavano con gli occhi sgranati e mille domande a cui spesso veniva risposto “È un trucco tesoro, la magia non esiste.”
Non ci sarebbero stati unicorni nella sua sfera quel giorno, né sirene o creature fantastiche.
La palla si riempì di un lieve fumo azzurrognolo.
Anathema si concentrò su quel fumo senza sentire quello che le accadeva intorno. Le spirali si separarono mostrando sé stessa: era seduta sulla cattedra esattamente come in quel momento, aveva uno sguardo perso verso un punto indefinito del pavimento.
Davanti a lei i banchi pronti per la lezione.
La classe era vuota.
La previsione finì di colpo riportandola alla realtà.
Allungò la mano e la sfera si adagiò deliacamente sul suo palmo.
- Beh… questo è deprimente. – mormorò accarezzando la palla con entrambe le mani – Grazie lo stesso.
La appoggiò con delicatezza al tavolo e scese dalla scrivania.
Sicuramente aveva un senso, ogni previsione aveva un senso, ma spesso lo si capiva solo a fatti compiuti.
L’avrebbe capito.
Si lisciò i jeans slavati.
- Servono dei bignè al cioccolato.
La cucina di Hogwarts era un altro dei suoi posti preferiti. Amava il cibo, il suo corpo di certo lo mostrava senza vergogna, e amava ancora di più i dolci.
Viaggiare per il mondo le aveva permesso di assaggiare di tutto, ma non aveva mai trovate dei bignè al cioccolato come quelli di Hogwarts. Neppure nella tanto rinomata e delicata pasticceria francese.
I bignè al cioccolato era una coccola per quando era particolarmente triste oppure un premio per aver preso un voto molto alto, specialmente se in una materia dove non era così afferrata.
Come Pozioni o Storia della Magia.
Aveva odiato Storia della Magia.
Trovare il corridoio che portava alle cucine non fu difficile, ma per trovare l’entrata ci aveva messo tutto il quarto anno.
Neppure la sua sfera di cristallo o le sue carte l’avevano aiutata.
Sollecitò la pera del quadro ed entrò nella cucina dove une decina di elfi domestici camminavano velocemente da una parte all’altra.
Uno notò la sua presenza. All’inizio non sembrava volersi avvicinare: effettivamente rifiutare il loro aiuto era stata una dura offesa da digerire.
Sperò di rimediare presto, facendo spostare a loro i banchi aveva guadagnato qualche punto in più.
L’elfo si avvicinò e la fece sedere su una poltrona davanti ad un camino con le braci morenti.
Alla prima fetta di torta che le servirono sorrise riconoscente.

