Il Calderone di Severus


 
Replying to 1.2 La macchina fotografica: Tempi, diaframmi e sensibilità
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ElfosnapePosted: 7/4/2010, 10:13
Ora ho capito (spero XD)...Un po' di lessico non fa mai male! ^^
reoplanoPosted: 2/4/2010, 22:42
CITAZIONE (Elfosnape @ 31/3/2010, 10:07)
Ummm....Di quello che hai scritto ne ho capito la metà.
Quella degli ISo l'ho capita, all'incirca, ma il resto mica tanto. Un sensore cos'è' e il diaframma ce l'hanno anche le digitali?

OK, eccomi (anche se con un poco di ritardo...)

Cominciamo dal sensore.
Il sensore è, nelle macchine digitali, il sostituto della pellicola. Normalmente si tratta di un supporto su cui sono presenti moltissimi recettori. Questi piccolissimi recettori vengono chiamati pixel, ed ecco perchè i sensori utilizzano come unità di misura della loro capacità di comporre un'immagine i milioni di pixel. In teoria più sono i pixel migiliore è l'immagine, in pratica i fattori che contribuisconoo alla definizione dell'immagine sono molti, dalla qualità ottica dell'obiettivo utilizzato alla dimensione del pixel. I sensori possono avere dimensioni diverse (ad esempio quelli presenti nei telefonini sono mediamente più piccoli di quelli delle macchine fotografiche).

Ed ora passiamo ai diaframmi.
Il diaframma, inteso come mezzo per regolare la quantità di luce che arriva sul sensore, è presente in tutte le macchine fotografiche, digitali e non. Quello che può variare è la realizzazione dello stesso.

Spero di essere stato chiaro.
ciao
Reoplano
ElfosnapePosted: 31/3/2010, 09:07
Ummm....Di quello che hai scritto ne ho capito la metà.
Quella degli ISo l'ho capita, all'incirca, ma il resto mica tanto. Un sensore cos'è' e il diaframma ce l'hanno anche le digitali?
AlaidePosted: 19/3/2010, 09:36
CITAZIONE (reoplano @ 19/3/2010, 00:08)
In ogni caso, se come penso utilizzi una fotocamera digitale, puoi controllare quale valore imposta in automatico, per poi provare ad impostare manualmente valori diversi. Ricorda solo che tempi inferiori ad 1/30 richiedono una mano molto ferma.
Ricorda anche che valori molto elevati di sensibilità portano più "rumore" nelle fotografie, ovvero una leggera sgranatura dell'immagine e, in qualche caso una deviazione verso il rosso/verde dei bordi delll'immagine. Ovviamente devi escludere il flash, in questo modo potrai dire di aver effettuato delle fotografie in "luce ambiente". Se vuoi utilizzare il flash, la sensibilità ha effetto sulla portata dello stesso; mi spiego meglio:

- poca sensibilità = portata del flash limitata, oggetti in primo piano correttamente illuminati e sfondo decisamente scuro;
- alta sensibilità =portata del flash maggiore, rischi di avere i soggetti in primo piano "bruciati" e sfondo illuminato (almeno un poco)

Io ti consiglierei la luce ambiente, sicuramente di maggior effetto. Eventualmente cerca degli appoggi per la macchina fotografica, e scatta molto delicatamente, per prevenire il "mosso" nell'imagine.
Dimenticavo, per avere un minimo di "profondità di campo" (oggetto di una prossima lezione) devi avere un diaframma di almeno f4 - f5,6.

Ciao
Reoplano

Grazie mille per le dritte! (ed ho, come indovini esattamente, una fotocamera digitale)
Il flash tendo già di per mio a non utilizzarlo, un po' perché di solito è vietato negli interni, un po' perché trovo "innaturali" le foto fatte con il flash, considerando soprattutto che non lo so usare. Quindi non ne sentirò la mancanza :P .
Attenderò con ansia la prossima lezione!
reoplanoPosted: 19/3/2010, 00:08
>Lezione interessantissima!
>E finalmente ho capito perché mio padre mi mandava a comprare rullini di vari ISO!
>E adesso che sono così edotta, mi lancerò a fare esperimenti, dentro qualche chiesa parigina (potrei >fare in grande e partire da Notre-Dame)!