* * * *



- Non puoi rifiutare i ragazzi del settimo anno. – disse Severus mentre leggeva il suo programma di studio.
- Mi hai promesso piena libertà. – protestò incrociando le braccia al petto come una bambina capricciosa.
- Potrai selezionare i ragazzi del quinto anno e del sesto. Per i ragazzi del sesto anno non sarà un grosso problema, spesso inseriscono Divinazione come materia aggiuntiva. – ignorò prontamente il suo sbuffo contrariato - Avranno tempo di recuperare l’anno perduto nell’anno in corso e in quello successivo. Sarà faticoso, ma possono farlo se vogliono aggiungere una materia. Non sarebbe la prima volta. I ragazzi del settimo anno non hanno questa possibilità. Devono impegnarsi per i M.A.G.O. e non potranno recuperare due anni di lezioni.
Assottigliò lo sguardo cercando di risultare minacciosa, ben sapendo di non sembrarlo affatto.
- Salazar… - sospirò l’altro – questo sarebbe il tuo sguardo minaccioso da professore?
- Cosa? No! Io non voglio essere minacciosa! Voglio creare un rapporto con i miei studenti.
- Alcuni ci hanno provato, non sono durati.
- Tipo?
- Remus Lupin.
- Se vogliamo essere onesti… - si intromise Silente nella conversazione – qualcuno si è lasciato sfuggire inavvertitamente la sua natura di Lupo Mannaro, per cui Remus si è sentito in dovere di andarsene prima che arrivassero le lettere di lamentela dei genitori.
- Albus…
- Molti insegnanti preferiscono creare un legame con gli studenti piuttosto che intimidirli il primo giorno con un discorso demotivazionale studiato apposta per deprimerli e per fargli credere che, comunque vada, non saranno mai bravi in quella materia. Io andavo molto d’accordo con i miei studenti e Minerva si occupa molto di loro.
- Minerva era severa quanto me in aula.
- Ma non quando non teneva lezione.
Anathema perse il filo a metà del discorso, si voltò verso Severus che non rispose al Preside dipinto, limitandosi a continuare la lettura della pergamena dove aveva scritto il suo dettagliato e molto studiato piano di studi.
- Ti eri preparato un discorso deprimente per quelli del primo anno?
- Perché non hai inserito i tuoi libri nell’elenco dei volumi da assegnare agli studenti?
- Rispondere con un’altra domanda per evitare la mia domanda non ti risparmierà dal rispondere alla mia prima domanda.
Corrugò la fronte ragionando su quello che aveva appena detto.
Probabilmente non aveva molto senso.
- Invece sì. – rispose però lui prendendo tutti i fogli del suo programma e picchiandoli contro la scrivana per metterli in perfetto ordine – E tu non hai risposto alla mia.
- L’autocelebrazione non fa per me. – rispose con orgoglio - Ci sono volumi migliori.
- Potevi usare lo stesso testo che usava Sibilla.
- Per le mutande di Merlino, Severus! Quel testo era vecchio quanto Nostradamus e anche poco affidabile come Nostradamus! Le spiegazioni sono a tratti lacunose, non lasciano libera interpretazione di un milione di varianti che possono influenzare una perfetta previsione; non apre la mente agli studenti e non permette loro di conoscere altro all’infuori delle foglie di tè e della sfera di cristallo.
Vide le labbra di lui tirarsi in un sottile sorriso.
Fu un attimo… per un attimo le sembrò fiero della sua risposta.
Forse lo aveva sognato.
Il loro inteso scambio di occhiate e silenzi fu interrotto da un lieve tocco sul vetro della finestra alle spalle del pozionista.
Anathema vide chiaramente Severus sospirare e tornare a leggere i fogli.
Bussarono di nuovo.
Si azzardò a guardare al di sopra della sua spalla e spalancò gli occhi incredula.
- Severus… c’è…
- Ignorala. – disse lui seccamente.
Non ne sarebbe stata in grado.
Ignorare quello che stava vedendo fuori dalla finestra era qualcosa che non si vedeva tutti i giorni.
Bussarono di nuovo, questa volta in po’ più forte.
- Non credo che voglia essere ignorata.
- Sì, invece. – risposte scocciato senza alzare lo sguardo dalla lettura del suo programma – Qualcuno…- questa volta urlò – dovrebbe capirlo. In fondo è una creatura intelligente.
La creatura bussò di nuovo.
- Severus… - tentò con calma – è una fenice.
- Ignorala. – ripeté.
La fenice bussò di nuovo, emise anche un leggero lamento che Anathema interpretò come dispiacere per essere ignorata in quel modo.
- Oh per amore delle profezie di Cassandra! – sbottò alzandosi dalla sedia.
Si avvicinò alla finestra e aprì i vetri. La fenice entrò leggiadra nella stanza, fece un veloce giro dell’ufficio circolare, poi si posò su un trespolo che non aveva visto quando era entrata.
La fenice sembrò guardarla, le si avvicinò piano.
- Posso avvicinarmi?
Lui, per risposta, grugnì qualcosa di incomprensibile sollevando i fogli nascondendo la faccia.
La strega alzò gli occhi al cielo e allungò una mano verso la creatura.
- Ehi… - disse piano per non spaventarla – va tutto bene. Sei la fenice di Silente, vero?
Fanny emise un dolce fischio inclinando il capo.
Con un dito le accarezzò la testolina: le piume rosse erano morbide e calde; emise un altro fischio e le sembrò che avesse chiuso gli occhi godendosi quelle inattese attenzioni.
- Le piaci. – sorrise Silente dalla sua cornice.
- Il sentimento è ricambiato. – rispose accarezzandola con più sicurezza. Allungò la mano su un’ala, le piume sembravano ancora più calde e morbide, eppure riusciva anche ad avvertire i forti muscoli sotto.
- Ha guidato Minerva fino a Severus nella Stamberga e ha pianto per far rimarginare le ferite in tempo per portarlo al San Mungo. – spiegò il vecchio Preside.
- Quindi anche tu sei un’eroina in questa storia. Perché ti ostini a tornare da questo mago brontolone? – domandò con un sorriso.
- Ti sento. – commentò Severus da dietro i fogli.
- Lo so che mi senti! – rimboccò lei.
Fanny emise un altro fischio, sembrava divertita.
Il Preside appoggiò i fogli sul tavolo con decisione e fissò la creatura.
- Ti avevo liberato da ogni vincolo. – mormorò a Fanny – Non sei costretta a stare qui. Non sono il tuo padrone. Io. Non. Sono. Albus.
Fanny si beccò un’ala ignorandolo.
- Le fenici sono animali molto intelligenti e testardi. – ridacchiò Silente dal quadro – Quasi quanto i loro padroni.
Severus sbuffò e tornò a leggere il programma di studio.