Grazie 8-)

In ogni caso, se come penso utilizzi una fotocamera digitale, puoi controllare quale valore imposta in automatico, per poi provare ad impostare manualmente valori diversi. Ricorda solo che tempi inferiori ad 1/30 richiedono una mano molto ferma.
Ricorda anche che valori molto elevati di sensibilità portano più "rumore" nelle fotografie, ovvero una leggera sgranatura dell'immagine e, in qualche caso una deviazione verso il rosso/verde dei bordi delll'immagine. Ovviamente devi escludere il flash, in questo modo potrai dire di aver effettuato delle fotografie in "luce ambiente". Se vuoi utilizzare il flash, la sensibilità ha effetto sulla portata dello stesso; mi spiego meglio:

- poca sensibilità = portata del flash limitata, oggetti in primo piano correttamente illuminati e sfondo decisamente scuro;
- alta sensibilità =portata del flash maggiore, rischi di avere i soggetti in primo piano "bruciati" e sfondo illuminato (almeno un poco)

Io ti consiglierei la luce ambiente, sicuramente di maggior effetto. Eventualmente cerca degli appoggi per la macchina fotografica, e scatta molto delicatamente, per prevenire il "mosso" nell'imagine.
Dimenticavo, per avere un minimo di "profondità di campo" (oggetto di una prossima lezione) devi avere un diaframma di almeno f4 - f5,6.

Ciao
Reoplano
AlaidePosted: 18/3/2010, 21:29
Lezione interessantissima!
E finalmente ho capito perché mio padre mi mandava a comprare rullini di vari ISO!
E adesso che sono così edotta, mi lancerò a fare esperimenti, dentro qualche chiesa parigina (potrei fare in grande e partire da Notre-Dame)!

reoplanoPosted: 18/3/2010, 15:15
Prendiamo in mano la nostra macchina fotografica: la prima cosa che si nota è che, rispetto a quanto detto prima, sul lato opposto al sensore non c’è un foro, ma un obiettivo e, cosa ancora più strana, il tappo c’è ma non serve a evitare che entri luce nella macchina fotografica, bensì a impedire di lasciare impronte sulla lente frontale dell’obiettivo, anzi, in qualche caso non c’è per niente. Ok niente paura, è tutto normale.

L’obiettivo serve a ottenere un’immagine ben formata, priva di distorsioni e con una luminosità il più possibile costante tra il centro e i bordi dell’immagine; inoltre permette di variare la “messa a fuoco” dell’immagine e di regolare la quantità di luce che lo attraversa utilizzando un “diaframma”.

I diaframmi sono identificati da una sigla misteriosa, un numero preceduto dalla lettera “f”, ad esempio f 1,2 – f4 – f16 ecc.

I numeri che rappresentano i diaframmi sono in progressione geometrica (dal più piccolo=diaframma più aperto, al più grande=diaframma più chiuso); a ogni numero corrisponde la metà della quantità di luce lasciata passare dal diaframma precedente e il doppio del diaframma successivo. L’apertura o la chiusura di un diaframma si dice anche “stop” e può anche essere indicata come frazione di diaframma (es. un terzo di stop).

Il “coso” che impedisce alla luce di entrare nella macchina fotografica si trova generalmente tra corpo macchina e obiettivo ed è chiamato otturatore. L’otturatore decide per quanto tempo la luce può entrare nella macchina fotografica.
I tempi sono espressi in secondi o frazioni di essi (1 significa un secondo, 1/250 è un duecentocinquantesimo di secondo 8-)) ); i tempi in una macchina fotografica, sono normalmente regolati in modo da essere il doppio o la metà rispettivamente dei tempi che seguono o precedono (1/125 è il doppio di 1/250 ed 1/60 è la metà di 1/30) .

Probabilmente non l’avrete notato 8-)) ma ho introdotto una quantità incredibile di informazioni in pochissime righe. Entriamo un po’ più nei dettagli.

La pellicola fotografica, o un moderno sensore, sono paragonabili a un secchio che deve essere riempito di acqua. Esistono due modi per riempire un secchio, tanta acqua in poco tempo o poca acqua per molto tempo. Quindi, fotografia ben esposta (secchio ben riempito) = luce nella giusta quantità e per il giusto tempo.