Immagini legate al capitolo 2

Anathema mentre pulisce l'aula



Fanny che bussa alla finestra della presidenza



Severus ormai rassegnato a Fanny



Edited by ellyson - 19/4/2024, 12:47
view post Posted: 14/4/2024, 13:19 Gli orrori della IA. - Immaginando Severus
Siccome Gabrix1967 ha iniziato a richiedere all'IA un Severus mezzo nudo sulla spiaggia, le ho brutalmente rubato l'idea e nulla di quello che é uscito é vagamente utilizzabile per qualcosa.
Quindi vanno qui. :XD:

Abbiamo questa versione scosciata con costume intero e mantello.
Volto spettacolare.

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Poi volevamo (Ida59 voleva) il costume rosso e la nostra IA amichevole di quartiere ha deciso che la versione Baywatch era la soluzione migliore.
Abbiamo Severus Piton in versione Pamela Anderson sotto steroidi.

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Poi abbiamo capito qual era il problema.
Troppi muscoli, un fisico troppo definito, quindi abbiamo chiesto un Severus diversamente magro

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view post Posted: 12/4/2024, 10:28 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE (Arwen68 @ 11/4/2024, 18:10) 
Che bello, Elly, una nuova storia!
Ho letto con vero piacere questo primo capitolo. Bello e promettente il personaggio di Anathema. Non mi sembra di aver letto le due storie che citi come prequel di questa ma anche così sono riuscita a "entrare" subito nel racconto.
Aspetto il secondo capitolo. 💖

Ti ringrazio. <3
Non preoccuparti per le altre sue storie, non sono certo essenziali.
Forse L'anatema del Preside Piton aiuta a capire meglio la complicità che c'é da subito tre Severus e Anathema, ma non é essenziale.
Spero che continui a piacerti.
:] :] :] :]
view post Posted: 12/4/2024, 08:39 Gli orrori della IA. - Immaginando Severus
Voi vi ostinare a fare camminare Severus scalzo, io a farlo mangiare.
E a Bing proprio non piace l'idea di Severus mentre mangia qualcosa.
Vi tralascio le visioni di Severus vampiro che mangia un gelato o quello zombi alle prese con un cono.
Evito le immagini in cui cucchiaini gli volano sulla faccia e il suo naso è congelato, quelle dove ha gli occhi neri grandi come palline da golf in piena fasi post LDS oppure quelle dove piange si giuro, piange, mentre si lecca la sua pallina alla frangola.
Ma questa... questa merita un posto sul podio della immagini che ti fanno dire MA COSA STO GUARDANDO?

La metto sotto spoiler perché per alcune immagini bisogna essere preparati e poi perchè le mie sono grandi e sformano.