Portando l’esempio nella nostra macchina fotografica, questa deve essere in grado di “riempire” il secchio in essa contenuto (sia esso pellicola o sensore) utilizzando il diaframma per regolare la quantità di luce e l’otturatore per regolare il tempo di esposizione. Notate che non esiste una sola coppia di quantità/tempo, ma queste possono variare: infatti se vogliamo utilizzare tempi più lunghi, a parità di luminosità del soggetto, dovremo ridurre la quantità di luce che entra nella macchina fotografica; se, viceversa, vogliamo utilizzare tempi più veloci, dovremmo aumentare l’apertura del diaframma in modo da ottenere sempre lo stesso risultato.

Tutto bello vero? Ma… c’è sempre un ma: la quantità di luce necessaria alla corretta esposizione (notare la parola, esposizione è la forma contratta di “esposizione alla luce”) dipende dalla sensibilità del sensore. La sensibilità si misura in ISO, un numero più alto indica una sensibilità maggiore e viceversa. I sensori hanno una sensibilità nativa, di solito compresa tra i 50 e i 200 ISO; questa sensibilità viene poi amplificata per raggiungere i valori più elevati e può essere impostata sia manualmente sia automaticamente. Nel secondo caso la macchina fotografica provvederà autonomamente a variare la sensibilità del sensore a seconda delle situazioni di ripresa.

Facciamo qualche esempio:
- ripresa al mare, in spiaggia, luce molto forte, la sensibilità può essere bassa (50 – 100 ISO);
- ripresa all’interno di una chiesa, luce scarsa, la sensibilità deve essere elevata (1600-3200 ISO).

Qualcuno obbietterà che nel caso del mare bastava utilizzare un diaframma più chiuso e un tempo molto veloce, mentre nel caso della ripresa in interni si poteva fare il contrario, il tutto senza variare la sensibilità del sensore. Sarebbe bello, ma… c’è sempre un ma…
Esistono dei limiti fisici dati dalla apertura del diaframma e dai tempi impostabili con l’otturatore. Se i valori eccedono il campo di utilizzo è giocoforza allargare o stringere questo campo, proprio modificando i valori di sensibilità. A questo va aggiunto che la resa degli obiettivi non è costante a tutte le aperture di diaframma, e che utilizzare tempi troppo veloci o troppo lenti può portare ad avere disturbi nell’immagine, per cui è importante utilizzare l’attrezzatura di cui si dispone nel modo corretto per ottenere, come ho detto all’inizio, i migliori risultati.

E per le pellicole? Come è possibile variare la sensibilità di una pellicola?

Facile, cambiando pellicola per ogni situazione di ripresa! (e non sto scherzando!)

E’ intuitivo il fatto che è molto più comodo variare la sensibilità del sensore che sostituire la pellicola ogni volta che cambiano radicalmente le condizioni di ripresa. In ogni modo, esiste una cosa chiamata “latitudine di posa” propria di ogni pellicola, che permette di sforare i parametri corretti, ottenendo comunque immagini decenti. La latitudine di posa permette di contenere i danni derivanti dalla “sovraesposizione”, quando la pellicola prende più luce di quanto sia necessario, o di “sottoesposizione”, ovvero quando la pellicola riceve meno luce di quanto le serva per un’esposizione corretta. In linea generale possiamo dire che più è alta la sensibilità di una pellicola maggiore e la sua capacità di assorbire sovra o sotto esposizioni, e che la pellicola negativa soffre meno delle pellicola per diapositive di questi problemi.

La sensibilità ha lo stesso andamento dei tempi e dei diaframmi(es. 25 ISO sono la metà di 50 ISO), e la differenza che intercorre tra l’uno e l’altro valore è di un diaframma.

Lo so, a questo punto avrete voglia di lasciar perdere e continuare a scattare foto come avete sempre fatto, dopotutto se ve la siete cavata fino a ora potete continuare allo stesso modo!
Calma! Non lasciatevi prendere dal panico, la cosa non è così difficile come sembra.

To be continued...