Al di là del gusto puffo e degli occhi celesti - cazzo celesti! -, della lingua color fragola e della faccia allungata, ma perché ci sono Pinco Panco e Panco Pinco nudi dietro di lui?
Perché?
Ma in quale parte della mia descrizione ha capito che volevo due brutti Budda nudi alle sue spalle?
:XD: :XD:

Edited by ellyson - 12/4/2024, 09:58
view post Posted: 10/4/2024, 10:18 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE
Mi piace il tuo modo di esprimere tra le righe tutto quello che è necessario per rendere il personaggio vero e umano: con Severus ci riesci in maniera eccellente, come la sua creatrice non saprebbe (o non vorrebbe?) fare.

<3 <3 <3 <3


CITAZIONE
E davvero vien voglia di abbracciare quest'uomo alto, scuro, cupo che altro non desidera che pace e un sorriso: è un'immagine che nasce dalle descrizioni, da un commento o un pensiero qua e là, ma tanto che fa cogliere l'anima di Severus. Ecco, tu descrivi le anime più che i corpi e rendi veri e tangibili i personaggi plasmati come tu li vedi, come vuoi che anche chi legge li veda. Invidio la tua bravura.

In questa storia Severus é molto leggero... sì, le ombre del passato ci sono, ma sono passati 3 anni dalla guerra e uno l'ha passato recluso in una camera con i suoi pensieri.
E' stata una lunga autoanalisi, non senza pianti, sconforto e urla. Ma ho deciso volutamente di non scrivere questa parte della storia.
Voglio che resti passato. Un nuovo capitolo per un nuovo libro della sua nuova inaspettata vita.
Oh ci sono momenti in cui Severus ripensa al passato, sarebbe impossibile con Silente che parla alle sue spalle dal quadro, ma è visto ormai come qualcosa che fa male, ma ogni giorno sempre meno.
Se non si é capito sono stanca di scrivere di un Severus che prova dolore.
Basta. Ora voglio allegria.
E il circo. :XD:

CITAZIONE
Ma veniamo ad Anathema.

Bene... veniamo ad Anathema...


CITAZIONE
Personaggio appena nato e già capace di farsi strada nel cuore del lettore, sorridente, morbida, maledetta dal dono che ha, forse... vedremo.

Anatahema è una veggente 2.0. :lol: :lol: :lol:
Non vede il suo dono come una maledizione e riesce a non perdersi in esso.
Ho creato Syl come una veggente incapace di schermare le visioni, in balia del suo dono come una foglia secca al vento.
Anathema, invece, ha delle visioni (spesso legati ad argomenti sentimentali) ma non si perde in essi.

CITAZIONE
L'immagine che hai creato è molto evocatrice.

Probabilmente non dovrei dirlo ma Santa IA :lol:

CITAZIONE
Mi piace Anathema, non fosse altro per come sopporta quel nome disgraziato, accettandolo per abitudine e fregandosene altamente, mi piace perchè non è perfetta, perchè è stata bullizzata ma ne è venuta fuori e sorride.
Mi piace perchè è possibile identificarsi in lei, fisicamente e emotivamente.

Sono felice che ti piaccia, voglio una strega allegra. Anathema lo é, nonostante il nome pesante (ma con un Severus accanto ci sta un altro nome pesante) e volevo che fosse una donna grande. Che sa com'é il mondo fuori dal castello.
Le donne originali che scrivo di solito sono sempre un po' ingenue... a volte un po' principessa scema che vuole essere salvata dal mago vestito di nero, ma ancora non lo sa. ^_^
Immature mi verrebbe da dire, ma sento che non é il termine giusto.
Dato il tempo trascorso dall'ultimo personaggio originale da me scritto, forse erano un riflesso di com'ero io.... non lo so... ci penserà il terapista per questo. X)
Oppure sono Hermione. :P
E no... io non sono Hermione (però alle medie avevo una cotta per uno rosso di capelli, ma rosso Weasley :blink: )
Anathema deve portare leggerezza... e tequila... e vecchie canzoni di cantanti ormai morti. :woot:
5607 replies since 5/7/2005